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15.8.22

Cristina nuti wonder woman all'italiana

CRISTINA NUTI

Il dolore alla gamba. La fatica a camminare. La diagnosi di sclerosi multipla. «Ci sono giorni migliori e altri in cui mi sento un carretto». Be’, questo carretto ha fatto un Ironman. Grazie (anche) ad Alex Zanardi

  settimanale  Oggi   Fiamma  Tinelli 


La prima volta che Cristina Nuti si è chiesta dove fosse finita la sua gamba sinistra era l’estate del 2008. Aveva 36 anni, era in vacanza sul Mar Rosso, mentre faceva il bagno si è accorta che dall’anca alla caviglia non sentiva nulla. Solo un formicolio. E, sotto, il dolore. «Mi sono preoccupata, ma pensavo

fosse un’ernia, un nervo schiacciato». Una volta tornata in Italia, la diagnosi le è piombata addosso mentre era seduta davanti a un neurochirurgo: sclerosi multipla recidivante-remittente. Traduzione: oggi cammini, domani non si sa. Nessuno può prevederlo. Il 3 luglio Cristina - milanese, marketing manager - ha completato il suo primo Ironman, l’Everest del Triathlon: 3,8 km a nuoto, 180 in bicicletta, una maratona di 42 km. «È stata dura, in confronto agli altri sono un carretto, ma ce l’ho fatta».La soddisfazione è tanta, ma non è questo il punto. Il punto è che scoprirsi malata, dice, ha cambiato il suo modo di guardare alla vita.I primi tempi sono stati duri. I medici le dicevano di non affaticarsi. «Mi spiegarono che la sclerosi multipla è una malattia autoimmune, subdola, che danneggia il sistema nervoso centrale e può determinare una disabilità progressiva. Le parole mi rimbombavano nella testa». “Disabilità”. “Progressiva”. Dopo una settimana in ospedale, Cristina è salita su un tapis roulant per mettere alla prova i muscoli. Inciampava ogni due passi, «un incubo». Per anni, in ufficio della sua malattia non ha detto niente. «Non mi piacciono gli sguardi di compassione, i “poverina”. Volevo dimostrare a me stessa di essere quella di sempre». E poi, quella di Cristina è una disabilità invisibile. Come lo spieghi che ci sono momenti in cui la testa va a mille ma il corpo non ce la fa? È come vivere nella Terra di mezzo: alle spalle c’è quella che eri, che si metteva i tacchi. Davanti allo specchio, una che soffre di dolore cronico e ogni tanto fatica a stare in equilibrio.

«Ce la caveremo», la incoraggiava sua mamma. E comunque, Cristina ha la testa dura. Ha due lauree (di cui una presa lavorando), ha cambiato vita, casa, lavoro, ha già ricominciato daccapo tante volte. Così, un giorno si è messa a studiare. Ha letto tutto quello che c’è sulla sua malattia, la genesi, la prognosi, i possibili sintomi più neri (elenco non esaustivo: tremori, disturbi alla vista, dolore parossistico, problemi intestinali, vescicali, alterazioni cognitive, spasticità). Sto male, ma c’è chi soffre più di me, si è detta. E ha deciso di mettersi alla prova.

All’inizio erano corsette da dilettanti, con un gruppo di amiche. Un chilometro, due, con le gambe che ogni tanto vanno, ogni tanto no. Poi ha cominciato con le gare. Ma la svolta è arrivata con Obiettivo 3, l’associazione fondata da Alex Zanardi per l’avviamento allo sport di atleti con disabilità. «Mi avevano invitata a un loro evento, c’era anche Alex. Mi ha abbracciata emi ha detto: “Grazie di essere con noi”. Mi sono sentita a casa». Sono stati i ragazzi di Zanardi a convincerla che non esiste una disabilità più

importante di un’altra. Che non c’è bisogno di dimostrare niente a nessuno, che ognuno ha la sua fatica, che non esiste una classifica della sfortuna. Ogni persona con disabilità fa quello che può, come può, «se ci stai provando hai già vinto». Da lì in poi, Cristina ci ha messo l’anima. In due anni ha corso nove maratone. La più bella è stata quella di New York, con i grattacieli che le sfilavano accanto. Quella di Roma non finiva mai, ma lei si è detta: piuttosto cammino, ma non mollo. Per farcela - anche quando il dolore picchia - ha elaborato due strategie, tutte di testa. La prima: «Mai pensare al traguardo, alla gara intera. Il prossimo ristoro è a 5 chilometri? L’obiettivo è quello, poi vediamo». La seconda: «Ogni tappa è dedicata a un amico. Penso a lui, a lei, rivedo i momenti passati insieme, ne immagino altri». Funziona. Quando qualcuno le ha proposto il Triathlon (nuoto più bici più corsa), Cristina s’è messa a ridere: fino a tre anni fa non sapeva nuotare. Ma mica si è fermata. È andata in piscina e ha detto all’istruttore: «Guardi che io sono una che se mette la testa sott’acqua vede i mostri marini». E si è tuffata. Per l’Ironman di Klagenfurt si è preparata per mesi. Un’ora e mezza di allenamento al giorno, di più nel weekend. La traversata del lago è durata due ore, il giro in bici sette, la maratona cinque. Dei primati, a Cristina non frega nulla. «Io sono fortunata, ci sono disabili che faticano ad arrivare dal divano al bagno: è il loro Ironman, anche loro vincono». La paura resta. Che il domani sia diverso, immobile. Quella che è cambiata è la testa. «Il mio prossimo traguardo è lavorare per l’inclusione. Far capire a tutti che la diversità non ha confini, solo nuovi blocchi di partenza». È la lezione di Alex. «E io lo so, lo sento, che lui tifa per noi».

risposta di Aboubakar Soumahoro a sallusti ed ai suoi fans ed altre storie da settimana icom

 In una ennesima, purissima forma di razzismo gretto presente nella pancia di tutti noi nessuno escluso , sottoscritto compreso , ma riusciamo a controllarlo ed espellerlo quando andiamo in bagn ) il quotidiano “Libero” in questo caso ha sbattuto sulle proprie colonne questo titolo immondo ed malpancista



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“La sinistra imbarca la Cucchi e l’ivoriano”.
“L’ivoriano”, come lo chiama “Libero”, sarebbe Aboubakar Soumahoro, in realtà italianissimo, con una proprietà di linguaggio infinitamente superiore a tre quarti dei parlamentari ( e di molti dei loro simpatizzanti ed ellettori ) di Lega e Fratelli d’Italia per cui “Libero” fa il tifo. Egli ha dato ha dato una risposta al direttore Sallusti che è da incorniciare per perfezione stilistica e politica.

“Gentile Direttore di Libero, Dott. Alessandro Sallusti,
mi chiamo Aboubakar Soumahoro (e non “l’ivoriano” come mi chiamate in questo articolo) e sono felicemente un italiano di origine ivoriana, laureato in sociologia, che lotta da 20 anni per i diritti civili e per i diritti sociali di tutte e tutti, senza distinzione. Sono un attivista socio-sindacale che ha deciso di mettere la propria esistenza al servizio della vita delle persone, per essere uno strumento di lotta per la giustizia sociale ed ambientale, perché ho l’intima convinzione che ogni essere umano (indipendentemente dal colore della pelle, dalla provenienza geografica, dall’orientamento sessuale e dal credo religioso) debba avere l’opportunità di ambire alla felicità e all'accesso a 1) cibo e beni materiali necessari per il corpo; 2) la cultura e all’educazione indispensabili all’anima; 3) la libertà e della dignità vitali per lo spirito. Da attivista socio-sindacale, lotto con determinazione per i diritti civili, perché ho la profonda convinzione che l’ingiustizia del razzismo e della stigmatizzazione (che discrimina la singolarità degli esseri umani, erroneamente e ingenerosamente chiamati “diversi”) debba essere combattuta perché nessuna persona può essere considerata inferiore in base al colore della pelle, della provenienza geografica, della classe sociale, dell’orientamento sessuale o per la sua fede”.
Aboubakar Soumahoro
Inchinarsi. In un mondo appena decente, di fronte a uno come Soumahoro uno come Sallusti dovrebbe solo inchinarsi. E imparare qualcosa del mondo. La dignità contro la mestizia come fa notare Lorenzo Tosa



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TRAVIATI. Apprendo   dal blog  (  Fatto ad Arte - Corriere Della Sera di Pierluigi Panza, di un’ultima scemenza che si nota più di altre perché partorita nel mondo della musica colta. Di fronte a proposte giustamente definite “grottesche”, come quella avanzata da un compositore di accorciare le opere tagliuzzandole qua e là per renderle più accessibili ai giovani, perché - si domanda Panza - al contrario “non le allunghiamo di qualche minuto, spiegandole”?” Infatti, come si sa, melius abundare... Ma soprattutto: tagliare l’aida? O il Nabucco? È come proporre di accorciare per  fare  un esempio  su uno dei classici  dela nostra letteratura  “I promessi sposi” per renderlo più appetibile: che facciamo togliamo la conversione dell’innominato, la peste o la monaca di Monza ? 
Concordo   con   quest  articolo   di  dagospia  


PIERLUIGI PANZAPIERLUIGI PANZA

"Preservatevi dalle insidie delle donne: Questo è il primo dovere della confraternita" ("Bewahret euch vor Weibertücken, Dies ist des Bundes erste Pflicht") si canta in un passaggio di "Die Zauberflote" di Mozart per ora sopravvissuto alle varie censure (femministe, politically correct e declinazioni varie).

 

Nello "Zauberflote" tutto femminile, ma non femminista, in scena al Festival di Salisburgo le donne all'opera (direttrice Joana Mallwitz, regista Lydia Steiner, scenografa Katharina Schlipf, drammaturga di Ina Karr...) lanciano una bella insidia/sfida alla futura fruizione dell'opera lirica.

joana mallwitzJOANA MALLWITZ

 

Di fronte a proposte grottesche, come quella del compositore Giorgio Battistelli di accorciare le opere tagliuzzandole qua e là per renderle più accessibili ai gggiovani, perché, invece, non le allunghiamo di qualche minuto spiegandole?

 

Solo qualche minuto per raccontare meglio i passaggi con una voce narrante di prosa, in scena o fuori, o con un testo display. E' quello che stanno facendo nello "Zauberflaute" di Salisburgo: un nonno entra in camera da letto dei tre bambini-genietti dell’opera e legge loro la storia di Tamino & Co. come se fosse una favola, sostituendo o, meglio, aggiungendo ai dialoghi di Schikaneder quelli della regista Lydia Steier e della drammaturga Ina Karr.

 Nelle pause musicali il nonno apre un libro e legge introducendo quanto sta per accadere. Intendiamoci: pochi secondi alla volta, in tutto forse un minuto in più della "normale" durata dell'opera.

 

battistelliBATTISTELLI

Facile si dirà, quell'opera è anche una fiaba ed è stato elementare per le donne-mamme che l'hanno diretta farsi venire una pensata del genere. Ma per il melodramma? Per il Barocco? L'opera barocca mette in scena amori mitologici, che ben si presterebbero a un accompagnamento con voce narrante. I libretti del melodramma sono per lo più tratti da drammi o romanzi d'appendice quindi nascono dalla narrativa. Intendiamoci: l'opera lirica può continuare a essere fruita come concepita da inizio Novecento, ma se qualcosa si vuole sperimentare per renderla più comprensibile al cosiddetto "nuovo pubblico" o, se esistono, ai nativi digitali costretti dai nonni in un teatro d'opera certo la strada non è quella di togliere come proposto da Battistelli, fare a pezzi un'opera d'arte che non ci appartiene per renderla più "corta". Così come, per rendere più comprensibile una pala d'altare il metodo non è togliere qualche Santo minore o qualche scena della Bibbia meno nota. La via è quella di accompagnare nella storia, come ben fatto in questo "Zauberflote".


Oppure     in due  modi  : 1) con programmi tv  nella fascia pre-serale  come   quello andato  in onda  tra  maggio e  giugno  su Rai3, si tratta de “La Gioia della Musica”. La conduzione è affidata a Corrado Augias che accompagnava    con esperti  (  direttori  d'ochestra    ,   strumentisti ,   ecc   )  il pubblico alla scoperta della grande musica  cassico   sinfonica e lirica in tutte le sue sfaccettature... da https://www.fanpage.it/spettacolo/programmi-tv/corrado-augias-torna-in-tv-con-la-gioia-della-musica-un-programma-alla-scoperta-della-classica/ ., 2) alla radio ( purtroppo è in orario di nicchia cioè Il sabato e la domenica alle 9.00 ed limitato , secondo me andrebbe esteso almeno fino allle origini dela musica moderna ovvero il rock o rock roll , poi per resto c'è la rete ) come fa il programma Lezioni di musica | Rai Radio 3 | RaiPlay Sound dove 
Musicologi e musicisti italiani tra i più affermati e riconosciuti, insieme alle voci storiche di alcuni conduttori delle principali trasmissioni musicali di Radio3, accompagnano gli ascoltatori in un percorso divulgativo che vuole essere a un tempo didattico e coinvolgente. Grandi capolavori del repertorio sinfonico e di quello da camera, ma anche generi e forme musicali diversi, vengono esplorati con la proposta di esempi spesso eseguiti dal vivo al pianoforte o con l'offerta di ascolti rari e di grande qualità 

Patrizia Guerra: " Anch'io ero una bulla ma ora da mamma combatto i prepotenti




 DA repubblica  

Patrizia Guerra: " Anch'io ero una bulla ma ora da mamma combatto i prepotenti"
dalla nostra inviata Alessandra Ziniti 


Ancona
Il sacco rosso appeso nella palestra stranamente deserta. «Che succede, non ci alleniamo oggi?». Il suo maestro che la fissa dritto negli occhi e sibila: «O affronti quello che hai dentro adesso e lo
sconfiggiamo, oppure ti giri e te ne vai». Quel giorno, prendendo a pugni il sacco con tutta la rabbia che aveva in corpo, cambiò per sempre la vita di Patrizia Guerra. Perché questa donna coraggiosa e decisa che ad Ancona ha deciso di sfidare a viso aperto le baby gang che terrorizzano la città e che per ben tre volte hanno picchiato suo figlio, prima di essere una “mamma-coraggio” come tutti la chiamano, è stata prima bullizzata e poi, a sua volta, bulla. E oggi Patrizia, a 43 anni, è diventata simbolo della difesa del diritto dei ragazzi a crescere liberi senza subire violenze.



E chi l’avrebbe detto che anche lei ha un passato da bulla?

«Prima bullizzata e poi bulla. Ed è certamente questa mia storia che mi ha consentito di non sottovalutare mai il dramma che ancora sta vivendo mio figlio e tutti i ragazzi come lui. Tanti, troppi. E che spesso restano in silenzio, senza denunciare, senza ribellarsi, per paura o anche solo perché nessuno li ascolta».

È questo che è successo a lei?

«Sì, nel paese dove vivevo da bambina, Monte Sant’Angelo in Puglia, mi avevano preso di mira per la mia timidezza. Ero alle scuole medie: mi portavano via la merenda, mi rinchiudevano in bagno, mi rubavano le matite, mi prendevano in giro, mi davano schiaffi. Quanto basta, a quell’età, a farti crollare l’autostima, a farti sentire debole, inferiore. I miei genitori non erano molto presenti a casa, mia madre faceva la pilota di auto, mio padre lavorava tutto il giorno. E non c’era nessuno che poteva ascoltarmi».

Da vittima a carnefice il passo è lungo. Come è accaduto?

«Un giorno stavo seduta su una panchina a piangere quando mi avvicinò un signore. Mi propose di andare nella sua palestra di karate. Lui voleva propormi un’attività che mi impegnasse, io andai perché pensavo che sarei diventata più forte e avrei potuto vendicarmi. E così avvenne: picchiavo tutti, femmine e maschi. Mi chiamavano persino per le spedizioni punitive. Fino a quando il maestro lo scoprì…»

Il famoso giorno del sacco rosso.

«Sì, aveva saputo che avevo picchiato delle ragazze e mi affrontò in quel modo facendomi trovare la palestra deserta e mettendomi davanti ad una scelta. Quel giorno ho picchiato il sacco per un’ora, tirando fuori tutta la rabbia che avevo in corpo. È stata l’ora più lunga e significativa della mia vita. Quel mio maestro, che oggi ha 80 anni , di ragazzi come me ne ha salvati tanti. Gli devo tutto e questo mi ha fatto capire quanto può valere nella vita di tutti noi l’incontro con la persona giusta. Certo, trent’anni fa era un bullismo diverso, si faceva pace, io con quelli a cui ho dato botte sono rimasta amica. Oggi questi qui non sanno neanche cosa sia la pace, sono criminali, ti lasciano steso per terra e non vogliono cambiare. Ma non possiamo rimanere a guardare».

Siamo sedute al tavolino di un bar di piazza Roma, nel cuore di Ancona. “Questi qui” di cui parla Patrizia ci passano davanti a frotte: sono italiani e stranieri, si danno il cinque, si radunano sopra le scale che conducono ai bagni pubblici, proprio lì dove è scattato il primo dei tre agguati al figlio di Patrizia, nel 2019, l’ultimo a dicembre scorso. Tutti adesso qui sanno chi è questa donna volitiva, cintura nera, 2° dan, che ha anche deciso di portare ad Ancona la divisa dei City Angels, l’associazione di volontari nata a Milano.

Patrizia, come sta suo figlio?

«Si sta riprendendo, ma non posso dire che stia bene. Paura, attacchi di panico. A dicembre, dopo l’ultima aggressione, ho dovuto licenziarmi dalla scuola dove ero stata appena assunta. Dovevo stargli vicina, senza di me non riusciva a muovere un passo. Aveva terrore anche della mia battaglia contro l’omertà dei genitori che non denunciano e l’indifferenza degli adulti che si girano dall’altra parte. Intollerabile».

È per questo che ha deciso di scendere in campo a difesa di tutti i ragazzi vittime di bullismo?

« Si, non potevo permettere che mi portassero via mio figlio. E instillandogli questa paura me l’avrebbero portato via. Ero davanti allo stesso bivio di tanti genitori: o minimizzi e giustifichi il problema o lo affronti e io ho scelto la seconda strada».

Ma perché hanno preso di mira suo figlio?

«Non c’è nessuna ragione particolare. Per questi criminali in erba è quasi un rito di iniziazione. Devono prendere di mira il primo che passa e massacrarlo. Quando è successo la prima volta mio figlio aveva 14 anni e stava passeggiando con degli amici, quando lo hanno accerchiato in dieci aggredendolo. Io mi trovavo nei pressi per caso quando ho visto la rissa e mi sono avvicinata. Poi ho capito che si trattava di lui, mi sono gettata nella mischia, ho bloccato il braccio di quello che lo stava picchiando, li ho messi in fuga. C’erano decine di persone che passavano, nessuno è intervenuto».

Avete denunciato subito?

«Sì, anche se lui non voleva perché aveva paura. E invece li abbiamo denunciati, identificati, li hanno presi tutti, sempre, processati, condannati. Nel frattempo però hanno minacciato anche me, ci salivano in casa, mi sono ritrovata anche con un coltello puntato alla gola. Ma non mi sono mai fermata e alla fine lui mi ha detto “grazie”. Nonostante la paura vado avanti perché la battaglia non è finita, basta guardarsi intorno».

La sua è anche una battaglia per fare rete, per convincere gli altri genitori a scendere in campo. Ci sta riuscendo?

«Pian pianino, ma sa che anche le mamme dei bulli mi vengano a cercare? È successo con la mamma di un giovane tunisino che ha aggredito mio figlio. Spesso anche questi genitori hanno bisogno di aiuto. E a quelli che restano a guardare dico: “Guardate che potrebbe capitare anche a vostro figlio”. E insomma adesso anche le istituzioni cominciano a darci ascolto. E anche il Papa a cui avevo scritto ci ha risposto con una lettera di incoraggiamento, invitandoci tutti ad andare avanti e a non avere paura. Per mio figlio è stata una grande iniezione di fiducia».

14.8.22

La favola della pecora Fortunata, percorre 100 chilometri con il suo agnellino per ritrovare il gregge Una transumanza solitaria dal sapore di fiaba

 crdevoche a  fare  cose  del genere  fossero  solo cani  o gatti  . Invece  .  Non sempe  il termine pecora  è negativo  

https://torino.corriere.it/  13 agosto 2022 (modifica il 13 agosto 2022 | 18:46)

Ha percorso un centinaio di chilometri insieme al suo agnellino appena nato per ricongiungersi al gregge da cui si era staccata quaranta giorni fa. E il pastore, quando l’ha rivista, passata la sorpresa le ha dato un nome nuovo: Fortunata. È stata fortunata e anche coraggiosa questa pecora che, un passo alla volta, ha percorso tutto il Piemonte nord-orientale da Gozzano (Novara), dalle parti del lago d’Orta, fino alle montagne della Val Formazza, nel Vco, ultimo lembo d’Italia prima della Svizzera. Un transumanza solitaria che, come ha scritto sui social Mauro Morando, lo chef che ha raccontato la storia, «Sembra una favola»

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«L’altro giorno - racconta l’uomo, che lavora in un ristorante della zona - stavo scendendo verso valle e, lungo la strada, ho incontrato il pastore mentre risaliva insieme alla pecora e all’agnello».Il pastore è Ernestino, conduce un gregge composto da un migliaio di capi ed è, come spiega il cuoco, un signore d’altri tempi, un tipo vecchio stampo che non si stacca mai dai suoi animali: «L’inverno lo trascorre a Mortara, nel Pavese, poi muove verso Gozzano. Quindi arriva nel Verbano-Cusio-Ossola e, nei mesi più caldi, sale qui in val Formazza per portare le pecore al pascolo. Fa così da quarant’anni». Fortunata, questa volta, a giugno era stata lasciata nel ricovero di Gozzano perché incinta. Ma dopo il parto, non appena il suo agnellino è stato in grado di assestarsi si è messa in movimento. «Avendo quattro o cinque anni - osserva Morando - nelle scorse estati era già stata in val Formazza. Evidentemente è stata in grado di orientarsi o di ricordare la strada percorsa in passato».Il viaggio è durato una quarantina di giorni. Ernestino, adesso, ha sistemato Fortunata e l’agnello (chiamato Fortunato) al sicuro, per fare in modo che si riposino, e ha portato le altre pecore più su, in alpeggio.



E dire che ERNST KNAM voleva diventare poliziotto

 non vendo  voglio di fare  cut  paste copia  e  incolla    riporto direttamente  l'articolo  nel formato pg  





intervista a Don Franco Barbero: "Da 44 anni celebro matrimoni tra omosessuali" La Chiesa non vuole ma io sto dalla parte degli ultimi”

leggere  anche 

Sesso e amore, un glossario per capire cosa significano i termini oltre i confini di genere


 visto  che  sono pochi i  preti  cattolici    che  si espongono  sull'omosessualità  ed  il mo
ndo lgbt , . ecco alcune

domande da me rivolte Non solo sul mondo lgbt a don Franco Barbero (  qui il  suo blog   Riflessioni e commenti di don Franco Barbero)  della Comunità cristiana di base Via città di Gap 13, Pinerolo Cell. 3408615482 un prete che da 44 anni celebra matrimoni tra omosessuali"

1)  Quindi i suoi inerventi c' è un invito alla coesione rivolto esclusivamente alla comunità Lgbt?

Mi sono interessato da sempre e mi sono coinvolto, politicamente e teologicamente come biblista con le lotte delle comunità LGBTIQ+,ma il mio impegno è partito dalla lotta contro la chiesa ricca , concordataria, patriarcale.

2)  VISTO  CHE    Fin dal 1975 assume posizioni di contrasto sia con la dottrina cattolica sia con le posizioni della Chiesa cattolica rispetto a problematiche della società; tale dissenso trova testimonianza in numerose pubblicazioni e in una celebrazione liturgica in forme differenti rispetto a quelle previste dal canone cattolico 



Nei 32 libri che ho pubblicato ho dato grande spazio alla dogmatica, cristologia, mariologia e liturgia. In almeno duemila e cento interventi del mio blog negli ultimi 13 anni (compresi 300 commenti al Vangelo della domenica o delle feste ) mi sono occupato – sempre segnalando fonti e Autori /Autrici,del Gesù ebreo, della evoluzione dogmatica , della dogmatica mariologica e sacramentale. Ovviamente la liturgia, come può vedere sul blog, nella mia comunità è “costruita “ a turno dai fratelli e sorelle della comunità, quelli italiani e quelli “connessi” da molte parti dell'Italia, dalla Germania, Inghilterra, Stati Uniti....



3) Si sente un senza chiesa ?



Per nulla ! Mi sento chiesa , cioè assemblea e comunità con chi cerca la fedeltà al Vangelo (letto in modo serio!)e praticato nel quotidiano. E' la vita che decide il nostro essere sulla strada di Gesù. Quello è il dentro o fuori che conta.
Siccome non ho mai avuto una lira dalla mia chiesa, nella mia diocesi sono fin troppo apprezzato e sono totalmente e serenamente libero.
Il vescovo sa e non può condividere, ma nutre verso di me una relazione rispettosa. La pratica mia e comunitaria continua il suo cammino con il rigore della ricerca e con la libertà “Senza chiedere permesso”.

4) ma le  sacre  scritture  ,  almeno dai miei  ricordi  di catechismo   e  di letture  bibliche  , non "vieta " il sacramento del matrimonio   fra  persone dello stesso sesso  


Lo studio biblico , mia passione quotidiana da oltre 60 anni, mi ha documentato come hanno costruito il castello dogmatico. Studiare molto, ogni giorno....Qui non posso riprendere le migliaia di pagine dei libri e del blog. Oggi gli strumenti ci sono anche se i teologi in genere sono “prudenti” (devono difendere cattedra e stipendio).

5) può  spiegare  meglio  questa  sua  descrizione   «illusione che siano la fotografia della verità»; dei  dogmi  cristiani

Come per me e per molte comunità fare la comunione non significa mangiare Gesù, come se fosse realmente presente nel pane e nel vino, così il ministero della riconciliazione non è un potere dato ai preti di assolvere, ma è la comunità che si riconosce peccatrice e affida ai ministri il compito , il servizio di annunciare che il Dio di cui ci da testimonianza Gesù, è il Dio dell'accoglienza. Dio solo perdona, a noi tocca crederlo, praticarlo e annunciarlo. La “comunione” non è un ciucciarsi devotamente un'ostia, ma metabolizzare, tradurre nella vita il messaggio di Gesù di Nazareth: cosa ben più impegnativa . Spezzare il pane non è una devozione, ma l'invito a condividere ciò che si ha, a convertirsi alla condivisione.
6) cosa  contesta  del  diritto canonico  \  7) quindi visto che lei     considera il divieto del ministero alle donne e del matrimonio ai sacerdoti, considerate «leggi disumane»
E' difficile dire male della persona di Francesco per la quale ho rispetto, anche se sul piano teologico è fermo al Concilio di Trento su certi punti. E'' il papato che è una struttura, costruitasi nei secoli e contaminata dal potere e, siccome ha sempre l'ultima parola, è la negazione assoluta della sinodalità. La gerarchia ascolta (che bravi!!), ma poi decidono sempre loro. Una chiesa sinodale oggi è una pia illusione! Siamo secoli in ritardo. Le donne nella nostra chiesa sono presenze fondamentali sul piano della testimonianza e degli studi e vengono ancora escluse dal ministero. Dico solo che questa è la congiura dell'ignoranza e del patriarcato. E' una vergogna. Ci vogliono comunità in cui le donne presiedano l'eucarestia. Lo si può già fare dopo un bel gruppo biblico e in tanti momenti di convegno:basta con l'obbedienza...e il bisogno dell'autorizzazione.
Sul “tema dei miracoli”, che ho ampiamente trattato nei commenti biblici sul blog, lei potrà leggere sul mio stesso blog una sequela di riflessioni dal 20 agosto. Se avessi il tempo mi piacerebbe dirle quanto la lettura storico-critica abbia compiuto, negli ultimi 80 anni, dei passi utilissimi alla fede. Gesù, come altri personaggi profetici (pensi ad Elia, Mosè,Eliseo...) aveva il dono di incontrare le persone e comunicare fiducia, ma i “racconti di miracoli” (racconti, non cronache) sono l'espressione di quanto la fede possa dare vita, risvegliare. Ma Gesù “non tira fuori Lazzaro dal sepolcro”, non “moltiplica” il pane, non nasce perché Dio mette incinta Maria ..., non passa per la serratura per incontrare Tommaso....
I racconti di miracolo sono un genere letterario, che come il mito , vanno interpretati (come lei potrà leggere sul blog centinaia di volte..) e oggi gli strumenti della ricerca esegetica sono preziosi.
Va da sé che io parlo di cose serie, non del “Miracolo di Bolsena”, “non di apparizioni” o invenzioni come Fatima, Lourdes e Medjugorie.

8)  se  lei  è contro o scettico    verso  la potestà dei sacerdoti nel perdonare i peccati e nel concedere l'assoluzione  chi  è  che  dovrebbe farlo dio  direttamente  9)  visto  che    secondo lei ,  cosi mi sembra  di  capire  i miracoli, «alimentano superstizione e spirito idolatrico»; non sarebbe  mai avvenuti  opure  vengono usati  come propaganda  10) rifiuta   dunque  l'autorità del papa visto che : il papato,  lo addita a «prima donna».

E' ovvio che in una lettera si possono fare accenni e sfiorare le argomentazioni. Se Lei vorrà continuare e approfondire, sono disponibile ma soprattutto è importante arricchirci di studi documentati, spesso disertati dall'autorità. E' fondamentale, per un buon lavoro teologico ed esegetico, avere riferimenti affidabili. Buon lavoro a Lei e ai suoi lettori e lettrici.


13.8.22

La difesa radical chic e pseudo ambientalista di Jovanotti e del suo sponsor wwf . E il vero ambientalismo di Battiato che 40 annullo un concerto pagando una penale perchè si sarebbe distrutto un bosco .

Jova Beach Party, parla il presidente del Wwf: “Le spiagge non sono tutte uguali, abbiamo detto tanti ‘no’. Polemiche strumentali oltre che sbagliate”punto   le balle  di Jovanotti --- in piena crisi climatica, non vogliamo più tollerare che l’ecologismo sia vincolato da banche fossili, allevamenti intensivi, cantanti che insultano chi si prende cura della natura concretamente e comuni che permettono tutto ciò . Ed  di quelle  associazioni da  essi foraggiate  

 Siamo --    come  fa  notare    la  curatriuce  dei  video  sotto  cristina  coto   che  critica    punto per 

 

 

 Una  lezione  all'ipocrita  ed   pseudo  ambientalista    Che definisce gli ambientalisti    seri econazisti  e s'arrampica sugli specchi  (vedete video  di critiche o accuse come le definiscono molti )    vienme  oltre  dai  video  sopra   anche  da quello che  fu    un grande  della  musica italiana    . 

Sapevi che quarant’anni fa Franco Battiato ha rinunciato a un evento in Sardegna per salvaguardare la natura? Lo ha raccontato il tastierista Filippo Destrieri in un’intervista lo scorso anno.
 
Francesco Castagna 10 Agosto 2022

Ne sono passati di anni da quando un famoso artista e maestro della musica italiana, Franco Battiato, ha deciso di mettere al primo posto la tutela dell'ambiente al divertimento. A raccontarlo, con un velo di malinconia, è il tastierista Filippo Destrieri.In un ricordo vecchio 40 anni, regalato al giornalista Fabrizio Basciano in un'intervista rilasciata nel 2021, il musicista ha raccontato come nel 1981 Battiato si sia rifiutato di esibirsi a Villasimius, in Sardegna.L'organizzazione che si doveva occupare del concerto aveva abbattuto un bosco per realizzare gli spazi che servivano per l'evento.Era l'anno de' La Voce del Padrone, un album con cui l'arista siciliano ebbe un successo clamoroso. Ma ancora più eclatante fu il comportamento di Battiato durante la tappa del suo tour in Sardegna.Destrieri racconta che "A Villasimius, in Sardegna, successe poi un fatto eccezionale. Era l’ultima data di un minitour sardo, e mentre stavo arrivando sul posto con la band incrocio la macchina di Battiato: stava andando via e ci faceva segno di seguirlo".Poi il chitarrista spiega che solo quando arrivarono all'aeroporto Battiato ha rivelato il motivo dell'annullamento del concerto. "L’organizzazione stava tirando giù un bosco secolare per far spazio alla gente. Aveva fermato le ruspe e, accollandosi la penale, rinunciato a quella data”. Mentre dal passato ci arriva una grande lezione di stile e di come si possa fare musica in maniera etica e sostenibile, il presente ci regala purtroppo degli scenari ben lontani dal rispetto dell'ambiente.Per esempio, il concerto a Marina di Ravenna di Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è stata l'ennesima dimostrazione di come, per creare degli spazi adatti all'evento, siano state abbattute decine di alberi.Gli organizzatori dell'evento hanno già previsto di riforestare l'area, che doveva già subire un intervento del genere.Ma c'è da chiedersi se queste operazioni di deforestazione siano state rispettando le specie viventi nell'ecosistema (messa in sicurezza degli animali o di eventuali nidi di uccelli o tartarughe) e se verranno poi realmente realizzate.

 

10.8.22

Concerto di Tosca agnata di de Andrè 9 agosto 2022

le  altre mie  foto   del concerto le  trovate  qui  sula mia bacheca  fb 

 Un bel concerto quello dell'agnata di de Andrè ed. 2022 . La presentazione fatta da Dori Ghezzi  è stata così completa e azzeccata tanto  da  lasciare in silenzio  e senza parole cristiano de  andrè   non mai stata azzeccata .  Infatti Tosca ha un bellissima voce ed è un cantante con un ottima ( giudizio da profano non ho fatto  studi musicali specialistici   e  ho  difficoltà uditive  causa sordità ) performance vocale nell'affrontare i diversi stili e diversi generi dal jazz alla Bossa Nova dal fado ai cantautori , il musica brasiliana , ec  come  dimostra  anche   la  biografia e    la  sua carriera   musicale   e  non solo  .
Una buona scelta delle canzoni in tema in de Andrèiano e con il tema di #timeinjazz2022. 

da https://sardegnaeventi24.it/musica-e-spettacolo/tosca-a-time-in-jazz-abbiamo-bisogno-di-amore/

 Infatti  ha  recitato con  un ottimo  ed  struggente    sottofondo  musicale  la  poesia libertà  di  paul eluard Ottimi anche i musicisti che l'hanno accompagnata .bella la dedica a Lucio dalla .Una magistrale esecuzione di piazza Grande . Ottimo il duetto con Paolo fresu . E le sue passerelle tra il pubblico (  vedere  foto mia  foto  a  sinistra  )  . 

Coinvolgendolo in canti e danze gitane / balcaniche . Belllissima  L'esecuzione di Marinella . struggente ,senza classico vociare un sottofondo , in un silenzio quasi tombale .  Un ottimo concerto e trascinate il pubblico in delirio e gli applausi scroscianti peccato vista la sua brillante esecuzione che ne abbia fatta solo una anzi due visto che la seconda era strumentale . Così pure la trascinante cantata in il pubblico attenti al gorilla Ma poi quando . Il concerto sembra finito visto chi stava presentando gli altri artisti con cui aveva suonato , a sorpresa fanno Hotel supramonte , una sublime   ed  toccante   versione  ( Una delle più belle versioni che ho sentito   )  altri  due  bis   e    per  concludere  come  vedete   da  questo   mio    video ha  fatto  uscire    alzare  il pubblico   e a  ballato con  esso 

   

bellissimo il duetto  con Paolo Fresu  




 per poi  uscire  di  scena  ed  ritornare  con i musicisti      per  prendersi il meritato  applauso  finale  



22 euro Spesi benissimo e non m'importa almeno stavolta quanto l'hanno pagata per il concerto 







8.8.22

IL RIMORSO DI EATHERLY (Il pilota di Hiroshima)

  ho aspettato  prima  di scrivere    tale  post   perchè   nella  mia  ingenuità credendo che   vista  l'attualità  della  guerra    che  su  tale  evento  ormai storia     ci  fossero  il solito  classico    fiume  d'inchiostro   celebrativo invece    è  passato   quasi  in silenzio   .Ma quel  che  è  peggio   che   si  è, solo parlato  dei  fatti  più noti     di tale evento  ,  ma  si   ci  si  dimentica   come spesso succede     dei retroscena   come  (  esempio  vedere    slide  a sinistra  )    quello  della    vicenda  del  2  pilota      protagonista della vicenda    storica avvenuta   nel  lontano  6\8\1945 . Ma  ora   basta    con  i Pipponi  ,  vi lascio    sulle  note    della struggente  e  bellissima  il Pilota  di Hiroshima  dei Nomadi

Articolo di Rosella Reali  da Email:Info@Viaggiatoriignoranti.It
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IL RIMORSO DI EATHERLY (Il pilota di Hiroshima)
Nella vita non bisogna avere dubbi, non bisogna mostrarsi scettici, né tantomeno deboli...
Metti la bomba atomica sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945...
Paul Tibbets fu il pilota che sganciò la bomba... a distanza di anni commenterà: “Non mi posi un problema morale, feci quello che mi avevano ordinato di fare. Nello stesse condizioni lo rifarei”.
Lasciò l'aeronautica a cinquantun'anni anni col grado di generale di brigata e morì a novantadue anni.
Claude Eatherly invece, fu il pilota mandato in avanscoperta per scegliere l'obiettivo, in base alle condizioni atmosferiche, tra Hiroshima, Kukura e Nagasaki. Una volta dato l'ok per Hiroshima si allontanó, come da disposizioni ricevute, ma non abbastanza. Quello che vide non lo abbandonerà più.E fece l'errore più grande: si pentì.



Finita la guerra si congedò, rifiutò la cospicua pensione e dispose che quei soldi fossero devoluti alle vedove dei suoi compagni morti in guerra. Tentò diverse volte il suicidio, il suo rimorso fu "curato" negli ospedali psichiatrici. Dopo un lungo rapporto epistolare col filosofo tedesco Günther Anders, si convinse a scrivere una lettera di scuse ai superstiti di Hiroshima. Questi gli risposero che in fondo anche lui non era che una vittima della bomba atomica. Solo in quel momento la sua situazione psichica migliorò. Morirà a sessant'anni per un tumore. Due piloti, due uomini. Se l'eroe Tibbets fu inserito nella National Aviation Hall of Fame, per Eatherly ci sarà solo il perdono dei nemici.Il suo mondo che era pronto ad onorarlo per la sua partecipazione al massacro, si rivolse contro di lui. Il pentimento fu la sua condanna.






















Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

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