6.1.15

anche un piccolo gesto può valere più dell'oro

Ti sveglierai e ti addormenterai migliaia di volte nella vita. Andrai a lavoro, riderai con gli amici e piangerai solo nella tua stanza o abbracciato a qualcuno cui vuoi bene. Affronterai mille situazioni e farai innumerevoli errori, ma nel momento in cui aiuterai qualcuno che ne ha davvero bisogno facendo qualcosa che a te costa davvero qualcosa ti renderai conto che quello e solo quello è il momento in cui sei vissuto davvero.  Non ricoIrdo la fonte


 
Infatti  in questo news   presa da  http://www.panecirco.com  

vengono raccontate 4 storie, 4 spaccati della vita quotidiana che ognuno di noi ha vissuto e vive tutt’ora. I protagonisti sono persone comuni che, trovandosi di fronte a persone bisognose e in difficoltà, hanno fatto una scelta. Ecco quale



Questo video dimostra quanto può essere grande il cuore delle persone. Nonostante la paura, la solitudine, l’odio e tanti altri sentimenti negativi sembrano essere gli assoluti protagonisti di questa nostra società…forse una piccola e flebile luce di speranza ancora c’è! E quella luce sta proprio dentro il cuore di ognuno di noi, una luce che si alimenta della bontà e generosità dei nostri piccoli gesti.
Non serve chissà quale supereroe, grande politico o coraggioso rivoluzionario per cambiare in meglio questo mondo, siamo noi ad avere il potere e l’opportunità di poterlo cambiare. Come?
Alimentando quella luce interna, facendo si che diventi sempre più forte e luminosa. Così come i protagonisti di questo video, trova nella tua quotidianità l’occasione per essere d’aiuto a chi ne ha bisogno, anche con il più piccolo e insignificante gesto…magari per chi lo riceve può significare davvero tutto.
In questo video vengono raccontate 4 storie, 4 spaccati della vita quotidiana che ognuno di noi ha vissuto e vive tutt’ora. I protagonisti sono persone comuni che, trovandosi di fronte a persone bisognose e in difficoltà, hanno fatto una scelta. Ecco quale…

PORTOSCUSO: DA ''GLOBETROTTER'' AD ABUSIVO IN ''VILLA TUGURIO''

da  videolina del 4\1\2015 

Portoscuso un uomo di 64 anni vive da quasi tre anni in una sorta di tugurio in attesa di risposte dal comune per una casa dignitosa. Il servizio è di Luca Gentile. L intervistato è: PIERPAOLO SEDDA

5.1.15

Milano saldi esagerati: a Milano entri nudo e ti vesti gratis

macchinu  (  follia  )  protagonismo  , mancazna   di € ?  chi lo  sa   . L'unica  cosa  è  che ormai  non c'è più senso del ridicolo  pur  d'avere  capi firmatio  a gratis 
Saldi esagerati: a Milano entri nudo e ti vesti gratis Hanno sfidato il freddo presentandosi in biancheria intima nelle prime ore del mattino di fronte al negozio  Desigual in via Torino, a Milano, e sono stati ricompensati con abiti gratuiti per rivestirsi da capo a piedi: sono i cento vincitori del 'Seminaked party in red', iniziativa lanciata dal brand spagnolo per celebrare l’inizio dei saldi invernali (Lucia Landoni)
 
 le  altre  26 foto le  trovate    su  http://milano.repubblica.it/cronaca/2015/01/05/ più precisamente  qui 

PINO DANIELE NON C'È PIÙ


"All'intrasatta", direbbe Totò. Pino non te l'aspetti, ti stordisce. Pino era l'adolescenza ribelle, quando davvero il Sud somigliava all'Africa laica, che si liberava dall'oppressione coloniale. Le canzoni di Pino Daniele fiammeggiavano come un tramonto violento. Contenevano rabbia, passione, mestizia. Ed erano, soprattutto, numerose. "Terra mia", "Napule è". "



Chillo è nu buono guaglione" (un femminiello, cioè), "Che calore", "Je so' pazzo", "Oi né"... pur se io resto legata in particolare a "Nero a metà" dove mi piace praticamente tutto. "Voglio di più" e "Alleria" varrebbero l'acquisto dell'album, un album già del successo, eppure ancor scabro, masaniellesco, scuro come un dipinto barocco. Greco anche, il tipo fisico in cui Daniele giustamente si rispecchiava. Pino cantava quasi sempre in un napoletano smozzicato, lallazione di bimbo sporco, e tuttavia lo capivi, anche se a Milano, e non solo lì, non afferravi una sillaba. Il napoletano di Pino Daniele non era l'unica lingua ad aver conquistato l'universalità, ma l'ha raggiunta in modo diverso sia dalla grande tradizione che l'aveva preceduta, sia dai contemporanei che facevano di tutto per scrollarsi di dosso l'immagine convenzionale della loro metropoli. Nel momento in cui esasperava certi tratti lazzareschi, Pino se ne staccava nettamente. Era la Napoli che non ci stava, la stessa - paragone spontaneo, scontato, lo so: ma inevitabile - dell'amico Troisi.
Poi, certo, il meglio l'aveva dato in quegli anni '70 ormai allo scarto (e allo sbando). Poi erano state belle canzoni, emozionanti pure, ma legate, inevitabilmente, a una storia diversa. Come tanti, come tutti. Ma Pino, e Napoli Centrale, e James Senese, e Tullio De Piscopo già con una sua vicenda, e gli sguardi seri e cupi nelle copertine in bianconero... restano impressi negli occhi e sul rigo musicale. Per me, era ancora una volta tramonto. Quello dell'estate '79, all'Arena di Milano, ancor semisconosciuto, durante un concerto gratuito (in coppia con Finardi, e quasi suo supporter) organizzato dall'Unità. Allora ci si credeva, e allora io credevo in Ilaria, amica d'una conclusione, amica d'un biennio in corsa. Amica smarrita. Pino lo ascoltammo sdraiate sul manto erboso e spelagno, ancor tiepido di stelle, e il mondo sembrava migliore.

                                            © Daniela Tuscano

4.1.15

la leggenda dei dimonios ( la brigata sassari ) nacque da una rissa fra soldati sardi e soldati laziali ?

Come  ho già  detto  su mie   account  e  pagina di facebook 
a tutti\e voi e d ai vostri contatti che si meraviglionoo mi dicono che sono strano perchè racconto nel mio blog ( www.ulisse-compagnidistrada.blogspot.com ) racconto storie della gente e del mondo animale . << Non sempre la storia è quella raccontata nei libri o registrata negli archivi. La storia infatti cammina anche seguendo percorsi che restano oscuri, dei quali si conoscono magari gli effetti e le conseguenze, ma non l'origine. Rimangono cioè nell'ombra uomini e donne che, con le loro vite e le loro scelte, hanno determinato eventi che hanno poi lasciato il segno. Questi protagonisti della storia, senza nome e senza volto, sono destinati a essere inghiottiti dall'oblio. Ma ci sono rari casi in cui ricordi remoti o testimonianze apparentemente insignificanti possono, dopo moltissimi anni, riaffiorare dalle nebbie del tempo e ricomporsi, annodando il filo sottile di vite sconosciute al grande rocchetto della storia. >>( Piero Mannironi  la nuova sardegna  versione  online  del  4\1\2015  )
Spero    che questra  sia  La  risposta   a chi mi chiede  nonostante il maifesto e  le faq  con rispettivi aggiornamenti  il  perchè  del tag :  le  storie ,  storie  , ecc  e  soprattutto perchè racconto simili cose
La  storia  che riporto  oggi  , secondo me  verosimile perchè  :1)  c'è  una testimonianza   indiretta  padre-figlio, ma  allo stesso tempo  anche  diretta coomilitoni  e  amici del padre   che   può essere  confermato incrociando i  datti  d'archivio .,  2)  dal  fatto che   almeno fin 'ora dagli archivi militari ufficiali   (  ma mai dire  mai  magari per  il centenario salterà fuori  qualcosa chi  lo  sa'  ) , come  dice  lo  stesso articolista , non dicono nulla sul perché e sul come lo Stato maggiore dell’esercito del regno d'Italia decise di creare questa unità [  i due reggimenti    151  e  152  della brigata  Sassari  ] , composta solo da sardi, che diventò storia  e  leggenda nella Grande guerra.
Ora  per soddisfare  la  vostra  curiosità   eccovi  l'articolo vero e proprio  preso  da  La nuova  sardegna  online  ( non so  la data esatta di quello cartaceo )  del  4\1\2015  

La leggenda dei “Dimonios” nacque da una rissa furiosa

Nel 1914 un piccolo gruppo di artiglieri sardi a Genova si ribellò a violenze e angherie. Un generale incredulo: «Una brigata di questa gente può vincere qualsiasi guerra»

di Piero Mannironi



È il caso della nascita della Brigata Sassari. Gli archivi dell'Esercito documentano la sua costituzione il primo marzo del 1915 con due reggimenti, uno a Sinnai e l'altro a Tempio. Ma non dicono nulla sul perché e sul come lo Stato maggiore dell’esercito del regno d'Italia decise di creare questa unità, composta solo da sardi, che diventò leggenda nella Grande guerra. Ma che fu anche un importante laboratorio politico perché, come scrisse Emilio Lussu, «fu il deposito rivoluzionario della Sardegna del dopoguerra»



Nelle trincee - tra la sofferenza, la paura, la furia e l’odore acre della morte - maturò infatti tra i contadini e i pastori in divisa e i loro ufficiali una coscienza nuova della propria identità regionale, anzi nazionalregionale.
Le testimonianze. A fornire una versione molto credibile di come nacque la Brigata è oggi Daniele Lostia Falchi, detto Lelle, di Orotelli. Il suo racconto, che colma un vuoto storico, è il frutto di un lavoro lungo e paziente di ricucitura di testimonianze raccolte negli anni. Ed è un racconto ricco di
passione e di emozioni perché è anche la storia di suo padre: Andrea Lostia di Orotelli, classe 1894, figlio di Giovanni Battista e di Antonietta Marteddu.
«All'origine della Brigata Sassari – dice Lelle Lostia – c'è la storia poco conosciuta di un gruppo di artiglieri sardi che, nel 1914, si ribellò alla boria e agli abusi dei commilitoni continentali. Tra di loro c'era anche mio padre».«Era un uomo molto energico e deciso – continua Lostia –. Fu chiamato alle armi nel 1912, all'età di 18 anni, e destinato al reggimento di artiglieria Fortezza da Costa a Genova. Si distinse fin da recluta quando riuscì a far sparare il gigantesco cannone da 420 millimetri, allora in fase di collaudo. Per questo ottenne come riconoscimento una medaglia».
Ma Andrea Lostia era anche un uomo molto riservato e avaro di parole. Della sua esperienza militare parlò raramente in famiglia. Così il figlio Lelle conobbe la storia del padre attraverso il racconto delle persone che l'avevano conosciuto in quegli anni difficili e che con lui avevano condiviso molte esperienze.
«A Buenos Aires, per esempio, – dice Lelle Lostia –, incontrai anni fa un certo Gianmario Lunesu che mi raccontò come mio padre aveva aiutato lui e molti altri sardi a Genova, dove erano in attesa di imbarcarsi per l'Argentina, la terra promessa».
Ma fu soprattutto un certo Borianu Sanna di Bitti, ex commilitone di Andrea Lostia, a parlare di quella tremenda rissa che poi condizionerà la storia. «Lo incontrai quando aveva 82 anni – dice Lelle – e doveva essere uno dei pochi ex commilitoni di mio padre ancora in vita. Fu lui che mi disse: “Tutte le volte che ci trovavamo in fila per il rancio o per lavarci, noi sardi venivamo ributtati indietro a gomitate. I continentali si credevano superiori ed erano molto più numerosi di noi. Ma dal giorno che gli abbiamo dato quella batosta con tuo padre Andrea le cose sono cambiate e noi sardi passavamo avanti ai continentali nelle file».
«Ci fanno filare come bestie». In quel 1914 cominciavano a soffiare i primi venti di guerra. Il conflitto era imminente e nell’Esercito tutti i congedi erano stati sospesi. Nei reparti si respirava un'aria pesante e la tensione era altissima. Anche nel reggimento Fortezza da Costa di Genova.
«Mio padre era diventato attendente del capitano – continua il racconto di Lelle Lostia –. Una sera tornò in caserma e trovò i suoi amici sardi silenziosi e avviliti. Uno di loro gli disse: «E non bides, Andrì, chi no sunu piccande a truba, e non intendes cussu romanu a punzoso serradoso e brazzoso arzadoso abbochinande chi pro isse bi cherete totta sa Sardigna (non vedi Andrea che ci fanno filare come bestie, e non senti quel romano che a pugni serrati e a braccia alzate urla che per stendere lui ci vuole tutta la Sardegna)”. La risposta di mio padre fu come una frustata: E boisi itte sezzisi ispettanne a l'istrubbare a susu chin corazu e animu determinadu chenza los timere, poi li damus a bidere chi no bi cheret totta sa Sardigna pro los crepare e los isperdere? (e voi cosa state aspettando a saltargli addosso con coraggio e con determinazione senza temerli, poi gli facciamo vedere che non ci vuole tutta la Sardegna per dargli una lezione e farli scappare)».
Orgoglio e rabbia. Fu la scintilla che scatenò una rissa cruenta e furiosa nella quale un pugno di sardi diede una severa lezione a tutto il reggimento di artiglieria Fortezza da Costa. Un sergente maggiore finì addirittura in ospedale per una coltellata in pancia. Le autorità militari pensarono subito a una rivolta contro lo Stato, sospettando infiltrazioni angioine repubblicane tra i sardi. Andrea Lostia fu indicato come il capo di quella ribellione e arrestato. Poi, fu trasferito a Piacenza in attesa del processo.
«Di alcuni protagonisti di quella terribile rissa – dice Lelle Lostia – sono riuscito a conoscere i nomi: Giorgio Satta Puliga di Buddusò, Burianu Sanna di Bitti, Daniele Mulas di Fonni, Domenico Curreli ed Emanuele Soro di Olzai, Salvatore Nieddu di Nuoro e Giovanni Maria Masala di Nule. Mio padre escogitò uno stratagemma per non far sapere ai familiari che si trovava in carcere. Scriveva cioè una lettera per la madre a Orotelli e poi la infilava in una busta più grande indirizzata a Genova al suo amico Daniele Mulas, il quale sfilava la prima busta e la spediva ai Lostia a Orotelli. Ma due cugini di mio padre seppero per caso a Sarule, da un soldato in licenza, che mio padre era finito nei guai e non era più al reggimento. Mio zio agronomo e un suo cugino medico partirono allora per Genova dove seppero che mio padre era in carcere a Piacenza, in attesa di essere giudicato per ribellione contro le istituzioni».
I Lostia presentarono allora al comandante del reggimento le loro credenziali di appartenenti a una famiglia nobile e fedele alla casa reale, tanto che un loro zio, Giovanni Battista, nel 1808, era stato posto da re Vittorio Emanuele a capo della reale Governazione di Sassari e nominato anche comandante della Giurisprudenza.
Lo stupore degli ufficiali. Il colonnello, anche grazie alla testimonianza del capitano di cui Andrea Lostia era attendente, capì che non esisteva alcun complotto e non c’era stata una rivolta, ma solo una furiosa rissa tra sardi e continentali. Il suo rapporto convinse anche il generale che dispose l'immediata scarcerazione dell'artigliere Lostia.
«Mi fu raccontato – prosegue Lelle Lostia – che il generale, del quale non conosco però il nome, rimase profondamente colpito da quella rissa e si chiedeva come fosse stato possibile che un gruppo esiguo di sardi avesse potuto sbaragliare un intero reggimento. “Non è possibile, non è possibile” ripeteva incredulo. Dopo alcune ore convocò i suoi ufficiali e disse: “Se è vero, come è vero, che un gruppo di sardi riesce a sbaragliare un reggimento al completo, allora se riusciamo a formare una brigata di soli sardi potremmo vincere qualsiasi guerra”».
L'idea piacque allo Stato maggiore: erano nati i diavoli rossi, i Dimonios.
«Onestamente non posso essere più preciso e riferire date certe. E sfuggono alcuni nomi – conclude Lelle Lostia –. Ma questa è la storia come io l'ho appresa da una serie di testimonianze, alcune anche dirette. E con le mie parole voglio onorare la memoria di mio padre e il valore e la balentia dei sardi che hanno partecipato alla Grande guerra sugli altipiani del Carso».

3.1.15

LA ''CUCINA DEL RICICLO'': AL BANDO GLI SPRECHI DOPO LE FESTIVITÀ Come evitare gli sprechi di cibo: ricette con gli avanzi delle feste di Natale



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https://www.facebook.com/nonsprecare/posts/786644514684447
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Il post  d'oggi  è nato da  una discussione fra  amici \  che   sullo spreco    del cibo , specie durante le festività .   E  se  si a etioc o meno    riciclare  \  riutilizzare   gli avanzi  .
Ora  secondo me  qualunque  cosa  , specie  In tempo di crisi  erva  a risparmiare va   più che bene  , specie  quanto oltre al portafoglio fa  bene all'ambiente .
L’obiettivo di questi consigli è quello di ridurre il proprio impatto ambientale in cucina. Ogni giorno compiamo decine di scelte riguardo al cibo che hanno importanti conseguenze in termini di consumo di risorse, emissioni inquinanti in atmosfera, nel suolo, nelle acque sia superficiali che sotterranee e come rifiuti prodotti.
Ovviamente  dipende  come si riusano  , se  li rimetti in tavola al di fuori  della cerchia della famiglia e degli intimi logico  che non lo  è  .  Ma   se  invece lo riutillazzate    creando qualche  piatto   o  dela  tradizione  (  come il  piatto suggeriti in questo  post  )  per ospiti  anche non intimi , non credo sia anti etico  .
 Ma come possiamo recuperare gli avanzi delle feste ? O  ria dattandoli   per  fare  piatti   nuovi  o  manggiandoli   il  giorno dopo    enza  dover stare  a ricucinare  .  Ecco cosa  dice   sul  primo metodo Lisa Casali (  foto a  sinistra  e qui   maggiori news   su  di  lei ) dell'interesantissimo e  curatissimo  blog  www.cucinaeco.wordpress.com ed è anche  Ambassador per WE-Woman for EXPO e testimonial WWF per l’alimentazione sostenibile :  <<  [--- ]  In  cucina  utilizzate ogni parte degli ingredienti cercando di limitare al minimo i rifiuti prodotti; gli scarti possono venire anche congelati per essere utilizzati in seguito.
Utilizzate gli scarti e gli avanzi per preparare altri piatti (oltre alle ricette presenti su questo blog potete consultare la bibliografia degli avanzi presente nella pagina Imiei preferiti ).
Se preparate ricette elaborate e che richiedono lunghe cotture, preparatene una dose doppia e poi conservatela sottovuoto in frigo o nel congelatore. Raddoppiare le quantità di una ricetta non implica il consumo del doppio di energia ma solo di 1,2 volte: in questo modo si risparmia anche tempo oltre che energia.In cucina sostituite la pellicola trasparente e l’alluminio con contenitori riutilizzabili, coperchi universali o piatti, al posto della carta assorbente tipo “scottex” usate strofinacci, spugne e asciuga piatti.

Essiccate o utilizzate il sottovuoto per conservare a lungo gli alimenti. Utilizzate la pentola a pressione per le cotture lunghe e non dimenticate il coperchio con le pentole tradizionali.
>>

Infatti

da http://www.greenme.it/mangiare/cucina/9331-riciclo-avanzi-natale

Scritto Da Verdiana Amorosi
Creato 27 Dicembre 2012



Le abbuffate delle feste natalizie, a BASE di numerose e ricche portate, comportano inevitabilmente grandi QUANTITÀ di avanzi. E questi cibi – se non vengono opportunamente recuperati – rischiano di finire dritti nella spazzatura.
Secondo la Coldiretti, ogni anno un terzo dei cibi cucinati e serviti in occasione dei cenoni di NATALE e Capodanno finiscono nel cestino: una QUANTITÀ di cibo che in termini economici si traduce in circa un miliardo e 200 milioni di EURO.
Cifre da capogiro, che in un periodo di crisi economica come questo fanno realmente rabbrividire.
Ma questo spreco è davvero necessario? Certamente no!
La PRIMA regola – per evitare di gettare del cibo nella pattumiera – è sicuramente imparare a fare la spesa, convincendoci una volta per tutte che i parenti e gli amici che si siedono con noi per il cenone della vigilia o il pranzo di Natale non sono reduci di guerra affamati da mesi e, pertanto, è opportuno ridurre a monte la quantità di materie prime da acquistare.
La seconda regola è mettere in campo un po' di creatività per riciclare in modo sfizioso gli avanzi dei cenoni e dei grandi pranzi: solo seguendo questi due importanti principi potremo risparmiare 1,2 miliardi di euro.
Evitare di buttare il cibo infatti, non è solo un dovere morale nei confronti dell'ambiente e dei popoli meno fortunati di noi, ma anche un'occasione per risparmiare denaro, che in questo periodo di crisi economica proprio non guasta!
Secondo gli ultimi studi della Coldiretti/Swg, in questi giorni di festa, i problemi economici e i continui rincari dei beni di prima necessità ha portato le famiglie italiane ad acquistare meno e di conseguenza a produrre meno avanzi.
Nel 21% delle famiglie italiane infatti è avanzato poco o niente, mentre nel 54% dei casi la quantità di cibo AVANZATA è modesta o comunque inferiore rispetto agli anni scorsi.
"La tendenza a ridurre gli sprechi da parte degli italiani è forse l'unica notizia positiva della crisi in una situazione in cui in Italia sono aumentate del 9% le persone costrette a ricevere cibo o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie case" – ha detto il presidente della Coldiretti, Sergio Marini.
Ma come possiamo recuperare gli avanzi delle feste?
ECCO qualche semplice idea per riciclare in modo gustoso e creativo i cibi cucinati in occasione del Natale.


Come riciclare il pesce
Per recuperare il pesce che avete cucinato e servito nella cena della vigilia, bastano pochi e semplici passaggi: sbriciolate tutti gli avanzi in una terrina (che sia un'orata, una sogliola o una spigola poco importa), aggiungete un paio di uova, prezzemolo, uno spicchio di aglio sminuzzato, il succo e le scorzette di un limone, 2 cucchiai di pan grattato e mescolate il tutto fino ad ottenere un impasto compatto e morbido.
Con le mani, fatene delle polpette del diametro di 5-6 cm, ripassatele nella farina, poi nell'uovo battuto e infine nel pangrattato; ripetete nuovamente questi tre passaggi e friggete in olio bollente.
Otterrete così delle gustose crocchette di pesce.
Se volete evitare la frittura, potete cuocerle 10 minuti a vapore, o in alternativa 20 minuti in forno a 180 gradi.
Come recuperare la carne
Il frigo pullula di avanzi di pollo, cappone o faraona? Niente paura: tagliate, disossate e spezzettate la carne avanzata, trasferitela in un recipiente, aggiungete 2 uova ben sbattute, 2 cucchiai di amido di mais, mezzo bicchiere di latte, 1 pizzico di bicarbonato e un filo d'olio, erba cipollina (o erbette a piacere), mescolate bene con una frusta per qualche minuto fino ad ottenere un liquido omogeneo (e senza grumi) quindi versate il composto in una padella oliata e ben calda.
Fate cuocere 3-4 minuti, poi giratela come fosse una frittata e lasciate cuocere l'altro lato, quindi servite!
Frutta secca
Recuperare la frutta secca è una delle cose più divertenti che si possa fare in cucina, perché noci, nocciole, mandorle, fichi secchi e pistacchi si adattano a :   insalate  piatti salati , dolci !
Per recuperare tutta la frutta secca in modo rapido e poco impegnativo, vi consiglio di preparare un dolce poco calorico e semplicissimo: in una terrina unite 150 g di farina, 100 g di amido di mais, mezza bustina di lievito per dolci, 3 uova (o 1 bicchiere di latte di soia), 2 cucchiai di olio e tutta la frutta secca che avete in casa, mescolate, trasferite in uno stampo foderato con carta da forno e fate cuocere a 180 gradi per circa 40 minuti, poi sfornate, lasciate freddare e servite! 
                                                        Verdiana Amorosi
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Almeno cosi in tempo di crisi riuscimo a mettere al bando ( o quanto almeno ridurre ) gli sprechi alimentari. Nelle cucine in questo periodo abbondano gli avanzi di cene e pranzi preparati durante le festività ma tutto può essere riciclato realizzando piatti semplici e gustosi.

In Turchia via libera alla costruzione di una Chiesa a Istanbul, la prima in 90 anni



Finalmente sembrerebbe che un paese islamico ha capito che la reciprocità non è a senso unico , cioè ebba essere solo l'occidente cattolico e cristiano a far costruire moscheee .      


da www.adnkronos.com/fatti/esteri/2015/01/03/










Le autorità turche hanno autorizzato la costruzione di una chiesa cristiana a Istanbul, la prima dalla fine dell'Impero ottomano e dalla fondazione della Repubblica nel 1923. Lo ha annunciato il primo ministro Ahmet Davutoglu durante un incontro a Istanbul con rappresentanti religiosi non musulmani. La nuova chiesa verrà costruita su terreno statale nel distretto di Yesilkoy, vicino all'aeroporto di Ataturk. Finora in Turchia erano ammesse solo le ristrutturazioni di chiese già esistenti.

Si stima che in Turchia ci siano solo centomila cristiani su una popolazione di 80 milioni di persone, quasi tutte musulmane. L'annuncio arriva a poco più di un mese dalla visita nel Paese di Papa Francesco. Tre giorni durante i quali il Pontefice aveva fatto visita alla Moschea Blu di Istanbul e aveva benedetto i fedeli insieme al patriarca ecumenico Bartolomeo I, il primo in latino e il secondo in greco.

Southampton: conosce la ragazza seduta vicino con l'aiuto del club

finalmente  i  cosidetti  club  calcistici fanno qualcosa  di  bello  che non sia solo  violenza   e fanatiosmo



  da  http://www.calcioblog.it

Southampton: conosce la ragazza seduta vicino con l'aiuto del club

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Il regalo di Natale per Timothy...




Il Southampton come una sorta di agenzia matrimoniale. La curiosa storia di Timothy, giovane tifoso dei Saints, dimostra come in Inghilterra i club siano spesso al servizio dei propri sostenitori per ogni evenienza. La storia è stata raccontata dai media inglesi e dal sito di Gianluca Di Marzio. Il 20 dicembre il Southampton, attualmente quarto nella classifica di Premier League, gioca e vince contro l'Everton. L'occhio di Timothy tra un'esultanza e un coro per la propria squadra del cuore, cade più volte su una bella ragazza seduta qualche fila più avanti rispetto al suo seggiolino. Timothy rimane folgorato a tal punto da interpellare proprio il Southampton su Twitter per ottenere maggiori informazioni sulla donna. Il club non si tira indietro (come farebbe la maggior parte delle società al mondo) e prende a cuore la questione. Dopo un rapido botta e risposta Timothy promette che si farà risentire sul social network per nuovi aggiornamenti. Qualche ora fa il Southampton è tornato in campo al St. Mary's Stadium per battere l'Arsenal e far gioire i propri tifosi. Manè e Tadic fanno volare la squadra di Ronald Koeman a ridosso del Manchester United e Timothy esaudisce il suo desiderio porgendo un mazzo di fiori alla ragazza che avrebbe voluto conoscere.
I due posano in un selfie con il volto di lei che tradisce un pizzico di imbarazzo.
Il Southampton, nel frattempo, chiede personalmente a Timothy ragguagli sulla sua ricerca e l'interessato ci mette un nanosecondo per postare sul profilo del club la foto con la sua "nuova amica" e i ringraziamenti per l'attenzione dimostrata. "Siamo orgogliosi di te, Timothy", twitta il Southampton, divertito dopo aver contribuito ad esaudire un desiderio sui generis di un suo tifoso.

2.1.15

carceri [ reprise ] la storia di antonio marano il detenuto più longevo d'italia

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che dire  di Antonino Marano, detenuto più longevo d'Italia in libertà dopo 49 anni  ?Cosimo Strusi : << ... tutto di traverso, ma niente veramente fuori posto. Com'è strana la vita... in questo caso sarebbe bastata un po' di fortuna per vivere tutta un'altra vita perchè la Natura buona di quest'uomo, benchè quiescente per così tanto tempo, è veramente innegabile...>>


 da
 Antonino Marano, detenuto più longevo d'Italia in libertà dopo 49 anni: arrestato per furto, dietro le sbarre ha commesso due omicidi
Pubblicato: Aggiornato:
PRISON


Antonino Marano è il recluso più longevo d'Italia. Entra in carcere da ragazzo nel 1965 per aver rubato melanzane, peperoni e una moto e resta dietro le sbarre per 49 anni per reati commessi nel penitenziario: due omicidi, due tentati omicidi e una condanna all'ergastolo.
Oggi Marano, 70 anni, rilasciato dal Tribunale di sorveglianza di Torino, si affaccia in un mondo che non riconosce, "non ci sono più le botteghe e ai supermercati non trovo l'uscita, le bambine di 5 anni ora sono donne di 50, molti ragazzi mi chiamano nonno", racconta a La Stampa
Tutto cominciò in provincia di Catania, dove Antonino Marano viveva con la sua modestissima famiglia, padre bracciante e madre casalinga. E dove alcuni furti da lui commessi "in continuazione", come dichiara il giudice, gli valgono una condanna a quasi 11 anni. Si tratta di melanzane, peperoni, una bicicletta e una Motom 48, una moto che oggi è roba per collezionisti.
Dopo tre scarcerazioni, nel giugno 1971 ritorna in cella e qui imbocca un tunnel che termina adesso, mezzo secolo dopo.
Mezzo secolo in cui è stato coinvolto nelle risse, nelle vendette, nelle rivolte a colpi di coltello degli Anni '70-'80. Nell'ottobre del 1975 il primo delitto nel carcere di Catania "per difendere mio fratello da un accoltellamento", poi per due tentati omicidi nel marzo e nel giugno 1976, un altro delitto nel luglio dello stesso anno "contro un disgraziato che aveva violentato un ragazzino in cella tutta la notte".
Per i giudici Marano resta un temibile 'killer delle carceri', ma negli ultimi anni alcuni volontari si sono espressi per tirarlo fuori, descrivendolo come un uomo sfortunato, con una ricchezza e una dignità interiore inaspettate.
In tutti questi anni, Marano si è messo a dipingere madonne e angeli, "perché mentre pensavo di morire di dolore mi sono ricordato delle preghiere che facevo da bambino. E sono stato ascoltato".

  Ma non accontendandomi   di queta  articolo   troppo sintetico   ho approfondito   ed  ecco un articolo migliore   preso da   http://livesicilia.it/2009/03/25/




Chi è Antonio Marano, l'uomo "sepolto" all'Ucciardone   Mercoledì 25 Marzo 2009 - 18:54
Doveva scontare 16 mesi, s'è presentato ai carabinieri. Il carcere doveva rieducarlo, ha ucciso e non è più uscito



Questa è la storia, di uno di noi, nato per caso nelle campagne di Mascali, in una casa fuori Catania, anno 1944. Antonino Marano è u minnjanu, il mediano di 5 figli, madre casalinga, padre bracciante, "che quando lui veniva da lavorare, e diceva a mia madre, 'Maria ho guadagnato poco', io mi prendevo una borsa e andavo in campagna a raccogliere verdura selvaggia, poi rubacchiavo qualche peperone, melanzana e pomodoro". Antonino a 18 anni prende e va a fare il manovale "e siccome il muratore che io lavoravo che noi in siciliano diciamo u mastru, faceva i lavori a Mascali e nei paesi vicini e anche più lontani, e dovevi essere sul posto di lavoro alle sei di mattina e io ci dovevo andare a piedi e non avevo niente per velocizzare il cammino, un giorno me ne sondo andato a rubare una bicicletta a Giarre e poi, lo ammetto, pure un Motom 48, e così mi sono spianato la strada alla mia rovina, però il male che ho fatto alla società libera sono stati solo questo: i peperoni, la bicicletta e il Motom". A 19 anni si sposa fa due figli e dopo qualche mese "mi hanno arrestato per il Motom, che poi quando il processo per i peperoni, la bicicletta e il Motom è finito, mi hanno fatto il cumulo (delle pene, ndr)e mi hanno sistemato per 11 anni". Questa è la storia di uno di noi che nel 1966 viene definitivamente arrestato, che si affaccia fuori dal carcere nell'ottobre 1971 e riabbraccia la moglie giusto il tempo di fare la terza figlia. Gli restano da scontare 16 mesi da una parte, 3 anni 4 mesi e 27 giorni da un'altra. Si presenta ai carabinieri di Giarre, spiega che ha un appuntamento con la galera, entra in carcere per scontare gli ultimi 16 mesi. E da allora non è uscito più. Da Catania viene trasferito a Pianosa, poi a Termini Imerese, poi di nuovo a Pianosa e di nuovo a Catania. Qui uccide un detenuto che lo aveva aggredito a coltellate mentre andava a colloquio dalla moglie e si prende 27 anni. Qui, nell'ottobre 1976, scoppia una rivolta, due detenuti vengono uccisi, qualche pentito lo tira di mezzo, viene indiziato, prosciolto e trasferito a Porto Azzurro. Poi ad Alghero, scoppia l'emergenza terrorismo e finisce coi Br all'Asinara. Poi Palmi. Altra emergenza (e nuovi pentiti, questa volta Br) spingono Marano verso altri 6 anni di carcere da scontare a Pianosa. Altra emergenza, questa volta di camorra, Marano finisce a Napoli, addirittura nel processo Enzo Tortora. Dopo 7 mesi è assolto, fine delle emergenze? Nel 1984 Marano capisce perché, tra un Motom 48 e un'aggressione finita male per l'aggressore, il carcere sarà la sua tomba. Gli succede questo: qualunque sia il crimine che viene commesso, in carcere o fuori - giacché non era mai più uscito di galera dal giorno in cui si presentò ai carabinieri di Giarre per scontare i 16 mesi "che così mi tolgo il pensiero e ritorno libero di tutto" - Antonino Marano viene chiamato in correo dal pentitismo, sia esso di camorra, mafia o terrorismo. Epaminonda lo tira dentro in un'infinità di fattacci, assaggia le "migliori" carceri del Nord, esce assolto da tutti i processi. Tranne uno, "il sentito dire dal sentito dire" lo carica di un ergastolo. La classifica delle prigioni italiane Marano stila la lista delle sue
prigioni: "Ho fatto un'analisi dei miei 40 anni di galera, il miglior carcere dei 'normali' è Favignana, il peggiore è Sassari; il peggiore degli speciali era l'Asinara, il migliore Voghera". Dove Marano approda, nel 1988, e dove "nonostante quegli 8 anni di isolamento da cani, la Regione ci faceva vivere e per me fu la migliore galera che ho fatto e, credimi, per quel lavoro che mi faceva fare in carcere la Nuova Spes (società creata dalla Regione Lombardia, ndr) mi sentivo realizzato che mandavo quel milione al mese a quella povera sventurata di mia moglie". Emergenze finite? Volete scherzare? Dopo gli omicidi Falcone e Borsellino arriva il 41 bis. E chi ci mettono al 41 bis? Nel 1998 la speranza è una classica rondine che non fa primavera. Marano viene chiamato in direzione del carcere, a Voghera: "Caro Nino, sai cosa c'è di nuovo? Ti declassifichiamo, basta con il 41 bis, basta con lo speciale, ancora poco e conoscerai anche tu la semilibertà". E invece sequestrano Soffiantini, altra emergenza. Voi direte, e che c'entra Marano? Che c'entra uno che chiamano "il killer delle carceri"? Per questo Marano Antonino detto Nino, è ancora oggi sepolto a Palermo, carcere dell'Ucciardone, sezione massima sicurezza. Il figlio imbianchino che sta a Friburgo, Svizzera, a Capodanno s'è fatto 2.000 chilometri per fargli conoscere i nipotini, ma non l'ha potuto vedere. Disse il magistrato di sorveglianza: "Marano Antonino, detto Nino, è ancora sotto osservazione". Non fu concesso all'osservato nemmeno il saluto al fratello morente di cancro, un passaggio al suo funerale, un commiato sulla bara del padre, una prece sul feretro di un altro fratello.

tratto dal sito www.casadellamore.it
 

Maria grazia Calligaris invece di occuparsi dei pronblemi delle carceri si occupa di uan questione di lana caprina ovvero dela mancanza dela bandiera dei 4 mori

se invece la deputata Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme (Sdr), si occupaasse veramente della situazione delle carceri o  di come  la  nostra isola   sia   ridiventata   dopo l'emergenza  deglianni 70\80  terra  di deportazione  di mafiosi  o di gente  che    vi amrcisce in attesa  di unprocesso    come   questo caso   \  storia (http://m.livesicilia.it/2011/09/28/viaggio-al-termine-del-carcere-duro_110127/  )  E  non di questioni di lana caprina come quella riportatata sotto farebbe meglio e svolgerebbe meglio il ruolo di presidente dell'associazione.

   Da Unione  sarda  online del 2\I\2015

Carcere di Uta, manca bandiera 4 Mori
Un'associazione denuncia l'assenza

Carcere di Uta, manca bandiera 4 Mori Un'associazione denuncia l'assenza                                                 Il carcere di Uta

Sono state sistemate le bandiere dell'Italia e quella dell'Europa.
"E' inspiegabile e inaccettabile l'assenza della bandiera dei Quattro Mori nel villaggio penitenziario di Cagliari-Uta. Mentre sono state issate fin dal primo momento il Tricolore e la bandiera dell'Europa, quella della Regione Sardegna, a 40 giorni dal trasferimento dei detenuti, non figura ancora nel pennone", lo denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme (Sdr), facendo osservare che "non risulta alcuna norma nazionale che ne vieti l'esposizione, anzi".
"L'utilizzo della bandiera sarda - ricorda Caligaris - è regolata dall'apposita legge regionale che definisce le caratteristiche del vessillo, il protocollo e le sanzioni. La bandiera della Regione è esposta all'esterno degli edifici sedi della Regione, dei comuni e delle province, degli enti strumentali della Regione, degli enti soggetti a vigilanza o controllo della Regione, degli enti pubblici che ricevono in via ordinaria finanziamenti o contributi a carico del bilancio regionale, degli enti che esercitano funzioni delegate dalla Regione, nonché all'esterno degli altri edifici dei medesimi enti sui quali ordinariamente si espongono bandiere". "Nel penitenziario di Cagliari-Uta - evidenzia la presidente di Sdr - è presente un presidio medico, totalmente a carico della Regione. Dal 2012 infatti sono state approvate le linee guida che contenenti gli indirizzi per l'organizzazione dell'assistenza sanitaria dei cittadini privati della libertà e il trasferimento del personale dal ministero della Giustizia alle Asl. Non c'è alcun dubbio quindi sul fatto che la bandiera debba essere esposta in tutte le strutture penitenziarie dell'isola e a maggior ragione a Uta dove è previsto anche un'area di degenza per i detenuti ammalati".

Padova ( ma potrebbe essere ovunque ) Perde lavoro e casa, multato senzatetto che dorme per terra

 canzone  consigliata  Giorgio Gaber - C'è solo la strada.

questa  notizia  conferma  quanto  detto precedentemente nel post  : <<    La tartaruga è rovesciata: salvata dal compagno c'è più solidarietà tra gli animali che tra gli uomini  >> . L'unico commento che mi sento  d  fare  è Purtroppo su queste disgrazie in effetti non si sa se ridere o piangere mi fermo qui. ....



 da  www.leggo.it


 PADOVA - Cento euro di multa. Questa la contravvenzione elevata dai vigili urbani la notte del 21 dicembre alle 2.25, in piazzetta Sartori, in centro a Padova, a un uomo che dormiva a terra.   «Si sdraiava a terra sul marciapiede utilizzandolo come giaciglio per dormire. Nell’occasione utilizzava cartoni e coperte che venivano fatte rimuovere» si legge nel verbale.  L'uomo che "si sdraiava a terra" è Massimo Susa, 48 anni, originario di Torino, uomo tranquillo, ex dipendente di una ditta di illuminazione. Una volta perso il lavoro, non è più riuscito a trovarne altri. Ed è arrivata la strada. Il gelo. E ora anche la multa dei vigili.

Lo che dovrei usare  parola  , mie  , ma  l'indignazione è tanta   che preferisco  al  silenzio   condvidere   chi  è  più  esperto d me  in sifatti argomenti  .Ed  è  il caso dell'articol riportato sotto  preso  da  ilfattoquotidiano del  1 gennaio 2015






Luca Faccio
Esperto sulle tematiche legate ai disabili
Gentilissimo Sindaco di Padova, Massimo Bitonci,
Sono il Dott. Luca Faccio da Bassano del Grappa –Vicenza. Mi occupo di tematiche Socio – Politiche con particolare attenzione alla disabilità.Sono rimasto senza parole dopo aver appreso da Padova oggi che attraverso i Vigili Urbani si sia scelto di sanzionare un clochard  che dormiva per terra con una multa di 100 euro, visto che la persona in questione ha perso il lavoro.Le chiedo, ma se la persona non ha un lavoro  e dorme per strada come fa a pagare ?Personalmente credo che tutti noi dobbiamo renderci conto che dobbiamo aprirci all’accoglienza verso persone di qualsiasi nazionalità, livello sociale ecc., perché ogni essere umano ha delle ricchezze interiori e culturali da condividere, non crede?
Ritengo che la criminalità e i reati vadano fermati e puniti; ma credo servano una serie di leggi più incisive che colpisco le organizzazioni che lucrano sulle persone che vivono già delle realtà difficili.
Auspico che lei faccia annullare tale multa e magari veda di trovare un’alternativa per questa persona.
In attesa di una sua risposta scritta che verrà pubblicata nel mio Blog  la ringrazio anticipatamente.
Cordiali saluti, Dott. Luca Faccio



1.1.15

La tartaruga è rovesciata: salvata dal compagno c'è più solidarietà tra gli animali che tra gli uomini .

  da  http://www.msn.com/it-it/video/notizie/



È uno straordinario esempio di solidarietà animale, quello ripreso nello zoo di Taipei. Un esemplare di tartaruga nota il compagno steso sul carapace e impossibilitato a muoversi. Allora prende a spingerlo facendo leva con la testa e col proprio guscio fino a capovolgerlo di nuovo nella giusta posizione. Questa scena, registrata da un papà in visita con la propria figlia, ha fato il giro del web, raccogliendo centinaia di migliaia di visualizzazioni(a cura di Matteo Marini)

il cambiamento di dylan dog non piace a tutti\e . troppo abitudinari o c'è quialcosa che non va ?

Tre  numeri   mi sembra   un  lasso di tempo  abbastanza  ragionevole   per  fare  i primi bilanci    sul rinnovamento ( revisionismo  secondo alcuni  )  , quello che la stampa chiama  il Dylan Dog  .  2  . Lo faccio   con l'ultimo numero  in edicola, Dylan Dog 340 - "Benvenuti a Wickedford" - di Michele Medda e Marco Nizzoli. Copertina di Angelo Stano.







E'  vero  che  questa  storia  è  , almeno  per  chi segue  Dylan Dog  direttamente  e  indirettamente  dalle origini  , non è un granchè ma   forse per  vedere  il completo cambiamento  bisogna  aspettare    ancora    quallche numero   cioè   che  siano  ben strutturatoi i nuovi  personaggi   antagonisti  e  protagonisti  e  quindi aspettare prima di   decidere  se  mollarlo  completamente     come  sembra   suggerire  




o   continuare  a  comprarlo  \  colezionarlo  .
 Infatti sempre  , lo stesso  " recensore  " : <<  La storia non è nulla di straordinario, comprende solo un buon colpo di scena finale.Il cattivone di turno è ben caratterizzato. >>  e  fin qui    gli do ragione  .  Ma   poi   scantona  : << Ma questi due aspetti (DUE DI NUMERO) non coprono le delusioni e lacune che questo albo ed il nuovo ciclo di DYD portano con sè.Non comprerò più questi nuovi albi mensili che hanno superato abbondantemente la soglia del ridicolo.Il nuovo ciclo di DYD è BLASFEMO verso il personaggio stesso.E' un insulto al genio di Tiziano Sclavi  >>  e  non mi trova  d'acccordo  per  i motivi detti prima  .E' uno di quelli che non capiscono che il cambiamentoi richiede tempo e   che  vuole tutto e subito o peggio non vuol cambiare ed ama la monotonia  e la  ripetitività  in cui dylan  era caduto  o  ondeggiava  dopo il numero  100  . Ora   Fino a poco tempo fa, un album di Dylan  (  salvo  rare  eccezioni  ) . sarebbe finito in maniera completamente diversa . Dati gli stessi fattori, il risultato sarebbe stato l'opposto. Più rassicurante, o più soporifero . Il "nuovo corso" sta  avendo (finalmente) il coraggio di andare oltre Johnny Freak che, più o meno coscientemente, non influenzava solo le scelte di Dylan (come scrive Recchioni), ma anche quelle degli sceneggiatori . E' questo, per me, il punto di svolta fondamentale   e che  se  continua    ci  rileverà dele sorprese 
Capisco meglio   anche  se   poco impaziente  e  frettoloso  in qunto il cambiamento  non è  ancora  completo   la  critica   fatta  in questa discussione  da  su la  pagina ufficiale   https://www.facebook.com/DylanDogSergioBonelliEditore  di  dylan dog   di  Pierluca Amodeo   <<  letto... di per sè io ero favorevolissimo a tutti i cambiamenti annunciati per il nuovo ciclo, ma a distanza di quattro numeri devo dire che mi aspettavo di più e che c'è più di una cosa che mi sta deludendo.
Parliamo di questo mese... le note positive sono che la storia è carina e si legge bene, Block è inserito ottimamente ed è indubbio che nel nuovo ciclo si abbia ottenuto l'effetto di ridare un ruolo centrale al suo personaggio (altro che scomparsa dell'ispettore!).
Le note dolenti.. il nome di Block è fastidiosamente RIDICOLO. E non lo dico io, lo dice Dylan ridendoci sopra. Perchè ???? che necessità c'era? la cosa poi che mi ha dato più fastidio è la mancanza di coerenza, di nuovo, dopo il mese scorso (carpenter che si presenta con 20 poliziotti in assetto anti sommossa in casa di Dylan per cercare un tesserino scaduto e poi a metà albo gli da addirittura una pistola). Non è credibile che Dylan non sappia il nome di Block. Non lo è per niente. Chi è che non conosce il nome del proprio capo o del proprio migliore amico? Ma per favore dai! e non tiratemi fuori la scusa che l'ispettore voleva tenerlo nascosto.. perchè non regge. Alla faccia della tanto sbandierata volontà di rendere Dylan un personaggio un po' più credibile....
Inoltre, ho notato che sono già due albi che ci sono errori molto grossolani... evidentemente gli autori non sono abbastanza attenti e chi fa la revisione degli albi, la fa con i piedi. Lo scorso albo, Carpenter ha sbagliato addirittura la parcella di Dylan. Questo mese i ragazzi ordinano del te e poi prendono delle birre. Viene da pensare che i testi siano stati censur.. ehm.. revisionati, senza preoccuparsi dei disegni.
Purtroppo ne ho anche per la copertina... ho sempre apprezzato Stano ma questa è terribile.
Mi spiace essere così severo, ma è quello che penso  >> 
Io mi sento    ancora  fiducioso  , perchè : 1)  Bidsogna  tenere   conto che in questo momento le storie da "Mai più ispettore Bloch" sono albi di transizione. Immettono dei cambiamenti ( stravolgimenti secondo i fans \ lettori   di vecchia data  )   per far si che nei periodi successivi trasportino tutta la saga del personaggio verso il percorso che gli si è voluto dare. <<  Oltretutto sono  >>  secondo  Claudio Streben Bartolotta    <<  cambiamenti fatti mantenendo lo stilema della storia autoconclusiva tipicamente bonelliana, che consiste nel mostro o cattivo da elimanare. Non a caso la sottotrama horror nelle ultime storie è solitamente accennata e terminata sbrigativamente, proprio perchè devono dare risalto ai personaggi nuovi. Da questo punto di vista meritano il plauso per riuscire a fare dei cambiamenti mantenendo comunque la rigida struttura del fumetto autoconclusivo bonelliano. Non tutto è perfetto, però dai non mi si può fare sempre sta solita disperata tiritera di chi si strappa i capelli "O dio mi hanno ucciso dylan. Non è come i primi numeri 100. Dylan non è più l'alternativo in cui mi rifletto perchè utilizza lo smartphone mentre io si, ma rimango sempre alternativo". Come al solito siamo tutti bravissimi a criticare ma mai provare a dare una possibilità su lungo tempo e lo dico soprattutto a quelli che amano alla follia i primi numeri 100 però guarda caso dopo duecento "presunti" numeri scadenti sono ancora qui a criticare.>>  Infatti  non  è semplice    prendere   in mano un " Kolossal del fumetto  "   e  rinnovvarlo e  quindi piacere  a tutti\e  . E Come  Barnaba Ubezio     sempre  sullla  pagina  facebook b ufficiale anche io    che l'ho letto a scrocco  foino  al  80\2  e  poi da  libri comprato  direttamente  <<  appartengo a una categoria un po' anomala di lettori, e magari a qualcuno potrebbe interessare :)  >>  Ho 20 anni, e seguo Dylan da circa 3, quindi non faccio parte dei nostalgici più "anzianotti" che sentono attaccato il personaggio con cui son cresciuti. In questi 3 anni però, ho letto quasi tutti gli albi della serie regolare, più diversi speciali/color fest ecc. e devo dire che generalmente sono uno di quelli che "Eh si però quelli di Sclavi o di Marcheselli eran meglio...". Amo comunque moltissimi albi successivi ai fatidici 100, di diversi autori e in particolare della Barbato e di Recchioni! E Infine, ho apprezzato davvero molto questi 4 numeri del nuovo corso, così come sono megacontento dell'idea del rinnovamento della serie.
In sostanza quindi vorrei farvi i miei complimenti perchè per quanto io creda che il Dylan dei primi tempi sia superiore (e credo di poter dire che non è una questione di nostalgia) dico anche: chissenefrega, molte storie meritano comunque e non deve essere facile confrontarsi con un personaggio così forte! BRAVI! >> 
 Infatti  Credo che in questo numero, indipendentemente   dalabellezza  o  brutezza  della storia  , più che in altri sia evidente il "nuovo corso" e lo svecchiamento del mondo di dyd in atto.  Infatti   come  fa notare  Domenicantonio Iannello   nella discussione  sul'ultimo numero (  vedere  l'url nele righe  precedenti  )  : <<   È pieno di piccole "prese in giro" del vecchio lettore e del vecchio mondo...come Carpenter che sottolinea che bloch si beveva tutto, la gag della telepatia, la tecnologia la cui necessitá si fa sentire in maniera prepotente, le critiche reciproche tra dyd e bloch con i rispettivi appellativi tipici che se ne vanno in pensione...ma soprattutto la "sorpresa finale" sul colpevole, quanti, ipocritamente, hanno dato per scontato che il freak fosse innocente? Io per primo, come se dyd fosse solo quello del spesso citato ( spesso a sproposito) Johnny freak.
Invece dyd è palese abbia bisogno di uno smartphone (che credo avrà da john ghost) e bloch, con il suo nome che è una chicca simpatica, è diventato una specie di ms marple dell'orrore, che opera in una cittadina tipo hot fuzz (come il nome del bar). >>
Bello, bello. Sembra di star leggendo un fumetto completamente nuovo, e interessante  che   si mette
estratto   dal  youtube http://goo.gl/hnMKXV
  indiscussione  e  cerca  di liberarsi    prendendosi in giro dei soliti  cliche (  come  dimostra  l'analisi  fatta  dal video  sopra   riportato  ,  delle prime tre  tavole  )    che  lo stavano  soffocando  

In particolare  : 1)  Pappa  pronta  dall'amico  , in questo caso  Bloch, che  li toglie le  castagne dal fuoco  e  gli passa    quasi  senza  neppure    che  gli  lo chieda  gli atti  d'indagine o peggio dall'assistente   \  Groucho   che gli tira  la pistola   2)   cambio continuo di ragazza  ., 3)  quello di non avere  il  cellulare  , ma  di  chiedere  aiuto   chi lo  ha  .,  4)    finire   allo stesso  modo  , lui  che  scrive  sul  suo  diario  , le  riflessioni suilla  vicenda  ed  annota  particolari  che non  capisce  o  che  cerca d'analizzare  
Il nuovo contesto e le nuove dinamiche sono messi in scena in modo molto naturale, senza forzature o insistenze, tanto che a tratti sembra di leggere una storia inserita in uno status quo già rodato e consolidato da anni.Finalmente   dei  numeri    che non si leggono in dieci minuti . Ha  ragione  pur  non condividendone alcune cose  Giorgio Venturati   << Dietro la più brutta copertina degli ultimi due anni, si nasconde una storia molto convincente, sceneggiata e disegnata ottimamente.
Nonostante la vicenda, in sé, non brilli per originalità, la storia funziona alla grande e riesce a coinvolgere e sorprendere. L'estetica e la caratterizzazione del nuovo mostro sono eccellenti: per me hanno tirato fuori un instant classic che meriterebbe di tornare  (critico solo l'idea di quei tentacoli, che sembrano uscire dalla scarsa fantasia orrorifica di un ragazzino degli anni '90 ).
Ottima la gestione e l'interazione tra i personaggi (grande l'uso di Groucho!). Il nuovo contesto e le nuove dinamiche sono messi in scena in modo molto naturale, senza forzature o insistenze, tanto che a tratti sembra di leggere una storia inserita in uno status quo già rodato e consolidato da anni.
Il nuovo Bloch funziona, così come il suo nome: assurdo, citazionista, inverosimile. Cioè come gran parte dei nomi degli altri personaggi.>>
E comunque, la sua rivelazione >> ,  per  alcuni  banale  ed  inopportuna  se  non strampalate   coem potete  vedere  leggendo  gli altri   commenti  alla discussione   ivi citata  <<   è un bonus extra all'intero di un albo che merita di essere comprato e giudicato per tutto quello che ci sta intorno.  Sono infine contento di questa "svecchiata" a Dylan  >>( non condivido completamente   però l'addio a old boy ) . >>  Almeno per  ora  Le  storie     sono   discrete e  gradevoli i nuovi personaggi ... e poi volevo dire una cosa: Non è per niente facile rimanere a livelli altissimi con centinaia di storie,grazie al cavolo che i "primi 100" erano più belli. Un calo fisiologico ci sta (per tutti i fumetti del mondo!) . Promettente  , aspettiamo l'evolversi  e  l'introduzione  del  nuovo nemico  Quindi per me...vai così old boy.
Infatti   concordo    siamo sulla stessa  lunghezza  d'onda    con  quanto  mi ha detto in chat  ,  Daniele  Tarlazzi   di http://www.ayaaaak.net/


Ho molti pensieri: alcuni partono dal "nuovo Dylan", altri vanno alle capacità degli sceneggiatori, altre ancora vanno a quei lettori che parlano di "immobilità bonelliano" e che implorano la casa editrice di cambiare e poi si lamentano se qualcosa effettivamente cambia.
Considerazione n.1 "Uccidi Recchioni qualunque cosa faccia...o non faccia":
Questo pare essere diventato lo sport nazionale da qualche tempo a questa parte. Ancora non aveva iniziato il suo lavoro di curatore della serie e già se ne parlava come il male assoluto. Ebbene io credo che si debba dare tempo a Recchioni e al suo team di autori di lavorare. Cavolo sono usciti solo tre albi della "nuova gestione".
Seconda considerazione: "Il nome di Bloch"
Eccheppalle (scusa, ma inizio davvero a stufarmi): nome scontato, nome ridicolo... Tutti capaci a scrivere a quel che vedo, tutti dotati di grande creatività, ma se siete tutti così geniali perché non vi proponete voi come "salvatori bonelliani"?
Terza considerazione: "pensieri personali"
A me il nuovo corso di Dylan Dog piace. Li sto leggendo con rinnovato piacere e questo mi basta per promuovere il "cambiamento". Non mi importa un fico del nome di Bloch. Quello che a me preme è che le storie che mensilmente leggo, mi donino qualche emozione: non importa se positiva o negativa perché esiste sempre un diritto inalienabile che è quello del lettore (Pennac ce li ha "donati" grazie al cielo). Io da una storia, cerco evasione, relax, è una mezz'ora senza pensieri. Dylan Dog e gli altri personaggi Bonelli hanno il pregio di regalarmi mensilmente questi magici momenti di stacco dal quotidiano. Questo è quanto.
Quarta considerazione "Non ti curar di lor,ma guarda e passa":
Non seguo più recensioni, non mi interessano: le leggo solo se "costretto" o "invitato" a leggerle. Troppo spesso i "recensori" si atteggiano a detentori della verità. Io non la penso così. Credo che una recensione (se tale deve essere) vada fatta in un certo modo, magari evitando di spoilerare ove possibile e cercando di studiare il perché di certe scelte redazionali.Non apprezzo, come direbbe Tex Willer, gli "sputasentenze" e non amo chi utilizza la recensione per "sparare a zero" sugli autori più "antipatici".
e  concludo    con quanto dice
 Simone Giustino TheSituation RedfieldTt Io sono un lettore di vecchia data di dylan e senza troppe lamentele ho sempre accettato la "crescita" che ha avuto questo fumetto. Ovvio, i primi volumi sono sempre i migliori (almeno per me) perché attingevano dalla cultura horror di quei tempi creando storie originali e dal sicuro impatto emotivo. Con il tempo dylan dog (come fumetto) è cambiato, è cresciuto, ma questo non è un male. Dopotutto in 300 e passa volumi, dopo anni e anni (e ribadisco anni) di storie non si può rimanere fermi sempre allo stesso punto. Gli artisti cambiano, i lettori cambiano, il mercato cambia, gli strumenti di lettura cambiano, il contesto storico cambia... Quindi è normale che ci sia una rivoluzione. Vero, quando ho letto degli stravolgimenti che avrebbe preso la saga ho avuto i brividi: bloch in pensione, un nuovo nemico, un nuovo ispettore... Troppe cose stravolte. Però il primo volume l'ho apprezzato (forse anche xè sembrava più un fuori collana e riprendeva un poco la voglia di attingere dall'universo horror della cultura cinematografica che sta molto a cuore sia a dylan, sia ai suoi disegnatori, sceneggiatori , che noi. Per i volumi usciti dopo non me la sento di parlare male perché appunto sono dei volumi di APERTURA che portano, in maniera graduale, a quel che sarà la saga. E aggiungo che comunque, anche se per ora non sono né carne né pesce (xè sono appunto volumi di transizione) , me li sono letti molto volentieri. Forse sull'ultimo avrei da ridire perché ho trovato il finale troppo sbrigativo. Concludo dicendo che per quanto possa far male, cambiare è comunque un gesto d'amore. E io ho fede in questo gesto d'amore. Spero che porterà i suoi frutti.
Detto ciò buon anno tutti\  e voi  ,  comunque  la  pensiate