6.7.15

chi lo dice che fb ha ucciso i blog ? semmai messo a repentaglio la sopravvivenza dei commenti.

http://affreschidigitali.blogosfere.it/post/290177/i-social-network-hanno-ucciso-i-blog
http://www.sinapsia.it/blog/index.php/2008/12/15/chi-ha-ucciso-il-target-il-social-network/








durante una discussione nata da mio, con discreto successo  oserei dire ,   nel tentativo di ricercare vecchi utenti della versione originaria ( cdv.splinder.com  per  chi ancora  non lo sapesse  o l'avesse dimenticato  )  dell'attuale blog  su la pagina fb di   naufraghi di splinder si era arrivati a a parlare del fatto che i social avessero ucciso i blog

(....)

Andrea Bruni Ammetto che avesse il suo fascino, cara Zoe Ladra: che peccato che i Social, negazione della comunicazione, abbiano ucciso i blog.Ieri alle 11.44 · Mi piace · 3Simona LaGemella Vargas #NostalgiaIeri alle 11.44 · Mi piace · 1Zoe Ladra Andrea assolutamente molto fascino. Purtroppo faccio parte di quelle persone che hanno nostalgia di splinder, perché alla fine, sì, c'era "comunicazione" cosa che (a mio parere) non viene su i Social, se non rare volte.Ieri alle 11.46 · Mi piace · 2Rò VanGregor All'epoca non c'erano i social e avere uno tuo spazio su internet e gratis era il top! Ne avevo anche uno personale che l'ho reso privato e salvato tutti i contenuti su altra piattaforma... le amicizie che cmq avevo stretto all'epoca certe sono ancora in contatto e certe le ho ritrovate quiGiuseppe Scano Andrea Bruni non è completamente vero dipende da come li si usa .
Chiara Bat dipende da dove lo metti e come o metti . io integrandoli ho avcuto un gran numero di letture ma zero commenbti sul blog , ma un numero alto di mi pi
ace e di commento quando trasferisco l'url dell'articolo sulla bacheca (m ia e di miei amici che lo consentono ) o dei gruppi e pagine in cui scrivo \ commento , di fb
Chiara Bat dipende da dove lo metti e come o metti . io integrandoli ho avcuto un gran numero di letture ma zero commenbti sul blog , ma un numero alto di mi piace e di commento quando trasferisco l'url dell'articolo sulla bacheca (m ia e di miei amici che lo consentono ) o dei gruppi e pagine in cui scrivo \ commento , di fb





aggiungo a prova   di quel  che  ho detto  una    email  su fb  della  famosa Mimosa Campironi




Sarei felicissima se guardassi questo mio lavoro e mi dicessi cosa ne pensi
http://www.rollingstone.it/musica/news-musica/oggi-scommettiamo-su-mimosa-attrice-e-cantante-guarda-il-video/2015-07-03/

eccole la mia risposta
ti ringrazio anche se non ci conosciamo e non abbiamo che qualchec contastto comune d'aver scelto me , perchè magari hai trovato online o sullle bache dei contatti comuni dei post del mio blog ( ulisse-compagnidistrada.blogspot.com ) o alcuni mie post su fb . Sappi che non son o nè un giornalista nè un critico musicale ma un semplice fruitore della vita e delle arti . Veniano alla tua richiesta da una sola canzone ed un solo video , mi sembri promettente continua cosi . Ottimo il connubio zilli - ex cccp \ csi ed i riferimenti a lindo ferretti e alle avanguardie specie a quele futuriste nel video che ha riportato il sito che mi hai inviato ottima prova per essere , da quel poco che ne capisco ( visto l'handicap uditivo di cui soffro ) , la tua prima prova musicale

Ora secondo  la netetiquette dovrebbe essere spam, ma  la definizione  puo'  essere   soggettiva  . Per me  non lo è  .perchè   ella  sta (  anche se  un po' più  di presentazione non sarebbe   guastata  )  presentando , ad un di cui ha letto in maniera  indiretta  in quanto  è fra  i contatti ( preferisco  chiamarli cosi  l'amicizia   su fb )  di alcuni miei utenti

concludo  confermando  quanto dice  


I social network non hanno ucciso i blog ma semmai messo a repentaglio la sopravvivenza dei commenti.
Oggi provo a lanciare questa proposta: scegliete un blog tra quelli che seguite o amate di più e lasciate 1 commento.
I commenti sono la massima gratificazione di un blogger e la vera forza motrice del suo blog. Ti faccio una proposta: scegli un blog e #lascia1commento
BLOG.MATTIAMARASCO.IT




5.7.15

l'identità ? un invenzione che si costruisce per strada . Jhumpa Lahiri Bengalese parla all'isola delle storie di Gavoi del suo primo libro scritto in italiano

‪#‎malpancisti‬ ‪#‎fallaciani‬ , ‪#‎marioadinolfiecompany‬ , ‪#‎identitàaperta #identitàchiusa

peer saperne di più
https://it.wikipedia.org/wiki/Jhumpa_Lahiri
http://www.isoladellestorie.it/  (  il festival di Gavoi citato  nell'articolo )
http://www.ioacquaesapone.it/articolo.php?id=1943





Uma  interessantissima 'intervista  ( scusate   se  il  file  è piccolo , ma  il poco tempo  15 secondi  di una  lettura  free  della  versione    telematica   del quotidiano   non t'permette  di ingrandirlo per  copiare  e catturarelo  . L''acquisterei  volentieri  se  l'unione facesse  come libero o il giornale permettesse  d'acquistarla   scalcolandoti il prezzo dal cell  o come faceva repubblica  con le sue  edizioni locali   chiamando  un numero    ed una interessante definizione d'identità . Essa dimostra quanto vado dicendo   da quasi 10  anni  cioè  da  quando  ho messo su questo  blog ed  ora  su social   ( creando risate dai teocon e neotecon leggi mario adinolfi , salvini , ferrara e i loro seguaci ) che l'identità va rimessa in discussione e trasformata da qualcosa di chiuso in qualcosa d'aperto .Solo   cosi  non rinchiudendosi   in se stessi  ma aprendosi e  contaminandosi  che  si evitano (  o quanto meno    si riducono )  le guerre  e  i cosiddetti   "scontri  di civiltà  "





unione sarda del 5\7\2015 



4.7.15

IL FURTO di © Daniela Tuscano

Le cose stanno in questi termini: sono un’umanista, ma un’umanista sui generis. Non tanto e non solo per il percorso scolastico, ma a causa della testa. Maledettamente coriacea, oniricamente concreta. Una donna, o una femmina, come preferite; sta di fatto che non amo le astrazioni e le teorie, navigo sul concreto. Ho sempre amato la Grecia, come tutti, credo; più per l’arte che per la filosofia. Più Euripide che Sofocle, e naturalmente Pericle, Fidia, il Partenone, Scopas, ecc. ecc. Era forse il modo di trasmetterci la materia, ecco. Primo, non c’era nemmeno una donna; secondo, i docenti, immancabilmente maschi, spesso pure simpatici, trasmettevano però un sapere rarefatto, arguto, razionale, bianco come i marmi di Canova. I Greci sono i Greci e si distinguono dai barbari Persiani, la democrazia, ecc.


Sì, certo. Ma io avevo in mente taluni amici e colori e cartoline e vedevo capelli scuri e puro Oriente, non candori marmorei e tratti somatici delicati. Poi ‘sta democrazia non mi convinceva tanto, da essa
ne erano escluse, come al solito, le donne, gli schiavi, i meteci… Bell’affare! Bel rispetto per le diversità! E, e, e, la vita: ma un momento, la vita media all’epoca di Pericle era di 25 anni. La gente moriva spesso per fame. Non che fosse tutto questo paradiso…
Ma poi, perché l’arte classica era quella, e solo quella? La Cina non aveva forse conosciuto i suoi splendori? Non l’Egitto? Non la stessa Persia? E, in effetti, il “greco” che sentivo più vicino a me non era un greco, bensì un periferico, un mezzo albanese-macedone, tale Alessandro, che aveva conquistato il conquistabile poi sposato una principessa “barbara” e dato vita a una nuova cultura, un meticciato vivido e brulicante, l’ellenismo.
La Grecia, peraltro, scompariva presto dai libri di storia e da quelli di letteratura. Un po’ di Bisanzio, che già non si comprendeva bene come collocare; poi l’invasione turca e fine, stop. “ [Nel Quattrocento] i Greci non sembrano nemmeno più europei, ormai sottomessi all’impero ottomano e staccati dalla Chiesa di Roma…”, ecco quanto mi capitava di leggere in un libro di testo molti anni fa. Queste descrizioni m’impressionavano profondamente. Perché i Greci non sembravano più europei? Ma quale Europa si aveva in mente? Non era ella, nel mito, una principessa fenicia rapita da Zeus? Non era, insomma, l’apoteosi del meticciato?
Poi risorse, come ricorda in un fulgido commento Marino Niola su “Repubblica”, nello sguardo del Nord, soprattutto germanico, e da allora si determinò “la biforcazione antropologica tra le due Europe, che da quel momento [da prima ancora, in realtà] smettono di essere una. Nel senso che le potenze del Settentrione, Germania, Inghilterra e Francia, ovvero gli attuali pilastri dell’Unione, diventano moderne” e “cominciano a rappresentare la loro modernità per contrasto con il mondo euro-mediterraneo, consegnato per sempre alla sua irredimibile antichità”. Il neoclassicismo fu insomma, sotto alcuni aspetti, frutto d’una colonizzazione culturale, economica, antropologica, come un secolo più tardi sarebbe avvenuto per l’orientalismo, e a farne le spese furono non soltanto gli abitanti dell’antica Ellade ma l’intero Sud europeo, italiani compresi. 
E così la Grecia (e l’Italia) divenne terra d’archeologia, e di diletto, degli europei nordici. Quasi due razze diverse. Perché fummo poveri pure noi; pure noi avemmo i nostri ragazzi di vita ad allettare le giornate – e le notti – dei raffinati Von Gloeden. Non vedevo alcuna empatia, in tutto questo. Vedevo sfruttamento. Intanto, l’Europa s’era rischiarata la pelle e la tecnocrazia imponeva le sue leggi a tutto il continente. Ne costituiva ormai l’ossatura.
La culla dell’umanesimo che tanto seduceva le tiepide notti serviva solo come oppiaceo. La dura realtà era capitalistica e l’Occidente s’identificava solo in quel pugno geografico. 
Che tale è rimasto. E a cui tutti dobbiamo conformarci. È come se ci avessero rubato la cittadinanza, o una idea di cittadinanza.
E allora, in questi giorni dolorosi in cui soprattutto i Germani, auto-nominatisi arbitrariamente eredi della perduta razionalità ellenica, non paiono commuoversi troppo per le sorti della loro “progenitrice”, mi tornano alla mente: non l’Apollo del Belvedere elogiato da Winckelmann, non l’apollineo e il dionisiaco di Nietzsche, non Evans, non Von Gloeden, non Byron, non Goethe e Mignon ma gli anonimi amici scuri di tanti anni fa. Belle facce su sfondi chiassosi, morbidi e rotondi come olio, i cipressi neri, i monasteri ortodossi e il pensionato in lacrime davanti al bancomat vuoto, in uno scatto divenuto virale.
Ma la cultura non è erudizione. È vita; dinamismo; etica. Quell’etica tanto magnificata in un passato letterario, e inesistente, riprendiamocela. È nostra, parto delle sponde mediterranee; nessun altro può sostituirla. Senza Grecia non si dà Europa, hanno scritto in molti; ma che sia la Grecia di quei volti, dei pensionati, e del passato, certo!, realizzato in una democrazia vera, autentica, piena. Quella democrazia di cui gli antichi ebbero la geniale intuizione, divenga ora compiuta, come nei secoli precedenti non poté avvenire. Metta al centro l’umano, non il profitto. Applichi la compassione, ben diversa dal pietismo. La Grecia va salvata per salvare l’idea stessa d’Europa. Ma l’Europa delle origini, non dei banchieri. Un piccolo continente che racchiude la totalità.

                                                          © Daniela Tuscano

Battesimo, bat mitzvah o hijab in testa: mia figlia sceglierà da sola, sempre . ecco un antidoto al fanatismo religioso , alle identità chiuse e alle teorie cretine di Salvini e company



 Per  i post precedenti  , vedi  url  sono sopra  ,   sono stato accusato  (  ovviamente  vi risparmio qui i soliti stereotipi   e luoghi comuni usati   ogni  volta  che provi a  parlare  o scrivere in rete  di tali tematiche  d'essere  vago ed utopista   nel l'affrontare il tema dell'integrazione  specialmente da  coloro che non vogliono rinunciare  po  fondersi  ( da  una parte  e dall'altra  alla  propria  cultura  \  identità soprattutto  Salviniani ,  Fallaciani  ,  ed  chi  più ne  ha    più ne metta  )   rispondo con tale  storia

di   Mamma italiana a Londra


Pubblicato: 29/06/2015 12:09 CEST Aggiornato: 29/06/2015 12:10






A 9 anni ero dietro alla lavagna della mia scuola elementare a disegnare Creamy coi gessetti nell'ora di ricreazione con tre mie compagne di classe a cui cercavo di spiegare, per l'ennesima volta, che non potevo fare la comunione come loro perché non ero stata battezzata. Non ricordo esattamente cosa mi dissero - forse che avrei rischiato di non indossare mai un abito bianco a meringa in vita mia (infatti) - ma da quel momento mi sembrò fondamentale intraprendere una carriera cattolica regolare, passando per la ricerca di una comare di battesimo, l'iscrizione al catechismo, la scelta di un abito bianco a meringa e di un ristorante che facesse la torta Monte Bianco.
Prima di iniziare il processo di normalizzazione dovevo parlarne con i miei genitori che riunii per l'occasione in cucina insieme a mia sorella di 6 anni. Loro non erano mai andati in chiesa se non per matrimoni, funerali e comunioni o per organizzare lotte per il diritto alla casa insieme a un prete di sinistra, Don Michele, che assomigliava a Doc di Ritorno al Futuro. "Sarete mica atei?" Gli ho chiesto. "Mah non proprio, ma volevamo che foste voi a scegliere se battezzarvi" ci hanno detto. "Possiamo farci battezzare da Doc?" Ho proposto. "Mi faranno dei regali d'oro?" Ha chiesto mia sorella di 6 anni, che oggi sta pensando di comprarsi la seconda casa mentre io sono ancora in affitto. Insomma Don Michele ci fece uno sconto famiglia sulle ore di catechismo e ci battezzò e comunicò nel giro di una settimana.
28 anni dopo, vivo con un compagno musulmano che ha un padre musulmano, tre sorelle musulmane che non hanno mai portato il velo e una madre cristiana. Qui a Londra conosco soltanto 4 bambini che sono stati battezzati e probabilmente mia figlia a 9 anni non avrà nessuna lavagna su cui disegnare con le compagne, ma sfoglierà pagine virtuali di uno schermo virtuale sospeso in aria come Tom Cruise inMinority Report. In 13 anni di scuola l'unico mio compagno con un nome strano era Ermes, mentre mia figlia all'asilo nido è in classe con Atticus, Rufus, August che è agosto e non Augusto, Kale che è cavolo, Noor che è una bambina.
Anche mia figlia - come me - a un certo punto vorrà assomigliare ai suoi amici, e allora più che chiederci di farle fare la comunione probabilmente ci chiederà: "Perché non mi avete dato un nome hipster (o musulmano)?". Oppure "Perché non posso coprire i miei capelli con il hijab come le mie compagne preferite?" Ma, a giudicare dalla sua passione per gli chignon, un altro giorno vorrà l'acconciatura degli indiani Sikh o i due boccoli che escono dalla papalina degli ebrei ortodossi. Perché a 9 anni la religione è più una questione estetica e tricotica che spirituale (o al massimo aurea, se si tratta di mia sorella).
Oggi al suo asilo ci hanno chiesto se preferiamo che lei non festeggi qualche ricorrenza religiosa, perché loro altrimenti le festeggiano tutte. Noi abbiamo risposto che deve festeggiare tutto, finché non saprà quello che davvero vuole festeggiare. E credo che a 9 anni ci arriverà più sicura di me a quell'ora di ricreazione con le sue amiche, sapendo che per avere due boccoli non deve fare un bat mitzvah, e che se vuole un abito bianco a meringa basta chiedere, le presto il mio. Per il nome hipster niente da fare, troppo tardi.





Mum, I want to be baptised (by Doc Brown from Back to the Future)

I was 9 years old and I was behind the blackboard of my elementary school drawing with three of my classmates during playtime and I was trying to explain to them, again, that I could not have a holy communion like them because I had not been baptised. I do not remember exactly what they said - probably that I would never have another chance to wear a white dress (true so far) - but on that day I realised that it was essential for me to finally start a regular career as a Catholic, through the search for a godmother of baptism, enrolment in the catechism, the choice of a meringue shaped white dress and of a restaurant that could make a Mont Blanc cake for dessert. Before starting this process of normalisation I had to talk to my parents who I summoned for the occasion in the kitchen with my 6 year old sister.
They never went to church except for weddings, funerals and christenings or to organise fights for the right to public housing together with a leftist priest, Don Michele, who looked like Doc Brown from Back to the Future. "You are not atheists, are you?" I asked them. "Well not really, but we wanted you to choose whether to be baptised". They told us. "Can Doc baptised us?" I proposed. "Will people give me gifts made of gold?" Asked my 6 year old sister, that now is thinking of buying a second house while I'm still renting. So Don Michele gave us a family discount on the hours of catechism and baptised us and gave us the first communion within a week.
28 years later I live with my muslim partner that has a muslim dad, three muslim sisters and a christian mother. Here in London I know only four children that were baptised and probably when my daughter will be 9 she won't draw on a blackboard but flip virtual pages on a virtual screen in the air like Tom Cruise in Minority Report. In 13 school years my only classmate with a strange name was Ermes, my daughter is in nursery with Atticus, Rufus, August that is not a month, Kale that is not a cabbage and Noor that is a little girl.
At some point - like me - she will want to identify herself with her friends, but rather than ask us to be baptised she will probably come to me and her father to ask "Why didn't you give me a hipster (or muslim) name like theirs"? Or even "Why can't I cover my hair with the hijab like my favourite classmates?" But judging by her passion for chignons she will probably want to have the Sikh's hairstyle or two curls coming out the skullcap like Orthodox Jews.
Because when you are 9 years old, religion is more a matter of looks and hairstyle than spiritual (or gold, if you are like my sister). Today the nursery staff asked if we prefer for our daughter to not celebrate any religious feasts, because otherwise they celebrate them all. We said that she has to celebrate everything, until she knows what she really wants to celebrate.
So I believe that my daughter, at the age of 9, will be more confident than me while she draws with her classmates during the playtime. She will know that if she wants two curls framing her face she doesn't need a bat mitzvah, and to wear a white merengue shaped dress she only has to ask me, I can land her mine. For the hipster name, sorry: too late.









2.7.15

ELISABETH VARGIU : TIMPIESI MINORI E MANNI a cura di Anna Demuru

Smentiamo i  luoghi  comuni  campanilistici  che ci vogliono solo come paddosi   vanagloriosi  . Raccontando la storia di Elisabeth   Vargiu  . Una  tempiese  d'adozione  , ma   che  ormai  essendo qui  da  20 anni   è diventata  una di noi

per  saperne di più  sulla  sua attività  e su  di lei




ecco la  sua storia racconta  dal foglio cittadino La Beltula gaddurésa

Scrivere di Elisabeth Vargiu non è altrettanto affascinante come ascoltarla mentre ci racconta il percorso fatto prima di approdare definitivamente a Tempio, città natale del padre. Elisabeth, è una giovane bellissima Signora,con una voce suadente, impostata, che ti trascina per itinerari impensati del suo vissuto, intrapreso, anche, da ciascuno di noi in modo più pianificato. Nata nella base USA di Bruxelles, vi rimane per i primi tre anni, dividendo lunghi periodi fra i nonni materni, che vivono ai confini del Canada, con altri in Sardegna, dove sono i parenti paterni. Il padre decide di congedarsi dall'esercito nel quale militava e trasferirsi a Tempio con tutta la famiglia: tre figli e la moglie americana.(  foto a  sinistra  )
Il passaggio ovviamente è traumatizzante: vanno ad abitare in campagna ed al disagio dell’abitazione ridotta (abituati a grandi spazi), si aggiunge la lontananza dal centro abitato, dagli affetti conosciuti. Per sentire la nonna, alla quale Elisabeth è particolarmente affezionata occorrono dalle 50 alle 80 mila lire, pertanto i ragazzi si abituano a scrivere il resoconto della nuova vita. La signora che sente la lontananza dei nipotini, risponde con puntualità ed Elisabeth conserva tutt'ora le lettere che riceveva. I mesi invernali a Tempio sono più miti, come del resto il clima, le vacanze estive spostate, ed ogni 3 mesi e mezzo, la famiglia riparte per non dimenticare le vecchie abitudini, adattandosi ogni volta nei grandi supermercati per le provviste, fatti  mensilmente, alla lingua,  all'alimentazione, usi e costumi diversi. Il padre continua a spostare la famiglia;reputa che a Tempio possano esserci possibilità future, essendo a misura d’uomo, soprattutto nell'ambito turistico. La madre sentiva l’isolamento in cui viene a trovarsi. L’insegnamento della lingua inglese, che la vede dividersi fra Chilivani , Erula, Calangianus,non basta certo a inserirla nel luogo. Finite le scuole d’obbligo dei ragazzi nell’ 86 si riparte per l’America, dove Elisabeth frequenta il   primo anno delle superiori. L’inserimento si dimostra a dir poco drammatico,per quanto riguarda lo scrivere, e la ragazzina per tre mesi viene inserita in una classe di recupero, per riappropriarsi delle nozioni di lingua inglese, per frequentare i corsi delle materie manuali facoltative che in America sono tenute in gran conto, mentre in Italia, soppresso l’avviamento, non esistono più. L’esperienza è dura, la madre firma un contratto di lavoro, per cui una volta rientrati in Sardegna per le vacanze estive, decide di rispettarlo. Elisabeth frequenta la 2ª liceo.
.
con la  sua  famiglia ( marito e  figli )  

la sua  famiglia  Americana



Il padre insegna Spagnolo e Latino in una scuola privata e Francese in quella pubblica, quindi altri contratti da rispettare. La famiglia si divide. In America la ragazza viene affiancata da un tutor, ma che ad Elisabeth, carattere, che come vedremo anche in seguito, battagliero,
non accetta di buon grado e anche se sente che è necessario adeguarsi, soffre nell'essere etichettata e rifiuta i compromessi che in America fanno superare molti traguardi. E’ già una promettente bella ragazza e viene richiesta dai gruppi sportivi femminili, ma la visibilità, in tali settori proprio non la interessano. Si è prefissa altre mete, pertanto torna in Italia e finito il liceo decide di iscriversi all’Università di Lingue di Pisa, aperta a tutte le esperienze di studio e lavorative, ottiene un pass per frequentare la Biblioteca Universitaria della Scuola Normale, dove hanno il privilegio di accedervi, solo gli studenti Super.Si inserisce quindi in due mondi diversi: trovandosi bene in ambedue gli ambienti. La mente è aperta a tutte le innovazioni, che in quel periodo,soprattutto nel mondo universitario pisano, si susseguono, essendovi ospiti di ogni etnia e religione ed ideologia. Laureatasi le viene proposto un dottorato di ricerca ma la ragazza vuole immettersi subito nel mondo del lavoro. Il padre ha aperto nel frattempo il Pausania Inn sempre sicuro dell’importanza futura che l’investimento possa dare con il passare del tempo, i frutti tanto attesi (sembrava imminente l’apertura della strada Sassari-Olbia passante dinanzi all'albergo. Elisabeth rientra e come al solito si adegua al nuovo lavoro con umiltà nell'accettare i propri errori e limiti dovuti all'inesperienza. Inizia così un lungo apprendistato, affiancandosi ai tre direttori presenti,favorita dalla conoscenza delle lingue, ma soprattutto dal fattore umano, con il quale riesce a cogliere i segnali che le vengono dati attraverso le conversazioni con i clienti. Il padre nel tempo le cede ogni responsabilità e direzione, i fratelli seguono altre vie di lavoro e la nostra bellissima donna, ormai madre di due figli, con piglio manageriale,prende in mano la situazione, che nel momento non è delle più facili, riuscendo a portare in porto, ciò che il padre si era prefisso. La vita lavorativa è dura, la presenza nel Pausania Inn deve essere costante, i rapporti con le Agenzie di viaggi sotto controllo e costantemente aggiornati, niente può essere demandato. Il marito accetta il ruolo della moglie assecondandola e rendendosi disponibile per quanto il lavoro di echinasiologo glielo permette. Ha al suo fianco la famiglia e la suocera, che adotta tutti e con la quale instaura un rapporto che le permette di allontanarsi, per tenere i contatti con i clienti, supportarli in ogni momento del loro soggiorno, rendendosi disponibile alle molteplici e diverse esigenze e cercare di farli star bene, è l’obbiettivo principale. Cura con amore il locale, rendendolo accogliente e dandogli una impronta, che si aspetta chi viene a visitare l’entroterra sardo. Riconosce e crede nella potenzialità di Tempio, sfruttando gli ingredienti diversi da quelli della costa. Adegua il ristorante, servendo pietanze tradizionali, valorizza gli artigiani esponendo in vetrine i loro manufatti e veste i manichini, sparsi nella hall,con i principali costumi dell’entroterra e locali. Instaura un sistema di vendita (pacchetti) da proporsi ai tour operators, che comprendono anche escursioni,visite guidate: le promesse sono allettanti e puntualmente mantenute. Gira personalmente per le fiere espositive in continente, ed all'estero Belgio, Inghilterra, Polonia, gli stands che
riguardano la Sardegna la vedono sempre presente nel promuovere nuove valide iniziative. Si fa conoscere per la serietà di intenti e allarga sempre di più gli orizzonti prefissati. Dicevamo che durante il periodo universitario, la giovanissima donna era pronta a cogliere tutte le esperienze, che attualmente, fà vivere ai suoi bambini e agli amichetti. Pensa anche a loro, iniziandoli a feste casalinghe controllate,ma diverse dal solito. I ragazzini impazziscono per il pigiama party, compleanni a base di hamburghers preparati i casa e cotti al momento, e ad ogni componente della cucina americana ormai... europea. Si fa conoscere così come madre, moglie, oltre che imprenditrice di successo. Ama Tempio, come diceva il padre, perché è a misura d’uomo. Porta i suoi ragazzi dai parenti americani per metterli a contatto con un vivere diverso, ma li riporta nella realtà odierna, perché e qui che vive la famiglia acquisita, che ama con la stessa intensità della sua. Nel suo percorso lavorativo, non mancano la frequenza ai vari corsi di aggiornamento turistico, tenuti in sede provinciale, nei quali fà partecipare anche lo staff del Pausania Inn. Vince numerosi bandi regionali ed è nominata Presidente del terziario donna per la provincia Olbia-Tempio, Consigliere della Camera Commercio di Sassari
e della Federalberghi del nord Sardegna. Misurata nell’esprimersi, siamo riusciti ad avere queste notizie per interposta persona. Auguriamo alla bella Signora, una lunga strada di successo; li merita per la tenacia con la quale gestisce la sua famiglia e quella del Pausania Inn, per la scelta di sacrificio
che ha fatto a fronte di tante proposte più allettanti e facili. Grazie per aver scelto di credere nel
paese che l’ha adottata ed ha adottato.

BRIGATA SASSARI: NOTE DI GUERRA puntata 3 scritte da Giuseppe Tommasi nel 1926



Campolongo 22 luglio 1915: A S. Maria la Longa oggi hanno benedetto le Bandiere e io non sono potuto essere presente alla cerimonia. Sono stato mandato a cavallo qui avanti, col sottotenente Attilio Solinas da Sassari del 152° e con dodici ciclisti, per preparare gli alloggiamenti alla Brigata che arriverà più lardi. Alle 17.20 abbiamo pausato sulla strada di Visco il vecchio confine. Intenti a riconoscerne da un momento all'altro il segno indicatore, se mai vi fosse ancora, seguivamo l'itinerario sulla carta, ad andatura di passo. V'era, difatti, la tabella gialla e nera, abbattuta sul fossato
della strada, inutile, vinta: irreparabilmente. Solinas è stato il primo a scorgerla e a indicarla a tutti; e come il cuore ci batteva più forte per subita gioia, siamo entrati nel territorio sino a ieri nemico gridando: Viva l'Italia! e incitati contemporaneamente i cavalli, abbiamo proseguito di corsa, con i ciclisti appresso, anelanti di percorrere presto il più possibile del suolo dai nostri fratelli già riscattato.
Filanda di Sdraussina, 24 luglio 1915: All'alba siamo partiti da Campolongo e ci siamo trasferiti a Romana. Abbiamo incontrato durante la marcia i resti dì un reggimento della brigata Regina che ha lasciato la linea, dove si è battuto meravigliosamente. Pochi soldati e qualche ufficiale attorno a una bandiera: riposavano sui margini della strada. Laceri, incolti, coi segni della stanchezza sul viso
o negli occhi smarriti ancora le tragiche visioni degli orrori vissuti. Soli, abbandonati : meriterebbero di essere portati 
in trionfo. Sull'imbrunire il maggiore Fapanni, il mio comandante di battaglione,ha dato l'ordine a noi ufficiali di dare le sciabole in custodia al carreggio e di levarcii distintivi di grado dalle controspalline: una necessità un po' triste. Abbiamo mangiato in silenzio, in piedi. Poi verso le otto abbiamo ripreso la marcia. L'oscurità era fitta, la pioggia continua. Sull'Isonzo ci hanno raggiunto le prime cannonate,poiché gli Austriaci tiravano sui ponti. E ci siamo fermati a Sdraussina, in questa filanda, all'addiaccio. E' freddo. Oggi è l'onomastico di mia madre.

(Ricerche di M. Pirrrigheddu in collaborazione con l’Associazione Brigata Sassari)

Ma i giornali e tv si occupano solo di gossip o di boiate ?

dopo aver letto sulla pagina fb dell'unione sarda di : Cecilia rodiquez ( si avete letto bene la sorella di Belen ) e dei suo amorazzo  Mi viene da dire che palle ora anche sua sorella . Ma per caso l'unione sarda ( stesso discorso vale anche per gli altri quotidiani che ormai pur di fare la pila € oltre gli inserti ed allegati spessi inutili ricorrono a notizie che fino 40 anni fa , erano solo per certi giornali ora comuni a tutti ) ha assunto giornalisti provenienti dal mondo del gossip oppure è il solito tentativo usato ormai sempre più anche dai giornali seri di usare il gossip come arma di distrazione di massa ? oppure non trovando notizie malpanciste o populiste ricorrono alla regola regola non scritta tira più un pelo ... di ... o di .... ( per la par condicio ) . che qualche notizia seria ?

 Lo sfogo sembrava finito qui quando leggo sempre su quest'altra news ( per il video cliccate qui )



Mi chiedo ma non so chi è peggio se questi .... che fanno tali cose o l'unione sarda ( in questo caso , la stessa cosa vale per tutti gli altri quotidiani ) che la pubblica anziché denunciare il fatto. Fa l'articolo pensando di essere ironico. Complimenti per il giornalismo

1.7.15

Lettera al di là del mare. di alessandro vettori

Tale  lettera   di questo mio contatto  contiene , per  chi vuole andare  oltre le bufale    e  vuole ragionare  con la mente e  con il cuore  senza  scadere nella pancia   sono dei messaggi diretti un bel pugno sullo stomaco che ti fa sgranare gli occhi.
E Come si può non pensare al dramma che vive chi è costretto e dico con forza costretto ad abbandonare la propria terra non per certezze ma per avere una labile speranza  (  Alessandro Vettori )


Alessandro Vettori
E qualche tempo fa scrivevo questa lettera, ovviamente immaginata...
Lettera al di là del mare.
Se me ne vado è per non morire o credi che io, veramente, non mi senta d'appartenere alla mia terra?
Io non sto fuggendo, la mia è disperazione, è non poter esistere con dignità.
Sai che vuol dire dover fuggire per non morire?
Quando lo stomaco si torce e la terra è una trappola, quando ogni notte la luna non detiene alcuna poesia ma svela le incertezze e ti nascondi per non piangere di fronte ai tuoi figli, tu non sei più un uomo e non hai niente da dare e niente da dire. 
Eppure, io sono un uomo come ogni altro uomo della terra ed ho diritto di esistere, ovunque, senza dovermi sentire diverso, senza dover pregare per sopravvivere. 
Dovreste accogliermi come fossi un amico che ha bisogno di conforto, darmi una possibilità non uccidermi a priori o sperare che io diventi cibo per i pesci.
Il vostro problema non sono io, è dentro voi stessi che, nella paura di ciò che considerate diverso, costruite delle barriere invalicabili, che pur di mantenere lo stato in cui vivete, quello che si è dimenticato di voi, quello che vi fotte giorno dopo giorno, date la colpa a me che ho dovuto abbandonare la mia casa, le mie radici per non morire, per offrirmi almeno la speranza. 
E la speranza in realtà me la dovresti offrire tu, perché ricordati, che è soltanto un caso se tu non vivi quel che vivo io, la tua è fortuna, una fortuna della quale, forse, non ti accorgi. Pensi che hai scelto tu di nascere in una nazione senza guerre, dove puoi camminare senza la paura di saltare in aria, dove puoi guardare i tuoi bambini crescere e immaginare per loro il futuro che li renderebbe felici?
Vedi, a me non riesce di immaginare, tantomeno di sperare, io guardo i miei figli e mi sento morire, io guardo i miei figli e prego che possano sopravvivere fino a domani. Tu cosa avresti fatto al posto mio, non avresti cercato una speranza? Sì, tu sei una speranza per me, la tua fortuna un po' la invidio ma non con rabbia, la invidio per disperazione, mentre tu vedi in me un male che non è detto mi appartenga. 
E ora guarda queste mani galleggiare nelle acque e pensa alle tue mani che non hanno fatto nulla per salvarle. Non dovevi accoglierle in casa tua, nessuno ti avrebbe chiesto questo, nessuno vuole togliere a te per dare a me, vogliamo solo poter avere una speranza e non essere la scusa alla tua incapacità di ribellarti.
Allora, pensaci bene perché la tua fortuna non può essere la negazione della mia speranza. Mi auguro, se questo viaggio andrà a buon fine, d'incontrarti e ringraziarti già d'avermi dato ascolto ed aver messo in dubbio i naturali preconcetti che t'eri fatto su di me. La vita è un diritto comune non credi ?

ogni commento e  superfluo  . ha  già detto tutto lui  . Una parola  è troppo e  due sono poche  


Se lo stupratore è italiano: è la vittima che se l'è cercata o l'ha provocata . se extracomunitario o rom scatta la caccia all'uomo o tutti a casa loro

Peggio   che durante  i  governi  della dc  e  dei  suoi accoliti   in cui il reato    di stupro  era    un reato contro la  morale  e solo dopo tangentopoli  è diventato contro la persona .

 da  http://www.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=75695&typeb=0

Due giorni fa a Roma una ragazzina di soli 16 anni è stata violentata da un uomo. Oggi per il reato è stato fermato dalla polizia un 31enne italiano, appartenente al Ministero della Difesa, in forza presso l'Arsenale della Marina. L'uomo è stato individuato attraverso le immagini delle telecamere di sorveglianza e trovato in casa del fratello, denunciato per favoreggiamento. La bicicletta e i pantaloni indossati, ritrovati nell'abitazione, hanno incastrato lo stupratore, riconosciuto immediatamente dalla vittima. 
Indagini celeri e violentatore assicurato alla giustizia in tempi brevissimi: eppure l'Italia deve fare i conti con la stupidità e il razzismo dei tanti che usano i social network solo per allenare i muscoli delle dita sulle tastiere di pc, tablet e smartphone. Sì, perché quello che è successo è forse peggio della violenza stessa. Lo stupratore (italiano!) infatti per molti utenti che hanno commentato la notizia sarebbe stato quasi costretto a commettere l'atto dalle "cattive abitudini femminili", cioè l'utilizzare in estate un abbigliamento succinto, magari una minigonna. 



La 16enne (accusata di essere ovviamente una poco di buono) quindi, per farla breve, se la sarebbe cercata questa violenza sessuale da parte di questo militare italiano: se avesse indossato un abbigliamento consono e avesse avuto rispetto per se stessa avrebbe potuto evitare, è scritto nei commeti. Ovviamente la questione sarebbe stata diversa se a violentare la povera ragazzina fosse stato un immigrato (ruspe!, ruspe!, ruspe!), ma qui siamo di fronte ad un caso completamente diverso: qui c'è da difendere un povero italiano.
Ma lasciando da parte per un attimo l'ironia: capiterà mai che prima di scrivere stupidaggini gli amanti dei social network si rendano conto del pensiero (sbagliato!) che stanno esprimendo? Si spera, ma probabilmente di queste storie se ne continueranno purtroppo a raccontare ancora.
Lo schifoso che ha stuprato una ragazza di 15 anni nel quartiere Prati a Roma è italiano, ha 31 anni e fa il militare. Dov'è lo sdegno generale? Dov'è la ruspa? Dov'è la castrazione chimica? Vogliamo davvero distinguere i criminali in base all'etnia? Tristezza a palate.
Meno  male    che  era  italiano  se invece  ( la  mia condanna  è la stessa  )   fosse   stato un cittadino straniero magari  un immigrato qualcuno già avrebbe urlato: "Ruspe!", o peggio sarebbero  partititi pogrom  (  gli antenati dei linciaggi e  delle cacce  all'uomo  e  all'untore  )    e 
 ma qui c'è da difendere un italiano e quindi la colpa di chi può essere ? Ovvio, delle donne!  e  come sempre   




LA STORIA DI SEMPRE.

Siamo sempre di fronte all'ennesima replica di una vecchia consunta tragicommedia.
Ogni volta che viene presa di mira una categoria sociale si scatena l'isteria di massa: è il vecchio meccanismo della caccia all'untore di manzoniana memoria.
A turno, colpevoli di ogni male sarebbero gli impiegati pubblici, i magistrati, i professori, gli evasori fiscali, i bottegai, gli gli imprenditori, gli immigrati, e chi più ne ha più ne metta.
Questo gioco perverso e stupido, perché facilmente riconoscibile, si chiama "divide et impera", comodo strumento funzionale del conflitto di sempre, quello tra capitale e lavoro.
"Facciamoli odiare, dividersi, e scannarsi tra di loro" è il metodo classico del dominio
  E la gente cosa sceglie ?
Bisogna pur considerare: si ottiene ciò che si coltiva.
"Facciamo politica ogni volta che facciamo la spesa" (Alex Zanotelli) può essere ampliato in "facciamo politica ogni volta che scegliamo qualcosa", qualunque cosa, qualunque cosa essa sia, con la quale scambiamo energia con qualcun altro.
Detto in italiano papale papale, la gente ha la politica che si merita, perchè se la costruisce ogni giorno con le proprie mani.
"Trash in, trash out", come dicono gli informatici.
  L'ora della sveglia suona OGNI GIORNO, non uno escluso.


29.6.15

la Heineken ( la nuova proprietaria della birra moretti ) contro La birraia Francesca Lara creatrice della Birra la moretta



Francesca e suo marito hanno infatti iniziato la loro avventura nel territorio dell’Ogliastra (a Tertenia) nel 2009.IL loro obiettivo principale ? Realizzare la prima birra dell’isola a chilometro zero.


Essa va ad aggiungersi all'elenco delle

(....)
Le birraie italiane

Rosa Gravina

Come dichiara il completissimo The Oxford Companion to Beer – che riporta un’intera voce “women in brewing” – la recente crescita della birra artigianale negli USA ha in molti casi riportato le donne al centro dell’industria brassicola. Fino a far occupare loro il ruolo più importante in assoluto: quello di birraio. Se questo è vero per gli Stati Uniti, lo stesso si può dire per l’Italia, dove in modo analogo esistonoalcuni esempi di donne birraie. La “mamma” di tutte (nonostante la sua giovane età) è sicuramente Rosa Gravina, formatasi al Birrificio Lambrate prima di fondare, nel 2003, il Birrificio Artigiano. Qualche giorno fa il Corriere della Sera le ha dedicato un bell’articolo, in cui si ripercorrono i primi anni pionieristici della birra artigianale in Italia. Di cui, chiaramente, Rosa è stata una degli attori principali.

                                Francesca Torri

                        
francesca lara  
Ma Rosa è in buona compagnia. Francesca Torri è un’altra storica birraia italiana, legata al birrificio Mostodolce di Prato, attivo anch’esso dal 2003. Più recente (2012), ma sempre situato in terra toscana, è il birrificio La Badia, le cui birre sono brassate da Lavinia Barni, laureata in Scienze e Tecnologie Agrarie. Uscendo invece dai confini della Toscana – che probabilmente possiamo considerare la regione birraria più “rosa” in assoluto – troviamo il birrificio Jeb, aperto nel 2009 e guidato da due sorelle gemelle:Chiara e Donata Baù, con la prima che si occupa della produzione. In un vecchio post su Mobi Kuaska poi cita Francesca Lara del birrificio sardo Lara e Miriam del bergamasco Maspy. Ci sarebbe da inserire anche Carla del toscano (anch’esso!) Pevak, che però ha recentemente chiuso i battenti. E poi chiaramente c’è l’ultima new entry: Elena Di Martella Orsi di Birroir. Travalicando invece i confini nazionali, non possiamo non citare Giada Maria Simioni, attuale birraia dell’inglese Magic Rock e giudice in concorsi internazionali.


( .... continua qui su http://www.cronachedibirra.it/   foto comprese  esclusa  quella  di francesca lara  presa dall'unione sarda del 28\6\2015  )






Ma essa è recentemente è passata alla cronaca perchè nonostante il compromesso proposto Francesca Lara d'aggiungere al nome moretta il nome Lara la multinazionale della birra olandese le  ha  fatto causa 

come dice l'unione sarda







e http://www.algheroeco.com/ sempre d del 28\6\2015 e le ha dichiarato guerra legale perchè cambi il nome


Guerra di birre: Heineken contro la “Moretta”
La multinazionale pronta a trascinare in Tribunale un birrificio sardo per il nome troppo simile alla "Birra Moretti".


La multinazionale Heineken minaccia di trascinare in Tribunale il “Microbirrificio Artigianale Lara” della quarantaduenne Francesca Lara. Oggetto del contendere sarebbe la “Moretta”, birra artigianale prodotta nello stabilimento ogliastrino, nome che insieme a “Sennòra”, “Affummiàda” e “Piculìna” richiamano i vezzeggiativi con cui le quattro sorelle Lara (Sebastiana, Carmen, Sandra e Francesca) sono chiamate in famiglia sin da piccole. Seconda la Heineken proprio la “Birra Moretta” violerebbe le leggi «in materia di proprietà intellettuale» perché troppo simile alla famosa “Birra Moretti”, marchio acquisito dalla multinazionale nel 1996.









e qui la prepotenza e chiusura mentale della multinazionale  birraria  . Ora m chiedo ma la domanda è destinata volare nel vento come .... mi chiedo una birra artigianale può fare concorrenza a una multinazionale ----

Docente umiliata dagli alunni: le reazioni su Fb ma nella realtà nessuno\a ha una soluzione

Molti diranno Basta una nota e li rimetti a posto oppure sono solo ragazzi e la scuola ha il dovere di educarli e di capirli magari vengono da famiglie o da quartieri difficili . Se i docenti non sanno "tenere" la classe sono degli incapaci .   Un tempo  forse ( massimo 40\50 anni fa  ) ,  quando i genitori   erano troppo  rigidi   e retrogradi  ma  almeno  riuscivano ad  avere  il controllo ( a volte  è vero troppo ossessivo  )  sui   figli  tali discorsi  . Ma  ora  in questi ultimi 20 anni   non  valgono più  o quasi  . Infatti  osservate ed ascoltate con attenzione il video ( purtroppo nell'articolo de  il sito di http://www.tecnicadellascuola.it/  viene riportato una versione ridotta   ma non per  questo eloquente   e  su youtube   il video integrale è stato rimosso )





  e poi  entrate   in una scuola dove vieni accolto/a in questa maniera. 

Provate a mettervi anche a trascorrervi ogni mattina avendo di fronte una platea ( ovviamente senza generalizzare ) di studenti che non ha nulla da perdere.

Prova ad entrarci tu in un'aula stipata di presenze assordanti, dove la tua voce non riuscirà nemmeno a farsi spazio tra gli insulti che gli alunni ti scagliano addosso.
Cosa fai? Li sbatti fuori dall'aula?Chiami il preside in una tacita ammissione d'incapacità individuale a gestire la situazione, delegittimando il tuo ruolo e peggiorando, di fatto, le cose?
La riforma della scuola, de La Buona Scuola, prevede che un paio di questi ragazzi e un paio dei genitori che li hanno cresciuti, e soprattutto educati, siano chiamati a valutare l'operato dei docenti decretando la loro professionalità.Riflettiamo seriamente su 'sta cosa. Capisco il perchè i miei ex insegnati sono andati in pensione in anticipo e perchè nonostante mi sia laureato in lettere ( 98\110 ) ho perso la voglia di fare l'insegnate.
<< E di soluzioni vere? L’unica proposta sembra rappresentata dalla tecnologia : le telecamere nelle classi. Quelle stesse che fino a poco fa venivano vissute dai docenti come un insulto perché si sentivano spiati, feriti nell’orgoglio di professionisti. Ma se la telecamera è vista, nelle scuole materne ed elementari, come tutela dei bimbi, nella scuola superiore potrebbe essere vissuta come difesa a garanzia dell’insegnante.>>
Pur sempre una panacea \ un palliativo , perché << non saranno certo delle videocamere a restituire la necessaria fiducia a ricostruire i ponti tra docenti e famiglie. Né tanto meno il DDL sulla buona scuola a guarire l’incomunicabilità tra insegnanti e dirigenti (sceriffo).? Per il momento nessuna << in molti hanno invocato punizioni corporali (schiaffoni e bastonate) stile “legge del taglione”, mentre altri avrebbero adito più scientemente le vie legali, poiché non si tratterebbe di semplice “ingiuria”, bensì di “oltraggio a pubblico ufficiale”. >> Smaltita la comprensibile rabbia dei commenti iniziali In cui molti hanno invocato punizioni corporali (schiaffoni e bastonate) stile “legge del taglione”, ed in altri avrebbero adito più scientemente le vie legali, poiché non si tratterebbe di semplice “ingiuria”, bensì di “oltraggio a pubblico ufficiale”.
Nei restanti prevale il ragionamento che porta ad ammettere la “debolezza” dell’insegnante, giustificandone in qualche maniera l’atteggiamento imbelle. Per esempio per il rischio nel coinvolgimento del dirigente che potrebbe aggiungere al danno anche la beffa di una sanzione a carico della docente stessa per non sapere controllare la classe e dunque non riuscire a fare il suo dovere. Inutile parlare dei commenti negativi, ai limiti dell’ingiuria nei confronti dei genitori degli studenti. Ne consegue uno scenario di “tutti contro tutti”, dove l’insegnate si trova accerchiato da nemici dichiarati (studenti) e potenziali (dirigente e genitori).
Un isolamento totale, dove potrebbero dare man forte i colleghi, ma - così recitano i commenti - sarà più facile incontrare i “leccaculo” del preside, che troveranno il modo per gettarti addosso tutte le colpe, piuttosto che qualche buon samaritano. i nei restanti prevale il ragionamento che porta ad ammettere la “debolezza” dell’insegnante, giustificandone in qualche maniera l’atteggiamento imbelle. Per esempio per il rischio nel coinvolgimento del dirigente che potrebbe aggiungere al danno anche la beffa di una sanzione a carico della docente stessa per non sapere controllare la classe e dunque non riuscire a fare il suo dovere. Inutile parlare dei commenti negativi, ai limiti dell’ingiuria nei confronti dei genitori degli studenti. Ne consegue uno scenario di “tutti contro tutti”, dove l’insegnate si trova accerchiato da nemici dichiarati (studenti) e potenziali (dirigente e genitori).
Un isolamento totale, dove potrebbero dare man forte i colleghi, ma - così recitano i commenti - sarà più facile incontrare i “leccaculo” del preside, che troveranno il modo per gettarti addosso tutte le colpe, piuttosto che qualche buon samaritano.



















è successo aMilo, l’unico panificio non emette 4 scontrini Licenza sospesa, niente pane per sei giorni



Un'altra assurdità italiana è successa il mese scorso a Milo ( provincia di Catania ) in cui la legge viene applicata a ...... . Ora passi la multa , anche se per 8.30 € " evasi " non scontrinati in 4 anni sembra eccessiva , ma la chiusura forzata per quasi una settimana in un periodo d crisi o dell'unico panificio del paese è assurda .
La stesso fisco che mantiene il vitalizio a Cirino Pomicino (più di 5 mila euro al mese) diventa inflessibile per uno scontrino.
Lo stato Italiano o  chi per  lui si occupa  di far  eseguire \  applicare  le  leggi   si dimostra come al solito debole coi forti ma forte coi più deboli.

Lasciamo che a raccontare la storia sia il cartello esposto sulla serranda dell'esercizio da parte dei proprietari
da MoVimento 5 Stelle Sicilia


ogni ulteriore  commento  è superfluo



BASTA ABBIAMO FESTEGGIATO ABBASTANZA è ORA DI RIPRENDERCI DALLA SBORNIA DE,LO SCUDETTO DELLA DINAMO

 come  da  titolo   ora basta  ritrorniamo alla  vita  di tutti i  giorni   non si può sempre  stare  a coglionare

E  voglio farla  con questa immagine simbolo  una delle  più belle  messe  sulla mia bacheca     riguardanti   la  vittoria   di campionato della serie   A  di basket  .  Dove  un giocatore  della  squadra  vincitrice   va  a consolare  uno della  squadra perdente


Giuseppe Scano ha condiviso la foto di Alessandra Pirarba.
22 ore fa ·
La cosa più bella dello sport. Oltre le vittore e le sconfitte. Oltre tutto questo chiasso intorno alla Dinamo che la maggior parte dei sardi ha scoperto ora esistesse.
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