non so, come dicevbo dal titolo , cosa è peggio se la morte per un male incurabile ( o difficilmente curabile ) di una 15 enne promessa dello sport ( il volley \ paallavolo in questoi caso ) ne avevo parlato anche nelle pagine di questo blog ma trovate l'articolo anche in questo url
http://goo.gl/yYdKLj o questa situazione che sotto vado a riortare
da
http://www.articolotre.com/2015/01/
Maurizio e l’Inps: una piccola storia (di burocrazia) ignobile
L.Q.-Pensione sospesa e da restituire, perché “indebitamente” percepita.
E' questa la “sentenza” che pesa come una spada di Damocle sulla testa di Maurizio -nome di fantasia-, 76enne della provincia di Torino.
“Colpevole” di essere stato abbandonato dalla moglie.
E che, per questo, dovrà restituire i soldi presi in questi ultimi anni.
Era il 2010, quando Maurizio andò in pensione, quando ormai le energie lo stavano abbandonando e, pur volendo, non sarebbe riuscito a proseguire con il proprio impiego.
Era benestante: oggi è malato e vive in una casa popolare con la sua famiglia. A fine mese, non faticano ad arrivarci: semplicemente, non ci arrivano. Tante, le bollette non saldate. “O paghiamo, o mangiamo”, spiega la famiglia.
Lo stesso si dica per l'affitto: “Non possiamo pagarlo”.
Una situazione drammatica, gravata ora dall'ennesima assurdità burocratica.
Maurizio non è sempre stato in Italia: per molto tempo, ha vissuto in Francia. Qui s'è sposato, ha trovato lavoro, ha vissuto per venticinque anni. Infine, lasciatosi con la coniuge, è rientrato nel suo paese d’origine, dove ha conosciuto la sua attuale compagna e ha avuto tre figli, di cui uno ancora iscritto alla scuola dell'obbligo.
Gli altri due non hanno stipendio: in tempo di crisi non è facile. L'unica entrata, oltre alla pensione di Maurizio, è quella della attuale compagna, che ogni mese riesce racimolare qualche centinaio di euro al mese per sopravvivere. Della moglie, nessuno ha mai più saputo niente.
L'Inps, però, la vede diversamente: Maurizio è ancora sposato con lei e, dunque, pretende da anni di conoscere i redditi della “familiare”. E, fin dall'inizio, ogni tentativo di chiarire la questione si è rivelato inutile.
“Ci siamo mobilitati da subito”, spiega la famiglia. “Abbiamo spiegato la situazione all'Inps, alla Caaf, ai sindacati, ad avvocati, assistenti sociali, ovunque. Siamo andati addirittura dai carabinieri per denunciare l'abbandono del tetto coniugale da parte della coniuge: sembrava l'unica soluzione atta a dimostrare che Maurizio e la moglie non hanno mai più avuto rapporti dal '92 a oggi”.
Non ha funzionato: il reato di abbandono, in Italia, non esiste più. Pertanto non è denunciabile e, quindi, dichiarabile.
Identicamente, non è servito neanche recarsi dal giudice di Pace: “Ci dissero che non era di loro competenza”.
L'ultima strada era la dichiarazione sostitutiva dell'atto di notorietà: in cui si spiegava come Maurizio non avesse neanche idea di dove si trovasse la moglie e come lei non volesse farsi trovare. Niente da fare, tutto respinto: serviva dimostrarlo con le carte.
Cinque anni di cavilli e meandri burocratici, labirinti e rimbalzi da un ufficio all'altro. Finché, nei giorni scorsi, proprio mentre Maurizio si trova in ospedale, il triste epilogo: la famiglia ha ricevuto una raccomandata dall'Ente di previdenza sociale, in cui si legge che “l'Istituto è tenuto a sospendere l'erogazione della quota di prestazione collegata al reddito e a procedere alla revoca della medesima prestazione percepita”.
Non solo: qualora non si consegnino i redditi della moglie o si dimostri la separazione tra i due entro il 28 febbraio 2015, “la prestazione collegata al reddito verrà definitivamente revocata e saranno recuperate le somme indebitamente corrisposte”.
“Le abbiamo provate tutte”, sottolineano ancora i parenti. “Per gli stessi motivi, avevamo anche perso gli assegni familiari.”
“Come possiamo dimostrare di non avere rapporti con questa donna, non avendoli? E' un paradosso”, concludono. “Senza i soldi della pensione di Maurizio, costretti anche a restituire i precedenti, ci troveremo presto in mezzo a una strada.”
E tutto per colpa di una burocrazia spietata e ottusa.