30.9.12

Parola d'Intendente di Finanza Maria Rosaria Randaccio: «Ecco come lo Stato ci deruba»

finalmente un burocrate che dice pane al pane vino al vino ùunione sarda del 29\9\2012
di GIORGIO PISANO ( pisano@unionesarda.it )
«C'è un grave problema di legalità al ministero delle Finanze».
Ripeta, perfavore.
«C'è un grave problema di legalità al ministero delle Finanze. Sardegna compresa».
Si rende conto?
«Perfettamente».
Maria Rosaria Randaccio sa bene cosa dice, è capace di dosare come un farmacista il peso delle parole. È stata Intendente di Finanza a Cagliari fino a quando le Intendenze sono state soppresse. Poi ha diretto la Commissione Tributaria per passare più tardi al Tesoro e all'assessorato regionale al Turismo prima di andare in pensione, nel 2010. Burocrate d'altissimo profilo e competenza oceanica, parla citando a cascata leggi e circolari, decreti legislativi e codici. Ha sessantasette anni, due figli, quattro nipoti e nessuna voglia di scherzare. Tant'è che si prepara a una guerra di carta bollata che coinvolgerà la Corte dei Conti e la Procura della repubblica.
Sulla porta del suo ufficio, nel quartiere di Stampace alto a Cagliari, c'è una targa: Arad, sta per Associazione regionale ascolto del disagio. Nel senso che dedica il suo tempo, a titolo assolutamente gratuito, al popolo dei triturati, agli infelici che hanno duelli al sole con Equitalia e guai fiscali come un lebbroso piaghe.
«Quando dicono che il debito pubblico ricadrà sulle spalle delle generazioni future si dimenticano di precisare che si tratta di un furto, il secondo per la precisione, messo a segno dallo Stato nei confronti dei suoi sudditi». Non vuole fare colpo con frasi ad effetto e nemmeno vestire i panni dell'eroina rivoluzionaria. Di sicuro sa di che sta parlando e, con l'aiuto di altri volontari (avvocati, commercialisti, fiscalisti), punta a dare battaglia. Due gli obiettivi di un movimento senza targhe e padrini: Equitalia e le zone franche.
In gioventù ha avuto simpatia per i socialisti «ma anche loro non mi vedevano di buon occhio, consideravano fastidioso il fatto che fossi donna e, per di più, preparata». Intollerabile. Così, ha proseguito in solitudine la carriera di burocrate scoprendo, passo passo, molte cose che non quadravano. Per esempio, che lo Stato ha svenduto il patrimonio immobiliare degli enti previdenziali e non solo. «Ma agli italiani non l'ha comunicato». Detto terra terra, la sede cagliaritana dell'Inps non appartiene più all'Inps, gli uffici della Corte dei Conti e quello della vecchia Intendenza di Finanza sono stati ceduti a privati. Quando? Impossibile sapere con precisione la data. Per quanto? Non ricevuto, segreto di Stato. A chi? Circolano voci «ma le voci non sono fatti e noi, invece, ci atteniamo esclusivamente ai fatti».
Fosse un cane, la Randaccio sarebbe certamente un rottweiler. Ma, purtroppo per qualcuno, è un «cittadino italiano consapevole e non più disposto a star zitto».
Una volta l'Intendenza di Finanza aveva il compito di vigilare sull'operato degli uffici finanziari pubblici. Controllava la gestione del gioco (Totocalcio, Lotto, Enalotto, Totip), monitorava entrate e conservazione del demanio pubblico. A partire dal 1992 la musica è cambiata: via le Intendenze e via, soprattutto, il patrimonio dello Stato. «A cominciare da quello regalato da Giuseppe Garibaldi».
Garibaldi, esagerata.
«Prima dell'Unità, il nostro Paese era diviso in stati e staterelli. Una volta conquistati, Garibaldi ha ceduto le loro ricchezze (edifici, pinacoteche, collezioni d'arte) alla monarchia che, sconfitta nel referendum del 1946, ha girato tutto alla repubblica».
Come e quando è nata l'idea di reagire?
«Quando dirigevo la Commissione tributaria mi trovavo spesso di fronte a gente umile, zavorrata da cartelle di Equitalia, gente costretta a pagare il bollo-auto anche due, tre volte».
Come mai?
«Si giocava sul fatto che ci si dimentica di conservare le ricevute. E siccome al ministero delle Finanze interessava far cassa, non si andava tanto per il sottile».
Si poteva comunque fare ricorso.
«Per presentare ricorso servivano altri soldi ancora. Un fiscalista non ti chiede meno di cinquecento euro per muoversi».
Perché ce l'ha con Equitalia?
«Perché è una società per azioni e dunque persegue fini di lucro. Basti dire che i suoi impiegati non sono stati assunti attraverso concorsi pubblici, come succede di norma per gli statali, ma in forma più o meno diretta».
L'Intendenza di Finanza era invece un ente di beneficenza.
«No che non lo era. Ma non abbiamo mai messo sotto sequestro un solo appartamento, non abbiamo acquisito aziende da far andare poi all'asta. Sospetti inclusi».
Che sospetti?
«Le aste giudiziarie sono oggetto di interesse da parte della magistratura. Si pensa che molte siano taroccate, che i beni messi all'incanto vengano rilevati da amici degli amici e organizzazioni non esattamente limpide».
Si rende conto della gravità delle cose che dice?
«Da anni ci sbatto il muso contro, non a caso seguo tutti i movimenti anti-Equitalia e anti-usura. Voglio almeno che gli italiani sappiano».
Che debbono sapere?
«Che nel 1993, secondo l'allora ministro Barucci, il debito pubblico era di seimila miliardi di lire. Per ripianarlo, secondo il ministro, era sufficiente vendere il 20-30 per cento di quattro grosse imprese pubbliche».
E allora?
«Hanno svenduto il demanio pubblico ma il danaro incassato - al contrario di quanto prevede la legge - non è stato destinato all'abbattimento del debito pubblico. Capito cosa voglio dire?»
No.
«Il debito pubblico oggi ammonta a fantastilioni di euro. Significa che il popolo italiano è stato derubato. Monti sta cercando di vendere quel poco che è rimasto ma sono soltanto briciole».
Come uscirne?
«Chiederemo il risarcimento danni ai ministri del Tesoro e delle Finanze che si sono succeduti da allora. A cominciare da Mario Draghi che, da sottosegretario al Tesoro, non ha fatto certo meglio dei suoi colleghi. Ci rivolgeremo alla Corte dei Conti e promuoveremo una class action».
Tempo perso chiederle a chi dobbiamo il debito pubblico.
«Lo ripiani chi l'ha creato: i ministeri del Tesoro e delle Finanze. Chiedere di farlo ai cittadini significa pretendere un risarcimento dai derubati».
È sicura di questo?
«Sono le carte a parlare. Prima gli enti previdenziali, Inps in testa, pagavano le pensioni e la cassa integrazione dal danaro che incassavano. Oggi non possiedono più niente, nemmeno gli uffici che occupano. A questo siamo ridotti».
Avete calcolato l'entità del buco?
«Impossibile, dovremmo risalire ai conti di Garibaldi. E pensare che quando lavoravo all'Intendenza di Finanza c'era una camera blindata che conteneva l'elenco dei beni che lo Stato aveva passato alla Regione».
Casi clamorosi?
«Calamosca e Monte Urpinu a Cagliari. Credo siano due esempi eclatanti. Sono stati ceduti ma ufficialmente nessuno lo sa. Sconosciuto l'importo e il nome dei beneficiari».
Intervistata da Der Spiegel, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato qualche settimana fa: «Se i politici sardi non dormiranno, la zona franca in Sardegna potrà diventare a breve una realtà». Previste dallo Statuto sardo (articolo 12), le zone franche hanno preso corpo nel 1998 con un decreto legislativo di attuazione che individua nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Portotorres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti e aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili la possibilità di istituire una zona franca. Per farlo c'è tempo fino a giugno dell'anno prossimo, quando entrerà in vigore il nuovo Codice doganale aggiornato, che lascia vivere le vecchie zone franche ma vieta l'apertura di nuove. «I tempi stringono, non abbiamo un minuto da perdere», dice Maria Rosaria Randaccio. E per dare forza al suo discorso ha deciso, come prima mossa, di inviare una serie di diffide.
Indirizzate a chi?
«Al presidente della giunta regionale, al sindaco di Cagliari e all'Autorità portuale di Cagliari, l'unica finora nominata in Sardegna».
Il senso della diffida?
«Leggi alla mano, li invitiamo a istituire al più presto le zone franche».
Non è così semplice.
«Invece è proprio semplicissimo. Basta fare una delibera che ne traccia i confini. Il resto sono solo adempimenti burocratici e tecnici».
A chi serve una zona franca?
«A tutti i sardi. I Paesi che hanno vinto la seconda guerra mondiale ne avevano previsto l'istituzione nelle aree dove si registrava spopolamento legato a difficili situazioni economiche. Il nostro caso».
Quali sono i vantaggi?
«L'abbattimento dei dazi doganali, Iva, accise e altri benefici fiscali. Zero burocrazia. Ci sarà una ragione se Livigno, il più ricco Comune italiano, è zona franca. Pensate ad aree come il Sulcis, Ottana, Portotorres: le imprese avrebbero un interesse immediato e concreto a investire».
Svantaggi?
«Nessuno».
Sta dimenticando, insieme agli investitori, l'arrivo della criminalità.
«È un problema calcolato e previsto. La ricchezza prodotta dalla zona franca consentirebbe di creare uno scudo contro la presenza del crimine organizzato, che in Sardegna peraltro è già presente».
In che modo?
«Siamo una terra destinata a ripulire danaro sporco, a riconvertire somme che non sarebbero utilizzabili altrove, a investimenti massicci sul fronte immobiliare che, come tutti sanno, è una delle migliori lavanderie di danaro. Da tempo la Sardegna è sotto osservazione da parte della Commissione parlamentare antimafia».
L'Unione europea come vede la faccenda?
«Ritiene che le zone franche siano configurabili come aiuti di Stato. Perciò ha deciso di non farne nascere nuove a partire da giugno 2013».
Chi volete convincere?
«La classe politica sarda ha ignorato le zone franche per sessant'anni. Ne ha discusso, ci ha girato attorno senza mai arrivare a niente di concreto. Ora, però, i tempi sono enormemente diversi. La crisi non consente altri tentennamenti».
E voi sperate di centrare il bersaglio con le buone o con le cattive.
«Abbiamo la legge dalla nostra parte. Ma abbiamo soprattutto la ripresa dell'emigrazione, la fuga dei giovani, la disoccupazione che cresce, le vecchie cattedrali dell'industria che crollano. Il presidente della giunta regionale, e non solo lui, ha il dovere di ascoltarci».
Altrimenti?
«In prima battuta procediamo a una formale diffida, poi batteremo altre strade. Ma io spero non sia necessario arrivare a questo».
Scadenze a parte, come mai fate questa battaglia solo ora?
«Giugno 2013 è alle porte, rappresenta l'ultima spiaggia. In caso contrario siamo destinati a finire nel baratro. Le industrie e il lavoro stanno scomparendo».
Non è che pensa alle prossime Regionali?
«La politica non m'interessa. Ho lavorato molto nella mia vita, insegnato a leggere e a scrivere ai miei otto fratelli, che oggi sono tutti laureati. Ho quattro nipoti e un'esistenza piena. Un partito come tale non m'interessa, al massimo accetterei una candidatura da tecnico».
pisano@unionesarda.it

28.9.12

c'era una volta 1992-1994 puntata VIII ] ho visto nascere , svilupparsi , forza italia


Non avendo   né  voglia di cercare  storie interessanti   scontate  e sempre uguali ,né   parlare di me  (   del perché sono ritornato in analisi ,ma  prima o poi ne parlerò promesso )    riprendo  anche se  con riserva  in quanto come mia ha detto  la  professoressa  di  storia  contemporanea  dell’università    <<  fino a gli ultimi  50 anni   è  storia  dopo  è cronaca  non è ancora  storia  >>   a parlare \ raccontare    , vedere  post precedenti  ,  del periodo storico  1992-1994.
Eravamo   rimasti a ….. mumble  ….   Ah si adesso ricordo al post  :  Via d'Amelio 19 luglio 1992-19 luglio 2012 [c'era una volta 1992-1994 puntata VII] +.....  

                                  La nascista  di Forza Italia e il Governo berlusconi  I


Come  ho già detto nelle puntate precedenti  , questo periodo  è stato  il decennio  in cui  ho scelto da che parte stare . Ero onnivoro leggevo   di tutto  (  quotidiani   ,  settimanali  ,  inserti  , libri di storia  ed politica   e  trasmissioni  tv specie di quel periodo  che pseudo storici  e  giornalisti   chiamavano è 
per indicare il periodo antecedente  al  1993\4 chiamano tutt'ora prima repubblica     )   a  360 ° .
Ricordo  acora  anche  se vagamente  ( avevo  16\17  anni  ) la  sua indecisione prima di gettarsi nella mischia o per  usare  la  sua  espressione  scendere  in campo   .
Ricordo  ancora  , quando una volta rotti gli indugi , ciò avenne  . Fu  fra  << Il 10 dicembre a Brugherio Berlusconi inaugura il primo club Forza Italia e ne presenta l'inno[13]. Il 15 dicembre viene aperta la sede centrale di Forza Italia in un palazzo in via dell'Umiltà a Roma che è lo stesso che fu la sede del Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo. Il 18 gennaio 1994 Berlusconi, Tajani, Luigi Caligaris, Martino, Valducci, danno vita al Movimento Politico Forza Italia. L'annuncio della discesa in campo viene dato con un messaggio televisivo il 26 gennaio;>>  ( da forza  italia voce  omonima  di wikipedia  )  . Certo    l'uso di questo mezzo inusuale per la politica tradizionale suscita commenti che vanno dall'ammirativo per l'abilità comunicativa di Berlusconi alla preoccupazione per l'effetto distorsivo per il corretto funzionamento della democrazia di una concentrazione di potere mediatico in una sola persona in misura anomala rispetto agli altri Paesi occidentali . E fu  per  me   cher mi avvicinavo  alla  politica  una  novita   rispetto   al  consociativismo  \  partitocrazia  che  aveva   costituito  la  storia repubblica  fino al 1992 . Ricordo   come  Forza italia  in dagli inizi il partito si configura come una novità assoluta anche nelle strutture organizzative: al posto di un segretario come negli altri partiti, <<  vi è un presidente, Berlusconi stesso; anziché una direzione nazionale vi è il comitato di presidenza, composto da Silvio Berlusconi, Antonio Martino, Luigi Caligaris, Antonio Tajani, Mario Valducci, che è anche amministratore nazionale. Non c'è nemmeno un'assemblea nazionale, ma l'assemblea degli associati (e iscriversi costava centomila lire, con in omaggio l'audiocassetta con l'inno). Il movimento non ha neppure sezioni comunali e provinciali, ma solo rappresentanze regionali e la sede centrale romana, che però non è la stessa che coordina i club, che è sita a Milano. >> Alla  stessa maniera  ricordo  come  (  sia  in buona fede  sia  in malafede  da  gente  che  farà il salto  sul carro  del vincitore  )   veniva   per  la   sua  struttura,per  le origini e la presenza all'interno, in questa fase, di molti uomini di Fininvest e Publitalia '80, si parlerà subito fra i detrattori di partito-azienda di partito di plastica di partito personale o anche partito eversivo (nel senso di partito completamente nuovo, estraneo alla tradizione liberale, fondato sulla lealtà incondizionata nei confronti del capo, non nei confronti di un'idea o di un progetto). 
Inizialmente  ascoltai  quasi attrato   ( anche  se  intrinseco di di populismo e demagogia  , ma  almeno era concreto   e parlava    al cuore   della  gente  ) il famoso  discorso d'inizio  


poi   dopo alcuni fatti  di  cui  palerò nelle  righe  che seguono     che possono  essere  riassunti da  questo video satirico 


Mi sveglai completamente   dall'ipnosi  e  votai per i progressisti  (  centro sinistra  ) anche se come una cassandra



                       Spezzone tratto dal film "Aprile" di Nanni Moretti, sul 28 marzo del 1994

capiì  che  avrebbe  vinto Berlusconi e i rappresentanti  del centro sinistra  li come ebeti





Ecco  i fatti  che  mi sottrassero al demagogo

1) Il suo rifiutare ogni contraddittorio pubblico  ( almeno fino alle  elezioni del 1996  e  del 2001 )
2) l'attaccare    come comunista   anche   chi non era   magari è di destra ma  una destra liberale . L'esempio più  clamoroso   che ricordo  fu  quando  , non  con precisione ,se  nella  trasmissione tv  di Rai 3   Samarcanda  o  il rosso e  nero   di Santoro  , furono invitati  Giovanni Ruggeri- Mario Guarino autori   di    Berlusconi: inchiesta sul signor TV, Editori Riuniti, Roma 1987  e il il primo
 Berlusconi: gli affari del presidente, Kaos Edizioni, Milano1994, 2) la  strana  (  forse  s'era  vicino ad elezioni  e non voleva  avere  processi in corso  o farsi vedere come  magnanimo verso coloro  che parlavano male di lui oppure  ed   è questa la mia teoria   gli elementi   erano inoppugnabili )  denuncia ritirata  a BERLUSCONI UNA BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA  di   Claudio Fracassi e Michele Gambino edita dal  settimanale  d'avvenimenti .
Tale   tale rivista è fallita , nonostante   i finanziamento pubblico  , per le lotte interne  fra  sinistra imboscata    , radical  chic , raccomandata  ,ma  soprattutto perchè   dava fastidio sia alla destra
che alla sinistra istituzionale \ parlamentare comunque  chi vuole  lo trova  qui
3) il pestaggio  di uomini  di berlusconi o di gente  vicini a  forza italia  di Gianfranco Mascia  allora leader  del movimento  boicotta il biscione   che proponeva di colpire l'impero di Berlusconi boicottandolo nel suo impero  tv  e non , ed  ( cosa  a cui aderì  subito  dopo la  sua  aggressione  facendomi ridere dietro ancora  oggi   sia  d'amici di sinistra   che  ancora  mi considerano fascista o berlusconianio  )  facendosi  mandare  visto  ch'era  gratis    con corriere  espresso il kit  per creare  un circolo  di  forza  italia ., 4)  la  campagna  fatta  di denigrazione  , d'articoli pilotati suii  giornali e  dileggio  degli  avversari    anticamera  di quello che sarà il periodo fra  il  2001-2005\6   e la cosidetta macchia  di fango  ,la  distribuzione di  opuscoli  tipo i suoi futuri  libri  apologettici
5) la  falsa  cessione  delle sue  attività  imprenditoriali e mediatiche infatti affido  affidando la gestione ai figli o a persone di fiducia e mantenendone la proprietà  6) troppa  , almeno  al livello della mia  regione   , gente arrivista  o voltagabbana

mi fermo qui perchè : 1)  rischierei  di essere ulteriormente  fazioso \ di parte ., 2)  il resto è storia   troppo recente   per  potersi  addentrare in un commento  obbiettivo  .  Comunque per chi fosse interessato  ecco alcuni link  per  approfondire

http://it.wikipedia.org/wiki/Forza_Italia
http://it.wikipedia.org/wiki/Ingresso_in_politica_di_Silvio_Berlusconi
http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Berlusconi#Campagna_elettorale_ed_elezioni_del_1994
 http://it.wikipedia.org/wiki/Bibliografia_su_Silvio_Berlusconi
http://it.wikipedia.org/wiki/Silvio_Berlusconi_nella_cultura_popolare
http://berlusconeide.altervista.org/home.html




meglio jurassico che schiavo .... reprise [ gli italiani e l'iphone 5 ]

  Questo  episodio , le code  degli italiani per  l'iphone5


confermano sia quanto  dicevo precedentemente nello scritto \post    meglio essere  jurassico   e  fuori  moda  che schiavo  ....
Sia la poesia che  riporto   sotto    del poeta   Carlo Alberto Salustri, più conosciuto con lo pseudonimo di Trilussa - anagramma del cognome - (1871 – 1950 )


Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Ché quer covo dassassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finché dura sto macello:
fa la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
ririsparmiato dar cannone!


Messa  in musica  Claudio Baglioni, 1974  qui  in Versione tour "Incanto, tra pianoforte e voce", 2001,



Con questo è tutto  vi  lascio come  colonna  oltre  a Baglioni  le  canzoni  del post precedente  (  vedere url  sopra  )  sonora  ci si vede  Lunedi  visto  che questo  fine settiomana  sarò a Cagliari per  un matrimonio 

da protagonisti della macchina di m... \ fango a vittime - il caso Sallusti & Farina alias Betulla

Ma è possibile che x far mondificare una legge iniqua e liberticida  come  quella  sulla diffamazione per cui  se  si  viene condannati per  diffamazione  si finisce  in carcere  bisogna essere un pezzo grosso  \  qualcuno d'importante e magari  protagonista della macchina di fango come nel caso di Alessandro Sallusti o iscritto ai servizi segreti come Renato Farina alias betulla  se  fossero stati invece  dei  pesci piccolin   non sarebbe intervenuto nessuno  

Ora molti\e  di voi  mi diranno  : <<  ma  non eri  per  la libertà  d'informazione ,  di stampa  , di parola  >> ?  ,  ti pare  giusto che  per  una diffamazione si finisca  in carcere  ?  
Per  il primo punto  Certo   che lo sono ancora   e sempre lo sarò,ma   esse  non vanno con fuse  o messe sullo stesso  piano  della libertà  :  d'offendere ,   d'insultare , di mal informare     (  come potete  vedere  dall'articolo  che  ha  dato origine  alla causa  giudiziaria  ) perchè  un conto è  sbagliare  \  riportare  una  notizia errata   come succedette  a tutti  i  giornali  per  poi smentirla e\o correggerla  (   è capitato anche  al sottoscritto   sia  quando era  ancora  su  cdv.splinder.com  sia  con l'attuale  blog  )  un altro  è insistere  è per giunta insultare  . 
Per  il secondo punto  . No  non è bello   ne  democratico  finire  in carcere   per  diffamazione  . Quello che  qui  ( e sulla mia pagina  e  sulle  mie bacheche  di facebook I II ) voglio dire  è  il fatto  che  per  poter  cambiare  \ modificare  un  articolo  astruso   in vigore  dai tempi  dei  primi governi monocolore  Dc  ( 1948-1953  )   sia  necessario   sia  colpiti  delle  persone famose  ed importanti  
                       Per   approfondire  




26.9.12

da Notti Notturne: Calypso e banane di matteo tassinari

Un   ottimo articolo  di uno che  ancora  non ha mandato il cervello all'ammasso o in cassa integrazione   complimenti   sagace  e direzioone ostinata  e contraria come sempre  .
Uno dei pochi  che  ha  ancora  il coraggio di piscire  contro vento   cosa  che  ormai  non si fa  quasi più http://www.youtube.com/watch?v=XUSqnZN03PM


Ultime notizie 

 Quello che è successo , è indiscutibilmente accaduto, come discutere di che colore sono  (  continua  qui Notti Notturne: Calypso e banan  )

magari gli effetti collaterali fossero piacevoli


25.9.12

S. Gavino, la Sla non spegne la passione Storico speaker dirige la sua radio col pc


S. Gavino, la Sla non spegne la passione Storico speaker dirige la sua radio col pcANICETTO SCANU
La Sla lo ha inchiodato al letto ma Anicetto Scanu, storico speaker di Radio Sardinia, da San Gavino, non rinuncia a dirigere la sua emittente.
La malattia gli ha portato via la voce e lo ha costretto a letto ma Anicetto Scanu, 59 anni, non rinuncia a far vivere e crescere la sua creatura. Nel 1975 ha fondato Radio Sardinia e, con tutta la grinta di cui è capace, non rinuncia a dirigerla. Utilizzando un sofisticato sistema che, attraverso il computer, traduce il movimento degli occhi in suono e parole continua ad alimentare la passione che ha accompagnato la sua vita


unione  sarda online  del  25\9\2012 

ma come c.. fanno i titoli i giornali ? la cattiva interpretazionmi delle ultime dichiarazioni del ministro profumo

Uno   sfogliando ,  un giornale  ,.usando i metodi  : 1 )  'sti cazzi   , 2) letteratura  veloce    s'applicano   ci si concentra  sul titolo   dell'articolo   e  solo se  si ha tempo o voglia ( generalmente   se   l'articolista  non è  troppo  ampolloso e lungo  si salta  )  si legge  l'intero articolo .
Se  ho avessi fretta   , applico quindi il metodo lettura veloce  , o poca  voglia il metodo  'sti cazzi , dal titolo  capirei  che il ministro  profumo  sia contro  l'ora  di religione  .
Ora  leggendo l'articolo m'accorgo che invece  profumo dice cosi  completamente diverse  ed  opposte


Scuola, Profumo contro l'ora di religione
"Stranieri in classe, programmi da rifare"


CROCIFISSO IN CLASSE

Credo che il paese sia cambiato, nelle scuole ci sono studenti che vengono da culture, religioni e paesi diversi. Credo che debba cambiare il modo di fare scuola, che debba essere più aperto. Ci vuole una revisione dei nostri programmi in questa direzione".
Lo ha affermato il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, in merito alla possibilità di rivedere i programmi scolastici anche a causa dell'aumento di alunni stranieri in classe. Un discorso che vale per l'ora di religione, ma anche "per l'ora di geografia", che, secondo Profumo, si può studiare anche ascoltando le testimonianze di chi viene da altri paesi. "La scuola è più aperta e multietnica e capace di correlarsi al mondo di oggi", ha concluso il ministro.


 dall'unionesarda online di 


Si capisce che il ministro vuole solo adattarla in maiera laica e non confessionale alla nuova italia 
sempre ( nel bene e nel male ) più multi etnica e quindi multi religiosa .
Quindi se sitratta di una svista o della malafede , ovviamente sto generalizzando e non sto attaccano nessun giornale meno che mai questo da cui ho preso l'articolo ,




  della redazione  che  fa il titoli  magari stravolgendo o ingigantendo    quello che  l'articolista  ha scritto 

24.9.12

stranezze carcerarie italiane [ «Ho scritto a Boe e il sistema carcerario è andato in tilt» Martha Pulina, da Sassari a Bologna a Edimburgo: laurea a 22 anni con una tesi sull’Asinara e la doppia punizione delle carceri speciali ]


La storia   che  vi riporto  ,  cari amici  vicini e lontani ,  è oltre che  simbolo  delle paure  esagerate   che stanno colpendo   e violando  diritti ,  rendendo  difficile  il  dialogo   con la  scusa  della sicurezza e  con l'esasperazione  del terrorismo in particolare  dopo l'11 settembre  2001  .
Ecco un'assurdità  del sistema   carcerario italiano . Ma  andiamo con ordine  e lasciamo che a parlare siano i fatti  

 dalla nuova sardegna LUNEDÌ, 24 SETTEMBRE 2012 Pagina 13 - Sardegna .

di Chiaramaria Pinna 

«Ho scritto a Boe e il sistema carcerario è andato in tilt» Martha Pulina, da Sassari a Bologna a Edimburgo: laurea a 22 anni con una tesi sull’Asinara e la doppia punizione delle carceri speciali 


SASSARI Una lettera. Sono bastate poche righe per scuotere, in una giornata grigia come solo a Milano sanno essere, il carcere di massima sicurezza di Opera e mettere in allarme l’intero dicastero di Grazia e Giustizia: la madre di una studentessa universitaria di Sassari aveva scritto a Matteo Boe mandando in tilt il sistema penitenziario. « Sono Antonella Cabiddu, ti ricordi di me? Abbiamo frequentato l’Istituto agrario di Nuoro insieme. Ora mia figlia vorrebbe intervistarti perché prepara la tesi di laurea sugli istituti di pena speciali. Le interesserebbe parlare dell’Asinara...». Boe replica «ne 
martha  Pulina 
sarei felice». Un po’ meno lo sono stati i funzionari del Ministero che hanno intercettato la missiva. Così poche ore dopo i carabinieri hanno bussato alla porta del preside della facoltà di Agraria di Sassari, Giuseppe Pulina, per sapere se avesse a che fare con una giovane di nome Martha (nome evocativo  foto  a  destra  ) «perché, sa, si è messa in testa di intervistare i detenuti e che detenuti! Abbiamo intercettato una lettera, indirizzata a Matteo Boe.... e se fosse un messaggio in codice?» Sì, quella Martha è Martha Pulina, 22 anni, timida, riservata, occhi chiari che cambiano colore se il cielo si rannuvola. Voleva conoscere l’esperienza di chi sconta una pena moltiplicata al quadrato: in carcere e per di più in un istituto di massima sicurezza. Una pena nella pena. Matteo Boe le è sembrato il modello perfetto e la coincidenza dell’antica conoscenza con la madre un’occasione irripetibile da non farsi sfuggire. « Studiavo filosofia a Bologna, e durante la lezione una docente citò un episodio accaduto a Trieste: una contestazione organizzata nel ’77 nel manicomio che stava per essere chiuso, i gruppi dell’area dell’Autonomia che cominciarono a gridare “vogliamo Basaglia all’Asinara...” Tutto questo mi ha scosso e incuriosito», spiega Martha. Tanto che l’Asinara è entrata di prepotenza nella sua tesi in Storia contemporanea, relatrice la professoressa Valeria Babini. Titolo: «Il carcere del’Asinara: la doppia punizione». Una doccia corroborante per la commissione sonnacchiosa abituata a sentire discutere di Schopenhauer e Nietzsche. Martha era riuscita a coniugare l’ingombrante passato con le sfide della modernità. 
Basaglia? Chi era costui...? «Non sapevo chi fosse, nemmeno dei manicomi chiusi sapevo nulla, neppure delle carceri speciali. A scuola non si studia quanto è accaduto pochi anni prima anche se ha dato una svolta alla storia e alla nostra vita». 
L’argomento della tesi ha segnato la sua carriera di studente? 
«Solo in parte. Volevo capire qual’è l’impatto psicologico che la detenzione, in un carcere su un isola, ha sui detenuti. L’Asinara è stato l’esempio pragmatico, e l’idea di intervistare Boe mi sembrava ottima dal momento che con Salvatore Duras è stato l’unico a riuscire ad evadere. Ecco, seguendo il concetto del carcere di massima sicurezza, e per giunta su un’isola, è nato il progetto di studiare la sofferenza procurata dal doppio isolamento, il primo provocato dalle mura, il secondo dalla collocazione, lontano dal consorzio umano».
Perché ha scelto l’Università di Bologna? 
«Per scoprirmi, mettermi in gioco lontano dal nido. Scegliere di specializzarmi in Storia della psicologia carceraria è stato un caso. Sono andata via perchè temevo che la provincia prosciugasse l’energia vitale per costruire il futuro, volevo crescere, misurare le forze, l’ intelligenza. Al liceo prendevo anche 4. Sapevo che non era il mio voto ma non mi sentivo motivata. Ho deciso da sola, dopo la maturità, che volevo studiare seriamente, e ho scoperto che è bellissimo, e più conosco e più ho voglia di sapere. Chi studia è più ricco». Il ricordo del liceo «Piatto, ed è coinciso con un momento in cui avevo bisogno di manifestare la rabbia che portavo dentro, un sentimento comune a molti adolescenti che provano d’improvviso i primi dispiaceri, e scoprono la paura. Manifestavo la ribellione così, camuffandomi, vestendo punk. E più la gente si stupiva e più mi piaceva stupire. Sapevo che ero oggetto di sterili chiacchiere...». 
Sassari le stava stretta
«La banalità, la ripetitività, mi toglievano il respiro. Studiavo in biblioteca e le ragazze si alzavano continuamente per uscire a fumare, per andare al bar, parlavano di vestiti e trucco. Non c’era condivisione. Così ho scelto di allontanarmi. L’Alma Mater di Bologna, la più antica delle Università dell’Occidente è stata la meta: studio dalle 8 alle 13, pausa pranzo e ancora studio dalle 15 alle 21. In questa città nessuno fa caso a come vesti, non ti giudicano. Per stare in biblioteca va benissimo una tuta morbida. Anche questa è libertà».
  Riuscire a sottrarsi all’influenza del branco e ai condizionamenti sociali a 17, 18 anni non è facile 
«E invece è andata così. Mi sono laureata che ne avevo 22, ho frequentato un master a Edimburgo per imparare bene l’inglese e proseguire gli studi di specializzazione sostenendo tre esami, latino, storia greca e sociologia che ho superato con il massimo dei voti ottenendo il certificato Ects (l’European credit transfer and accumulation system consente comparazioni internazionali sulla preparazione degli studenti) che mi permetterà l’iscrizione diretta all’Università di Edimburgo. Ho appena finito le vacanza, ma ho lavorato. I genitori mi aiutano pagando l’affitto, per il resto faccio da sola. Ho portato il mio curriculum in giro nei negozi, nei bar e nei ristoranti di Edimburgo, mi ha chiamato un italiano. Prendevo prenotazioni nel suo locale chic e controllavo che il servizio ai tavoli. Con i guadagni mi mantengo e ho fatto due viaggi. Ho lavorato anche durante un soggiorno a Orosei: ho insegnato l’inglese, quanto basta, a chi ha bisogno di poche parole, magari per un approccio in spiaggia. Era un gioco». 
Il prossimo obiettivo qual è?
«Dodici mesi sui libri per dimostrare che sono all’altezza di un dottorato di ricerca in Storia e teoria della psicologia applicata. Dovrò studiare statistica, frequentare gli archivi delle case di cura, un lavoro che fino a questo momento non è stato mai affrontato e il cui risultato anche per questo sarà importante». E’ una sfida «Sì, e non sarà facile, però non mi spaventa perché fa parte del mio percorso e sarà uno stimolo, non un peso». Un ricordo degli anni lontani, ma vicinissimi, da ribelle... punk. «L’ultimo giorno con gli anfibi mi sono detta che stupida..., getto la vita e invece devo andare avanti e non ripiegarmi su me stessa».
  I suoi amici di oggi?
«Quando sono arrivata a Bologna ho legato solo con due persone: una ragazza sarda e un siciliano. Non è facile vivere dove non si hanno radici. Certo, se passassi il tempo al bar stringerei molte conoscenze, ma non quelle che mi interessano. Oggi ho contatti con colleghi di ogni parte del mondo, e questo è bellissimo perché mi fa sentire cittadina ovunque ed è servito per maturare, così come stare lontano da casa e avere un obiettivo mi ha insegnato che per raggiungere una meta bisogna partire dall’ultimo scalino, essersi confrontato anche con la più umile delle realtà» 
Ha paura di scontrarsi con il precariato e la mobilità?Il premier dice che il posto fisso è una noia, il ministro Profumo bolla chi si laurea in ritardo “sfigato”, i fuori corso saranno giustamente tartassati.
«La verità è che sulla mobilità in Italia si specula molto. Qui a Edimburgo non viene vissuta come un problema perché è applicata in maniera corretta e la gente non la vive come un handicap ma come un’occasione vera per cambiare, perché le opportunità ci sono realmente in quanto sono state le istituzioni a crearle». 
Dove vorrebbe lavorare? 
«In Italia. Per ora devo decidere dove terminare gli studi: Scozia o Canada. Devo valutare. Intanto, quando ho tempo per sognare, penso al viaggio in Cina».


Ora  molti , non sardi  in particolare  , si chiederanno chi era Matteo Boe . Ecco  qui  sempre  dalla Nuova  Sardegna  del  24  \9\2012    sunto  su  di Lui  ma  per chi volesse approfondire  qui trova ulteriori news compresa la morte della figlia

                                                L’isola bunker da cui scappò la primula rossa



Matteo Boe
Arrestato e condannato a 16 anni per il sequestro di Sara Niccoli, Boe riuscì insieme al complice Salvatore Duras, a fuggire dal super carcere il primo settembre 1986 su un gommone, con l’aiuto della sua compagna. Per questa evasione si vide infliggere altri 4 anni.Nel 1988 fu coinvolto nel sequestro dell'imprenditore romano Giulio De Angelis, rapito in Costa Smeralda il 12 giugno e liberato dopo il pagamento di 3 miliardi di lire come riscatto.Da latitante viene indicato come uno degli artefici del sequestro del piccolo Farouk Kassam al quale
come a De Angelis, fu inflitta anche l’amputazione dell’orecchio. Il 13 ottobre 1993 lo arresta la polizia francese a Porto Vecchio in Corsica, dove è in vacanza assieme alla compagna Laura Manfredi e ai due figli Luisa e Andrea. Trasferito in carcere a Marsiglia, sotto accusa per possesso d'armi e dichiarazione di false generalità, sarà formalmente indicato dalla magistratura italiana come uno dei mandanti e degli esecutori del sequestro Kassam, motivo per il quale viene formulata la richiesta di estradizione. Nel 1995 viene estradato per il processo relativo al sequestro del bambino: è stato condannato nel 1996 a venti anni

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23.9.12

maschio in crisi oppure no ? RAPPORTO DELL’OSSERVATORIO CENSIS-ABILe donne reagiscono meglio alla crisi


Cresce l’occupazione femminile: +1,3%Le donne italiane hanno dimostrato di saper reagire meglio alla crisi in corso. Nei primi due trimestri del 2012: -1,3% l'occupazione maschile, +1,3% quella femminile. Lo evidenzia un rapporto dell'Osservatorio Censis-Abi secondo il quale ''l'Italia può contare sulle donne per guardare con maggiore ottimismo al domani e lavorare a una ricetta per il Paese''. Il 16% delle lavoratrici sono autonome (contro una media europea del 10%), il 3,6% imprenditrici con personale alle loro dipendenze.
Secondo più che crisi  si tratta  delle donne , che finalmente  dopo tante battaglie stanno raggiungendo la tanto prospettata parità e stanno facendo  valersi come agguerrite  concorrenti  per  un ritorno  alla società matriarcale            

 



 speriamo  solo  che   in questa  trasformazione  sia  sempre  se  stressa   (    video da me  girato  ) 


  

22.9.12

a volte i conservatori sono più progressisti degli stressi progressisti



Io per natura  e cultura  ( come  potete notare   voi che mi seguite o qui  su  facebook  , soprattutto quelli della prim'ora )  sono contrario ad ogni forma di proibizionismo  e non sono  stato  bacchettone    sono sempre  stato per  la libertà  del vestirsi  e  dei costumi perchè penso  che  gli avvertimenti   allarmistici  e  i divieti  , se non diventano auto-divieti  cioè scelte consapevoli , non solo non aiutano  anzi possono    controproducenti .Ma  comprendo  e non riesco  a biasimare  (   trovate  sotto a vicenda  ) il  docente  universitario F.Cocco . Perchè    come  dicono  questi due  commenti 



Serena R.
Serena R. Secondo me, con l'abbigliamento si mostra la parte di noi che decidiamo di fare emergere.
Se quando siamo in compagnia degli amici vogliamo sembrare al massimo, oppure più rilassati, quando siamo in contesti più formali come la scuola, l'università e, un giorno, il lavoro, dobbiamo adattarci alla situazione. Insomma, se indossassimo una felpa ed un jeans (abbigliamento che va benissimo per la scuola) ad un colloquio di lavoro, aiuteremo il datore a capire se stiamo prendendo con serietà l'opportunità che ci si presenta  ;)


21 ore 50 minuti fa


sese98
sese98 secondo me è vero che l'abito non fa il monaco però bisogna dire che se una persona si veste in modo "volgare" allora in questo caso dall'abito si capisce se è seria o meno e penso che in questo caso non lo sia :)


  tratti da  http://www.skuola.net/  (  trovate  gli altri  e l'articolo  in questione qui   )  la situazione   si dovrebbe  risolvere  con il buon senso  e il rispetto . Ecco perchè considero il gesto di Cocco non un divieto \ proibizione  nel vero senso  della parola  ma  un gesto d'invito al buon senso  . non ci riesci  tu  allora  sono  costretto  a  farlo io  . 
Quindi , è anche per  questo   che davanti   a tali andazzi ,  di cui  la moda  delle  mutande  fuori  dai pantaloni   è solo l'ultima ( forse una boutade  )  di una serie  di   pacchianerie  alla Trimalchione  del  Satyricon di Petronio   (  ne  trovate  qualche  esempio  in  questi post   I  e  II del bellissimo  e  sagace   blog  http://www.lucyvansaint.com/blog/ o   nella denuncia  delle  pacchianerie politiche     del potere  in questo caso quello della  giunta   regionale del  Lazio  descritte nell'ottimo articolo  su repubblica   del 20 settembre  2012     di   francesco Merlo . Ecco  che hanno  ragione op quanto meno non hanno tutti i torti,come dico  dal titolo, i conservatori   come   Francesco Merlo sia  il professore  universitario  di Cagliari   dio cui  trovate  sotto la news  . 

dall' Unione sarda  Giovedì 20 settembre 2012 09:12 

Cagliari, prof di Giurisprudenza sbotta:"Agli esami basta mutande in vista" "Invito gli studenti a presentarsi agli esami e alle lezioni con un abbigliamento consono al contesto di studio e di ricerca in cui si trovano". Insomma basta mutande in vista è questo l'invito che un professore di Diritto Penale della facoltà di Giurisprudenza a Cagliari, rivolge ai suoi studenti.  





la  facoltà di Giurisprudenza  di cagliari 
L'avviso è comparso qualche giorno fa sul sito online della facoltà di Giurisprudenza di Cagliari. A scriverlo il professor Giovanni Cocco, ordinario di Diritto Penale. 
Il messaggio rivolto ai suoi studenti ha per oggetto: "ABBIGLIAMENTO CON CUI PRESENTARSI AD ESAMI E LEZIONI" e dice: "Essendo per primo stupito di dovere imporre minime regole di rispetto nei miei confronti e della commissione con riguardo all'abbigliamento  (dovendo essere evidente a tutti il contesto di studio e ricerca in cui ci si trova e non ludico quali la discoteca o la spiaggia, o l’intimità della propria abitazione), preciso ai signori studenti che non verrà più tollerata la esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande (pare che sia la penultima moda idiota). A parte la ridicolaggine di chi pensa di fare la rivoluzione o affermare la propria personalità in - e con le - mutande (ancorché acquistate a caro prezzo e con il marchietto da esibire), è appena il caso di sottolineare che il rispetto reciproco è alla base di qualsiasi convivenza e d’ora in poi una siffatta mancanza di rispetto impedirà che si proceda ad esaminare l’autore (ovviamente di qualsivoglia genere) di questa esibizione, che dovrà ripresentarsi vestito in consonanza con le aule universitarie frequentate".
E l'avviso in bacheca sta già facendo 'parlare' gli studenti della facoltà. "Il messaggio del professor Cocco sta raccogliendo favore tra gli studenti - dice Roberto Mura del giornale universitario Le Clou - e questo, in un mondo universitario che sembra ormai aver perso stima in se stesso, appare certamente strano. E' per questo che forse l'iniziativa viene accolta da alcuni come ironica". 




P.s

poiché molto spesso i link lasciano il tempo che trovano cioè vanno e vengono riporto qui tratto dal sito stesso della facoltà 


Essendo per primo stupito di dovere imporre minime regole di rispetto nei miei confronti e della commissione con riguardo all'abbigliamento, dovendo essere evidente a tutti il contesto di studio e ricerca in cui ci si trova - e non ludico quali la discoteca o la spiaggia, o l’intimità della propria abitazione - preciso ai signori studenti che non verrà più tollerata la esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande (pare che sia la penultima moda idiota); a parte la ridicolaggine di chi pensa di fare la rivoluzione o affermare la propria personalità in - e con le - mutande (ancorché acquistate a caro prezzo e con il marchietto da esibire), è appena il caso di sottolineare che il rispetto reciproco è alla base di qualsiasi convivenza e d’ora in poi una siffatta mancanza di rispetto impedirà che si proceda ad esaminare l’autore (ovviamente di qualsivoglia genere) di una siffatta esibizione, che dovrà ripresentarsi vestito in consonanza con le aule universitarie frequentate.


Prof. Giovanni Cocco



di cui ne vedremo delle belle visto che gli studenti non ne vogliono sapere e  <<   rispondono al professore ci presenteremo cosi anche alle lezioni. >> 


da http://www.sardegnaoggi.it/Costume/2012-09-21/19374/ Venerdì, 21 settembre 2012





Mutande fuori agli esami. Gli studenti rispondono al professore: ci presenteremo così anche alle lezioni
Gli studenti di giurisprudenza rispondono al professor Cocco. “Non esiste nessun regolamento che specifica un limite di decoro ” spiega qualcuno. “Mostrare le mutande sarà pure esagerato, ma il buon costume non deve essere verificato soltanto il giorno dell’esame”.
CAGLIARI - Pochi giorni fa un professore ordinario di Giurisprudenza ha denunciato, con un comunicato scritto sul sito della facoltà, il degrado etico che dimostrano alcuni studenti universitari nella scelta di un abbigliamento consono per sostenere gli esami. Il docente di diritto penale Professor Cocco nel suo monito assicura che “non verrà più tollerata l’esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande”. La pena per lo studente troppo attento alla moda del momento è l’impossibilità di poter sostenere l’esame.




Gli studenti rispondono. “E’ chiaro che prof. Cocco ha le sue ragioni”, ammette qualche studente. “Probabile che abbia retto per un po’ di tempo la situazione. Il messaggio in bacheca prova che il fenomeno stava diventando una consuetudine.” Altri invece ammettono sì che ci vorrebbe più decoro, ma non condividono su alcuni punti. “E’chiaro che ci debba essere un limite, ma è un confine che per ora è soggettivo. Non esiste un regolamento universitario che dia delle direttive di buon costume. Nessuna regola etica mi dice che per sostenere un esame ho l’obbligo di indossare una camicia, oppure posso optare per un vestito con una leggera scollatura”. E qualcuno ci scherza su: “Dateci pure una divisa uguale per tutti, così rispetteremo il così detto decoro”.
Secondo gli studenti di Giurisprudenza professor Cocco ha mancato l’obiettivo nel suo monito. Molti criticano la ‘ramanzina’ perché si fonda sulla minaccia del non poter sostenere l’esame. “E alle lezioni? Non si è mai lamentato. Se professor Cocco puntava a darci lezioni di buon costume e di etica doveva esser fatta in nodo generale, e non doveva valere specificatamente per il giorno delle sessioni esaminative.”


Foto di repertorio








Ora,qui  vado  a  concludere, ricollegandomi a quanto dicevo prima avranno ragione i ragazzi\e che dicono : << E’ chiaro che ci debba essere un limite, ma è un confine che per ora è soggettivo. Non esiste un regolamento universitario che dia delle direttive di buon costume. Nessuna regola etica mi dice che per sostenere un esame ho l’obbligo di indossare una camicia, oppure posso optare per un vestito con una leggera scollatura”. E qualcuno ci scherza su: “Dateci pure una divisa uguale per tutti, così rispetteremo il così detto decoro”. >> ( da sardegnaoggi ) ma è vero anche l'avviso del prof dovrebbe valere anche per le lezioni non solo per gli esami , ma se un insegnante lo lancia e lo mette in bacheca vorrà dire qualcosa del degrado culturale e dello seguire in maniera acritica \ passiva delle mode c'è . Tra poco se andrà di moda portare le mutande in testa vedremo all'università o nele aule scolastiche cose di questo genere . Quindi è più saggio : << METTERE IN MOSTRA… LA TESTA - Insomma, basta mutande in bella mostra e minigonne che scoprono un po’ troppo le gambe. In fondo, per citare Rita Levi Montalcini, “gli uomini e le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza” >>( da Skuolanet )

21.9.12

io e napoleone ., magnifica presenza






1814. Napoleone condannato all'esilio sull'Isola d'Elba viene accolto dalla popolazione locale con grandi festeggiamenti. Tutti lo acclamano tranne uno: Martino Papucci, maestrino idealista e libertario figlio di una famiglia di commercianti di Portoferraio. Per vendicare gli ideali rivoluzionari traditi e i tanti giovani mandati al massacro sui campi di battaglia di tutta Europa, Martino sogna tutte le notti di ucciderlo, così quando gli viene offerto di diventare scrivano e bibliotecario dell'ex Imperatore accetta senza esitazione, meditando di ucciderlo. Ma l'impresa si rivela più complicata del previsto quando apprende che l'uomo tanto odiato è solo un essere che soffre, a metà tra il patetico e il genio.



condivido  questo commento lasciato  da qualcuno\a  su  youtube  FERZAN OZPETEK DESCRIVE, CON SOLITA PROFONDA SEMPLICITA', LA SOFFERENZA DEL VIVERE DESCRIVENDO LE APPARENTI SPIETATE BANALITA' IN CUI ESSA SI APPALESA E SI DIPANA. E QUESTA GENIALE MUSICA DI PASQUALE CATALANO LO AIUTA IN MISURA E MODO DETERMINANTI.

20.9.12

fiocco rosa a LASHKAR-GAH Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency


Nel Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency a Lashkar-gah (  foto  al centro   )   unica struttura sanitaria gratuita e di qualità disponibile in tutta la regione di Helmand, a cui fanno riferimento primo soccorso dei villaggi di Grishk, Garmsir e Sangin.epicentro della guerra afgana.Esso è stato aperto da Emergency nel 2004; gli ambiti di intervento sono la chirurgia per vittime di guerra e la traumatologia. Un luogo di dolore , quindi , dove Il 60% dei pazienti ricoverati è curato per ferite di guerra causate da bombe, mine antiuomo, pallottole. Oltre un terzo dei pazienti ha meno di 14 anni.IL Centro chirurgico è dedicato al giornalista e uomo di pace Tiziano Terzani.


Ed proprio qui che in una giornata come tante , in zona di guerra , avvenuto il lieto evento . Lascio che a raccontarlo sia la Newsletters di Emergency 


Oggetto: Fiocco rosa a Lashkar-gah - Newsletter di EMERGENCY                                                   Data: Thu, 20 Sep 2012 17:50:55 +0200
Mittente: EMERGENCY - Allistante
Rispondi-a: allistante@emergency.it
A: redbeppe@gmail.com


Si chiama Ridigul, ha trent’anni ed è stata ferita dall’esplosione di una mina nel distretto di Grishk. Il marito l’ha trasportata subito al nostro Posto di primo soccorso, dove i nostri infermieri l’hanno stabilizzata e trasferita in ambulanza al Centro chirurgico per vittime di guerra di Lashkar-gah
Fin qui sembra la cronaca di una "normale" giornata di lavoro a Lashkar-gah. Ma Ridigul è incinta di otto mesi e una delle tante schegge che l’hanno colpita si trova a pochi centimetri dal bambino.
Le facciamo un’ecografia prima di entrare in sala operatoria: il bambino è vivo.
Giorgia  e il nostro staff medico  
I nostri chirurghi si preparano per una laparotomia e, inaspettatamente – questo è un Centro di chirurgia di guerra – un parto cesareo. 
Durante l’operazione, in sala come in tutto l’ospedale, regna il silenzio: temiamo che il bambino abbia riportato dei danni. C’è anche un po’ di ansia: può sembrare strano, ma quando sei abituato a curare vittime di guerra tutti i giorni, un parto diventa un evento straordinario, quasi spiazzante. 
A un certo punto, sentiamo un pianto percorrere i corridoi fino alle cucine. Non è un pianto di dolore, come spesso siamo abituati ad ascoltare in queste corsie, ma quello di una nuova vita.
Giorgia, come l’ha chiamata affettuosamente il nostro personale, sta bene ed è già attaccata al seno della sua mamma. 

Lorenzo, logista di Emergency in Afghanistan 

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la burocrazia che umilia il cittadino [ E' guarita da un tumore, il giudice: "paghi la cura Di Bella alla Asl"oppure «Io, disabile e umiliato. Uno spreco targato Trenitalia» ]

la  prima news  viene  da  nocensura del  mercoledì 19 settembre 2012  di Valerio Baroncini
Barbara Bartorelli, l'imprenditrice guarita e condannata a pagare
Barbara Bartorelli (  foto  a   sinistra  ) ha sconfitto un tumore e ora è stata condannata in appello a rimborsare la sanità pubblica.
SETTE anni dopo, la giustizia ha il sapore di una tortura. E della beffa.Barbara Bartorelli, una piccola imprenditrice di 40 anni di Castel San Pietro Terme, è guarita da un tumore grazie alla terapia Di Bella, ma i giudici la costringono a pagare le cure all’Ausl di Bologna.
MOTIVO: una sperimentazione ministeriale «stabilì che quella terapia era inefficace» e che «nel 1998 non venne testato il suo linfoma, ma un altro, il non Hodgkin». Eppure la Bartorelli, piccola imprenditrice, è completamente guarita dal linfoma di Hodgkin, quindi la terapia funzionò eccome. Quasi non crede alla sentenza del tribunale d’appello che, a sorpresa, ha ribaltato quanto deciso nel 2006 dai giudici di primo grado. «La gioia per essere guarita è devastata dall’amarezza per il nostro sistema burocratico e giudiziario. Mi sono ammalata nel 2003 e mi sottoposi a quattro cicli di chemioterapia — racconta la donna —. Fu tutto inutile, e non volevo rischiare con un trapianto. Così optai per la cura Di Bella».
Lì la rivoluzione: in pochi mesi Barbara inizia a stare meglio e, nel giro di poco tempo, il linfoma di Hodgkin è solo un lontano ricordo. Per pagarsi le cure deve andare da amici e parenti, c’è anche chi organizza tornei di beneficenza: un carico troppo gravoso, tanto che, grazie agli avvocati Lorenzo Tomassini e Luca Labanti, fa causa all’Ausl. Nel 2004 ottiene un decreto d’urgenza e nel 2006 la conferma nel merito: l’Ausl deve pagare, anche perché Barbara, all’epoca, non aveva il reddito per sostenere quelle spese. Ci sono anche le perizie di un gruppo di oncologici a rinsaldare la decisione dei giudici, ma l’Ausl impugna la sentenza e, pochi giorni fa, ottiene il ribaltone in Appello. Comportamento, a dir la verità, tenuto da quasi tutte le Ausl.
Ma Barbara Bartorelli non si fermerà e, oltre a un sicuro ricorso in Cassazione, si rivolgerà alla Corte europea dei diritti dell’uomo: «E’ ingiusto questo sistema che ti obbliga a pagare se guarisci: ho la colpa di essere guarita? Non è uno Stato quello che ti impedisce di curarti», s’interroga. Paradosso: e se Barbara non si fosse curata con la terapia Di Bella? «Non so dove sarei ora», dice lei. «Tra l’altro l’Ausl avrebbe pagato molto di più per le cure tradizionali», è indignata. «Ma non sono i giorni della spending review?».

fonte: www.ilrestodelcarlino.it/bologna

la  seconda   viene  dal  nuovo  quotidiano di Luca  Telese  pubblicogiornale«Io, disabile e umiliato. Uno spreco targato Trenitalia»
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera-denuncia, la storia di Francesco Canale che si sente «umiliato» da uno «spreco» che porta l’etichetta Trenitalia.
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Mi chiamo Francesco Canale, e sono un artista “diversamente abile””(www.animablu.eu). Quella che desidero raccontarvi è l’ennesima, la più grave, disavventura capitatami con Trenitalia (viaggio spesso per lavoro, abitualmente con il treno). Quanto mi è accaduto pochi giorni fa, oltre che essere un fatto lesivo della mia dignità di persona e di cittadino, è sopratutto l’emblema dell’ennesimo “spreco all’italiana”. Ma andiamo con ordine.Martedì 4 settembre mi trovavo nella stazione di Piacenza (premetto che, attualmente, vivo a Lecce). Attendevo la coincidenza con il treno 9826 delle ore 19.41, che da Piacenza mi avrebbe portato ad Alessandria. Circa mezz’ora prima della partenza vengo a conoscenza del fatto che il treno in questione portava circa 150 minuti di ritardo, causa occupazione dei binari da parte di alcuni operai.Il ritardo è destinato ad aumentare con il passare delle ore (infatti, alla fine della sua corsa, il treno ha accumulato oltre 180 minuti di ritardo)… Inizio seriamente a preoccuparmi.Così cerco informazioni. Per circa un’ora continuo a chiamare ininterrottamente la Sala Blu di Bologna (le Sale Blu sono gli uffici che coordinano il trasporto dei disabili sui treni. La stazione di Piacenza è sotto la “giurisdizione” della Sala Blu di Bologna), senza avere alcuna risposta. A quel punto avviso anche altre Sale Blu.Il silenzio più totale. Alle ore 20.00 circa arriva sul primo binario il treno 20378, un regionale che 50 minuti dopo dovrebbe partire proprio alla volta di Alessandria. Avvicinandomi ai convogli mi accorgo che il treno era perfettamente attrezzato per disabili, con tanto di “simbolino” gigantesco e aggancio per carrozzine (ho scattato foto per testimoniare quanto affermo).I signori addetti a portarmi sul treno, appartenenti ad una cooperativa locale, affermano che su quel treno non mi caricherebbero MAI caricato senza l’autorizzazione di Sala Blu Bologna (scherzando anche sul fatto che, senza autorizzazione, rischiano di finire in galera il giorno successivo). Inizio ad innervosirmi: ho davanti a me un treno perfettamente attrezzato, che andava proprio nella direzione giusta, e rischiavo di perderlo senza alcun motivo !? Il macchinista e il capotreno (due splendide persone, che Dio li benedica!), fin da subito, mi rassicurano sul fatto che io avrei preso quel treno… A tutti i costi, e con tutti i mezzi. I signori della cooperativa, nonostante il parere favorevole del capotreno continuano a rifiutarsi Sala Blu Torino (sotto la cui giurisdizione dipende la stazione di Alessandria), dopo aver parlato con il capotreno, dà senza problemi il suo assenso a svolgere l’operazione. Sala Blu Bologna, no. Continua a negare fino all’ultimo. Partiamo, senza avere avuto l’autorizzazione di Sala Blu Bologna. Si, perchè alla fine su quel treno ci sono salito… Grazie alla caparbietà e alla spina dorsale del capotreno e del suo macchinista.Pretendo, innanzitutto, le scuse di Trenitalia per quanto mi è accaduto. Inoltre, chiedo che Trenitalia risponda sulla questione da me sollevata, e che trovi una modalità per risolverla.C’è in ballo, sopratutto, la nostra amata Costituzione che, all’articolo 3, recita così: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22]