16.4.18

Elisabetta e Mahmoud: l’amore oltre le bombe


  nuova  sardegna  del  15 aprile 2018

Lei di Porto Torres, lui siriano: l’incontro a Damasco, poi la fuga in Turchia
                     di Manolo Cattari


Elisabetta e Mamhoud insieme a Damasco, dove si sono conosciuti

«Chi piange sono sempre le persone comuni... sembra che stiano giocando a Risiko con le vite umane». Così Elisabetta e Mahmoud da Porto Torres, a 2500 km di distanza, vivono la tragedia che si sta consumando nelle loro terra. La Siria. La loro è una storia iniziata in un tempo lontano e in uno spazio che ormai non c’è più. Quando nel marzo del 2011 Moaawya Lssyasn, di 13 anni, scrive su un muro a Daraa in Siria “Il popolo vuole la caduta del regime”, nei paesi vicini la Primavera Araba ha già rovesciato diversi governi. Moaawya probabilmente non immagina che con quella scritta darà il via ad una serie di eventi, che porteranno ad una guerra civile che molti definiranno come il “tragico fallimento dell’umanità”.
Quando Moaawya scrive sul muro, Elisabetta vive a Damasco. Ha lasciato Porto Torres e la facoltà di lingue per imparare l’arabo. «Il prof mi aveva avvisato che il Medioriente è un posto un po’ instabile, ma io ho pensato: ma cosa vuoi che succeda?!». D’altronde che ne può sapere della guerra una ventenne sarda? «Adesso so che non bisogna dare per scontata la nostra pace». Quando Moaawya scrive sul muro, Mahmoud lavora come commerciante; era semplice lavorare in Siria prima del 2011. Ha 26 anni, quando oggi gli chiedono l’età, deve pensarci per non sbagliare: gli otto anni a seguire è come se non fossero trascorsi, in realtà sono stati una fuga e uno spostamento continuo fino ad arrivare a Porto Torres.

La coppia ha un figlio di tre anni


Elisabetta e Mahmoud. Erano fidanzati da un paio di mesi. Lei aveva 22 anni e voleva restare lì per imparare la lingua, amava Damasco. Nell’estate di quell’anno, ritorna in Sardegna per qualche settimana, su richiesta dei genitori preoccupati. Al rientro in Siria, Damasco si era svuotata, gli stranieri erano andati tutti via. Entrambi si raccontano piano e lentamente, consapevoli del peso emotivo che hanno le parole su di loro e su chi li ascolta. Per questo le scelgono con cura: «C’era tensione, si sentiva tanta paura e non si vedevano che uomini armati in giro. Quando chiedevo ai miei professori informazioni sulla situazione di tensione, mi rispondevano che non stava succedendo niente. Banalizzavano e mi dicevano di non credere a ciò che raccontano i TG internazionali. Erano tutti pro il regime di Assad, e chi si azzardava ad andare contro poteva essere fatto fuori dai servizi segreti».
Fuga in Turchia. Ma le cose cambiano rapidamente: il prezzo dei beni di prima necessità, come pane e acqua, schizza alle stelle e le ambasciate invitano a non uscire di venerdì, perché è giorno di preghiera e la popolazione si raduna nelle moschee, diventando luoghi sensibili per rivolte. «Non potevamo avvicinarci a questi luoghi né girare per il paese. Nel corso dei mesi successivi le ambasciate in Siria hanno cominciato a chiudere e quella italiana è stata quasi l’ultima a cessare la sua attività. Io sono partita dalla Siria poco prima che chiudesse» ricorda Elisabetta.
La coppia riesce a scappare in Turchia nel 2012, dove si sposa. A Istanbul aprono un negozio d’abbigliamento e soffrono la discriminazione contro il popolo siriano: «Non ci volevano. Una volta su un taxi l’autista si è girato verso di noi e ci ha detto di tornarcene a Damasco che non eravamo graditi. In alcuni posti neanche rispondevano al saluto e ci incolpavano di rubargli il lavoro». Non tutta la famiglia di Mahmoud se l’è cavata nello stesso modo.
L’Esercito Libero Siriano ha occupato la casa della sorella mentre lei, marito e due figli erano fuori. Non vi faranno più ritorno. Vivranno in una stanzetta insieme ad altre persone fino a quando Elisabetta e Mahmoud non riusciranno a farli scappare in Turchia. «Al loro arrivo a Istanbul i nipotini, 3 e 4 anni, sembravano zombie. Erano sensibili al più piccolo rumore e quando vedevano aerei si nascondevano terrorizzati». In Siria i bambini disegnano gli elefanti nel cielo, non perché credono che volino, ma perché i suoni delle bombe sembrano barriti di elefante. Da questa esperienza Elisabetta si dice trasformata: «Si riscoprono i veri valori della vita. Vedi alcune cose che sono così superficiali, che possono sembrare indispensabili. Invece quando vedi le persone che lottano per vivere ti dici… A cosa mi serve questo?».
Il dramma dei bambini. Per quella scritta Moaawya Lssyasn verrà torturato e suo padre, che tenterà di difenderlo, arrestato e ucciso. L’incipit del conflitto siriano racchiude la tragedia che avverrà: i bambini prime vittime. A noi arrivano le immagini di bambini morti o dentro valigie. Quando si colpiscono i bambini si uccide la speranza. La storia di Elisabetta e Mahmoud è una storia d’amore, che vince sull’odio e sulla disperazione: tre anni fa dalla loro relazione nasce un bambino. È sardo, siriano e incarna un messaggio di speranza: dalla follia della guerra solo i bambini ci possono salvare. Perché è vero quanto dice Ibu Robin Lim che “La pace si costruisce un bambino alla volta”

ecco perchè caravaggio era fino a qualche tempo fa considerato un minore .....

.....è molto più vicino a Dio che certi prelati . si vede più verità nei suoi dipinti che nelle parole diu certi integerrimi difensori non solo uomini di chiesa ma anche politicanti convertiti sulla via di damasco ed ipocriti difensori della fede .

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Infatti : 

[....]  Famoso e ammirato in vita, Caravaggio fu quasi completamente dimenticato nei secoli successivi alla sua morte. In realtà dopo la sua scomparsa, il duro giudizio sul suo modo - così crudo - di rappresentare la realtà fu presto utilizzato dai suoi detrattori per denigrarne il valore e la memoria. Basti pensare alle parole di un celebre pittore del Seicento, Nicolas Poussin, giunto a Roma quattordici anni dopo la morte di Caravaggio, che lo apostrofò con parole lapidarie: "Era venuto per distruggere la pittura".[80]Questo lungo periodo di oblio fu interrotto solo a metà del XX secolo e la validità della sua opera fu universalmente riconosciuta solo grazie al contributo di alcuni dei più importanti storici dell'arte del tempo, tra cui spicca il fondamentale apporto critico di Roberto Longhi, che mise in luce la sua importanza nello sviluppo dell'arte pittorica moderna e le sue profonde influenze sull'arte europea dei due secoli successivi, dimostrando la profonda influenza di Caravaggio soprattutto sulla successiva pittura barocca (lo stile pittorico che emerse dalle rovine del manierismo).[81] 

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« RiberaVermeerLa Tour e Rembrandt non avrebbero mai potuto esistere senza di lui e l'arte di DelacroixCourbet e Manet sarebbe stata completamente diversa.[17] »
André Berne-Joffroy, autore di Le Dossier Caravage, disse di lui: «ciò che inizia con l'opera di Caravaggio è molto semplicemente la pittura moderna.»[82]    [-----] 
                                                               da https://it.wikipedia.org/wiki/Caravaggio

 Concordo    con questa bellissima citazione con cui  conludo i post    : <<   [....]  ci sono  uomini  che non possono morire  . Uomini   che  ne' il ferro nè le malattie possono ucidere  . Perchè   ciò che hanno fatto  continua  a tenerli iun vita   anche  quandoi la carne  si decompone  . E a  dare  gloria  al  loro nome  . [... >>  da   questo ottimo fumetto  Bonelliano

Immagine correlata
per ch volesse saperne di più può comnsultare  http://www.sergiobonelli.it/news/news/37403/I-segreti-di-Caravaggio-.html  

15.4.18

rincominciamo

per approfondire






IL caseificio Razionale Novese nasce nel 1952 a Novi di Modena. Da 65 anni controlla tutta la filiera della produzione del Parmigiano Reggiano, dall'allevamento delle mucche alla raccolta del latte. Una singola forma di formaggio ha bisogno almeno di tredici mesi di tempo prima di arrivare sul mercato. Il 29 maggio del 2012 una scossa di terremoto di magnitudo 5.9 colpisce la bassa modenese in una zona compresa tra Mirandola, Medolla e San Felice sul Panaro. Il sisma fa crollare, con effetto domino, le scalere del magazzino dove riposavano 75 mila forme per la stagionatura. Un danno quantificabile in più di 12 milioni di euro. Il terremoto azzera la produzione, ma non la voglia di ripartire.

I dipendenti si uniscono per ricostruire quello che è andato perso, guardando al di là delle difficoltà post sisma. Gli aiuti della Regione e della Provincia, oltre alla catena di solidarietà messa in moto dai cittadini, hanno permesso allo stabilimento di tornare in piena efficienza produttiva a fine 2012. Da allora la crescita è stata continua: le 100 mila forme prodotte all'anno rendono il caseificio Razionale Novese il più grande della zona del comprensorio.




Nel 1835 in Piazza Duomo, a L’Aquila, nasce il Bar Nurzia. L’attività della piccola azienda a conduzione familiare si tramanda di padre in figlio per sette generazioni. Il locale, a cui è annesso il laboratorio per la produzione del torrone morbido al cioccolato, diventato il prodotto simbolo della città, attraversa più di un secolo di storia, resistendo a guerre e terremoti senza mai abbassare la saracinesca. Dopo il terremoto del 6 aprile 2009, 


che ha distrutto il capoluogo abruzzese e messo in ginocchio l’economia cittadina, i Fratelli Nurzia, non si sono dati per vinti e, per primi, hanno chiesto e ottenuto l’agibilità parziale dello stabile situato in zona rossa e quindi inaccessibile fino all’8 dicembre 2009. Grazie alla caparbietà della famiglia, alla solidarietà dei concittadini e agli aiuti arrivati anche da fuori regione, il torrone ha continuato ad essere prodotto e venduto. Ora, a nove anni dal sisma, ricordato nell’anniversario con una lunga fiaccolata, il vecchio bar è in ristrutturazione. Nel nuovo locale, provvisorio, Giuliana, Francesco e Natalia continuano a servire i clienti di sempre e i ‘turisti delle macerie’ che visitano la città per ricordare il tragico evento. “Io non lascerò mai L’Aquila. Dovrà tornare più bella di prima e noi ci saremo” è la promessa di Nurzia.






può un cieco truccarsi ? grazie al progetto "come mi vedo e come mi sento: immagine di sè, cura personale e benessere psicologico nella #disabilità_visiva".organizzata da Carmen sotgiu e Gabriella serci

Tale  problema,   pur   Non  essendo   cieco non vedente  ed  avendo  dei problemi  di vista  anche gravi  soffro di cheratono bio  oculare    e sono  per  tale  causa  trapiantasto all'occhio  destro, mi tocca  particolarmente  . Infatti  capisco    benissimo  , avendo  avuto una prozia    materrna  cieca   cosa   voglia  dire tale problema  di disbilità ed le  difficoltà  ed   a  volte  i sopprusi che  devono sostenere .  Ed  è per questo   che   trovo  l'iniziativa    , che riporto  sotto  ,  un ottima iniziativa .

Il corso di Self makeup per non vedenti, organizzato da Gabriella Serci, titolare della Bottega dei Sogni,Carmen Sotgiu, psicologa, è giunto al termine. 
Costituiva una parte del progetto "Come mi vedo e come mi sento" che prevedeva anche degli incontri di supporto psicologico pensati e gestiti con professionalità da Carmen e accolti da "Stessa strada per crescere insieme", progetto CNOP-UICI, ai quali va un ringraziamento.
Il ringraziamento più grande va comunque a Carmen, per questa preziosa collaborazione, e a tutte le meravigliose corsiste, che hanno riempito di allegria ogni singolo incontro, misurandosi con entusiasmo con le tecniche proposte. 


  dal'unione  sarda del  15\4\2018

L'immagine può contenere: 2 persone
  e    da
Stessa Strada Per Crescere Insieme 12 aprile alle ore 17:49

Ecco alcune foto del percorso "come mi vedo e come mi sento", un corso di self make-up accompagnato da incontri di gruppo con la psicologa Carmen Sotgiu del teaStessa Strada Per Crescere Insieme della regione Sardegna e Gabriella Serci.
La prima fase nella sede Uici Sardegna di Cagliari è terminata, ma a breve partiranno nuove iniziative!! #staytuned #disabilitàvisiva #psicologiadelbenessereOrdine degli Psicologi della Sardegna La Bottega dei Sogni Bio Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti ONLUS Sezione Provinciale di Cagliari



L'immagine può contenere: trucco

L'immagine può contenere: 3 persone, persone che sorridono, persone in piedi e spazio al chiuso

complimenti per   il progetto meraviglioso! Non lo conoscevo! Metto a disposizione il mio sapere a favore di questi progetti, sempre a disposizione per queste iniziative che arricchiscono tutti 😊

un modo di reagire allo spopolamento è anche la cultura la canzone di freemmos scritta da Michele Pio Ledda e Mariano Melis che ha curato anche la musica.. Grazie ai Bertas,Maria Giovanna Cherchi,Fantafolk (Andrea Pisu e Vanni Masala),Francesco Piu,Tazenda e lo stesso Mariano Melis

....  ecco il video della canzone FREEMMOS scritta da Michele Pio Ledda e Mariano Melis che ha curato anche la musica


Il progetto FREEMMOS-liberi di restare


curato dalla Fondazione Maria Carta nato per sensibilizzare cittadini e istituzioni sul drammatico tema dello spopolamento dei comuni sardi si arricchisce di una testimonianza in musica e di immagini suggestive.Freemmos”, il progetto ideato dalla Fondazione Maria Carta con l'obiettivo di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni sul fenomeno dello spopolamento che investe interi piccoli centri della Sardegna Per l’occasione la Fondazione Maria Carta ha prodotto un videoclip originale nel quale compaiono alcuni tra i più conosciuti artisti sardi: i Bertas, Mariano Melis, Maria Giovanna Cherchi, i Fantafolk (Vanni Masala e Andrea Pisu) con la regia di Alberto Salvucci. La canzone “Freemmos” è di Michele Pio Ledda e Mariano Melis. Gli attori sono Paolo Salaris (il padre), Tony Negroni (il figlio) e Silvia Senes (la fidanzata).




13.4.18

Finale, si laurea in filosofia a 82 anni: «Così ricordo mia moglie» Italo Spinelli ieri ha discusso la tesi su Tommaso Moro a Macerata

Molti diranno che  è  una  notizia  ridicola  e   che il tipo   un po  stravagante  . Ma non lo  è  .  Infatti il significato  del termine


filosofiafi·lo·ṣo·fì·a/sostantivo femminile1.
Attività spirituale autonoma che interpreta e definisce i modi del pensare, del conoscere e dell'agire umano nell'ambito assoluto ed esclusivo del divenire storico.
"i problemi della f."
2.
genericoL'insieme dei principi, delle idee e delle convinzioni sui quali una persona o un gruppo di persone fondano la propria concezione della vita
parla chiaro  . Infatti 
« Chi pensa sia necessario filosofare deve filosofare e chi pensa non si debba filosofare deve filosofare per dimostrare che non si deve filosofare; dunque si deve filosofare in ogni caso o andarsene di qui, dando l'addio alla vita, poiché tutte le altre cose sembrano essere solo chiacchiere e vaniloqui. »
(AristoteleProtreptico o Esortazione alla filosofia, B6)


Ecco    quindi  che   io  sono tra  quelli   che  non considerò  Italo Spinelli    ( trovate   la storia  sotto   )  un pazzo  ma  un cercatore   uno che   nonostante  l'etù  non si considera  ma  arrivato  ma   continuamente  in viaggio    nella strada  della  vita  .


  da  
http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2018/04/13


Finale, si laurea in filosofia a 82 anni: «Così ricordo mia moglie»
Italo Spinelli ieri ha discusso la tesi su Tommaso Moro a Macerata «Ho deciso di studiare per dare un senso alla vita dopo la scomparsa di Angela»
                              di Francesco Dondi


FINALE. 
Adesso il dizionario “Abbagnano” di filosofia, che per anni è stato fedele alleato e compagno di studio, potrà riporlo.
Magari lo metterà accanto ai documenti storici che ha ritrovato nella sua immensa collezione e la cui analisi potrebbe diventare la prossima sfida.Italo Spinelli, 82 anni, è dottore in Filosofia. Ieri pomeriggio si è laureato (votazione 92) all'università di Macerata con una tesi su Tommaso Moro con il prof Omero Proietti, anche se avrebbe voluto discutere qualcosa sul più complesso e meno lineare Giordano Bruno. Ad accompagnarlo nell’ultimo atto di un’impresa epica c’erano i figli Paolo, Francesca e Alessandra e una parte dell’amministrazione comunale, rappresentata dal vicesindaco Lorenzo Biagi, l’assessore alla Cultura Gianluca Borgatti e il presidente del Consiglio, Maurizio Boetti. Gli sono voluti stare vicini nel momento più importante e celebrativo, quasi a voler dimostrare come tutto il paese sia orgoglioso di un traguardo così singolare e importante.


Lo studio ha sempre avuto un rapporto particolare con il neo-dottor Spinelli, diplomatosi a 40 anni in un istituto tecnico di Ferrara dopo che la Fiat – era operaio a Modena – gli aveva concesso l’opportunità di riprendere la carriera scolastica. Ecco allora il diploma di perito industriale meccanico che gli spalanca la strada per una promozione.
«Lavoravo su un processore grande come due stanze – ricorda – E adesso abbiamo computer molto più potenti e piccoli... Ne è passato del tempo».
Archiviato in fretta il timore per lo sciame sismico che sta colpendo la zona di Macerata, Spinelli si è presentato davanti alla commissione un po’ emozionato. E non poteva essere alttrimenti, per una persona che stava per scrivere una pagina importante della storia universitaria. Se a ciò si aggiunge l’interesse che molti media hanno già dimostrato negli ultimi giorni con inviti negli studi televisivi dei programmi di intrattenimento, allora diventa evidente la complessità della situazione.
Eppure il dottore in Filosofia è arrivato in aula molto preparato e dopo aver sostenuto 35 esami in pochi anni con la media del 24. «La mia è stata quasi una sfida – spiega – La morte di mia moglie Angela ha innescato in me la voglia di reagire perché 52 anni insieme non si dimenticano. Dovevo reagire ai primi giorni di smarrimento e ho quasi per caso iniziato a leggere Hans-Georg Gadamer, detto il “filosofo della morte”. In quel momento ho pensato fosse arrivata l’occasione per rimettermi a studiare. Avrei voluto iscrivermi a Ferrara, ma avevo l’obbligo di frequenza mentre Macerata era più fruibile per me: lezioni su internet con la possibilità di andarmele a rivedere se avevo bisogno di valutare ciò che stavo approcciando. E a chi pensa che i professori mi abbiano voluto premiare posso soltanto rispondere che mi sono conquistato tutto, prendendomi anche i 18».
La filosofia, da sempre una passione, è così rientrata prepotentemente nella vita di Italo Spinelli, capace di declinarla con esempi pratici, come quando si mette a parlare di ciclismo e della mitica sfida tra Coppi e Bartali: «Il primo era il campionissimo ed è paragonabile ad Aristotele, ma il secondo era più cocciuto, un po’ come Platone. Senza Bartali non ci sarebbe stato Coppi».
Ma la sfida alla vita non finisce con la corona d’alloro in testa perché nei piani dell’82enne già si stanno valutando nuovi, ambiziosi traguardi.
«Adesso però mi voglio godere il momento, ma di certo non mi fermo qui», afferma sornione, mentre osserva con cura una pergamena di 160 anni fa.



razzismo subdolo Nessuno vuole affittare una casa alla famiglia di origine pakistana





da http://mattinopadova.gelocal.it/padova/cronaca/2018/04/11/news

Nessuno vuole affittare una casa alla famiglia di origine pakistana


«Ci dicono che la casa è disponibile, ma appena diciamo che veniamo dal Pakistan trovano qualche scusa per non affittarcela»: Mina, che è pakistana ma che nella parlata non ha alcuna inflessione





PADOVA. 

«Ci dicono che la casa è disponibile, ma appena diciamo che veniamo dal Pakistan trovano qualche scusa per non affittarcela»: Mina, che è pakistana ma che nella parlata non ha alcuna inflessione straniera, non riesce a trovare una casa per lei e la sua famiglia: mamma, papà, un fratello piccolo e un cugino. Continua a cercare fra gli annunci e a chiamare, ma niente. Al telefono va tutto bene, ma quando rivela le sue origini le cose cambiano.«Non vogliono avere a che fare con noi. Si inventano mille scuse per non affittarci la casa». Eppure il papà di Mina lavora con un contratto a tempo indeterminato. «Nemmeno questo basta. E così, ora che siamo stati sfrattati dalla casa di via Manara, dove viviamo, non sappiamo come fare». Un caso purtroppo non isolato. Ce ne sono molti di simili, come evidenzia l’Adl Cobas, che ieri mattina insieme a Sportello Meticcio ha organizzato un sit-in proprio davanti all’Ufficio Casa di via Tommaseo, per riportare sotto i riflettori l’emergenza abitativa. 

Purtroppo il fenomeno della casa e degli affitti non riguarda sono i nuovi italiani o exstracomunitari . Infatti sempre secondo questi articolo

Un caso purtroppo non isolato. Ce ne sono molti di simili, come evidenzia l’Adl Cobas, che ieri mattina insieme a Sportello Meticcio ha organizzato un sit-in proprio davanti all’Ufficio Casa di via Tommaseo, per riportare sotto i riflettori l’emergenza abitativa. «Oltre ai casi come quello della famiglia di Mina, ce ne sono moltissimi di difficili. Soprattutto quando si parla di case dell’Ater e del Comune» spiega Riccardo Ferrara di Adl Cobas. «Stiamo assistendo a un preoccupante ritorno degli sfratti per morosità, quando ci sono 600 alloggi pubblici vuoti, di cui 500 dell’Ater, e 1200 famiglie in attesa, a fronte di 80 assegnazioni l’anno». Questo, secondo il sindacato, a causa di una mancanza di  
discussione e accordo tra Ater e Comune. «L’Ater preferisce lasciare vuoti i propri alloggi, mettendone a disposizione 20 rispetto ai più di 2 mila disponibili. Così blocca le le assegnazioni. La graduatoria ferma al 2015 parla da sola»


12.4.18

BEBE VIO SU TOPOLINO ma i media non hanno qualche altro atleta disabile da santificare ?

Ma basta non se ne può più ci manca solo che spunti fuori quando apri la moca del caffè...ma basta, trattatala con rispetto, come una persona qualsiasi. 

  da  https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/04/11

Niente limiti per Bebe Vio che diventa anche un fumetto su TopolinoLa schermitrice 21enne, medaglia d’oro di fioretto alle Paralimpiadi di Rio 2016, ha sempre amato le sfide, anche quelle considerate impossibili. Una fra tutte? Quando ha deciso di farsi un selfie con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, superando le regole imposte dai servizi di sicurezza a stelle e strisce. Bebe, in pochi anni ricchi di trionfi sportivi internazionali, è diventata un simbolo vincente di vitalità, determinazione, passione agonistica e soprattutto rispetto delle diversità per un mondo fatto di inclusione per tutti, in particolare per i bambini con disabilità. Così a renderle omaggio ci ha pensato anche Topolino. Il numero 3255 del settimanale della Disney, in vendita dall’11 aprile con una nuova veste grafica e rinnovati contenuti, per l’occasione speciale ha dedicato alla campionessa nata a Venezia, e colpita a 11 anni da una meningite fulminante che l’ha portata all’amputazione di gambe e braccia, un nuovo personaggio chiamato Bebe Pio.

Con i testi di Francesca Agrati, i disegni di Mattia Surroz e le foto di Barbara Santoro, Bebe è protagonista di tre brevi storie che traggono spunto da fatti realmente accaduti della sua vita, dal selfie con il predecessore di Trump alla passione per la moda e i tacchi alti, passando per l’amatissimo nonno che conserva tutti i suoi trofei. “Se c’è un ostacolo, c’è anche una soluzione. E bisogna iniziare proprio dai bambini”, dice rispondendo alle domande dell’intervista dei due Toporeporter Giulio e Andrea di otto anni, “perché i grandi ce li siamo già giocati, mentre su di voi possiamo ancora contare. Se un bambino vede una delle mie protesi non si volta dall’altra parte, ma mi chiede come funziona, mi tocca, mi chiama Barbie Robocop. E’ figo. Tanti grandi, invece, mi guardano strano, scantonano: la non conoscenza crea la paura”.La giovane autrice del libro “Se sembra impossibile, allora si può fare” è protagonista anche di un filo-diretto con i lettori di Topolino grazie all’iniziativa “Scrivi a Bebe”. L’obiettivo è invitarli a inviare a superbebe@topolino.it messaggi e disegni dedicati al tema “Supereroi oltre le barriere”. I migliori tra quelli inviati verranno pubblicati sul numero di Topolino di metà giugno, in occasione deiGiochi senza barriere, l’appuntamento che si terrà il 14 giugno allo Stadio dei Marmi di Roma organizzato dall’associazione Art4sport della famiglia Vio. L’organizzazione è nata per aiutare i portatori di protesi a praticare il loro sport preferito, trovando nella passione sportiva un motivo per reagire alla malattia.





Sai di aver raggiunto il successo, non quando vinci l'oro a Rio 2016, ma quando la Disney ti dedica la tua versione papero con storia annessa 
😁😁


11.4.18

tentativo di spiegare a un nipote di 12\13 anni cos' è l'utopia

in sottofondo   figlio del re  - Piero Marras


a mia nipote che ascoltando questa canzone



mi chiede cosa è l'utopia ?

 "L'utopia è come l'orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L'orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l'utopia? A questo: serve per continuare a camminare."

Lo  so   che   come     risposta   è  semplice   ed  banale  . Bleah,direbbe

Risultati immagini per blah di snoopy

 ma mi piace....   è molto filosofica    rispetto  a  quella  etimologica  
sostantivo femminile
  1. Quanto costituisce l'oggetto di un'aspirazione ideale non suscettibile di realizzazione pratica.

    "è un'u. la perfetta uguaglianza tra gli uomini"
    • particolarmente
      Ideale etico-politico destinato a non realizzarsi sul piano istituzionale, ma avente ugualmente funzione stimolatrice nei riguardi dell'azione politica, nel suo porsi come ipotesi di lavoro o, per via di contrasto, come efficace critica alle istituzioni vigenti.

e poi non so cos'altro dirle per  spiegarglierlo in modo semplice  (  vista  la  sua tenerà eta   ) . Potrei  spiegargliertlo     riportando la mia esperienza     visto che sono nato politicamente e culturalemente in un periodo  (  1985\1989 - 1990\92    in cui le utopie e gli ideali  di  2 secoli   erano crollati .  Ma  preferisco  che    : cresca libera di  ricordi   ed esperienze  non sue   . Ma  soprattutto perchè considero  valido  il  metodo Non insegnate ai bambini  brano musicale di Giorgio Gaber, contenuto nell'album postumo Io non mi sento italiano.