7.4.24

i fumetti non sono solo fantasia ma anche belissime strorie . il caso del bellissimo Temporale - vite straordinarie di uomini comuni di andrea ferraris .

Canzone suggerita
 Quando ti scrivo -  Vinicio  Caposela  



 
Venerdi tornato dal lavoro di preparazione dell'orto estivo è trovo come regalo questo libro del bravissimo Andrea ferraris .
"Temporale" Tredici storie di ragazzini diventati uomini, traditi dal tempo, ma anche capaci di conservare, nelle forme eccentriche che solo in provincia e nei piccoli borghi sembrano sopravvivere, una straordinaria autenticità .
 << 
I racconti di Temporale superano di rado le cinque o sei tavole. Si tratta di piccoli squarci sulle vite dei personaggi, episodi che si susseguono liberamente, accomunati solo dalle ambientazioni. Pur essendo debolmente legati, non rispondono a una trama orizzontale definita, un po’ come i brani di una playlist.
Mi fa molto piacere che parli di playlist. In effetti il libro è composto come un album musicale, ci sono dei pezzi brevi e qualche ballata dal respiro più lungo che danno lo scheletro del racconto e che fanno viaggiare nelle atmosfere. E musicali sono le ispirazioni che mi hanno accompagnato mentre lo disegnavo, Vinicio Capossela, il Tom Waits di Blue Valentine, i Beach Boys di Pet Sounds.  (....) Questo libro, come pure il prossimo, parlano del tempo e della memoria, di avvenimenti a cui ho partecipato e di altri che mi sono stati raccontati. Naturalmente il tutto è interpretato, si potrebbe dire “inventato”, ma il nocciolo della storia è vero e, per questo motivo, spero possa

pitoli, ciascuno dedicato ad un membro della compagnia, Ferraris racconta il paese, sempre più piccolo, il bosco e i suoi abitanti notturni, la nebbia, una ragazza che conserva un frammento di asteroide sul camino, ricordo del bisnonno navigatore, il cane "Fiume", che si calma
solo con lo scorrere dell’acqua. La fine della scuola, la fuga tra le colline per le vacanze estive. Sono un plotone, i ragazzini. Le corse in bici, la partita a pallone delle sei, le ragazze... e poi la quiete del dolce far niente, sotto il grande castagno, nell’ora più calda. A distanza di anni, ormai adulto, Roberto torna a sedersi sotto quello stesso albero, in attesa che quei ricordi vengano allo scoperto.  Infatti  
Il libro si apre con un apparente movimento retrospettivo. Il narratore sembra lasciarsi andare ai ricordi, ma subito dopo lo vediamo agire nel presente nei luoghi della sua giovinezza, rimasti uguali ad allora. Il dialogo con il passato, da sempre centrale nei tuoi lavori, stavolta pare quasi azzerato perché il tempo della provincia è un tempo fermo. Eppure il trascorso dei personaggi torna a farsi sentire in ogni momento.  <<  Su quali aspetti del passato del Monferrato e dei suoi abitanti ti sei voluto focalizzare, raccontando il loro presente?

La cosa che mi interessava era raccontare come il tempo, apparentemente immobile di cui parlavi, abbia in realtà modellato le vite. Di come questo abbia trasformato la socialità. L’immagine della Cantina Sociale, abbandonata da molti anni, è il simbolo di questi cambiamenti. Getta un’ombra sul fallimento dei rapporti sociali.Mi interessava raccontare di come alcuni dei protagonisti dei racconti combattano la solitudine. Agli occhi degli altri possono risultare bizzarri, strani, eccessivi, sicuramente fuori dagli schemi. Per me, sono i più interessanti, hanno una loro poesia, conservano unicità e forza, una loro bellezza. E ora che sei tornato a vivere in questi luoghi, cosa è cambiato rispetto a un tempo? Il paesaggio, per esempio. La campagna oggi è meno lavorata, le stradine che un tempo portavano i contadini nei campi sembrano sparire invase dall’erba. Sono fantasmi della memoria. Mi piace immensamente disegnarle.>>





Come     ho  scritto     sul mio   facebook  
 
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#dinotte #onirico complimenti ad Andrea Ferraris che è riuscito a mettere in immagini nella storia #balllataperanimalinotturni ( sara ) una delle bellissime #storie \ racconti della sua ultima fatica : #TEMPORALE . Complimenti mi ha fatto respirare le stesse emozioni del film #radiofreccia ( film ed album di #lucianoligabue ) e del libro sempre di luciano #fuoriedentroilborgo

 


Andiamo         commenntare   storia    per  storia

  • ESTATE Un bellissimo racconto . intrinso di nostalgia dei bei tempi andati . ottimo il contesto La fine della scuola, la fuga tra le colline per le vacanze estive che     ancora  rimane  in noi   a  istanza  d'anni come  il  protagonista  seduti  all'ombra  di un cespuglio .  Ricordi assopiti     che     aspettano    di venire   fuori  allo scoperto  <<   convinti  che nessuno  li veda  >> .
  • L'ULTIMA  CASCINA ( SPOK ) Una  riscoperta   della solitudine  della  natura     il bosco e i suoi abitanti notturni, .  un ritorno  al borgo  . Un    ritornare   ad  abitare   e  non solo  a    rifugiarsi quando deve, a suo dire, "staccare la spina". 
  • SPARA   TANTO  VA' IN CULO Mai tale  soppranome  del protagonista (  Bomba )    è   azzeccato  .   un elogio   al peto libero 
  • GIU'  NELLA  VALLE un bel passatempo i  compagnia    quando  non c'erano  :  pc ,  tv di massa  , internet  e  cellulari  .  
  • FIUME ( PONGO ) la storia   del  il cane "Fiume", che si calma solo con lo scorrere dell’acqua.
  •  HAI  VISTO  IL  BOMBA  ( TABACCO )  Una storia    alcolica  in cui il bar  è  centro  di aggregazione e   di  ritrovo . 
  •   LA   BALLATA   PER  ANIMALI  NOTTURNI ( SARA  )   <<  C’è un piccolo >>come dichiarato   da  Andrea       sempre  a  fumettologica   <<   racconto, Ballata per animali notturni, che è il viaggio di una ragazza verso casa a notte fonda, accompagnato da Nightcall di Kavinsky. Mentre lo ascoltavo mi sono reso conto che il testo della canzone parlava di un viaggio tra le colline. Esattamente quello che stavo disegnando! >>.        Allora   o  ho  sbagliato io  a cercare  con google   le  frasi    del testo   riportate    da Adrea   in quanto    google  dice  che  è  una canzone di London Grammar. How Does It Feel    (  trovate  sopra il  video  e  qui la  traduzione italiana )
  • LUNA PIENA    (RUMBA )    come    essa   ti   dà pace interiore   e  ti strega
  •   RISERVA  DI CACCIA  ( KEEGAN ) Non  so  se  è  la  terra funesta  n  451   di  Dylan Dog      abbia    preso ispirazione da   lui   o   sia  ua  casom che  due strade  artistiche si siano incontrate  . Infatti  non siamo  in fondo  tutti\e  anime   perse  nella nebbia  ? 
  • LOVE ,METEORITE ( SPOK, SARA) dal temporale nasce l'amore . un temporale spezza la monotonia .,
  • SERE STANCHE  ( SPADINO )   la belezza  di  camminare nel buio .,
  • CACCIA ALLA VOLPE ( BARBA)   anche la provincia   ha le sue paronoie   d'ordine , sicurezza  , come  quelle  inculcate  dai leghisti  che  ci  chiudono dentro steccati ed cortili in questo  caso . Ma    forse  è  migliore  l'interpretazione che  ne  da  l'autore  : <<  Riguardo al confine, hai ragione, sono affascinato dal tema. In questo caso il muro, come dice molto bene Ivano Fossati, lo abbiamo nella nostra testa.>>
  • VOLLO  origine di  un sopranome .  alcuni sono cosi antichi  che  è difficile  ricordare il nome vero  (  o se  n'è persa la memoria  )  .  Inoltre    nei piccoli paesini  si trasmettono da generazioni   tanto  da  identificare   la persona  ed  la  famiglia  da  quello  più che   dai  dati anagrafici   (  nome  e  cognome  )  .  Basta  un niente    per   farselo   e portarselo diero  anche a  ditanza  d'anni  . 
  • ONDA  DI MARE  ( ONDA  )  quando il viaggio versoil mare  è  un viaggio di libertà  e  d'evasione  della monotonia    e  dalla routine .
  • UISCHI  DI FINE ESTATE (   BOMBA  )    nel  vento    prima   o poi ci finiamo tutti .  polvere  eravamo e  polvere  ritorneremo  .
  • UFO   . Giù nella valle tutto può accadere, anche che un astronave condotta da alieni che bevono Barbera possa portarti a spasso.  Infati   Il temporale del titolo è oggetto di una scommessa, ma è anche elemento di potenza che li travolge fisicamente. . 
un ottimo   fumetto    che  merita  un posto nella  propria libreria   .  Un  vero  gioiello di essenzialità  quello   di Andrea Ferraris   come    lo   ha definito  il  sito   <<  (gliaudaci.blogspot.com)>>









6.4.24

LA VIOLENZA SULLE PROSTITUTE È UNA PIAGA SU CUI NON SI PONE ATTENZIONE di marilisa d'amico Marilisa D’Amico, pro-re"rice Unimi l'osservatorio siula violenza asulle donne all’Università Statale di Milano

 Leggi  anche 
È vero che chi non paga una prostituta commette violenza sessuale? (laleggepertutti.it)


I  Crimini commessi contro le donne prostitute sono un problema diffuso e grave, non sempre considerato con la dovuta attenzione a livello sociale. Queste violenze possono verificarsi in una serie di contesti, a partire ovviamente dalla strada, dove queste donne, proprio per la loro vulnerabilità, sono esposte al rischio di subire attacchi fisici, allo stupro e alle aggressioni da parte dei clienti o di individui che appro!ttano della loro situazione. Anche in ambienti ‘protetti’, come le case chiuse clandestine, possono

essere soggette ad abusi fisici, sessuali ed emotivi da parte di gestori o clienti. Per affrontare ef!cacemente il problema delle violenze e dei crimini contro le prostitute, sono ovviamente necessarie azioni su più fronti. Le leggi devono essere rafforzate per proteggerle e per perseguire coloro che commettono violenze contro di loro, inclusi clienti, gestori di bordelli e organizzazioni criminali. È inoltre fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica e promuovere una maggiore consapevolezza sui diritti di chi svolge questa attività e sui rischi che affronta. Questo può essere fatto attraverso campagne di informazione, programmi educativi e collaborazioni con le comunità locali, anche per garantire l’accesso a servizi di sostegno e assistenza. Vi è poi un nuovo aspetto che merita di essere considerato: con l’avvento della tecnologia, molte prostitute, anche in giovane età, svolgono la loro attività online attraverso annunci o siti web, con il rischio di subire ulteriori forme di violenza e discriminazione. È in cantiere una proposta di direttiva dell’Unione europea volta a stabilire norme minime relative alla de!nizione di reati e sanzioni speci!ci per combattere la violenza di genere, con un’attenzione proprio alla cosiddetta cyberviolenza. Un fenomeno che riguarda tutte le donne: alcuni dati dimostrano infatti che una donna su due subisce, almeno una volta nella vita, una qualche forma di violenza online. Dati che ci dicono anche che tali violenze colpiscono in particolare le donne impegnate nella vita pubblica, ad esempio in politica, nel giornalismo e nella difesa dei diritti umani. L’effetto può esser quello di metterle a tacere, ostacolandone la partecipazione alla vita sociale e minando il principio di democrazia”.



due fidanzati infermieri rianimano un uomo in metropolitana a milano ., il mirtillo da recoird misura 4 cm ., ed altre storie

 


la cultura giapponese non è solo anime o manga . il caso delle Muse giapponesi dell’arte italiana La “Duse di Tokyo” ispirò “Butterfly” e la pittrice O’tama Kiyohara in Ragusa decorò le case siciliane

Vista  la  mia ignoranza    in merito  a tali argomenti   apprendo leggendo la  pagina    culturale  de il fatto quotidiano del  5\4\2024  che  oltre  a O’tama Kiyohara in Ragusa ne  ho parlato in : << il Giapponesimo nella cultura italiana non è solo manga ed anime ma anche le opere delle pittrice Kiyohara Otama (清原 お玉?), Eleonora Ragusa \ Otama Ragusa>>   i  rapporti   e  gli scambi culturali  ,  alla  faccia   di chi ancora  considera il nostro paese  come puro ,  nonostante  la  condanna  della storia  ,  tra il Giappone   sono più profondi    che mai   e  che  sono antecedenti a  gli anni  70\80 quando  fu "  invasa   da Manga  ed  Anime  . 

Il Fatto Quotidiano  5\IV\204
    MEMORIE DI UNA (EX) GEISHA Muse giapponesi dell’arte italiana


                             Fabiola Palmeri


<<Oh, che essere di vita profonda, ardente, suggestiva: che donna >>Matilde Serao sulla Sadayakko

Sada Yacco, pseudonimo di Kawakami Sadayakko 


Donne fuori dall’ombra e dal comune. Finalmente illuminate per il rilievo di quanto realizzato con viaggi, pubbliche relazioni e reportage tra l’italia e il Giappone. E questo fin dalla seconda metà
dell’ottocento quando per viaggiare dal nostro Paese a quello dove sorge prima il sole si impiegavano mesi di permanenza su una nave. Il saggio curato da Teresa Ciapparoni la Rocca – Fuori dal cono d’ombra, appunto, fresco di stampa con Lindau – vanta contributi autoriali per ciascuna personalità considerata e si distingue dal genere biografico “perché è ristretto a due Paesi, e allarga ad attività svolte da figure femminili poco conosciute”. Ci si sorprende nell’incontrare insospettabili ritratti di vita, e di come si sia sviluppata una reciproca influenza culturale.

QUELLA SERA DI APRILE del 1902 a Milano, ad esempio, Giacomo Puccini non immaginava cosa gli sarebbe successo andando a vedere uno spettacolo di cui aveva sentito parlare da artisti, tra cui Rodin e Debussy, messo in scena dalla troupe di Kawakami Otojiro di tappa in Itali, dopo Londra e Parigi. La visione lo sorprese più di quanto previsto, soprattutto la performance di Sadayakko – la geisha più famosa di Tokyo diventata attrice di fama internazionale – cosicché tornerà per rivederla in numerose successive serate. E cercherà anche d’incontrarla, ma Sada Koyama in Kawakami, conosciuta con il nome d’arte di Sadayakko – in Italia soprannominata “la Duse del Giappone” – non lo ricevette mai perché troppo impegnata per prestargli attenzione. L’affascinante giapponese venne lodata, seppure con immancabile esotismo, dalla giornalista Matilde Serao, più svelta dei colleghi uomini nel pubblicare un articolo sul Mattino di Napoli il giorno

O’tama Kiyohara
 in Ragusa
 
’’dopo il debutto al teatro Valle di Roma: “Oh, che essere di vita profonda, e ardente o suggestiva, che creatura di visione e di realtà, che donna multanimo e inarrivabile in sua svariata espressione di anima! Sada Yacco!”. Di Sadayakko, che offrì al pubblico italiano il primo esempio di teatralità nipponica, con costumi, movenze, ritmi, e suoni della musica del suo Paese scrive anche nel 1907 Marianna Clelia Abate Arcostanzo, famosa “Donna Maria” della rivista La Donna ,a proposito del femminismo in Giappone. Stimoli potenti per il compositore italiano, intento a lavorare su Madama Butterfly e in assoluto bisogno di consigli sulla musica giapponese. A questo rimediò la signora Oyama Hisako, moglie del ministro Plenipotenziario inviato del Giappone in Italia, dotata di notevole vivacità intellettuale e personalità molto socievole. Hisako parlava fluentemente francese e, all’arrivo in Italia, si applicò per impararne la lingua, organizzando tra l’altro cene e balli durante i quali incontrò più volte Puccini. A lui fece ascoltare canti della tradizione, gli spiegò il contesto e ne tradusse i testi, pure procurandogli diversi dischi e spartiti. Guidandolo così nelle scelte da compiere per Butterfly. Nel saggio si scoprono concatenazioni spontanee tra le protagoniste: Sadayakko a Roma andò a cena dalla signora Oyama, e la soprano Miura Taamaki, Butterfly preferita dal compositore toscano, imparò l’italiano e la parte prendendo lezioni a Londra dalla figlia di Oyama, Sawada Miyoko.

Ma le signore italiane? Anche qui lo stupore non manca. Tra le molte, Angelina Fatta baronessa di Villaurea parte per il Giappone da Palermo nel 1908 con una Kodak a tracolla, pronta a documentare ciò che avrebbe incontrato, forse incuriosita dall’aver conosciuto nella capitale siciliana O’tama Kiyohara in Ragusa, pittrice giapponese che dal 1882 visse per 50 anni a Palermo, dipingendo centinaia di quadri, dispersi tra collezioni private e musei, e decorando le case dell’alta società. Nel 1928-29, fu la giornalista Maria Albertina Loschi ad arrivare in Giappone e, sebbene fascista, scrisse numerosi articoli sulle associazioni femministe e culturali, uscendo dai canoni tradizionali delle “sorelle d’oriente”.Quale sia il filo che unì Palermo al Giappone non si sa, eppure un’altra palermitana di nascita, Topazia Alliata ha avuto un rapporto strettissimo con le isole a forma di libellula, nel bene dell’arte di cui è stata portatrice, così come nel male dell’esperienza vissuta con il marito Fosco Maraini, le figlie Dacia, Yuki e Toni, durante i due anni in campo di prigionia vicino a Nagoya. Eppure, rientrata in Italia e per tutta la vita, Topazia ha continuamente proposto artisti nipponici in gallerie italiane e viceversa. In chiusa di prefazione la curatrice Ciapparoni la Rocca azzarda un delizioso quesito: “Non sarà stata una donna ad aver diffuso qui i sushi e lì il tiramisù? Creando esperienze ed entusiasmi come nessuna missione ufficiale sarebbe stata capace di fare?”. Non stentiamo a crederlo.


5.4.24

DIARIO DI BORDO N 42 ANNO II . finalmente saman abbas può riposare in pace ., vergogna del pd su ILaria Salis ., Il medico legale: “Giulia Tramontano, non si è difesa”. Pubblico escluso dall'aula: "Immagini troppo dure" ., Germania, la Baviera vieta l’uso degli asterichi e dellomschiwa nelle scuole

 






oltre #destraparlamentare ed #extraparlamentare , adesso anche il #PD [ #PDmenoL ] , usa ideologicamente il caso #IlariaSalis .

prima la butta nell'androne politico parlamentare dicendo di volerla candidare( scelta condivisibile se fatta seriamete ) e poi non la mette in lista e la candida . #vergogna . giu le mani da Ilaria salis .






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  da  ILGIORNALE   OLINE   tramite  https://www.msn.com/it-it/ 


Il medico legale: “Giulia non si è difesa”. Pubblico escluso dall'aula: "Immagini troppo dure"

©  da Il Giornale

“Non è emerso alcun taglio di tipo autolesivo. Non si è difesa”. Sono le valutazioni di Andrea Gentilomo, il medico legale incaricato di effettuare l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa incinta al settimo mese a Senago, nell’hinterland di Milano. Il medico ha spiegato che la morte è da ricondurre a un “processo emorragico derivante da lesioni vascolari, in particolare arterie e la vena succlavia”. Quando in aula sono state mostrate le immagini del corpo, tutti i cronisti e il pubblico presente nell'aula della corte d'Assise (in particolare scolaresche) sono state fatte uscire. [..segue qui msn.com/it-it/notizie/italia/sn.com/it-it/ per  coloro che hano stomac forti e gusto del macabro ] . 
vi  rispiarmo quella   non è  cronaca  ma  morbosità . No importa  come  lo ha  fato ,  ma  che lo abbia  fatto  ,  soprattutto   in maniera  cosi bastarda   ed  atroce  



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Germania, la Baviera vieta l’uso di un linguaggio inclusivo nelle scuole

Banditi da tutte le istituzioni pubbliche asterischi o puntini all'interno di un sostantivo, documenti ufficiali, corrispondenza o lezioni scolastiche.


Florian Herrmann, consigliere del premier conservatore bavarese Markus Soeder, ha affermato che la promozione di un linguaggio sensibile al genere sarebbe guidata dall’ideologia. A suo dire tutto questo rischierebbe inoltre di avere un effetto di esclusione nei confronti di coloro che non lo adottano. “Per noi il messaggio è: il linguaggio deve essere chiaro e comprensibile”. “Ma si tratta anche di mantenere aperto lo spazio di discussione in una società liberale”.  Infatti  ,  pur  essendo  per  una  lingua inclusiva   e per  la libertà linguistica   sono  almeno    nei  canali  ufficiali  (  scuola  , istituzioni , ecc )   non gioisco   e cerco di non farne  una battaglia  ideologica   come  i nostri reazionari      affermando che  << [...]   Hanno rotto le balle: che goduria la Baviera che mette al bando la schwa. [...]  >> da https://www.nicolaporro.it  .  Ora   va bene   una  riforma    \  svechiamento  del linguaggio  ed  adeguamento ai  cambiamenti della  società   ma    :



“ L e professoresse sono convocate in assemblea plenaria per le ore 09.30 di domani. Firmato: la rettrice professor Mario Rossi”. E i professori? Convocati anche loro. Dove? «Nella sala delle professoresse». Per l’occasione «le studentesse avranno un giorno di vacanza». E gli studenti? «Anche loro». Non abbiamo alzato il gomito prima di metterci a scrivere. È l’effetto woke. I pensatori “inclusivisti”, che scrivono con asterischi e schwa, sostengono con grande fracasso mediatico che di molte parole finora è stato fatto un uso irrispettoso e sbagliato. Sono invecchiate male. Vanno adeguate ai tempi moderni, che sono fluidi e vendicativi. Per secoli c’è stato un abuso del maschile “sovraesteso”, ossia comprensivo dei due generi e dei due sessi. D’ora in poi sarà sovraesteso il femminile. Lo ha deciso, ponendosi come avamposto dell’esercito woke in Italia, il senato accademico dell’Università di Trento. Che ha promulgato un documento di cinquanta pagine, di cui il rettore Flavio Deflorian, che ormai dovremo chiamare rettrice, fa questa sintesi: «i termini femminili si riferiscono a tutte le persone». La castrazione delle parole procede. A impugnare i bisturi sono soprattutto gli uomini. Che ora quella menomazione non se la infliggono più, come recita una vecchia spiritosaggine, per fare un dispetto alle mogli. Bensì per appagarle e vendicarle.   

                                        ( tacitus  unione  sarda   4\IV\2024 ) 


Una  soluzione  accettabile     mi  sembra  coome    è stato proposto in germania “Autoren” (scrittori) è stato trasformato in ordine sparso in: Autor*innen, Autor/innen, Autor:innen, Autor_innen o AutorInnen. Oppure la versione boldriniana con dentro entrambe le forme: "Autorinnen und Autoren". Cioè modificare   e svecchiare  la  lingiua    ai cambiamenti    della  società ,   un altro è detrurparla  con    simboli  astrusi   ed  incomprensibili  o   i difficile lettura      soprattutto  agli  stranieri  .  Infatti  gli esperti   sono  divisi   a  loro  la  parola   : <<  
Asterischi, schwa e chiocciole: i rischi di un italiano improbabile  >> da www. avvenire.it    

3.4.24

EVVIVA IL DISORDINE DELL’“UMANITÀ”. RISPOSTA ALL'ITELLIGENZA ARTIFICIALE

 Uno degli articoli più  interesanti che ho letto sull'intelligenza  artificiale    è questo


IL CAOS SUPERIORE L’“uomo umano” è come un hacker che infrange il sistema degli algoritmi e ne cambia le logiche automatiche, ponendo la domanda di senso. È l’eccezione logica dell’individuo sulla macchina

FOTO LAPRESSE
Scelte e casualità È nell’errare il vantaggio dell’uomo sulla macchina

Che cosa significa essere umani? È ancora possibile essere umani? In un modo o in un altro i discorsi migliori e più interessanti sull’intelligenza artificiale finiscono sempre su queste domande.

E così accade che sono proprio quelle le domande fondamentali del libro Umano, poco umano (Piemme) scritto a quattro mani da Mauro Crippa e Giuseppe Girgenti. Il nostro futuro è tecnologico: non c’è alternativa. Non si può tornare indietro. Ed è per questo che il vero tema del libro è quello di renderci consapevoli delle qualità irriducibili dell’umano rispetto al tecnologico, impresa non da poco. E allora ecco l’intuizione: sono necessari “esercizi spirituali” – quelli dei filosofi antichi, come ci ha insegnato Pierre Hadot – per restare umani. La logica è quella dell’esercizio, dunque, quella della palestra. E questo fa la differenza perché esalta il fatto che occorre fare sforzo, fatica, compiere movimenti forse innaturali, ripetitivi e sgraziati, non solo piroette eleganti.La questione vera non è se l’intelligenza artificiale potrà diventare umana, ma se l’intelligenza umana potrà “rimanere” umana. Perché il digitale non è uno strumento, ma un ambiente nel quale si sviluppano le nostre relazioni, la nostra capacità di conoscenza e anche la nostra spiritualità, quella per la quale ci poniamo la domanda sul senso delle cose. L’ambiente digitale ha un impatto diretto sul nostro modo di vivere, di capire, di essere in relazione. Il modo in cui manipoliamo tecnologicamente la realtà incide anche sul modo di capire il mondo e sulla cultura. L’aereo ci fa comprendere il mondo in maniera diversa dal carro; la stampa ci ha fatto intendere la cultura in maniera nuova; la fotografia o il cinema hanno aperto nuovi spazi cognitivi e sentimentali di interazione col mondo.

Porre la questione tecnologica è porre una questione naturalmente spirituale. Infatti, non abbiamo ancora ben capito che la tecnologia è frutto della spiritualità dell’uomo e con la spiritualità ha a che fare. E questa è una tesi che la Chiesa, ad esempio, ha sempre sostenuto. Già Pio XII nel 1957 a proposito delle tecnologie diceva che ce ne sono alcune che “più da vicino toccano la vita dello spirito”. Ovviamente la tecnica è ambigua perché la libertà dell’uomo può essere spesa anche per il male, ma proprio questa possibilità mette in luce la sua natura legata al mondo delle possibilità dello spirito.

L’intelligenza artificiale la Chiesa l’aveva prevista decenni fa, almeno. San Paolo VI nel lontano 1964 rivolse un discorso profetico al Centro di Automazione dell’aloisianum di Gallarate, gestito dai gesuiti. In quella circostanza disse: “La scienza e la tecnica ci hanno offerto un prodigio, e, nello stesso tempo, ci fanno intravedere nuovi misteri: il cervello meccanico viene in aiuto del cervello spirituale; e quanto più questo si esprime nel linguaggio suo proprio, ch’è il pensiero, quello sembra godere d’essere alle sue dipendenze”. E proseguiva: “Non è questo sforzo di infondere in strumenti meccanici il riflesso di funzioni spirituali, che è nobilitato ed innalzato a un servizio, che tocca il sacro?”. Queste parole sono straordinarie, geniali. Il timore dei nostri giorni – che Crippa e Girgenti esprimono non senza allarmismo – è che, alla fine, con l’intelligenza artificiale, accada però esattamente il contrario: che si infonda nel cervello spirituale il riflesso degli strumenti meccanici, a tal punto che il cervello spirituale si ponga alle dipendenze di quello meccanico e ne prenda la forma e i processi. Quale sarà l’umanità di quelle persone il cui modo di pensare è in fase di “mutazione” a causa del loro relazionarsi con l’intelligenza artificiale?

A mio avviso, una via la dobbiamo pure trovare, e dovremmo cominciare a relazionarci all’intelligenza artificiale come risorsa per la nostra umanità, come intelligenza “estesa”. I cambiamenti bruschi di “intelligenza” li abbiamo già vissuti nella storia: pensiamo alla rivoluzione dell’illuminismo (al quale poi rispose il Romanticismo). L’umanità produce questi cambiamenti e deve imparare a gestirli con saggezza. Ma so pure che dobbiamo capire bene che cosa ci rende umani, molto umani. A me colpiscono alcune considerazioni, di cui trovo le tracce in Umano, poco umano ,e sulle quali cerco di orientare la mia riflessione.

La prima riguarda il “disordine”. A differenza delle macchine, abbiamo una memoria non estesa ma profonda, intessuta di fragilità psicologiche, di immaginazione creativa, di inconscio. Non possiamo immaginare un inconscio digitale o traumi infantili in una intelligenza non umana. Ciò che distingue l’uomo dalla macchina ordinatrice – in francese si dice ordinateur e in spagnolo ordenador – è proprio il disordine. Il disordine è l’eccezione logica dell’uomo sulla macchina. L’uomo umano è una sorta di hacker che rompe il sistema degli algoritmi e che ne cambia le logiche automatiche, ponendo la domanda di senso.

La seconda è il pensiero. Italo Calvino in un geniale saggio del 1967 dal titolo Cibernetica e fantasmi notava che già ai suoi tempi i cervelli elettronici erano in grado di fornire un modello teorico convincente per i processi più complessi del nostro pensiero: “il velocissimo passaggio di segnali sugli intricati circuiti che collegano i relé, i diodi, i transistor di cui la nostra calotta cranica è stipata”. Ora, non c’è difficoltà ad ammettere che un giorno si possa pervenire all’esatta riproduzione dei meccanismi del sistema nervoso, che ci consentono di pensare. Ma questo non vorrebbe dire che avremmo riprodotto artificialmente il pensiero, ma solo le condizioni perché il pensiero possa manifestarsi. Perché il pensiero si manifesti occorre che il pensiero ci sia. E il pensiero non è riducibile ai suoi meccanismi.

La seconda è l’esperienza del limite che si rivela, in particolare, nel sacro, nel sesso e nella morte. Il sacro è l’“altro” da me, ci offre il senso della soglia, di una trascendenza, che provoca sgomento o attesa o venerazione. Ed è un’esperienza fondamentale dell’essere umano, irriducibile al possesso. L’uomo prima o poi deve “togliersi i sandali”, almeno davanti alla domanda sul senso della sua stessa vita. Il sesso tende all’esperienza del godimento che però deve fermarsi necessariamente a un certo punto perché l’oggetto del desiderio resiste. E alla fine il godimento c’è proprio grazie a questa resistenza, che sparisce nella riproducibilità tecnica infinita della pornografia digitale. E la morte si impone come la possibilità dell’impossibilità di tutte le possibilità, che l’artificiale non conosce. Una terza è il gioco: l’intelligenza artificiale vince sempre. Ma noi godiamo il gioco – una partita a scacchi, ad esempio – esattamente perché è possibile vincere oppure perdere. Altrimenti che gusto c’è?

Alla fine del discorso, però, mi viene un dubbio: che cos’è “umanità” oggi? “Com’è umano lei!”, a volte diciamo per ridere. Forse non ce la facciamo più a essere umani: è diventato impegnativo, e a volte è più facile affidarci a una intelligenza che ci appare onnisciente. Che ci sia una tremenda cifra “religiosa” in tutto questo?

Cantiere o esercito? La sostituzione etnica funziona solo coi lavori di merda da l Fatto Quotidiano3 Apr 2024 ALESSANDRO ROBECCHI

 

Ma chissà perché con salari fermi da trent’anni, l’inflazione che si mangia il carrello della spesa, i giornali che invocano la guerra, i diritti in ritirata, la sanità pubblica gravemente ammalata e un dieci per cento della popolazione che balla intorno alla soglia di povertà, gli italiani fanno sempre meno figli. È davvero un mistero, porca miseria, chi l’avrebbe mai detto? Vabbè, comunque auguri ai 379.000 piccoletti nati nel 2023, pochi ma buoni, benvenuti! E mentre loro se ne stanno beati e ignari nelle loro culle e carrozzine, noi, qui, dobbiamo fare i conti con i giovani italiani che mancano, dannazione.Questo è un problema che ci esporrà a enormi rischi, per esempio quello di leggere altri tweet del ministro Valditara, una specie di incontro di wrestling con la grammatica e la sintassi, dove la grammatica e la sintassi hanno la peggio. Oppure – altro rischio molto sbandierato – di essere vulnerabili ad assalti stranieri all’arma bianca. Nel caso qualcuno ci attaccasse, il nostro esercito è fatto quasi tutto da graduati adipe-muniti, età media altina, reddito basso ma sicuro. Perché, come pare si stia riflettendo negli ambienti della Difesa, non ricorrere ad arruolamenti tra gli immigrati? Una specie di legione straniera, insomma. Non saranno gli “otto milioni di baionette” del Puzzone, d’accordo, ma qualcosa si può fare, e già si ventila – secondo numerose indiscrezioni – di attirare volontari con la promessa della concessione della nazionalità italiana. Insomma, ai “patrioti” che ci governano, che i soldati di truppa abbiano un’altra patria non importerebbe granché.E così assisteremmo al divertente paradosso che se imbracci un fucile ti facciamo diventare italiano, mentre se sei uno straniero – anche nato in Italia – e frequenti le elementari, o le medie, o le superiori, o ti laurei e diventi dottore no, non sei pronto.Naturalmente non è una cosa nuova, questa di prendere stranieri e di fargli fare i lavori che gli italiani non vogliono più fare, basta dare un’occhiata a qualunque cantiere, a qualunque consegna di cibo a domicilio, a qualunque lavoro sottopagato, senza formazione e meno ancora diritti. Insomma, al fronte gli stranieri li mandiamo già, fronte interno, basti vedere i funerali dei lavoratori caduti al cantiere Esselunga di Firenze poco più di un mese fa: per quattro quinti di provenienza straniera (Tunisia e Marocco), alcuni fuori da ogni regola, che meriterebbero almeno una lapide: “Caduti sul fronte appalti & subappalti”.Insomma, la “sostituzione etnica” tanto temuta dal ministro cognato è in atto, e riguarda soprattutto i lavori di merda, rischiosi e sottopagati. Un vero peccato che non si possano mettere gli stranieri a fare anche altre cose che gli italiani non vorrebbero fare. Per esempio i malati. Quel 6,6 per cento di italiani che hanno dovuto chiedere prestiti per pagarsi cure che la Costituzione gli garantirebbe gratis, oppure quei 9 milioni che si dichiarano in difficoltà perché non riescono ad accedere alla sanità pubblica, non potrebbero essere sostituiti da pazienti stranieri? In cambio potremmo dargli la cittadinanza, dopo il funerale. O ancora, oltre al soldato, o all’operaio edile, o al consegnatore di pizze, agli stranieri potremmo affidare anche lavori che gli italiani non sono in grado di fare con i necessari requisiti di “dignità e onore”, come per esempio il ministro del Turismo. È possibile che tra Ghana, Togo e altri Paesi esotici se ne trovi uno non iscritto al registro degli indagati. Proviamo!

2.4.24

amore con #Alzheimer



Quest'uomo ha ottant'anni e insiste per accompagnare la moglie ovunque vadano. Quando le ho chiesto: "Perché tua moglie va in giro distratta, come se non conoscesse nessuno?
"Ha risposto: "Perché ha l'Alzheimer. ”
Così ho chiesto: "Tua moglie si preoccuperebbe se la lasciassi andare o se ti lasciassi?" "
Lui rispose: "Lei non si ricorda di me. " Non sa più chi sono, sono più di due anni che non mi conoscie. "
Sorpreso, ho detto: "Sì ok... anche se così, la accompagni ancora tutti i giorni anche se lei non ti conosce? ".
Il vecchio sorrise e mi guardò negli occhi. Poi mi disse: «Lei non sa chi sono io, ma io so chi è Lei... è l'amore della mia vita" . ❤️".

Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

 Fin ora   credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogni donna   è libera  di  fare  qu...