14.3.20

le donne che si atteggiano agli uomini . A caccia di cervi e fagiani assieme alle amiche. Ecco le Rambo d'America

Leggi anche  
certe  donne  non le  capisco  .... parte I
certe donne non le capisco ..... reprise \ parte II



  lo stesso discorso  fatto nei post precedenti   ( vedi  sitografia  sopra    )    vale  anche  per  questo tipo di donne   Quindi Care  donne   finitila  di voler    essere  come  noi uomini   e   coltivate   voi stesse  . ma  se  propria essere  uguali a noi   cercate    di non imitarne  gli aspetti    peggiori  come       state facendo negli Usa



repubblica  13\3\2020


A caccia di cervi e fagiani assieme alle amiche. Ecco le Rambo d'AmericaDall'Alaska al Texas sempre più donne imbracciano il fucile. Solo a New York in 53mila, di tutte le età



             DI MASSIMO BASILE


NEW YORK 
Le donne possono essere imperscrutabili, e quelle che vanno a caccia con fucili semiautomatici? Bosco vicino Yaphank, Long Island, a sudest di Manhattan. Alba di una domenica di febbraio. Jacqueline e Alisson, tuta mimetica e stivaloni neri di gomma, attraversano giardini disseminati di trenini di plastica colorati e Mickey Mouse giganti, per poi addentrarsi nel bosco, lungo un sentiero di arbusti, paludi e alberi di pino. Dopo un’ora di cammino, si appostano dietro un albero e aspettano. Quando compare un cervo, le due donne trattengono il respiro. Una ha il fucile puntato sulla preda. L’altra, l’arco teso. La freccia ha la punta rosa. Tenere gli occhi aperti, le orecchie dritte, sentirsi il battito del cuore, in attesa di quel clic senza pensare al passato.



Non bisogna cercare il lato più oscuro nel nuovo fenomeno che attraversa l’America: negli ultimi quindici anni sempre più donne vanno a caccia, in gruppi di due, tre, cinque. Nel 2001, secondo la National Shooting Sports Foundation, erano 1,8 milioni, nel 2013 sono quasi raddoppiate, 3,3 milioni, e continuano a crescere. Nello Stato di New York nel solo 2018 hanno preso la licenza in 53mila, di tutte le età, donne mature, mamme, studentesse e ragazzine di 14 anni. Definirle “Donne Rambo” è un passaggio ovvio, ma c’è qualcosa di più: mentre negli ultimi dieci anni c’è stato un crollo degli uomini, le donne sono aumentate del 30 per cento.

Risultato immagini per stronza come un uomo
 da  http://www.pollicinoeraungrande.it/2019/03/12


A Est di Long Island vederle arrivare in mimetica è diventata una scena abbastanza usuale. Le jeep hanno adesivi con scritto “Sono molto più di una che lava e stira” e “Le vere donne introvabili sono quelle in mimetica”. La «cervite», dicono, ti prende quando perdi il lavoro, non dormi, il conto in banca è in rosso e hai una storia finita alle spalle. Puoi avere novantanove problemi, ma quando stai dietro un albero con il fucile puntato, tutto svanisce. «Il mondo — spiega Katty Bruscese, avvocata di New York — ha bisogno più di donne con in mano le corna di un cervo, che davanti allo specchio a farsi un selfie».
Sport o hobby feroce, dipende dai punti di vista. Se gli animali, diceva Groucho Marx, avessero il fucile sarebbe più divertente, ma qui non è un pensiero molto popolare. Le donne cacciano per stare in compagnia, mettere i problemi alle spalle e portarsi a casa da mangiare. «Cibo a inquinamento zero», dicono. Tra Medford e Mastic Beach si intravedono cervi scuoiati appesi in giardino o macellati in garage. Ma è l’idea di caccia a piacere. Fossero vegetariane, probabilmente sparerebbero ai funghi. Nello Stato del Wyoming sono passate in otto anni da 11mila a quasi 15mila e il trend è nazionale. Cacciano tutto, cacciano ovunque. Alligatori in Florida, maiali selvatici in Texas, uccelli acquatici in California, orsi in Alaska, alci in Montana, il tacchino selvatico del Nebraska, il muflone del Nevada, il fagiano del South Dakota.
Tra cacciatrice e preda è una simmetria tragica sempre più popolare. Soprattutto nei weekend. Come nel parco di Shelter Island, est di Brooklyn, raggiungibile in traghetto o, nel caso dei daini, a nuoto. Gli animali si muovono in gruppo, spuntano da una macchia. Un fruscio e scappano tutti, tranne uno. Ha il collo teso, guarda in direzione di Jacqueline e Alisson. Le due donne sospirano tra le foglie. Il vapore bianco del loro respiro. Stringono un occhio per prendere la mira. Il passato non esiste. Devono sentirsi bellissime. Poi fanno clic.

per il razzismo ( ovviamente senza generalizzare ) di questa generazione non c'è o speranza spero che il coronavirus faccia pulizia e ne faccia crescere una nuova .

  canzone  in sottofondo e  consigliata ai  sovranisti   ma  anche non
Oltre la guerra e la paura (Modena City Ramblers)

Dopo   la  riflessione      del  titolo  ,  scaturita    da certe risposte  basta vedere    i  commenti (   che  trovate  qui    )   a questo mio post     su    fb


Giuseppe Scano
12 marzo alle ore 21:42 ·



e #isovranisti rosicano in silenzio


DAILYMUSLIM.IT

Oggi l'intera comunità islamica in preghiera e digiuno per l'Italia - Daily Muslim
Oggi l'intera comunità islamica in preghiera e digiuno per l'Italia. Ultime news, approfondimenti e spunti d’interesse per la comunità musulmana italiana su Daily Muslim.

N.b 
Ovviamente  la  foto    è  un  foto  di repertorio   visto  che  le moschee  sono   chiuse e   le preghiere    collettive   fra  cui  quella  " plenaria   del  venerdì  sono  sospese  causa   coronavirus E' scaturita questa mia riflessione .

Giuseppe Scano21 min                                                                                                                 certe persone   ( vedere  https://bit.ly/2U5fpkH   )  come l'account   fb   con cui  ero  in contatto Maddy Gabry cosi razziste ed xenofobe ed islam-fobiche che anziché risponderti con dati o fatti che smentiscano la tua fonte e le tue cose ti risponde e risponde a gli altri che gli fanno notare il suo razzismo e imbecillità insultando o con i classici stereotipi da salvini & è meglio perderle che trovarle .





Perchè come ho risposto nella discussione sopracitatea  « Le malattie ed le epidemie \ pandemie colpiscono tutti\e ed non stanno a vedere le diverse identità culturali ed etniche . E poi per rosicare intendo commenti alla Maddy Grabry ( vedi sopra ) .»  Infatti  : 1) la  comunità islamica italiana
Immagine
 REPUBBLICA  DEL DEL  15\3\2020
oltre  ad invitare alla preghiera  per  noi   ha  chiuso   rispettando la legge  dello stato italiano i propri luoghi di culto 2  )   e quella  internazionale  in ordine sparso    ha espresso solidarietà per noi italiani  .
 Tali   persone  : « che invece di portarmi fatti o agli articoli che smentiscano tali quello che ho riportato mi risponde ed insulti chi gli risponde con i classici luoghi comuni degli islamfobici e da leghisti &company . Non sapendo o facendo finita di ignorarne ciò che ormai realtà ed vicino a tutti\e ( compresi anche loro ) che ormai l'islam è una realtà \ dato di fatto anche da noi nel bene e male ed dobbiamo impararci a conviverci ed a coesistere come abbiamo fatto fra alti e bassi per secoli che l'ebraismo ed i suoi appartenenti presenti in italia fin dall'impero ( e secondo alcuni anche prima ) di Augusto  » ed  religioni  \  cuti diversi   come avvenne  fra   alti e bassi  nel pre  cristianesimo 
Quindi  e  qui  rispondo  a chi  mi    chiede   come faccio a tenermi   simili  persone   se  non vi  elimino   è perchè  considero  brutto eticamente  e  poco democratico cacciare    le  persone  anche  se  certe  lo meriterebbero     ed  preferisco che siano loor   ad  eliminarmi ed  andarsene  




13.3.20

perchè i tabacchi e le edicole si e le librerie no ?

  passando  a  fare la  spesa  , uno  di pochi momenti liberi   della  quarantena  ,    ho visto  la  libreria    chiusa  .  ed  è  iniziato  la  mia  elucubrazione   sega  mentale     \  complottista ( perchè  bene  o  male      complottisti     chi più   che meno  lo siamo un po'  tutti     che  esprimiamo un dubbio  o mettiamo in discussione le  teorie  ufficiali  ma  moti superano il labile confine  fra  prove    diverse \  altyernative  da quelle  ufficiali    sconfinando nelle  panzane  \  fake  news  )    che  si voglia  favorire  : 1) l'incultura  ., 2) la  cultura  di massa  ed  omologante     a  scapito di quella  libera  e  pura  .  Questo   articolo   di  Simonetta  Fiori   su repubblica  d'oggi    mi  ha  dato  la  conferma  

Virus, la rivolta delle librerie

Il decreto di chiusura scatena la rabbia del settore: “Leggere è essenziale per chi resta in casa. Perché le tabaccherie restano aperte e noi no?”

                                   di SIMONETTA FIORI12 marzo 2020


Una libreria aperta nel centro di Genova,
nonostante l'allarme virus, lo scorso 11 marzo 
Ma allora il libro non è un bene necessario? La cura dell’anima non vale quanto quella della persona? Va bene che c’è la pandemia, va bene che la salute della collettività viene prima di ogni cosa. Ma perché lasciare aperte le profumerie o le tintorie e per le librerie saracinesche abbassate? I librai questa volta protestano. «Anche perché il nuovo provvedimento è arrivato come una doccia scozzese, dopo le speranze coltivate in questi giorni», dice Maria Laterza, titolare della centenaria libreria di Bari. «Avevamo deciso di restare aperti, come una prova di testimonianza civile. Poche ore al giorno, e il trasposto a casa dei libri scelti al telefono dai lettori. Perché impedire anche questo? Se è possibile farlo per le pietanze, perché non per la lettura?».
Una giornata faticosa, quella di ieri, tra vorticosi scambi di mail tra librai spiazzati dal nuovo provvedimento restrittivo. Anche Paolo Ambrosini, presidente dell’Associazione dei Librai, ritiene arbitraria la scelta del governo. «È chiaro che siamo in una situazione di emergenza, e che questo richiede senso di responsabilità da parte di tutti. Ma è molto singolare che restino aperti i negozi che forniscono il cibo per i cani e non le librerie: penso che si sia trattato di un errore, peraltro comprensibile nella gravità del momento».
Ambrosini ha una libreria a San Bonifacio, in provincia di Verona, e tocca con mano la drammaticità della pandemia. «Noi non chiediamo la riapertura, ma il servizio a domicilio sì. I librai sono stati costretti a rinunciarvi dopo un brevissimo esperimento che si è rivelato fortunato». Poi la provocazione, dettata dalla ferita sanguinante: «Ma se il governo ha deciso che i libri non sono necessari, perché non fermare anche Amazon? Nella preparazione dei pacchi e nella consegna dei libri, i rischi sono gli stessi». Amazon, ossia il nuovo paradiso per i lettori reclusi a casa. E una beffa per i librai indipendenti, spesso costretti a chiudere proprio dal gigante di Jeff Bezos.
Insieme alla grande distribuzione, ossia i supermercati, Amazon e le piattaforme online sono i grandi beneficiari del coronavirus. «Le vendite nelle librerie digitali sono aumentate ben oltre il cinquanta per cento», dice Filippo Guglielmone, responsabile commerciale di tutti i marchi Mondadori, il primo gruppo italiano. Se Guglielmone si tiene basso, Luca Domeniconi parla esplicitamente di raddoppio. «Gli ordini sono aumentati del cento per cento», dice il direttore commerciale di Ibs, la più importante libreria online (di proprietà Feltrinelli e Messaggerie). «È evidente che non riusciamo a essere puntualissimi nella consegna, ma nel giro di qualche giorno riusciamo a raggiungere tutte le case degli italiani».
Per loro come per Amazon, la distribuzione dei libri continua, mentre per le librerie indipendenti viene sospesa fino al 26 marzo, giorno di riapertura. «Non potevano fare diversamente», dice Guglielmone. «Noi portiano i libri dove sappiamo che ci sia la possibilità di venderli». Le novità editoriali saltano per tutti. Le nuove uscite di metà marzo slittano alla fine del mese e alla prima settimana di aprile. Ma per le piattaforme digitali continua il rifornimento dei titoli che invece viene interrotto per le librerie indipendenti.
Eppure le iniziative porta a porta degli indi hanno avuto un grande successo. «Era l’alternativa calda e affettuosa all’algido servizio reso da Amazon», dice Maria Laterza, che è riuscita ad attivare la distribuzione a domicilio solo per una giornata. La libreria per ragazzi Tuttestorie ha ricevuto ordini da una famiglia di Codogno che la scorsa estate ha trascorso le vacanze a Cagliari: «Per intrattenere i bambini a casa», hanno detto alle libraie. Anche Fabrizio Piazza della libreria Modusvivendi racconta il suo viaggio attraverso Palermo con una vecchia valigia coloniale carica di libri destinati ai lettori. «Funziona così. Il cliente chiama e ci descrive i suoi gusti. Spetta a noi selezionare una scelta di libri che possa essere di suo gradimento. Per una spesa minima di sessanta euro portiamo la valigia dei sogni a casa. Ora però è tutto sospeso. Dobbiamo capire se siamo ancora autorizzati a farlo». Prima che arrivi la fine del mondo, aggiunge Piazza.
Solo in un romanzo distopico si può immaginare la distribuzione dei libri con guanti e mascherine bianche. «Ma chi può impedirlo?», interviene Romano Montroni, storico libraio e presidente del Centro per il Libro. «Nel decreto del governo non è scritto che sia vietato farlo. Le librerie possono rimanere chiuse. Però si attiva un telefono parlante che ascolti le richieste dei lettori e suggerisca titoli avvincenti. Poi si confezionano i pacchi e si portano a domicilio, anche in bicicletta. Che male c’è?».
Nel segno della speranza s’era aperto l’anno per le librerie, con la nuova legge sulla promozione del libro che tutela i loro diritti. Poi la tragedia del coronavirus, mitigata dalla illusione che gli arresti domiciliari potessero favorire la lettura. Infine la notte fonda della chiusura, con l’impossibilità del servizio a casa. «Però dalle crisi più nere possono scaturire nuove idee», dice Maria Laterza. «Stanno nascendo anche al Sud nuove solidarietà tra le librerie indipendenti alle quali potremo dare un assetto più organizzato».
Parevano traversie, sono opportunità. Una curiosità. Tra i favoriti degli italiani, oltre La Peste di Camus e Cecità di Saramago, Spillover di David Quammen, dedicato ai cacciatori di virus. Pubblicato tempo fa da Adelphi, viene riproposto con fascetta aggiornata alla nuova peste. Più che evasione, i lettori cercano un’immersione riflessiva nella pandemia. Nella speranza di sconfiggerla, con le armi della comprensione. Il libro bene necessario o superfluo? «Spero che la presidenza del consiglio ascolti il nostro appello», conclude il presidente dei librai Ambrosini.

in tempo di coronavirus si tirano fuori dai cassetti vecchie poesie . CAPODANNO 2015 di © Daniela Tuscano


Questa è la noia:
Una donna sola
Con lo sguardo appeso
A una finestra
Un'altra che vaga
Incappottata, nera
In rigagnoli di luce
Chissà dove
Ha smarrito il cuore
In quale letto
Ha perduto il ricordo
Rimmel o seta
Acquistati all'angolo
È un ferroviere
Con odor di desco
Nella fredda cabina
Dei suoi pensieri
Nessun rito di passaggio
Solo eterne traversine
E tu ripeti
Che questo è pur bello
Per questo vivi
E canti e soffri
Fra meditate plaghe
E vaste città
Dietro usci, mozziconi
Di vacue attese
Là ci sei
Là ti trovi
Laddove muore
La speranza
Risuona, fulgente
La tua canzone



© Daniela Tuscano

certe donne non le capisco II [ reprise e chiarimenti al fraintendimento contenuto nel precedente post ]

  di  cosa  stiamo parlando 
Delle polemiche dovute alla cattiva interpretazione di un autocritica , ambigua al mio maschio alfa ( morto di figa o maschio allupato , ecc ) in questo mio precedente post :https://bit.ly/3cShauj
 di cui riporto un altra foto  

Ora va bene il post è un po' ambiguo  ed come tutti gli scritti ( no solo miei ) poco chiari può dare addito a diverse interpretazioni . Ma qui si esagera .
Risultato immagini per fraintendimento
 Ecco una discussione su tale post  post avuta sul gruppo facebook naufraghi di splinder nei giorni scorsi  :

***** . Flavio Burroni [ il moderatore  del   gruppo  ]  potresti per cortesia far togliere questo pezzo?

  • Giuseppe Scano cara ******perché questa censura


    ***** Giuseppe Scano, perché è un articolo orribile. Non so di chi sia, ma è un pezzo che avvalora certe tesi sullo stupro. E se l'intenzione fosse stato un pezzo ironico, non è riuscito molto bene.






  • Giuseppe Scano ****** è mio . Nessuna ironia ho solo descritto i miei dubbi ed incomprensioni dopo una esperienza se leggi l'articolo . E lungi da me d'invitare o incitare allo stupro  ed  al femminicidio


    *****Giuseppe Scano, quella è la scusa che molti uomini usano. Che se una donna si mostra, si merita quel che le accade. State attenti alle parole che hanno un peso. Ci sono processi basati sui vestiti che indossava la vittima. Scandalosi processi.

    Giuseppe Scano ***** vero ma non e il mio caso .



    Giuseppe Scano **** nessuna ironia ma autocritica se leggi bene contro certi miei comportamenti da maschio alfa. Pensi che non riesco a vedere film erotici o hard che trattino o che hanno scene di stupri o violenze femminili . E quando ho visto , incuriosito da u documentario su RAI storia sulle conquiste delle donne in Italia , il film documentario : "Processo per stupro", RAI, 1979 [ https://bit.ly/2Q8r7K2 ] o , il capitolo dell'episodio l della violenza de la storia di Elsa Morante , l'opera teatrale di franca rame in cui raccontata la sua esperienza . mi viene la nausea e piango otre a non ...... ci siamo capiti 

  • ***** Quando lei scrive "ma poi non lamentatevi se.." non mi pare un'autocritica .Ho scritto quel che penso del pensiero e delle parole contenute nel post. Chiudo qui.


    Giuseppe Scano ****** certo la frase contenuta nel post in questione [ che ho modificato ] 
  •  è, ambigua  ma  va contestualizzata Cmq ok libera di pensarla come crede . Se l'amministratore del gruppo lo ritiene opportuno . Può rimuovere questo post ambiguo


Quindi  prima  d'invitare i  moderatori   ma  anche  gli altri utenti  alla  censura    \  rimozione    ed  giudicare  un post   solo negativamente    contestualizzatelo Risultato immagini per fraintendimento

  (  magari    ,  soprattutto  a chi  non mi conosce o mi conosce  da poco     ed  solo  sui  social  o  per  polemiche  scritti  , atteggiamenti  ,   da mina  vagante   \  in libertà e  senza  filtri   della mediazione  e  della razionalità    leggetevi  (   chi lo  avesse    letto  lo rilegga  visto  che l'ho modificato    e  riscritto in maniera   meno  ambigua   )   trovate  l'url   in cima   \  all'inizio di questo post

12.3.20

la primavera non s'accorge del coronavirus

 canzone  suggerita
I Treni A Vapore - Ivano Fossati 


Inizialmente  leggendo  le  ultime news      canticchiavo   in contemporanea  al suo passaggio  in radio  (  una  delle mie  compagnie  oltre  alla rete  in tempi   quarantena  da  coronavirus  )   questa  canzone   e  proprio da  questo sono stato preso  dal pessimo     sentendo    i suoi  ultimi versi  : << Se avremo ancora un po' da vivere\ La primavera intanto tarda ad arrivare >>.  Ma  poi  ecco  chje  mi arriva  su  watzapp   questo messaggio poesia  che allego sotto   che insieme  alla  bella  giornata  sospesa tra  l'inverno    e la primavera  (  vedere  mie  foto allegate     di una   nostra pianta  )  







Era l’11 marzo del 2020, le strade erano vuote, i negozi chiusi, la gente non usciva più.
Ma la primavera non sapeva nulla.
Ed i fiori iniziavano a sbocciare,e il sole a splendere, e tornavano le rondini.






Diventava buio sempre più tardi e la mattina le luci entravano presto dalle finestre socchiuse.
Era l’11 marzo 2020 e i ragazzi studiavano sui pc da casa.
Fu l’anno in cui si poteva uscire solo per fare la spesa.
Dopo poco chiusero tutto, anche gli uffici.
L’esercito iniziava a presidiare le uscite e i confini perché non c’era più spazio per tutti negli ospedali e la gente si ammalava.
Era l’11 marzo del 2020 e tutti furono messi in quarantena obbligatoria: i nonni, le famiglie e anche i giovani.
Allora la paura diventò reale, e le giornate sembravano tutte uguali.
Ma la primavera non lo sapeva e le rose tornarono a fiorire.
Ci fu chi diventò dottore per aiutare chiunque un domani ne avesse avuto bisogno.
Fu l’anno in cui si capì l’importanza della salute e degli affetti veri, l’anno in cui il mondo sembrò fermarsi e l’economia andare a picco.
L'immagine può contenere: testoMa la primavera non lo sapeva e i fiori lasciarono il posto ai frutti.
E poi arrivò il giorno della liberazione.
Eravamo alla tv e il primo ministro disse a reti unificate che l’emergenza era finita e che il virus aveva perso...
Che gli italiani tutti insieme avevano vinto.
E allora uscimmo per strada
Con le lacrime agli occhi
Senza mascherine e guanti
Abbracciando il nostro vicino
Come fosse nostro fratello.
E fu allora che arrivò l’estate, perché la primavera non lo sapeva e aveva continuato ad esserci...
Nonostante tutto
Nonostante il virus
Nonostante la paura
Nonostante la morte.
Perché la primavera non lo sapeva
Ed insegnò a tutti
La forza della vita 🌸



A Castelmola città metropolitana di Messina uno dei bar più particolari al mondo

il discendete  dell'attuale proprietario    di questo bar   è  uno  che   ha  sfidato i tabu




Un  Bar storico che si trova in un intero palazzo,si estende su 4 terrazze ed è davvero molto particolare per l'arredamento che definirei" fallico", molto originale e divertente.Un qualcosa  di  diverso dai canoni classico a cui siamo abituati  direttamente   indirettamente  (  carretti siciliani, pupi siciliani e simili cose ) se si ci entra con lo spirito giusto ci si scherza e ci si diverte tanto, anche le ragazze più pudiche riescono a farcisi belle grasse risate.

oltre alla brigata sassari anche la lanterna el fatro dell'isola di tavolara unisce la sardegna all'italia

leggi anche  


Infatti i curatore della pagina FB GOLFO ARANCI NASCOSTA Massimo Velati ha pubblicato questo post

Massimo Velati si trova qui: Faro della Vittoria.
10 marzo alle ore 23:59 · Trieste
Faro Monumentale della “Vittoria” a Trieste. "Lanterna grande, recuperata dal dismesso faro di Tavolara in Sardegna (perchè sostituito dal faro permanente ad acetilene disciolto di Punta Timone), messa in perfetto ordine".

Nessuna descrizione della foto disponibile.

  

Elogiato  per  le sue  ricerche    di  cui il post  sopra e   la  citazione   fra la  sitografia  del mio post   è solo  la  punta  dell'iceberg    dedicate  al faro di tavolara  , ma  non solo  ,   anche  da  questo articolo  della   nuova  sardegna del 13\3\2020


isola di tavolara
da  https://www.isoladitavolara.it/isola-di-tavolara/





Su una pagina Facebook [  vedere  sitografia    in cima   ]  ricostruito il viaggio della luce dell’antico faro dell’isola portata nella città ridiventata italiana


                           Dario Budroni 

OLBIA 
il vecchio faro di Tavolara,Olbia,Sardinia
da   https://www.pinterest.it/pin/385198574370958937/?autologin=true
L’avevano smontata, impacchettata e spedita lassù, seicento chilometri a nordest. La lanterna del faro che segnalava ai naviganti l’ingombrante presenza di Tavolara da quasi cento anni illumina e domina dall’alto il golfo e la città di Trieste. La curiosità era rimasta sepolta sotto il peso della storia. A rispolverarla è stato però un appassionato di storia locale. Massimo Velati, di Golfo Aranci, tra fotografie d’epoca e vecchie carte ingiallite ha infatti scoperto che il famoso faro della Vittoria di Trieste, un monumento nazionale che tra l’altro commemora i caduti della prima guerra mondiale, ha uno stretto legame con la Gallura e con l’isola di Tavolara in particolare. LA SCOPERTA. Massimo Velati, che su Facebook cura la pagina “Golfo Aranci nascosta”, appena ha un momento libero si mette sulle tracce di storie vecchie e dimenticate. Stavolta è venuto a sapere, dopo una lunga e appassionante ricerca, che la lanterna del faro della Vittoria è la stessa del vecchio faro di Tavolara, dismesso un secolo fa. «Mi chiedevo dove fosse finita – spiega –. Poi ho scoperto che si trova a Trieste, dove nel 1923 hanno iniziato a costruire il nuovo faro. Sicuramente è stata restaurata e modificata, ma i documenti parlano chiaro: è la lanterna di Tavolara». IL FARO DI TAVOLARA. La struttura è vecchia quasi quanto lo stato italiano. Il faro di primo ordine di Tavolara fu infatti costruito tra il 1864 e il 1866 e attivato nel 1868 nella zona più esterna dell’isola, poco lontano dal cosiddetto arco di Ulisse, nel punto più estremo del golfo di Olbia. La struttura, che si trova in cima a una imponente parete calcarea a strapiombo sul mare, è massiccia ed elegante allo stesso tempo. Un faro dall’architettura ottocentesca, con la facciata colorata da strisce gialle e rosse, rimasto poi attivo fino alla fine della prima guerra mondiale. Nel 1922 fu infatti inaugurato il nuovo faro di Punta Timone e la più anziana struttura venne mandata in pensione, resistendo comunque allo scorrere dei decenni. Oggi è ancora in piedi, ma è impossibile da visitare visto che si trova in zona militare. Solo pochi olbiesi hanno avuto il privilegio di metterci piede, come quelli che, in particolare negli anni Cinquanta, raggiungevano Tavolara in barca perché stanchi dei soliti tuffi nel mare davanti alla città. «Andavamo sull’arco di Ulisse, era imponente e meraviglioso. E salivamo anche sul castello, che in realtà era il vecchio faro» aveva raccontato qualche anno fa alla Nuova zia Anna “Boccia” Spano, la tabaccaia di piazza Regina Margherita. UN PEZZO A TRIESTE. Una volta dismesso il faro di Tavolara, la lanterna venne smontata e spedita in una Trieste appena diventata italiana. Per celebrare l’annessione e commemorare i caduti della grande guerra, lo Stato decise infatti di costruire un imponente faro di 68 metri di altezza e 8mila tonnellate di stazza. La lanterna non venne costruita dal nulla, ma fu utilizzata quella della vecchia struttura di Tavolara. Lo ha scoperto Massimo Velati tra le pagine de “L’Elettrotecnica”, il giornale dell’allora Associazione elettrotecnica italiana, dove si legge: «La lanterna grande è recuperata dal dismesso faro di Tavolara in Sardegna (perché sostituito dal faro permanente ad acetilene disciolto di Punta Timone), messa in perfetto ordine». Sulla lanterna venne poi innalzata la statua della Vittoria Alata, che da nord guarda tutto il mar Adriatico. Inaugurato nel 1927 alla presenza di re Vittorio Emanuele III, e progettato dall’architetto Arduino Berlam, il faro di Trieste è uno dei monumenti simbolo della città. Ancora oggi in funzione, viene aperto al pubblico durante alcuni periodi dell’anno per dare la possibilità a tutti di ammirare Trieste e il suo golfo da una posizione decisamente privilegiata.

noi che ci lamentiamo della quarantena per corona virus impariamo dai malati di leucemia e altre malattie che la vivono tutti i giorni

ecco  una  storia   proveniente   dal mio paese


da https://www.galluraoggi.it/tempio-pausania/ d'oggi  


                                         L’appello di un giovane di Tempio.

Un giovane di Tempio lancia un accorato appello invitando a rimanere a casa al fine di tutelare chi, come lui, è più fragile di fronte alla minaccia del virus e il suo appello si diffonde subito sul social.
Era il 9 marzo, quando si invitava tutti a rimanere a casa contro il coronavirus, limitando gli spostamenti non necessari. È in questo momento di assoluta confusione, in cui molte persone rifiutavano di accettare le limitazioni, che irrompe l’appello di un giovane ragazzo di Tempio, per sensibilizzare la comunità a rimanere a casa per tutelare chi, come lui, è più fragile di fronte alla minaccia del coronavirus.
Racconta la sua malattia: la leucemia, scoperta il 13 maggio 2019, i cicli di chemioterapia e le difese immunitarie azzerate e i tanti ricoveri.
“Son rimasto ricoverato in una stanza di 20 metri quadri – racconta – con un altro coinquilino per più di 50 giorni, non potevo vedere più di due persone alla volta, in orari di visite molto ridotti, altroché quarantena”.
“Questi ricoveri di 30 giorni ciascuno sono durati da maggio a novembre, con 10 o 15 giorni di dimissione tra un ricovero e l’altro, ovviamente – continua – anche questi giorni da passare in modo molto riservato evitando luoghi affollati.”
Arriva poi il racconto del ricovero a Cagliari per il trapianto di midollo osseo, iniziato il 4 novembre: “Quaranta lunghi giorni dentro una stanza, dove potevo ricevere visite dietro un vetro spesso e parlando attraverso un citofono e una cornetta. Quarantena mi sembra riduttivo, direi isolamento – continua –. Evito i luoghi affollati da 10 mesi, mi lavo le mani ogni volta che tocco qualcosa di sporco, non bacio sulle labbra la mia ragazza da 10 mesi”.
Infine, dopo il racconto, l’appello: “Fatelo per quelli come me, salvaguardate i nostri sforzi, se sono sopravvissuto io, un ragazzo di 20 anni, dentro una stanza di 20 metri quadri per 10 mesi, riuscite voi a rimanere rinchiusi per 15 giorni dentro la vostra comoda e confortevole casetta? Non fatelo per voi, fatelo per noi”.

Lo so che  è dura     perchè  siamo disabituati   ma  facciamolo  per  entrambi

11.3.20

attualità de il richiamo della foresta di J. london . riportato in auge dal film omonimo con Harrison Ford

In questo periodo  di  forzata   quarantena   da  corona  virus   ho visto   ,  finito    di vedere   questo  pomeriggio  ,  in streaming



Vero     ci sono dei limiti  evidenti    messi  in evidenzia  in questa  video recensione   di BadTaste.it

   


Essendo un film  disneyano  . Ma   secondo  me  il  film  è   fatto bene   . Infatti  mi ha fatto venire la voglia , cosa  rara  ,   di rileggere il romanzo omonimo e il seguito ( anche se l'autore lo ha sempre smentito ) 𝔃𝓪𝓷𝓷𝓪 𝓫𝓲𝓪𝓷𝓬𝓪 . 


Ottimo resa del romanzo , un po' stravolto ( ma è normale nella trasposizione da un sistema artistico ad un altro ) ma mica tanto visto che i valori e le tematiche sono rimaste , anzi potenziate , le stesse . Anche     se ,   tesi con cui non concordo  ,   « Questo film però, secondo molti , ne tradisce lo spirito Nelle opere originali gli animali pur assurgendo a personaggi di primo piano, dotati di una loro individualità, interiorità, intenzionalità sono e restano animali, non sono mai umanizzati, come al contrario avviene in questa versione quasi disneyana; da qui un crollo verticale della verosimiglianza.» ( daniele rossi commento alla video recensione ) . A me è piaciuto vedere Harrison Foird in un ruolo inconsueto nel quale riesce ad essere un ottimo attore . Un film buono per un filone ipersfruttato direttamente o indirettamente ( vedi il film Into the Wild - Nelle terre selvagge  la  cui sintesi     puà ò essere    rappresentata  dal video  sotto  e da questa intervista  al suo   protagonista ed  in  parte dal film  Capitan fantastic    ) 




 . Commovente  ,  filosofico .

storie dal coronavirus fra coscienza , sacrificio , ed incoscienza



Parla Elena Pagliarini, 40 anni, infermiera a Cremona, ritratta stremata e addormentata in una foto che è diventata un’icona


                         DI PAOLO GRISERI


MILANO - Poi ha spinto la tastiera verso il computer e ha piegato un lenzuolo sulla scrivania, per appoggiarci la testa. "Non era ancora finito il turno ma ero stremata". Elena Pagliarini quasi si giustifica. A 40 anni, da 15 in ospedale, si stupisce ancora: "Dopo quella foto mi chiamano in tanti. Mi ringraziano. In un periodo normale mi avrebbero criticato".



per  non perdere  la memoria  di questi giorni    e  lasciare  testimonianza  a chi   sopravviverà ecco alcune storie     su tale  fenomeno
La prima  triste ed  emblematica    che  dovrebbe  far  riflettere  a  coloro    che ancora   lo sottovalutano e credono alle  bufale  ed  ai ciarlatani  ed  non vogliono fare  sacrifici  . In cina   ed  a  codogno  ( primo focolaio italiano  ) lo  hanno fatto e stanno rincominciando a vivere  , sperando  che   il loro sacrificio non sia   stato inutile a causa  d'incoscienti 

da repubblica  online de  11\3\2020

Coronavirus, bloccata in casa con cadavere marito forse contagiato
E' accaduto a  Borghetto Santo Spirito, nel Savonese. Per rimuovere salma è necessario aspettare l'esito del tampone. In quarantena fiduciaria i sanitari intervenuti per i soccorsi


fotogramma 
Costretta a rimanere in casa, in autoisolamento, con il cadavere del marito. E' quanto accade a una donna di Borghetto Santo Spirito, in provincia di Savona. L'uomo 76 anni, che da tempo mostrava sintomi riconducibili al coronavirus è deceduto nella notte, stroncato probabilmente da un malore. La moglie, anche lei potenzialmente infetta, ha chiamato subito i soccorsi: i militi di una pubblica assistenza sono entrati nell'abitazione per tentare di salvarlo con un massaggio cardiaco ma non c'è stato nulla da fare e sono ora in quarantena fiduciaria.
La salma si trova ancora adesso per terra, a faccia in giù in una stanza della casa: trattandosi di un potenziale contagio, il protocollo sanitario prevede che prima di rimuovere il cadavere si attenda l'esito del tampone, effettuato nel pomeriggio. Una situazione da incubo: "Non so nemmeno definirla a parole - ha detto il sindaco Giancarlo Canepa, giunto sul posto - Sono vicino al dolore della donna e dei parenti che stanno vivendo questa situazione surreale".
La donna fortunatamente non mostra sintomi, ma visto il potenziale contagio non può uscire di casa e per questo ha passato parte della giornata sul balcone: per tranquillizzarla le ha telefonato anche il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti. "E' disperata, non sa cosa fare e come comportarsi - hanno spiegato i parenti - non c'è nessuno con lei ad aiutarla e consolarla. Forse si potevano prevedere casi del genere e evitarle questo calvario".
Secondo quanto ricostruito l'uomo sarebbe morto per un arresto cardiaco, ma è necessario capire se avesse o meno contratto il Covid-19 e se questo possa aver influito sulle sue patologie. L'uomo avrebbe iniziato ad accusare i sintomi alcuni giorni fa e, su consiglio del medico, avrebbe anche svolto degli esami radiologici al torace dopo i quali, però, sarebbe stato dimesso. Se i tamponi dovessero rivelarsi positivi per la moglie e le altre persone venute a contatto con la vittima scatterà la quarantena.
"In riferimento al caso della donna di Borghetto Santo Spirito che si trova nella propria casa con la salma del marito, deceduto la scorsa notte, Asl2 precisa quanto segue: L’azienda esprime vicinanza alla famiglia e in particolare alla vedova. Questa sera si recherà nell’abitazione personale incaricato, non di ASL 2, per l’adeguata sistemazione del defunto, in attesa del referto del tampone faringeo. Domani mattina, secondo le procedure di legge, si provvederà al trasferimento della salma e agli accertamenti del caso".




La  seconda    da  rep.repubblica   del 11\3\2020 


Io, in quarantena tra i monti. Dove la solitudine è la norma: solo l'orso non sa degli appelli a stare in casa
Nei masi sopra Montès stare a distanza è un appello incomprensibile: dai tempi della Spagnola non ci si stringe più la mano per salutarsi. E la zona rossa del Lodigiano sembra lontanissima





                                         DI GIAMPAOLO VISETTI

Montès (Trento) - Sulle gemme già gonfie degli alberi più coraggiosi, all'alba è tornata la neve. I larici stavano preparando i primi fiori rossi, ma si sono fermati. Di giorno l'erba sgela e diventa morbida. La notte il freddo indurisce gli steli come bastoni. Ignaro di tutto si è invece svegliato l'orso. Non è stato avvisato che prolungare il letargo questa volta poteva essere un gesto educato. Il virus, da Milano e dalla pianura Padana, risale invisibile anche le montagne. Adesso lo sanno tutti che è meglio rintanarsi e diventare un po' orsi. Tutti a parte lui. Non segue, ormai è chiaro, i bollettini della Protezione civile. Il sole scalda e dopo mesi si ferma, una bestia sa solo che lentamente deve far ripartire lo stomaco. Così è uscito dalla tana, sui crinali sopra Bolentina, e di buon passo ha raggiunto un apiario a Claiano. Da qui vede la Presanella e il passo del Tonale che scende verso Ponte di Legno. Controlla con il naso alzato gli ultimi sciatori che lasciano le piste chiuse e gli alberghi deserti per rientrare nelle città spazzate dalla febbre. A fine inverno non c'è miele nei telaini. Ha mangiato api e larve perché anche l'orso, come tutti in questi giorni sospesi, ha il problema di sopravvivere in qualche modo.
La quarantena in un maso isolato d'alta quota, per chi è reduce dalla zona rossa del Basso Lodigiano e dal centro mentalmente svuotato di Milano, riserva piccoli privilegi. Migliaia di persone, rifugiate nei luoghi del mondo più lontani anche da un tampone, lo sanno. Mezzo metro di neve fresca distesa su tre chilometri di pista forestale, calano un muro insuperabile tra un uomo e gli altri. Il medico, allertato per obbedienza allo Stato, è solo una voce remota nascosta nel telefono. Dice però che ha chiamato i carabinieri. Tocca a loro controllare che qui, tra Mangiasa e Montès, il letargo umano anti Covid-19 non venga interrotto. Sarà la disperazione, ma in caserma sono di buon umore. Osservano che marciare nella neve per vedere da lontano un tipo che spacca la legna per la stufa, con i tempi che corrono li lascia perplessi. Chiedono cosa sta piuttosto succedendo a Milano e questa parola viene scandita con il riguardo che si riconosce al fronte di un'estrema resistenza: a un eroe immaginato invincibile. Il patto è che, quando il letargo a termine dell'umano a rischio sarà scaduto, gentilmente si avvisi chi di dovere. Quel giorno, fatti i conti, sarà anche l'inizio della primavera. Tra le città di pianura e i villaggi di montagna, la quarantena non fa differenza: si fonda sulla fiducia ed è questa, da sempre, a permettere alle persone di vivere insieme.
Qui poi, cambiando discorso, il coronavirus nel vocabolario è già superato. A quota 1.400 metri i paesani lo chiamano "chel laòr". Ad essere pedanti, in italiano, può essere tradotto in "quel lavoro". Sulle Alpi, tra Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli, non è bello quando con sottili sfumature fonetiche si definisce qualcuno "chel laòr". Il marchio, a quel punto, resta indelebile per generazioni perché lavorare, per chi ancora lo fa con le mani, non è come bere un rosso con gli amici all'osteria. Bene, per gli ignorati delle montagne italiane che in questi giorni, dopo tanto tempo, tornano a pensare al nostro Paese malato senza più disprezzo e con una serietà che ricorda l'amore, il virus cinese è nella sostanza "chel laòr". Un "lavoro" ed è ovvio che i vecchi, i contadini e tutti quelli che ancora vivono seguendo prima di tutto la natura, vogliono dire che sono vicini a chi tra Milano, Bergamo e Venezia, oggi combatte contro questo brutto mestiere di andare avanti un giorno alla volta. 
Una differenza, tra Milano e i masi sopra Montès, ad essere onesti c'è. Sui pascoli che salgono alle malghe del Brenta, chi è isolato non si sente solo. Stare a distanza è un appello incomprensibile. Restare in casa, mentre fiocca sul coperto di larice, è un invito puerile. È dai tempi della spagnola che qui si stringe la mano del vicino solo quando alla fiera si compra la sua vacca, o un amico accompagna un parente al cimitero. Situazioni memorabili: per il resto, per salutarsi, si alza il cappello e in mancanza di questo è sufficiente sollevare il mento a bocca chiusa. Nessuno, tra chi resta sulle montagne italiane, ha finito tutte le scuole e le università. Istintivamente sentono però, non per colpa del virus, che toccarsi e parlarsi nei denti non si fa mai a cuor leggero. Le mani sono sempre state nella terra e nella stalla. Quando qualcuno dopo attente riflessioni "apre bocca", lo si ascolta con preoccupazione e restando alla giusta distanza: quella che si deve a una parola obbligatoria.
  La solitudine, quando in paese si è rimasti in quindici, non è trascorrere i giorni da soli. È sentirsi abbandonati. A Milano e nelle città chiuse, tutto questo adesso può succedere. La scomparsa della folla risulta un cimento spaventoso e insopportabile. Sulle Alpi e nelle cascine sparse di pianura, dove quietamente si accetta quello che viene, la quarantena invece non esiste perché ci si entra quando si nasce e non se ne esce più. Nessuno si sente solo, o abbandonato, perché mai qualcuno ha concepito l'idea di arrivare un passo più in là delle proprie forze. "Chel laòr" è un maestro che ha insegnato il segreto di arrivare soli in fondo al proprio destino. In alta quota si vive fino a quando si riesce ad aspettare ancora. È questo il coraggio che permette al gruppo di essere una comunità, unita davanti alla vita e alla morte che nella natura ogni giorno si danno affettuosamente la mano.
Nei luoghi anonimi, ignorati e lontani, il virus così non è ancora arrivato. Gli abbandonati dell'Italia percepiscono il ritardo come un piccolo, inconfessabile risarcimento. Del resto se tarda ad arrivare il 5G - dicono - è sacrosanto tardi a venire anche il Covid-19. Sognano sempre di trasferirsi a Milano, questo sì. Adesso però c'è meno fretta di scappare subito perché anche una metropoli, se le togli le persone e le loro idee, sembra un grande paese impreparato a resistere. Piuttosto: come se nulla fosse qui l'orso si è svegliato puntuale dal letargo. Non è un dettaglio. È il prodigio della vita, più forte anche di noi: il regalo che la montagna fa a chi, in questi giorni, costretto in città o isolato su un prato, sente che più di tutto a fargli male è la nostalgia di respirare vicino agli altri, senza pensarci e a bocca aperta.

   La  terza  
è  parziale  ma  : 1)  è tratta  dalla versione   di rep.repubblica.it  ovvero la sezione  a  €  di repubblica  ., 2)    non ne  ho voglia  , come  faccio di  solito ,  ed  ho fatto anche  prima   , di  trasformare  il testo    cioè  fare  i passaggio da  stile pagina  base  a  nessuno  stile   o  di  modificare la  sorgente  della  pagina    come  faccio spesso  .  Ma  trovate    nel video sotto la sua storia  




repubblica  10.3.2020

Coronavirus, l’infermiera della foto simbolo: “Scusate se sono crollata prima della fine del turno”

Risultato immagini per Elena Pagliarini
MILANO - Poi ha spinto la tastiera verso il computer e ha piegato un lenzuolo sulla scrivania, per appoggiarci la testa. "Non era ancora finito il turno ma ero stremata". Elena Pagliarini quasi si giustifica. A 40 anni, da 15 in ospedale, si stupisce ancora: "Dopo quella foto mi chiamano in tanti. Mi ringraziano. In un periodo normale mi avrebbero criticato". [...] 









P.s
mentre stavo scrivendo la chiusa del post d'oggi , butto l'occhio su quanto ha detto Il viceministro allo Sviluppo economico Buffagni  che  non si  può  chiudere  tutto vero . Ma  è  a causa  (  e storie    ce ne sarebbero   ma  ne  sono piene i media nazionali e  locali  o la nostra pagina  fb  ed  il mio account   fb  , ne  abbiamo  a anche   qui in sardegna    dove è a  causa  di gente  incosciente  venuta    dalle  zone in quarantena    che non sopportando la  quarantena ed  l'isolamento  è fuggita  nelle   case al mare  anticipando le  vacanze  )   di    gente, ma  non slo loro  anche  i gestori  degli aereporti ,   che   ancora   non ha  capito   le istruzioni   e le raccomandazioni    del ministero  o del Oms  e  creano  problemi al paese    .



11 marzo 2020



ROMA - “Dovrebbero essere controlli per difenderci dal virus, qui invece siamo da due ore in coda ammassati come bestie. Altro che prevenzione, questo e il perfetto incubatore per il corona virus” dice una signora esasperata. Sono le 5 e 30 di mattina all’aeroporto di Fiumicino e al controllo passaporti degli arrivi internazionali i varchi aperti per gli europei sono tre su 40 postazioni. La coda di viaggiatori si snoda per decine e decine di metri tra volti stanchi, abbronzati, mascherine di tutti i tipi, da quelle più tecnologiche al fai da te del fazzoletto. Hanno tutti passato lo scanner che controlla la febbre ma questo ormai non rassicura nessuno vista la quantità di casi senza sintomi. In mano tengono tutti il foglio che da quando l’Italia e stLa maggior parte sta rientrando dalle vacanze. Partiti quando il virus sembrava faccenda solo della Cina e al massino del nord del Paese, hanno visto da lontano lo scenario cambiare completamente, avanzare le zone rosse, arrivare divieti, imposizioni. Fino al timore non rientrare in patria mentre le compagnie straniere cancellavano i voli e ripetizione e gli italiani venivano banditi dai luoghi di sogno della vacanza.
“Io torno a casa e starò attenta a non uscire troppo, ho una nipotina di due anni, una nuora incinta, bisogna stare accorti, lo faccio più per loro che per me, bisogna pensare anche agli altri”, sbotta Cinzia Innocenti, toscana verace che non la manda a dire quando critica la disorganizzazione all’indomani del decreto zona rossa.




“Lo sapevano da ieri che dobbiamo consegnare queste autocertificazioni, a Fiumicino non potevano riorganizzare i turni, aumentare gli addetti? Il risultato di questa inefficienza è che da due ore e mezza stiamo qui stretti come sardine e non è sano se tutti ripetono che bisogna stare anche a tre metri...” E’ stanca ma combattiva dopo un viaggio in crociera in cui ha visto soprattutto navi nei porti e mare aperto ma poche città perché nessuno dei Paesi orientali tra Malesia, Tailandia voleva le navi con italiani. “Qualcuno ha detto che vi erano dei positivi a bordo, cosa non vera, e ci trattavano come appestati anche l’unica volta che siamo scesi a Singapore. Meno male che Costa ci ha ripagato tutto”.
“Se ne dovrebbe ricordare il signor Salvini cosa significa sentirsi discriminati, noi in Italia abbiamo fatto ben di peggio, alcuni cinesi visti come untori sono stati malmenati” ricorda Vincenzo Calabrese, 37 anni, avvocato societario di ritorno da una lunga vacanza nelle Filippine. “Quando sono partito tutti mi dicevano: ma sei matto, il pericolo e lì. Ora negli ultimi giorni è l’opposto: ma sei proprio sicuro che vuoi tornare?”
La coda va a passo di lumaca, le mascherine si alzano, si abbassano, perdendo la loro funzione ma la stanchezza e tanta quanto l’arrabbiatura. Perché se all’inizio erano tutti convinti che il virus riguardasse gli altri, ora la realtà e più tangibile.
“Da lontano, all’inizio, ci sembravano notizie un po’ montate. Ora invece di andare in palestra andrò a correre a parco o al mare”, dice Giuseppe, pensionato che trova assurdo usare la polizia per “queste faccende burocratiche di autocertificazioni. Siamo in emergenza, polizia e medici hanno già troppo e troppe cose serie da fare, usino qualche d un altro`”.
Anche Giuseppe, che se ne torna a Grosseto, “dove c’erano pochi casi prima che i Lombardi venissero a piazzarsi li nelle seconde case” cambierà stile di vita. Fa il pasticcere, lavorerà solo di notte producendo prelibatezze da vendere al mattino. In beata, sicura solitudine. Sempre che questa coda finisca. Alle 7 arriva qualche rinforzo in divisa, ma anche gli aerei atterrati sono aumentati e la coda non accenna a diminuire.





non oso pensare  cosa  sarà  con la stagione estiva  quando tutti  vorremo andare  al mare











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