30.4.21

non sempre chi ricorre alle madri surrogate odia la vita il caso di francesco

prima di riportare l'articolo vorrei sgombrare il campo , rispondendo anticipatamente a chi mi dice che sono incoerente perchè sono contro l'utero in affitto , ma poi esaltato tale gesto . Concordo con quanto ha risposto sulla pagina fb da cui ho preso la storia lo stesso autore
Storie degli Altri - Carmelo Abbate ciò che indigna è la celebrazione di un uomo che ha PAGATO una donna per AFFITTARE il suo utero per avere dei figli che, appena nati, hanno subito il più grande dolore che un neonato possa provare: essere staccato per sempre dalla madre.
Questi bambini non hanno una madre! Una madre che avrebbe avuto i difetti di tutte le madri di questo mondo, come le madri di chi ha commentato questo post! Ma nessuno di noi è nato perché una donna aveva bisogno di soldi e ha affitto l'utero. Perché, quindi, celebrare chi ha pagato per avere dei figli?·


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Benedetta Panchetti qui non si celebra nessuno, mai. Si racconta, si pensa, ci si confronta, si cresce
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 Lui è Francesco. Vive a Roma. È un avvocato. Si è lasciato alle spalle un brutto tumore, è pronto a riprendere in mano la sua vita e realizzare il sogno di essere padre. I medici però sono chiari. La chemioterapia gli ha causato problemi di infertilità, è quasi impossibile che abbia dei figli. Francesco è gay e single, mancava solo quello a complicare il quadro. Valuta strade alternative. È il 2017. Si rivolge a una clinica negli Stati Uniti per la fecondazione in vitro, trova una madre surrogata. Dopo alcuni tentativi, la gravidanza va in porto, sarà padre di due gemelli. Passano le settimane, la pancia americana cresce. Francesco è al lavoro, squilla il telefono. I medici hanno una brutta notizia. Sembra che uno dei bambini abbia la sindrome di down, e l’altro dei problemi renali. È ancora in tempo per interrompere tutto.

Francesco è sconvolto, le mani tremano, la voce è decisa. I miei figli nasceranno! È il momento fatidico. Francesco vola negli Stati Uniti. Il parto è perfetto, Alba e Giovanni sono belli, e sani. I medici non sanno spiegarselo, le presunte malformazioni sono sparite. Francesco stringe al petto i suoi bambini e torna a casa. Passano quattro mesi. Riceve un messaggio. La clinica americana si scusa, una delle provette rimaste con dentro il suo embrione è caduta, e si è rotta in mille pezzi. Francesco prende in mano il telefono. Dov’è, l’avete buttata? Non ancora. Ci sono possibilità che l’embrione sia ancora vivo? Quasi nessuna. Francesco chiude gli occhi, immagina il volto di un bambino, sente la sua voce. No, quella non è solo una provetta, è una vita. Non azzardatevi a buttarla! Francesco si aggrappa alla speranza, ma deve fare in fretta. Smuove mari e monti finché trova un’altra madre surrogata. Il test di gravidanza è positivo, ma solo con la prima ecografia si saprà se c’è vita, o no. È il 2018. Francesco è in Italia, si collega con il ginecologo americano, fissa lo schermo del monitor. Vedo, mi sembra…sì, un nasino, una boccuccia, e quello… Tum, tum. Il cuore del piccolo Alberto Edoardo batte, pulsa di vita. Francesco piange di gioia. Ora è un uomo single, avvocato e padre di tre figli, il più piccolo ha 3 anni. Amici e familiari hanno detto a Francesco di ripensarci, stava facendo una follia. Il prete che ha battezzato i suoi gemelli, è stato l’unico a sostenerlo.

intervista ad Alice Merlo che Tra insulti e complimenti, Alice Merlo porta avanti la sensibilizzazione sul tema del'aborto farmacologico, pratica molto osteggiata in Italia.

 La protagonista della storia  d'oggi,  che  poi  è  anche  quella  della  foto  del manifesto   che riporto a  destra   ,  si  si chiama Alice  Merlo  ha  26  anni ,  uno spirito libero  o meglio  una  di quelle  nuove  femministe     da quel  che  si vede    sul  suo  account   di  fb    , una  ragazza  coraggiosa    tanto  da  rompere un tabù .  Infatti   , come  potete   notare  dalle  mie  domande  sotto  riportate  , Tra insulti per   a ver proposto   di vedere  l'aborto non solo     come  dramma   e senso di colpa  , Alice Merlo porta avanti mettendoci la  faccia   la sensibilizzazione sul tema dell'aborto
farmacologico, pratica molto osteggiata in Italia. che è diventata testimonial della pillola abortiva RU486. Una giovane ragazza ventiseienne, nata e vissuta a Genova. A settembre del 2020 Alice ha deciso di interrompere volontariamente una gravidanza indesiderata ricorrendo ad un aborto farmacologico. Fin qui  niente  di eccezionale   visto    che succede    tutti i giorni  o quasi   . Il  fatto  che  io reputo  eccezionale  è che   come raccontano  diversi siti femminili  soprattutto  , in particolare  https://www.donnemagazine.it/alice-merlo-chi-e/ a meno di sei mesi dall’accaduto la giovane ha deciso di fare della sua esperienza personale una testimonianza per tutte le donne , di metterci la  faccia   ,  di non nascondersi  , è  di  accettare   critiche ( alcune comprensibili  \ legittime  , altre  meno) e  d insulti  anche  pesanti e  personali .  Infatti   visto     che  Lei   è diventata testimonial della campagna pro-aborto farmacologico sostenuta dall’UAAR, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. ed  ha sottolineato come in rete gira molta disinformazione sulla RU486, così ha deciso di prendere in mano la situazione e sensibilizzare su questo tipo di aborto .  Sentendo   su   https://rep.repubblica.it/audiovideo/audio-rubrica/rep/rubrica/maree  e   leggendo  la  sua  storia   fra  siti  che trovate  a   fine post    ho deciso d'intervistarla


Iniziamo a sciogliere il ghiaccio con una domanda banale ed forse scontata per chi conosce il problema ma non tanto per chi si approccia a tali temi che differenza c'è l'interruzione volontaria di gravidanza con la terapia farmacologica e l'aborto chirurgico?

L’aborto farmacologico è una procedura medica che prevede l’assunzione di due principi attivi a distanza di 48 ore l’uno dall’altro: il mifepristone (conosciuto col nome di RU-486) che interrompe lo sviluppo dell'embrione e un farmaco della categoria delle prostaglandine, che ne determina l’espulsione. La RU486 può essere presa in ospedale e in consultorio, dopodiché la persona va a casa e 48 ore dopo si reca in ospedale per il day hospital.
L’intervento chirurgico, definito isterosuzione, consiste nel rimuovere embrione ed endometrio dall'utero per mezzo di un'apposita cannula mentre la paziente è in anestesia totale.

Come fai a dire ho abortito e ne sono felice?

Lo dico perché è così. Sono serena, grata e felice. Serena perché era la scelta giusta per me, grata e felice perché ho potuto usufruire di un mio diritto senza scontrarmi con l'obiezione di coscienza, che in Italia è un enorme problema, e potendo scegliere la terapia che ritenevo migliore per me.

Come sei arrivata a questo: «Il nostro vissuto ha un valore e deve di diritto entrare nel dibattito pubblico. Solo così potremo superare lo stigma intorno all'aborto.
Perché è un diritto imprescindibile delle persone quello di autodeterminarsi. E sarebbe bello che, in futuro, chi accadesse all'IVG non dovesse scontrarsi con la riprovazione sociale e/o con l'imposizione del senso di colpa e del dolore.»?

Per troppo tempo le persone non hanno potuto parlare dei propri aborti con sollievo e gratitudine, o se lo facevano la società ricordava immediatamente loro che dovevano sentirsi in colpa, provare vergogna e considerare se stesse delle assassine o delle fallite. Ecco, tutto questo deve cambiare. Sta finalmente cambiando, ma bisogna accelerare, perché le donne devono poter scegliere serenamente cosa fare col proprio corpo senza scontrarsi col bigottismo, con l’obiezione di coscienza e con la riprovazione sociale.
Dire “io ho abortito” è già un fatto rivoluzionario in una società che dopo più di quarant'anni continua a non parlare serenamente di IVG. Dire “io ho abortito e sto benissimo” serve a cambiare mentalità, a sradicare pregiudizi e stereotipi, a combattere l’obiezione di coscienza. Io e milioni di altre persone siamo la prova vivente che l’aborto può essere un sollievo, e di conseguenza pretendiamo che l’accesso all’aborto sia il più facile e sereno possibile.

Secondo te la 194 va modificata e se si dove?

Il movimento transfemminista lo dice molto chiaramente: vogliamo l'obiezione di coscienza fuori dalla sanità pubblica. Le 194 è una legge nata male, perché non è stata lungimirante: era sì doveroso inserire l'obiezione di coscienza per chi già praticava ai tempi, per tutelare il diritto alla libertà di scelta e il diritto del lavoratore. Ma bisognava pensare alle future generazioni, chiarendo subito che l'IVG sarebbe stata parte integrante della formazione in ginecologia. Invece oggi ci troviamo una legge che tutela e fa fare carriera a chi obietta, e lascia sole le persone che vogliono abortire.
Inoltre parte integrante della legge 194 erano i consultori. Dove sono oggi? Dove sono i finanziamenti, la formazione, il personale? Lo Stato ha tagliato tutto quello che poteva tagliare, penalizzando un servizio fondamentale.

Saltando di palo in frasca visto che ti occupi dei diritti di tutti tutte tutt* e dici che: «Il #ddlZan contro l'omobilesbotransfobia, la misoginia e l'abilismo è una legge necessaria e urgente.» ti chiedo che ne pensi delle obiezioni delle femministe anche lgbtq+, quindi non solo pillonisti e company ad alcuni articoli fondanti?


Che se ti definisci femminista ma non difendi i diritti delle persone trans e non binary, allora sei solo una Adinolfi qualunque.
Trovo vergnoso, inaccettabile e meschino che persone che hanno vissuto sulla propria pelle lo stigma e la discriminazione, siano oggi in prima linea per voler togliere diritti alle persone trans e non binary.

Secondo me la discussione del decreto zan è come quello sulla legge sull'aborto ci vuole un compromesso tra cattolici e laici, ma soprattutto tra movimenti femministi quello nuovo e radicale (il tuo) e quello classico (vedi l'url della pagina facebook I-dee  )  tu cosa ne pensi?

Quando si parla di diritti che incidono concretamente sulla vita delle persone, non esiste compromesso. Non esiste equilibrismo, non esiste lotta al ribasso.
Anche perché abbiamo visto cosa succede quando le leggi vengono fatte sul compromesso: la 194 non funziona oggi ed è una conquista continua per una persona accedere all'aborto. Non voglio di certo che la stessa capiti col DDL Zan, vorrebbe dire non aver imparato niente dalla Storia.
Il mio femminismo non è radicale o nuovo, la corrente a cui sento di appartenere è quella del femminismo intersezionale, presente in Italia da più di 25 anni. Non siamo radicali, siamo consapevoli che tutte le battaglie sono collegate tra loro. Se il DDL Zan passerà escludendo dalle tutele le persone trans e non binary sarà una sconfitta per tutte le persone. Perché come posso gioire per una legge che esclude le categorie più oppresse, marginalizzate e discriminate?




stai noi decidere se essere animali da padroni o essere animali randagi

 



  Questa scena è stata presa dalla serie televisiva spagnola MERLI'. Non è mai stata trasmessa in Italia. Da Wkipedia: Merlí è una serie televisiva catalana prodotta da Nova Veranda e trasmessa dall'emittente catalana TV3 dal 14 settembre 2015 al 15 gennaio del 2018. La serie parla di un professore di filosofia che incoraggia i suoi studenti a pensare liberamente attraverso metodi poco ortodossi, che divideranno le opinioni della classe, degli insegnanti e delle famiglie. Ogni episodio include gli approcci di un grande pensatore o scuola, come i Peripatetici, Nietzsche o Schopenhauer, che collega i loro insegnamenti con eventi e personaggi immaginari. Stagione 1 (2015) 13 episodi Stagione 2 (2016) 13 episodi Stagione 3 (2017–2018) 14 episodi Al min: 0:34​ è scritto erroneamente il nome Auguste Compte. In realtà si chiamava Auguste Comte. 

Se volte  saper e di  piu' vi potete servire dei link qui sotto 

Alessando Baricco dal titolo "Seta"

Buongiorno compagni di strada oggi foglio farvi conoscere un romanzo, molto breve in realtà,  di Alessando Baricco dal titolo "Seta" da cui qualche anno fa venne tratto anche un film
 
 
Nessuna descrizione della foto disponibile.



Sensuale e prezioso come la seta, il romanzo narra delle gesta di Herve' Joncour, mercante di uova di bachi da seta che a causa di una pandemia che ha colpito l'Europa si reca in Giappone per importare le uova come contrabbandiere. Li incontrerà una giovane ragazza dai lineamenti occidentali di cui si innamorera' perdutamente. Un amore platonico, una danza triste di sguardi, di occhi che si cercano l' un l' altro per mille e mille altre volte ancora.
Per anni Herve' affronterà il pericolosissimo viaggio verso il Giappone con il solo motivo di vederla, seppur da lontano, senza nemmeno poter mai parlarle.
La guerra civile che si scatenerà in Giappone farà chiudere le frontiere verso l' esterno ed Herve' dovrà rinunciare a compiere ulteriori viaggi per rivenderla.
Un giorno, arriverà ad Herve' una lettera scritta con ideogrammi giapponesi che farà rifiorire la speranza nel cuore di Herve'. Egli conoscerà così madame Blanche, tenutaria di una casa di appuntamenti di origine giapponese a cui chiederà di tradurre la lettera. Una lettera sensuale ed erotica che finirà con la decisione da parte della ragazza di non incontrarsi né scriversi mai più.
Alla fine del racconto Herve' scoprirà che quella lettera é stata scritta da sua moglie Helen, desiderosa di essere la donna da colui tanto amata. Herve' si renderà conto che il vero amore è quello di sua moglie Helen, un amore vero, e non indefinito ed impalpabile come la seta che ti sfugge tra le mani,ma oramai é troppo tardi, Helen é già morta.
Nelle giornate di vento Herve' si recherà sempre al parco per vedere nel lago lo spettacolo della sua vita, lieve come la seta, la quale non è che un ricordo lontano.

 

29.4.21

cosa è il tempo ? una risposta sembra venire dalla poesia omonima di daniela bionda

A volte capita di bruciare gli stessi utenti e di emttere io anzichè loro ( se vogliono ovviamente ) i loro contenuti . Ed è i caso dell'amica utente Daniela di cui avete ed avrete modo di leggere sui scritti o qui su blog oppure se avete facebok sul suo account https://www.facebook.com/daniela.bionda.77

28.4.21

proviamo a rincominciare a vivere nonostante il covid

Altro che lezioni dal letto di casa, altro che Zoom, altro che webcam. Da oggi gli studenti, almeno in zona gialla, sono ritornati in classe, tra i banchi di scuola. Dopo un periodo fatto di isolamento causa Covid, rinchiusi dentro le mura di casa, davanti a un pc tutto il giorno, oggi hanno ripreso a “vivere”. «Abbiamo perso gli anni più belli della nostra vita, è come se ce li avessero tolti», ci dicono gli studenti, all’uscita di scuola, al liceo Alessandro Manzoni di Milano. 
Un anno in dad 
che i giovani definiscono «pesante»: «Stare tutto il giorno davanti a un pc non è stato affatto semplice, perdi la concentrazione e il rapporto coi compagni e coi prof si fa sempre più freddo. Adesso, invece, è tutta un’altra storia».
 
Da una parte – proseguono – «siamo stati abbandonati, dall’altra hanno fatto tutto il possibile anche se avrebbero potuto dare più priorità alla scuola, aprendo anche in zona rossa, nei momenti più critici, con tutte le limitazioni del caso».








È il giorno delle riaperture: il 26 aprile, gli studenti dell’Università Statale di Milano sono tornati a brulicare in via Festa del Perdono. Non solo per seguire le lezioni in presenza, già riprese, in parte, con il passaggio della Lombardia in zona arancione. Sono i bar, i ristoranti che circondano la Ca’ Granda dei milanesi a fornire agli studenti – seduti ai tavolini dei dehors – l’occasione per rincontrarsi dopo mesi di isolamento in casa. Alessandra, Arianna, Ginevra, Giada e Martina sono studentesse di primo e secondo anno del corso in Scienze dei beni culturali. La maggior parte delle loro lezioni si svolge in via Noto, periferia Sud di Milano, ma hanno scelto di inaugurare le riaperture del 26 aprile incontrandosi davanti alla sede centrale della Statale per studiare insieme, mantenendo le distanze e con le mascherine ffp2 sempre sul volto.




«Per noi matricole l’università, di fatto, non è mai iniziata» – racconta Martina -. Con le lezioni a distanza, eravamo soltanto delle sigle su un monitor. Adesso, invece, possiamo vederci finalmente di persona: solo così è possibile avere un vero confronto». Beatrice e Yassine, al quarto anno di Giurisprudenza, sono rappresentanti dell’associazione Obiettivo studenti. Durante le varie chiusure, hanno intensificato le attività di raccordo tra le problematiche dei colleghi e il rettorato. «Nonostante tutto, è stato bello ritrovarsi tutti insieme ad affrontare le difficoltà come una comunità. È vero che eravamo da soli fisicamente, ma moralmente ci siamo riscoperti più uniti», spiega Yassine. «Ci sono stati degli escamotage per alleggerire lo studio a distanza, ad esempio alcuni esami li ho preparati in gruppo su Zoom – racconta Beatrice -. Resto convinta, però, che una parte fondamentale del percorso universitario sia la possibilità di incontrare altre persone».





Coronavirus, il governo si è scordato dei matrimoni. La storia di Salvatore e Renata: «Troppa incertezza, il giorno più bello è diventato un incubo»
23 APRILE 2021 - 08:44


Nel decreto Covid i matrimoni non vengono neanche menzionati. Un problema non solo per gli aspiranti sposi, ma anche per 80mila aziende che lavorano nel settore
«Rischiamo di perdere migliaia di euro, non sappiamo come, quando e se riusciremo a sposarci. La prima data era stata fissata l’11 luglio 2020, poi il 13 luglio 2021. Adesso, dopo l’approvazione del decreto Covid che non cita affatto i matrimoni, ci sentiamo di nuovo abbandonati. Ci sembra di rivivere lo stesso film dello scorso anno. Chi ci tutela? Ci manca avere una certezza, non sappiamo nemmeno se possiamo organizzare il ricevimento, quante persone possiamo invitare. Il giorno più bello della nostra vita, che programmiamo dal 2019, è diventato un incubo, un’agonia. Così ci portano a pensare che quelli sbagliati siamo noi. Tutto distrutto, siamo distrutti». A parlare a Open sono Salvatore Leotta e Renata Torre, due siciliani di 33 e 29 anni. Dieci anni passati insieme, il sogno di costruire una famiglia e adesso la delusione di non potersi più sposare a causa delle misure di contenimento della pandemia del Coronavirus.

OPEN | In foto Salvatore e Renata

L’ultimo decreto Covid, infatti, non parla affatto di matrimoni, non vengono neanche menzionati. In zona gialla potranno organizzarsi banchetti? Se è sì, con quante persone? E cosa succederà, invece, in fascia arancione o rossa? Rimarrà tutto fermo? E soprattutto come organizzare una cena post-matrimonio con un coprifuoco fissato alle 22? «La verità è che noi siamo stati gli esclusi, il sogno di una vita è stato banalmente trasformato nel momento in cui due persone si limitano semplicemente a mettere una firma. Ma così non è», ha aggiunto Salvatore che, nonostante tutto, va dritto come un treno. «Dopo l’ennesima crisi di pianto della mia ragazza, abbiamo deciso di andare avanti, di continuare per la nostra strada. Non ci fermeremo. Il nostro matrimonio si terrà il 13 luglio alle 16.30 anche con il coprifuoco. Certo, la Chiesa si trova ad Acireale, il ristorante a Belpasso. Due comuni differenti. Sarà un problema?».

OPEN | Il sogno del matrimonio interrotto dal Covid

Salvatore e Renata, per la prima data del matrimonio, hanno speso 1.500 euro di acconto solo per il locale, «mai restituiti»; adesso ne hanno pagati altri 1.000, per una nuova location oltre ai 2.400 di acconto per il viaggio di nozze, «si spera in America». Parliamo di un totale di acconti pari a 5.620 euro (considerando anche fotografi, video operatori e fiori). Il costo stimato è di 32mila euro, non proprio un gioco da ragazzi. Soprattutto per due giovani che solo adesso hanno, in parte, trovato una stabilità economica: lui, laurea in tasca e un passato da precario, fa lo store manager in un negozio di telefonia; lei, invece, era un’addetta alla vendita. Da marzo è disoccupata poiché il negozio in cui lavorava ha chiuso causa Covid.
Il problema di Salvatore e Renata, dunque, non sono solo i soldi buttati in tutti questi mesi ma anche l’incertezza di un matrimonio che non si sa quando e dove fare, con quanti invitati e a quali condizioni. C’è, però, anche il timore che il coprifuoco – che a luglio potrebbe anche non esserci – potrebbe rovinare tutti i loro piani. C’è la paura che i dati, causa riaperture, possano tornare a crescere, facendo ripiombare il nostro Paese nell’incubo. E loro, come tanti altri giovani in tutta Italia, resterebbero con il cerino in mano, con un sogno – quello di sposarsi – chiuso nel cassetto.
Il dramma di chi deve organizzare i matrimoni
OPEN | In foto Barbara Mirabella

Ma il problema non è solo di chi deve sposarsi ma anche di chi i matrimoni deve organizzarli, di chi si occupa di gestione di grandi eventi. Come Barbara Mirabella, referente di Italian Wedding Industry, organizzatrice di grandi eventi (da 20 anni si occupa di fiere della sposa) e assessora comunale, secondo cui il settore è davvero in ginocchio: «C’è grande disagio, senso di smarrimento e frustrazione. Manca la programmazione, i clienti non lasciano più gli acconti, non girano più soldi, il calo è almeno del 90 per cento. Aspettiamo una data e poche regole ma chiare, siamo fermi da ottobre 2020. Perché si può tornare – mi chiedo – a fare eventi culturali, con distanziamento e con tutti i protocolli di sicurezza del caso, e invece questo non può avvenire coi matrimoni? La follia è che, ad esempio, ville immense debbano rispettare capienze con numeri dati a caso senza valutare le loro effettive dimensioni».
«A rischio 80mila aziende, pochi i ristori»
Il decreto Covid «non parla di noi», aggiunge. E i ristori? Del tutto inadeguati: «Chi ha perso 350 mila euro ne ha ricevuti 10 mila, assurdo. Nel frattempo, però, bisogna pagare affitto e utenze. Alcuni settori, inoltre, come quelli degli abiti da sposa o da cerimonia, per questioni di codici Ateco, sono stati obbligati a stare aperti in quanto negozi con commercio al dettaglio e, dunque, non hanno ricevuto nemmeno un euro di ristoro. Peccato che non avessero a chi vendere i loro prodotti coi matrimoni fermi da mesi. Insomma, briciole su briciole». Senza considerare, poi, che tutte le date dello scorso anno «non sono state riprotette nell’unico mese e mezzo in cui si è potuto lavorare. I clienti, adesso, hanno paura che avvenga quello che è accaduto a ottobre quando di venerdì il governo ha detto “da domani stop ai matrimoni” lasciando i catering con le celle frigorifere piene». Insomma, ci confida, «ci siamo trasformati in un ufficio psicologico per futuri sposi».
A rischio, adesso, ci sono 80 mila aziende: «Siamo sconfortati. Nessuno parla dei matrimoni nel decreto Covid. E, per di più, se come accaduto in passato, ci dicono che il massimo degli invitati è 30, significa far morire il nostro settore. Lasciare il coprifuoco alle 22, invece, si scontrerebbe con la dinamica, tutta italiana, di vivere la cerimonia al tramonto. Così, in altre parole, ci stanno dicendo “fatevi un brindisi e andate a casa”. Ma non si può». E a capire che qualcosa non sta andando per il verso giusto sono proprio le Regioni che, in una lettera inviata al premier Mario Draghi, hanno chiesto di programmare le riaperture anche per il settore dei matrimoni. Dunque, quando e a che condizioni sarà possibile tornare a sposarsi? Già dal 26 aprile nel rispetto dei protocolli? E, nel caso, si potrà fare solo in zona gialla o anche in rossa o arancione? Tutti, al momento, brancolano nel buio. Così per lunedì 26 aprile hanno organizzato un flashmob a Montecitorio di modelle e modelli in abito da cerimonia. «Non possiamo più attendere, non potete più ignorarci», ha detto Enzo Miccio, star dei wedding planner.
speriamo che vada bene

27.4.21

La natura ammantata di rosso poesia di Daniela Bionda

 Salve compagni di strada voglio parlarvi della Natura 

sono sempre stata affascinata dalla natura, una natura selvaggia, tra terra e cielo, pioggia e mare, tempeste, fiumi,  montagne e torrenti. Una natura fatta di fiori di campo e grida di uccelli, per questo ho scritto questa poesia che spero vi piaccia

buona lettura

La natura ammantata di rosso poesia di Daniela Bionda
 
Io sono la natura ammantata di rosso, che nutre la terra, fa crescere le messi, la frutta odorosa, l' erba ,
che nutre gli armenti. Io sono vento, che piega gli alberi, tempesta, pioggia battente che fa esondare fiumi e torrenti, che annaffia la terra, distrugge i raccolti. In una tavolozza di un pittore, sarei fatta di colori accesi, il rosso, il giallo, l'arancio, ma anche il marrone della terra, l'azzurro del cielo e del mare. Il grigio di un giorno di pioggia, il bianco candido della neve.
Io sono la ragazza vestita di rosso, seduta su un prato, che incrocia fili d' erba per farne corone, che osserva farfalle dalle ali lucenti. Odo un ronzio di api operose attorno ad un favo, cariche di polline, promessa di miele.
 
 Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e attività all'aperto

Grillo, inchiesta privata sulla vita della ragazza che accusa il figlio

 È  evidentemente    che   il  video   non gli è bastato   ed  i Giudici sono  vicini  a portarlo a processo  . Lo so che  non dovrei parlarne ma  non riesco a stare  in silenzio  davanti a  questa  shitstorm  o informazione a senso unico  . Ora    non voglio assolutamente occuparmi di fatti privati di cui deve occuparsi soltanto il tribunale. Mi viene  da  fare   però alcune riflessioni a latere. 1. L'affidabilità di un capo politico improvvisato, arrogante, con princìpi morali degni questi sì della galera e della rieducazione. 2. La maturità civile di un popolo di elettori che restano abbindolati , perchè delusi  da  una classe politica imbelle,   da una propaganda becera, falsa e degna di una civiltà trogloditica.


 3. La stampa e la tv che si cibano golosamente di queste schifezze. 4. Il cambiamento generazionale della morale corrente per cui una cosa sicuramente bella, piacevole e libera come  il sesso  o  l'eros  ( dipende  dai punti di vista  )  viene vissuta come esperienza da fotografare per farne spettacolo a luci rosse da godersi in privato   quando   va  bene  , o  condividerlo   con una platea  di  ... morti di figa  a scapito di una malcapitata ragazza caduta nella tana di quattro ragazzi sciagurati (metaforicamente   parlando  ) . 




5. Il tutto su uno sfondo politico duplicemente disgustoso: i politici \ politicanti   moralisti che si nascondono, fuggono e tacciono; la morale usata solo per convenienza: provate a pensare se protagonista della vicenda fosse stato un politico espulso dal gruppo dei politicanti autorevoli . Ora C'é da augurarsi che tutta questa potenza di fuoco posta in essere da chi ha il potere e i mezzi per farlo non vadano ( anche  se    si sta  già andando in tale direzione   )  a detrimento della verità e della ragazza che presumibilmente è l'unica vittima di un branco di giovani maschi che quella notte volevano "divertirsi" a sue spese. Giovani maschi che hanno ricevuto una pessima educazione da parte delle famiglie di appartenenza in cui i valori del rispetto e della gentilezza non sono stati minimamente illustrati. Stiamo nel medesimo solco di tanti episodi avvenuti nel Paese dove le agiate famiglie borghesi godono di ogni diritto e privilegio a detrimento delle persone comuni che, evidentemente, possono solo subire. Ci vorrebbe veramente una rivoluzione copernicana per sradicare certe convinzioni assunte anche da coloro che si dichiarano politici rivoluzionari (a parole e per calcolo politico). 
Quindi caro  Grillo   queste  cose si fanno   a processo in corso  e   non prima  . Evidentemente  il  casi  sono due  : o vuoi gettare  fumo negli  occhi  all'opinione pubblica  per  far  passare   , forse  ormai inevitabile ,  il rinvio a giudizio  di tuo figlio    in secondo  piano  o  vuoi  dare dei segnal  ( fare pressioni )giudici  che si  occupano  del caso  . 

Il "Robinson Crusoe" italiano Mauro Morandi ha annunciato che dopo 32 anni lascerà l'isola di Budelli, dell’arcipelago sardo de La Maddalena ed altre storie

 Il "Robinson Crusoe" italiano Mauro Morandi ha annunciato che dopo 32 anni lascerà l'isola di Budelli, dell’arcipelago sardo de La Maddalena, di cui era l’unico abitante dal 1989. Il guardiano dell'isola famosa per la sua spiaggia rosa ha deciso di lasciare dopo l'ennesimo avviso di sfratto delle autorità del Parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena.

A cura di Francesco Cofano Foto e video di Mauro Morandi e Ulf L ü deke


 



La famiglia negata, l'odissea delle coppie arcobaleno per accedere alla fecondazione eterologa

 La famiglia negata, l'odissea delle coppie arcobaleno per accedere alla fecondazione eterologa Il caso della giocatrice delle Juventus femminile Lina Hurtig, che ha annunciato di aspettare dalla moglie Lisa un bambino concepito con fecondazione eterologa in Svezia, fa riflettere sulla situazione in Italia: dove invece le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono vietate per le coppie omosessuali. La fecondazione eterologa (ovvero con donatore uomo o donna, a differenza dell'omologa che avviene con i gameti della coppia), era stata vietata dalla legge 40 del 2004, decisione poi ribaltata dalla Corte Costituzionale che l'ha ammessa dal 2014, ma solo per le coppie eterosessuali. E avviene ancora per larga parte nel privato, perché poche Regioni da allora si sono adeguate e la offrono nelle strutture pubbliche. Le coppie arcobaleno, dunque? Sono ancora costrette ad andare all'estero, con costi che tra terapie e viaggi arrivano a decine di migliaia di euro. E con diritti negati ai figli che alla nascita vedono riconosciuto solo il genitore biologico.



 A raccontare la loro storia sono Francesca Vecchioni, attivista e Presidente di Diversity, figlia del cantautore Roberto e madre di due gemelle avute con l'ex compagna Alessandra, e Chiara Foglietta, consigliera del comune di Torino, prima in Italia ad aver forzato la legge ottenendo nel 2018 che l'anagrafe riconoscesse anche la madre ‘sociale’, non biologica, del figlio. Insieme a loro il dottor Maggiorino Barbero, direttore del dipartimento materno infantile asl Asti, centro pma ospedale di Asti. Non esistono dati completi circa il numero di coppie omogenitoriali che hanno sfruttato la fecondazione eterologa. Gli unici riferimenti a disposizione sono quelli che emergono dall'Associazione Famiglie Arcobaleno, che peraltro ha lanciato una petizione su ALL OUT chiedendo alle camere di legiferare al più presto per il riconoscimento dei figli delle famiglie omogenitoriali. Secondo quanto emerge tra gli iscritti dell'Associazione - circa 2000 famiglie - il 70 per cento è composto da coppie di due donne, che verosimilmente hanno fatto ricorso all'eterologa all'estero. Solo il 30 per cento dei bambini di queste famiglie ha avuto riconoscimenti. di Giulia Destefanis e Antonio Nasso (Il video di Lina Hurtig è tratto dal canale Youtube della Juventus)

26.4.21

LA ROMA DEI CESARI

 

La scorsa settimana, come ogni anno, sono riprese su Rai 1  le puntate di “ Ulisse il Piacere della Scoperta” di Alberto Angela, la prima puntata e stata dedicata a Roma ed agli imperatori che si sono succeduti e di quanto sia stato importante  il loro operato  per la città di Roma e l’Impero.Tra i tanti imperatori ho scelto di parlare dell’imperatore Adriano.

           Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

 

Publio Elio Traiano Adriano, noto semplicemente come Adriano (in latino: Publius Aelius Traianus Hadrianus; Italica, 24 gennaio 76Baia, 10 luglio 138), è stato un imperatore romano, della dinastia degli imperatori adottivi, che regnò dal 117 alla sua morte.
Successore di Traiano, fu uno dei "buoni imperatori" secondo lo storico Edward Gibbon. Colto e appassionato ammiratore della cultura greca, viaggiò per tutto l'impero e valorizzò le province. Fu attento a migliorare le condizioni dei militari. In Britannia costruì un vallo fortificato, il Vallo di Adriano. Inaugurò una nuova strategia militare per l'impero: all'espansione e alla conquista sostituì il consolidamento dei confini e della loro difesa. Mantenne le conquiste di Traiano, a parte la Mesopotamia che assegnò a un sovrano vassallo. Il suo governo fu caratterizzato da tolleranza, efficienza e splendore delle arti e della filosofia. Grazie alle ricchezze provenienti dalle conquiste, Adriano ordinò l'edificazione di molti edifici pubblici in Italia e nelle province, come terme, teatri, anfiteatri, strade e porti. Nella villa che fece costruire a Tivoli riprodusse i monumenti greci che amava di più e trasformò la sua dimora in museo. L'imperatore lasciò un segno indelebile anche a Roma, con l'edificazione del Mausoleo, la Mole Adriana, e con la ricostruzione del Pantheon, distrutto da un incendio.
Sulla sua vita la scrittrice Maurguerite Yourcenar scrisse un libro intitolato le “Memorie di Adriano

 

Recensione di Daniela Bionda

Si tratta di un libro in forma epistolare, dove un Adriano malato e stanco, sapendo di non poter guarire, scrive una lettera di "memorie" a suo nipote Marco Aurelio. Una lettera, a tratti nostalgica, in cui l'imperatore ripensa alla sua vita "politica", ricordando il percorso che lo ha portato al potere, alle sue conquiste, alle imprese come la costruzione del Vallo che porta il suo nome. "Privata", caratterizzata dalla sua passione per la caccia, le lunghe cavalcate, il nuoto. Un Adriano che si diletta di astrologia, poesia e filosofia, della conoscenza della cultura e lingua greca. Un inno alla vita ed all'amore, come quello che nutre per il suo amato Antinoo. Un racconto dove la scrittrice, sapientemente, crea una sorta di legame intimo tra il lettore e l'imperatore.

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "MARGUERITE YOURCENAR Memorie di Adriano BIBLIOTECA BIBLIOTECADU DI"

 

25.4.21

Sicilia. La radio le proibisce di parlare di 25 aprile. Speaker oriana civile lascia il programma

 da   https://www.tp24.it/ del  25\4\2021 Sta spopolando in queste ore il video di Oriana Civile, speaker e conduttrice radiofonica siciliana, che ha abbandonato il suo programma perchè non le hanno concesso di parlare del 25 Aprile. "Se non posso parlarne allora sono nel posto sbagliato". La sua trasmissione, che va

in onda due ore al giorno dal lunedì al venerdì su una radio locale di Capo d’Orlando, Radio Italia Anni ’60.                                                       
 In un video pubblicato su Facebook annuncia che quella di ieri era la sua ultima puntata  “Spazio Civile”, questo il nome del programma, in cui ha denunciato la censura sulla festa della Liberazione. “Era un argomento che avrebbe troppo politicizzato la trasmissione. Mi hanno detto che potevo farne un accenno ma non più di 15 minuti perché troppo politicizzato”. Una limitazione inaccettabile, e ingiusta, che ha portato la giovane speaker a chiudere il microfono. 


 dal il IFQ  stessa data 

 Se non posso parlare di 25 aprile allora sono nel posto sbagliato e sono soprattutto la persona sbagliata per questo posto”. Oriana Civile, speaker e conduttrice radiofonica,è sicura, la sua trasmissione, che va in onda due ore al giorno dal lunedì al venerdì su una radio locale di Capo d’Orlando, Radio Italia Anni ’60, non andrà avanti perché non ha potuto parlare del 25 aprile.



 “Due ore in cui parlo un po’ di tutto. Ogni giorno scelgo un argomento e lo sviluppo. Parlo soprattutto di musica tradizionale siciliana, di cui sono esperta. Ma ho parlato di legge Zan, oppure di Francesco Lo Sardo, mio concittadino primo comunista alla Camera”, spiega lei al Fattoquotidiano.it, dopo avere pubblicato su Facebook un video della sua ultima puntata di “Spazio Civile”, questo il nome del programma, in cui annuncia la fine della trasmissione e denuncia la censura sulla festa della Liberazione. “Era un argomento che avrebbe troppo politicizzato la trasmissione. Mi hanno detto che potevo farne un accenno ma non più di 15 minuti perché troppo politicizzato”, racconta. Ma Civile non ha accettato: “È inaccettabile che non possa parlare della Liberazione. E la mia non è una battaglia contro la Radio ma contro il sistema di informazione tutto, che con leggerezza liquida il 25 aprile come argomento di sinistra”. Per questo ha detto basta: “Sì, lascio la radio. Non posso accettare di non parlare di 25 aprile. Proprio impossibile”.

la 28enne Francesca Zambonini che dopo aver frequentato il Liceo Linguistico cambia vita: incontra l’amore e diventa una contadina.

 










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da repubblica online


Lamore per la vita e per la terra. Partendo da queste due passioni è nata La campagna di Francesca, canale YouTube che se a giugno 2020 contava 1000 iscritti, a marzo 2021 è arrivato a quota 38.800. Un salto esponenziale per la 28enne Francesca Zambonini che dopo aver frequentato il Liceo Linguistico cambia vita: incontra lamore e diventa una contadina.

I video disponibili sono semplici, diretti, spontanei. Magari è proprio per la sua naturalezza e il delizioso accento toscano che il numero di follower della "contadina sul web" è cresciuto in maniera così rilevante. Mentre lavora nei campi – circa un ettaro di terreno – è il marito a riprenderla, poi in serata se c’è il tempo Francesca li monta. Non c’è una regia esterna, né post produzione, è tutto home made: "Si fa tutto noi, ecco!". La curiosità dallesterno aumenta e i video piacciono al punto che Francesca inizia a dare suggerimenti sulla creazione di un piccolo orto: "Mi sono detta che potevo fare dei veri e propri tutorial per spiegare, a mio modo, come avere in casa un giardino anche piccolo o giusto qualche vasetto in terrazzo. Ed è nato il canale La campagna di Francesca". La tenuta di Francesca e Francesco si trova verso Torre del Lago Puccini, a Viareggio, una zona di mare frequentata più da turisti che da coltivatori, tanto che anche per Francesca è stata una felice scoperta. "Io la vita da contadina non la conoscevo per niente. Mi sono innamorata di mio marito Francesco e poi della terra. Da queste parti di ortaggi non ce ne sono molti, non è unarea tipica per coltivarli eppure vengono così bene! Prima ero lopposto e mi faceva anche un po’ impressione mettere le mani nella terra, invece adesso è il mio mondo. Ci sto proprio bene e sono contentissima di vivere qui". Il tempo di diplomarsi e Francesca inizia a lavorare con il marito. "I suoi nonni avevano unazienda di famiglia, con unimpostazione un po' più 'vecchiotta'. Siccome io sono più giovane di lui (hanno 20 anni di differenza, ndr.), mi garbava ammodernare la gestione, stare un po' più al passo con i tempi". Trasformare non significa però stravolgere, ma raccontare. "Mi piace tanto girare video e allora mi sono detta: 'Ma perché non facciamo conoscere alla gente come coltivo?'. E ho iniziato a pubblicare riprese spontanee a livello locale su Facebook, dove mi seguivano in 2 mila. Era giusto per farmi conoscere e ampliare la vendita diretta. Pian pianino la gente si è incuriosita e ha cominciato a farmi domande specifiche, per esempio su come nascono gli ortaggi. Sono felicissima di questo interesse per le coltivazioni, mi dà soddisfazione far vedere quello che faccio".

Con un papà in pensione dopo aver lavorato in cartiera e una mamma impiegata in ospedale, come ha fatto Francesca a diventare una contadina? "Quando era vivo, era il nonno di Francesco a darmi consigli. In effetti è un lavoro che impari con lesperienza, con la pratica. Noi stiamo 24 ore su 24 nei campi, anche il sabato e la domenica. Apri la porta di casa e hai davanti il terreno: o prendi laereo e vai dallaltra parte del mondo, oppure ogni giorno hai questo da fare. Impari per forza".

Dentro La campagna di Francesca”, il video più apprezzato è quello in cui spiega come potare le zucchine, a quota 1,1 mln visualizzazioni ("ho fatto il boom"), ma piace anche la sfemminellatura del pomodoro” (284.505 visualizzazioni), o la costruzione del mega pollaio” con 52.385 visualizzazioni. Con maglietta gialla o felpa, mollette tra i capelli, sorriso accogliente e guanti dordinanza Francesca in video dà del tu a chi lascolta e descrive quello che sta per fare. Del successo che sta ottenendo, lei stessa non se ne capacita: "Ascolta, non so proprio da cosa dipenda, io li faccio con naturalezza, mostrando come lavoro nella piccola azienda. Coltiviamo nel rispetto della natura utilizzando metodi biologici, anche grazie all'aiuto di insetti utili. Non mi pongo assolutamente come maestra di quello che faccio, nei miei video mostro il mio lavoro quotidiano in mezzo alla natura. Di certo sono contenta. La gente mi dice che riesco a comunicare bene, penso sia per la mia genuinità: non è per essere presuntuosa ma non mi trucco, non sono in posa e non sono impostata. Sono proprio me stessa". Francesca e Francesco vivono a km zero ("zerissimo!") visto che il prodotto del lavoro nei campi diventa in parte il loro pasto e in parte viene destinato alla vendita diretta, che a volte risulta più faticosa del previsto: "La gente è impegnativa. Vendiamo solo la roba che raccogliamo la mattina; se manca qualcosa la recuperiamo sul momento, tanto che alla fine diventa un andirivieni stressante"  Una scelta al naturale che lha condotta a seguire i ritmi della Terra. La vita viene scandita dal sorgere del sole: dinverno marito e moglie sono nei campi verso le sette del mattino e dormono un po’ di più; destate si alzano alle quattro e vanno a letto dopo che cala il buio. "Destate le giornate non finiscono mai, però sono felicissima, ci piace da morire. La fatica si sente nel fisico ma daltra parte siamo contenti e abbiamo sempre nuovi progetti. Ora stiamo programmando di mettere le api, che si aggiungono al pollaio e ad altre bestie più grandi. Lobiettivo finale è di auto sostenerci. Speriamo di realizzarlo". Una vita sana, allaperto e a contatto con la natura, al punto che il covid-19 non ha creato impedimenti alla rituale quotidianità familiare: "La casa è di fronte al campo, è tutto aperto. E i rumori del traffico della città non si sentono".

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