10.11.14

speriamo che con il centenario della grande guerra il 4 novembre sia giornata di memoria condivisa e sia ricordato senza becera retorica e a 360 gradi

In sottofondo   l'esecuzione avvenuta   Il 27 luglio 2009 a Forte Dossi Delle Somme di  Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura de il  brano "Del Soldato in Trincea" composto per il film di Ermanno Olmi "Torneranno i prati" al termine del concerto dedicato al centenario della Prima Guerra mondiale

Lo so che  con questo post   perderò amici\che  ,  specie  quelli  che  ancora  sono  legati << ai miti
da  facebook
eterni dea patria  e dell'eroe (  
cit. musicale ) >> e giudicano chi parla di queste cose  come  quelle  di cui riporto sotto   un disfatta o  uno che non ha   rispetto  di coloro   sono morti   combattendo  e  menate  varie  .
Purtroppo la grande  guerra  anche  questo  è stato . Ed  solo  ricordando a  360 gradi  che il  4  novembre  smetterà  d'essere  solo qualcosa  di retorico e  vuoto  ed  diventerà  una  giornata  condivisa   .  E  sarà definitivamente  identità collettiva   e  di tutti  . E certi  fatti come   quello   della  prima  storia   sia  recuperati dall'oblio  Ma  ora  basta  è veniamo  alle storie  del post  d'oggi

da  https://www.facebook.com/apibeco.milano
La prima è quella del Comandante Giovanni Airaldi di Cuneo . la  cui  storia  è raccontata  in (  vedere  copertina a sinistra )  Il caso Arialdi  di Gerardo Unia |-  Editore L'Arciere - 2002 - pp. 139 - ISBN 8886 398 913 .

Egli  fu  un  Tenente Generale che si oppose allo scriteriato massacro dei suoi uomini.Giunto al fronte ad ottobre 1915 al comando della 23ª divisione, è costretto a mandare i suoi soldati all’attacco di forti posizioni austriache sul basso Carso: posizioni quali il monte Sei Busi e Vermegliano, vero e proprio baluardo difensivo imperiale sulla via per Trieste. A più riprese agli uomini di Airaldi sono richiesti attacchi all’arma bianca, alternati ad attacchi dimostrativi per “distrarre” il nemico da azioni su altri settori del fronte: azioni che costarono 
Il Generale Airaldi scrisse così al suo superiore, il generale Guglielmo Pecori Giraldi, al comando del VII Corpo d’Armata, che non intendeva più mandare all’attacco le sue truppe per azioni dimostrative, a meno che non si volesse esporre le truppe ad inutile sacrificio. Airaldi fu uno dei pochi Autentici Ufficiali Generali a mettere in discussione gli ordini superiori, perché convinto che non fosse possibile effettuarli con successo neppure a prezzo dei maggiori sacrifici, mentre è ovvio che questi si possono e devono affrontare soltanto a patto che sia almeno probabile il conseguimento dei risultati voluti. Insomma, Airaldi vedeva la totale inutilità degli attacchi ordinatigli, ma soprattutto della morte dei suoi uomini.
La sua franchezza ed umanità, naturalmente, fu malvista: Airaldi fu destituito e messo a riposo, dimenticato da tutti fino alla sua morte, avvenuta nel 1935.

agli uomini delle brigate Trapani e Napoli perdite ingenti a cui si assommarono feriti e mutilati.



la seconda che  può essere  approfondita   da   questo   due  pagine http://www.cjargne.it/alpinortis_1.htm e per  i successivi sviluppi    http://www.cjargne.it/alpinortis.htm   da  cui è tratta  la  foto  a sinistra  del monumenti     è fatta da due persone che lottano perchè nelle celebrazioni per il centenario della grande guerra ci sia  << il REINTEGRO a pieno titolo dei fucilati del ‘15-’18 nella memoria nazionale.Vittime come gli altri.
Soldati che hanno sofferto come gli altri. il primo protagonista è il sostituto procuratore di Padova Sergio Dini, ex magistrato militare, che ha già chiamato in causa il ministro della difesa Pinotti. «Assistendo a luglio al concerto di Redipuglia, dove il maestro Muti ha radunato orchestrali di tutti i Paesi belligeranti, il presidente Napolitano ha fatto un passo importante di riconciliazione con l’ex nemico. Ora manca solo la riconciliazione con noi stessi, l’abbraccio ai ragazzi della mala morte. Le Forze armate dovrebbero capirlo, a meno che non vogliano negare che quelle esecuzioni — dal loro punto di vista — siano servite a qualcosa. Se i fucilati ebbero una funzione, essa sia riconosciuta. Non farlo sarebbe accanimento. Anche perché si fucilarono solo soldati semplici, povera gente. Vogliamo portarci dietro ancora. >>
Il secondo il sindaco Edimiro Della Pietra, Il primo a far erigere , il primo in anche il primo in Europa monumento ai fucilati.  << È accaduto diciotto anni fa a Cercivento, sui monti della Carnia, sul luogo di una delle più ingiuste esecuzioni, il pra dai fusilâz, un prato che per decenni i valligiani rifiutarono di falciare in segno di protesta. Una memoria tenace, passata di bocca in bocca, che ha dato vita a un corpus di memoria orale ancora vivissimo e al quale nel ‘96 mettendosi contro le autorità militari rischiando una denuncia di apologia direato, ha voluto dar forma di monumento. >>

L'Italia riabilita i fucilati

L’ultima ferita della Grande guerra
“L’Italia riabiliti i militari fucilati"

Rumiz_-_31.10.2014-001

di Paolo Rumiz

REINTEGRO a pieno titolo dei fucilati del ‘15-’18 nella memoria nazionale.Vittime come gli altri. Soldati che hanno sofferto come gli altri. Manca questo riconoscimento perché possa dirsi completa in Europa la partecipazione dell’Italia alle onoranze ai Caduti della Grande guerra. I principali Paesi belligeranti— Francia, Germania, Inghilterra — ci hanno pensato da tempo, con atti politici, interventi presidenziali, monumenti, e l’aggiornamento delle liste dei Caduti. Quasi ovunque i condannati sono stati tolti dal ghetto della vergogna e della rimozione. Manca il nostro Paese, quello che ha fatto più largo uso della giustizia sommaria: 750 fucilati con processo,200 colpiti da decimazione per estrazione a sorte, e un numero incalcolabile di soldati uccisi per le vie brevi dai loro ufficiali o dai carabinieri per codardia, ribellione o episodi di pazzia.
«Se non ora, quando?», si chiede il sostituto procuratore di Padova Sergio Dini, ex magistrato militare, che ha già chiamato in causail ministro della difesa Pinotti. «Assistendoa luglio al concerto di Redipuglia, dove il maestro Muti ha radunato orchestrali di tutti i Paesi belligeranti, il presidente Napolitano ha fatto un passo importante di riconciliazione con l’ex nemico. Ora manca solo la riconciliazione con noi stessi, l’abbraccio ai ragazzi della mala morte. Le Forze armate dovrebbero capirlo, a meno che non vogliano negare che quelle esecuzioni — dal loro punto di vista— siano servite a qualcosa. Se i fucilati ebbero una funzione, essa sia riconosciuta. Non farlo sarebbe accanimento. Anche perché si fucilarono solo soldati semplici, povera gente. Vogliamo portarci dietro ancora questo anacronismo di classe?».
E dire che l’Italia è stata uno dei primi Paesia porre il problema con film (Uomini contro, di Francesco Rosi), con libri e ricerche storiografiche. Ed è stato anche il primo in Europaa erigere un monumento ai fucilati. È accaduto diciotto anni fa a Cercivento, sui monti della Carnia, sul luogo di una delle più ingiuste esecuzioni, il pra dai fusilâz, un prato che per decenni i valligiani rifiutarono di falciare in segno di protesta. Una memoria tenace, passata di bocca in bocca, che ha dato vita a un corpus di memoria orale ancora vivissimo e al quale nel ‘96 il sindaco Edimiro Della Pietra, mettendosi contro le autorità militarie rischiando una denuncia di apologia direato, ha voluto dar forma di monumento. 
Quella di Cercivento è una storia che riassume le altre. È il giugno del ‘16. Gli austriaci stanno sfondando su Vicenza con la Strafexpedition. Nella zona del Monte Coglians c’è il battaglione alpini Tolmezzo, considerato infido dagli ufficiali «forestieri» per via dei cognomi mezzi tedeschi dei carnici arruolati e dei tanti di essi che hanno lavorato da emigranti in terra d’Austria. Hanno una perfetta conoscenza del terreno, ma gli alti comandi non si fidano a sfruttarla e insistono a ordinare azioni suicide. Quando viene deciso un attacco alle rocce della cima Cellon in pieno giorno e senza supporto di artiglieria, alcuni soldati suggeriscono di compiere l’assalto colfavore della notte. È quanto basta perché il comandante,un napoletano di nome Armando Ciofi, coperto dal tenente generale Michele Salazar, comandante della 26ª divisione, gridi alla «rivolta in faccia al nemico» e ordini la corte marziale.
Il processo si svolge di notte, in una cornice lugubre, nella chiesa che il prete di Cercivento, terrorizzato, è obbligato a desacralizzare. Sul processo incombono le circolari Cadorna, che chiedono «severa repressione»,diffidano da sentenze che si discostino «dalle richieste dell’accusa» e ricordano il «sacro potere» degli ufficiali di passare subito per le armi «recalcitranti e vigliacchi». Gli accusati sono decine, e ciascuno ha nove minuti per l’autodifesa.
Un’ora prima dell’alba, la sentenza. Quattro condanne alla fucilazione. Tutti carnici: Giambattista Corradazzi, Silvio Gaetano Ortis, Basilio Matiz e Angelo Massaro, emigrante in Germania che ha scelto di rientrare «perservire la patria». Mentre lo portano via grida: «Ecco il ringraziamento per quanto abbiamo fatto». Il prete, don Zuliani, confessa i morituri. È sconvolto, propone inutilmente disostituirsi ai soldati davanti al plotone. Dopo, non vorrà più rientrare nella chiesa «maledetta» e diverrà balbuziente a vita. La prima scarica uccide tre condannati, solo Matiz è ferito e si contorce urlando. Lo rimettono sulla sedia. Nuova scarica e non basta ancora. Perché sia finita ci vogliono tre colpi di pistola alla testa.
La gente assiste senza parole. Solo un vecchio grida: «Vigliacchi di italiani, siete venutia portare guerra! Con gli austriaci abbiamo sempre mangiato, e voi venite ad ammazzarci i figli!». L’ufficiale risponde secco: «Vecchio taci, che ce n’è anche per te». L’intero reparto sarà trasferito per punizione sull’altopiano di Asiago e lassù, un po’ di tempo dopo, il comandante Ciofi sarà fatto secco in zona non battuta da fuoco nemico, quasi certamente per vendetta. Settant’anni dopo, il nipote di Gaetano Ortis, un militare di carriera, chiederà la revisione del processo, ma il tribunale militare di sorveglianza di Roma risponderà con una beffa che resterà nella storia: la domanda non può essere accettata «perché non presentata dall’interessato».
Pure Caporetto sarà pagata da soldati semplici. L’allora vescovo di Treviso, Longhin: «Sei tedeschi saranno come questi nostri sciaguratiitaliani, cosa ci resterà? Qui si fucila senza pietà. Preghiamo». E intanto nessuno toccherài veri responsabili della disfatta, i generali Capello o Badoglio. Il secondo sarà addirittura promosso. Diversa la sorte di Andrea Graziani, noto per avere fucilato uno che l’aveva guardato con la cicca in bocca. A guerra finita sarà trovato morto lungo la ferrovia dopo il passaggio del suo treno. Ma molto piùa lungo si trascinerà nella memoria nazionale il senso di un’irrisolta ingiustizia.


Ed  Grazie  alle  discussioni sul  gruppo  facebookiano   prima guerra mondiale    in merito  alle  fucilazioni  dei soldati italiani durante il primo conflitto mondiale




Dai racconti del  viaggio   di  Paolo Rumiz sui luoghi della Prima Guerra Mondiale pubblicati  su  repubblica   e poi  ripresi  con  extra n un DVD inedito  (  vedere  foto sionistra  )  , .
Se sono passato a  vedere  il 4 novembre come giornata  nel bene  e nel male  come  giornata  di ricordo  e  di memoria , attraverso due  stadi . Il  primo i  festeggiamenti forzati ( nonno paterno   e  suoi  fratelli  , almeno  quelli che  ho conosciuto io  ,  tutti fascisti    che ti "obbligavano "  in cambio delle paste  ad andare , idem la scuola elementare anche se Dal 1977 in poi, a causa di una riforma del calendario delle festività nazionali introdotta per ragioni economiche con lo scopo di aumentare il numero di giorni lavorativi con la legge 5 marzo 1977 n. 54, è stata resa "festa mobile" che cadeva nella prima domenica di novembre. Nel corso degli anni '80 e '90 la sua importanza nel novero delle festività nazionali è andata declinando .   Il  secondo  ,    ed  in parte  è ancora  cosi  . Infatti sono  riandato   per  fare  foto  alla  ricorrenza  ma       non sono andato nè  alle funzioni religiose  nè dopo la deposizione   della corona  al monumento  cittadino  ,  al rinfresco con le autorità  ) ,  a vedere  le  celebrazioni ufficiali   una cosa  retorica   fatta   da  <<  Geniali dilettanti  in selvaggia  parata  >> (  da  Linea Gotica - ex CSI   qui  il testo  e  le note storiche  di  questa  canzone )  . E  celebravo  in silenzio (  e credo che continuerò a farlo per  tutti gli altri  3  anni delle celebrazioni del centenario   ) come antidoto alla retorica militaresca  
 e  fuori da   qualunque   la morte  di mio prozio  materno un ragazzo del  1899  morto  a 18  su una mina a  caporetto ,  e sepolto ora    nel cimitero  ricordavo  i racconti indiretti  di mìo  padre   di un suo zio ufficiale  medico   sull'altipiano d'Asiago   

  








9.11.14

proviamo ad affrontare le tre seghe mentali più difficili d'abbattere



Le convinzioni che ci creiamo su noi stessi e sugli altri sono paraocchi, filtri che influenzano il modo in cui guardiamo alla realtà e agiamo, portandoci al fallimento; liberiamocene.
Ora è vero che tali elucubrazioni seghe mentali sono quelle più dure e che ti bloccano di più nella creazione della tua opera d'arte e nel viaggio ma il titolo dell'articolo del discreto portale http://www.caffeinamagazine.it riportato sotto mi sembra troppo duro , specie verso chi ( sottoscritto compreso ) ci cade spesso o chi n'è avvolto completamente . Inoltre l'articolo dl buon portale non dice come non farsele , non da' nessun consiglio \ suggerimento su come non farsele





Alzi la mano chi non si è mai fatto delle gran seghe mentali! Inizia così un articolo su Efficacemente che non poteva citare un classico del genere, quel Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita di Giulio Cesare Giacobbe uscito ormai più di dieci anni fa ma ancora ordinabile in libreria.                         Dietro a questo titolo provocatorio si nasconde un manuale "prêt-à-porter" che inevrotici, o aspiranti tali, dovrebbero tenere in tasca.                                       Esso utilizza tecniche yoga, buddhiste e zen, praticate da secoli dagli orientali (evidentemente anche loro nevrotici) ma esportabili anche a noi poveri uomini e donne dell'occidente. La nevrosi ci sommerge di ansie e di paure che ci impediscono di gioire della vita e dei rapporti con gli altri. Eliminando il pensiero nevrotico (le seghe mentali) e ritornando a quella realtà da cui esso ci allontana, possiamo imparare a godere delle vita e delle cose che ci stanno intorno. L'autore insegna Fondamenti delle discipline psicologiche orientali all'Università di Genova.
Sega mentale 1: rimuginare su ciò che non puoi controllare Dedichiamo un ammontare pressoché imbarazzante di tempo ed energie mentali a fatti ed eventi su cui abbiamo un controllo scarso o nullo: le condizioni climatiche, la politica nazionale ed internazionale, gli andamenti macroeconomici, l’ultimo taglio di capelli di Paris Hilton. Tutti questi pensieri sono un prefetto esempio della prima tipologia di seghe mentali di cui voglio parlarti: il pensare continuamente a ciò su cui non abbiamo controllo.
Sega mentale 2: scervellarsi su ciò che non hai Pensare continuamente a quello che è assente nella nostra vita è una delle seghe mentali più pericolose in assoluto, perché ci priva del piacere di godere di ciò che nella nostra vita c’è e di cui dovremmo essere grati. Possiamo però contrattaccare questi pensieri indesiderati con le loro stesse armi. Ponendo deliberatamente la nostra attenzione su ciò che è già presente nella nostra vita, ciò per cui possiamo essere grati, automaticamente togliamo spazio alle seghe mentali. Se vuoi approfondire questa tematica ti consiglio questo post dedicato al potere della gratitudine.               
Sega mentale 3: ripensare al passato e preoccuparti del futuro Le seghe mentali sul passato prendono il nome di rimpianti. Quando siamo dominati dai rimpianti non facciamo altro che rivivere nella nostra testa una scelta sbagliata del passato. Le seghe mentali sul futuro prendono il nome di preoccupazioni. Puoi creare un momento di rottura facendo ricorso allo stratagemma di Bruce Lee: prendi un foglio di carta, fai una lista di tutto ciò che ti preoccupa, accartoccia il foglio di carta e… dagli fuoco.


 Come   combatterle allora  ?  Io   le combatto quotidianamente   , perchè risolvere  è  pressochè impossibile  visto  che  sono  come qualcosa  di subdolo che  si ripresentano direttamente  o indirettamente     visto  l'altro grado d'esosizione    a  cui siamo sotoposti nella vita  di tutti  i  gorni  . Ecco come 
 
La  1   
accettare che  ci sono  cose   che non possiamo  controllare sempre   .  ignorare le  cose  frivole   come  il gossip  sui  vip  e  menate varie  e concentrarmi  su quelle serie  ma accettando il fatto  che  non sempre  si posso sconfiggere  subito  e tutte  .  E mirare   se non alla   loro cancellazione  ad  una  " politica   di riduzione  deldanno  "  cercando  di non alimentarlo  .
La  2 
concentrarsi   sull'effetto contrario   quando  non abbiamo qualcosa  cioè 
 

 
La  3  
cercando d'usare ., accettando che  a volte  si vince ed  a volte  si perde lo stresso principio
 
 
 
[....]
Per liberarsene, basta riflettere…sul loro costo!Per iniziare a sganciarti dai tuoi pregiudizi, la prima cosa che puoi fare è prendere atto dei risultati che ti hanno fatto avere. Sei più felice? Hai creato serenità intorno a te? In molti casi, vedrai che essi sono stati solo un grande ostacolo e, se chiedi agli altri, sono stati motivo di sofferenza e di compromessi. Inoltre, poiché i pregiudizi ci fanno cercare ad ogni costo la conferma del loro contenuto, fai il possibile per non alimentare questo meccanismo ed esercitati ad usare parole diverse quando esprimi dei giudizi e impegnati a non cadere nei soliti luoghi comuni. Infine, passa in rassegna i tuoi pregiudizi e prova a intuire se ciò che combatti non è per caso un tuo oggetto di desiderio proibito, o se non esprime un conflitto irrisolto. Così, invece che essere ostacoli per te e gli altri, i pregiudizi diventeranno la chiave di accesso alla parte più profonda di te stesso.
 
  suggerito  dalla  rivista http://www.riza.it/psicologia/ (  da  cui  ho preso anche la  2  foto    )     qui  l'articolo integrale

Diario Halloweeniano ANZI MEGLIO DI LI MOLTI E E MOLTI

 Tornio ora  dopo un lutto  familiare  ( una prozia  di  90 anni  )  e problemi al pc   ,  ed impegni vari  fra lavoro  ( ne  accennerò  qui    nel post  )   e  associazione  fotografica (  stiamo preparando  una mostra  )  .
   
Inizio i post  d'oggi con una precisazione  , cosi  prevengono  eventuali strane domande  del tipo :<<  anche tu convertito alla  festa di Halloween ? , ecc  >> io  non odio la festa  in se   ma  il suo aspetto consumistico ed omologante  che  porta   alla  snaturazione   e perdita del senso originario delle tradizioni    . E la scelta  di tale  titolo  è in senso  sarcastico per prendere  in giro : 1)    l'ipocrisia della chiesa  che   non riuscendo  a   sradicarle    completamente  nonostante   spostò  dal 13  maggio al   1  novembre   la  festività  di ogni \   tutti  i santi  . Infatti  <<  tale data fosse stata scelta dalla Chiesa per creare una continuità cristiana con Samhain, l'antica festa celtica del nuovo anno (secondo le teorie dello storico Rhŷs)[3], a seguito di richieste in tal senso provenienti dal mondo monastico irlandese >>  (  da  http://it.wikipedia.org/wiki/Ognissanti )   dai noi in Sardegna  o  al sud   le  tollerava   ed  ora invece   che viene  reimportata dagli Usa  (  vedere  collegamento precedente  )  le  condanna  e  condanna   chi decide  di praticarlo  non solo per  moda  ma  per  esorcizzare  la morte  . 2)   chi  lo  fa   solo  per  moda 

31  ottobre  
Dopo  aver  imbustato  gli ultimi  crisantemi  (  vedere  foto  )


 
 
 
Sono  andato  come  ogni venerdì  a fare  il mio turno  nella  bottega del comercio equo & solidale  . E sono passati dei bambini in gruppo come si  faceva  un tempo  e facevamo anche noi un tempo a fare  la "questua"  per  i morti  .Inizialmente   mi sono detto << per tutti i " questuanti " dei morti  :  : non do niente a chi mi dice dolce e scherzetto , mentre dò ( eccetto i soldi , il vero spirito è prendersi quello che ti danno  ) quello che ho a chi mi chiede) a chi mi dice li molti e multi o i morti se non lo sa dire in dialetto .>&gt
Ma  poi vedendo  i visi  dei bambini  e la  loro allegria  , non m'andava  di deluderli ed  ho fatto buon viso  a cattivo  gioco  ed ho dato l'obolo  sia  da solo ( un pacco  di frutta  secca albicoche  per la precisione , ed  alcuni biscotti  quinoa-cacao ) .. Insieme ai colleghi di turno  un ovetto , che poi si  sono divisi in 3  . Mi  sono  divertito  , soprattutto  quando  un bambino con  molta  franchezza  mi  ha detto in dialetto ( credevo non fosse  più parlato   dalle nuove generazioni )  che  non gli piaceva. Poi  niente  d'eccezionale  sono andato al corso  di fotografia  

1 novembre   dopo la caffè settimanale  con gli amici  e  la fiera  sono andato  in cimitero  . Lo so che  i  fiori li aveva   portati mia madre  .  Ma  avevo bisogno    di " parlare   con i parenti   (  nonni paterni  e  i  genitori  di mio  nonno  paterno  , i mie  prozii )  e le persone care   che hanno  costituito in maniera  diretta e  indiretta la mia infanzia (  genitori di amici  , "  zi\e "  , i morti  della tragedia di  curraggia    [ I  II  ] ed elisabetta  naddeo  ). non avendo  fiori  e  vedendo  alcune    tombe    fiori  scartati perchè in eccesso o troppo piccoli  ho  preso quei   fiori  e  li  ho messi  in altre  tombe  senza  fiori  o  con fiori secchi  o  peggio finti   . Ho  come 




 


 Visita   anche  al cimitero   monumentale  perchè  spesso  anche  nei piccoli cimiteri  c'è una Père-Lachaise per  citare il  più noto ed il iù classico dei cimiteri monumentali  ecco ad esempio quella di Cagliari di Bonaria
 



 
 La prossima  volta    fotografo   alcune tombe  di di quello  di tempio  ovviamente    quando  c'è  più calma  e  silenzio   onde  evitare   polemiche  "etiche  "  che mi sono state   fatte  quando  ho in un gioco  fotografico fra  amici\che   di facebook   riportato   questa  poesia  estrapolata  (  ovviamente  tolto il nome  e la  foto   per  privacy  e   rispetto  alla  famiglia del  defunto  ) e modificata   cosi  : <<  presto il buio della notte sarà squarciato dall'accecante, radiosa Luce... state sereni, anche se il buio incombe all'apparenza sovrano >>   nella discussione  sul mio  fb  (  qui  il post   completo  )   da  padre  di  un mio conosciente  morto   tre  \  quattro  anni fa
Di solito  quando torno  da tali  visita   mi  viene il magone  sia  ( vedere sopra  )  la  situazione d'abbandono , o  di  "tombe   di cui  non si vedono ne  i nomi   nè    i volti   delle lapidi   o  di morti vedere  foto  fatte  di nascosto"  con il telefonino    che  non si  sono consumati completamente  allora  liberano i loculi e li mettono in terra  . Ma  stavolta  complice la bella  giornata   mi sento    come   lo stato di mia zia ( cugina  in primo di mio  padre  )   che   riassune  la mia concezione della   morte 

che  ha  perso   sua  figlia    7  anni fa  ancora  nel  fior  degli anni per  un  tumore   al cervello  




1.11.14

Il calcio controlla le masse più dell'eroina

premetto  che  ero troppo piccolo. avevo circa  6 anni  ed  quindi ho ricordi vaghi   su quel mondiale . Ma   però   vedendo  come  si parla  d'esso in tutte le  trasmissioni  w e nei ricordi  della gente  che lo ha vissuto  , compreso  l'autore dell'articolo , dovette essere  un mondiale  mitico e  trascinante

Ma  ora basta  rubare  spazio ai post  dei compagni di  viaggio  \  di strada    e   facciamo iniziare  'sto post


 . 
Il gol di Paolo Rossi che ci fece vincere il mondiale

Spagna         1982
Italia-Brasile 
















di Matteo Tassinari

Fa caldo allo stadio Sarda di Barcellona, in quell’epico e al contempo lunedì, 5 luglio, anno d. C. 1982. Vampate trasparenti salgono dall'erba. Folate di vapore giungono dai tubi dell'aria condizionata per quelli delle tribune. Linee bianche che segnano il campo. Tracciati di riti magici? All'inizio del secondo tempo, sul campo è passato ondeggiando inclinato, un aquilone che sembrava una medusa lunga o una stella cometa che segnano sempre il presagio di qualcosa. Qualcosa di potente. Ma cosa? Mancano due minuti. Il numero 11 Eder batte la punizione, da sinistra. Un brasiliano misterioso sguscia nell'area italiana. Colpisce la palla di testa e quella schizza verso l'angolo destro della porta di Zoff. Impossibile prenderla. I coleotteri invocano le tenebre.
L'eleganza di Socrate,
filosofo del calcio
   Cinque  
secondi
senza     fiato
Il tempo si ferma nella mente. Si, sono secondi sull'orologio, ma ore nell'anima. Sono quarantaquattro anni che l'Italia non batte il Brasile in una partita del campionato del mondo. C'è troppa emotività, i brasiliani, più carioca la chiamano magia. E ora ci siamo quasi. Solo che la palla sta volando verso la porta di Zoff, angolatissima. Al Brasile basta un pareggio per accedere alla semifinale. Se la palla entra, noi usciamo, com'è vero il contrario. Zoff si sbilancia in un balzo incredibile in avanti, ma anche all'indietro, non lo so, come tromba abbia fatto, so solo che fece un balzo degno di una pantera. Non ha senso che l'abbia fatto. Anche se ancora oggi molti si chiedono cos’abbia fatto. Non può averla presa. Invece la prende. Ricade con la faccia rivolta alla porta, avvinghiato alla palla. Una parata all'indietro. Ma dove ricade esattamente? Forse la palla ha varcato la linea di pochi centimetri. Forse no? Ma nessuno si assume di prendere una decisione qualsiasi. Passano cinque secondi che sembrano la trama di un film, talmente sono lunghi e inconclusi. Tutti si aspettano dall'arbitro un cenno. Non diede il gol e a noi ci andava troppo bene. Ma ad onor del vero, la palla non entrò tutta, come il regolamento vuole, anzi più della metà e non la passò quella fottuta riga bianca come una striscia di coca difesa dal granitico Zoff!
La Selecao più forte di tutti i tempi

Nando Martellini,
telecronista della partita























Nando ammutolisce. Forse è gol. I brasiliani alzano le braccia, le immergono senza saperlo dentro nuvole di moscerini invisibili, persi nel sogno di un mondo umido. Si vede bene Socrate, il tacco di dio, che esulta. Ora le cose sono tornate al loro posto. I moscerini ronzanti si dissolvono. Ma come era andata, dall'inizio? Non pretenderete che vi racconti tutto. Lo voglio fare solo dai confini del tempo e dello spazio del mistero calcistico. Comunque. Tutti pensavano che l'Italia avrebbe perso, contro la "febbre gialla oro", la mitica Selecao." La squadra italiana era da tempo avvolta nel silenzio stampa, come reazione alle critiche feroci. Nessuno parlava, a parte Zoff. Che comunque era taciturno. Protetti dal silenzio avevamo battuto l'Argentina di Maradona. Adesso, sul terreno compatto del Sarda, le palle rimbalzanti schizzavano come missili preventivi. Bearzot, con la giacca a righine e la pipa in tasca, protendeva il capo come una tartaruga in cerca del sole, in attesa di prendersi la sua rivincita contro quelli che l’avevano deriso.
Il famoso urlo di Tardelli che portò l'Italia in vantaggio 2 a 1. Anche Leopardi s'inchinò
Mai         più 
un evento così
Ancora rimpiango il mondiale del 1982. Avevo daffare con le banderillas. Ricordo che nelle prime partite non andavamo bene e a parere mio pensavo che saremmo rientrati presto dalla Spagna, molto presto. Non fu così, come sempre sbagliai. In quel periodo dove le pere mi spuntavano da tutte le parti, mi sarebbe piaciuto avere un fratello, una sorella che mi tenesse per mano, e invece nulla. Solo muri. I genitori? Lasciamo perdere. La maggior parte dei tifosi prevedevano cattivi presagi. L’Italia va in vantaggio con Paolo Rossi. Il Brasile pareggia. Noi di nuovo in vantaggio con Rossi.
Rossi goleador Mundial 
A questo fottutissimo punto inizia la partita vera e propria, ricca di episodi e di risentimento per noi italiani. Soprattutto nel momento in cui Falcao, immenso che giocava nella Roma come una farfalla, elegante anche nel far fallo in gamba tesa. Falcao raccoglie una corta respinta di Scirea e dal limite dell’area di rigore sferra un destro, che spiazza cinque uomini nell’area di rigore, uno dei gol più belli, che per Zoff è imprendibile. Siamo sul 2 a 2. Loro in semifinale. Noi a casa. Il Brasile torna ad essere l’incubo gialloro, è presente. Zoff si mette le mani nei capelli e la voce di Nando Matrtellini diventa quella di un'intera nazione: "Ora non so come si potrà fare un altro gol al Brasile. Ma non riesco ad immaginare di perdere".

Il poeta Falcao


Il Brasile
non è domo.
Giancarlo Antognoni un minuto prima galoppava a centro campo. Passava la palla a Rossi, che la passava a Oriali, che la ripassava ad Antognoni di fronte alla porta. Antognoni calciava con tonda violenza in rete. Ma il gol veniva annullato per un falso fuorigioco. Chissà cosa sta pensando, adesso Antognoni, mentre guarda Zoff a terra, al confine con il gol, l’orgasmo della vita! Dalla qualificazione sicura all'eliminazione certa. Ma chi ha colpito quella maledetta palla di testa? Nando Martellini ha ripreso voce ma è ancora emozionato, prima dice che è stato Leandro, poi Isidoro.
Rossi, Bearzot, Zoff.
I determinanti
Ora Zoff si rialza e fa segno di no, con la mano, la palla non è entrata, dice. Il clamore è assordante, bestiale, infernale, tribale, fa male. Clacson e trombe. Durerà fino alla fine. In Italia c'è un'impennata di infarti. Una cicala evapora nell'aldilà. Dallo stadio del Sarda, dalle righe magiche del campo, emana una tensione spaventosa, che arriva intatta fino a qua in Italia, dove mi trovo io. Ma dove mi trovo io? Da dove sto guardando? Sono qui a Cesenatico con Fabio, cotti di mezzo grammo tosta, ma con la testa in Spagna in quel ring verde con 75 mila spettatori che t’alitavano sul collo, che buriada! Brucia il sole come i nostri nervi. È lontanissimo, irraggiungibile. La porta di un altro mondo. Qui, nell'aula di ferro, invasa dai moscerini ronzanti del metallo, vibrano le voci. Silenzio di tomba nei bar. Nei circoli e nelle case private dove tutta l’Italia è davanti alla televisione, pure le donne e bambine, pareva che un virus c’avesse contagiato a tutti e uniti senza saperlo volevamo tutti la sessa cosa: Italia campione del mondo di calcio. Solo quello.
Il gol che fece vincere la partita,
la prima volta che battemmo il Brasile in Mundial























Ma col Brasile,
come si fa? 
Anche la    squadra accusa il colpo e sembra che il Brasile debba fare gli ultimi venti minuti come una passeggiata. I giocolieri gialloverdioro continuano ad attaccare, anche se per loro il più era fatto. Ma il loro gioco e la loro mentalità calcistica li porta sempre a cercare il dribbling, lo spettacolo estremamente offensivo, la parabola con sinistro, vuole divertire la Torcida. Sulle tribune si ballava il samba e la torcida brasilera intonava canti e slogan di sostegno e di festa. Zoff aveva dovuto salvarci in un altro paio di occasioni e le cose si mettevano veramente male.
Il sinistro di Eder indimenticabile


I quattro passi


Fu proprio    su una rimessa di Zoff con le mani che Cabrini prova ad involarsi sulla fascia sinistra e dopo uno scambio con Conti lascia partire un cross nell'area brasiliana, che purtroppo era inesorabilmente vuota di giocatori italiani e quindi facile presa del loro portiere. Volendo emulare Zoff, il portiere carioca rinvia con le mani verso Cerezo e subito la difesa del Brasile sale verso il centrocampo come è uso nel loro gioco, Cerezo scambia con Junior, i due cercano lo scambio, ma succede l'imprevisto, Paolo Rossi intuisce e scatta appena il mediano del Brasile fa partire il pallone, lo intercetta e s’invola verso la porta. 
La potenza di 10.000 orgasmi
Campioni del Mondo
Campioni     del Mondo
Campioni    del Mondo

























Junior e Cerezo si gettano all'inseguimento, 20-30 metri palla al piede, Rossi è imprendibile alza la testa, vede il portiere brasiliano uscire dai pali e lascia partire un tiro che gonfia la rete alla sua sinistra. E GOL! Pur fuori di testa, capì che avevamo assistito ad un fatto clamoroso, forse mai accaduto nella storia del calcio. L’Italia non solo proseguiva il suo cammino alla conquista della coppa del mondo, ma avevamo battuto e cacciato fuori dai quarti di finale la Selecao, il Brasile per 3 a 2, forse il più bel Brasile mai esistito, travolto dall'Italia, sicuramente minore di quei Verde Oro. Disse Paolo Conti, a detta di tutti il Mundial, il più brasiliano del campionato Mondiale: "Se quella partita la rigiocassimo 10 volte la perderemmo per 9 volte, troppo forte quel Brasile".


30.10.14

Studentessa molestata si suicida: condannato il prof condannato a 3 anni

musica  consigliata   non so a chi credere - biagio antonacci 

Leggendo questa  news  , mi dico tra me  e   me   che  si sono  pochi anni   , ma meglio  della beffa che aveva  portato la ragazzza  a suicidarsi   . Speriamo  solo  che non gli diano i benefici o almeno  gli faccio scontare la pena  in qualche  centro anti violenza  .
Finalmente  , ne   avevo già  parlato  qui da qualche parte  .

unione sarda   Giovedì 30 ottobre 2014 17:54
La giovane, residente nel Ravennate, non era stata creduta dai compagni di scuola.

Per i genitori di Maria (nome di fantasia) giustizia è fatta. Ezio Foschini, 59 anni, insegnante all'istituto d'arte di Faenza (Ravenna), è stato condannato dalla Cassazione per abusi sessuali sulla 
violenza sessuale immagine.simbolo  
loro figlia, all'epoca dei fatti 15enne e che la scorsa estate si è suicidata. Il docente dovrà scontare tre anni di reclusione, mentre per le questioni civili verrà posto in essere un altro processo d'appello.
GLI ABUSI - Secondo il racconto della ragazza, le molestie da parte dell'insegnante erano andate avanti per oltre un anno a partire dal 2006. Lui le inviava sms, le rivolgeva frasi a sfondo sessuale, e aveva in generale un atteggiamento voluttuoso. I compagni non le avevano creduto, ma i genitori avevano presentato denuncia. Nel marzo 2007 l'arresto del prof, poi i domiciliari, di nuovo il carcere e infine la libertà. In primo grado il docente è stato condannato a 4 anni, poi ridotti a un anno in appello, e al pagamento di 60mila euro. E qui era successo ciò che aveva sconvolto la ragazza: l'uomo aveva azzerato tutti i conti in banca, cambiato residenza, venduto la macchina e tutte le sue proprietà. Non solo: erano stati gli stessi genitori di Maria ad essere condannati a pagare i danni biologici patiti dall'imputato. La giovane si era vista quindi sconfitta: sia per la pena mite sia perché in questo modo veniva negato il risarcimento alla sua famiglia. E la scorsa estate, in preda a un momento di sconforto, si era tolta la vita.

29.10.14

Chiede da mangiare ai passanti L'unico che lo aiuta è un senzatetto

Questo video
realizzato dalla Ocktv, potrebbe intitolarsi "Lezione di vita": mostra due ragazzi che, benvestiti, si aggirano per strada a New York chiedendo qualcosa da mangiare. Dopo molti tentativi, l'unico che dà un aiuto è un senzatetto, che offre a uno dei due una pizza che l'altro, in incognito, gli aveva appena portato. E come premio, tra le lacrime, riceve delle banconote . Tale esperimento dimostra SOLAMENTE CHI HA SOFFERTO FAME...comprende la necessita' dell'altro.... e lo porta ad essere più genmeroso di chi ha la pancia piena .Ma soprattutto mette in evidenza di come Ormai non ci fidiamo più di nessuno,e siamo talmente tanto circondati da gente che per professione fa 'l'elemosinatore" che non guardiamo oltre....brutta,brutta realtà..

26.10.14

ebrei-cristiani-e-musulmani-insieme-convivere-in-pace-si-puo ? il caso di Djerbahood città graffito in tunisia

in sottofondo   e  consigliata immagine- John Lennon


da , foto  comprese  ,  da  http://www.caffeinamagazine.it/2014-10-20-12-41-28/street-art/


Sapete cos’è Djerbahood? Èun villaggio sull'isola di Djerba, in Tunisia e anche uno dei più grandi allestimenti di street art al mondo. Un progetto nato dalla passione di che, per realizzare a Djerbahood questa specie di "mostra", ha coinvolto più di 150 street artist provenienti da 30 paesi.



(Continua a leggere dopo la foto)






Tra i nomi di spicco che hanno prestato la loro opera sui muri di Er-Riadh ci sono BomK, Liliween, Shoof, Roa, C215, Faith47, Know Hope, Herbert Baglione, eL Seed e molti altri.



Ci sono voluti due mesi per fare il miracolo: far diventare quel piccolo villaggio un museo a cielo aperto.



Tutte le opere sono state realizzate con il consenso del sindaco di Djerba e con il permesso dei proprietari di muri e appezzamenti di terreno.




Nobile la missione dell'artista: «Ebrei, cristiani e musulmani qui hanno vissuto in pace per oltre 2000 anni. Il mio obiettivo è quello di consolidare questa convivenza e offrire agli artisti una tela unica nel suo genere».



Beh, secondo noi ne è valsa la pena... E secondo voi

non si può imprigionare il vento

Per  arricchirvi  culturalmente  non  cadere  nelle propaganda del potere vi consiglio

Ragioni senza forzaforze senza ragione. Una risposta a Oriana Fallaci è un libro di Allievi Stefano pubblicato da EMI nella collana Religioni in dialogo  http://www.ibs.it/code/9788830713741/allievi-stefano/ragioni-senza-forza.html

  dall'amica   e  compagna di  viaggio Daniela Tuscano 



In fondo, non ci sarebbe molto da commentare. I fatti sono li', lampanti. La conclusione, anche. Feroce quanto si vuole, disumana al massimo ma, purtroppo, né imprevedibile né sensazionale.
I soliti analisti riprendono la salmodia sulla comunità planetaria, che per Realpolitik si è mossa tardi e, allentata la tensione, ha abbandonato Reyhaneh al suo destino.
Sì, tutto vero. Com'è vero che il suo caso non provocherà alcuna rottura diplomatica fra Stati, e verrà presto, già di fatto lo è, archiviato. Le rituali frasi inutilmente sdegnate e si volterà pagina. Poveraccia, le è andata male, amen.


Eppure qualcosa, o meglio qualcuno, è cambiato. Quel cambiamento si chiama Reyhaneh Jabbari. Appesa a una trave, "giustiziata" come in modo osceno si continua a ripetere, adesso è più viva e presente che mai.
È stata la morte a eternarla. Cioè il martirio. La testimonianza. Perché Reyhaneh, in quella giustizia che l'ha "giustiziata", aveva creduto. Perché alla fine, dopo un processo-farsa e sei anni di detenzione, ha rifiutato di ritrattare. Non ha barattato l'esistenza fisica col piatto di lenticchie della menzogna e della viltà. Le avevano "consigliato" d'inventarsi lo stupro per aver salva la vita. Ha risposto di no. Quante di noi ne sarebbero state capaci?
Reyhaneh sapeva che quella successiva non sarebbe stata vita. Avrebbe forse scapolato l'impiccagione ma non la vergogna, la solitudine, il ripudio di parenti e amici, la vendetta. Perché una donna stuprata, o comunque sospettata di esserlo, rimane pur sempre un disonore. Non una vittima da proteggere. Disonore. Merce scaduta. È sempre lei la colpevole. Rea d'essere ancora su questa terra, senza contare più nulla.
A Reyhaneh insomma si prospettava una sola alternativa: la morte. L'avrebbero eliminata se avesse subito la violenza in silenzio, l'hanno eliminata perché ha parlato.
Ci piace pensare l'abbia fatto perché ne aveva piene le scatole. Era stanca. Come Rosa Parks cui nella lontana estate del 1955 dolevano i piedi e si sedette in prima fila sull'autobus, fottendosene della paura e dimostrando l'imbecillità, prima ancora del razzismo, delle "leggi" allora vigenti.
È quella stanchezza a vincere ogni paura. Dietro quella stanchezza c'è un percorso. La cognizione della propria dignità. La coscienza di non essere un oggetto.
Per questo hanno voluto tacitarla. Reyhaneh non aveva accettato la sua condizione di "oggetto". E poco conta se abbia ucciso o no il proprio aguzzino. Se con lui avesse o no in precedenza intrecciato una relazione.
Non era Maria Goretti ma una donna con pregi e difetti, una giovane donna amante dei libri e della vita, che a un certo punto ha detto basta a una determinata situazione, nella quale non sappiamo - e NON IMPORTA SAPERLO - come fosse finita.
Non importa, anzi, importa moltissimo, non per lei, ma per l'anima del suo aggressore - un importante membro dell'intelligence iraniana -, che quest'ultimo sia stato pugnalato "mentre pregava". Stupro e preghiera, violenza e devozione: tutto corretto, tutto normale in una società dove il maschio è onnipotente e modella Dio a propria immagine e somiglianza.
Il maschilismo questo è: bestemmia contro Dio e la sua creazione. Venerazione del Male camuffata da pietà. E questi i suoi frutti. Nelle società dov'esso ha piena cittadinanza, e dov'era toccato vivere a Reyhaneh, si manifesta nella forma più virulenta. Ma, come radice d'ogni ingiustizia, razzismo e prepotenza, alligna ovunque.
I femminicidi in Italia, ad esempio, non sono opera di pazzi isolati ma il risultato d'un atavico disprezzo verso le donne divenuto mentalità comune. Siamo un Paese dove la Cassazione decreta impossibile lo stupro se una donna porta i jeans, dove la pena, già molto tenue, per il violentatore s'abbassa ulteriormente se la vittima-accusata non è più vergine. Foss'anche una ragazzina. Cercate sui libri a quando risale il nuovo diritto di famiglia. Fin quando è rimasto in vigore lo ius corrigendi. Quali le pene riservate agli adulteri e alle adultere. In quale anno lo stupro è stato dichiarato reato contro la persona e non contro la morale. Date un'occhiata ai programmi scolastici. Verificate lo spazio riservato a scrittrici, artiste, scienziate, religiose, politiche, attiviste. Guardate un programma televisivo, e non voglio scomodare i varietà "per famiglie" dove si dimenano fanciulle seminude a fianco di compunti conduttori supercoperti, né le inchieste voyeuristiche dei tranquilli pomeriggi casalinghi. No, parlo di quei bei quiz preserali dove il presentatore perbene non manca mai, davanti alla concorrente incinta, di sciorinare con un radioso sorriso il suo "Auguri e figli maschi!". Osservate i cartelloni pubblicitari.
Senza quindi togliere responsabilità alcuna alla "cultura" dell'attuale Iran e d'altri paesi dove le donne sono crudelmente e legalmente oppresse, è fuorviante, e intellettualmente disonesto, limitarsi a condannare a parole, di volta in volta, il fondamentalismo islamico, l'inerzia della comunità internazionale, ecc. Questa è mera autoassoluzione, modo parziale, furbesco (e maschile) d'aggirare il problema, nascondendo i motivi profondi d'un odio MONDIALE e MILLENARIO.
Ma l'odio non trionferà. E se oggi piangiamo la perdita fisica di Reyhaneh, auspicando sia l'ultima - per ragioni diverse, ma eguale certezza del proprio valore di persona e di fede, rischia la stessa sorte la pachistana Asia Bibi - la sua vicenda c'infonde anche una grande speranza. La speranza che non potranno mai più sottometterci e zittirci. Se anche da luoghi in cui il maschio crudamente impera si levano echi di resistenza, significa che la trasformazione è inarrestabile, che un sistema decrepito e inumano è stato colpito al cuore e nessun cappio, lapidazione, lama sul collo ne impedirà la rovina. Non si può imprigionare il vento. Sta a tutte noi, frattanto, soffiare più forte. Unite.

© Daniela Tuscano