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28.7.25

diario di bordo anno III n 138 analfabetismo politico e quello dei politicanti il caso di meloni sul Time ., uso poilitico del calcio Le finali di calcio in cambio di petrolio e di una stretta sui migranti: così la Libia gioca (in segreto) il campionato tra Milano e Brianza ., Lettera a Salvini di un’immigrata africana.

Da qualche giorno orde di meloniani e simpatizzanti esultano in un tripudio di lodi sperticate e superlativi assoluti per questa copertina qui e si inchinano alla loro Presidente Meloni, a loro dire “celebrata come una statista” dal prestigioso “Time”.C’è chi fantozzianamente la paragona a De Gasperi.La ministra Santanché addirittura si lancia in un’invettiva conto la sinistra rosicona: “E
adesso chi lo dice ai disfattisti?”.Solo che poi vai oltre alla copertina - per chi sa leggere - e scopri che non è affatto la celebrazione di una nuova leader europea, ma anzi è un articolo, quello di Massimo Calabresi, lungo, complesso e pieno zeppo di critiche, anche pesanti. Nell’ordine:
“L’agenda politica interna della premier italiana è al passo con la schiera globale di leader autoritari in ascesa: consolidare il potere esecutivo, reprimere i media, esercitare il controllo sul sistema giudiziario, prendere di mira gli immigrati senza documenti e limitare alcune forme di protesta“.
Alla faccia della grande statista.
E ancora:
“In patria, Meloni (…) sta tentando di ‘riformare’ la magistratura attraverso una complessa serie di misure che amplierebbero il controllo del premier sui procedimenti giudiziari“.
Che grande “modello”!
Ma mica finisce qui:
“Lo scorso ottobre, l’Italia ha codificato la sua storica opposizione alla maternità surrogata, mettendo al bando la procedura all’estero, una mossa condannata dai sostenitori dei diritti degli omosessuali”.
E avanti così:
“Meloni ha attaccato i media indipendenti, citando in giudizio giornalisti e organi di stampa per diffamazione più volte”.
Sempre più duro.
Sta portando avanti “un nuovo tipo di nazionalismo: populista, nativista e filo-occidentale. Dove questo ci porterà esattamente non è solo questione di Italia. Dal Portogallo alla Romania, estremisti di ultradestra, un tempo ostracizzati, stanno superando i partiti conservatori tradizionali, proprio come il movimento MAGA negli Stati Uniti”.
Fine? Figuriamoci.
“Ci sono molti membri del suo partito che covano ancora nostalgia del fascismo. Il secondo in linea di successione alla presidenza dopo Meloni, Ignazio La Russa, un tempo teneva un busto di Mussolini nel suo appartamento”.
Fino alla chiusura impietosa.
“Ciò che inquieta in Meloni non è tanto il suo comportamento, quanto il suo adattamento alle forze che il nazionalismo ha scatenato in passato, in un momento in cui le norme del dopoguerra stanno svanendo”.

In pratica, i meloniani stanno sventolando la copertina di una rivista internazionale   come un trofeo, senza neanche essersi degnati di leggerla. Ma neppure di aprirla. Figuriamoci capirla.
Infatti Appena ho letto il titolo,vista  l'autorevolezza  della  rivista ,  ho subito pensato che si trattasse , cosa poi confermata da  ricerche in rete (  da  cui  ho  estrapolato   alcune  cose  citate  nelle righe  precedenti )   , di un articolo critico, non certo di un’ode. Basta conoscere un  d'inglese   e un  minimo il linguaggio del giornalismo internazionale e, soprattutto, il tono del Time quando decide di mettere un leader politico in copertina: non è sempre sinonimo di ammirazione, spesso è l’esatto contrario. Ma capisco che per alcuni basti una foto grande e qualche parola altisonante per scambiare una critica   per un elogio.
Peccato che la lettura — quella vera, quella che va oltre lo sfogliare con l’indice — non sia ancora obbligatoria prima di commentare entusiasticamente e   fa  r  credere   chje   parlino bene    quando   invece     ti ricorprono di  ...  letame. In pratica    sfruttano   la  nostra  fretta (  uso  il plurale  maiestatis   perchè  spesso capita  anche    a me  )   di  leggere       solo il titolo   è  non l'intero articolo o non consultano  fonti diverse  dalle  loro 

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 da  https://www.open.online/2025/07/28/

Dal 25 luglio al 4 agosto: sei squadre divise su tre campi, tra cui l'Arena di Milano. Sugli spalti una quarantina di persone arrivate dalla Libia: non il migliore dei palcoscenici. Alla base c'è il Piano Mattei

Se la Serie A punta sull’export del pallone rotondo andando a giocare la Supercoppa nei Paesi arabi, la Libia fa un investimento altrettanto oculato. Per il secondo anno consecutivo, le fasi finali della Libyan Premier League si stanno tenendo proprio in Italia. Nessuno però lo sa, e nessuno – così pare – lo deve sapere. Si gioca in un piccolo triangolo della Pianura Padana tra l’Arena civica di Milano, Sesto San
Giovanni e Meda, in piena Brianza. Gli spalti sono vuoti, eccetto una minuscola delegazione di 20 tifosi per squadra e qualche rappresentante ufficiale della lega calcio libica. Per entrare, come ha spiegato la Gazzetta, bisogna avere le conoscenze per essere inseriti in liste iper-esclusive altrimenti non c’è verso. Non proprio il palcoscenico migliore per mostrare all’intera Italia di che pasta sia fatto il calcio tripolitano.
I generali militari in tribuna e gli scontri istituzionali con Roma
Sei squadre in un girone unico, dal 25 luglio al 4 agosto. Ogni tre o quattro giorni, vanno in scena sui vari campi tre partite, tassativamente in contemporanea alle 19. Il velo di segretezza è durato poco, è bastata una colluttazione in campo che ha reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine. Sulle poltroncine, nel silenzio degli spalti, chissà chi c’è seduto. È probabile, trattandosi di alti dirigenti calcistici o rappresentanti politici, che si tratti di comandanti di milizie. L’anno scorso, dopotutto, alla finalissima aveva presenziato il generale Saddam Haftar, che controlla la zona orientale del Paese tramite un governo non riconosciuto da Roma. Al leader della Cirenaica era però stato impedito l’ingresso in campo, probabilmente perché le autorità italiane non volevano farsi fotografare al suo fianco. La reazione di Haftar era stata immediata: aveva chiamato la sua squadra disertando la premiazione. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva dovuto consegnare medaglie e coppa a un magazziniere, che aveva dato il via ai festeggiamenti della squadra vincitrice nel parcheggio dello stadio.
Gli accordi (politici ) tra Italia e Libia: il campionato di calcio in cambio di petrolio
Ma che senso ha sponsorizzare il calcio libico in stadi vuoti? La spiegazione è semplice: l’intento non è affatto quello di mostrare al mondo i grandi talenti del pallone nordafricano. La qualità, anzi, è distante anni luce da quella Premier League di cui il primo campionato libico imita il nome, aggiungendovi davanti l’aggettivo nazionale. Dietro a tutto c’è un semplice accordo politico, siglato dal ministro dello Sport Andrea Abodi nel 2024 in presenza della premier Giorgia Meloni. Fa tutto parte del cosiddetto Piano Mattei e di un accordo bilaterale con Tripoli: le finali del pallone in Italia in cambio di una più rigida regolamentazione sull’immigrazione clandestina. Sponsor ufficiale? Ovviamente Tamoil, l’azienda statale libica che copre il 21,5% dell’import di greggio verso il nostro Paese. La lezione di de Coubertin – l’importante è partecipare – l’abbiamo imparata alla perfezione. 

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da
Soumaila Diawara
12 h ·


Lettera a Salvini di un’immigrata africana.
«La sua faccia feroce la rivolga ai potenti che hanno occupato casa mia»
Ho visto la sua faccia ieri sera, senatore, al telegiornale. Una faccia contratta, irrigidita dalla rabbia, dura come una pietra, dipinta dei colori della paura che non conosce vergogna. E la sua voce… la sua voce colava fiele. Ha detto che per noi, che siamo arrivati qui, in questa terra, è finita la pacchia. Che viviamo nel lusso, rubando il pane ai suoi cittadini. In quel momento, ho sentito di nuovo i morsi antichi, atroci, della paura.
Chi sono? Non importa il mio nome. Tanto, per lei, i nostri nomi non valgono nulla. Sono solo un numero, un’ombra, un’invasione. Sono una di quelle che lei chiama con disprezzo “clandestina”. Vengo dalla Nigeria, da un angolo dimenticato dal mondo, dove nessuno fa la pacchia. Nemmeno per sbaglio
 Non sono scappata dal terrorismo di Boko Haram. La mia condanna non porta mitra, ma fame, povertà, silenzio, corruzione. Sono una profuga economica, come dite voi. Una che, secondo le sue leggi e le sue paure, non avrebbe alcun diritto di esistere qui.
Conosce il Delta del Niger? Non credo. Eppure ogni volta che sale in macchina, ogni volta che accende la luce, una parte di quella comodità viene da casa mia, da quella terra che voi avete saccheggiato con eleganza coloniale e mano invisibile. Io vivevo alla periferia di Port Harcourt, capitale di uno degli stati più ricchi di petrolio al mondo. Ma vivevo in una baracca, con mia madre e i miei fratelli. La sera, per avere un po’ di luce, accendevamo una candela. Una candela, senatore. Nel cuore dell’oro nero.
Vivere da noi è dura. Durissima. Un inferno, se sei donna. E io ero una ragazza. Una delle tante. Tutto costa. Anche l’illusione di sopravvivere. Le scuole pubbliche? Finte. Gli ospedali? Rovine. Se vuoi curarti, paghi. Se vuoi studiare, paghi. E se non hai soldi, semplicemente… muori lentamente.
La vedo già storcere il naso. Sta per dire che non sono affari suoi, vero? Ma lo sono. Eccome. Il mio paese dovrebbe essere ricchissimo. Ma il nostro petrolio non ci ha mai dato nulla. Ha arricchito solo pochi politici corrotti, i vostri alleati, e le multinazionali occidentali, anche italiane, anche sue. Il nostro futuro è stato barattato per qualche barile in più, in cambio di contratti osceni firmati da burattini al potere che rispondono solo alle compagnie petrolifere. E i soldi, quelli finivano nelle vostre banche, non nei nostri ospedali.
Si ricorda di Ken Saro-Wiwa? Poeta, attivista, ucciso perché chiedeva giustizia. È stato impiccato per aver alzato la voce. Il suo sangue, come quello di tanti altri, grida ancora sotto i vostri piedi, mentre camminate tranquilli nei vostri palazzi pieni di luce. Eni, Agip, le conosce bene, vero? Le stesse aziende accusate di aver versato montagne di soldi nei conti dei nostri carnefici. Soldi che avrebbero potuto cambiare la vita a milioni di persone. A me. A mia madre. A mio fratello. Forse, con quei soldi, avrei avuto una lampadina al posto di una candela. Forse sarei rimasta a casa mia.
Avrei fatto volentieri a meno della pacchia di attraversare un deserto, di essere derubata, picchiata, violentata, di essere venduta come carne da uomini che avevano in bocca la legge e nelle mani il fuoco. Avrei fatto a meno delle prigioni libiche, delle notti passate in piedi, del pane secco, dell’acqua putrida. Avrei fatto a meno delle urla di chi veniva torturato accanto a me. Avrei fatto a meno di tutto. Anche della vostra ospitalità.
Nel suo paese, senatore, troppe ragazze come me finiscono sui marciapiedi, strappate alla vita e offerte alla vostra fame di carne. La schiavitù non è finita. Ha solo cambiato volto. Io sono riuscita a fuggire, ma sono stata schiava nei vostri campi. Ho raccolto pomodori, arance, mele. In cambio di nulla. Di insulti. Di paura. Di umiliazioni. La pacchia l’avete fatta voi, sulle nostre schiene spezzate, sulle nostre vite svuotate, sui nostri sogni poveri, di una vita appena dignitosa.
Mi accorgo solo ora che non ho mai scritto il suo nome. Mi perdoni. È che mi fa paura. Paura vera. Lei ha la capacità di essere feroce solo con i deboli. Ma con i potenti, sorride sempre. Vuole che torniamo a casa nostra? Parli con chi ci ha rubato casa. Parli con i governi corrotti che sostenete, con le multinazionali che proteggete, con le banche che ingrassate. Se ha un briciolo di onestà, la sua faccia feroce la riservi a loro.
Noi, da soli, non possiamo più lottare contro tutto questo. E quando ci voltate le spalle, quando ci insultate, quando ci disumanizzate, non fate che schierarvi ancora una volta dalla parte del potere che ci ha condannati.


26.7.25

Mai più, avverbi vuoti da la botte di diogene blog filosofico di Mario domina

C’era un tempo in cui erano chiari ed inequivocabili il concetto di “




progresso” e quello di “umanità”: per chi, come me, era nato nei primi anni ’60, ovvero pochi anni dopo la guerra mondiale, in un periodo di grande crescita e di grandi promesse (la cosiddetta “grande accelerazione”), significava l’adesione incondizionata ad un programma universale: mai più guerra, mai più Shoah, mai più Hiroshima, mai più morte per fame. MAI PIÙ .il trauma che stiamo vivendo riguarda proprio la rimozione di quei tabù: non che in questi 80 anni non ci siano state guerre, stragi di civili e carestie, ma nel discorso pubblico generale era diventato inammissibile, illegale, immorale che ciò avvenisse.           Oggi non è più così, si parla tranquillamente di danni collaterali, di difesa della propria esistenza e dei propri valori a costo della distruzione di vite inermi, giustificando l’orrore. Si parla di riviere a Gaza, di espulsioni di massa e di annessioni. Si spara su chi già sta morendo di fame. Quel patrimonio comune e universale è stato spazzato via a partire dal 7 ottobre, non solo nella sostanza, ma anche nella forma e nel linguaggio.Sì certo, c’erano state le guerre jugoslave (a proposito degli smemorati che cianciano del lungo periodo di pace in Europa) e quelle mediorientali, le cosiddette “guerre umanitarie” con tanto di esportazione della democrazia a suon di bombe – ma siamo ormai ad un punto di non ritorno. Anche la corsa al riarmo e il nucleare non sono più dei tabù: sono anzi ritenuti dei dispositivi necessari (persino dei volani per l’economia) a protezione del progresso e della “democrazia” – parola che non ha più alcun senso, basti vedere da quali bocche viene farfugliata. Tutti quei “mai più” girano a vuoto e – come ebbe a dire il pastore luterano di Betlemme Munther Isaac – “noi ci risolleveremo, l’abbiamo sempre fatto, anche se questa volta sarà più difficile. Non so voi però, voi che siete rimasti a guardare mentre ci sterminavano. Non so se potrete mai risollevarvi

effetti collaterali dell'ossessione per l'ideologia ideologia woke” . il caso di Derek Huffman

   da Lorenzo tosa   una storia sugli effetti collaterali  dell'odio ideologico e della chiusura mentale 

 Quest’uomo si chiama Derek Huffman, è un texano di 46 anni ossessionato dalla cosiddetta “ideologia woke”, che considera il male assoluto.E la sua storia è l’emblema stessa del disagio.Un giorno una delle figlie torna a casa sconvolta dicendo che una loro compagna ha parlato a scuola di omosessualità.Apriti cielo!Huffman e moglie decidono che la misura è colma. “Per noi è stato sufficiente per capire che qualcosa doveva cambiare”. Così, per sfuggire ai pericolosi “wokers”, ha la brillante idea di trasferirsi con tutta la famiglia nella Russia di
Putin, a Istra, 40 chilometri da Mosca, in un villaggio fondato da ultraconservatori americani, grazie al programma di visti “valori condivisi”.
Ma Huffman fa di più. Accetta di arruolarsi nell’esercito russo, pensando che svolgerà nient’altro che lavoro d’ufficio nelle retrovie.Invece, nel giro di poche settimane, viene mandato sul fronte ucraino a combattere senza alcuna preparazione, conoscenza, addestramento. E da giugno non si hanno più notizie di lui.La moglie ha denunciato allora tutto su Youtube: “Mio marito è stato gettato tra i lupi, senza addestramento adeguato”.Eccoli, i valori che cercava Huffman. È scappato da una ragazzina che parlava di omosessualità e si è ritrovato a combattere in guerra per un paese straniero e invasore.Questa storia sarebbe da leggere prima di andare a dormire ai pillon, ai trumputiniani (che spesso sono la stessa cosa), a chi si riempie la bocca di gender, woke e altri deliri.Se non fosse drammatica, farebbe persino ridere.

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n XXXVI DAVANTI A UN AGGRESSORE NON NASCONDETE LE MANI + METODI NON VIOLENTI DI AUTOIDIFESA

pima d'affrontare la puntata di oggi ecco un riassunto tramite dei link collegati 😁⚠️ sia alle puntate precedenti  che trovate nell'archivio del blog  sia a quellla d'oggi in cui si parla dell'uso delle mani ( non necessariamente per attaccare ) in caso d'aggressione semifisica e fisica . 
Tale uso può essere come risulta da le mie ricerche fatte e che troverete a fine post , essere usato anche come tecnica non violenta. 
Ma ora bado alle ciancie e veniamo al post vero e proprio

 In caso siate vi!ima di un’aggressione, le mani possono rivestire un ruolo cruciale. Ricordate infatti che, soprattutto in una situazione di pericolo, il corpo parla prima ancora della voce. E tra tutti i segnali che siamo in grado di mandare a chi abbiamo davanti, le mani sanno essere inequivocabili. Il modo in cui le teniamo può infatti determinare l’esito dell’incontro-scontro: le mani possono calmare, dissuadere,
proteggere. Possono addirittura salvarci la vita.
Nel caso in cui vi troviate vittime di un’aggressione, tenete bene a mente la prima regola: non nascondete lemani. Tenerle in tasca, dietro la schiena o coperte può sembrare sospe!o agli occhi di un aggressore, che potrebbe percepire la postura come minacciosa o ambigua, anche se invece abbiamo semplicemente paura. 
Le mani devono essere visibili, aperte, sollevate all’altezza del petto, possibilmente con i palmi rivolti verso l’esterno. È una posizione che trasmette un messaggio ben chiaro: non voglio farti del male. 
E consente di difendersi rapidamente, se necessario.
Questa posizione viene chiamata “guardia passiva”, ed è usata anche nelle arti marziali e nelle tecniche di difesa personale. Non si tratta di una postura d’attacco, ma di pura preparazione: permette di proteggere il volto, il torace e anche di respingere un colpo, nel caso in cui serva. È una forma di assertività fiica, ma non contiene aggressività.
Può essere utile anche muovere lentamente le mani, accompagnando le parole, nel caso in cui si stia cercando di calmare l’aggressore. Movimenti improvvisi o nervosi, al contrario, rischiano di far scattare una reazione violenta. 
La calma si comunica anche a!raverso il movimento: cercate di essere misurate, calme. Se invece siete costre!e a reagire all’aggressione perché la fuga non è contemplata, le mani devono essere già pronte, nella posizione giusta per parare, spingere via o creare distanza. Non servono pugni, ma gesti rapidi per guadagnare tempo e spazio.

 Ecco la mia parte 

In caso di aggressione, l'uso non violento delle mani può essere impiegato per difendersi, ma è fondamentale agire con consapevolezza e cautela. L'obiettivo principale è evitare lesioni e la escalation della violenza, cercando sempre la via della fuga o della de-escalation verbale. Se possibile, è consigliabile allontanarsi e chiamare le forze dell'ordine, oppure utilizzare tecniche di difesa personale che mirino a neutralizzare l'aggressore senza causare danni permanenti.Ecco alcuni approcci non violenti che possono essere utili:
1. De-escalation verbale:
Rimani calmo:
Mantenere la calma può aiutare a gestire la situazione e a ridurre la tensione.
Comunica in modo assertivo:
Usa un tono di voce deciso ma non aggressivo, esprimendo chiaramente i tuoi bisogni e confini.
Ascolta attivamente:
Cerca di capire le ragioni dell'aggressore, senza giudicare, e cerca punti di accordo.
Offri una via d'uscita:
Se possibile, suggerisci alternative pacifiche alla violenza, come allontanarsi o chiedere aiuto.
2. Tecniche di difesa personale:
Posizione di guardia:
Mantieni una postura che ti protegga, con le mani leggermente sollevate e il corpo rivolto leggermente di lato per ridurre l'impatto.
Blocchi e schivate:
Impara tecniche di base per bloccare colpi e schivare attacchi.
Punti di pressione:
Alcune tecniche di difesa personale utilizzano punti di pressione per disarmare o rallentare l'aggressore, senza causare danni permanenti.
Utilizzo di oggetti:
In situazioni estreme, oggetti comuni come chiavi, penne o borse possono essere utilizzati come strumenti di difesa, ma sempre con l'obiettivo di creare una via di fuga.
3. Fuga:
Valuta la situazione: Se possibile, cerca di valutare se c'è una via di fuga sicura.Corri: Se ti senti minacciato, allontanati velocemente dall'aggressore.Cerca aiuto: Grida aiuto o cerca persone nelle vicinanze che possano intervenire.
4. Importante
È fondamentale conoscere i propri limiti e non rischiare la propria incolumità. Se ti senti sopraffatto, non esitare a chiamare le forze dell'ordine.

La legittima difesa  quindi   è un diritto, ma deve essere proporzionata all'aggressione e non deve essere usata come scusa per vendicarsi.
Se subisci un'aggressione, è importante denunciare l'accaduto e cercare supporto medico e psicologico.
In ogni caso, la prevenzione è la migliore arma. Conoscere le tecniche di difesa personale e le strategie di de-escalation può aiutare a evitare situazioni pericolose.
 Le mani possono essere   usate  come segnale: In molte tecniche di autodifesa, mostrare le mani può essere un modo per disinnescare la tensione. Indica che non si ha un’arma e che si è aperti alla comunicazione.Tenere le mani visibili e assumere una postura sicura può avere un impatto psicologico sull'aggressore, scoraggiando un attacco. Si chiama Tecnica “Fence” di Geoff Thompson: Nel mondo della sicurezza personale, si parla della “fence” (recinto), una posizione in cui le mani sono visibili, alte e pronte a difendersi, ma sembrano innocue.
Mostrare le mani può accompagnare un linguaggio corporeo assertivo, che aiuta a stabilire confini senza provocare Alcuni professionisti della sicurezza suggeriscono di usare le mani come mezzo di distrazione visiva\ Disarmo visivo: distogliendo l’attenzione dal resto del corpo.
Difendersi in modo non violento è possibile, e spesso è anche più efficace nel lungo termine. Ecco alcune strategie che puoi usare in caso di aggressione:

🧘‍♂️ Difesa verbale e controllo emotivo

  • Rimani calmo: Il tuo autocontrollo può disinnescare l’aggressività dell’altra persona.

  • Parla con assertività: Rispondi con voce ferma e decisa, senza provocare né cedere.

  • Usa frasi chiare: Ad esempio, “Non voglio discutere” o “Mi allontano perché non mi sento al sicuro”.

🏃‍♀️ Tecniche di disimpegno e fuga

  • Mantieni la distanza: Allontanati fisicamente se possibile, evitando lo scontro.

  • Chiedi aiuto: Coinvolgi altre persone, grida o richiama l’attenzione se sei in pericolo.

  • Cerca vie di uscita: Sapere dove sei e come uscire può fare la differenza.

🛡️ Strategie preventive

  • Allenamento mentale: Impara a riconoscere le situazioni rischiose prima che degenerino.

  • Gestione dello stress: Più sei preparato emotivamente, più saprai affrontare momenti critici.

  • Educazione alla non violenza: Seguire corsi come il metodo “Verbal Judo” o programmi di comunicazione non violenta può essere molto utile.

La non violenza , inoltre , è una forza potente perche: non significa passività, ma scelta consapevole di proteggersi con intelligenza. Sicuramente  mi  chiederete  : «  puoi  illustrarci  le tecniche specifiche per autodifesa psicologica, oppure  un esempio pratico di come reagire in un caso concreto? Puoi darmi un esempio di reazione non violenta in un'aggressione? »
Immagina questa situazione: Sei per strada e qualcuno ti urla contro in modo aggressivo, ti si avvicina e sembra pronto a spingerti.Ecco come potresti reagire in modo non violento ma efficace:

🎯 Reazione non violenta:

  1. Respira profondamente e mantieni la calma Questo ti aiuta a pensare lucidamente e non reagire impulsivamente.

  2. Assumi una postura aperta ma non minacciosa Mani visibili, palmi aperti, corpo leggermente ruotato di lato: mostra che non vuoi combattere ma sei vigile.

  3. Pronuncia una frase assertiva e chiara

    • “Non voglio litigare. Mi allontano.”

    • “Non mi sento al sicuro, chiedo aiuto.” Dì la frase con voce ferma ma non aggressiva.

  4. Fai un passo indietro lentamente e cerca una via d’uscita Non voltare subito le spalle: mantieni l’attenzione sull’aggressore mentre ti sposti.

  5. Coinvolgi altri presenti o chiama aiuto Puntare gli occhi su una persona vicina e dire: “Per favore, puoi aiutarmi?” può cambiare la dinamica.

 Questa tecnica prende ispirazione da metodi come la comunicazione non violenta e il  già citato   de-es  ovvero l’arte di calmare una situazione tesa prima che degeneri. È usata in ambiti come la sicurezza, la sanità, l’educazione e persino nei rapporti quotidiani. Incuriosito ho  chiesto   a  copilot  un ulteriore  approfondimento  su   cosa  significhi  .
 Ecco cosa mi ha  risposto   significa e come funziona ecco    cosa mi ha risposto  gemini la IA fi Google:

🔍 Cos’è il de-escalation training

  • Tecniche verbali per calmare una persona agitata

  • Controllo delle emozioni per non reagire impulsivamente

  • Linguaggio del corpo non minaccioso per trasmettere sicurezza e rispetto

  • Ascolto attivo per far sentire l’altro compreso

🛠️ Esempi di tecniche usate

  • “Verbal Judo”: usare parole come leve per guidare la conversazione senza scontro

  • Riflettere le emozioni: “Capisco che sei arrabbiato, parliamone”

  • Silenzio strategico: dare tempo all’altro di calmarsi

  • Domande aperte: “Cosa ti ha fatto sentire così?”

non so che  altro aggiungere  ed  approfondire     visto  che  tutto è stato detto da  esperti \ gente che  ne sa  più di me    sull'argomento in questione

25.7.25

Dove c’è festa, c’è l’Ape drink: ecco il primo cocktail bar itinerante per le piazze dell’isola ., ruba un auto per andare a sassari per un urgenza e al ritorno chiama il 112 per dire che sta rientrando .


 nuova  sardega  online  24\7\2025 


Dove c’è festa, c’è l’Ape drink: ecco il primo cocktail bar itinerante per le piazze dell’isola In Gallura il nuovo servizio è offerto da due bartender noti nel panorama nazionale e regionale
                                          di Antonella Usai



Olbia
Si chiama Andandy il primo “Ape drink” su tre ruote che scorrazza per la Gallura accompagnando i brindisi dove c’è festa, possibilmente musica, sicuramente vita. È nato a Olbia dalla passione di due giovani per i cocktail e il mondo colorato della mixology: Laura Schirru e Alessio Diana.
Non proprio due bartender qualunque, soprattutto Laura – originaria di Nuoro ma da tempo all’opera in Gallura, tra il Duke di La Maddalena e il Diciosas di Olbia – è molto nota nel panorama nazionale con in bacheca una valanga di premi che la piazzano tra i dieci migliori bartender e barlady in Italia. Premiata anche al prestigioso Barawards, il concorso nazionale che valorizza la professionalità e l’innovazione nei bar, nei ristoranti, negli hotel e nelle pasticcerie di tutta Italia.
«Per me è motivo di grande orgoglio – dice – anche se mi imbarazzo molto quando lo dico. Sono una ragazza umile». Alessio Diana, invece, è originario di La Maddalena, lavora nel mondo dei cocktail, delle miscele e dei bar da quasi dieci anni. Insomma, Laura e Alessio sono due professionisti che il destino ha voluto si incrociassero tra le strade di La Maddalena, per poi trasferirsi a Olbia. Insieme hanno dato vita al progetto originale e ambizioso dell’Ape drink Andandy, il primo cocktail bar itinerante tra le piazze della Gallura e del Nord Sardegna. Un mezzo unico nel suo genere, completamente trasformato in un vero e proprio bar su tre ruote. «Siamo due bartender professionisti – racconta Laura Schirru – e abbiamo sempre fatto questo lavoro in diversi locali, finché non abbiamo deciso di realizzare un’idea tutta nostra, indipendente». «Io sono la più nomade dei due – ride Laura – e il mio sogno è sempre stato quello di avere la possibilità di lavorare in giro per le piazze, le città, ma senza un luogo fisso». Il progetto è stato sviluppato da un’idea nata la scorsa estate. «Insieme ad Alessio – racconta Laura – dopo tante ricerche abbiamo trovato un mezzo che poteva fare al caso nostro, un modello di Ape classica che abbiamo adattato secondo le nostre necessità. In realtà, siamo stati anche molto fortunati perché il mezzo che abbiamo trovato e poi acquistato, era già allestito come se fosse un cocktail bar a tutti gli effetti».
Con la loro Ape, Laura e Alessio hanno cominciato il loro viaggio alla scoperta di nuovi luoghi da cui prendere ispirazione per i cocktail. «Il nostro lavoro è in continua evoluzione – racconta Alessio – bisogna sempre essere al passo con i tempi. Ci piace coccolare il cliente così che possa riscoprire nuovi sapori nel cocktail che beve. Siamo stati invitati da poco a Galtellì, per esempio, in occasione di una festa paesana e abbiamo preparato una drink list fatta ad hoc con una base di vino». Un lavoro fatto di sacrifici e tanta formazione da parte dei due giovani che si sono messi in gioco con un’attività unica nel suo genere. «La ricerca che facciamo mira alla valorizzazione del territorio, del paese che ci ospita o del cliente che ci ingaggia – prosegue Alessio –. Abbiamo iniziato da poco, è vero, e stiamo cercando di organizzare un calendario di eventi ai quali partecipare. Teniamo sempre informati i clienti e i curiosi che ci seguono sui canali social». «Un’altra sfida che vorremmo affrontare – conclude Laura – sono Cortes apertas. Per l’occasione, abbiamo preparato una drink list in limba per questa manifestazione. Io sono nuorese e partecipare assumerebbe un significato ancora più importante».

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24.7.25

differenza fra calcio femminile e calcio maschile e le dichiarazioni ( coming out ? ) di Elena linari

 molti   mi dicono : <<  non  capisco  la  tua  esaltazione  per la nazionale  femminile   sempre  di sport  si  trattta  ,  non  è che ti sei  innamorato    di qualcuna a  cui piace i  calci femminile ed allora  per  far  colpo  .... , ecc  >>  . 
Inanzittutto mi piaccciono tutti  gli sport    a prescindere  se  siano maschili o femminili  .In esso  c'è  più   coraggio    infatti    a “Repubblica” ha detto e fatto qualcosa che è una rarità assoluta nel mondo calcio, specie quello maschile.A distanza di sei anni dal suo coming out, e a due giorni dalla semifinale europea, Elena Linari ha preso una posizione politica fortissima, coraggiosa, criticando apertamente il governo Meloni per le sue posizioni regressive sui diritti civili e l’omofobia. A chi le chiedeva a che punto siamo, Linari ha risposto così:“La situazione non sta affatto migliorando ed è per il governo che abbiamo, mi dispiace. Stanno portando avanti nuovamente la famiglia tradizionale, al netto di alcune eccezioni come il sindaco di Roma Gualtieri o la nuova sindaca di Genova Salis, che ha appena sposato due donne. Nel mondo vedo una crescita, tralasciando l’avvento di Trump negli Stati Uniti. Ma bisogna ricordare quante aggressioni ci sono per due donne che camminano per strada mano nella mano, o due uomini che si azzardano a darsi un bacio a stampo. È assurdo dover parlare di questo nel 2025.Si dovrebbe poter amare e essere amati, rispettare e essere rispettati. Se c’è questo, possono stare insieme donne, uomini, ci può essere una relazione aperta. Si deve poter essere liberi”.Se i calciatori uomini avessero un decimo del coraggio e dell’impegno dimostrato da Elena Linari, avremmo già risolto tre quarti del problema omofobia nello sport.
 E poi    tra ⚽   quello  maschile  e  quello femminile .  c'è  anche una storia  diversa .Il calcio femminile in Italia ha una storia affascinante, ma spesso sottovalutata. Da umili inizi e lotte contro pregiudizi e disuguaglianze, la sua ascesa è stata una testimonianza di resistenza e dedizione. come  racconta    bennissimo l'opera  teatrale  lo spettacolo "Le fuorigioco - una dichiarazione di indipendenza", di e con Michele Vargiu.
Una “favola teatrale” che racconta la storia del “𝘎𝘳𝘶𝘱𝘱𝘰 𝘍𝘦𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘭𝘦 𝘊𝘢𝘭𝘤𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘰 𝘔𝘪𝘭𝘢𝘯𝘦𝘴𝘦”, la prima squadra di calcio femminile mai costituita in Italia nel 1932. È la storia di un sogno. È una storia di passione, lotta e riscatto.in tempi in cui lo sport più amato del mondo era impensabile da praticare per le donne   fino  a tempi. recenti come dimostra     quest articolo      Una strada tutta in salita: l'evoluzione e il progresso del calcio femminile in Italia di  L Football Le differenze non riguardano le regole del gioco — che sono identiche — bensì aspetti fisici, tattici, culturali ed economici. Ecco un quadro completo  tratto    da Copilot :

💪 Differenze fisiche

  • Gli uomini hanno in media più massa muscolare, maggiore forza e velocità.

  • Le donne presentano una maggiore flessibilità articolare e resistenza alla fatica.

  • Il bacino femminile più largo comporta un’angolazione diversa del femore, aumentando il rischio di infortuni ai legamenti.

  • Durante il ciclo mestruale, le prestazioni possono variare, ma molte atlete sanno gestirlo senza problemi.

🧠 Aspetti psicologici e motivazionali

  • Le calciatrici mostrano spesso maggiore attenzione, collaborazione e motivazione.

  • Il gioco femminile tende a essere più tattico e tecnico, con meno aggressività e più possesso palla.

📊 Stile di gioco e prestazioni

  • Le partite femminili hanno meno falli e più distribuzione dei passaggi tra le giocatrici.

  • Il ritmo è leggermente più basso, ma la distanza percorsa in campo è simile a quella maschile.

  • Le squadre femminili recuperano il possesso palla più rapidamente.

💰 Disuguaglianze economiche e mediatiche

  • Gli stipendi delle calciatrici sono molto inferiori rispetto ai colleghi maschi (es. 30.000 € vs milioni).

  • Le partite femminili ricevono meno copertura televisiva e sponsorizzazioni.

  • Le calciatrici spesso devono restituire le magliette dopo le partite, a differenza dei calciatori.

🏟️ Regolamento e attrezzature

  • Il campo, il pallone e le regole sono identici per entrambi i sessi.

  • Alcuni studi hanno proposto porte più piccole per il calcio femminile, ma i dati mostrano che non è necessario.

l'italia e piena di angoli nascosti ma i burocrati del ministero per il turismo promuovono ( se pruomovono ) i grandi centri già famosi all'estero

 L'Italia è piena di angoli nascosti dove succedono cose magiche. Alcuni di questi luoghi soho piccoli borghi antichi,abbracciati dalla natura, dove l’arte ha trovato casa.Quindi  prima di andare  all'estero  impariamo  a  conoscere  il nosro paese .   e a promuoverlo  meglio oltre  alle   classiche mete  internazionali  . Oltre  i  classici ed  arcinoti  murales  sardi   e  adesso  la  città  di Sciola   , ecco altri esempi 

  








sono orgoglioso delle ragazze della nazionale calcio femminile che fino al minuto 95 di una partita infinita ci hanno fatto sognare una finale europea che sarebbe stata meritatissima, oltreché storica.

Santa Maria del pallone - modena city ramblers
Una Vita Da Mediano (+ testo) - Luciano Ligabue⁕⁕



Premetto  che  non ho visto    la  partita  perchè ai miei  non piace  più il  calcio   tanto che     non   si vedono  più europei e  mondiali    come non biasimarli    anche  per  me  è più o meno   cosi    dopo un passato  ultra  e  fanatico  .    Dopo  il  passato Ultra  , la  fase  intermedia   descritta  da  alcune esperienze  sull'ex  chat il muro dei tifosi  del sito  dell' INTER      che  può essere   riassunta      dalla prima   canzone    suggerita  ⁕   a  quello     di  storie   e personaggi    tipo la  seconda  canzone ** 
Ho  visto    qualche  pezzo  ai tg   e su internet  .  E devo dire   che  concordo   con coloro che    inve  sono     orgogliosi   lo stesso     delle  giocatrici     della  nazionale   femminile    e  vedono  oltre   «Tutti pronti subito a parlare di errori, regali, papere, scelte sbagliate. In Italia è così.»
Io, invece, stasera sono orgoglioso di queste ragazze che fino al minuto 95 di una partita infinita ci hanno fatto sognare una finale europea che sarebbe stata meritatissima, oltreché storica.
Stasera solo orgoglio e gratitudine per il cammino straordinario che hanno fatto. Per aver riportato il calcio italiano in una semifinale di una grande manifestazione. C’eravamo dimenticati come fosse fatta.
E perché, con una squadra e un gruppo così, è solo l’inizio.
Grazie per tutte le emozioni che ci avete fatto (ri)vivere. Un rigore inesistente (Moviola Italia femminile, arbitraggio disastroso: perché il rigore contro le azzurre non andava dato ) ma purtroppo il calcio è anche questo. 

da  Lorenzo   Tosa  
[...]    Ho sofferto tantissimo a guardare questa partita, non avrei mai immaginato di provare così tanta tensione e coinvolgimento davanti a una partita di calcio. E invece sì, ho sofferto, perché ci credevo, perché ci tenevo, perché queste ragazze se lo meritavano.
Hanno portato il tricolore dove nessuno se lo aspettava, con cuore, grinta, talento e dignità. Hanno fatto quello che tanti uomini, spesso idolatrati senza merito, non riescono a fare: giocare con l’anima. Eppure, nonostante tutto, c’è ancora chi le guarda dall’alto in basso, col solito sorrisetto carico di maschilismo, pronto a sminuirle.
Ma vorrei vederli correre davvero, questi sapientoni da bar. Vorrei vederli tenere il ritmo, affrontare la pressione e rappresentare un Paese intero con la stessa eleganza, forza e coraggio. Le nostre Azzurre non hanno solo giocato a calcio, ci hanno fatto sognare, ci hanno unito, ci hanno rappresentato.
Grazie ragazze, per la bellezza che ci avete regalato, per l’orgoglio, per l’esempio, per averci fatto credere, ancora una volta, che il calcio può essere passione vera e non solo business o machismo.

 Avremmo voluto vedervi in finale, ma pazienza  sarà  per la  prossima 

l'intelligenza umana è ancora pù forte di quella artificiale . la risposta mediatica di Obama al video creato contro di lui con la IA di Trump

da
Luca Enoch
22 luglio alle ore 10:08 ·



In risposta alla pubblicazione da parte di Donald J. Trump di un finto video generato dall'intelligenza artificiale che ritrae Barack Obama mentre viene arrestato, Obama ha pubblicato un video reale di Trump che viene processato penalmente nel 2024.
Il video mostra Trump fuori dal tribunale di Manhattan, dove è stato accusato di 34 reati gravi e alla fine condannato per tutti.
"A dire il vero, avrei voluto inventarmi un video di intelligenza artificiale folle per rispondere al suo, ma non sono bravo con tutta quella roba tecnologica", ha detto Obama. "Fortunatamente, c'era un video reale di lui quando era sotto processo, quindi immagino di essere stato fortunato".
Alla Casa Bianca, l'addetta stampa Karoline Leavitt ha criticato duramente il post di Obama, affermando: "Condividere filmati reali di eventi realmente accaduti è qualcosa che il presidente Trump non farebbe mai".

ma la legalità vale per tutti o solo per i poveri diavoli ? il caso del venditore di rose ambulante che tutti a Mogliano Veneto conoscono come Rosario.multato di 5 mila euro

 canzone suggerita  
 Chi ruba nei supermercati? - Francesco De Gregori ⁕


Certi fatti dovrebbero farci venire la domanda : << [...] 
 Tu da che parte stai?\Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati?\O di chi li ha costruiti? Rubando ? >>  (   dall'omoima  canzone    suggerita    per il post  d'oggi  qui   il  resto del testo ⁕ )  .  In quanto  non  riusciamo a  distinguere   più la  regola  dall'eccezione  . Infatti
Strana nazione (volutamente in minuscolo) la nostra, sanzioniamo il povero e paghiamo un lauto vitalizio ad un Ministro rinviata a giudizio per aver truffato lo Stato che rappresenta !!!Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere. Legalità a targhe alterne, per cui si punisce in modo del tutto arbitrario con una multa assurda un povero cristo, mentre si chiude un occhio (quando non tutti e due) verso corrotti, concussi, elusori, evasori e chi compie condotte fraudolente nei confronti dello stesso Stato da cui è lautamente pagato. C'è di che vergognarsi umanamente e politicamente.
Molti  di  voi     diranno   ma  deve  rispettare le  leggi  come noi  italiani   e  .... bla  ... bla  ...  .
Verissimo ed  d'accordissimo   . Ma  se  una  persona  a prescindere   dalla nazionalità \ dall'etnia     fa per  vivere     \  tirare a  campare   un  qualcosa  di  dignitoso   e  non  criminale , basta un avviso  \ la possibilità  di mettersi in regola  e  non in nero    se  non  si  può  fare  a meno   d'essere  fiscali  . Se è recidivo   allora  lo si multa  e s'applica la  legge  . Ma   qui  s'esagera   e  si  fa  propaganda  . Si usa la legalità per  farsi  belli e  cercare  voti  . 
Leggo   da  Lorenzo Tosa    la  storia     che riporto   oggi  .

E la sua è una di quelle storie che ti fa vergognare di essere italiano. O direttamente umano.
È accaduto che Rosario stava vendendo come sempre le rose davanti a una caffetteria del paese, dove ormai è di casa.
La Polizia locale a quel punto lo ha fermato e lo ha sanzionato con una multa da capogiro: 5.000 euro. Perché Rosario è senza licenza.
5.000 euro! Ma vi rendete conto? Una cifra spropositata, folle, che ovviamente Rosario non potrà mai permettersi di pagare.
E invece di vergognarsi, il sindaco - leghista, strano… - ha ringraziato l’agente e delirato di “legalità” e “regole da rispettare”.
Loro.
Per fortuna però decine e decine di persone tra commercianti e cittadini hanno lanciato una colletta per permettere a Rosario di pagare questo sproposito.
È uno strano Paese il nostro, che si inchina ai potenti, al figlio di, ai super ricchi con tassazioni ridicole o inesistenti e bastona un povero cristo che per vivere vende rose in paese.
La legalità è una cosa seria, troppo seria per lasciarla in mano a ipocriti e pavidi burocrati privi di ogni umanità.

23.7.25

Questo è l’ultimo messaggio che Laura ha voluto lasciare ai Parlamentari italiani sulla legge su fine vita e eutanasia.

Concludo    suylla  vicenda    di Laura Santi  . Inizialmente     per la sua vicenda rimando ai miei precedenti post  senza   linkarli   ed  invitare a  : «
 cercateveli perchè sonotalmente triste che non ho la  forza per linkarveli »ma  poi   ho  cambiato  idea   li  trovate  qua  sotto   prima del  suo ultimo  video   che  pubblico    sia  nella versione  presa  dal suo  account  facebook  pubblicato dal marito    sia    da    senza  commenti    non c'è altro    d'aggiungere    ha   già  detto  tutto lei   






 




difendersi dal linguaggio sessista di Stefi pastori gloss



Discute la tesi di laurea con il figlio in braccio, il caso a Verona: «Troppe donne sono ancora costrette a scegliere tra famiglia e lavoro»

le #donne non hanno cari #familiday solo #aborto o #maternitàsurrogata .Ma hanmo problemi più importanti . Discute la tesi di laurea con il figlio in braccio, il caso a Verona: «Troppe donne sono ancora costrette a scegliere tra famiglia e lavoro» E' il caso della  maestra Alice Boselli, 42 anni e consigliera comunale a Povegliano,che si è laureata in Scienze storiche a Verona con il figlio in braccio. Il piccolo l’ha raggiunta durante la discussione della tesi, l’ha abbracciata e si è stretto a lei, mentre continuava a parlare davanti alla commissione. Invece di rimandarlo al suo posto, Boselli ha deciso di tenerlo con sé, riconoscendo che il gesto poteva assumere un valore simbolico. 

La sua tesi di laurea, d’altronde, analizzava proprio la condizione della donna nella storia. Un tema che, come ha evidenziato la stessa Boselli davanti ai docenti, resta attuale: «Molte cose sono cambiate, ma certi ostacoli ritornano. La conciliazione tra maternità, lavoro e crescita personale è ancora una sfida». La commissione ha compreso e accettato la situazione.Per Boselli, insegnante alla scuola elementare e già laureata in Scienze politiche nel 2009, questo secondo titolo arriva al termine di mesi intensi: lezioni, attività amministrativa, impegni familiari. La consigliera ha raccontato che, come accade a tante altre, studiava di notte e la mattina la sveglia suonava presto. «Mi chiedevo se valesse la pena togliere tutto quel tempo a mio figlio per studiare. È una cosa prettamente femminile e penso che ce la porteremo sempre dietro. Io ho potuto scegliere di investire su me stessa, nonostante le difficoltà, ma tante donne si trovano a dover scegliere tra famiglia e lavoro», ha riferito. Quanto al parallelismo con la sua tesi ha precisato: «Sono cambiate tante cose, ma ci sono alcuni ostacoli che continuano a ripresentarsi».
La sindaca: «È il simbolo di tutte noi»
A raccontare la storia è stata la sindaca di Povegliano veronese, Roberta Tedeschi, che ha diffuso la foto sui social. «In questa immagine c’è la rivoluzione che ci spetta: il coraggio di conquistare il proprio spazio di libertà, l’amore di una mamma che non chiede permesso, il sapere come atto di resistenza e futuro», ha commentato la prima cittadina. «È la fotografia della società che dovremmo essere e che ancora non siamo, ma saremo. È la storia di Alice Boselli, ma è la storia di ogni donna che tutti i giorni cerca di costruire il suo cammino tra famiglia, lavoro e impegno collettivo, scontrandosi contro muri e trovando il modo di abbatterli», ha aggiunto.

Infatti     da     Facebook   di    Roberta Tedeschi  emozionata con Alice Boselli.
14 luglio alle ore 18:16 ·
𝙐𝙣𝙖 𝙙𝙤𝙣𝙣𝙖 𝙨𝙩𝙧𝙖𝙤𝙧𝙙𝙞𝙣𝙖𝙧𝙞𝙖 𝙙𝙞𝙨𝙘𝙪𝙩𝙚 𝙡𝙖 𝙩𝙚𝙨𝙞 𝙙𝙞 𝙡𝙖𝙪𝙧𝙚𝙖 𝙖𝙗𝙗𝙧𝙖𝙘𝙘𝙞𝙖𝙩𝙖 𝙖𝙡 𝙨𝙪𝙤 𝙗𝙖𝙢𝙗𝙞𝙣𝙤
E in questa immagine c’è 𝗹𝗮 𝗿𝗶𝘃𝗼𝗹𝘂𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗶 𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗮: il coraggio di conquistare il proprio spazio di libertà, 𝗹'𝗮𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗺𝗮𝗺𝗺𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗲𝘀𝘀𝗼, il sapere come atto di resistenza e futuro.
È la fotografia della società che dovremmo essere e che ancora non siamo, ma saremo!
È la storia di Alice Boselli - consigliera comunale, donna libera, voce gentile e generosa di Povegliano - ma è la storia di ogni donna che tutti i giorni cerca di costruire il suo cammino tra famiglia, lavoro e impegno collettivo scontrandosi 𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗺𝘂𝗿𝗶 𝗶𝗻𝘃𝗶𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶 (ma riconoscibili) e trovando il modo per abbatterli
Congratulazioni, carissima Alice, la nostra queer family amministrativa è in festa, perché 𝘭𝘦 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘨𝘳𝘢𝘯𝘥𝘪 𝘧𝘪𝘨𝘶𝘳𝘦 𝘧𝘦𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘭𝘪 𝘭𝘦 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘯𝘦𝘪 𝘭𝘪𝘣𝘳𝘪, 𝘮𝘢 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘪𝘮𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘢 𝘯𝘰𝘪. E fanno la storia. Come te
Università degli Studi di Verona
Comune di Povegliano Veronese
#poveglianoveronese #larivoluzionechecispetta #donnechefannolastoria #graduation
#aliceboselli





diario di bordo speciale storie sarde ma anche non anno III : Lino Trestini 100 anni per il mare «Vidi affondare la corazzata Roma» ., Il testamento di Alois Ottiger e l’amore silenzioso per Sassari Il fotografo ha lasciato 200mila franchi al Comune da destinare alla cultura ., “Into the blue”, la startup sarda che porta la longevità nel mondo E tra le dieci italiane selezionate da Innovit per la promozione negli Usa., ed altre storie

  chiedo scusa  se    , causa   caldo e   problemi  di pressione    anzichè   estrapolare  sincolarmete    i pdf     riporto i  pdf      degli articoli  di  questo speciale 

  fonte  la nuova sardegna  23\7\2925

















si è perso il buon gusto del tacere dopo Gaia Costa adesso anche Valetina Greco vittima del chiacchericcio

 Retorica  ed  ovvietà  a parte   concordo   da   chhiaccherone  ex  ( o quasi incallito )   quanto  'dice  Luigi Almiento   nella  rubrica  Caffè scorretto   sull unione  sarda  23\7\2025 

Tutti pazzi per Internet, la sede della democrazia nel mondo perché lì tutti avrebbero potuto esprimere liberamente il proprio pensiero. Lo credevamo nel 1994, quando il web sbarcò in Europa. Mai è stato vero.

Lo dicevano tutti ma non Umberto Eco, che ci spiegò che razza di postaccio può essere Internet: «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli. Prima parlavano al bar dopo un bicchiere di vino e venivano subito messi a tacere, ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel».
L’ennesima prova arriva dalla vicenda della cagliaritana
scomparsa per dieci giorni in Tunisia, in circostanze dubbie, e poi ritrovata nell’armadio di casa, dove sostiene di essere rimasta semisvenuta per dieci giorni.
Sì, tanto è da chiarire ma c’è un tempo, e c’è pure un luogo, per tutte le cose. Finché la donna è in Tunisia non è il tempo; Facebook & affini non saranno mai il luogo. Eppure, tanti che nulla sanno di questa storia sparano su Fb e Instagram tremende boiate e offendono la cagliaritana, dandole della «drogata».

                            Luigi Almiento

Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

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