Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
13.3.21
I nostri governanti maestri di ignoranza
12.3.21
anche l'amore può diventare schiavitù . Ucraina, incatenati l'uno all'altro da un mese: l'esperimento per salvare la loro storia d'amore
Litigavano e si lasciavano continuamente finché non hanno deciso di legarsi l’uno all’altro, fisicamente. Sono due giovani ucraini, Alexandr Kudlay, 33 anni, e Viktoria Pustovitova, 28. Una catena unisce i polsi di questa coppia dal giorno di San Valentino con risultati, assicurano loro, molto positivi. "Le liti tra di noi non sono scomparse - racconta Viktoria all'agenzia Reuters - ma quando ci avviciniamo a un punto di non ritorno, smettiamo semplicemente di parlare invece di impacchettare le nostre cose e andare via. Dopo un paio d'ore la rabbia svanisce". Le difficoltà quotidiane non mancano e nessuno ha più un momento di privacy, ma i due cominciano ad abituarsi.
A cura di Sofia Gadici
secondo quando dice il sito https://nonelaradio.it/
La catena è a maglia stretta ed è sigillata in modo che non si possano liberare. Alexander e Vika dovranno trascorrere in catene ben 3 mesi.
Quest’anno, Alexander e Viktoria, una giovane coppia ucraina, ha deciso di festeggiare San Valentino in modo un po’ diverso dal solito e si è incatenata per tre mesi. Il 14 febbraio i due si sono recati a Kiev per farsi incatenare. Il loro obiettivo è essere letteralmente uniti in ogni momento. Ciò include dormire, fare il bagno insieme e, ovviamente, anche andare in bagno insieme. “Stiamo facendo questo per raggiungere un record”, ha dichiarato Alexander ai giornalisti ucraini. “Siamo legati da una catena in ferro che unisce ogni parte della nostra giornata. Il collegamento finale sarà il sigillo del registro nazionale dei record”.
La giovane coppia si è detta fiduciosa di riuscire a durare tre mesi incatenata. Nel caso in cui decidessero di separarsi e rinunciare al loro obiettivo, avranno bisogno di qualcuno che tagli la catena con uno strumento apposito.
Vitaly Zorin, rappresentante del registro nazionale dei record dell’Ucraina, ha affermato di aver verificato che Alexander e Viktoria fossero “sani di mente” prima di accettare di supervisionare il loro esperimento romantico. Il giorno di San Valentino la coppia ha deciso di far chiudere la catena da un vero saldatore, davanti alla statua dell’Unità, a Kiev, come simbolo del loro impegno reciproco
11.3.21
I cavallini dell'artista Nivola rimossi a New York, la Sardegna denuncia: "Scempio culturale"
da repubblica 10 MARZO 2021
I cavallini dell'artista Nivola rimossi a New York, la Sardegna denuncia: "Scempio culturale"
di Lara Crinò"I cavallini di Nivola, ispirati ai cavalli a dondolo dell'infanzia e alla statuaria orientale, sono stati rimossi, le gambe spezzate da colpi di mazza”. Con questa immagine la dirigenza del museo Nivola di Orani, paese natale del grande artista sardo, ha voluto denunciare con un post su Facebook cosa è accaduto alla più importante opera pubblica del maestro a New York: il playground delle Wise Towers, realizzato da Costantino Nivola e Richard Stein nel 1964, è stato distrutto.
“Non si tratta di vandali, ma di un progetto di "rinnovamento" dell'area” si legge ancora nel post, e di seguito: “Dopo la mostra Nivola. Figure in Field alla The Cooper Union nel 2020 e in attesa della mostra Nivola. Sandscapes al Magazzino Italian Art questo atto di vandalismo istituzionale appare inspiegabile e scellerato. La riqualificazione delle torri, attesa e benvenuta, può e deve essere realizzata nel rispetto della storia e dell'arte”. Avvertendo che il Museo Nivola, insieme alla famiglia dell'artista sta cercando di contattare i responsabili dell'intervento edilizio per recuperare le opere rimosse e limitare il danno, i responsabili hanno chiesto di condividere il messaggio, perché “La conoscenza è la migliore difesa contro l'oblio”.
Il playground delle Wise Towers con la traccia delle statue rimosse (foto dal profilo Facebook del museo Nivola di Orani)
L’appello non è caduto nel vuoto, anzi è approdato nell’aula del consiglio regionale della Sardegna. Il consigliere dei Progressisti Massimo Zedda ha invitato l'Aula a far sentire la sua voce presso il ministero dei Beni culturali e la presidenza del Consiglio dei ministri: "È necessario contattare subito il consolato di New York per capire che fine faranno le statue rimosse", spiega l'ex sindaco di Cagliari.
Il presidente dell'Assemblea Michele Pais assicura che "il Consiglio regionale metterà in atto immediatamente tutte le azioni necessarie per tentare di arginare questo scempio culturale che non rispetta l'arte: ci attiveremo immediatamente presso il ministero per capire se la rimozione possa essere fermata e se sia possibile recuperare le opere, alcune delle quali sono state devastate. È un massacro che colpisce al cuore la nostra cultura. Lavoreremo per riportare in Sardegna quel che resta dei 'cavallini' di Nivola". La senatrice della Lega Linetta Lunseu afferma di aver già contattato a proposito il l sottosegretario Borgonzoni, che “ha assicurato la massima attenzione alla vicenda”.
Si aspettano ora le reazioni americane, sperando che le opere siano recuperabili e i danni possano essere almeno parzialmente riparati.
Nato ad Orani, vicino Nuoro, nel 1911, in una famiglia di muratori, Nivola frequentò l'Isia di Monza con una borsa di studio, per poi divenire direttore dell'ufficio grafico della Olivetti. Emigrato in Francia prima e poi negli Stati Uniti per via delle leggi razziali (la moglie Ruth Guggenheim era di origine ebraica), negli Usa ebbe una fruttuosa e fortunata carriera artistica, tornando spesso in Sardegna sia per collaborazioni artistiche sia per commissioni pubbliche, fino alla morte nel 1988. Il museo Nivola di Orani conserva la più importante collezione delle sue opere.
9.3.21
Ladri di portafogli pentiti
da https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/ del 7\3\2021
Dopo 33 anni gli restituisce i soldi rubati
Una lettera anonima e 200 euro sono stati spediti a Fabrizio Bassetto. "Chiedo scusa, mi vergogno di quello che ho fatto"
Fabrizio Bassetto mostra la busta che conteneva la lettera di scuse e il denaro |
Lui, il destinatario di questa sorprendente missiva, oggi ha 56 anni, nel frattempo ha fatto in tempo a laurearsi, a mettere su famiglia, trovare lavoro (oggi è titolare dell’agenzia Tecnocasa di Crespellano), impegnarsi in politica (è stato assessore alla Scuola nel Comune di Bazzano) e continuare l’attività associativa (oggi è presidente provinciale di Anama-Confesercenti). "Quella sera ero andato ad una festa di Carnevale, nell’euforia persi il portafoglio con i soldi e tutti i documenti -racconta-. Fu un colpo, mio padre mi aveva appena mandato le 100 mila lire che servivano al mio mantenimento per due settimane. Poi c’erano i documenti". Fece tante volte avanti e indietro la strada percorsa. Ma inutilmente.Pochi giorni dopo i carabinieri di Marostica (il paese del Vicentino del quale è originario) chiamarono la famiglia per restituire i documenti che nel frattempo erano stati ritrovati. Cos’era successo? Lo ha scritto l’anonimo bolognese (forse anche lui all’epoca studente squattrinato) nel biglietto che ha accompagnato la busta con i 200 euro spedita dopo 33 anni dal fatto: "Quella sera trovai un portafoglio. Conteneva 90mila lire e i suoi documenti. Rubai i soldi e getti i documenti in una cassetta delle lettere. Le rendo (in parte) il maltolto. Non mi presento personalmente per la vergogna e perchè se lei decidesse di darmi un pugno in faccia non potrei che tenermelo, zitto e muto. Le chiedo scusa".Un foglio bianco, una busta per raccomandata, nessun indizio del mittente. "Per me la questione era finita lì. Ci rimasi male. Ma poi passò. E devo dire che questo gesto e questa lettera per me è di una bellezza infinita. Testimonia comunque una nobiltà d’animo che mi ha commosso. L’ho perdonato da tanto tempo, ma ora lo vorrei conoscere, abbracciare, ringraziare per questo gesto. Ha vissuto con questo senso di colpa per 33 anni e alla fine ha fatto una scelta che lo riscatta completamente".
Gabriele Mignardi
Eppure, a leggere tutta la cronaca nazionale, sorge una teoria. Infatti Qualche tempo fa, in settembre, a Venezia, successe una cosa simile al fatto citato prima citatoUn uomo si è visto recapitare una busta con 200 euro, la somma che gli era stata sottratta, in lire, quarant’anni prima. Lo stesso fatto è avvenuto a macchia di leopardo in tutta Italia e la cifra è sempre quella: 200 euro. Gli stessi soldi girano, a distanza di anni, in pochi mesi. Ricordate il film Ladri di biciclette? L’uomo a cui è rubata una bici, ruba una bici. E se decenni fa fosse iniziata una catena di furti da 200 euro? Il primo derubato si rifece su un secondo e così via. Poi durante la solitudine da pandemia uno dei tanti che si erano appropriati dei 200 euro ha uno scrupolo. Restituisce a chi li aveva tolti, che restituisce a chi li aveva tolti e avanti così, in attesa di un segno. Avanti fino a una donna di Valladolid, Laura Reinoso, che trova un portafogli con 200 euro, lo restituisce e 7 giorni dopo vince 75mila euro alla lotteria.
dalla rubrica del quotidiano la repubblica la prima cosa bella 9\3\2021
Miracolo un presidente che si comporta come i comuni mortali e non fa prevaricazioni usando il potere e il potere ringraszia i suoi giullari e musici ma non ringrazia le sue geisha.. ehm.. olgiatine
Ecco i fatti in questione
Se è lo Stato a riscrivere la storia Il caso del consiglio regionale del Veneto taglia i fondi agli studiosi che non si adeguano alle cifre “ufficiali” delle vittime delle foibe.
chi mi sfotte perchè parlo al di fuori della settimana del giorno del ricordo [il 10 febbraio ] e chi continua , nonostante lo abbia spiegato più volte , a dirmi come spunti sul 10 febbraio ma lo ricordi . Lo invito a leggersi questo articolo .
DI SIMONETTA FIORI da repubblica.it
Se è lo Stato a riscrivere la storia
sfatiamo sulla musica classica in particolare quella sinfonica . Il caso dei notturni di chopin
Infatti chi non conosce la musica classica e in particolare quella sinfonica definendola anticaglia o la conosce appena perchè magari avrà sentito qualche pezzo come colonna sonora di un film , esempio la nona di Beethoven ne film in Arancia Meccanica di Stanley Kubrick pensano sia scherzando ma [ sic ] alcuni anche seriamente che i notturni di F. Chopin ( 1810-1849 )
- Per la realizzazione di queste opere, Chopin prese spunto da composizioni che si adattavano facilmente alla sua indole sognante e tipicamente romantica.In un primo momento egli trasse la sua ispirazione dalle opere dell'irlandese John Field; tuttavia, diversamente da questi, componeva per esprimere le sue più intime sensazioni, piuttosto che per assecondare il pubblico.Le composizioni di Chopin sono il trionfo del canto, del bel suono e dell'espressione; esse sono per lo più opere in forma di una monodia accompagnata strutturate in A-B-A a volte con una breve coda con carattere di Berceuse.Il maestro polacco le insegnò spesso ai suoi allievi affinché imparassero che cosa intendesse per suono e per tocco.Rispetto a quelli di Field, i Notturni di Chopin hanno (spesso, ma non sempre) la peculiarità di essere divisi in più sezioni tematiche contrastanti: troviamo accostate varie espressioni di stati d'animo (dolci, tenere, sognanti, ma anche violente) ed inoltre un uso più raffinato degli abbellimenti che ora si fondono totalmente con la melodia. Tema ricorrente sono lo spirito polacco e il Bel Canto italiano, legati indissolubilmente a tutte le opere del compositore. [...] da https://it.wikipedia.org/wiki/Notturni_(Chopin)
8.3.21
chi lo ha detto che per celebrare - festeggiare l'8 marzo di debba per forza essere femminista
Chi lo dice che lottare per la parità di diritti fra i sessi sia necessariamente essere femministi . Infatti come dice Silvia Gola sulla newsletters del quotidiano domani ( www.editorialedomani.it ) nell'articolo ripreso dal post odierno : << Si è sempre la cattiva femminista di qualcun’altra >> Infatti
Ora chi è la cattiva femminista ?
[...] L’8 marzo non è la giornata delle femministe, ma la giornata internazionale delle donne. Questo, forse, varrebbe la pena che venisse ricordato. Perché né una donna è per forza femminista (peccato), né una persona femminista è necessariamente donna (sorpresa!).
Ma è doveroso ricordare che oggi si celebrano tutte: anche quelle non femministe. Anche quelle che si sentono cattive femministe. [...]
Analizzando la definizione di
- Storicamente, il movimento diretto a conquistare per la donna la parità dei diritti nei rapporti civili, economici, giuridici, politici e sociali rispetto all'uomo: le prime manifestazioni del f. risalgono al tardo Illuminismo e alla Rivoluzione francese; estens., il movimento, ampio e articolato, che tende a porre l'accento sull'antagonismo donna/uomo, nel sociale come nel privato, e a realizzare una profonda trasformazione culturale e politica, riscoprendo valori e ruoli femminili in senso antitradizionale.
Forse ---- sempre secondo l'articolista --- sono una cattiva femminista perché non mi sono indignata davanti al tutorial su Rai2 che insegnava alle donne come fare la spesa sexy e sedurre gli uomini incontrati al supermercato.
Certo, non mi ha fatto ridere – non era ciò che definirei spassoso o sensuale – ma l’ho guardato come si trattasse di un insetto su una foglia: totalmente in sintonia con l’ambiente circostante.
O forse sono una cattiva femminista perché una sera, fuori da un locale, ho visto un gruppo di ragazzi darsi di gomito mostrandosi a vicenda alcune foto di ragazze, li ho sentiti usare un linguaggio in cui la donna è solo un passivo pezzo di carne, e non sono riuscita a dire nulla.
O, ancora, forse sono una cattiva femminista perché leggendo che Coop ha scelto di abbassare temporaneamente l’Iva al 4 per cento sugli assorbenti non mi sono sentita di additare subito la faccenda come una goffa mossa di pink-washing necessariamente dannosa. Ne prendo atto e rimango con la speranza che anche questo possa favorire la sensibilizzazione sul tema presso istituzioni, società civile e media.
Poi leggo un commento: «Non c’è niente di cui gioire, gli assorbenti inquinano, ormai l’unico modo è passare alla coppetta e agli assorbenti lavabili, dovreste averlo già capito!».
Ecco, è successo di nuovo: ho gioito per la cosa sbagliata.
Sono una cattiva femminista perché, in ognuna delle tre situazioni, immagino come si sarebbe comportata una buona femminista: davanti al programma si sarebbe indignata; davanti al gruppo di idioti si sarebbe fatta sentire; alla notizia della Coop avrebbe risposto che non bisogna rallegrarsi per queste briciole.La compagna che sbaglia
Oggi è l’8 marzo: non è la giornata delle femministe, ma la giornata internazionale delle donne. Questo, forse, varrebbe la pena che venisse ricordato. Perché né una donna è per forza femminista (peccato), né una persona femminista è necessariamente donna (sorpresa!).
Ma è doveroso ricordare che oggi si celebrano tutte: anche quelle non femministe. Anche quelle che si sentono cattive femministe.
Ora concordo con lei lo riporto integralmente questo pezzo. , perchè viene male a sintetizzarlo ma soprattutto perchè considero l'8 marzo è di tutte le donne e non solo di una parte delle donne
Facciamo un passo indietro. Chi è la cattiva femminista?
La cattiva femminista è una “compagna che sbaglia”: crede fermamente nella parità di genere, eppure a volte indulge in abitudini e comportamenti apparentemente in contraddizione con l’ideale femminista. È una specie diffusa a ogni latitudine, e si distingue per un discreto quantitativo di ansia in merito al suo essere femminista.
La cattiva femminista, insomma, è quella che non sempre ce la fa, non è impeccabile, e ha paura che il femminismo sia un sistema a punti in cui ne puoi perdere tre ogni volta che ti senti chiamare “tesoro” e non reagisci. O se conosci tutta la discografia di Eminem a memoria. O se un paio di film di Polański sono tra i tuoi preferiti. O se hai fantasie romantiche su villetta bifamiliare, marito e marmocchi.
Bad feminist – cattiva femminista – è l’espressione che dà il titolo alla raccolta di saggi di Roxane Gay, docente, romanziera, saggista e giornalista americana di origine haitiana.
Come l’autrice scrive in un passaggio fondamentale, nonché fulminante inizio del suo Ted Talk del 2015: «Sto fallendo come donna. Sto fallendo come femminista. Accettare gratuitamente l’etichetta di femminista non sarebbe giusto nei confronti delle buone femministe. Se lo sono, femminista dico, sono una cattiva femminista. Sono un casino di contraddizioni. Ci sono molti modi in cui sto facendo male il femminismo, almeno secondo i modi in cui la mia percezione del femminismo è stata plasmata dal mio essere donna» (traduzione mia).
Attraverso questa etichetta, Gay vuole provocare per portare avanti un ragionamento serio: ammettendo di amare il rosa, di dimenarsi al ritmo di canzoni che hanno testi volgari, di aver voglia di essere accudita e di interessarsi di moda, Gay si incorona “cattiva femminista”.
Una femminista non impeccabile, quindi, con gusti discutibili che sembrerebbero puzzare di patriarcato da km di distanza. Una che sente di dover confessare i suoi “guilty pleasure” come fossero marachelle.
Farebbe molto ridere se non fosse che queste preferenze private, questi peccatucci veniali, fin troppo spesso vengono innalzati ad argomento serio. È assai curioso quanto, come società, siamo ossessionati e ossessionate da consumi, gusti e tendenze privati delle donne: un dettaglio anche secondario sembra poter restituire l’interiorità, gli ideali e i valori di una persona. Un dettaglio può fare la differenza tra buona e cattiva femminista.
Come può redimersi, dunque, questa nostra cattiva femminista?
Chiariamoci: i suoi comportamenti e gusti possono pure essere inappropriati, ma la cattiva femminista è pur sempre una femminista: lotta per l’uguaglianza dei generi, crede nella necessità di raggiungere parità politica, sociale ed economica, ed è convinta che una società migliore sia caratterizzata da identiche opportunità, giustizia sociale, libertà sessuale e riproduttiva, fine della cultura della violenza, rispetto delle scelte di vita.
Perché chi mette in dubbio questo non è una cattiva femminista: semplicemente non è femminista.
Prima di tutto sé stesse
Ma no, no: noi stiamo parlando di ben altre cose. Si è capito ormai che il cattivo femminismo si gioca su altri livelli: amare un certo colore, ascoltare un tipo di musica, non indignarsi ogni volta che si dovrebbe.
Non possiamo illuderci: non esiste redenzione per la cattiva femminista. Esiste solo una presa di coscienza basilare: una persona è prima di tutto sé stessa e solo dopo una femminista.
Sembra quasi che chiunque si avvicini al femminismo debba attraversare la fase della cattiva femminista finché non riesce a concepire che, in realtà, lo sta facendo nel modo giusto: non è possibile né utile sacrificare la propria personalità sull’altare di una malsana aspirazione a essere femminista buona, perfetta, impeccabile.
Se quindi, invece che un sistema a punti, ci mettiamo d’accordo e concepiamo il femminismo come una pratica quotidiana e un percorso, ecco che la buona e la cattiva femminista non esistono più ed emerge una nuova figura: la femminista in cammino.
Perché la cattiva femminista è la femminista che non ha ancora capito che solo attraverso il proprio essere sé stessa con tutti i dubbi quotidiani, i tentennamenti, solo andando per prove ed errori (ascoltando–ripetendo–migliorando), si è all’altezza del femminismo.
L’unico modo per coesistere insieme è sapersi dare una seconda possibilità quando si sbaglia, perdonare le incomprensioni, credere nell’auto-educazione e nel mutuo insegnamento: da pari ognuna insegna qualcosa in più all’altra. Rinunciare a essere guidate dall’ossessione morbosa per la quale sogni, abitudini, desideri e gusti che si consumano nella vita privata sanno dirci al 100 per cento se una donna è una cattiva o buona femminista.
Non per lasciarsi andare a un facile ecumenismo e chiamare femministe tutte le donne – anche quelle disinteressate al tema –, ma per dare la possibilità di riconoscere come femminista anche chi, a un primo sguardo superficiale, non si direbbe mai che lo sia.
Perché possiamo avere gusti discutibili e lacune in storia del femminismo ma soprattutto possiamo orientare le nostre azioni e il nostro attivo stare nel mondo. Ovvero parlare, discutere, cambiare opinione. Aprirsi a considerazioni più informate delle nostre. Decidere di approfondire perché ci piace un certo tipo di musica, perché ogni tanto abbiamo paura di esporci, perché siamo così fallibili.
Essere una cattiva femminista appare, a questo punto, non solo probabile ma imprescindibile: tutte siamo o siamo state cattive femministe in cammino verso la versione migliore di noi stesse. E camminare è già migliorare.
Lo diceva J.P. Sartre e possiamo dirlo anche noi oggi, al netto dei moralismi – reali o immaginari che siano: «È vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei».
Che, aggiornato, potrebbe suonare all’incirca così: «Non sentirti in colpa per la cattiva femminista che sei, ma sentiti responsabile di ciò che fai per essere sempre un po’ migliore».
donne che resistono in questo mondo di squali
il problema non è tony eff ma un altro visto che anche le paladine delle pseudo femministe che gridano alla censura dove non c'è insomma chi come dolce nera lo difendono invocando la censura o dicendo come Dolcenera: " Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda "
E' vero che dovrei non parlarne più e parlare d'altro magari di cose più importanti perchè come ho detto precedentement...
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