Come monte che pende nel niente
in tormenta tracimo.
Cerchio di rami secchi,
un punto fermo allungato, una virgola,
una pausa di voce
che opacizza gli specchi.
Spoglio e in spigoli d’ombra,
sto chiotto come piccolo
che non ancora si invola,
la nostalgia dei baci di allora.
E’ uno svolo di voci silenziose
per un cielo di cenere.
Gocciolio di lento fiorire
origlio allo sfiocco di nubi.
Con il disgelo vermiglio verrà,
come prima,
un calore di vento
ad infiammare i rovi.
Ci abbisogna un ricorrente letargo
a ridestare il baleno dell’alba.
Dal silenzio riaffioro
per terra immensa e per guadi di mare.
© francesco ballero - gennaio 2009
http://www.francescoballero.it
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