3.11.08

Berlusconi in salsa "obamiana": una patetica messinscena








Leggo su "Repubblica" una spericolata affermazione del ministro Frattini: "I punti di contatto tra Berlusconi e Obama si notano: ho sentito fare discorsi a Obama basati molto sugli ideali, che si concentrano su alcuni pensieri chiave. Questo modo di comunicare è simile a quello di Berlusconi. Poi Obama insiste sul concetto 'buy american', comprate americano, investite sul nostro Paese. Ciò che fa anche Berlusconi". Sebastiano Messina, sempre su "Repubblica", l'ha svillaneggiato a dovere, ricordando che effettivamente anche Obama, come Berlusconi, ama il mare, porta scarpe allacciate, usa il dopobarba, scrive con la penna e beve caffè. Noi potremmo aggiungere che anche Hitler si basava su ideali e su alcuni pensieri chiave: a suo modo, certo, ma sempre di ideali e di pensieri chiave si trattava; se ne dovrà forse dedurre che i discorsi di Hitler somigliavano a quelli di Berlusconi? (Del resto, anche il Führer aveva pensato a un reality .) E' pure vero che Berlusconi, come Obama, ci invita a "buy american", infatti ha spesso dichiarato che lui sta dalla parte degli Usa prima di sapere se hanno torto o ragione, e che a scuola lo definivano "l'amerikano".

Un'altra evidentissima somiglianza tra Obama e il Cavaliere sta nella considerazione degli insegnanti. Per il candidato americano alla Presidenza, "ne abbiamo bisogno, sono sottostipendiati e vanno riqualificati". Esattamente ciò che pensano i ministri berlusconiani, non vi pare?

E non alludo nemmeno tanto alla prestanome del duo Tremonti-Brunetta, quanto all'immarcescibile Calderoli che, ancora sul quotidiano di Scalfari, ha concesso magnanimamente che la protesta dei precari è legittima, ma i loro non erano né sono diritti acquisiti. Quindi, tutti a casa. Semplice, per il semplicissimo - e indispensabile - Ministro della Semplificazione.

Neppure "Repubblica, comunque, ha ricordato che, fino a ieri, Berlusconi tifava per McCain, cosa del resto abbastanza logica visto il suo (di Berlusconi, non di McCain) appiattimento totale su Bush, la sua (sempre di Berlusconi) ammirazione, che quasi sconfina nell'innamoramento, per quello che reputa il più grande Presidente della Storia, visto il totale appoggio alla guerra in Medio Oriente, al riarmo, ai teocon e alla xenofobia, spesso e volentieri sfociata in aperto razzismo. Lo si può leggere (solo a mo' di esempio) qui, qui e pure qui .


Ma ora il vento (pare) mutato. Berlusconi pensa, anzi teme, possa vincere il "negro" Obama - questo il vero pensiero suo e dei suoi -, e allora eccolo festosamente schierarsi per il senatore democratico. Ebbene, trattasi di ennesima balla. Berlusconi sta con McCain. Io, detto fra noi, non sono del tutto convinta, malgrado i sondaggi favorevoli, che Obama possa farcela. Lo spero, naturalmente, ma preferisco non sbilanciarmi, forse per scaramanzia.

E se, Dio non voglia, vincesse davvero McCain? Nessun problema, Berlusca l'aveva sempre detto, e se in questi giorni pare aver affermato il contrario, è perché, come al solito, la stampa l'aveva "frainteso".


Daniela Tuscano






















Lucia Merli - Gesù risorto


lucia merli - gesu risortoLucia Merli - Gesù risorto



Gesù risorto mostra le ferite agli apostoli

Facciamo pure senza...

Vorrei volare


libelula 2


Ero piccolina e seguivo il volo dei gabbiani sulla riva del fiume Tevere, sono passati tanti anni e seguo ancora il volo degli uccelli, degli insetti e degli aquiloni colorati. Quando li vedo sospesi nell'aria, vorrei volare libera insieme a loro. Franca Bassi


Senza titolo 1004

Te lo dicevo sempre


 


Vedi


te lo dicevo sempre


ha bisogno di sole


ha bisogno di aria


di calore


te lo dicevo sempre


guarda che fine ha fatto


le foglie ingiallite cascanti


ripiegata su sé stessa


te lo dicevo sempre


chiusa in quattro mura


senza luce senza vento


macerate le sue radici


te lo dicevo sempre


sta morendo al chiuso


senza il suo sole


senza la sua aria


te lo dicevo sempre


come questo amore


chiuso nel mio cuore


senza te


 


Pietro Atzeni


 

Berlusconi in salsa "obamiana": una patetica messinscena

Leggo su "Repubblica" una spericolata affermazione del ministro Frattini: "I punti di contatto tra Berlusconi e Obama si notano: ho sentito fare discorsi a Obama basati molto sugli ideali, che si concentrano su alcuni pensieri chiave. Questo modo di comunicare è simile a quello di Berlusconi. Poi Obama insiste sul concetto 'buy american', comprate americano, investite sul nostro Paese. Ciò che fa anche Berlusconi". Sebastiano Messina, sempre su "Repubblica", l'ha svillaneggiato a dovere, ricordando che effettivamente anche Obama, come Berlusconi, ama il mare, porta scarpe allacciate, usa il dopobarba, scrive con la penna e beve caffè. Noi potremmo aggiungere che anche Hitler si basava su ideali e su alcuni pensieri chiave: a suo modo, certo, ma sempre di ideali e di pensieri chiave si trattava; se ne dovrà forse dedurre che i discorsi di Hitler somigliavano a quelli di Berlusconi? (Del resto, anche il Führer aveva pensato a un reality .) E' pure vero che Berlusconi, come Obama, ci invita a "buy american", infatti ha spesso dichiarato che lui sta dalla parte degli Usa prima di sapere se hanno torto o ragione, e che a scuola lo definivano "l'amerikano".
Un'altra evidentissima somiglianza tra Obama e il Cavaliere sta nella considerazione degli insegnanti. Per il candidato americano alla Presidenza, "ne abbiamo bisogno, sono sottostipendiati e vanno riqualificati". Esattamente ciò che pensano i ministri berlusconiani, non vi pare?

E non alludo nemmeno tanto alla prestanome del duo Tremonti-Brunetta, quanto all'immarcescibile Calderoli che, ancora sul quotidiano di Scalfari, ha concesso magnanimamente che la protesta dei precari è legittima, ma i loro non erano né sono diritti acquisiti. Quindi, tutti a casa. Semplice, per il semplicissimo - e indispensabile - Ministro della Semplificazione.

Neppure "Repubblica, comunque, ha ricordato che, fino a ieri, Berlusconi tifava per McCain, cosa del resto abbastanza logica visto il suo (di Berlusconi, non di McCain) appiattimento totale su Bush, la sua (sempre di Berlusconi) ammirazione, che quasi sconfina nell'innamoramento, per quello che reputa il più grande Presidente della Storia, visto il totale appoggio alla guerra in Medio Oriente, al riarmo, ai teocon e alla xenofobia, spesso e volentieri sfociata in aperto razzismo. Lo si può leggere (solo a mo' di esempio) qui, qui e pure qui .

Ma ora il vento (pare) mutato. Berlusconi pensa, anzi teme, possa vincere il "negro" Obama - questo il vero pensiero suo e dei suoi -, e allora eccolo festosamente schierarsi per il senatore democratico. Ebbene, trattasi di ennesima balla. Berlusconi sta con McCain. Io, detto fra noi, non sono del tutto convinta, malgrado i sondaggi favorevoli, che Obama possa farcela. Lo spero, naturalmente, ma preferisco non sbilanciarmi, forse per scaramanzia.
E se, Dio non voglia, vincesse davvero McCain? Nessun problema, Berlusca l'aveva sempre detto, e se in questi giorni pare aver affermato il contrario, è perché, come al solito, la stampa l'aveva "frainteso".

Senza titolo 1003

  QUESTA E' UNA VECCHIA FORBICE DA TOSATURA !  L'AVETE MAI VISTA ?  :-)


Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us
 

Senza titolo 1002

  L'AVETE LETTA LA FIABA LA STORIA DI UNA GOCCIA D'ACQUA ?  :-)


Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us
 

2.11.08

Il fragore del tempo

Vengo spesso qui
alla fine di ogni sentiero
a guardare le lune di novembre
riflesse sulle castagne
***
Quando mangiavo
fette di pane ed olio
e sulle vasche a Corso Umberto
cercavo gli occhi di una donna
ecco, allora
allora non venivo mai
in questo luogo
avevo altre mani allora.
***
Siedo, sulla poltrona della sala
accanto ai quadri di Giovanna D'Arco
la libreria stracolma tra Russel e Dune
remano tre uomini in barca
ed Hegel ha perso il dorso
per colpa di Don Chisciotte.
***
Non fumo più da un pezzo
la pipa spezza calici d'argento
in quest'impoderabile silenzio
di tutti gli amori
finiti al tempo delle rivoluzioni in Francia.
***
Ecco, che ora sono davvero solo
alla fine dei miei sentieri
ed uno scoiattolo conosce il significato
quello vero della tolleranza
e si arrampica sull'albero delle castagne
e lune, lune arabe specchiano
i miei occhi socchiusi
frastornati, appollaiati sulla polvere
per non rimanere ciechi
perchè il fragore del tempo
ora
mi è assordante

Per il movimento il referendum è solo una trappola

Subito dopo l'approvazione al Senato del decreto legge n.137/08, mediaticamente noto come decreto Gelmini, il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni ha dichiarato che promuoverà un referendum per abrogare tale decreto. Inoltre ha "lanciato lappello a tutte le forze della scuola e dell'università , alle famiglie interessate, alle forze politiche perché partecipino alla raccolta delle firme per il referendum promuovendo comitati in tutte le città italiane".


Facciamo attenzione, per il movimento contro la pseudo riforma Gelmini un referendum rappresenta solo una trappola! Evitiamo di cascarci. Prima di tutto l'abrogazione del decreto Gelmini eviterebbe il "maestro unico" e le 24 ore settimanali, ma non i tagli previsti dall'art. 64 del decreto legge n.112/08 convertito nella legge n.133/08. Il problema grosso sono i tagli, giusto per non dimenticare si tratta di risparmiare 8 miliardi di euro in tre anni tagliando 87.500 docenti e 44.500 ATA. Il "maestro unico" e le 24 ore settimanali sono un modo come un altro per tagliare, devastante quanto volete dal punto di vista pedagogico, ma, dal punto di vista del governo, uno strumento come altri per raggiungere l'obiettivo del risparmio.Senza "maestro unico" e 24 ore settimanali nella scuola elementare saranno tagliati allo stesso modo 30.000 docenti. Nel decreto non c'è scritto che le 24 ore settimanali sono obbligatorie, ma nel piano programmatico c'è chiaramente scritto che più si risparmia attivando classi a 24 ore, meno danni ci saranno su tutto il resto della scuola elementare.
Giusto per completare il quadro è meglio rendersi conto che anche se tutte le classi prime del prossimo anno fossero a 24 ore, saranno circa 28.000 (21.000 a tempo normale e 7.000 a tempo pieno), produrrebbero un taglio di 8.000 docenti. Il piano programmatico prevede per il prossimo anno nella scuola elementare un taglio di 16.300 docenti (12.300 su posto comune e 4.000 specialisti).


Evidentemente i tagli produrranno qualche cambiamento anche nelle seconde, terze quarte e quinte elementari. Il vero nodo sono i tagli contenuti nella legge n.133/08. Non fraintendetemi, il "maestro unico", se sarà applicato, sarà devastante, ma è importante capire che è solo un pezzo della devastazione complessiva che, con o senza "maestro unico", procederà ugualmente se non bloccheremo i tagli previsti per tutta la scuola.

Capite poi che se si vuole promuovere un referendum per abrogare il decreto Gelmini, ma contemporaneamente si dichiara che fino a 6 miliardi di tagli sulla scuola si sarebbe potuto negoziare, ma 8 son troppi, allora la contraddizione è evidente.

Detto questo vediamo come mai il referendum è solo una trappola per il movimento. Il segretario del PD ha detto subito che l'idea è sua, ma dopo i comitati per raccogliere le firme li devono costituire i cittadini, il popolo della scuola per intenderci. Secondo lui invece di manifestare e costituire comitati scuola per scuola formati da genitori, insegnanti e studenti per fare in modo che la pseudo riforma NON venga applicata e i tagli NON eseguiti, il popolo della scuola deve concentrare tutte le sue energie nel raccogliere le firme.

Raccogliere 500.000 firme per un referendum, sempre ammesso che, a fronte del mastodontico lavoro, venga accolto e non respinto, non è uno scherzetto.

Cerchiamo di capirci, raccogliere le firme per un referendum non è come raccogliere le firme contro il "maestro unico" su fogli di carta fotocopiati al volo o scaricati da un sito internet. Va benissimo raccogliere le firme contro il "maestro unico", ma questo è un atto politico, ma non giuridico - legislativo come raccogliere le firme per un referendum. I moduli di raccolta non sono moduli qualunque e per ogni firmatario bisogna raccogliere diversi dati e non solo la firma. Le firme vanno tutte autenticate nel momento stesso in cui vengono raccolte, e per fare questo è necessario che ad ogni banchetto di raccolta sia sempre presente per esempio un consigliere comunale o provinciale che si occupi di questa operazione. Per ogni firma raccolta è necessario richiedere il certificato elettorale del firmatario che viene rilasciato dal comune di residenza e dal comune in cui vive. Sembra banale, ma raccogliere firme per esempio in una città come Milano comporta la richiesta di certificati elettorali non solo nella provincia di Milano, ma del Paese intero. Ad ogni modulo di raccolta firme devono essere allegati i certificati elettorali di tutti quelli che hanno firmato quel modulo.

Provate a domandare a chi ha raccolto 100.000 firme, autenticate e certificate[  http://www.retescuole.net e  www.leggepopolare.it ] "Legge popolare per una buona Scuola per la Repubblica" cosa ne pensa dell'idea di raccogliere le firme per un referendum ?

Capite che mentre il popolo della scuola raccoglie firme per il referendum, il governo taglia, applica tutti i regolamenti attuativi, compreso il "maestro unico", e devasta a tal punto la scuola che una volta raccolte le firme, sempre che ci si riesca, della scuola non resterà nulla.

Anche se il Partito Democratico si rendesse disponibile ad attivare tutti i suoi iscritti per raccogliere le firme, sarebbe comunque sbagliato perché in questo momento per battere la pseudo riforma Gelmini bisogna chiedere l'abrogazione dei tagli previsti dalla legge n. 133/08 e del decreto legge n.137/08, ma contemporaneamente bisogna scuola per scuola costituire comitati di genitori, insegnanti e studenti e fare in modo che nulla di quanto previsto da queste leggi venga applicato.

Piuttosto che dire "raccogliete" le firme per il referendum, il segretario del PD potrebbe dire ai suoi iscritti o simpatizzanti, se genitori, insegnanti o studenti, di andare nella loro scuola e costituire un comitato che si batta per non far applicare la pseudo riforma Gelmini. Invece no, troppa fatica, meglio i proclami televisivi, meglio dire "armiamoci e partite". Forse si è accorto che qualcosa gli sta sfuggendo. Il popolo della scuola si è dato degli obiettivi e ha deciso di raggiungerli autonomamente, ha ritirato la delega ai partiti, non importa se si trovano dentro il parlamento o fuori, e ha deciso di procedere in prima persona. L'idea del referendum non è altro che una manovra per modificare gli obiettivi e le pratiche che il movimento si è dato. Si vuole indebolire il movimento e fare in modo che le deleghe, temporaneamente ritirate, tornino ancora ai partiti.

Hanno provato a farci lo scherzetto, ma sono stati subito smascherati. Non siamo sciocchi, siamo in grado di evitare accuratamente le trappole.

Questa pseudo riforma può essere arrestata solo se si continuerà a lavorare scuola per scuola perché non venga applicata, a fare anche le manifestazioni, ma non di certo raccogliendo firme per un referendum.


Milano, 31 ottobre 2008



Mario Piemontese

Per il movimento il referendum è solo una trappola

Subito dopo l'approvazione al Senato del decreto legge n.137/08, mediaticamente noto come decreto Gelmini, il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni ha dichiarato che promuoverà un referendum per abrogare tale decreto. Inoltre ha "lanciato lappello a tutte le forze della scuola e dell'università , alle famiglie interessate, alle forze politiche perché partecipino alla raccolta delle firme per il referendum promuovendo comitati in tutte le città italiane".

Facciamo attenzione, per il movimento contro la pseudo riforma Gelmini un referendum rappresenta solo una trappola! Evitiamo di cascarci. Prima di tutto l'abrogazione del decreto Gelmini eviterebbe il "maestro unico" e le 24 ore settimanali, ma non i tagli previsti dall'art. 64 del decreto legge n.112/08 convertito nella legge n.133/08. Il problema grosso sono i tagli, giusto per non dimenticare si tratta di risparmiare 8 miliardi di euro in tre anni tagliando 87.500 docenti e 44.500 ATA. Il "maestro unico" e le 24 ore settimanali sono un modo come un altro per tagliare, devastante quanto volete dal punto di vista pedagogico, ma, dal punto di vista del governo, uno strumento come altri per raggiungere l'obiettivo del risparmio.

Senza "maestro unico" e 24 ore settimanali nella scuola elementare saranno tagliati allo stesso modo 30.000 docenti. Nel decreto non c'è scritto che le 24 ore settimanali sono obbligatorie, ma nel piano programmatico c'è chiaramente scritto che più si risparmia attivando classi a 24 ore, meno danni ci saranno su tutto il resto della scuola elementare.

Giusto per completare il quadro è meglio rendersi conto che anche se tutte le classi prime del prossimo anno fossero a 24 ore, saranno circa 28.000 (21.000 a tempo normale e 7.000 a tempo pieno), produrrebbero un taglio di 8.000 docenti. Il piano programmatico prevede per il prossimo anno nella scuola elementare un taglio di 16.300 docenti (12.300 su posto comune e 4.000 specialisti).

Evidentemente i tagli produrranno qualche cambiamento anche nelle seconde, terze quarte e quinte elementari. Il vero nodo sono i tagli contenuti nella legge n.133/08. Non fraintendetemi, il "maestro unico", se sarà applicato, sarà devastante, ma è importante capire che è solo un pezzo della devastazione complessiva che, con o senza "maestro unico", procederà ugualmente se non bloccheremo i tagli previsti per tutta la scuola.

Capite poi che se si vuole promuovere un referendum per abrogare il decreto Gelmini, ma contemporaneamente si dichiara che fino a 6 miliardi di tagli sulla scuola si sarebbe potuto negoziare, ma 8 son troppi, allora la contraddizione è evidente.

Detto questo vediamo come mai il referendum è solo una trappola per il movimento.

Il segretario del PD ha detto subito che l'idea è sua, ma dopo i comitati per raccogliere le firme li devono costituire i cittadini, il popolo della scuola per intenderci. Secondo lui invece di manifestare e costituire comitati scuola per scuola formati da genitori, insegnanti e studenti per fare in modo che la pseudo riforma NON venga applicata e i tagli NON eseguiti, il popolo della scuola deve concentrare tutte le sue energie nel raccogliere le firme.

Raccogliere 500.000 firme per un referendum, sempre ammesso che, a fronte del mastodontico lavoro, venga accolto e non respinto, non è uno scherzetto.

Cerchiamo di capirci, raccogliere le firme per un referendum non è come raccogliere le firme contro il "maestro unico" su fogli di carta fotocopiati al volo o scaricati da un sito internet. Va benissimo raccogliere le firme contro il "maestro unico", ma questo è un atto politico, ma non giuridico - legislativo come raccogliere le firme per un referendum. I moduli di raccolta non sono moduli qualunque e per ogni firmatario bisogna raccogliere diversi dati e non solo la firma. Le firme vanno tutte autenticate nel momento stesso in cui vengono raccolte, e per fare questo è necessario che ad ogni banchetto di raccolta sia sempre presente per esempio un consigliere comunale o provinciale che si occupi di questa operazione. Per ogni firma raccolta è necessario richiedere il certificato elettorale del firmatario che viene rilasciato dal comune di residenza e dal comune in cui vive. Sembra banale, ma raccogliere firme per esempio in una città come Milano comporta la richiesta di certificati elettorali non solo nella provincia di Milano, ma del Paese intero. Ad ogni modulo di raccolta firme devono essere allegati i certificati elettorali di tutti quelli che hanno firmato quel modulo.

Provate a domandare a chi ha raccolto 100.000 firme, autenticate e certificate, per la [ http://www.retescuole.net/www.%20leggepopolare.it ] "Legge popolare per una buona Scuola per la Repubblica" cosa ne pensa dell'idea di raccogliere le firme per un referendum?

Capite che mentre il popolo della scuola raccoglie firme per il referendum, il governo taglia, applica tutti i regolamenti attuativi, compreso il "maestro unico", e devasta a tal punto la scuola che una volta raccolte le firme, sempre che ci si riesca, della scuola non resterà nulla.

Anche se il Partito Democratico si rendesse disponibile ad attivare tutti i suoi iscritti per raccogliere le firme, sarebbe comunque sbagliato perché in questo momento per battere la pseudo riforma Gelmini bisogna chiedere l'abrogazione dei tagli previsti dalla legge n. 133/08 e del decreto legge n.137/08, ma contemporaneamente bisogna scuola per scuola costituire comitati di genitori, insegnanti e studenti e fare in modo che nulla di quanto previsto da queste leggi venga applicato.

Piuttosto che dire "raccogliete" le firme per il referendum, il segretario del PD potrebbe dire ai suoi iscritti o simpatizzanti, se genitori, insegnanti o studenti, di andare nella loro scuola e costituire un comitato che si batta per non far applicare la pseudo riforma Gelmini. Invece no, troppa fatica, meglio i proclami televisivi, meglio dire "armiamoci e partite". Forse si è accorto che qualcosa gli sta sfuggendo. Il popolo della scuola si è dato degli obiettivi e ha deciso di raggiungerli autonomamente, ha ritirato la delega ai partiti, non importa se si trovano dentro il parlamento o fuori, e ha deciso di procedere in prima persona. L'idea del referendum non è altro che una manovra per modificare gli obiettivi e le pratiche che il movimento si è dato. Si vuole indebolire il movimento e fare in modo che le deleghe, temporaneamente ritirate, tornino ancora ai partiti.

Hanno provato a farci lo scherzetto, ma sono stati subito smascherati. Non siamo sciocchi, siamo in grado di evitare accuratamente le trappole.

Questa pseudo riforma può essere arrestata solo se si continuerà a lavorare scuola per scuola perché non venga applicata, a fare anche le manifestazioni, ma non di certo raccogliendo firme per un referendum.




Milano, 31 ottobre 2008




Mario Piemontese










Senza titolo 1001

  L'AVETE VISTO IL FILM QUEI BRAVI RAGAZZI ?  :-)


Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us
 

Senza titolo 1000

  QUESTA E' UNA VECCHIA ROTELLA METRICA DA GEOMETRA !  L'AVETE MAI VISTA ?  :-)


Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us
 

1.11.08

La mia storia - Fall to pieces (and rise again?!) - 1

Tratto dal mio blog Anoressia: after dark

Ci sono cose della vita che pensi non potranno mai accaderti. Le vedi in TV, le leggi sui giornali, ne senti parlare, ma sono così distanti che non ti sembrano davvero reali. Poi un giorno apri gli occhi e ti accorgi che, invece, sono vere. E che stanno succedendo proprio a te.

Fino ai 14 – 15 anni ho avuto una vita tutto sommato “normale”. Ero una ragazzina brava a scuola, ubbidiente, ordinata, carina… una ragazzina normale. Eppure, ad un certo punto, è successo. Cosa, esattamente? Neanch’io saprei dirlo. Ma è successo. Avrei potuto avere tutto, tutto quello che una ragazza normale potrebbe avere, ma non era abbastanza. O, forse, era troppo.

Un giorno mi sono guardata allo specchio e non ho visto quel che avrei voluto vedere. Il riflesso che mi rimandava non era quello che avrei voluto che fosse. Non mi piaceva. Non volevo essere quella me stessa. Volevo essere un’altra me stessa. Non mi piaceva quel riflesso. Mi faceva schifo. Se avessi potuto, avrei sputato su quel riflesso prima di rompere lo specchio e urlare, tanto mi detestavo. Avevo paura. Così ho iniziato a sognare un’altra me stessa, di essere diversa, di essere felice, di essere libera. Perciò ho detto basta. Basta a quella me stessa. Basta a quel detestabile riflesso. Volevo che lo specchio mostrasse quel che realmente c’era dentro di me. Non volevo essere mediocre. Non volevo essere normale. Volevo che tutti, guardandomi, vedessero qualcosa di speciale.

Sapevo che, per fare questo, avrei dovuto distruggere la me stessa dello specchio. Sapevo che sarebbe stata dura. Sapevo che sarebbe stato difficile. Sapevo che avrei dovuto mettere in gioco tutto e riuscire a controllarlo. Sapevo che si sarebbe trattato di camminare sul filo di un rasoio. Ma sapevo anche quel che volevo: diventare perfetta. Perciò ho iniziato a guardare dritta davanti a me giurandomi di diventare perfetta a qualunque prezzo.
Percorrendo quella che al momento mi sembrava l’unica via possibile.

Così ho iniziato. Senza neanche rendermene conto, senza sapere quello che stavo facendo, sono scivolata nella spirale discendente dell’anoressia. L’ho fatto coscientemente, lucidamente, pur non potendo ovviamente in quel momento prevedere quali ne sarebbero state le conseguenze. Ho deciso di cambiare. Ho deciso di dimagrire. Ho deciso di restringere. Ho deciso di controllare. Ho deciso di essere forte. Ho deciso di diventare perfetta. E tutto è cominciato. Mi sono lavata il viso con cura ed ho iniziato a guardarmi allo specchio con soddisfazione. Nel giro di poche settimane sono diventata veramente abile: restringere l’alimentazione, controllare i tipi di alimenti ingeriti non mi dava più nessun problema. Nei primi tempi era stato più difficile tenere a freno l’appetito, soprattutto di fronte a un piatto ricolmo di cose gustose, ma poi il periodo critico è passato. Basta con l’acquolina in bocca e la fame, tutto passato: non stavo mai tanto bene come quando rinunciavo a mangiare qualcosa, come quando riuscivo a seguire la mia dieta. Che sollievo sarebbe stato rinunciare, assieme al cibo, anche a me stessa! Ma forse era proprio quel che succedeva, tanto forse era la sensazione di diventare giorno dopo giorno un corpo sempre più sottile. La restrizione è a poco a poco diventata un riflesso automatico e facile da controllare. La fame ha iniziato a non cogliermi più di sorpresa, in luoghi poco adatti o momenti inopportuni. Ho iniziato a dominarla. E la cosa mi dava un gran senso di potere, una soddisfazione analoga al benessere. Dopo aver resistito alle lusinghe del cibo mi sentivo come liberata, leggera. Al punto da pensare che ero forte, che ero brava, che riuscivo a fare qualcosa che ben pochi sarebbero stati in grado. Potere e controllo. E avanti a verdure scondite, yogurt magri, biscotti integrali giorno dopo giorno. Mangiare poco, col tempo, ha iniziato a diventare sempre più facile. Un piccolo sforzo di fronte a una grande soddisfazione. Le mie braccia diventavano leggere, aeree: le mie ali. Avessi potuto, sarei voltata via dalla vita. E allora me ne sarei andata da tutto. Tanto nessuno se ne sarebbe accorto in tempo per trovarmi e riprendermi. Forza e controllo, l’essenza. In una parola: onnipotenza.

Non saprei definire l’ossessione. Credo la si porti sempre in sé. Spesso basta un nulla a scatenarla. S’insinua in te silenziosa, attacca lentamente, tortuosa, distorce, ogni parte del tuo essere. Ma è furba, e terribilmente manipolatrice, perché si fa passare per tua amica ma non rinuncia per questo a tradirti. In tutto questo, la sofferenza non è che un effetto secondario. Quasi sempre, quando entri in un disturbo alimentare, non te ne rendi conto perché non fa male, anzi. La cosa più dolorosa è la caduta. Il momento in cui capisci. Inevitabile. Io non volevo vederla arrivare. E poi ho finito necessariamente per atterrare.

Il filo si è spezzato, i miei giochi scoperti, le mie bugie svelate. Il mio universo disintegrato. I miei genitori si sono accorti di quello che stavo facendo e sono corsi ai ripari. A loro modo, si capisce. Mi hanno trascinata dal medico, poi da una dietista, poi da una psichiatra. Mi hanno detto che mi volevano aiutare a stare bene e che, con quello che stavo facendo, li avevo feriti e stavo distruggendo la loro vita. Non si sono accorti che, con ciò che si sono messi a fare “per il mio bene”, hanno iniziato a distruggere quella che in quel momento consideravo la mia vita. Sono stata portata da una psichiatra e il verdetto pronunciato nel suo ufficio dopo più di due ore di colloquio è stato unico, senza possibilità d’appello: date le mie condizioni psicofisiche, c’era una sola cosa che bisognava fare, un'unica possibile soluzione alla fine di tutto. Mamma e papà erano perfettamente d’accordo. Ma io l’ho capito in quel momento, nello studio della psichiatra: quella che le proponeva non era la sola soluzione alla fine di tutto. Tutto era già finito. Chi mi ha cacciata dal mio paradiso? Quale peccato e quale angelo? Chi mi ha costretta a correre così, senza riposo?

Sono così stata ricoverata in una clinica neuropsichiatria per ragazze con disturbi alimentari. Ed è stato il primo di una lunga serie di ricoveri, più o meno consenzienti. Ricoveri in cui ho avuto a che fare con ogni genere di persone, in cui mi sono state affibbiate ogni genere di etichette. Ogni volta che uscivo da quella clinica le cose sembravano andare un po’ meglio, mi sentivo più forte, più motivata, più decisa a farla finita una volta per tutte con l’anoressia… ma ogni volta ci sono ricaduta, ho resistito un po’ e poi ho ricominciato a restringere, in un circolo vizioso che sembrava veramente non avere mai fine. E mi sentivo stanca, tanto stanca. Stanca di vivere solo per morire. Stanca di morire solo per vivere. Avrei voluto imparare a vivere solo per vivere.

E poi mi sono accorta che mi ero fregata da sola. Che l’anoressia non mi avrebbe mai portato tutto quello che prometteva. Anzi, al contrario, avrei dovuto sopportare una vita fatta solo di compromessi, dove non ci sarebbe stata davvero gran differenza tra vivere e morire. Un vita a metà. E mi sono resa conto che l’anoressia aveva promesso di farmi sentire diversa, speciale, forte, in controllo… ma che in realtà la mia infernale compagna mi aveva fatta prigioniera, rubando anni, energie, pensieri, amici, hobby, studio, lavoro. Aveva rubato me stessa, aveva cancellato quello che ero e quello che avrei potuto essere. Aveva portato via la parte migliore di me, le cose che amavo. Perciò mi era rimasta solo una grande stanchezza, una solitudine senza confini, giorni fatti di ossessione e di vuoto. Niente. Non mi era rimasto più niente. Forse è stata questa la molla che mi ha spinto a reagire. Non so bene neppure com’è iniziato. Ma, già, dopo tanti anni, è proprio iniziato. È quasi buffo, no? Ma, chissà, forse è stato perché stava finendo tutto e io non volevo che finisse in quel modo. Sentivo che ogni giorno un pezzo di me se ne andava e io non sapevo più che fare. La cosa più terribile, mi sono accorta in quel momento, non è morire. L’inferno vero è restare, restare senza esserci mai. Restare senza sapere più dove andare. Non volevo vivere in quel modo… in fin dei conti, avevo sempre il desiderio di fare qualcosa di speciale. E allora ho capito che la cosa più speciale che potessi fare era provare ad essere normale. E a sopportare, in questa normalità, tutte le sfide quotidiane. Perché è questa la vera forza. Non quella illusoria che l’anoressia sembra dare. L’estate stava arrivando, e volevo godermi anch’io un giorno di sole sentendomi libera. Perché volevo ancora sperare. Perché volevo ritornare. E allora ho preso il mio “equilibrio alimentare”, cioè la dieta in cui c’è scritto tutto ciò che devo mangiare quotidianamente e in quali dosi, e mi sono messa a seguirla sul serio, senza sgarrare. Che è ciò che sto facendo tuttora. E mi sto accorgendo che, effettivamente, una sorta di via d’uscita la si può trovare. Basta volerlo veramente.

Traendo ispirazione da quello che mi circondava, ho cercato di trasformarla in motivazione. Mi sono accorta che non avrei mai potuto fare quello che mi ero programmata, che non avrei potuto guarire nessun altro se prima non avessi provato a guarire me stessa. Che il percorso che avevo intrapreso si sarebbe inevitabilmente rivelato fallimentare nonché un inutile spreco di tempo, che se non avessi iniziato a lavorare su me stessa non avrei mai potuto ostentare la presunzione di poter lavorare su qualcun altro.

L’anoressia è una prigione che non ha odore, che non ha sbarre, che non ha mura: una prigione per la mente… Certo, è una cosa da cui sono passata, e niente potrà cancellarla. Ma la porterò nel doppio fondo dell’anima per sempre, come una contrabbandiera dell’orrore. Sorella morte. Ma la mia vita è ancora nelle mie mani, perciò sta a me decidere cosa farne. Anche se sono arrivata a pesare XX Kg, veramente a un paso dalla morte, mi è stata data una seconda possibilità. E adesso ho deciso di provare a non sprecarla.

Certo, sono ancora anoressica. Lo sarò per tutta la vita, come una persona che ha smesso di bere continuerà comunque a considerarsi un’alcolista. Ma, magari, un alcolista che dice: sono XX anni che non tocco una goccia d’alcool. Bene, mi piacerebbe poter arrivare a dire una cosa del genere. Sono XX anni che non restringo l’alimentazione.

Vivere è possibile. Sta solo a voi scegliere di farlo – e come farlo. Io ho fatto la mia scelta. Spero che sia anche la vostra.

I "desaparecidos" e l'emergenza educativa

Li abbiamo attesi invano, in questi giorni. Abbiamo aspettato i loro pullman, i loro pupi vocianti, i loro striscioni festosi. Abbiamo atteso, persino, i loro magnifici volantini. Un po' miserando definirli tali, con quella carta patinata, impreziosita da riproduzioni di Chagall e da versi di grandi poeti. Correva l'anno di grazia 2007 - un secolo fa -, e l'immenso popolo del Family Day era in pieno fermento.

Il Paese attraversava un'autentica emergenza educativa, assicuravano allarmati. E non solo il Paese: i fondamenti stessi dell'umanità rischiavano di venir scardinati. Correva l'anno di grazia 2007, un secolo fa, e il governo era guidato da un pericoloso bolscevico, Romano Prodi. Due sue improvvide, furenti ministre libertarie, Bindi & Pollastrini, avevano appena presentato il disegno di legge sui Dico.


Papa, vescovi, oratori, scout, associazioni, stampa, affiancati dalla crème dell'intellighenzia teoco(jo)n - "Il Giornale", "Il Foglio", Marcello Pera... - suonarono le fanfare contro il mostro relativista e vizioso. E a chi, timidamente, osava belare che, in fondo, i problemi del Paese gli sembravano un po' più gravi delle faccende intime di qualche omosessuale, replicavano sdegnati che gli omosessuali non c'entravano niente. Oddio, un po' c'entravano, visto che il Vaticano continuava ad additarli come la fucina di tutte le perversioni - ma il suo linguaggio, paragonato a quello dei teoco(jo)n, risultava addirittura civile -, però acciderba, non fateci passare per quelli che non siamo: reazionari, intolleranti, spietati, lontani mille miglia dallo spirito evangelico che pur si pretende d'incarnare. No, no, spergiuravano gli alfieri del Family, oggi il problema più serio sono i Dico, ma in futuro saremo implacabili verso chi, di qualunque partito, osi intaccare i diritti dell'unica Famiglia. Emergenza educativa, s'è detto: giusto. Quindi la nostra voce si udrà ogni volta che tali diritti verranno lesi: nel campo scolastico, in quello lavorativo, culturale e sociale.



Giunse la radiosa giornata, giunsero le Famiglione, giunsero anche, molto applauditi, i pavoni pluridivorziati seguiti da concubine e figli sparsi tra i letti, salmodianti zitelle in cilicio, affaristi multimiliardari con l'aria di adorare più Mammona che Mamma; col pregio, però, di essere eterosessuali e, soprattutto, seriamente intenzionati a sloggiare a calci la sinistra accozzaglia che ci sgovernava.


Il resto è noto. I Dico vennero affossati, assieme a Prodi il bolscevico. Tornò in sella il supercattolico Berlusconi. Pericolo scongiurato, la Famiglia era salva.


Poi è accaduta una cosa strana. La Famiglia non campava nemmeno la fine del mese. La Famiglia cominciava a rinunciare a beni di prima necessità: pane e latte. La Famiglia, ma pure le piccole, minuscole famiglie, s'irrancidivano dietro cumuli di rifiuti (è ormai vietato occuparsene, ma restano lì, esalanti e pestilenziali), si annientavano in faide tra poveri, aizzate dall'iracondo razzismo dei nuovi potenti, si asserragliavano tra le pareti nelle città laide e impaurite, covavano un sordo rancore, misto a una truce invidia, verso chi poteva permettersi di piegare la giustizia a suo piacimento, mentre a loro, sporchi, brutti e cattivi, non sarebbe stato risparmiato nemmeno uno spicciolo. S'incanaglivano, spenti di futuro, perché l'unico consiglio che il Capo poteva spendere per i loro figli era di sposarsi un milionario.


Più che emergenza educativa, ci si trovava di fronte a un'urgenza antropologica. Le nuove generazioni venivano infatti addestrate a diventare cani feroci, per non finire darwinianamente schiacciate dal più forte.



Ma le voci del Family Day restavano afasiche. Anzi, proprio mute. Riflettevano, forse pregavano, dimenticando che la preghiera senza opere è morta (S. Paolo); ma, di nuovo gaudenti nel campetto oratoriano, si beavano del solicello autunnale, carezzevoli e tiepide, ascoltavano con placidezza le Beatitudini senza minimamente pensare, come afferma il card. Martini, che Gesù voleva giustizia, e non negli svaporati ed eterei cori angelici, ma qui, adesso, su questa dura terra.


I ritmi erano tornati cadenzati e meditabondi, piacevolmente prevedibili, per gli amici del Family. Ma quando tante altre family si son radunate, l'altro giorno, coi bambini, che dappertutto son sempre gli stessi, coi figli adulti, coi professori, abbiamo sperato cogliessero il miracolo; loro, tanto usi a pregare per la concordia fra generazioni, hanno perso l'attimo, obliato l'evento.

Non li abbiamo visti. Ma - ciò che, per alcuni versi, è più grave - non li abbiamo nemmeno letti. La sezione Scuola, sul loro sito, appare ancor oggi desolatamente sguarnita , e solo in questi ultimi due giorni qualcuno s'è affrettato a rimpolparla con altri contributi (rigorosamente bypartisan, e senza nemmeno un commento; e la totale imparzialità, ricordava Pasolini, cela sempre una faziosità smaccata). Fino al 31 ottobre, infatti, l'unico accenno alle vicende attuali si trovava in una lettera al "Secolo XIX", dove un bravo signore si scandalizzava per l'uso strumentale dei fanciulli in manifestazione; e caragrazia che il direttore del quotidiano ha saputo rispondergli a tono.


Persino "Famiglia Cristiana", che pure aveva impegnato tutta la sua energia per sconfiggere Prodi, si è resa conto che così non va, è troppo, è insopportabile; che le classi ponte della Lega adombrano nient'altro che odioso razzismo, che un politico non può apostrofare gli immigrati come "negri", e che la "riforma" Gelmini, tanto cara a Gelli e a Berlusconi, consiste soltanto - lo annota il filosofo Antiseri - in una scellerata serie di tagli.

Non crediate, comunque, di trovare tutte queste riflessioni nell'"aggiornata" rassegna stampa del Family.


Forse sembrano troppo critiche nei confronti del governo amico; ché se poi cade (ma, da questo punto di vista, stiano tranquilli!), magari torna il bolscevico o, peggio ancora, le ministresse erinni, e ci riprovano coi diabolici Dico...


Casa, lavoro, scuola a pezzi: non sono evidentemente queste, le emergenze educative per il popolo del Family Day, malgrado gli altisonanti proclami.


Credo, tuttavia, che li risentiremo presto. Ieri, dopo un lungo oblio, è tornata a tuonare la vecchia vergine ciliciata. Anche lei preoccupata delle emergenze educative, ma quelle vere, non le bagattelle. Perché dunque stupirsi delle sue esternazioni sui preti gay? Se il Vaticano chiama [cfr. il testo completo del provvedimento], i crociati rispondono.


E il problema grosso, il problema serio, l'unico problema, il Problema, insomma, sono sempre loro, i dannatissimi gay, ormai degni eredi di donne, ebrei, infedeli e streghe. La vecchia vergine, come tutte le vergini, è molto sensibile ai peccati carnali, e si è buttata con entusiasmo nella rinnovata impresa che, fra l'altro, nelle radiose giornate, le aveva procurato un bel po' di popolarità. La fama la solletica molto. Tempo fa ho intrattenuto una simpatica corrispondenza con lei, quindi i suoi bizzarri accostamenti tra omosessualità e pedofilia non possono sorprendermi. E non rompetele l'anima rammentando che certi paragoni sfregiano sia gli omosessuali (di cui non gliene frega niente) sia le vittime dei pedofili (di cui dovrebbe fregargliene di più). Il fine giustifica i mezzi; se poi volete conoscere qualcosa di serio sulla pedofilia, vi rimando a una mia vecchia intervista. Ma perché complicarsi la vita? Lasciate questo passatempo ai prof lazzaroni che la Gelmini rispedirà presto a casa.


Tornano, dunque, i desaparecidos. Riempiranno altre piazze, perché è ora di finirla coi sodomiti, prima nella società, ora (?) nella Chiesa. Riempiranno quelle piazze, e oscureranno la nostra, ché altre sono le emergenze. Parafrasando Michele Serra, si stava meglio quando si stava meglio.


Daniela Tuscano

Senza titolo 999

  VI PIACEVA IL GRUPPO MUSICALE DEI JOY DIVISION ?  :-)


Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us
 

Senza titolo 998

Il ricordo di te ha vesti regali


un vissuto che sembra appena ieri.


Dodici anni,mio Dio,dodici anni


incredule tendono le rughe del mio volto,


hanno scritto storie che sono cicatrici sulla pelle


ed ora di colpo cancella


il tuo ritorno.


Nei bianchi capelli ,l’autunno colora come allora


i castani dai frutti  maturi,andremo a raccoglierli insieme,


affideremo al tempo il raccolto delle nostre mani che


si cercano,


ed ecco che labbra di fanciulla ti rubano un bacio


ha il sapore dell’innocenza,del amore.


in un cinema di periferia,guardando un film che non ho mai visto


tace le parole nella tua bocca,le spegne


accende i sensi selvaggi…


Dentro me pantere addormentate in un sogno lontano


si svegliano di colpo,t’afferrano all’improvviso


sono artigli affilati di passione


ti marcano la carne,ti entrano nel sangue


infettandoti, rendendoti dipendente come la sigaretta


che fumo,come la peggiore droga e non è che l’inizio


quel gemito ululato sino alle viscere della terra


quel fremito lungo la schiena


conosce a memoria ogni bandierina rossa


del mio corpo


come i posti non visitati nelle cartine geografiche,


ogni porta chiusa della mia anima


per incoscienza,per paura forse


l’elisir d’inferno e paradiso che non sazia mai


gli amanti divenuti dei


d’un dolore che è sempre più grande


più tuo ,nostro.


T’ho sempre amato,non te lo mai detto


vorrei urlarlo e potessi sfiderei  il tempo


vorrei arrivasse a te,che non sai d’essere


d’esser sempre stato.


 


Il ricordo  di te sulle labbra oggi


compone di  nuove note


il mio nome.

L'arrivo

Approdato
a porto sicuro
declina il volto
e scioglie l'àncora.

Ha spento i conti
col destino selvaggio,
l'ha reso vento
e impalpabile gloria.

Solo a tratti
nel soffitto dei pensieri
i suoi occhi
assonnati e vagabondi

s'imbattono in giovani vite
straniano in dorature immense
in stonati meriggi
in oblique voluttà.

Come antichi risvegli
dileguati e azzurri e pigri,
venati di caffè,
di baci smozzicati,

di sorrisi imprevisti,
di mattine curiose,
di labbra non dette
nel chiarore stupefatto.

Ma l'attimo scorre.
Risuona il silenzio.
Si concede un sospiro
ed è sazio di sé.


Daniela Tuscano




 


 

L'arrivo

Approdato
a porto sicuro
declina il volto
e scioglie l'àncora.

Ha spento i conti
col destino selvaggio,
l'ha reso vento
e impalpabile gloria.

Solo a tratti
nel soffitto dei pensieri
i suoi occhi
assonnati e vagabondi

s'imbattono in giovani vite
straniano in dorature immense
in stonati meriggi
in oblique voluttà.

Come antichi risvegli
dileguati e azzurri e pigri,
venati di caffè,
di baci smozzicati,

di sorrisi imprevisti,
di mattine curiose,
di labbra non dette
nel chiarore stupefatto.

Ma l'attimo scorre.
Risuona il silenzio.
Si concede un sospiro
ed è sazio di sé.

Senza titolo 997

  VI PIACEVA LA TRASMISSIONE TELEVISIVA DEL SEVEN SHOW ?  :-)


Image Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.usImage Hosted by ImageShack.us
 
 

Senza titolo 996

FACCIAMOLO USCIRE
Non facciamo morire un quotidiano



Fra le tante genialate di questo governo, c'è anche quella di tagliare i fondi statali alle Cooperative Editrici. Come a dire: se sei un giornale, o hai un padrone che ci mette i soldi (e ti dice cosa scrivere) oppure, se sei libero e indipendente, ti arrangi.
In italia i giornali senza editore-padrone, basati su cooperative di giornalisti e lettori, si contano sulle dita di mezza mano. Fra questi c'è IL MANIFESTO che, entro la fine del 2008, dovrà trovare 4 milioni di euro per sopravvivere.
La situzione sulla libertà d'informazione in italia è drammatica: c'è un monopolio che, de facto, controlla tutto: tv e grandi giornali sono il megafono di un'unica voce, di un unico punto di vista. Le uniche possibilità di leggere o vedere qualcosa fuori dal coro si possono trovare su internet o sul satellite. Ma chi sa navigare in rete e guarda le tv satellitari è ancora una minoranza.
L'importanza, quindi, di avere un giornale in edicola che faccia opposizione, che stimoli la coscienza critica di una nazione, è fondamentale. Un argine contro una deriva preoccupante. Altrimenti ci meritiamo licio gelli che pontifica in tv e il tg2 che fa passare gli squadristi di Piazza Navona come vittime.


Ecco come potete partecipare alla campagna di sottoscrizione a favore de IL MANIFESTO


-On line, versamenti con carta di credito sul sito ed è il metodo più veloce ed efficace.


-telefonicamente, sempre con carta di credito, al numero 06-68719888, o via fax al numero 06-68719689. Dal lunedì al sabato, dalle ore 10,30 alle 18,30. Dove potete telefonare anche per segnalare, suggerire e organizzare iniziative di sostegno.


-Con bonifico bancario presso la Banca popolare etica – Agenzia di Roma – intestato a il manifesto – IBAN IT40K0501803200000000535353.


-Con Conto corrente postale numero 708016, intestato a il manifesto Coop. Ed. Arl. - via Bargoni 8 – 00153 Roma.