3.4.14

aggiornamento de4l caso di bullismo ad olbia oggi dovrebbe incminciare a lavorare in officina


fai del bene con il cuore ed senza aspettare niente in cambio, dare vuol dire umanità'..la colpa della povertà e la ignoranza ed indifferenza nostra..


 qui la  vicenda
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2014/04/olbia-bullismo-al-panedda-spara-in.html
 da la nuova sardegna  , eccetto il video  ,  del  3.4.2014  cronaca di Olbia-Gallura

OLBIA. Comincia oggi la lezione di vita per il ragazzo terribile dell’istituto tecnico Panedda. Questa mattina il 15enne che ha sparato a una compagna di classe con una pistola a pallini, entrerà nell’officina del padre della ragazza di 14 anni ferita. Ieri il dirigente scolastico della scuola di via Mameli, Gianni Mutzu, ha accettato la richiesta dell’uomo, condivisa anche dalla famiglia dell’adolescente turbolento. Il meccanico aveva rinunciato a sporgere denuncia contro il feritore di sua figlia. In cambio aveva voluto dargli una possibilità di riscatto. Dal momento che il ragazzino è appassionato di auto e motori, ha pensato di insegnargli i segreti del mestiere. Una scelta nata dal cuore.Resta invece confermato il provvedimento disciplinare disposto dalla scuola. Dieci giorni di sospensione che mettono a rischio l’intero anno scolastico dell’alunno. 

Ma anche in questo caso il babbo della ragazza ferita ha mostrato tutta la sua bontà. Se il 15enne, per cinque giorni si comporterà bene e dimostrerà di voler provare a essere una persona migliore, il dirigente valuterà se ridurre il tempo della sospensione. Il compromesso è arrivato dopo oltre due ore e mezzo di confronto serrato tra l’uomo e il preside. Alla fine Mutzu ha dato l’ok. Il meccanico dovrà però vigilare sul comportamento del ragazzino e tenere costantemente aggiornata la scuola. Nel caso in cui non mantenesse fede agli impegni, l’accordo salterà.Ieri il padre dal cuore d’oro ha tirato a lucido l’officina. Ha sistemato macchinari e strumenti di lavoro in modo che l’adolescente ospite non si faccia male. "Spero davvero di vederlo in officina questa mattina – commenta il meccanico –. Questa è una occasione per cambiare e io voglio crederci".Rientrerà invece a scuola oggi la ragazzina ferita con i pallini. Michela (nome di fantasia) ha deciso di anticipare il ritorno in classe. Dopo essere stata colpita al polso e alla coscia durante la seconda ora di lezione, la ragazza aveva raccontato l’episodio all’insegnante e poi al dirigente scolastico. Il padre, arrivato subito a scuola, l’aveva accompagnata al pronto soccorso. I medici la avevano visitata e le avevano assegnato due giorni di malattia. Ma Michela ha voglia di voltare pagina, di ricominciare la sua vita fatta di studio, amici e spensieratezza.

2.4.14

quello che sei lo scopri solo quando capisci a cosa hai scelto d'appartenere


Olbia .bullismo al Panedda Spara in classe con la pistola giocattolo ala compGNA e il padre della ragazza non lo denuncia ma gli offre la possibilità di riscattarsi lavorando nella sua officina

un , come dicevo dal titolo , buon gesto  per   sconfiggere i bullismo  . Non solo repressione  
  da la nuova  Gallura  edizione  Olbia-Gallura  del  2\4\2014
di Serena Lullia 

OLBIA Appena 15 anni, ma arriva a scuola con una pistola giocattolo. 
l'istituto panededda  
E spara pallini di gomma contro una compagna di classe. Lei finisce in ospedale, i medici le danno due giorni di cure.
il braccio  della  ragazza
Lui viene sospeso e rischia una denuncia. Ma l’atto di bullismo si conclude con una lezione di vita. Il padre della ragazza non sporge denuncia. Decide di aiutare il ragazzino che ha ferito la figlia di 14 anni. Il babbo di Michela (nome di fantasia) vuole dare al 15enne la possibilità di riscattarsi. La sera, dopo la scuola, lo porterà con lui al lavoro. L’uomo è proprietario di una officina, il ragazzo è appassionato di meccanica. Per il turbolento adolescente una lezione di vita. Molto meno morbida la decisione della scuola in cui frequenta la prima classe. Il tecnico Panedda ha sospeso il 15enne per 10 giorni. Un provvedimento severo, che mette a rischio l’intero anno scolastico. Il ferimento di Michela avviene durante la seconda ora, quando è in corso la lezione. Il ragazzino arriva in classe con una pistola che spara pallini di gomma. L’arma giocattolo è una fedele riproduzione di quelle vere. Lo sparo viene accompagnato da uno scoppio rumoroso. I proiettili sono pallini di gomma spessa. La pericolosità della pistola viene confermata anche dalla polizia. Il primo colpo viene sparato tra la prima e la seconda ora. Michela viene colpita al polso destro. La ragazza reagisce con una occhiataccia e un invito al compagno di classe a non farlo più. Scatta la seconda ora di lezione. La professoressa è in classe. C’è un po’ di confusione, gli alunni sono più di 20. Il 15enne dice a Michela di abbassare la voce perché il tono, a suo dire troppo alto, lo infastidisce. Poi prende la pistola, la sistema sotto il banco e prende la mira.
un immagine  simbolo  
 Il pallino di gomma centra la coscia di Michela. La ragazza non intende sopportare ancora gli atteggiamenti da bullo del compagno. Chiede l’intervento dell’insegnante. Poi va nell’ufficio di presidenza. Denuncia il fatto e come prova del suo racconto porta il pallino di gomma che l’ha ferita. Michela avvisa anche il padre, che si precipita al Panedda. Interviene anche la polizia locale. La ragazzina viene accompagnata al pronto soccorso. I medici, dopo averla visitata, le danno due giorni di cure. Babbo e figlia ritornano a scuola. L’uomo vuole capire bene cosa sia successo, parlare con il dirigente, capire come è possibile che a scuola si possano portare delle armi, anche se giocattolo. Nel frattempo la classe di Michela sta uscendo dal Panedda per l’ora di educazione fisica. Il ragazzino getta la pistola nel cassonetto della plastica e poi cerca di fuggire. Il meccanico lo ferma e prova a parlarci, senza troppo successo. Alla fine della mattinata Michela e il padre si incontrano con la famiglia del ragazzino davanti agli uomini della polizia, in commissariato. Ci sono gli estremi per la denuncia. Ma il babbo di Michela ha un cuore grande. Parla con il 15enne che ha ferito la figlia, prova a fargli capire che il gesto che ha fatto è sbagliato. Il ragazzo scoppia in lacrime, piange, chiede scusa, abbraccia Michela. Da qui la decisione dell’uomo. «La denuncia non servirebbe a nulla e lo rovinerebbe – dice l’uomo –. Non mi piacciono queste cose. So che è un appassionato di meccanica, io ho un’officina. Lo porterò con me dopo la scuola, gli spiegherò il mestiere. E chiederò anche al preside che revochi il provvedimento disciplinare nei suoi confronti». 
Infatti , continua  l'articolo  , La rabbia ha ceduto quasi subito il posto alla ragione, ai sentimenti. Il padre di Michela ha pensato a cosa fosse meglio per i due adolescenti. Una vita davanti, una strada difficile da percorrere, l’adolescenza, piena di grandi cambiamenti. «Non me la sono sentito di sporgere denuncia – racconta l’uomo –. Di certo con quella pistola qualcuno si poteva fare molto male. I poliziotti l’hanno provata. Un’arma grande, molto simile a una vera. Ogni volta che parte il colpo si sente un rumore molto forte, uno scoppio. Impossibile non sentirlo». L’uomo è convinto che la vera lezione per il ragazzino turbolento non sia nè una denuncia, nè la sospensione. Ma i dirigenti del tecnico Panedda, dopo aver valutato la gravità dell’episodio, hanno deciso di applicare una sanzione disciplinare molto severa. Dieci giorni di sospensione. Un provvedimento pesante, che potrebbe compromettere l’anno scolastico del ragazzino. Di certo quanto accaduto ieri mattina apre anche una riflessione. Come sia possibile portare a scuola un’arma, anche se giocattolo.

1.4.14

gite di primavera 23.3.014 giornata Fai a Perfugas

Con il post   d'oggi  , cercando ulteriormente    di   : ridurre  e  d  incanalare  in qualcosa  di costruttivo la mia logorrea e  prolissità  ,  di  provare  ad essere più sintetico  . Riassumo  almen con  le foto  fatte  con il cellulare  , in quanto come mio solito  , mi lascio   nel pc la scheda della macchina digitale  . 

le news  sono tratte  da  
Mentre le  foto  sono del sottoscritto

Visto  l'incertezza  del tempo  , la fissazione (  ma   bisogna   capirlo   sono  vecchi  70 mamma 73 babbo  )  non volevano   andare  in greffa  o  lo cose  organizzate  , siamo andati di  sera  quindi abbiamo visto  le visite  guidate   a  :



CHIESA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI – RETABLO DI SAN GIORGIO




Il Retablo di San Giorgio è il più grande della Sardegna ben cinquantadue tavole. E’ stato dipinto da un anonimo nel XVI secolo, costituisce la quinta di sfondo delle opere esposte nel Museo Diocesano di Arte Sacra, allestito nella cappella del Retablo di San Giorgio, nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria degli Angeli a Perfugas.



POZZO SACRO DI PREDIO CANOPOLI

 databile alla fine del Bronzo medio, Bronzo recente, Bronzo finale, età del Ferro; è ubicato nel centro storico di Perfugas, nell’area antistante la chiesa di Santa Maria degli Angeli. Il pozzo sacro deve il nome al proprietario dell'orto nel quale nel 1924 venne ritrovato: tale a Domenico Canopoli.


al Il museo, realizzato grazie all’attività di censimento e scavo di siti archeologici del territorio di Perfugas, si compone di una sezione paleobotanica e una archeologica.Ma Abbiamo perso l'evento collegato la Mostra di arte grafica “la Sardegna di Giuseppe Biasi”; mostre su cultura e tradizioni locali


per conto nostro , abbiano visto l'antica parrocchiale di S. Maria de Foras,con relativo porta  santa   \  portale delle    indulgenze   chiesa romanica originariamente mono navata restaurata di recente. La sua costruzione è attestata da un'epigrafe del 1160. Di particolare pregio è il monumentale portale dicromo, costruito con blocchi bianchi e rossi disposti a scacchiera, che è il più antico dell'isola. Da questa chiesa proviene l'altare ligneo del 1750 attualmente collocato nel presbiterio della chiesa parrocchiale. ma abbiamo trovato una guida della Società “Sa Rundine” mentre le altre due Visite guidate a cura degli Apprendisti Ciceroni®: Scuola Media statale “Sebastiano Satta”










Il bellissimo museo archeologico .Il museo, realizzato grazie all'attività di censimento e scavo di siti archeologici del territorio di Perfugas, si compone di una sezione paleobotanica e una archeologica. E quato  èsolo una parte  dei reperti  viosto che  ci sono ancora  quasi  5 mila casse in magazzino non esposte  per mancanza  di spazio e di fondi per  allargare il museo  .  Poiché avevo poca  batteria nel cellulare e le teche da fotograre erano molte preferisco riassumerlo cosi : Affinché il tempo non cancelli il lavoro degli uomini e che i grandi risultati raggiunti non cadano nell'oblo ( erodoto )

anche i portoni e le finestre , poggioli , hanno una storia da raccontare


da  https://www.facebook.com/franco.pampiro

Per secoli sono stati il centro della vita attiva delle nostre città, ma nel volgere di pochi decenni hanno subito un progressivo spopolamento e un veloce degrado. Sono i centri storici di molte aree del nostro Paese che, a causa di una politica che negli ultimi 40-50 anni ha favorito la cementificazione delle periferie con la creazione di quartieri dormitorio e lo spostamento delle attività commerciali e artigianali ai margini dei centri abitati, sembrano inesorabilmente destinati al totale abbandono. Dove una volta sorgevano abitazioni, negozi e botteghe ora è facile incontrare solo porte chiuse.
In questo progetto presento alcuni scorci di vecchi edifici abbandonati di Tempio Pausania, posti a poche decine di metri dai bar e dai negozi delle vie principali.
In mancanza di interventi mirati di recupero, nel volgere di pochi anni molti rioni potrebbero subire ulteriori danni determinando la perdita di parti importanti del nucleo storico della città.
L'ultima immagine vuole rappresentare la speranza che le nuove generazioni possano dare un impulso per riaprire queste porte chiuse contribuendo anche alla riscoperta delle proprie radici e tradizioni.
Questa la didascalia che accompagnava le mie foto presentate a Sardegna Reportage

Giulia Ghiretti l'altra pellegrini del nuoto di cui i media embed non parlano o a malapena gli dedicano due righe





Una nuova Pellegrini peccato che la sua storia sia quasi del tutto ignorata come dicevo nei titolo , dai media embed pieni oltre che di faziosità evitabile di notizie edulcorate , pettegolezzi , ecc . 
da Swim4life del Giovedì 06 Marzo 2014 14:37
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Scritto da Paco Clienti


Decisa, forte e senza paura, ecco chi è Giulia Ghiretti!
La parmigiana è uno degli astri nascenti della nazionale paralimpica.




Giulia Ghiretti, 20enne da meno di un mese, parmigiana d’origine, milanese di adozione dopo essersi in parte trasferita nella città della moda per seguire il percorso universitario alla facoltà di Ingegneria Biomedica, era una ginnasta. Poi nel 2010, all’età di 15 anni, l’incidente durante un allenamento al trampolino elastico. Giulia cade e si rompe una vertebra, infortunio che le fa perdere l’uso delle gambe. Ma lei non si è fermata nemmeno per un istante, ha continuato a vivere la sua vita come se nulla fosse accaduto, con quel sorriso raggiante che illuminerebbe chiunque, attraverso il quale mostra ogni volta quanto sia gioioso vivere la vita. Ha voluto continuare a praticare l’attività agonistica, perché le mancava l’adrenalina delle gare. Si è tuffata quindi nel nuoto, dove ha continuato ad essere ciò che era prima, a fare ciò che faceva, competere nello sport! Ad oggi detiene i Record Italiani nei 50 dorso, 100 rana e 100 misti in vasca corta e 50 dorso e 100 rana in vasca lunga. Ad agosto 2013 ha preso parte al grandioso Mondiale Paralimpico per l’Italia che si è svolto a Montrèal, dove la Ghiretti ha conquistato una medaglia d’argento nella storica staffetta 4x50 stile libero ottenuta dalle Azzurre alle spalle dell’Ucraina ed ha partecipato a tre finali individuali su quattro, nei 50 dorso classe S5, nei 200 misti classe SM5 nei quali tra l’altro è stata protagonista di una esaltante rimonta, passando dalla settima alla quarta posizione e nei 100 rana classe SB4, dove è giunta al sesto posto dopo che in batteria aveva strappato il nuovo Record Italiano segnando 2’07”31!
Dopo le sue eccezionale vittorie, in vasca e fuori dalla vasca, nella vita di tutti i giorni, Giulia è diventata un esempio da seguire, una persona alla quale ispirarsi, una “insuperabile”.
Recentemente è stata testimonial dell’attività di promozione dello sport paralimpico a Parma, in occasione
della manifestazione Abili per lo sport e poi ospite della rassegna di film e documentari Senza capo né coda che si è tenuta presso il teatro comunale di Felino, dove sedevano tra gli altri anche i giovani nuotatori del Nuoto Club Parma ’91. Oggi è insieme a noi di Swim4life per raccontarci un po’ di lei, un po’ di Giulia Ghiretti.

Iniziamo subito dai Campionati Italiani Invernali disputati a Como. Sei soddisfatta dei riscontri ottenuti? 

«Si, molto, soprattutto nei 200 misti, sono molto contenta anche perché stiamo lavorando tanto ed eravamo tutti curiosi di cosa poteva venir fuori da questi Campionati Italiani e siamo rimasti molto soddisfatti di come è andata la gara. Anche nei 50 dorso sono rimasta contenta in quanto era dai Mondiali di Montrèal che non riuscivo più ad andare tanto bene.»

A Como hai ritrovato il ritmo giusto quindi.

Si, ho ritrovato un po’ di smalto.»

Quali sono gli obiettivi per questa stagione?

«Non lo so nemmeno io, sicuramente fare bene e migliorare.»

Troppo facile questa risposta, sembra quasi tu non voglia dire ciò a cui punti veramente.

«Troppo difficile la domanda – risponde sorridente la Ghiretti - No a parte gli scherzi, voglio far bene agli
Europei dove voglio conquistare le finali, poi si vedrà.»

Magari un’altra super staffetta anche a Eindhoven.

«Mi piace molto la staffetta perché tra compagne ci si stimola l’un con l’altra, è fantastico!»

Adesso facciamo un salto nel tuo passato che è da ginnasta. L’avventura nel mondo del nuoto è iniziata circa tre anni fa, a seguito di un incidente che si è verificato mentre ti allenavi al trampolino elastico. Cosa ti ha spinto a voler iniziare subito l’avventura in vasca?

«Essere in competizione era una cosa che mi mancava, già da quando ero in ospedale, non riuscivo a starne senza. In acqua era l’unico posto dove non si doveva stare seduti su una carrozzina e quindi ho deciso di nuotare.»

Quali cambiamenti più significativi hai dovuto accettare dopo l’incidente?

«Più che cambiamenti, si trattava di adattarsi. In effetti si tratta solo di trovare un modo diverso per fare le cose.»

Cosa ti ha dato il nuoto in un momento di forti cambiamenti per ciò che ti era capitato?

«Iniziare a nuotare è stato per me molto naturale, non si trattava nemmeno di ripartire, ma continuare ciò che facevo già, ciò che ho sempre fatto. Com’era la mia vita prima, così doveva continuare ad essere dopo e il nuoto ha fatto si che così fosse.»

Cosa provi quando sei in acqua?

«Mi sento bene, mi sento libera! Sei tu con tutto il tuo corpo! Non hai una carrozzina, non hai limiti.»


Cosa provi e cosa pensi invece quando tocchi la piastra ed il tabellone cronometrico ti mostra il tuo personale?

«Appena arrivo mi viene sempre di alzarmi e guardare il tabellone. Gli ultimi metri sono sempre i più duri, ma anche i più belli. Poi guardo il cronometro e mi viene da sorridere per ciò che sono riuscita a fare.»

Sei una nuotatrice agonista da poco, ma nonostante questo sei arrivata già in nazionale e ad agosto 2013 hai partecipato al tuo primo mondiale prendendo parte alla gloriosa spedizione Azzurra di Montrèal. Cosa hai provato quando è arrivata la convocazione?

«Ero molto contenta, anche perché dopo poco tempo che nuotavo, avendo notato che i tempi ce li avevo, ci ho provato e sono riuscita ad arrivare dove sognavo di arrivare. Ricordo che il giorno in cui arrivò la chiamata, stavo studiando in preparazione della maturità che avrei dovuto a affrontare di lì a poco. Poi il cellulare prese a squillare, era il tecnico Riccardo Vernole e allora smisi subito di studiare e speranzosa mi dissi “adesso vediamo cosa mi deve dire”. Quando ho attaccato il cellulare ero molto felice perché si trattava per me di una grande conquista, una conferma del lavoro fatto e quindi una grande soddisfazione, energie che poi mi hanno permesso di avere una gran voglia di far bene!»


E infatti nonostante fosse il tuo primo mondiale, non ti sei fatta prendere dall’emozione, dimostrando da subito un grande carattere ed una grande preparazione mentale nell’affrontare una competizione di così alto livello, dote da vera campionessa. Come ti sei preparata fisicamente e mentalmente per affrontare così bene un evento così importante (nella foto a destra la staffetta vice campione del mondo a Montrèal)?

«Bè l’emozione c’era ed era anche tanta, però poi ho affrontato il Mondiale trasformandolo in una gara qualunque, senza pensare che fosse un Mondiale, pensando solo di andare a competere per fare il meglio che potevo.»

Quindi hai realizzato un nuovo record italiano e conquistato un argento con la staffetta 4x50 stile libero, risultati eccellenti al tuo primo Mondiale, in scioltezza?

«Si, tutto senza pensarci troppo.» – risponde sorridendo la Ghiretti.

Lo sai che sei entrata per sempre nella storia del nuoto paralimpico italiano vincendo quell’argento con la staffetta ai Mondiali?



«Si, l’ho scoperto dopo! Per me è comunque tutto un mondo nuovo, ma la gioia è stata ugualmente tantissima.»

Della tua avventura di Montrèal, cosa ricordi con più nostalgia?

«Il freddo me lo ricordo bene perché è stato qualcosa di allucinante! A parte le battute, si è creato davvero un bel gruppo insieme a tutti quanti, siamo stati molto bene, ci siamo affiatati e sono sicura che questo ha fatto si che poi venissero fuori risultati importanti per tutta la squadra.»

Come trascorri il tuo tempo fuori dalle vasche? 

«Adesso sto seguendo Ingegneria Biomedica alla facoltà dell’Università di Milano dove vivo per tutta la settimana, tornando a casa a Parma dai miei solo nel fine settimana. È stata una decisione che ho preso un po’ all’ultimo momento e quando l’ho comunicato ai miei, non sono stati proprio entusiasti di questo distacco.»

Cosa sogni per il tuo futuro?
«Sicuramente laurearmi, poi si vedrà. Non sogno di fare qualcosa in particolare, mi piaceva questo percorso di studi perché volevo seguire comunque qualcosa di scientifico ed ho deciso di intraprenderlo, ma senza particolari obiettivi futuri.»

Pensi che il nuoto farà sempre parte della tua vita?

«Si, assolutamente. Una vita senza il nuoto, oggi, non riesco ad immaginarla!»

Come convivi invece con la tua disabilità nel quotidiano?

«Affronto e vivo giorno per giorno quello che viene. Fortunatamente la mia famiglia mi è sempre vicina e quando voglio fare qualcosa, troviamo insieme il modo per farla. Non ci siamo mai fermati davanti a niente.»
Cosa diresti a chi come te si ritrova ad affrontare una disabilità fisica?                                          «Di non fermarsi mai, perché un modo per fare le cose c’è sempre.»

Il nuoto per te in una parola?

«Divertimento! Se non ti diverti, non vai avanti e questo vale per qualsiasi cosa!»


31.3.14

Ada, una cornacchia ferita è diventata amica di un gatto . sepulvera ha fatto centro


gli manca  solo che  gli insegni a volare     e  la  simbiosi fa   vita  e letteratura  è completa

da  l'unione sarda  del  31\3\2014

                                                         La cornacchia


Da nemico ad amico. All'inizio era un pericolo ma nel giro di poco tempo il gatto è diventato amico della cornacchia ferita.

Quando si dice finire nel mirino. E' successo, stavolta nel senso letterale del termine, a una cornacchia ribattezzata "Ada". Ferita a un'ala e senza una zampetta, ora vive in un giardino in compagnia dei gatti. Uno in particolare, l'ha adottata tanto da diventare suo amico. Si sono guardati con sospetto per alcuni giorni, si sono avvicinati e allontanati di malo modo. Poi si sono arresi a una sorta di solidarietà reciproca e ora il gatto "veglia" sulla cornacchia e non la perde mai di vista. Lei gli saltella attorno, mangia dalla stessa ciotola e si riposa bilanciandosi sull'unica zampetta rimasta senza doversi più preoccupare di... guardarsi alle spalle.Lunedì 31 marzo 2014 09:26Apprendiamo da loro.
Quando si dice la solidarietà. Questi due animali così diversi tra loro sono riusciti a convivere dopo qualche giorno di reciproci sospetti. Ora sembra abbiano bisogno l'uno dell'altro; ciò è meraviglioso. Questo deve insegnare a noi uomini intelligenti che la solidarietà con persone diverse da noi, sia culturalmente che fisicamente, non deve spaventarci,perché ne guadagneremmo entrambi sotto tutti i punti di vista.

nostalgici della lira o far capire che l'uero è una ciofecca o quanto spendono ?In un negozio di tessuti di Quartu il tempo si è fermato: i conti in lire

www. unionesarda.it 


In un negozio di tessuti di Quartu  il tempo si è fermato: i conti in lire


I due fratelli nel loro negozio e i prezzi ancora in lire

Solo al momento del pagamento si converte il conto in euro.Nel negozio di tessuti in piazza Dessì, a Quartu, il tempo sembra essersi fermato. I fratelli Antonio e Giuseppe Massa non si sono rassegnati all'euro: da loro si ragiona e si calcola tutto ancora in lire. Nelle vetrine e tra gli scaffali i prezzi al metro sono indicati con le vecchia moneta. Solo quando la merce arriva alla cassa, il totale viene convertito in euro con una piccola calcolatrice.

I dettagli e le interviste nell'articolo a firma diGiorgia Daga sull'Unione Sarda in edicola oggi

Dessanay fa l’americano, da Ellington agli indiani Esce “Songbook–volume One” del contrabbassista sardo che vive in Inghilterra.

dalla nuova  sardegna   31\3\2014

Dessanay fa l’americano, da Ellington agli indiani.
Esce “Songbook–volume One” del contrabbassista sardo che vive in Inghilterra. Nove composizioni nel segno della melodia, con un quartetto d’eccezione
-
di Walter Porcedda


CAGLIARI. Conteggio a ritroso per il contrabbassista Sebastiano Dessanay
che dopo aver esordito un anno fa con “Songbook-Volume Two” propone finalmente il “Volume One”, cioè la prima parte di quell’ideale viaggio in due tappe nel cuore del jazz, intrapreso sin dal 1997 nei primi seminari jazz a Siena e Nuoro. Se nella prima proposta il musicista, residente da diversi anni in Inghilterra, a Birmingham, dove conduce studi avanzati nel campo della musica contemporanea – suonando allo stesso tempo con ensemble rinomati come Decibel, dell’irlandese Ed Bennet – proponeva una immersione negli umori e nelle atmosfere della musica europea, in questo “One”, cambia completamente di registro avventurandosi in America.
Sì, è alla grande culla della musica afroamericana che guarda infatti questo album, inciso per l’etichetta inglese F-ire dove il contrabbassista alla guida di una singolare formazione esplora con chiave melodica anche lo spirito originario del mainstream e del jazz contemporaneo.
Il disco suona con freschezza ed originalità d’approccio, e a onor del vero non si sente mai una nota fuori posto come la voglia di operare rifacimenti tout court di opere di celebri maestri.
Piuttosto c’è la passione di rileggere ed aggiornare con feeeling curioso, animato da vivace spirito di ricerca, la lezione della musica suonata nella Grande Mela soprattutto con un sentire aperto.
Dessanay, come già rilevato in occasione dell’uscita del precedente album “Two” ha talento compositivo ed è dotato di un ottimo livello di esecuzione. Una cavata possente quanto basta. Autorevole e presente, ma mai invadente, un fraseggio limpido, quasi trasparente, ideale per l’innesto dei soli e della musica eseguita di concerto con interessanti compagni di viaggio. A cominciare dall’altosassofonista Rachael Cohen, una voce malinconica venata di blues. Centrale la presenza del chitarrista Gianluca Corona, cresciuto alla scuola dei contemporanei, i vari Metheny, e Frisell soprattutto. Completa la formazione alla batteria il buon Alessandro Garau. Cohen e Corona, entrambi di spiccata inclinazione melodica danno il giusto supporto alla musica del leader che ha una cantabilità rigogliosa e accattivante. Sin dalla prima traccia, “Bouganville”, dall’incedere veloce con bel senso del ritmo guida immediatamente e introduce all’ascolto di un’opera a buon gradimento emotivo.
Nove composizioni nel segno della differenza, un ordito quanto mai vario che segnala spumeggianti swing come “Tuesday morning” accanto a oasi di riflessione intimistica, ved il poetico “Nuvole su Castello”. Naturalmente trovano posto i tributi alla lezione dei padri come “Duke and Monk” che chiude in un tripudio di lucido swing l’intero album.
E a proposito del grande Duca Ellington è all’elegante compositore e direttore d’orchestra che Dessanay ha sicuramente pensato nel comporre l’avvolgente “L’ultimo ballo”.
Discreto e altrettanto poetico l’omaggio ai nativi americani con rimandi alla musica suonata dalle tribù delle montagne Appalachi sono gli intriganti quanto austeri “Pianure”e “Intermezzo” affini per certi versi come segnale di vie originali al jazz a “Vow” nervoso crossover tra contemporary music e free.

29.3.14

L'onda (Die Welle) 2008 diretto da Dennis Gansel

non essendoci nulla d'interessante su rai-mediaset o quel che c'è buono non è visibile su rai replay in quanto lai non possiede i diritti per il web . mi riguardo nel mio solito ( salvo eccezioni ) sabato solitario . Effetto collaterale d'avere amici sposati o fidanzati \ conviventi  o essere 




il film citato nel film http://it.wikipedia.org/wiki/L%27onda_(film_2008)



lo trovate su http://www.tubeonair.com/ più precisamente qui da vedere con mozilla firex fox (con l'estensione anonymox )o torbrowser visto che sia google chrome che internet explorer ne bloccano l'accesso.

molto bello e molto vero non si è mai immuni dal male fino a che non ti rendi conto che è male.più attuale che mai


28.3.14

la burocratia colpisce ancora un debole Respinta la delega del figlio: in ambulanza per ritirare la pensione Villacidro, 88enne in barella allo sportello delle Poste


L'unico commento che mi sento di fare a questa assurda storia è anche questo dubbio : se la delega viene ritenuta non valida (anche se credo che non lo sia) perchè non viene abolita ?


la nuova sardegna 28\3\2014


VILLACIDRO. 
Vecchietta di 88 anni costretta ad andare all’ufficio postale in ambulanza per ritirare la pensione.E’ accaduto questa mattina a Villacidro dove, secondo quanto dichiarato da un figlio della pensionata, Raffaele Mocci, in possesso di regolare delega alla firma e al ritiro delle spettanze pensionistiche, il direttore delle Poste avrebbe preteso che ad apporre la firma al modulo di accettazione delle norme antiriciclaggio in vigore dal 1° marzo 2014 ,
L'ambulanza che ha trasportato alle Poste
la pensionata di 88 anni (foto Deidda/Rosas)
fosse personalmente la titolare della pensione. La quale si trova da sei mesi costretta a stare a letto per le conseguenze di una grave frattura ossea.
Il direttore dell’ufficio postale non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito e ha invitato chi voleva conoscere le motivazioni a rivolgersi alla direzione regionale di Poste Italiane. “Non capisco perché questa presa di posizione – ha detto il figlio della pensionata -, sono in possesso di regolare delega al ritiro delle pensione e di documentazione medica come mia madre non si può muovere dal letto. Perché costringerci a ricorre a un’ambulanza e creare tanti problemi a mia madre per una firma, che oltre tutto io sono delegato ad apporre ? Mi risulta che in altre circostanze il comportamento del direttore dell’ufficio postale non sia stato così intransigente”.
La spiegazione dell’accaduto, se vorrà farlo,è nelle mani della direzione generale della Sardegna di Poste Italiane. (l.on)

26.3.14

Lo zoo di Copenhagen uccide quattro leoni Sono due maschi anziani e due piccoli "non in grado di sopravvivere". Nella stessa struttura fu soppressa la giraffa Marius


se prima consideravo gli zoo utili ma con qualche dubbio perchè può servire a salvarli dall'estinzione .Ma ora dopo quest'altro fatto mi stanno venendo dubbi . Non è meglio lasciar decidere alla natura ?


Sono due maschi anziani e due piccoli "non in grado di sopravvivere". Nella stessa struttura fu soppressa la giraffa MariusRedazione ANSA



Lo zoo di Copenhagen uccide quattro leoni (foto: EPA)                                                               RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Dopo quella di Marius, lo zoo di Copenhagen promette di rinfocolare polemiche e sdegno per aver eseguito la "condanna a morte" anche di quattro leoni. "A causa del comportamento naturale dei leoni, lo zoo ha dovuto applicare l'eutanasia a due leoni anziani e a due piccoli che non erano abbastanza cresciuti da sopravvivere da soli", e che inevitabilmente "sarebbero stati uccisi dal nuovo maschio", scrive in una nota la direzione. A differenza della giraffa, i leoni non saranno "dissezionati" in pubblico. 
I leoni sono stati soppressi, spiega lo zoo danese, perché non si è riusciti a collocarli altrove. Fra alcuni giorni il nuovo maschio sarà introdotto e presentato alle due leonesse acquistate nel 2012 e che sono in età riproduttiva.
"Lo zoo (di Copenhagen) è riconosciuto a livello mondiale per il suo lavoro con i leoni e sono fiero che uno di essi sia all'origine di una nuova discendenza", ha dichiarato il direttore della struttura, Steffen Straede. Il mese scorso Straede era stato bersaglio di biasimo da parte di organizzazioni animaliste e perfino di minacce di morte per la sua decisione di sopprimere il maschio di giraffa Marius, che aveva 18 mesi. La giraffa era stata uccisa con una pistola da macello, essiccata, poi dissezionata e data in pasto ai leoni davanti allo sguardo dei bambini. La soppressione di Marius - si giustificò lo zoo sul suo sito - fu senza sceLta perché le regole europee su giardini zoologici e acquari stabilisce che si deve evitare la consanguineità. Si dovette quindi impedire a Marius di raggiungere l'età adulta.


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Abbandonata al Burger King, ritrova mamma dopo 27 anni Giovane americana aveva scritto su Fb, 'Non sono arrabbiata'

Ecco che c'è chi non prova odio e rancore



Baby Burger King

Redazione ANSA WASHINGTON
26 marzo 201420:08 NEWS



'Burger King Baby' ritrova sua madre grazie a Facebook. Quella di Katheryn Deprill, una giovane di 27 anni di Alentown, in Pennsylvania sembra una storia da film a lieto fine. La madre l'abbandono' quando aveva poche ore di vita, nel bagno di un fast food, un ristorante della catena Burger King, facendo perdere ogni traccia per tutto questo tempo.

Poi, ai primi di marzo, Katheryn, posto' su Facebook un post dal contenuto drammatico: "Voglio che lei sappia che non sono arrabbiata con lei per quello che ha fatto, però ho tante domande da farle, pur di iniziare una nuova relazione con mia madre biologica. Vi prego - e' l'implorazione della giovane donna - aiutatemi a trovarla condividendo questo mio post''. E poche settimane dopo e' successo il miracolo: due donne l'hanno contattata e c'e' stato l'incredibile incontro. "Si sono abbracciate immediatamente. E' stato tutto molto emozionante e drammatico", ha raccontato Jim Waldron, un avvocato che ha organizzato la riunione su richiesta della madre la cui identita' rimane ignota.
Cosi', quella che per anni e' stata ribattezzata dai media 'Burger King Baby' ha potuto riabbracciare la madre biologica e conoscere la sua tragica storia: aveva appena 16 anni quando venne stuprata durante un viaggio all'estero. Tornata negli States, era riuscita a tenere nascosta la gravidanza ai genitori, ma sapeva che non sarebbe mai riuscita ad avere cura del bambino. Quindi, come racconta l'avvocato, ha deciso di lasciare il neonato in un luogo dove sarebbe stato trovato facilmente da chi sarebbe stato in grado di metterla al riparo. Una versione che ha convinto anche Katheryn: '"Deve essere stato tremendo dovermi lasciare, sono certa che non era quello che voleva, m si rendeva conto che non aveva altra strada davanti. Aveva solo 17 anni. Mi ha lasciato in un posto dove sapeva che sarei stata trovata, non voleva buttarmi via". Al momento dell'incontro erano presenti anche i genitori adottivi della ragazza. 
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25.3.14

ELEPHANT MAN di Luigi Marinelli "Io non sono un animale! Sono un essere umano! Sono ... un ... uomo" (J.Merrick).

Domenica scorsa che ho visto ,anche se con il mal di testa e gli occhi chiusi per non piangere Facebook emoticon Pianto talmente era tristeFacebook emoticon Triste e malinconica ,Elephant Man di Luigi Marinelli .L'opera teatrale è tratta dall'omonimo racconto di Frederick Treves  è stupenda. 

"Io non sono un animale! Sono un essere umano! Sono ... un ... uomo" (J.Merrick). 

Uno spettacolo come dice il sito di http://www.romeguide.it/?pag=schedaspettacolonew&id=16094 ,sull'umanità, la dignità  e il dolore che si nasconde sotto una maschera mostruosa. 
The Elephant Man non è soltanto un capolavoro della cinematografia firmato da David Lynch. E' soprattutto un racconto perfetto, quasi in presa diretta, di un giovane chirurgo, Frederick Treves, che salva l'Uomo Elefante, al secolo Jospeh Merrick, dalle torture dei freak show della Londra di fine Ottocento. 
In un momento storico come quello attuale in cui l'estetica del corpo, della "bellezza a tutti i costi", sono divenuti un motivo perpetuo e ossessivo, non senza conseguenze finanche drammatiche (si pensi ai danni provocati dalla chirurgia estetica o a patologie impulsive e compulsive letali come la bulimia e l'anoressia), portare sulla scena una storia d'amicizia tra un brillante e ambizioso chirurgo e un "mostro apparente", capace però di regalare agli altri un universo di poesia e bellezza, significa sovvertire il putrido sistema di vuote apparenze, di fasulle perfezioni, di oscene ostentazioni artificiali a cui siamo ormai assuefatti. 

Confermo quanto riporto dall'articolo della nuova sardegna citato nel blog più precisamente qui

Ottimo cast mi aspettavo di vedere "all'opera " Liotti ma l'ottimo Giorgio Lupano lo ha sostituito sublimemente .Brave Ivana Monti e Deborah Caprioglio soprattutto quest'ultima da me conosciuta solo per le apparizioni e partecipazioni televisive . 
commenti entusiasti sulla  pagina di facebook dello spettacolo di Elephant Man in particolare 
Elena Altamura
Spettacolo grandioso, bellissimo, uno dei più belli che io abbia visto. Emozionante, coinvolgente, davvero tutti meravigliosi!! Grazie per tutte le emozioni che mi avete regalato Facebook emoticon Felice 

Lo so che il tema non è  originale , ma << ... il fatto è che s'invenra niente di nuovo da 2 mila anni . Si rimescolano solo le carte . Ed ogni volta  viene unaxmano >> a volte con successo, a volte senza << Ma in fondo il mazzo è sempre lo stesso (...) :L'importante è non perdere la voglia di giocare >>* 
* da Martin Mystere n°318




24.3.14

riassunto del carnevale 2014

ecco per chi non ha  voglia o tempo  di cercare  fra i post precedenti un riassunto dei carnevali  della mia isola



Ecco   per  il mio reportage  \  diario


  Come tutti gli anni   i  giorni di  Giovedi  e Martedi Grasso noi lavoriamo   sia  per dare  a dipendenti  ( cye vengono dai paesi  vicini  (  Sedini e  Tisiennari frazione di bortigiadas  ) la possibilitò   di godersi il carnevale o  quanto meno  di arrivare  a casa     visto  che  si chiudono le strade  al traffico  . 
Lo so che  carnevale  è finito  , ed  è iniziata  la  quaresima  ( url  )  , ma   vuoi per motivi economici  o culturali  ( anticamente   nonostante  la religione  tali rituali  pagani continuando   fino alla primavera  )   si  " recupera  " il rito  di martedi   grasso  . Ecco  una risposta  alle    vostre  domande :  come hai trascorso il tuo carnevale  , questo nessun  reportage , ecc  .
Giovedi Grasso 
 la mattina  lavoro  fino a  12  perchè alle 13  anche  se la  sfilata  inizia  a 15   e nella mia  via   arriva  alle  17  . Di  sera  cazzeggio  vario e corveè casalinghe  . Non sono  uscito ala sfilata  perchè ero un po' rifreddato ,  nessuno con  cui uscire a  vedermela da  fuori  , perchè a casa  arriva  tardi  o c'è troppo caos   tanto  che vibrano le  finestre  per  il rumore  proveniente  dalle casse dei carri  . E poi serviva  aiuto  a mamma  che stava preparando le frittelle  per  la cena   con  amici  .Ecco alcune foto  fatte  dala  finestra  di casa  . Più precisamente  del soggiorno  .










Venerdi 
lavoro
Sabato
il  solito   rituale    del  fine settimana corvè  casalinghe  :  fiera  ,  caffè .  cazzeggio  con sottofondo la sfilata  dei bambini  che  venerdi non s'era tenuta per pioggia  )  
 Domenica  
per  il caos   di cui  ho parlato prima   ma  che  può essere riassunto dalla  tavola  di  topolino riportata  . Siamo andati ala  sartiglia  d'Oristano  . Abbiamo deciso all'ultimo d'andare  e quindi abbiamo trovato dei posti in tribuna  numerata  , dovevamo comprare (  si posso fare  anche online )  i biglietti dal giorno prima , in posti mediocri  . Poi però dove  la  corsa alla stella  , ci si dove  spostare   di tribuna  , per le pariglie  , ma  i miei  " vecchi erano stanchi  e poi eravamo    bagnati   dalla testa  ai piedi  ed  infreddoliti  (  stare  4  ore  seduto in una tribuna  con la  pioggia  e l'umidità non è il massimo )  siamo andati   a vederci  il  complesso  archeologico ( nuraghi  , capanne  ,  e pozzo sacro  ) di santa cristina  .
 
 Le altre foto e video dei 2 " carnevali " le trovate sul mio canale yotube

Lunedi
 lavoro
Martedi 
diluvio .E quindi l'hanno spostata a  domenica  9 marzo . Stavolta   sono uscito , fncl ala solitudine  . Dopo un giro  per  fotografare la  sfilata  da  dietro le  quinte   e  poi camminando    , sia cercando spunti  per  evitare solo foro di  carrri , ho trovato  posto  lungo le transenne  , vicino ai semafori  ,  con amici   d amici  ( amici di secondo livello  ) . ecco una carrellata  di  foto (   ho scelto  quelle  venute meglio  ) . 

Poi l'influenza


22.3.14

progettare e vestirsi con materiali antichi per l'oggi e risparmiare

riporto  qui  , scusandomi se  in png  , ma  purtroppo  mi si è  guastato il mouse  ,  questi due  interessanti articoli  presi  dalle  pagine  d'approfondimento     della  nuova sardegna del  21\3\2014 i primi   due  
 


oltre alla lana  un altra  fibra  ecologica \  naturale   c è  la  canapa  che   può essere  , e  qui   sfatiamo luoghi comuni  negativi  in particolare  quello   canapa =  droga  \  spinelli  , oltre ad essere usata   come  abbigliamento   e  per  farne  abbigliamenti  e tessuti    anche  per  altri usi   positivi    che  trovate   su  http://www.usidellacanapa.it/usi/index.php     in quanto  sarebbe troppo lungo   parlarne in questo  post  .


 ecco   un articolo interessante  preso   da http://www.abbigliamentocanapa.it/

ABIGLIAMENTO ECOSOSTENIBILE IN CANAPA: DONNA, UOMO, SCARPE, BORSE, ACCESSORI

In questo blog vi vogliamo parlare della canapa, della sua storia, del perchè questa coltivazione si è interrotta in passato, del perchè si dovrebbe invece ri-estendere come lo era allora, del perchè aumentare i suoi utilizzi soprattutto in campo tessile. La canapa oltre alle sue caratteristiche che la rendono ottimale per la produzione di abbigliamento è anche una coltivazione con un bassissimo impatto ambientale. Altramoda, all'interno del suo shop, propone abbigliamento per uomo e donna, borse e marsupi e scarpe in canapa.







STORIA DI UNA CANAPA DALLA BRUTTA REPUTAZIONE!

Resistente, protegge dai raggi UV, assorbe l'umidità, non esiste OGM, antiparassitaria, coltivabile in Italia. Di cosa stiamo parlando?? Della CANAPA. È impensabile che un materiale naturale con caratteristiche e proprietà del genere debba trovare ostacoli e difficoltà nella sua coltivazione ed utilizzo. Eppure è così, anche se le cose ultimamente stanno leggermente cambiando e migliorando.

La storia della canapa comincia ben ottomila anni fà, è stata infatti la prima fibra ad essere utilizzata dall'uomo e fino alla Seconda Guerra Mondiale è rimasta una coltivazione diffusa in varie parti del mondo e sfruttata per tantissimi usi. Fabbricazione della carta, combustibile per auto, produzione di corde, vele, tendaggi, tessuti sono i maggiori utilizzi che se ne facevano in passato. I semi di canapa potrebbero però essere usati anche come fonte di cibo visto l'alto apporto nutritivo che hanno. Un'altro impiego invece che sembra avere sempre maggiore diffusione oggi è quello della canapa nella bioedilizia. Pensate che fino agli anni '50 circa l'Italia era la seconda nazione per produzione di canapa dopo la Russia.

E poi cos'è successo?? È successo che intorno agli anni '30 i grandi industriali americani della carta e dei materiali sintetici provenienti da petrolio e carbone si sono accorti di quanto la canapa potesse essere dannosa per i loro guadagni. E fu così che grazie a imparentamenti vari tra magnati finanziari e uomini dell'amministrazione dell'America di allora la canapa diventò marijuana, una droga demoniaca che faceva diventare le persone cattive, violente, pazze e incurabili!! Per diffondere questa credenza e per manipolare la coscienza delle persone, molte delle quali non istruite e ingenue, fu messa in atto una campagna di sensibilizzazione su TV, radio e giornali sugli effetti devastanti che questa pianta poteva provocare. E così l'illegalità della canapa fu raggiunta anche con il consenso delle persone. Ovviamente gli effetti di queste decisioni si propagarono in tutto il mondo e la conseguenza fu che la produzione ed utilizzo della canapa, soprattutto in campo tessile, venne presto sostituita dall'uso di fibre sintetiche e cotone.


IL RITORNO DELLA CANAPA

Questi ostacoli culturali, ovvero il fatto che sia un materiale che si associ alla povertà e la sua brutta fama da droga, si stanno però pian piano superando, ma riprendere questo tipo di coltura non è facile. Si sono persi la filiera e i metodi di lavorazione. In particolar modo la raccolta e la macerazione sono processi piuttosto difficoltosi a causa dell'altezza che le piante possono raggiungere, fino a sette metri. Attualmente la coltivazione è ripresa in Canada, in alcuni stati degli Stati Uniti ma soprattutto in Cina. Anche in italia la situazione sta migliorando nonostante ci siano ancora delle difficoltà. Il principale ostacolo che rallenta la produzione di canapa è l'innovazione tecnologica, ovvero la mancanza di macchinari adeguati per la raccolta e la prima trasformazione, che avviene direttamente sul campo. Sono state avviate delle coltivazioni sperimentali di babyhemp ovvero canapa di dimensioni ridotte per adattarle a quelle del lino e quindi poter utilizzare gli stessi macchinari, ma non ha dato risultati positivi sopratutto perchè così facendo si riduce di
molto la produzione. Sono state così brevettate altre tecniche, come ad esempio quella della biodegommazione, e un macchinario, progettato da Assocanapa e il CNR IMAMOTER, per la prima trasformazione della canapa. Le altre difficoltà nell'ampliamento di questa produzione si trovano poi a livello legislativo e burocratico. Bisogna sperare perciò in una maggiore chiarezza legislativa e in uno snellimento della procedure burocratiche per rivedere tanti altri ettari di terre coltivate.
Oggi ci si ricorda poco della coltivazione della canapa in Italia, che però era anche stata celebrata nel 1950 con l'emissione di un francobollo.

L'USO DELLA CANAPA NEL TESSILE

L'Italia ha una grande tradizione di produzione e lavorazione della canapa soprattutto in campo tessile. Inizialmente utilizzata per corde e vele grazie all'espandersi delle Repubbliche Marinare, successivamente ha trovato spazio anche per la produzione di tessuti ad uso domestico, come tovaglie e lenzuola, e abiti. Era un tessuto estremamente utilizzato in virtù della sua resistenza. Le donne usavano quindi la canapa per gli abiti e la biancheria della casa perchè così potevano durare a lungo, per generazioni.

Come i nostri predecessori avevano già intuito, le caratteristiche della canapa ne fanno un materiale naturale ottimo per la produzione di abbigliamento. Questo suo utilizzo è stato riscoperto negli ultimi decenni grazie a una presa di coscienza di molte persone sugli effetti devastanti nell'ambiente che prodotti derivanti dal petrolio causano.
Oltre ad essere molto resistente, la canapa assorbe molto l'umidità grazie alle sue grandi cavità interne. Ha una grande capacità di dispersione di calore per cui i tessuti rimangono freschi d'estati ma caldi d'inverno. Assorbe poco gli odori, anche quelli del corpo, ha una maggiore protezione UV rispetto ad altri materiali e possiede una micropotenza elettrica che stimola la pelle favorendo anche la circolazione del sangue. Non è soggetta a acari, muffe, funghi e tarme, ed è anallergica. Le pieghe che si creano sono più dolci rispetto ad esempio a quelle che fa il lino, per cui la vestibilità è più lunga.
Ciò che però vogliamo sottolineare è che la canapa è una coltura ecosostenibile,. Oltre che non danneggiare l'ambiente lo aiuta. Le sue lunghe radici scavando nel terreno lo ossigenano rendendolo più fertile e non soggetto all'uso di concimi. Gli oli essenziali della pianta sono poi dei naturali antiparassitari, quindi non ha bisogno di pesticidi e contribuisce ad allontare i parassiti anche dalle altre colture. Per questo si usa alternare coltivazioni di canapa ad altre coltivazioni. La canapa richiede quantità limitatissime d'acqua e e il suo ciclo di vita è abbastanza breve, circa tre mesi. Se si pensa poi alla possibilità di poterla seminare, coltivare e trasformare, il tutto in Italia, questo significherebbe favorire la filiera corta e non ricorrere a produzioni estere.
Anche facendo il raffronto con altri materiali ci sono qualità della canapa che non si trovano altrove e non solo quelle proprie della fibra ma anche, e probabilmente è la cosa più importante, quelle riguardanti l'impatto ambientale della sua produzione... Rispetto al lino ad esempio presenta, è più resistente, assorbe meglio l'umidità e può essere indossato sia in inverno che in estate. Rispetto al cotone invece le differenze emergono soprattutto a livello di produzione. A parità di raccolto, per il cotone si necessita del doppio del terreno necessario per la canapa, la canapa ha bisogno di meno di un terzo dell'acqua di cui invece ha bisogno il cotone e il cotone richiede l'uso di molti pesticidi che invece la canapa respinge.
Per la produzione di abbigliamento, come t-shirt, cardigan, calze, la canapa viene utilizzata spesso insieme ad altri materiali come cotone biologico e lana per dare maggiore morbidezza ed elasticità ai capi mantenendo però la forte resistenza data dalla canapa.



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