31.8.22

Quando lo chef va controcorrente "Caro bollette? E io abbasso i prezzi"

 

di Tommaso Carmignani 

Quando lo chef va controcorrente "Caro bollette? E io abbasso i prezzi"

TOMMASO CARMIGNANI -
Quando lo chef va controcorrente  "Caro bollette? E io abbasso i prezzi"

Al posto di triglie e salmone userà cozze e pesce azzurro. Invece di servire french rack di agnello cucinerà maiale e tagli meno pregiati. A Giovanni Avano, giovane chef del ristorante 20 Posti, il coraggio di andare controcorrente non è mai mancato. Ha aperto la sua attività in piena pandemia, una settimana prima che dichiarassero Codogno zona rossa. Un altro al suo posto avrebbe mollato tutto, lui ha insistito ed è andato avanti. "Ma stavolta – dice l’imprenditore – ho la sensazione che la crisi sia addirittura peggiore rispetto al Covid". Il caro dell’energia e delle materie prime non ha ovviamente risparmiato la sua attività e così, con bollette e fatture in continuo aumento, lo chef ha deciso di andare in direzione opposta rispetto a molti suoi colleghi. Anziché aumentare i prezzi alla sua clientela ha deciso di abbassarli, rivisitando il menù in maniera intelligente e certosina, senza limitare la sua creatività in cucina, ma con un occhio di riguardo alla spesa e al modo in cui questa viene effettuata.
"Tutto parte dalla necessità di puntare maggiormente sui numeri. Abbiamo bisogno di incrementare i clienti, ma per farlo è necessario proporre un menù a prezzi più contenuti". Perché, come sottolinea anche in un post scritto sui social alle due di notte dopo un’intensa serata di lavoro, "non è giusto che andare a cena fuori sia considerato un lusso". E così largo a preparazioni realizzate con prodotti e ingredienti più poveri – come il maiale e il pesce azzurro, per citarne un paio –, ma anche tempi di cottura minori ed un utilizzo dei macchinari più sostenibile. Un nuovo menù chiamato appunto ’controcorrente’.

"Questo non significa usare materie prime più scarse, ma andare su prodotti più locali e facilmente reperibili. Si può scoprire una cucina particolare e divertirsi – dice Avano – anche a partire da una semplice cozza o da uno sgombro, certamente più accessibili rispetto ad un tonno che ormai ha raggiunto i 35 euro al chilo ed è inavvicinabile". Tradotto in soldoni, un menù degustazione da venti portate che prima costava 70 euro adesso potrebbe essere ridotto di almeno 10 euro, con lo scopo, sottolinea ancora Avano, "di aumentare la clientela e compensare il calo di prezzo. Ovviamente i conti devono tornare, ma ho pensato che fosse meglio fare così. Cercherò di mantenere i margini più alti su altri tipi di prodotti, come ad esempio il caffè o i vini, che non sono strettamente legati al cibo e possono comunque interessare ad una clientela che il prezzo lo guarda meno".

Secondo Avano è fondamentale inventarsi qualcosa di diverso per cercare di compensare un aumento dei prezzi che rischia di abbattersi sugli esercizi pubblici in maniera ancor più pesante e aggressiva rispetto al Covid. "Abbiamo cercato di attirare anche una clientela più giovane con un menù degustazione riservato appositamente agli Under 35 – prosegue il giovane chef – e le cose hanno funzionato, ma la mannaia dei costi continua ad abbattersi su le nostre attività in maniera impressionante. Dobbiamo inventarci qualcosa e la mia scelta è stata que

la malinconia può essere preziosa [ parte I ] - autunno 2022

in sottofondo 
La Malinconia Luca Carboni

"A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo." Erri De Luca🌾🌾🍂🍁🍇

 

Di solito  tutti gli anni vedevo il periodo che va dalla fine d'agosto ai primi di   Settembre  il nono mese dell'anno secondo il calendario gregoriano ed è il primo mese dell' autunno nell'emisfero boreale 

ed il primo della primavera nell'emisfero australe   come  qualcosa  di malinconico  \  triste   e   ritorno al solito tram tram   \  routine  .   Come testimonia      la striscia     dei fumetti di penauts  riportata   sotto  .   Ma  stavolta ,  cazzeggiando  in rete  ,  grazie  alla canzone    suggerita     che si sente in sottofondo   e ad  una  storia     di  un  mio  contatto  di facebook   , ne  ho  scoperto  l'utilità  un altro lato .  infatti posso dire  almeno.per quest'anno  che , come un famoso film  Odio l'estate  , la mia stagione insieme alla primavera preferita .   Mi ci vuole   un po' di malinconia per  archiviare    un estate  di  merda   fra  covid  ,  afa , lutti  ,  noia ,  una   campagna  elettorale   violenta  ed  aggressiva   fatta :  d'insulti,  fakenews   demagogia  ed  propaganda  .   Infatti   come dal titolo del post  la malinconia in   certi momenti  può essere  preziosa 

 Peanuts 2022 agosto 29 (ilpost.it)


  
Con un felice paradosso il celebre scrittore Victor Hugo definì la malinconia “la gioia di sentirsi tristi”. Una gioia difficile da afferrare, legata spesso ad un dolce indugiare nella propria fantasia volto a ricercare non di rado una bellezza, un qualcosa, dai contorni sfumati: un amore che non è mai arrivato realmente, un sogno nel cassetto a cui si guarda con un piacevole mix di desiderio e rassegnazione. A differenza della nostalgia, nella quale si soffre per l’assenza di un passato ben specifico, la malinconia rimane uno stato d’animo di fondo maggiormente indeterminato. Un cuscino morbido, nel quale trovare un certo ristoro. “I migliori momenti dell’amore sono quelli di una quieta e dolce malinconia dove tu piangi e non sai di che , e quasi ti rassegni riposatamente a una sventura e non sai quale”, scrive Giacomo Leopardi nello Zibaldone con parole non lontane dal “naufragar m’è dolce in questo mare” che ritroveremo nella lirica più celebre, L’Infinito, dello stesso Leopardi. Per altri poeti ....  segue in   << Malinconia e Melanconia Psicologo Dott. Luca Zucconi Frosinone e dintorni  >>  ( su  psicologofrosinone.it)


benvenuta quindi nalinconia   


 

Marco Guerra, trent'anni da libraio di periferia: "Ce l'ho fatta perché sono più veloce di Amazon"

  da repubblica sdel 31\8\2022

Marco Guerra, trent'anni da libraio di periferia: "Ce l'ho fatta perché sono più veloce di Amazon"

La libreria Pagina 348 festeggia l'anniversario a Roma Sud: "Il segreto è non fare sentire solo il lettore"


C’è un gran silenzio estivo in viale Cesare Pavese quando Marco Guerra alza con gran fracasso la saracinesca della sua libreria, Pagina 348. Periferia sud di Roma, alla fine di una sfilza di palazzine tra l’Eur e il Grande Raccordo anulare. “Qui tutto è cambiato rispetto a quando abbiamo iniziato, trent’anni fa. Non c’era internet, né Netflix, non avevano ancora inventato lo smartphone. La gente usciva di più, sia di

giorno che di sera, faceva lo struscio lungo questa via, nel quartiere prosperavano ancora cinque librerie indipendenti”. Guerra le elenca: quella dei Congressi, i due punti di vendita di Palma, Book and Byte e un’altra di cui non ricorda più il nome. È rimasto solo lui. “Oggi i ragazzi vanno al centro commerciale il pomeriggio, ne sono sorti addirittura due, l’Euroma2 e il Maximo. E infatti quasi nessuno più passeggia in via Pavese. Laddove c’era una profumeria ora c’è il Compro oro, e al posto del negozio di scarpe è sorta una sala giochi”. Guerra si siede su un pacco enorme di nuovi arrivi appena scaricati dal corriere, “siedo su 17mila euro di roba”, scherza. Alle sue spalle c’è un cartello con la scritta “La libreria consiglia”: due scaffali di libri che gli sono piaciuti, a lui, al fratello Alessio e alla loro collaboratrice Cristina Navarra. “Molti li abbiamo consigliati prima che diventassero famosi, e infatti questo scaffale è il più redditizio".
Spiccano i libri di Piero Trellini su Italia-Brasile e Che hai fatto in tutti questi anni, il saggio di Piero Negri Scaglione su C’era una volta in America, Stoner Il ritorno di Matar, La simmetria dei desideri di Nevo, gli ultimi romanzi di Valentina Farinaccio e Silvia Dai Pra', per citarne alcuni. Sullo scaffale ci sono anche due dvd, del film Bangla, e Quando c’era Berlinguer di Veltroni. Cinema e calcio, due ossessioni per Guerra, 50 anni, di sinistra e molto romanista.

Cita le altre scoperte: Antonio Manzini, Fabio Bartolomei, Daniele Mencarelli, Marco Malvaldi. “Malvaldi venne qui nel 2007, aveva ancora i capelli scuri, non lo conosceva nessuno, vennero ad ascoltarlo dodici persone. Nel quartiere cominciarono a chiedermi i suoi libri. Questo l’ho imparato col tempo: una presentazione felice suscita sempre un’onda, innesca un passaparola. E perciò ne facciamo tantissime, anche nei pub, nei ristoranti, col circolo Arci, nella vicina biblioteca Laurentina che solo in teoria rappresenta una concorrenza per noi. Niente puzze sotto il naso. Sono un libraio indipendente, ho i miei gusti, le mie idee, ma il segreto è entrare in relazione col cliente, capire cosa vuole. Servirlo. Mai anteporre le tue idee. I librai che agiscono così alla fine chiudono”. Racconta di quella volta che tappezzò l’intera vetrina della biografia di Totti. “Alcuni colleghi mi criticarono. Ma nei giorni successivi cominciò a entrare in libreria gente mai vista prima. Il garzone del bar di fronte, l’estetista del centro nella via, il benzinaio. Non prendevano un libro in mano dai tempi della scuola, alcuni poi sono tornati. Non è detto che uno di loro finisca per passare, prima o poi, a un Adelphi”. Il libro della Meloni quelli di destra lo cercano? “Non più di tanto”. È stato un bestseller. “Sì, ma stranamente ne ho venduto poche copie”.Guerra è torrenziale. Si percepisce una passione profonda per il suo mestiere e una conoscenza vera per l’altro (un bravo commerciante è anche uno psicologo). Cita a precipizio tutte le attività accessorie che si è inventato per campare: corsi di scrittura creativa, presentazioni in presenza e online, pranzi con l’autore, dirette social, laboratori per bambini, gruppi di lettura, acquisti sul web: “Oggi ne ho venduto uno a Campobasso”. Dice: “Per ogni libro venduto si guadagna il 30 per cento rispetto al prezzo di copertina, con uno scolastico il 15. È un’arma a doppio taglio lo scolastico, se non lo sai fare, ti fai molto male. Soprattutto oggi conta la rapidità. Il cliente che mi chiede un libro che non ho in negozio alla mattina lo deve trovare alle quattro del pomeriggio. Mi sono salvato perché sono più veloce di Amazon, che detiene ormai il 40 per cento delle vendite. Nella pausa pranzo prendo la macchina mi precipito nel magazzino oltre il raccordo, mangio un panino all’autogrill, e torno col libro. Quel cliente tornerà”. Guerra tiene aperto anche la domenica mattina. “La gente esce da messa e passa da qui, per parlare della Roma, o di politica. È come stare in un paese, ti senti al centro della comunità”. 

Che periferia è questa?, gli chiediamo. “Molto composita, vivace, classe media, più ricca verso l’Eur, decisamente più impoverita verso il raccordo. Per andare a teatro bisogna arrivare a Testaccio; lo stadio e l’Auditorium sono proprio dall’altra parte". Tutto è cambiato, ripete. Anche i negozi di viale Europa non sono più di una volta, ma non si può vivere di nostalgia, di quando i librai stavano dietro al banco col grembiule”. Guerra è figlio d’arte. Suo padre, Mario, s’inventò le prime rassegne a Castel Sant’Angelo, negli anni Ottanta. “Sapeva il catalogo a memoria, era una generazione formidabile, che viveva in librerie tappezzate di libri fino al soffitto, e avevano tutto in testa”. Stasera, nell’arena della Biblioteca Laurentina, il quartiere festeggerà la piccola impresa, trent’anni di vita non sono pochi per una libreria di quartiere. Ma qual è il segreto, alla fine? “Non voglio essere solo. Bisogna imparare a stare insieme agli altri, parlarsi, vedersi, allearsi, fare comunità. Vale per un libraio, ma in fondo è una regola valida per tutti”.

29.8.22

‹‹Frigoriferi staccati a turno per non aumentare i prezzi » Il Bar da Stella a Nuoro: « Dopo il Covid, un altro disastro »

  la  nuova  sardegna  del  29\8\2022
 ‹‹Frigoriferi staccati a turno per non aumentare i prezzi » Il Bar da Stella a Nuoro: « Dopo il Covid, un altro disastro »

                               Kety  Sanna 

Nuoro
 «Pensavamo che superato il Covid nulla si sarebbe potuto più mettere di traverso». Il Bar da Stella, in via Dessanay, locale aperto da tempo ma gestito da tre anni da Antonelo Carbone e Stella Carta, ora rischia la chiusura. A determinarla la stangata avuta con il caro energia. L’ultima bolletta, relativa ai mesi di giugno e luglio, ha superato i 4700 euro. «Un disastro. Impossibile sostenere queste spese» dicono marito e moglie, lui 55enne, lei più giovane di un anno, che quotidianamente viaggiano da 

 i titolari del bar da Stella,
 in via Dessanay a Nuoro
Ottana per mandare avanti l’attività. «Siamo partiti pagando bollette che non superavano i 900 euro e ora i costi si sono quadruplicati. Le prime avvisaglie del rincaro energetico le abbiamo avute qualche mese fa, quando siamo passati a 2mila e 200 euro. Ora, però, ci siamo trovati a pagarne 2.800 in più». Quattro volte tanto i costi per Stella Carta e Antonello Carbone che per limitarli hanno iniziato a staccare due frigoriferi. «Il fatto – dice la barista – è che per questo bimestre avevo una promozione che ci permetteva di pagare 27 centesimi a chilowatt. Dal prossimo, pagheremo 40 centesimi, dunque per noi sarà sempre peggio». E pensare di aumentare i prezzi per i due titolari sarebbe fallimentare. «In un locale, se si dovesse sollevare il costo  del caffè o della birra dall’oggi al domani, i clienti vanno via – sottolineano –. Certo è che se dovesse arrivare un’altra bolletta come l’ultima, saremo costretti a licenziare una dipendente, che lavora con noi a tempo indeterminato, da due anni. In un bar come questo, dove al mese solo per le spese fisse, senza contare il costo della merce, partono 7mila euro, non è possibile affrontare stangate come queste – aggiungono i due baristi –. Motivo che ci ha portato rateizzare la bolletta paghiamo mille e 400 euro in quattro mesi, sapendo che nel frattempo arriveranno le altre, e chissà se saremo in grado di farvi fronte». Stella e Antonello hanno iniziato a lavorare nel bar il 1 settembre 2019, quando hanno deciso di acquistare la licenza dal precedente titolare, che stanno ancora pagando. «Per noi è stato come reinventarci. Io – dice la donna – lavoravo in un market, mentre mio marito era un vigilante. Dopo 6 mesi che abbiamo aperto, siamo stati costretti a chiudere per il Covid. Ci ha beccato in pieno. Per noi non era previsto alcun tipo di aiuto, proprio perché avevamo appena iniziato e non avevamo “uno storico”. Inoltre eravamo un’azienda a conduzione familiare. Siamo riusciti a “strappare” 600 euro per due mesi, e mille euro per il mese di dicembre. Nonostante tutto abbiamo continuato a pagare l’affitto del locale: 1500 euro, e le bollette che sono continuate ad arrivare. È andata male – continuano – ma abbiamo resistito, anche se ci abbiamo rimesso tutti i risparmi. Ora queste bollette sono state davvero il colpo di grazia. Se si continua di questo passo saremo costretti a chiudere». Il Bar da Sella si trova in un punto strategico della città, a pochi passi dall’area commerciale di via Don Bosco e a quella di via Dessanay. È un locale che lavora bene, e tanto, in tutto l’arco della giornata. «Dalle 5 del mattino siamo già dietro il banco, per poi chiudere alle 22. È un lavoro stressante che in condizioni normali dà tante soddisfazioni. Il fatturato è buono anche perché garantiamo pasti caldi ai clienti. Ma, il Covid prima, e la crisi poi, ci hanno spezzato le gambe. E proprio ora che ci stavamo rialzando – concludono marito e moglie – è arrivata la stangata delle bollette. Se nessuno interviene per noi è la fine

27.8.22

quando le piattaforme online offrono valide alternative alla tv . Lion - La strada verso casa, L'uomo che vide l'infinito (The Man Who Knew Infinity), una folle passione ed altri film

 quando gli amici\che vi danno bidone o non avete voglia di uscire da soli , in alternativa al deprimente panorama tv , ecco alcuni suggerimenti :

Lion - La strada verso casa - Film genere drammatico del 2016, diretto da Garth Davis, con Nicole Kidman e Dev Patel. peer chi cerca le proprie radici e per chi ha adottato un bambino\a .




L'uomo che vide l'infinito (The Man Who Knew Infinity) è un film del 2015 scritto e diretto da Matt Brown.Basato sulla biografia L'uomo che vide l'infinito - La vita breve di Srinivasa Ramanujan, uno dei
geni della matematica del XXI secolo per chi vede o vuole vedere oltre i limiti e tendere all'infinito .




Una folle passione (Serena) è un film del 2014 diretto da Susanne Bier, ispirato al romanzo Serena dello scrittore Ron Rash.  Un  film   distrutto    e fatto a  pezzi  dalla  critica  :  <<  UN FILM DISTRUTTIVO . Trama sconclusionata, personaggi al limite della loro credibilità, effetti truculenti, finale prevedibile anche se crudele....Mi domando quale fosse l'intento della regista Bier quando ha deciso di affidarsi ad un copione così...privo di un contenuto, di una morale ,di un messaggio costruttivo... 
Mi meraviglio che nel mercato cinematografico circolino pellicole come questa con la dicitura [...] Vai alla recensione completa» Ma  questo  è  u caso  in cui  la   critica   è poco  obbiettiva ,  in quanto     mette  in evidenza  le  sue  mancanze  ed  i  suoi  limiti    come  esempio    quello  della   prevedibilità o il non essere   riuscita  a mettere  in piedi in modo efficiente una pellicola abbastanza  avvincente  ,  drammatica e complessa, il tutto resta in superficie e non vi sono approfondimenti,  una pellicola sottotono e dal debole impatto narrativo nonostante gli svariati spunti -decisamente interessanti - offerti.   Un ottima  descrizione    del  periodo  storico   e  della  società   dell'epoca  ,   la splendida fotografia naturale dei paesaggi selvaggi e incontaminati (ricordiamo che il film e' stato girato nella meravigliosa Repubblica Ceca) conditi da una ambientazione fedele ed impeccabile degli anni venti, visibili nell'attenzione ai dettagli di abiti, trucco, capigliatura, autovetture etc.
  • Nel complesso si poteva ricavare di più dal soggetto in questione ma il risultato ottenuto resta un prodotto certamente valido e degno di nota. Peccato la superficialità con cui la sceneggiatura tratta il racconto di Rash ma per una volta posso asserire che artisticamente attira l'attenzione su di sè, rendendosi discretamente interessante. Abbastanza Carente dal punto di vista del contenuto narrativo e dall'interpretazione scialba e monodimensionale dei carismatici Cooper & Lawrence. Visivamente resta impeccabile e a tratti suggestivo. Sufficienza assegnata. Consigliato.

ed da me recensiti su queste pagine :

The Unforgivable con Sandra Bullock 👉https://bit.ly/3PQz3Mj
Purple hearts Purple Hearts 👉https://bit.ly/3QSkucd
gli anni più belli https://bit.ly/3Kl6rJO
👉


L’addio portato dal mare Una bottiglia e dentro una lettera che da Creta arriva ad Alghero È scritta in tedesco e racconta l’amicizia eterna tra due donne


  tra le  tante   canzoni  sul mare    le  più adatte a  questa  storia   che  riporto sotto   sono  
come è profondo il mare - lucio dalla
 
 Ora ti canto il mare - Negramaro
IL MARE -SERGIO BRUNI
In alto mare (Loredana Bertè)
Onda su onda (Paolo Conte)
Summer on a solitary beach (Franco Battiato)
A me ricordi il mare (Daniele Silvestri)
 Message in a Bottle/SOS - Police 
Come le onde del mare e  Lasciami Andare - Gianmaria Testa

dalla nuova  sardegna  del  27\8\2022

L’addio portato dal mare Una bottiglia e dentro una lettera che da Creta arriva ad Alghero È scritta in tedesco e racconta l’amicizia eterna tra due donne 

                    di Nadia Cossu.  



Sassari «Getterò questa lettera in acqua in alto mare, lì  dove so che tu mi sei più vicina… e credo con tutto il cuore che, prima o poi, in un altro mondo a noi inimmaginabile ci rivedremo di nuovo (...)». 
Una bottiglia galleggia nelle acque azzurre di Capo Caccia e il foglio giallo 





 custodito all’interno non sfugge all’occhio attento di Carlo Fresu (  foto  a sinistra  )  istruttore sassarese di
pesca in apnea e snorkeling. Nel bel mezzo dell’escursione tira su quella bottiglia e la apre. C’è una lettera, scritta a mano, in lingua tedesca, un corsivo elegante e – scoprirà  dopo grazie alla traduzione  di sua sorella Camilla – un insieme di parole cariche di emozione, amore, ma anche  dolore. È il messaggio struggente di una donna che ha perso la sua migliore amica. 
Lo affida al mare, durante una crociera tra le isole di Maiorca e Creta. E quel messaggio, alcuni giorni fa, è arrivato nelle acque cristalline di un’altra isola: la Sardegna.
«Mia cara, indimenticabile amica – è scritto nel foglio di carta rimasto perfettamente intatto – questa crociera in mezzo al mare volevo farla con te. Penso a che piani avremmo avuto, che abiti avremmo indossato, che gite  avremmo fatto, come ci saremmo fatte belle! Invece tutto è andato diversamente: tu  non sei più qui, non sei più tra i vivi, hai lasciato questo mondo».Un legame profondo, intenso come il dolore che l’autrice della lettera deve aver   provato: «Penso sempre a te, al tempo passato insieme, alle nostre chiacchierate, alle nostre avventure e alle nostre serate passate a ballare. 
 Ricordo che qualunque cosa  mi venisse in mente, potevo scriverti su Whatsapp ricevendo subito una tua risposta e tante sono state le serate   passate a chiacchierare online». 
Poi, improvvisamente, il  vuoto, l’assenza, quel distacco che lacera l’anima. «Entrambe abbiamo scelto di   condividere la vita l’una con l’altra: sapevi tutto di me, i   miei segreti, i miei desideri e le mie preoccupazioni e avevo l’opportunità di vivere insieme a te i tuoi successi, cosa che non posso più fare. Mi  manchi sempre, anche se sono passati due anni. Faccio  ora questo viaggio da Palma  di Maiorca a Creta, rimandato per via della tua dolorosa morte e poi per il coronavirus e tu sei sempre nei miei pensieri». A tal punto da volerle dare  un ultimo addio  : 
 « Getterò  questa lettera in acqua in alto mare, lì dove so che tu mi  sei più vicina… e credo con tutto il cuore che, prima o poi, in un altro mondo a noi inimmaginabile ci rivedremo di nuovo. In profonda  amicizia e legame, non dimenticandoti mai, ti mando  migliaia di baci. Per sempre,  la tua amica».
Uno di quei legami indistruttibili, che la morte non  annulla ma, casomai, rafforza. Suggellato da parole scritte con inchiostro blu e trasportate dalla corrente fino al mare della nostra isola. «Passando più tempo in  mare che sulla terra ferma – dice Carlo Fresu – mi capita   spesso di trovare oggetti oppure a volte accadono cose  strane. Trovare un messaggio dentro una bottiglia in  mezzo al mare mi ha stupito 
molto. Ed è proprio vero: il  mare non crea solo distanze  tra le terre, ma unisce, crea  connessioni e condivisione  di sentimenti ed emozioni profonde…»



finalmente un po' d'autocritica e di umiltà dai giudici le dichiarazioni di Tommaso Mainenti, già presidente della Sezione lavoro del tribunale di Torre Annunziata (Napoli) ora in servizio a Nocera (Salerno)






Giudice: "Bisogna scusarsi se si sbaglia e spiegare la giustizia via social"

da webinfo@adnkronos.com (Web Info) - Ieri 19:39


© Fornito da Adnkronos
IL sistema non è infallibile, ma scendere dalla torre d’avorio e spiegare, con semplicità - e magari anche via social -, problemi ed errori è un passo che la magistratura deve compiere per riconquistare la fiducia dei cittadini. Tommaso Mainenti, già presidente della Sezione lavoro del tribunale di Torre Annunziata (Napoli) ora in servizio a Nocera (Salerno), è un magistrato diventato emblema della possibilità di smaltire l’arretrato e di far correre, o almeno più che camminare, una macchina che a partire dal tribunale di Roma, ma non solo, sembra ingolfata. Un giudice "controcorrente" capace di criticare la sua stessa categoria, a partire dagli ultimi fatti di cronaca
"Non conosco nei dettagli la vicenda del femminicidio di Bologna, ma mi sento di dire che ogni volta che si verifica l'evento da impedire significa che 'il sistema' non ha funzionato; e chi di quel sistema è l'asse portante (il magistrato) ne deve avvertire la responsabilità morale e non trincerarsi dietro quel che all'esterno viene sentito come un inammissibile discarico di colpe", le parole affidate all'Adnkronos. "La magistratura deve uscire dalle proprie torri d'avorio e fare i conti con il comune sentire, deve saper 'dialogare' senza chiudersi in recinti autoreferenziali e deve ammettere quando ci sono le proprie mancanze, spiegando con termini accessibili a tutti cosa c'è che non funziona e perché. La fiducia dei cittadini, nel cui nome la giustizia viene pronunciata, si perde e si conquista sul campo anche parlando sui social di quel che si fa (solo del funzionamento del sistema non dei singoli casi) ed esponendosi, com'è giusto che sia, a critiche e recriminazioni da cui si può trarre spunto per migliorare".
I magistrati "sbagliano, come tutti gli uomini. Il fatto che non paghino per i propri errori non è corretto, diciamo che a volte si avverte all'esterno un sistema di autodifesa corporativo che può essere solo frutto della normativa", ma non sempre è così: "arrestare chi poi viene assolto non necessariamente è un errore poiché i presupposti di legge sono diversi anche se poi è difficile spiegarlo all'esterno" evidenzia Mainenti che in carriera ha chiesto scusa ed è pronto a rifarlo, se necessario. "Capita e capiterà che, con tutta l’attenzione possibile, qualcosa sfugga. Per questo ci sono più gradi di giudizio. E, confesso, per questo ho dedicato tutta la mia vita al primo grado: perché i miei errori non siano mai definitivi. Alla famiglia di chi ha subito i danni di un sistema che non funziona vanno formulate le proprie scuse: non bastano, ma sono almeno un segno di rispetto".
Non solo qualche errore, tra gli evergreen dei problemi della giustizia ci sono i fascicoli arretrati. "Con la legislazione attuale, senza quindi che occorrano modifiche di sorta, io posso scommettere che se mi si mandasse in una qualsiasi sezione lavoro d'Italia, fornendomi un paio di collaboratori di Cancelleria adeguati, sul ruolo di cause assegnatomi (qualunque ruolo, con qualsiasi quantitativo), in capo a un anno al massimo non vi sarebbero più arretrati", spiega chi da 35 anni ha esperienza in materia di lavoro.
Eppure sul fronte penale i faldoni che si accumulano hanno portato il presidente del tribunale di Roma a disporre che le udienze collegiali saranno sospese per sei mesi, a partire dal 15 ottobre, per mancanza di magistrati. "Non conosco la reale situazione del Tribunale di Roma, ma fermare la macchina della giustizia per eccesso di arretrati è come evitare di curare un malato curabile solo perché ha troppe malattie, ha senso?" è la domanda, alquanto retorica, che cerca risposta.
Risposte ai problemi delle toghe che il prossimo ministro della Giustizia deve cercare anche nella tecnologia. "Deve attivarsi per rendere obbligatori i protocolli d'intesa tra magistrati e avvocati per ogni tribunale, con la previsione delle modalità dei rinvii della trattazione delle cause civili. È materia sulla quale non c'è nessuna uniformità e nella quale si annidano, tante volte, le peggiori storture. E poi occorre modificare gli strumenti telematici: magistrati e avvocati sono tenuti all'utilizzo di software che è molto migliorabile: oggi, spesso, tra rimandi e percorsi obbligati più che un sistema che aiuti il lavoro sembra il gioco dell'oca” conclude Tommaso Mainenti, già presidente della Sezione lavoro del tribunale di Torre Annunziata e oggi in servizio al tribunale di Nocera

26.8.22

che strano paese l'italia . un uomo nudo con medaglie non crea scandalo o sessismo una donna che fa la verticale con appesse le medaglie si

    leggi  anche 


a chi  mi dice   per  il  mio  precentre  post  che  esagero o   sono  venduto  alle  nazi femministe      propongo   e  condivido    quest'articolo  di   

E un curioso paese, l’Italia.

Perché se lui si fa fotografare in pratica nudo per una famosa rivista dopo aver vinto delle medaglie va bene. Se lei si fa una foto personale, per altro molto più vestita, per celebrare le sue vittorie, riceve caterve di insulti sessisti che le danno della poco di buono, o dicono che è volgare, narcisista, che sfrutta il suo Sex appeal, che una sportiva non dovrebbe fare certe foto, etc.etc etc.
Ma non siamo un paese maschilista, no.



 a  voi   ogni commento   io quello che  dovevo dire    lo ho giù detto  nel precedente  post : <<“Sono schifata, non posso rimanere in silenzio”, la sublime risposta di Linda Cerruti ai commenti sessisti ricevuti per una foto su Instagram >> e concordare con quanto dice Lorenzo Tosa : << Il problema non è Jacobs e  [Linda Cerruti  aggiunta  mia   ]  nemmeno il corpo di un atleta o un’atleta, più o meno scoperto.Il problema è l’oscena ipocrisia e lo scandaloso sessismo di chi guarda >> ed  non riesce a  trattenere  le proprie  pulsioni  ed  il proprio testoterone  . Come sempre.
Con questo è  tutto   non ho nient 'altro d'aggiungere perchè due parole sono troppe ed una è poco

Una nuova targa per ricordare Andrea ucciso da un’auto a 10 anni. Dopo trent'anni si mobilita la sua ex classe


repubblica  26\8\2022


Una nuova targa per ricordare Andrea ucciso da un’auto a 10 anni. Dopo trent'anni si mobilita la sua ex classe

di Francesca M. Chiamenti


Il paese maremmano di Montemerano e la tragedia del ‘92, l’insegna messa in un giardino pubblico è sparita: “La rivogliamo”"


Andrea era il buono della classe. Il suo ricordo per noi è e resterà sempre molto forte, per questo chiediamo che venga rimessa la targa commemorativa in suo nome". A parlare è Alberto Bertinelli, compagno di classe di Andrea Conti, bimbo rimasto ucciso in un incidente stradale nel 1992 a soli 10 anni. Quel 30 giugno le vite
degli abitanti del piccolo paese di Montemerano, nella provincia di grossetana, furono bruscamente scosse. Andrea si trovava davanti casa, in sella alla sua bicicletta, quando un auto improvvisamente lo travolse. "Lo hanno ricoverato d'urgenza a Siena perché da subito era entrato in un coma irreversibile - racconta Bertinelli - Da quel giorno con l'aiuto della scuola io e i miei compagni di classe abbiamo registrato messaggi per il nostro amico perché ci avevano spiegato che forse sentire le nostri voci lo poteva stimolare. Ma non è bastato. Andrea ci ha lasciati il 6 luglio". Alberto e Andrea erano nati a pochi giorni di distanza e frequentavano insieme la terza elementare. Una di quelle amicizie forti dei piccoli paesi - 500 anime quelle che popolano Montemerano e di una classe di solo nove bambini, la più numerosa tra il 1982 e oggi - che giorno dopo giorno cementa il suo legame. Nove compagni di classe ma soprattutto nove amici. "I "ragazzi dell'82" - dice Bertinelli - ci piace vederci ancora così. Lo resteremo sempre".

Ad offuscare il ricordo di Andrea è però la sparizione della targa di legno commemorativa affissa in suo nome e realizzata dai genitori dei ragazzi del borgo, che hanno voluto creare anche un parco pubblico, sulla cui rete era stata affissa la targa che riportava il nome e un pensiero del piccolo Andrea: "Lo aveva scritto a scuola, diceva che si cerca la gioia attorno a noi nel mondo senza sapere che nasce invece dal nostro cuore", racconta Bertinelli. Forse opera di qualche ignoto o forse una raffica di vento, le cause della sparizione della targa non si sono mai sapute.
Lo scorso 18 luglio Andrea avrebbe compiuto 40 anni, così Bertinelli si è messo in contatto con il resto degli ex compagni di classe: "Ci siamo uniti in un appello per chiedere che venga rimessa la targa. Non sappiamo che fine abbia fatto né chi l'abbia rimossa e perché. Ci importa però che venga affissa nuovamente e se le istituzioni non dovessero provvedere a installarne una nuova ne creeremo una noi per poi chiedere l'autorizzazione ad affiggerla".
"Era il mio compagno di banco - ricorda ancora Bertinelli - Ci conoscevamo fin da piccoli e poi a scuola stavamo seduti uno accanto all'altro. Lui era il buono della classe, un ragazzo affettuoso, un amicone e questa sua caratteristica tiene vivo un ricordo di lui molto forte, anche a distanza di tutti questi anni. Avevamo davvero un grande legame. Lo avevamo io e lui come tutti noi compagni di classe. Era un gruppo molto unito e come tale manterremo il ricordo del nostro amico sempre vivo".

ma una donna sara libera se tingersi o non tingersi i capelli ? Il caso LaFlamme riapre il dibattito sull'ageismo: perché le donne devono ancora nascondere i capelli bianchi?

leggi anche 

io penso che le donne dovrebbero accettarsi , e lo dico anche a mia madre che a 79 si tinge i capllli , perquello che sono senza mezzi artificiali e senza nascondre i segn del tempo . Se pero' una vuole tingersi contenta lei . Ora La sostituzione dell'anchor canadese Lisa LaFlamme rea di essersi presentata in tv con le chiome grigie rilancia la questione della discriminazione femminile dovuta all'età, proprio quando in seguito alla pandemia sempre più donne rinunicano a tingersi. "Diciamoci la verità", dice un'opinionista del Washington Post, "chi si mostra per quello che è lo fa a suo rischio e pericolo". Intanto un marchio di bellezza lancia #keepthegrey campaign contro le descriminazione delle teste grigie .in mertio a  ciò  ho letto  un articolo inteessante   di repubblica   del  29\8\2022    ( da  cui  ho preso la  foto a  sinistra  )   che  qui propongo  


Pensavamo che la battaglie per lo sdoganamento dell'ageism fosse ormai vinta. In questi ultimi mesi sono molte le celebrities che hanno deciso di mostrarsi con i capelli bianchi seguendo l'onda lunga della pandemia che durante i vari lockdown (con conseguente chiusura dei parrucchieri) aveva visto sempre più donne rinunciare alla tinta. Sui social era tutto un fiorire di proclami tinta-free e persino le blasonate, da Carolina di Monaco a Letizia di Spagna, avevano mostrato i loro fili bianchi. E invece rieccoci qui a parlare del solito tema in seguito alla sostituzione dell'anchor canadese Lisa LaFlamme, 58 anni e 35 anni di attività, con un collega uomo di una ventina di anni in meno.
Una chioma bianca (quella di LaFlamme) può ancora penalizzare una carriera. Il caso riportato nei giorni scorsi ha scatenato la reazione dei media e dei social che hanno accusato la rete televisiva di sessismo e discriminazione dovuta all'età mentre la campagna per sostenere le teste sale e pepe nelle professioni, lanciata nel frattempo da un noto marchio della bellezza è già sostenuta da migliaia di persone.
Sul caso di Lisa LaFlamme, la direzione del notiziario di CVT News si era giustificata dicendo che si è trattato solo di "cambio delle abitudini dei telespettatori". "Ma", scrive l'opinionista del Washington Post Ruth Marcus, "nel frattempo era successo anche qualcosaltro: LaFlamme, come molte altre donne durante la pandemia, aveva smesso di tingersi i capelli".








Lo dimostrerebbe un rapporto in cui il vicepresidente del network Michael Melling si chiedeva "chi avesse approvato la decisione di lasciare che i capelli di Lisa diventassero grigi".Si parla tanto di superamento di genere, ma è possibile che nel 2022 esista ancora una "questione capelli bianchi"? Non si spiega altrimenti perché una delle più popolari anchor del Paese, premiata quest'anno con il Canadian Screen Award come miglior conduttrice nazionale, sia stata messa alla porta dalla società madre, la Bell Media, con due anni d'anticipo sulla pensione, solo per essersi mostrata con le chiome al naturale."Durante il lockdown", aveva scritto LaFlamme "avevo finito per dirmi: sai che c'è? E' talmente una noia tingersi i capelli che ho deciso di tenermeli grigi. Francamente, se avessi capito quanto potesse essere liberatorio l'avrei fatto prima". Una decisione così banale invece le è costata il posto.
Come se una professionista pluripremiata dovesse ancora chiedere il permesso prima di andare dal parrucchiere. Nessuno vuole negare che l'immagine sia importante per un professionista dello schermo, ma cosa c'è che non va se una giornalista affermata e pluripremiata decide di passare ad un elegante brizzolato? "Gli uomini invecchiano in TV con un senso di gravitas mentre noi donne abbiamo una data di scadenza", ha detto Roma Torre quando lei e altre quattro conduttrici di NY1 - di età compresa tra 40 e 61 anni - hanno citato in giudizio nel giugno 2019 il canale di notizie locali di New York per discriminazione in base all'età e al genere. Causa per la quale hanno trovato un accordo comune prima di abbandonare la rete nel 2020.
"Le giornaliste televisive", riprende Ruth Marcus, decidono di apparire per l'età che hanno a loro rischio e pericolo. Non ci sono teste grigie tra le teste parlanti. Neanche io, lo ammetto. Dopo il lockdown abbiamo ripreso a coprirci i capelli grigi anche con più enfasi di prima". E per corroborare la sua tesi cita la classifica delle ceo più potenti degli Usa di Fortune 500 dove è difficile trovare un capello bianco, senza contare i ritocchi di bisturi e punturine. E lo stesso vale per l'Italia dove i trattamenti di chirurgia plastica ed estetica nel periodo primaverile del 2021 sono aumentati del 20 per cento con richieste cresciute del 67 per cento rispetto al 2019 e ben del 130 per cento rispetto al 2020.
Non scoraggiamoci però, perché molto è cambiato in meglio per le donne negli ultimi anni, forse aiutate anche da una nuova "categoria merceologica", le Perrennials, inventata dal marketing per rendere più appetibili i prodotti per la terza età ma che, con le campagne dei brand beauty hanno certamente influenzato in modo positivo l'universo femminile. E anche nel mondo del lavoro qualcosa si è mosso in questa direzione benché spesso i pregiudizi si presentino più subdoli e sottili.
Come ha affermato la giornalista e scrittrice Nora Ephron: "La tintura dei capelli ha cambiato tutto, anche se non se ne prende il merito. E' l'arma più potente che le donne anziane hanno per contrastare la cultura giovanile imperante... posso sostenere che è in parte responsabile del numero di donne che entrano (e riescono a rimanere) nel mercato del lavoro nella mezza e tarda età".
Intanto, senza citare direttamente il caso di Lisa LaFlamme, il marchio Dove ha lanciato la campagna #KeepTheGrey. In un tweet, Dove Canada afferma: "L'età è bella. Le donne dovrebbero poterla vivere alle proprie condizioni, senza conseguenze".
Un video allegato al tweet aggiunge che "Le donne con i capelli grigi vengono espulse dal posto di lavoro" e dall'azienda fanno sapere "che in questo momento si sta discutendo parecchio sulla questione dell'età e Dove voleva sfruttare quest'energia per il futuro".
Il marchio ha devoluto 100 mila dollari a Catalyst, un'organizzazione no profit che si batte per un mondo più inclusivo nei confronti delle donne.
Aspettando che le mentalità evolvano davvero non resta che seguire l'esempio di donne come Helen Mirren, fiere di quello che sono state, di quello che sono e di quello che sono diventate.




Letizia di Spagna è una di noi: la regina con la ricrescita, l'orgoglio dei capelli bianchi


















I capelli bianchi sono diventati un fenomeno social in questo lockdown, la mancanza dei parrucchieri è un problema comune ma allo stesso tempo sta facendo vivere le donne in armonia con il proprio corpo. Soprattutto se sono le star a dettare legge, lasciandosi fotografare al naturale. E se pensiamo che anche le regine, a quanto pare, non hanno un hair stylist a disposizione questo ci rende ancora più simili. Come Letizia di Spagna, 47 anni, fotografata durante una visita nella sede della Croce Rossa di Madrid munita di mascherina, guanti e... qualche capello bianco in piena ricrescita. La sovrana di Spagna, dai look sempre impeccabili, diventa l'inconsapevole testimonial dell'orgoglio femminile per la bellezza naturale. Dalla testa ai piedi





And Just Like That... Sarah Jessica Parker ha i capelli bianchi


































Le sue immagini sul set del reboot della serie cult sulle ex quattro ragazze newyorkesi e le loro storie di sesso ed emancipazione femminile sono ora al capitolo finale, dall'evocativo titolo And Just Like That...
Se c'è una dote che non si può negare a Sarah Jessica Parker, è quella dell'autostima. È stato grazie a un'incrollabile fede nelle proprie doti che l'attrice, produttrice e icona televisiva ha convinto il mondo di essere una delle donne più cool del creato. E adesso sta provando a dirci che i capelli bianchi non dobbiamo nasconderli, ma sfoggiarli con orgoglio, meglio se sapientemente mescolati a quelli biondi. Tutto sta a reggere il colpo della differenza evidente tra l'hairdo di scena, un trionfo di voluttuose onde grigio bionde, e l'aspetto degli stessi capelli raccolti in una coda stretta. Ma ci affidiamo al nostro nume Sarah Jessica da New York City, sappiamo che saprà indicarci la strada.


«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...