12.9.21

il centro destra distratto il caso delle foibe . criticano i crimini di tito ma usano le foto di una fucilazione fascista

 Lettura consigliata Sull’ ignoranza delle persone colte di William Hazlitt   in particolare   : 

Le cose nelle quali eccelli veramente non contano perché non le possono giudicare. La forza intellettuale non è come la forza fisica. Certe persone non le batti mai”.




 

La  destra   destra    difende  il  giorno del  ricordo  , e  fin qui  niente   d'eccezionale  , visto il suo anticomunismo   ed nazionalismo   


ma  lo fa    male  ,  faziosamente , ed  in maniera   errata  .

Infatti  

DESTRA DISTRATTA?

La destra difende il Giorno del Ricordo
con la fotografia di un plotone di esecuzione
composto da soldati italiani?
____________________________

Loška Dolina, Slovenia meridionale, il 31 luglio 1942. Soldati italiani fucilano Franc Žnidaršič, Janez Kranjc, Franc Škerbec, Feliks Žnidaršič ed Edvard Škerbec, cinque abitanti del villaggio di Dane presi in ostaggio qualche giorno prima. Nell’Italia degli ultimi anni, un’interpretazione frettolosa e “capovolta” di questa foto ne ha innescato la proliferazione virale in rete e sui giornali, sino a farne l’illustrazione per eccellenza di articoli sulle foibe e le vittime italiane della “violenza slava”. (Raccolta fotografica del Muzej novejše zgodovine Slovenije (Museo nazionale di storia contemporanea a Lubiana) - Numero d'archivio pl1818)

- fonte: Internazionale
“La storia intorno alle foibe” di Nicoletta Bourbaki,gruppo di lavoro sul revisionismo storiografico
10 febbraio 2017

#foibe #fascismo #antifascismo #destra #sinistra #storia #memoria #partigiano #revisionismo #negazionismo #giornatadellamemoria #giornodelricordo 

11.9.21

ma dove hanno la testa questi giudici Il caso di un uomo che si stava masturbando in una carrozza: denunciato per atti osceni, i giudici lo assolvono

Ora si dirà ed è vero purtroppo , È la legge, il reato di atti osceni è stato depenalizzato, salvo che non sia compiuto in luoghi frequentati da minori (davanti a una scuola, per esempio). Stavolta non c'è da interpretare, perché la legge è chiarissima purtoppo, ma     sempre  assurda   è  come se      in treno   
non  vi  viaggiassero    minori   con famiglie  .  Ma  soprattutto     tale sentenza    o applicazione di tale  legge   dimostra    come  la  superirità delll'uomo  rispetto alla  donna  sia    codificata  anche nella legge.  Infatti  [....] «Questa Corte ha più volte affermato che “… per “luogo abitualmente frequentato da minori” non si intende un sito semplicemente aperto o esposto al pubblico dove si possa trovare un minore, bensì un luogo nel quale, sulla base di una attendibile valutazione statistica, la presenza di più soggetti minori di età ha carattere elettivo e sistematico “Sez. 3 -, Sentenza n. 26080 del 22/07/2020, Rv. 279914 – 01”. Inoltre, proprio con riferimento ad un caso analogo, è stato affermato che l’interno di un vagone ferroviario in movimento per l’ordinario servizio viaggiatori non può essere ritenuto un luogo abitualmente frequentato da minori (Sez. 3, Sentenza n. 24108 del 21/7/2016, dep. 2017, Sibilla). Da tale precedente, in termini, non vi è ragione per discostarsi per cui, anche nel caso di specie, va escluso che il dato luogo in cui il ricorrente ha tenuto la condotta comporti la integrazione del reato in questione». [....]

 da  https://www.open.online/2021/09/11/masturbazione-treno-sentenza-cassazione/ 

Ha ragione l'amica https://www.facebook.com/patrizia.cadau : << Alle donne viene chiesta compostezza quando si trovano a dover allattare un neonato in luogo pubblico, perché, boh, non lo so il perché ma pare che un seno femminile possa stare solo nelle pubblicità delle gomme per auto e dei doccia schiuma, ma un uomo può tranquillamente grattarsi i gioielli in una carrozza ferroviaria davanti ad una donna perché non è reato.
Ma infatti, chi di noi, salendo in treno non ha mai desiderato di trovarsi davanti un tizio con le mani nelle mutande?



 

10.9.21

contro il femminicidio non bastano leggi occorre cambiare mentalità anche da parte delle donne . il caso di Angelica Salis

  N.b
Avviso  a  chi  legge  il titolo  e li   poi commenta  senza leggere  il  resto dell'articolo ,  di contare  fino  a 10 se  non basta anche  di più    prima  d'esprimere  un commento   .

Ieri Angelica Salis è morta in un lago di sangue, dopo sette coltellate. Ad ucciderla il marito.
Qualche sera fa, la donna era riuscita a scappare scalza di casa e a chiedere aiuto in un bar: ma tutti avevano minimizzato la faccenda.
Fin qui niente  di nuovo    , succede  ogni  volta  . Quello che  lascia perplesso   ed indigna   sono , i commenti a caldo della sorella della vittima:
[...  ] Lui l'amava, non era violento, ha perso la ragione, le avrebbe regalato anche la luna, non è un femminicidio [....  segue  su screenshot  a  sinistra   ] 
  << Non vi stupite  <<  fa  giustamente   notare  l'amica  ( ho raccontato  su questo  blog la sua storia delle  violenze  psicologiche   e verbali  che  riceve  dal suo  ex     )   Patrizia Cadau   << Sono cose frequenti: una donna vittima di maltrattamenti non trova mai solidarietà neppure in famiglia. Anzi, le famiglie sono luoghi ostili, in cui ciascuno ha paura del giudizio altrui e ha vergogna per quanto accade e contestualmente, tende a giustificare il violento, in questo caso un assassino, e ad attribuire colpe e responsabilità alla vittima.La delegittimazione della vittima è così collaudata e potente, che ho letto pure che lei fosse depressa, quasi a giustificare il femminicidio: ma anche fosse, in una storia di violenza la depressione è una conseguenza della violenza non una causa. E poi il paradosso: lui uccide ma quella con presunti disturbi mentali è lei.>>
E davvero per oggi non ci sono più parole  se  non   questa   : Angelica, che tu possa riposare in pace . 





9.9.21

Il coraggio di Lucia Goracci che sfida il militare talebano a guardarla in volto | VIDEO

Si possono   fare cento interviste, dieci reportage, mille ore di girato, ma alla fine ci sono frammenti, gesti, frasi o istantanee rubate che mostrano esattamente, in modo chirurgico, la situazione per quello che è (davvero). Ecco, questo è uno di quei momenti, ed è quello che fanno i grandi giornalisti, com’è Lucia Goracci. Un momento di servizio pubblico.

Il coraggio di Lucia Goracci che sfida il militare talebano a guardarla in volto | VIDEO

Lucia Goracci è tornata a Kabull per continuare il suo lavoro da corrispondente, nel servizio in onda ieri lo scontro con un talebano della brigata Badrì

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goracci badrì afghanistan

Lucia Goracci, giornalista Rai. E’ la sua la voce che arriva dall’Afghanistan nel nostro paese, oltre ogni ragionevole dubbio il coraggio delle giornaliste italiane è inquantificabile. Non facile buonismo, ma coraggio vero. A raccontare i fatti afghani in Italia sono state due croniste, donne (con lei anche Cecilia Sala), in un paese che ha marcato il cambio di rotta proprio nel mutamento delle possibilità consentite al genere femminile. Tornate anni addietro in materia di diritti.

 L’inviata Rai Lucia Goracci faccia a faccia con un soldato afghano che non la guarda in volto. Lo scambio

Goracci, inviata Rai, è tornata a Kabull da pochi giorni. Era andata via con l’ultimo volo degli italiani, ed ora è di nuovo in Afghanistan. Nel servizio andato in onda ieri su Rai 3 la cronista è ripresa mentre ingaggia un colloquio acceso con un militare talebano, una delle forze d’elite.

“Perchè non mi guarda in volto?” chiede l’inviata del servizio pubblico, dopo aver rivolto diverse domande alla guardia armata fino ai denti. Lui accaldato ed in mezzo alla gente con un fucile ben saldo tra le mani, ed una serie di ordigni legali sul corpo pronti ad essere utilizzati, risponde “Non mi è permesso guardare in faccia le donne”. E’ un membro della Brigata Badri, spiega Goracci, la divisione d’assalto che utilizza le armi americane. Ha gli occhiali sul volto, non si sa bene dove stia guardando. Sarebbe bello se il suo sguardo fosse in camera, dove finirebbe negli occhi di migliaia di donne davanti allo schermo.

8.9.21

“Costretta a firmare in abito da sposa per non perdere lavoro”: la vera storia della prof Carmela

“Costretta a firmare in abito da sposa per non perdere lavoro”: la vera storia della prof Carmela


 https://www.fanpage.it/attualita/costretta-a-firmare-in-abito-da-sposa-per-non-perdere-lavoro-la-vera-storia-della-prof-carmela/


“Costretta a firmare in abito da sposa per non perdere lavoro”: la vera storia della prof Carmela

“Sono stata costretta ad andare a scuola a firmare altrimenti avrei perso un anno di lavoro”. A scriverlo in un commento su Facebook Carmela Santoro, la neo professoressa di matematica che due giorni fa – lunedì 6 settembre – è andata a firmare un contratto annuale di docente indossando l’abito da sposa.

A cura di Davide Falcioni

"Sono stata costretta ad andare a scuola a firmare altrimenti avrei perso un anno di lavoro". A scriverlo su Facebook Carmela Santoro, la neo professoressa di matematica che due giorni fa – lunedì 6 settembre – è andata a firmare il contratto annuale di docente indossando l'abito da sposa, poco prima di entrare in chiesa e pronunciare il fatidico "sì". Come chiariscono le sue stesse parole quella che l'ha vista

protagonista non è affatto una "storia a lieto fine", come da molti è stata interpretata: non è neanche una storia di abnegazione e dedizione cieca al lavoro bensì, purtroppo, l'ennesima vicenda di precariato. Carmela Santoro, infatti, non è stata libera neanche di godersi il giorno del suo matrimonio perché se non fosse andata a firmare avrebbe perso l'incarico, un intero anno di lavoro.Eppure era stata la scuola presso cui prenderà presto servizio a descrivere la firma di Carmela con toni ben diversi. In un post di apprezzamento per la scelta della docente di andare a firmare un contratto in abito nuziale l’IISS Majorana di Martina Franca, in provincia di Taranto, ha scritto: "Ne abbiamo viste tante nella scuola, ma una così mai.



 Una nuova collega, almeno per quest'anno, doveva firmare l'assegnazione dell'incarico annuale per la disciplina di Matematica, aveva un impegno molto importante ma ha trovato il modo di venire comunque a scuola. Auguri Carmela, sei già entrata nei nostri cuori". Il post è stato molto condiviso ma tra le centinaia di commenti positivi e i complimenti a Carmela per la dedizione al lavoro alcuni hanno anche sottolineato come quella firma di un contratto annuale – apposta in abito da sposa – rappresenti in realtà un ritratto drammatico del precariato in cui versano migliaia di insegnanti in Italia.




continua su: https://www.fanpage.it/attualita/costretta-a-firmare-in-abito-da-sposa-per-non-perdere-lavoro-la-vera-storia-della-prof-carmela/

https://www.fanpage.it/


a volte i giornalisti ligi al potere sanno prendere decisioni importanti . il caso di fabio Fazio che dice no ai no vax in tv

canzone suggerita
LOTTA AGLI SCIACALLI -Domenico Bini

Antonio Vivaldi - Four Seasons *Autumn* - Frederieke Saeijs
Leggi   anche 
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2021/09/cari-no-vax-mio-figlio-e-da-solo-in.html


Devo fare una premessa . Fazio mi sta ..... per il suo leccaculismo ed interviste spiaggiate . ma stavolta ha ragione . Capisco chi per paura non vuole vaccinmarsi perchè ha paura , non si fida , non vuole fare da cavia , ecc . O non si vaccina perchè non può Cosi Io rispetto tutte le persone che hanno un opinione diversa dalla mia e delle teorie alternative o diffidano di quelle ufficiali Ma un conto è farlo che cognizione di causa e metodi scientifici , un altro con panzane , metodi scientifici smentiti da ulteriori studi e da ulteriori verifiche la scienza d'altronde , non è una mai recisa al 100 % . Ed è per questo che non rispondo per farli decantare e farsi che siano altri\e che magari ne sanno più di me a smentirli o a ..... le loro panzane Ma qui si tratta di una emergenza . Ma soprattutto

Quindi
Basta invitare No-vax in tv. È il momento di essere un po’ assertivi. Bisogna ricominciare come in prima elementare, dai fondamentali: dalla A di Abecedario. Lì fuori c’è anche chi va contromano in autostrada. Ma non ci fai un giornale o un talk-show, invitandoli a parlare di guida sicura con il comandante della polizia stradale. Non sono posizioni paritarie”.Fabio Fazio spiega al “Foglio” perché non vedremo posizioni palesemente antiscientifiche a “Che tempo che fa”. Finalmente qualcuno che prende una posizione forte e chiara, sensata, nel deserto. 

Lorenzo Tosa  

Infatti hanno ragione questa band


Cambiando le parole ed estendendo gli stessi conmcetti ai ciarlatani ecc è ancora attuale. Mi s'accuserà d'essere : fazioso , manovrato dai poteri forti ed altre menate varie ed insulti del tipo


Ma zitto, pseudocolto covidiota e spocchioso pecorone che sostiene la dittatura sanitaria, ipocrita borghesuccio smidollato progressista di merda, affermi di essere di larghe vedute, quindi, in teoria non dovresti sfottere coloro che non vogliono vacillarsi con l'inefficace e pericoloso, direi mortale siero dei padronacci, e poi posti questa merda. Merda che ti è consustanziale, fecale individuo imbratta facebook con merdosi meme! Come cazzo osi paragonare coloro che non essendo no vax, ma contro il diabolimerdoso siero dei padronacci, amato dagli smidollati pecoroni, che quindi, coloro che non vogliono vacillarsi, in quanto dotati di opportuno senso critico, hanno molta più materia grigia di voi vigliacchi conformisti, a degli utili idioti dei soliti padronacci, ipocrita vomita merda? Il giorno che qualcuno dei nostri cari morrà o avrà gravi e permanenti problemi di salute, perché è stato costretto a vacillarsi per un qualsiasi motivo, quindi per colpa vostra, petulanti e smidollate merdacce che sostenete la dittatura sanitaria, vi assicuro che vi stano, a cominciare da te, ipocrita merdina .




Ecco il punto è chiaro: provare a discutere con un No-vax è come giocare a scacchi con un piccione. A questo punto, chi va in tv davanti a milioni di telespettatori ha una responsabilità enorme rinunciando ad ascolti facili con mediconi, santoni, guru del web, politici che cavalcano il tema sulla pelle dell’ignoranza collettiva per un pugno di voti. È molto semplice: questa gente qui in tv non ci può andare, come non ci vanno (o non dovrebbero andare) i terrapiattisti o i complottisti dell’allunaggio.
Ma non ci dovrebbe essere neanche bisogno di dirloMi s'accuserà d'essere : fazioso , manovrato dai poteri forti ed altre menate varie ed insulti personali del tipo questo arrivastomi da poco in un commento


Ma zitto, pseudocolto covidiota e spocchioso pecorone che sostiene la dittatura sanitaria, ipocrita borghesuccio smidollato progressista di merda, affermi di essere di larghe vedute, quindi, in teoria non dovresti sfottere coloro che non vogliono vacillarsi con l'inefficace e pericoloso, direi mortale siero dei padronacci, e poi posti questa merda. Merda che ti è consustanziale, fecale individuo imbratta facebook con merdosi meme! Come cazzo osi paragonare coloro che non essendo no vax, ma contro il diabolimerdoso siero dei padronacci, amato dagli smidollati pecoroni, che quindi, coloro che non vogliono vacillarsi, in quanto dotati di opportuno senso critico, hanno molta più materia grigia di voi vigliacchi conformisti, a degli utili idioti dei soliti padronacci, ipocrita vomita merda? Il giorno che qualcuno dei nostri cari morrà o avrà gravi e permanenti problemi di salute, perché è stato costretto a vacillarsi per un qualsiasi motivo, quindi per colpa vostra, petulanti e smidollate merdacce che sostenete la dittatura sanitaria, vi assicuro che vi stano, a cominciare da te, ipocrita merdina .


Ma  a me non  importa    hoi  imparato a   farmi  scivolare   le    merda  via   , e spesso  riuspondendo  a tono     mi  abbasso  al loro  stesso livello  e     finisco per diventare  come loro .   Puoi  avere    opinioni  differenti   , ma    quando    si arriva all'insulto  , vedi  commento    riportato  sopra  ,  o  alla violenza  vedi  i recenti  casi  ,  dove  tiu vui convivencermi  a  tutti  i  costi  non mi  sta  bene  .  Perchè si  arriva  al muro  contro muro  e  non fa  bene   al paese   in  un momento  cosi grave    



Spagna, il dramma di Maria scambiata in culla: chiede 3 milioni per la vita d'inferno che le è capitata

  Credevo che tali  cose avvenisero solo nei film  o nella letteratura   o che  fosserro rari   come quello  avvenuto  quasi 20 anni fa  in italia invece ..... .  A volte certe realtà ci sembrano lontane, come quelle scene dei film che mai al mondo ti aspetteresti di rivivere davvero, ecco a volte tutto questo accade, accade così, com’è successo a queste famiglie, d’improvviso, come un fulmine a ciel sereno.  Infatti  anche se sembrano situazioni ormai superate, continuano ad accadere. Per quanto lo scambio in culla, come accade nel film “Il 7 e l’8” diretto dal duo comico Ficarra e Picone,per  citare  il più recente  ,  possa sembrare un evento ormai superato, a quanto pare i neo-
genitori devono ancora prestare molta attenzione. Questo perché, nonostante l’avanzare della tecnologia, errare resta pur sempre umano.Diviene, però, preoccupante quando di mezzo ci vanno dei bambini che, non consapevoli di essere stati scambiati al momento della nascita, crescono in famiglie che non sono quelle biologiche.Ed  i alcuni vasi   con problemi  ed  in altri    vedi il caso citato nell'url  all'inizio del post   Purtroppo i casi registrati negli ultimi anni, sia in Italia che all’estero, sono stati molti: ciò dimostra quanto questo equivoco possa ancora essere attuale.

 Ma  ora  bado alle  ciancie      e  veniamo    ala storia  recente  


Spagna, il dramma di Maria scambiata in culla: chiede 3 milioni per la vita d'inferno che le è capitata
di Natasha Caragnano su repubblica  08 SETTEMBRE 2021


Una ragazza spagnola, oggi 19enne, ha scoperto di non avere alcuna relazione biologica con quelli che considerava i suoi genitori, una famiglia difficile. Dopo un'indagine è emerso l'incidente in ospedale che ha cambiato per sempre il suo destinoAna e Maria, nomi di fantasia scelti dal quotidiano spagnolo La Rioja per le protagoniste di questa storia che hanno chiesto di restare anonime, si sono incontrate per la prima volta nel 2002 nell’ospedale San Millán di Logroño, città nel nord della Spagna bagnata dal fiume Ebro. Ana nasce per prima, ma pesa poco più di 2,5 chilogrammi e i responsabili dell'area maternità decidono di trasferirla subito dalla sala parto all’incubatrice. Cinque ore dopo la raggiunge Maria, che con la prima condivide la sorte di essere nata sottopeso.Un incontro fortuito, ma che deciderà la vita delle due bambine. Ana verrà consegnata alle cure dei genitori di Maria e viceversa. Uno scambio di culla, ma anche di destini. E quello scelto, per caso, per Maria non sarà affatto semplice. Una famiglia instabile e genitori incapaci di prendersi cura di lei porteranno un giudice a nominare la nonna come tutrice legale della piccola.Nel 2017, Maria aveva 15 anni e, come molti adolescenti, tante domande. Suo padre si rifiutava di pagare gli assegni per gli alimenti, presumeva persino che Maria non fosse sua figlia biologica. Un capriccio, secondo il giudice che seguiva il caso in quegli anni, a cui si poteva facilmente rimediare con un test del Dna. 


Con lo stupore di tutti, o quasi, i risultati confermarono che non c’era alcun legame tra i due. E poco dopo un altro esame chiarì che non esisteva relazione genetica neanche con quella che la ragazza considerava sua madre.È così che è iniziata la ricerca di Maria per una risposta a quelle uniche domande che non pensava nemmeno di doversi porre. L'avvocato che gestisce il caso, José Sáez-Morga, ha raccontato al quotidiano spagnolo El País che la ragazza si è rivolta allo studio legale con una richiesta: "Ditemi chi sono". L’indagine, partita dall'Ispettorato Sanitario di La Rioja, ha scoperto che 17 ragazze potevano coincidere con la denuncia. Il campo dei sospettati si è ristretto fino a fornire il nome dell’unica bambina che 16 anni prima era stata portata dalla sala parto all’incubatrice, accanto a Maria.Le ricerche hanno portato alla luce incidenti nelle annotazioni di controllo del peso di entrambe le bambine durante i primi due giorni. Secondo l’avvocato di Maria, lo scambio sarebbe avvenuto nel momento in cui le bambine sono state portate dalle incubatrici alle culle, numero 6 e 7, prima di essere allattate dalle “rispettive” madri.La ragazza, ormai 19enne, ha così iniziato una battaglia legale per farsi riconoscere i danni subiti e ha chiesto un risarcimento di tre milioni di euro al ministero della Salute per quella vita che è stata costretta a vivere, ma che non le spettava. “Un errore umano per cui non è stato possibile individuare il responsabile”, ha detto l’assessora regionale alla Salute de La Rioja, Sara Alba, e che oggi sarebbe impossibile che accadesse di nuovo viste le procedure “sicure e affidabili”.Un errore per cui il ministero si è offerto di pagare 215 mila euro, mettendo in standby la richiesta della ragazza almeno fino a quando il test del Dna non confermerà la relazione biologica con il papà di Ana. Il governo riojano, dice Sáez-Morga, si nasconde dietro alla convinzione che non ci sia "nessun nesso di causalità o atti lesivi" in quanto accaduto e che Maria dovrebbe sopportare la situazione attuale in cui si trova.Secondo El País, da parte di Ana non c’è stata alcuna denuncia o volontà di parlare con Maria. Il loro unico incontro resta quello nella sala incubatrice di quell’ospedale ormai 19 anni fa, quando un errore di negligenza ha cambiato le loro vite per sempre.


https://www.panorama.it/news/lo-scambio-culla-ci-ha-reso-inseparabili?rebelltitem=1#rebelltitem1

7.9.21

Cari No Vax, mio figlio è da solo in ospedale: ecco perché questo riguarda anche voi"di Zita Dazzi

 ha  giorbnalista  in questione   ha ragione  . Ma  dimentica   del  fatto     che se   il  virus  si diffonde   non è    , anche  se  hanno una  maggiore  responsabilità   nella  diffussione ,  colpa   dei non  vaccinati  , ma  dei   Vaccinati  imprudenti    che     sono convinti   che   una  volta  fatto il  vaccino   siano liberi di  ritornare  a fare la  vita  di prima  senza mascherina  e distanziamento  .  





"Cari No Vax, mio figlio è da solo in ospedale: ecco perché questo riguarda anche voi"di Zita Dazzi




La giornalista di Repubblica Zita Dazzi spiega il tweet che le ha attirato messaggi d'odio sui social: "I medici ci hanno detto che con tante persone che non si vaccinano, giovani e meno giovani, persone che contraggono il Covid in maniera asintomatica, non si possono far entrare in ospedale nemmeno le persone vaccinate, per le quali sussiste un piccolo, ma non trascurabile margine di rischio di infettarsi, anche in quel caso in modo asintomatico"

07 SETTEMBRE 2021

Cari no vax, cari manifestanti contro il green pass obbligatorio, vi scrivo da un grande ospedale milanese, dove sto assistendo mio figlio 16 enne, colpito per la seconda volta in un anno e mezzo da una patologia importante, che non ha nulla a che vedere col Covid. Vi scrivo perché proprio da questa stanza nella quale il ragazzo - e io con lui - è recluso da due settimane abbiamo guardato le immagini delle vostre proteste in piazza. Vi assicuro che, viste da qua, le vostre battaglie appaiono ancora più surreali che viste da fuori. Io ho il massimo rispetto per i dubbi e le paure altrui, capisco che le persone chiedano alla scienza di spiegare effetti e benefici dei vaccini. Ma credo anche nella forza dei numeri, che stanno dimostrando come i vaccini siano l'unica arma utile al momento per combattere il coronavirus.
È la seconda volta che mio figlio è ricoverato e vi assicuro che le restrizioni oggi non sono molto diverse da quelle che ha subito durante il ricovero nell'aprile 2020, nel pieno della prima ondata. In effetti il virus, fuori continua a circolare, e questo anche grazie al fatto che c'è tanta gente che non si vaccina e che continua a far camminare l'infezione con le sue varianti. Vorrei dunque chiedervi di fare uno sforzo di immaginazione per capire che cosa provano i pazienti - i ragazzi come il mio, ma anche i tanti adulti, e gli anziani - chiusi negli ospedali, impossibilitati a ricevere visite dai familiari, a causa della circolazione del Covid 19 che continua imperterrita a distanza di 17 mesi. Chi deve stare in ospedale a lungo, soprattutto in reparti delicati come quelli della Pediatria, anche se ha ricevuto già due dosi di vaccino, anche se ha il green pass - com'è nel caso di mio figlio - non può vedere nessun parente, anche se si tratta di persone che hanno il certificato verde.
"Volete sapere perché? I medici ce lo hanno spiegato"
Volete sapere perché? I medici ce lo hanno spiegato: "Anche se voi siete vaccinati, anche se lo sono gli altri vostri familiari, a causa della situazione che c'è fuori dall'ospedale, dove il virus continua a circolare, con 5mila contagi al giorno, che ora rischiano anche di aumentare, non si possono ammettere ingressi di esterni. Non si possono introdurre persone che magari inconsapevolmente potrebbero fare entrare il Covid in corsia. Non ci possiamo permettere focolai in reparti dove ci sono pazienti immunodepressi, sottoposti a terapie pesanti. E purtroppo, con tante persone che non si vaccinano, giovani e meno giovani, persone che contraggono il Covid in maniera asintomatica, non si possono far entrare in ospedale nemmeno le persone vaccinate, per le quali sussiste un piccolo, ma non trascurabile margine di rischio di infettarsi, anche in quel caso in modo asintomatico".
Sono argomentazioni chiare e per me completamente condivisibili, quelle che ci hanno riferito i medici del grande ospedale milanese dove mio figlio (e io con lui) è recluso da molti giorni con la prospettiva di stare dentro diverse altre settimane.
"Voi, quando manifestate, pensati a chi subisce le conseguenze della pandemia?"
Ma voi, quando andate a manifestare e inalberate i vostri cartelli contro la dittatura sanitaria, ci pensate a chi subisce le conseguenze di questa pandemia che non finisce mai? Voi che rivendicate la vostra libertà di non vaccinarvi - e quindi magari di ammalarvi e di contagiare altri - ci pensate mai a tuti quelli che non hanno la libertà nemmeno di vedere un fratello o una sorella durante mesi difficili di terapia e di attesa di una guarigione? Ci pensate mai ai medici e agli infermieri che da un anno e mezzo devono lavorare in queste condizioni, mentre voi si sciacquate la bocca con la vostra libertà di non vaccinarvi?
Io sono sempre stata a favore della libertà di pensiero, ho sempre ammirato chi non accetta spiegazioni semplicistiche e imposizioni dall'alto. Ma credo che alla mia libertà esista sempre un unico limite: il limite è quello del punto dove iniziano le libertà degli altri. Lo ha detto molto meglio di me il Capo dello Stato, Sergio Mattarella: "Vaccinarsi è dovere morale e civico. Non si invochi la libertà, chi si sottrae mette a rischio la vita e la salute degli altri".
Aggiungo solo a queste parole perfette, una mia piccola considerazione da mamma: prima di andare a fare la prossima manifestazione con quegli insensati, vergognosi richiami alla Shoah, pensate un attimo alle persone chiuse in ospedale. Agli anziani e ai bambini che rischiano di ammalarsi perché tanta gente non si vaccina. Solo un attimo. Grazie.

Roma, San Lorenzo in mano ai boss del quartiere. La ristoratrice-coraggio: "Ci sentiamo soli, qualcuno ci tuteli" , Alicudi, la scuola più piccola d'Europa: tre alunni in tutto. Ma per i prof è un'impresa ,ed altre storie

   sempre  a  proposito  di resistenza  e  di  guerriglia  contro  culturale  oltre  alle storie    del precedente  post    eccovene  altre 




Roma, San Lorenzo in mano ai boss del quartiere. La ristoratrice-coraggio: "Ci sentiamo soli, qualcuno ci tuteli" 
                             di Romina Marceca repubblica    3\9\2021(franceschi)


Minacce, soprusi, violenze: i pub sotto il ricatto di gang stile Gomorra. E contro i boss del quartiere c'è stata una sola denuncia. L'ultimo raid: distrutto un locale, titolare in ospedale




Alle 23 in piazza dell'Immacolata a San Lorenzo sono seduti in un pub malandato. Ridono, chiacchierano con amici e parenti sotto la luce fioca dei lampioni e le telecamere di Occhi sulla città. Accanto il fedele pitbull color champagne. Sono loro i boss del quartiere con tanto di auto posteggiata in mezzo alla strada. Due fratellastri, una famiglia, e a capo di una gang composta da giovani che spacciano agli angoli delle strade marijuana, hashish, mettono a segno piccoli furti mentre loro collezionano insopportabili soprusi ai ristoratori. Sono legati all'estrema destra, frequentano il giro degli ultras, nel loro passato arresti e denunce, mettono in campo l'arroganza in stile Gomorra con coltelli alla mano. La loro base operativa, di giorno, è un ex centro sociale. Il quartiere sa, tace e subisce.
Ma c'è chi, nonostante un passato non del tutto limpido, ha deciso di dire "No". È Giulia, nome di fantasia, che racconta a Repubblica da dietro il bancone: "Qui siamo governati da criminali, non ce la facciamo più. Io, mio marito e mio cognato abbiamo iniziato a denunciarli da un anno. Arrivavano, consumavano al banco e poi andavano via. Utilizzavano il nostro bagno per spacciare. Siamo stati minacciati di morte più volte". Ma c'è di più. Contro il pub della coppia una settimana fa è stata scagliata una molotov. "Siamo esasperati. Il locale è stato incendiato perché ci siamo rifiutati di pagare un'estorsione", ricostruisce la ristoratrice, si asciuga il sudore perché quando parla di loro si innervosisce. "Per fortuna non c'era nessuno all'interno ma fuori è scoppiato il panico", ricorda.
La beffa è arrivata da lì a poco. Giulia alza gli occhi al cielo: "I carabinieri hanno arrestato chi ha messo a segno l'attentato incendiario e la mattina ce lo siamo ritrovati qui. Il giudice l'ha scarcerato. Lui ha sputato contro la nostra saracinesca e ha detto: "Ah 'nfame hai riaperto? Io ti faccio chiudere un'altra volta come ieri". Una persecuzione". Mentre il fratellastro intorno alle 2 della notte è passato davanti al locale urlando: "Invece di dare fuoco al locale, doveva dare fuoco a te". La denuncia, l'ennesima, è stata presentata il 29 agosto. In procura ci sono diversi fascicoli sui due fratellastri: droga, minacce e l'ultimo per tentata estorsione. Uno dei due ha anche un Daspo ma gira senza problemi nel quartiere. "Sono stata anche accusata - continua - di avere sposato un uomo immigrato. "Hai portato un nero qui", mi hanno detto". Con gli immigrati, che disprezzano, poi però i fratelli farebbero affari per rifornirli di droga.
L'ultimo atto di forza ieri: il locale del cognato è stato distrutto da altri due uomini della gang. Giulia lo racconta al telefono: "Mio cognato è in ospedale, il pub è devastato. Ci sentiamo soli, abbiamo paura. Qualcuno ci tuteli". Secondo Giulia altri ristoratori hanno presentato denuncia ma, tra gli intervistati, nessuno ammette a Repubblica di avere alzato la testa contro i due capoccia. "Sì, è vero - dice un altro titolare di pub - qui si spaccia ovunque. Dopo Desirée è ritornato tutto come e peggio di prima. Ci sono questi due fratelli guappi ma io non gli ho mai dato confidenza. Una volta mi sono arrivati dei coltelli contro il locale ma nulla di preoccupante". Una resa a una situazione inaccettabile.
Quella della coppia è una voce fuori dal coro. È anche vero che a San Lorenzo il bianco e il nero non sono colori ben definiti e scivolare nell'area grigia è facile. Non sarebbe un mistero il fatto che alcuni titolari di locali danno il lasciapassare allo spaccio dentro ai pub. "Quelli lì sono stati i primi a dare manforte ai fratelli sanlorenzini. Adesso sono passati dall'altra parte", è quanto pensa di Giulia e del marito un altro ristoratore.
All'una di venerdì notte gli affari di droga vanno avanti senza problemi nonostante il presidio delle forze dell'ordine ai lati di piazza dell'Immacolata e di largo degli Osci. I locali da 2 euro a shottino sono strapieni di minorenni e universitari di ritorno dalle vacanze. Acquistare un pezzo di "copertone" (hashish di scarsa qualità) è più facile che mettersi in fila per una birra. "Ma se vuole - si avvicina un uomo dei fratelli - abbiamo anche cocaina".

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La scuola di Alicudi è tra quei pochi istituti d'Italia che il covid non ha stravolto. Anche prima della pandemia, infatti, non aveva problemi di distanziamento: perché gli studenti sono tre, in tutto. E già si praticava la dad (spesso si facevano collegamenti video con le altre scuole delle isole Eolie). 

 
In questo reportage inedito (girato nel gennaio del 2020) raccontiamo una delle scuole più sperdute d'Italia. Gli insegnanti devono affrontare viaggi di ore per raggiungere i loro alunni. O devono trasferirsi sull'isola, e affittare una casa. Con il risultato che lo stipendo se ne va quasi tutto per pagare le spese. E a volte gli alloggi non sono esattamente confortevoli, visto che si tratta di abitazioni soprattutto estive: una maestra racconta che la sua - ad esempio - non ha i vetri alle finestre. E se il mare è grosso, anche i prof che non si sono trasferiti sono costretti a rimenere sull'isola.
Per arrivare a scuola bisogna salire 356 scalini. E a volte, per portare i pesi, gli abitanti (non sono più di 60) usano ancora gli asini. 
Sull'isola il virus non è mai arrivato, i residenti sono quasi tutti vaccinati, come quasi tutti gli insegnanti, guidati dalla storica preside Mirella Fanti. E tra qualche giorno si ricomincia, suona di nuovo la campanella
 
di Valeria Teodonio
regia di Sonny Anzellotti
immagini di Sonny Anzellotti e Valeria Lombardo
montaggio di Alberto Mascia
grafica Riccardo Pulvirenti





rebblica5\9\2021
Teddy, il pugile di Auschwitz che tentò di mettere KO i nazistidi Andrea Tarquini

Tadeusz Pietrzykowski
 
In un libro e in un film appena usciti in Polonia la figlia di Tadeusz Pietrzykowski racconta come il padre complottò per assassinare il comandante del lager in cui era stato rinchiuso per motivi politici. Liberato dall'Armata Rossa, condusse una vita umile: il regime comunista non gli riconobbe i suoi atti di eroismo



Per sportivi e tifosi polacchi e di tutta Europa si chiamava Tadeusz Pietrzykowski, detto Teddy, era l´idolo del ring, campione polacco dei pesi gallo e giovane promessa del pugilato europeo. Per i nazisti fu il prigioniero numero 77, come gli fu tatuato sul braccio. Adesso un film appena uscito, "Il campione di Auschwitz", e una biografia di lui scritta postuma dalla figlia, Eleonora Szafran, dal titolo "Mistrz", il maestro, ricordano il suo eroismo, gli anni tragici nella fabbrica della morte della Shoah nazista tedesca nella Polonia occupata da Berlino e Mosca, poi la povertà nel dopoguerra, quando il regime comunista si guardò bene dall´onorare il suo eroismo. Ci sono voluti 76 anni perché la sua avventura straordinaria uscisse dal silenzio e riaffiorasse nel mondo della Memoria.
Tadeusz, detto Teddy dai fan della boxe polacchi e di tutta Europa, cattolico e patriota convinto, finí ad Auschwitz come prigioniero politico polacco arrestato dalla Gestapo mentre cercava di raggiungere l´Europa occidentale e unirsi all´Armata polacca, che poi in guerra sotto la guida del generale Wladyslaw Anders a fianco degli alleati combatté con piú uomini e armi che non la Francia gaullista.
Il sogno di Teddy di lottare per la libertà a fianco di quegli eroi fu infranto dall´orrida macchina repressiva del Terzo Reich. All´inizio fu percosso torturato maltrattato e costretto a lavorare come una bestia come tutti gli altri detenuti ebrei o polacchi. Poi il caso e il suo temerario coraggio gli fornirono la via di sopravvivere: un detenuto tedesco, che svolgeva il ruolo di Kapò, sapeva che Teddy era un pugile famoso e gli propose di organizzare un match.
Tutti i compagni d´internamento tentarono invano di dissuadere Tadeus: che tu vinca o perda ti assassineranno, conosci i nazisti, gli dissero. Lui decise di rischiare, e con un colpo ben assestato alla mascella mise KO Walter Düning sanguinante. Qui venne la svolta: il Kapò, preso da ammirazione sportiva verso l´avversario, anziché chiedere di giustiziarlo come i capi del campo avrebbero sperato, decise di aumentargli le razioni di cibo e medicinali, e di alleggerire di molto la quantità di duro lavoro richiestogli.
Tadeusz non tenne mai tutto per sé: divise cibo e medicine con i compagni di detenzione. E con abile segretezza, cercò il piú delle volte invano di contattare i combattenti dell'Armja Krajowa, l´esercito interno dello Stato clandestino polacco: voleva convincerli a organizzare un attentato per giustiziare il crudele comandante di Auschwitz, elaborò egli stesso un dettagliato piano operativo.
Invano. Non gli riuscí mai, tanta era la sorveglianza repressiva. Allora approfittando del fatto che grazie al Kapò messo KO riceveva anche carta matite e tempo per prendere nota, scrisse tremende e realistiche cronache sulla vita quotidiana nella città della morte nazista tedesca. E intanto fondò un circolo di boxe nel campo col permesso die Kapò per dare un po´di speranza di vita ai dannati della terra.
Liberato con gli altri internati dalle divisioni scelte dell´Armata rossa in avanzata, tentò di ricominciare con la carriera di pugile, ma gli anni di detenzione lo avevano reso troppo debole e malato. Si guadagnò la vita onestamente e con paga frugale da insegnante di educazione fisica. Mai il regime comunista gli conferì premi, mai narrò le sue gesta: era un aspirante resistente obbediente al governo in esilio a Londra, i suoi eroi furono sempre Anders e l´Armia Krajowa, cui da detenuto passò informazioni, non i partigiani comunisti né tantomeno il regime comunista poi instaurato dai nuovi occupanti sovietici che combatté per tre anni di guerra civile l´Armia Krajowa e assassinò con la falsa accusa di tradimento moltissimi ex partigiani, oltre a colmare prigioni e campi di prigionieri politici maltrattati e torturati almeno fino alla svolta di Gomulka nel 1956, sulla scia della destalinizzazione.
Oggi Teddy torna un eroe. E il ricordo di lui è anche un monito per il giorno d´oggi, dice alla Afp l´attore Piotr Glowacki che lo impersona nel film: "Come chi protesta oggi, egli combatté contro la discriminazione di chiunque, per ragioni etniche sessuali politiche o qualunque altra“. Un eroe, insomma, ma secondo questa chiave di lettura un eroe scomodo per i sovranisti omofobi.







che fine ha fatto il processo dei fratelli bianchi che hanno ammazato Willy ., berrretini applaude il suo avversario sconfitto ., aprire una libreria o presentare un libro sono diventati atti di resistenza il caso della libraia che ha rifiutato di vendere il libro dela meloni ,




Dopo tanto rumore (anche troppo per certi versi ), da una parte e dall'altra sulla vicenda del povero Willy e sul processo è calato un silenzio tombale, al punto molti si chiedono che fine abbiano fatto i Bianchi.
Insomma, da una esagerazione all’altra, come spesso capita in Italia. Invece è fondamentale,più che mai in questo caso, sapere e documentare come andrà a finire perché da questo processo passa anche un pezzo enorme della credibilità ( se a ncora ha un senso questa parola visto che ogn setenza si conclude con assoluzione o prescrizioni ) della giustizia nel nostro Paese, che troppo spesso manca e che porta in tanti a imboccare la scorciatoia dello sfogo, della pancia, delle viscere e dei referendum populisti  . Non ce lo possiamo permettere.più che mai in questo caso, sapere e documentare come andrà a finire perché da questo processo passa anche un pezzo enorme della credibilità ( se a ncora ha un senso questa parola visto che ogn setenza si conclude con assoluzione o prescrizioni ) della giustizia nel nostro Paese, che troppo spesso manca e che porta in tanti a imboccare la scorciatoia dello sfogo, della pancia, delle viscere e dei referendum populisti . Non ce lo possiamo permettere.


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 Chi è rimasto in piedi fino a tardi ha potuto assistere a uno di quei (rari) momenti in cui lo sport trascende il mero agonismo e sfocia in bellezza pura.
Sul 2-2 del quarto set, col match ancora in bilico, Oscar Otte, numero 144 del mondo e onorevolissimo avversario di Matteo Berrettini agli ottavi degli Us Open, cade male durante uno smash e si infortuna alla mano.Il dolore è tanto, la partita compromessa. Otte avrebbe potuto ritirarsi e chiuderla lì, e invece decide di restare in campo, resistere al dolore, fino all’ultimo punto, per rispetto dell’avversario e del pubblico. Alla fine Matteo Berrettini, al momento della stretta di mano, lo ha omaggiato invitando il pubblico di New York a dedicargli una standing ovation.Otte eroico, Berrettini un signore (come sempre), momenti di grande tennis. E ora tutti a tifare Matteo ai quarti con Djokovic, nella rivincita di Wimbledon.Abbiamo un grande campione. Non solo con la racchetta.


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A maggio vi avevo raccontato la storia di Alessandra Laterza, la libraia di Tor Bella Monaca che ha rifiutato di vendere il libro di Giorgia Meloni.
Quello che in pochi sanno è quello che è accaduto dopo: minacce, insulti, intimidazioni via via sempre più pesanti. C’è chi ha giurato di bruciarle la libreria, chi le ha mimato il gesto della pistola. Al punto da costringere la Digos a mettere lei, una libraia di Tor Bella Monaca, sotto vigilanza circostanziata.

Due giorni fa, quando ha annunciato che avrei presentato il mio libro  ì, hanno deciso di intensificare la scorta durante l’evento perchél - che ci crediate o meno - io e lei insieme (e un semplice libro) rappresentiamo un pericolo, un possibile bersaglio dei fascisti, nel 2021, in Italia.
Anche per questo venerdì sera ha senso andare, esserci, per presidiare insieme quel metro quadrato di democrazia, diritti e cultura che Alessandra ha strappato al degrado in una periferia bella e difficile come Tor Bella Monaca.
Vi aspetto in tantissimi, venerdí 10 settembre (alle ore 18.30) al Booklet Le Torri di Tor Bella Monaca (via Aspertini 410, Roma), insieme all’avvocata Andrea Catizone e ovviamente ad Alessandra, per parlare del libro, di attualità, di nuovi e vecchi fascismi, dei tempi buissimi in cui viviamo e delle storie di chi resiste.

Ha ragione Lorenzo Tosa qui siamo Siamo al totale rovesciamento della realtà davanti. Italia, 2021. Siamo al punto che, in quelle zone, aprire una libreria o presentare un libro sono diventati atti di resistenza. E francamente credo che Alessandra n ed lo stesso Tosa ne farebbero volentieri a meno.






Pretendere che italiani e immigrati ed in nuovi italiani condividano la stessa idea della donna come persona libera

Qualche  giorno    fa  stavo sfogliando la  slide   di msn.it      è  sono  capitato    su quest  articolo di  HuffPost Italy Dei fatti di C...