Sono giorni durissimi in cui abbiamo tutti modo di riflettere sul significato delle parole e su tutti quei gesti quotidiani piccoli e preziosi che ci mancano.
Stiamo vivendo la prova più dura e inattesa che ci potessimo trovare di fronte ma potremmo uscirne migliori per davvero se, lasciando da parte l'eccesso di paura o al contrario rimozione, provassimo a fare un esercizio di consapevolezza e di auto analisi . Per imparare a guardare in noi stessi, per provare ad ascoltarci e a specchiarci nell'altro anche se è difficile perchè : << [.....] se fossi stato al vostro posto...\ma al vostro posto non ci so stare... [ .... qui il resto della canzone ] >> e soprattutto per ordinare le cose da cui ricominciare e perchè sono fare un po' di ripulisti ed liberarsi delle cose inutili o che non servono più esempio della mia libreria fatta di doppia e tripla fila di cd , dvd , libri , libretti , fumetti , ec. INFATTI
non solo fisicamente e ma anche mentale
Sì, proviamo a mettere ordine, non solo nei cassetti di casa e nelle tasche dei vestiti dimenticati nell'armadio, ma in noi stessi.
Propongo un esercizio che potrà tornarci utile per quando arriveranno giorni migliori.
Aggiungi didascalia
E, stiamone certi, arriveranno.Mettiamo in fila, tutti insieme, le cose che ogni giorno stiamo imparando. Che sono tante. Tantissime, quante sono le parole.
Ecco quindi che sull'esempio dei vari vip della cultura e delle arti vedere qui sul lato destro di tale video di repubblica l'elenco in continuo aggiornamento oppure sentite la puntata speciale , di Domenica 22 marzo alle 10.45 su Radio3 , della trasmissione la Lingua Batte dedicata al Lessico della tenacia : do ve è stato chiesto a chiesto ad artisti, studiosi, intellettuali, attori di scegliere una parola per loro significativa in questo particolare momento e di illustrarla. Da Noi a Lentezza, da Invisibile a Trasmissione, da Finestre a Gioia, da Connessione a Stringersi, da Pubblico a Unità, un dizionario in fieri per attraversare un tempo inatteso e unico, per non dimenticare, per non disperare . E da qui faccio mia tale proposta ( mi farebbe piacere leggere i vostri ) . E Come suggerito da Stefano Massini ( foto sotto al centro ) sempre su repubblica mi sono chiesto anch'io cosa ho imparato da questo virus. << Poi mi sono corretto, il verbo è incauto, non si possono desumere catechismi da un calvario ancora in svolgimento, ed è forse proprio questa la madre degli insegnamenti a seguire: non possiamo archiviare di fretta ciò che non ha alcuna intenzione di svanire in fretta, stavolta siamo noi a dover allargare quei tempi solitamente contratti dall'ansia spasmodica della modernità. Ed è una rivoluzione copernicana, ci troviamo in balia di qualcosa che decide per noi, per cui ci agita il sentirci completamente privi di quel diritto di veto con cui l’umana congrega spadroneggia il creato. Ma come ?
Abbiamo disboscato foreste, calpestato ecosistemi, abbiamo fatto estinguere specie animali, scongelato ghiacciai, plastificato oceani, abbiamo arbitrariamente alzato di svariati gradi il clima del pianeta… e adesso tutti in ginocchio a supplicare di clemenza un minuscolo pallino omicida? Sì. Piaccia o non piaccia, è così.
L’unico grande insegnamento che resterà, credo, è la drastica presa di coscienza dei veri equilibri di forza: gente, noi non comandiamo niente di niente, siamo inezie, ospiti su un pianeta che in qualsiasi momento potrebbe smetterla di tollerarci. >> La risposta sembra provenire da
Preethaji on Coronavirus outbreak Get the latest informations from the World Health Organization about Coronavirus
N.B. – Sul sito è stato caricato il video con la traduzione italiana sottostante, ma il video originale che si trova su YouTube (vedi sotto) è sponsorizzato dalla WHO – World Health Organization – Organizzazione Mondiale della Sanità
Aggiornamento del 12 marzo. Un articolo segnalato da Enzo Di Fazio
Tutto il resto è a seguire, oltre che marginale e progressivo. Dirò quindi, semmai, "cosa sto imparando", con riserva di integrare o modificare la lista a consuntivo, dopo i titoli di coda che ancora paiono lontani. Ad ogni modo, nel bel mezzo del guado, un terzetto di cose le ho messe più o meno a fuoco, e provo a elencarvele. >> Comunque , oltre alcune messe in atto ( vedere i link in cima al post ) ed ricadute , sto cercando di farne sempre di meno . Onde evitar e che quando mi presentano o parlano di e alle persone che non mi conoscono , appena sentono il mio nome o gli parlano di me , oppure gli fanno vedere la mia foto sui social , dicano : << ho capito chi è lo conosco di fama è quello che fa polemiche , ecc >> . Ecco quindi il mio percorso
1. Devo rimettere in ordine la mia scala di valori per scoprire quel che veramente è importante.
2. Quando tutto ciò sarà finito, devo attenermi alla suddetta scala di valori ed stabilire cosa è effettivamente lasciato ed rimasto cioè come è andato il processo di battere e levare
3. La cosa che di sicuro più conta è stare vicini alle persone a cui vogliamo bene.
4. Devo ricordarmi che è ora di riconnettermi con la Terra e con l’ecosistema: solo rispettandone l’equilibrio ne saremo rispettati e saremo preservati.
5. Mi sono reso conto che le cose capitano anche contro la volontà degli uomini: non siamo onnipotenti.
6) che certe cose è meglio che siano Let it be ( come la famosa canzone )
7) Ho riscoperto il valore di alcune parole e concetti che troppo in fretta avevamo liquidato: ascoltare l'altro nonostante i miie limiti ( ribellione e sordità ) , che anche il silenzio ci parla
8 ) . Mi sono ripromesso di non accettare più nessuna forma di cinismo: in questo momento così duro è comunque bello volersi bene e sentirsi parte della stessa cosa.Ma davanti a certi atteggiamenti irresponsabili non ci riesco completamente
9) Ho imparato che siamo connessi per davvero e non solo in rete. Infatti A volte le cose più semplici possono diventare straordinarie se sono fatte assieme alle persone giuste."( Nicholas Sparks )
10 . Mi sono reso conto , ancora di più , che i confini non esistono e che siamo tutti sulla stessa barca che : << [...] il terreno su cui ogni giorno camminiamo noi non lo possediamo lo occupiamo\E non è italiano africano\ è un dono che è stato fatto ad ogni essere umano\I confini le barriere le bandiere sono giunti dopo \Aiutando l'odio la guerra e il razzismo a fare il loro gioco [...continua quioppure tra la colonna sonora sotto a fine post ]>>
10 che il lavoro non ti fa pensare alla noia anche se per il momento non ha cambiato questo ( vedere sotto )
ma fino a quando ? , quest'altro.mio modo di pensare
11) Ad essere meno impulsivo
12) che il piacere del viaggio dipenda forse più dall'atteggiamento mentale con cui partiamo che non dalla destinazione scelta. Se solo riuscissimo a vivere il nostro ambiente quotidiano con lo spirito del viaggiatore, dunque, potremmo scoprire che esso non è affatto meno interessante degli alti passi montani e delle giungle popolate di farfalle del Sudamerica di Humboldt. (Alain de Botton) descrivendo \ recensendo Viaggio intorno alla mia camera (Voyage autour de ma chambre) è un romanzo di Xavier de Maistre, scritto tra il 1790 e il 1794.
13 ) a Lavarmi di più le mai non solo prima di mangiare , d'apparecchiare o svuotare la lavastoviglie . Ma quando torno a casa da lavoro , palestra e quando sono andato in bagno o ho fatto ..... quella robina la .... ci siamo capiti 😏😜😛 che con la quarantena aumenta
Elencate anche voi, nei commenti qui sotto, le cose che state imparando. Concludo con la clonna sonora
NELLA MI ORA DI LIBERTA' - DE ANDRE'
The Man Who Sold The World (Live On MTV Unplugged, 1993 / Unedited) - Nirvana
certe persone ( vedere commenti furiosi ed un abbandono di un contatto , pazienza passerà , a questo post s del mio account facebook https://bit.ly/2weWTOW ) non hanno capito che capito che la virtù del mondo è godersi la vita ed anche ( ovviamente senza esagerare altrimenti si finisce per essere utili al sistema che si vuole abbattere ) cazzeggiare come diceva La locuzione latina in medias res (letteralmente "nelle cose di mezzo") significa "nel mezzo della cosa, dell'argomento" (Orazio, Ars poetica, v. 148 ) ovvero nel bicchiere mezzo pieno (e mezzo vuoto , un equilibrio tra serietà ed stupidità senza esagerare . Infatti sia,mo tutti un po scemi e mattacchioni come Ralph Malph ( Don Most ) di
se non volete dare ascolto ai medici o a noi vecchi tromboni ascoltate almeno i vostri beniamini
Faccio questo video perché non ce la faccio più a vedere tutta quella gente che si ammala, tutta quella gente sdraiata – ha esordito lui sui social – . Perché ero sdraiato anche io. Voglio cercare di farvi capire che non c’è cura, non c’è vaccino, c’è solo la prevenzione. Questo virus non ti guarda in faccia, ti prende e se ti prende bene, ti spacca dentro”. Esordisce così l’ex tronista di Uomini e Donne Leonardo Greco in un video pubblicato sui social in cui racconta la terribile esperienza vissuta come malato di coronavirus per sensibilizzare tutti colo che continuano a sottovalutare l’emergenza.
“Non è solo febbre e tosse. Io ho avuto febbre a 39 per 13 giorni, la notte prima che venissi ricoverato ho avuto una crisi respiratoria – racconta Greco che ha 37 anni- . Dovete mettervi in testa che dovete stare a casa, perché se pensate all’aperitivo, alla passeggiata, alla voglia di uscire, sappiate che non ci sarà un futuro per queste cose”. Lui ora è stato dimesso dall’ospedale, è tornato a casa e dovrà continuare a starci fino alla totale ripresa.
Leonardo, quindi, ha continuato a spiegare che molti suoi amici sono ricoverati con il casco respiratorio, ma c’è anche molta gente che ha avuto bisogno del coma farmacologico. “L’unica cosa che ti danno sono sei pastiglie al giorno che sono veleno puro, che ti distruggono e causano nausea, dissenteria, spossatezza – ha aggiunto ancora il giovane – . Per prenderti l’ossigeno nel sangue, ti fanno punture arteriose ai polsi che fanno malissimo. Non lo dico per spaventarvi, io vi sto raccontando la realtà – ha concluso l’ex tronista di Uomini e Donne – . Riflettete, per favore. Riflettete! Io sono tutt’ora chiuso a casa, tutt’ora ho una polmonite. Rimanete a casa per poter uscire un domani”.
Leggendo , in tempi di quarantena capita anche questo , su quello che ( eccome non dargli torto ) i matusa definiscono un giornale da massaie e da parrucchieri , il settimanale Oggi , ho scoperto questo nuovo prodotto made in italy . Una caffettiera , chiamata Kamira, con la quale si può gustare un espresso cremoso come al bar, realizzato sul fornello di casa con una caffettiera dal design unico; senza l’utilizzo di costose ed inquinanti cialde o capsule e senza alcun vincolo sul tipo di marca di caffè. Ma soprattutto come dice la sua pubblicità
funziona su qualunque tipo di fonte di calore: dal gas all’induzione, dalla vetroceramica alla piastra elettrica.
Proprio perché non è una macchina per l’espresso elettrica, Kamira è adatta per il camping e per la nautica, poiché funziona, anche, sul fornello da campeggio o sulla brace
Ecco come funziona
da quel poco che capisco di caffe mi sembra che essa sia un innovazione rispetto ai tre balzi in avanti che ci sono stati fin ora
comunque essa sia sarà salvo boicottaggio delle grosse industrie di cialde destinata a rivoluzionare il mondo del caffè
lo stesso discorso fatto nei post precedenti ( vedi sitografia sopra ) vale anche per questo tipo di donne Quindi Care donne finitila di voler essere come noi uomini e coltivate voi stesse . ma se propria essere uguali a noi cercate di non imitarne gli aspetti peggiori come state facendo negli Usa
repubblica 13\3\2020
A caccia di cervi e fagiani assieme alle amiche. Ecco le Rambo d'AmericaDall'Alaska al Texas sempre più donne imbracciano il fucile. Solo a New York in 53mila, di tutte le età
DI MASSIMO BASILE
NEW YORK
Le donne possono essere imperscrutabili, e quelle che vanno a caccia con fucili semiautomatici? Bosco vicino Yaphank, Long Island, a sudest di Manhattan. Alba di una domenica di febbraio. Jacqueline e Alisson, tuta mimetica e stivaloni neri di gomma, attraversano giardini disseminati di trenini di plastica colorati e Mickey Mouse giganti, per poi addentrarsi nel bosco, lungo un sentiero di arbusti, paludi e alberi di pino. Dopo un’ora di cammino, si appostano dietro un albero e aspettano. Quando compare un cervo, le due donne trattengono il respiro. Una ha il fucile puntato sulla preda. L’altra, l’arco teso. La freccia ha la punta rosa. Tenere gli occhi aperti, le orecchie dritte, sentirsi il battito del cuore, in attesa di quel clic senza pensare al passato.
Non bisogna cercare il lato più oscuro nel nuovo fenomeno che attraversa l’America: negli ultimi quindici anni sempre più donne vanno a caccia, in gruppi di due, tre, cinque. Nel 2001, secondo la National Shooting Sports Foundation, erano 1,8 milioni, nel 2013 sono quasi raddoppiate, 3,3 milioni, e continuano a crescere. Nello Stato di New York nel solo 2018 hanno preso la licenza in 53mila, di tutte le età, donne mature, mamme, studentesse e ragazzine di 14 anni. Definirle “Donne Rambo” è un passaggio ovvio, ma c’è qualcosa di più: mentre negli ultimi dieci anni c’è stato un crollo degli uomini, le donne sono aumentate del 30 per cento.
A Est di Long Island vederle arrivare in mimetica è diventata una scena abbastanza usuale. Le jeep hanno adesivi con scritto “Sono molto più di una che lava e stira” e “Le vere donne introvabili sono quelle in mimetica”. La «cervite», dicono, ti prende quando perdi il lavoro, non dormi, il conto in banca è in rosso e hai una storia finita alle spalle. Puoi avere novantanove problemi, ma quando stai dietro un albero con il fucile puntato, tutto svanisce. «Il mondo — spiega Katty Bruscese, avvocata di New York — ha bisogno più di donne con in mano le corna di un cervo, che davanti allo specchio a farsi un selfie».
Sport o hobby feroce, dipende dai punti di vista. Se gli animali, diceva Groucho Marx, avessero il fucile sarebbe più divertente, ma qui non è un pensiero molto popolare. Le donne cacciano per stare in compagnia, mettere i problemi alle spalle e portarsi a casa da mangiare. «Cibo a inquinamento zero», dicono. Tra Medford e Mastic Beach si intravedono cervi scuoiati appesi in giardino o macellati in garage. Ma è l’idea di caccia a piacere. Fossero vegetariane, probabilmente sparerebbero ai funghi. Nello Stato del Wyoming sono passate in otto anni da 11mila a quasi 15mila e il trend è nazionale. Cacciano tutto, cacciano ovunque. Alligatori in Florida, maiali selvatici in Texas, uccelli acquatici in California, orsi in Alaska, alci in Montana, il tacchino selvatico del Nebraska, il muflone del Nevada, il fagiano del South Dakota.
Tra cacciatrice e preda è una simmetria tragica sempre più popolare. Soprattutto nei weekend. Come nel parco di Shelter Island, est di Brooklyn, raggiungibile in traghetto o, nel caso dei daini, a nuoto. Gli animali si muovono in gruppo, spuntano da una macchia. Un fruscio e scappano tutti, tranne uno. Ha il collo teso, guarda in direzione di Jacqueline e Alisson. Le due donne sospirano tra le foglie. Il vapore bianco del loro respiro. Stringono un occhio per prendere la mira. Il passato non esiste. Devono sentirsi bellissime. Poi fanno clic.
Dopo la riflessione del titolo , scaturita da certe risposte basta vedere i commenti ( che trovate qui ) a questo mio post su fb Giuseppe Scano 12 marzo alle ore 21:42 ·
e #isovranisti rosicano in silenzio
DAILYMUSLIM.IT
Ovviamente la foto è un foto di repertorio visto che le moschee sono chiuse e le preghiere collettive fra cui quella " plenaria del venerdì sono sospese causa coronavirus E' scaturita questa mia riflessione .
Giuseppe Scano21 min · certe persone ( vedere https://bit.ly/2U5fpkH ) come l'account fb con cui ero in contatto Maddy Gabry cosi razziste ed xenofobe ed islam-fobiche che anziché risponderti con dati o fatti che smentiscano la tua fonte e le tue cose ti risponde e risponde a gli altri che gli fanno notare il suo razzismo e imbecillità insultando o con i classici stereotipi da salvini & è meglio perderle che trovarle .
Perchè come ho risposto nella discussione sopracitatea « Le malattie ed le epidemie \ pandemie colpiscono tutti\e ed non stanno a vedere le diverse identità culturali ed etniche . E poi per rosicare intendo commenti alla Maddy Grabry ( vedi sopra ) .» Infatti : 1) la comunità islamica italiana
REPUBBLICA DEL DEL 15\3\2020
oltre ad invitare alla preghiera per noi ha chiuso rispettando la legge dello stato italiano i propri luoghi di culto 2 ) e quella internazionale in ordine sparso ha espresso solidarietà per noi italiani .
Tali persone : « che invece di portarmi fatti o agli articoli che smentiscano tali quello che ho riportato mi risponde ed insulti chi gli risponde con i classici luoghi comuni degli islamfobici e da leghisti &company . Non sapendo o facendo finita di ignorarne ciò che ormai realtà ed vicino a tutti\e ( compresi anche loro ) che ormai l'islam è una realtà \ dato di fatto anche da noi nel bene e male ed dobbiamo impararci a conviverci ed a coesistere come abbiamo fatto fra alti e bassi per secoli che l'ebraismo ed i suoi appartenenti presenti in italia fin dall'impero ( e secondo alcuni anche prima ) di Augusto » ed religioni \ cuti diversi come avvenne fra alti e bassi nel pre cristianesimo
Quindi e qui rispondo a chi mi chiede come faccio a tenermi simili persone se non vi elimino è perchè considero brutto eticamente e poco democratico cacciare le persone anche se certe lo meriterebbero ed preferisco che siano loor ad eliminarmi ed andarsene
passando a fare la spesa , uno di pochi momenti liberi della quarantena , ho visto la libreria chiusa . ed è iniziato la mia elucubrazione sega mentale \ complottista ( perchè bene o male complottisti chi più che meno lo siamo un po' tutti che esprimiamo un dubbio o mettiamo in discussione le teorie ufficiali ma moti superano il labile confine fra prove diverse \ altyernative da quelle ufficiali sconfinando nelle panzane \ fake news ) che si voglia favorire : 1) l'incultura ., 2) la cultura di massa ed omologante a scapito di quella libera e pura . Questo articolo di Simonetta Fiori su repubblica d'oggi mi ha dato la conferma
Virus, la rivolta delle librerie
Il decreto di chiusura scatena la rabbia del settore: “Leggere è essenziale per chi resta in casa. Perché le tabaccherie restano aperte e noi no?”
di SIMONETTA FIORI12 marzo 2020
Una libreria aperta nel centro di Genova, nonostante l'allarme virus, lo scorso 11 marzo
Ma allora il libro non è un bene necessario? La cura dell’anima non vale quanto quella della persona? Va bene che c’è la pandemia, va bene che la salute della collettività viene prima di ogni cosa. Ma perché lasciare aperte le profumerie o le tintorie e per le librerie saracinesche abbassate? I librai questa volta protestano. «Anche perché il nuovo provvedimento è arrivato come una doccia scozzese, dopo le speranze coltivate in questi giorni», dice Maria Laterza, titolare della centenaria libreria di Bari. «Avevamo deciso di restare aperti, come una prova di testimonianza civile. Poche ore al giorno, e il trasposto a casa dei libri scelti al telefono dai lettori. Perché impedire anche questo? Se è possibile farlo per le pietanze, perché non per la lettura?».
Una giornata faticosa, quella di ieri, tra vorticosi scambi di mail tra librai spiazzati dal nuovo provvedimento restrittivo. Anche Paolo Ambrosini, presidente dell’Associazione dei Librai, ritiene arbitraria la scelta del governo. «È chiaro che siamo in una situazione di emergenza, e che questo richiede senso di responsabilità da parte di tutti. Ma è molto singolare che restino aperti i negozi che forniscono il cibo per i cani e non le librerie: penso che si sia trattato di un errore, peraltro comprensibile nella gravità del momento».
Ambrosini ha una libreria a San Bonifacio, in provincia di Verona, e tocca con mano la drammaticità della pandemia. «Noi non chiediamo la riapertura, ma il servizio a domicilio sì. I librai sono stati costretti a rinunciarvi dopo un brevissimo esperimento che si è rivelato fortunato». Poi la provocazione, dettata dalla ferita sanguinante: «Ma se il governo ha deciso che i libri non sono necessari, perché non fermare anche Amazon? Nella preparazione dei pacchi e nella consegna dei libri, i rischi sono gli stessi». Amazon, ossia il nuovo paradiso per i lettori reclusi a casa. E una beffa per i librai indipendenti, spesso costretti a chiudere proprio dal gigante di Jeff Bezos.
Insieme alla grande distribuzione, ossia i supermercati, Amazon e le piattaforme online sono i grandi beneficiari del coronavirus. «Le vendite nelle librerie digitali sono aumentate ben oltre il cinquanta per cento», dice Filippo Guglielmone, responsabile commerciale di tutti i marchi Mondadori, il primo gruppo italiano. Se Guglielmone si tiene basso, Luca Domeniconi parla esplicitamente di raddoppio. «Gli ordini sono aumentati del cento per cento», dice il direttore commerciale di Ibs, la più importante libreria online (di proprietà Feltrinelli e Messaggerie). «È evidente che non riusciamo a essere puntualissimi nella consegna, ma nel giro di qualche giorno riusciamo a raggiungere tutte le case degli italiani».
Per loro come per Amazon, la distribuzione dei libri continua, mentre per le librerie indipendenti viene sospesa fino al 26 marzo, giorno di riapertura. «Non potevano fare diversamente», dice Guglielmone. «Noi portiano i libri dove sappiamo che ci sia la possibilità di venderli». Le novità editoriali saltano per tutti. Le nuove uscite di metà marzo slittano alla fine del mese e alla prima settimana di aprile. Ma per le piattaforme digitali continua il rifornimento dei titoli che invece viene interrotto per le librerie indipendenti.
Eppure le iniziative porta a porta degli indi hanno avuto un grande successo. «Era l’alternativa calda e affettuosa all’algido servizio reso da Amazon», dice Maria Laterza, che è riuscita ad attivare la distribuzione a domicilio solo per una giornata. La libreria per ragazzi Tuttestorie ha ricevuto ordini da una famiglia di Codogno che la scorsa estate ha trascorso le vacanze a Cagliari: «Per intrattenere i bambini a casa», hanno detto alle libraie. Anche Fabrizio Piazza della libreria Modusvivendi racconta il suo viaggio attraverso Palermo con una vecchia valigia coloniale carica di libri destinati ai lettori. «Funziona così. Il cliente chiama e ci descrive i suoi gusti. Spetta a noi selezionare una scelta di libri che possa essere di suo gradimento. Per una spesa minima di sessanta euro portiamo la valigia dei sogni a casa. Ora però è tutto sospeso. Dobbiamo capire se siamo ancora autorizzati a farlo». Prima che arrivi la fine del mondo, aggiunge Piazza.
Solo in un romanzo distopico si può immaginare la distribuzione dei libri con guanti e mascherine bianche. «Ma chi può impedirlo?», interviene Romano Montroni, storico libraio e presidente del Centro per il Libro. «Nel decreto del governo non è scritto che sia vietato farlo. Le librerie possono rimanere chiuse. Però si attiva un telefono parlante che ascolti le richieste dei lettori e suggerisca titoli avvincenti. Poi si confezionano i pacchi e si portano a domicilio, anche in bicicletta. Che male c’è?».
Nel segno della speranza s’era aperto l’anno per le librerie, con la nuova legge sulla promozione del libro che tutela i loro diritti. Poi la tragedia del coronavirus, mitigata dalla illusione che gli arresti domiciliari potessero favorire la lettura. Infine la notte fonda della chiusura, con l’impossibilità del servizio a casa. «Però dalle crisi più nere possono scaturire nuove idee», dice Maria Laterza. «Stanno nascendo anche al Sud nuove solidarietà tra le librerie indipendenti alle quali potremo dare un assetto più organizzato».
Parevano traversie, sono opportunità. Una curiosità. Tra i favoriti degli italiani, oltre La Peste di Camus e Cecità di Saramago, Spillover di David Quammen, dedicato ai cacciatori di virus. Pubblicato tempo fa da Adelphi, viene riproposto con fascetta aggiornata alla nuova peste. Più che evasione, i lettori cercano un’immersione riflessiva nella pandemia. Nella speranza di sconfiggerla, con le armi della comprensione. Il libro bene necessario o superfluo? «Spero che la presidenza del consiglio ascolti il nostro appello», conclude il presidente dei librai Ambrosini.
Questa è la noia: Una donna sola Con lo sguardo appeso A una finestra Un'altra che vaga Incappottata, nera In rigagnoli di luce Chissà dove Ha smarrito il cuore In quale letto Ha perduto il ricordo Rimmel o seta Acquistati all'angolo È un ferroviere Con odor di desco Nella fredda cabina Dei suoi pensieri Nessun rito di passaggio Solo eterne traversine E tu ripeti Che questo è pur bello Per questo vivi E canti e soffri Fra meditate plaghe E vaste città Dietro usci, mozziconi Di vacue attese Là ci sei Là ti trovi Laddove muore La speranza Risuona, fulgente La tua canzone
di cosa stiamo parlando
Delle polemiche dovute alla cattiva interpretazione di un autocritica , ambigua al mio maschio alfa ( morto di figa o maschio allupato , ecc ) in questo mio precedente post :https://bit.ly/3cShauj di cui riporto un altra foto
Ora va bene il post è un po' ambiguo ed come tutti gli scritti ( no solo miei ) poco chiari può dare addito a diverse interpretazioni . Ma qui si esagera .
Ecco una discussione su tale post post avuta sul gruppo facebook naufraghi di splindernei giorni scorsi :
***** . Flavio Burroni [ il moderatore del gruppo ] potresti per cortesia far togliere questo pezzo?
***** Giuseppe Scano, perché è un articolo orribile. Non so di chi sia, ma è un pezzo che avvalora certe tesi sullo stupro. E se l'intenzione fosse stato un pezzo ironico, non è riuscito molto bene.
Giuseppe Scano ****** è mio . Nessuna ironia ho solo descritto i miei dubbi ed incomprensioni dopo una esperienza se leggi l'articolo . E lungi da me d'invitare o incitare allo stupro ed al femminicidio
*****Giuseppe Scano, quella è la scusa che molti uomini usano. Che se una donna si mostra, si merita quel che le accade. State attenti alle parole che hanno un peso. Ci sono processi basati sui vestiti che indossava la vittima. Scandalosi processi.
Giuseppe Scano **** nessuna ironia ma autocritica se leggi bene contro certi miei comportamenti da maschio alfa. Pensi che non riesco a vedere film erotici o hard che trattino o che hanno scene di stupri o violenze femminili . E quando ho visto , incuriosito da u documentario su RAI storia sulle conquiste delle donne in Italia , il film documentario : "Processo per stupro", RAI, 1979 [ https://bit.ly/2Q8r7K2 ] o , il capitolo dell'episodio l della violenza de la storia di Elsa Morante , l'opera teatrale di franca rame in cui raccontata la sua esperienza . mi viene la nausea e piango otre a non ...... ci siamo capiti
***** Quando lei scrive "ma poi non lamentatevi se.." non mi pare un'autocritica .Ho scritto quel che penso del pensiero e delle parole contenute nel post. Chiudo qui.
Giuseppe Scano ****** certo la frase contenuta nel post in questione [ che ho modificato ]
è, ambigua ma va contestualizzata Cmq ok libera di pensarla come crede . Se l'amministratore del gruppo lo ritiene opportuno . Può rimuovere questo post ambiguo
Quindi prima d'invitare i moderatori ma anche gli altri utenti alla censura \ rimozione ed giudicare un post solo negativamente contestualizzatelo
( magari , soprattutto a chi non mi conosce o mi conosce da poco ed solo sui social o per polemiche scritti , atteggiamenti , da mina vagante \ in libertà e senza filtri della mediazione e della razionalità leggetevi ( chi lo avesse letto lo rilegga visto che l'ho modificato e riscritto in maniera meno ambigua ) trovate l'url in cima \ all'inizio di questo post
canzone suggerita I Treni A Vapore - Ivano Fossati
Inizialmente leggendo le ultime news canticchiavo in contemporanea al suo passaggio in radio ( una delle mie compagnie oltre alla rete in tempi quarantena da coronavirus ) questa canzone e proprio da questo sono stato preso dal pessimo sentendo i suoi ultimi versi : << Se avremo ancora un po' da vivere\ La primavera intanto tarda ad arrivare >>. Ma poi ecco chje mi arriva su watzapp questo messaggio poesia che allego sotto che insieme alla bella giornata sospesa tra l'inverno e la primavera ( vedere mie foto allegate di una nostra pianta )
Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più.
Ma la primavera non sapeva nulla.
Ed i fiori iniziavano a sbocciare,e il sole a splendere, e tornavano le rondini.
Diventava buio sempre più tardi e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse.
Era l’11 marzo 2020 e i ragazzi studiavano sui pc da casa.
Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa.
Dopo poco chiusero tutto, anche gli uffici.
L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali e la gente si ammalava.
Era l’11 marzo del 2020 e tutti furono messi in quarantena obbligatoria: i nonni, le famiglie e anche i giovani.
Allora la paura diventò reale, e le giornate sembravano tutte uguali.
Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire.
Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno.
Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri, l’anno in cui il mondo sembrò fermarsi e l’economia andare a picco. Ma la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti.
E poi arrivò il giorno della liberazione.
Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita e che il virus aveva perso...
Che gli italiani tutti insieme avevano vinto.
E allora uscimmo per strada
Con le lacrime agli occhi
Senza mascherine e guanti
Abbracciando il nostro vicino
Come fosse nostro fratello.
E fu allora che arrivò l’estate, perché la primavera non lo sapeva e aveva continuato ad esserci...
Nonostante tutto
Nonostante il virus
Nonostante la paura
Nonostante la morte.
Perché la primavera non lo sapeva
Ed insegnò a tutti
La forza della vita 🌸
il discendete dell'attuale proprietario di questo bar è uno che ha sfidato i tabu
Un Bar storico che si trova in un intero palazzo,si estende su 4 terrazze ed è davvero molto particolare per l'arredamento che definirei" fallico", molto originale e divertente.Un qualcosa di diverso dai canoni classico a cui siamo abituati direttamente indirettamente ( carretti siciliani, pupi siciliani e simili cose ) se si ci entra con lo spirito giusto ci si scherza e ci si diverte tanto, anche le ragazze più pudiche riescono a farcisi belle grasse risate.
Infatti i curatore della pagina FB GOLFO ARANCI NASCOSTA Massimo Velati ha pubblicato questo post
Massimo Velati si trova qui: Faro della Vittoria. 10 marzo alle ore 23:59 · Trieste Faro Monumentale della “Vittoria” a Trieste. "Lanterna grande, recuperata dal dismesso faro di Tavolara in Sardegna (perchè sostituito dal faro permanente ad acetilene disciolto di Punta Timone), messa in perfetto ordine".
Elogiato per le sue ricerche di cui il post sopra e la citazione fra la sitografia del mio post è solo la punta dell'iceberg dedicate al faro di tavolara , ma non solo , anche da questo articolo della nuova sardegna del 13\3\2020
Su una pagina Facebook [ vedere sitografia in cima ] ricostruito il viaggio della luce dell’antico faro dell’isola portata nella città ridiventata italiana
L’avevano smontata, impacchettata e spedita lassù, seicento chilometri a nordest. La lanterna del faro che segnalava ai naviganti l’ingombrante presenza di Tavolara da quasi cento anni illumina e domina dall’alto il golfo e la città di Trieste. La curiosità era rimasta sepolta sotto il peso della storia. A rispolverarla è stato però un appassionato di storia locale. Massimo Velati, di Golfo Aranci, tra fotografie d’epoca e vecchie carte ingiallite ha infatti scoperto che il famoso faro della Vittoria di Trieste, un monumento nazionale che tra l’altro commemora i caduti della prima guerra mondiale, ha uno stretto legame con la Gallura e con l’isola di Tavolara in particolare. LA SCOPERTA. Massimo Velati, che su Facebook cura la pagina “Golfo Aranci nascosta”, appena ha un momento libero si mette sulle tracce di storie vecchie e dimenticate. Stavolta è venuto a sapere, dopo una lunga e appassionante ricerca, che la lanterna del faro della Vittoria è la stessa del vecchio faro di Tavolara, dismesso un secolo fa. «Mi chiedevo dove fosse finita – spiega –. Poi ho scoperto che si trova a Trieste, dove nel 1923 hanno iniziato a costruire il nuovo faro. Sicuramente è stata restaurata e modificata, ma i documenti parlano chiaro: è la lanterna di Tavolara». IL FARO DI TAVOLARA. La struttura è vecchia quasi quanto lo stato italiano. Il faro di primo ordine di Tavolara fu infatti costruito tra il 1864 e il 1866 e attivato nel 1868 nella zona più esterna dell’isola, poco lontano dal cosiddetto arco di Ulisse, nel punto più estremo del golfo di Olbia. La struttura, che si trova in cima a una imponente parete calcarea a strapiombo sul mare, è massiccia ed elegante allo stesso tempo. Un faro dall’architettura ottocentesca, con la facciata colorata da strisce gialle e rosse, rimasto poi attivo fino alla fine della prima guerra mondiale. Nel 1922 fu infatti inaugurato il nuovo faro di Punta Timone e la più anziana struttura venne mandata in pensione, resistendo comunque allo scorrere dei decenni. Oggi è ancora in piedi, ma è impossibile da visitare visto che si trova in zona militare. Solo pochi olbiesi hanno avuto il privilegio di metterci piede, come quelli che, in particolare negli anni Cinquanta, raggiungevano Tavolara in barca perché stanchi dei soliti tuffi nel mare davanti alla città. «Andavamo sull’arco di Ulisse, era imponente e meraviglioso. E salivamo anche sul castello, che in realtà era il vecchio faro» aveva raccontato qualche anno fa alla Nuova zia Anna “Boccia” Spano, la tabaccaia di piazza Regina Margherita. UN PEZZO A TRIESTE. Una volta dismesso il faro di Tavolara, la lanterna venne smontata e spedita in una Trieste appena diventata italiana. Per celebrare l’annessione e commemorare i caduti della grande guerra, lo Stato decise infatti di costruire un imponente faro di 68 metri di altezza e 8mila tonnellate di stazza. La lanterna non venne costruita dal nulla, ma fu utilizzata quella della vecchia struttura di Tavolara. Lo ha scoperto Massimo Velati tra le pagine de “L’Elettrotecnica”, il giornale dell’allora Associazione elettrotecnica italiana, dove si legge: «La lanterna grande è recuperata dal dismesso faro di Tavolara in Sardegna (perché sostituito dal faro permanente ad acetilene disciolto di Punta Timone), messa in perfetto ordine». Sulla lanterna venne poi innalzata la statua della Vittoria Alata, che da nord guarda tutto il mar Adriatico. Inaugurato nel 1927 alla presenza di re Vittorio Emanuele III, e progettato dall’architetto Arduino Berlam, il faro di Trieste è uno dei monumenti simbolo della città. Ancora oggi in funzione, viene aperto al pubblico durante alcuni periodi dell’anno per dare la possibilità a tutti di ammirare Trieste e il suo golfo da una posizione decisamente privilegiata.
Un giovane di Tempio lancia un accorato appello invitando a rimanere a casa al fine di tutelare chi, come lui, è più fragile di fronte alla minaccia del virus e il suo appello si diffonde subito sul social. Era il 9 marzo, quando si invitava tutti a rimanere a casa contro il coronavirus, limitando gli spostamenti non necessari. È in questo momento di assoluta confusione, in cui molte persone rifiutavano di accettare le limitazioni, che irrompe l’appello di un giovane ragazzo di Tempio, per sensibilizzare la comunità a rimanere a casa per tutelare chi, come lui, è più fragile di fronte alla minaccia del coronavirus. Racconta la sua malattia: la leucemia, scoperta il 13 maggio 2019, i cicli di chemioterapia e le difese immunitarie azzerate e i tanti ricoveri. “Son rimasto ricoverato in una stanza di 20 metri quadri – racconta – con un altro coinquilino per più di 50 giorni, non potevo vedere più di due persone alla volta, in orari di visite molto ridotti, altroché quarantena”. “Questi ricoveri di 30 giorni ciascuno sono durati da maggio a novembre, con 10 o 15 giorni di dimissione tra un ricovero e l’altro, ovviamente – continua – anche questi giorni da passare in modo molto riservato evitando luoghi affollati.” Arriva poi il racconto del ricovero a Cagliari per il trapianto di midollo osseo, iniziato il 4 novembre: “Quaranta lunghi giorni dentro una stanza, dove potevo ricevere visite dietro un vetro spesso e parlando attraverso un citofono e una cornetta. Quarantena mi sembra riduttivo, direi isolamento – continua –. Evito i luoghi affollati da 10 mesi, mi lavo le mani ogni volta che tocco qualcosa di sporco, non bacio sulle labbra la mia ragazza da 10 mesi”. Infine, dopo il racconto, l’appello: “Fatelo per quelli come me, salvaguardate i nostri sforzi, se sono sopravvissuto io, un ragazzo di 20 anni, dentro una stanza di 20 metri quadri per 10 mesi, riuscite voi a rimanere rinchiusi per 15 giorni dentro la vostra comoda e confortevole casetta? Non fatelo per voi, fatelo per noi”.