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20.1.25

Giorno della memoria 2025: nuovi e vecchi libri da leggere, per riflettere e ricordare

 









di Redazione Il Libraio 15.01.2025


Mentre il nostro presente è segnato dalla guerra, diventa ancora più importante ricordare il passato e imparare da esso: ecco un’ampia selezione di nuovi libri per il Giorno della Memoria 2025, tra romanzi, testi biografici, saggi e libri per ragazzi e ragazze. Un’occasione per non dimenticare le vittime della Shoah e le altre vittime del nazismo, riflettendo sulle conseguenze dell’odio e dell’indifferenza, ancora oggi…
Non dimenticare il passato per vivere con più consapevolezza il presente: il Giorno della Memoria, istituito nel 2005 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è da anni una ricorrenza di grande importanza per commemorare gli ebrei vittime della Shoah e le altre persone perseguitate dal Terzo Reich per motivi politici o razziali (tra cui disabili, omosessuali, rom, testimoni di Geova, oppositori politici…).
Ottant’anni fa, il 27 gennaio 1945, i soldati dell’Armata Rossa facevano il loro ingresso nel campo di concentramento di Auschwitz, liberando i superstiti ed entrando in contatto per la prima volta con gli orrori dello sterminio nazista.
A vent’anni di distanza dalla sua istituzione, il Giorno della Memoria 2025 si colloca, ancora una volta, in un clima di guerra, violenza e profonda divisione (basti pensare alla situazione a Gaza), contesto che rende ancora più urgente ricordare le terribili conseguenze dell’odio e dell’indifferenza    onde  evitare   che sia anche    strumentalizzato 

Come ogni anno, sono molti i libri che parlando della Memoria, attraverso storie individuali o collettive, testi di saggistica o romanzi per ragazzi e ragazze. In questo articolo proponiamo un percorso di lettura tra alcuni libri pubblicati di recente sul tema dell’Olocausto, con l’intento di fermarsi a riflettere in un mondo sempre più caotico e divisivo.


Ecco altre letture passate che indagano a fondo il tema del Giorno della Memoria:
Giorno della Memoria 2024: libri per non dimenticare
Giorno della Memoria 2023: saggi, romanzi e biografie da leggere
Giorno della Memoria 2022: i nuovi libri consigliati
Giorno della Memoria 2021: libri sull’Olocausto
Giorno della Memoria 2020: libri sulla Shoah, tra romanzi, saggi e biografie

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Elena Asquini09.01.2023
Primo Levi: i libri e la vita dell'autore di "Se questo è un uomo"
Risplendo non brucio



Tra i romanzi che trattano della Shoah troviamo Risplendo non brucio (Longanesi) di Ilaria Tuti, libro con cui l’autrice torna a unire storia e thriller, recuperando il tema della guerra (già affrontato in Come vento cucito alla terra, Longanesi), questa volta attraverso la storia di un padre e di una figlia. Un tempo Johann Maria Adami era un professore rinomato: ora, però, la sua vita passata è soltanto un lontano ricordo, schiacciato dalla sofferenza quotidiana del campo di Dachau. Il professore viene convocato al Castello di Kransberg, rifugio del Führer, per scoprire la verità dietro alla morte di un soldato nazista. Mentre Johann è costretto a risolvere il mistero, anche sua figlia Ada, a Trieste, si trova da sola ad affrontare un omicidio, lontana dal padre e dal compagno, scomparso tra le file dei partigiani. Una storia di resistenza e di coraggio che si estende dalla storia famigliare a quella collettiva.
Il mantello di Rut



Paolo Rodari, giornalista e vaticanista, firma per Feltrinelli Il mantello di Rut, in libreria dal 14 gennaio. Il romanzo è ispirato alla vera storia di un gruppo di bambine ebree salvate da un prete e da alcune suore, che le nascosero in una stanza segreta sotto la Madonna dei Monti. Il protagonista della storia è Remo, abbandonato dalla madre a dodici anni e diventato poi parroco nel quartiere Monti, il primo rione della capitale. Un giorno il giovane sacerdote incontra Rachele, rimasta vedova, la quale gli chiede di prendersi cura di sua figlia Aida fino al suo ritorno. Ormai anziano, Remo decide di scrivere ad Aida, ora cresciuta, per raccontarle quei difficili mesi del 1943.
La donna dal cappotto verde



Edith Bruck, scrittrice, regista e testimone della Shoah attraverso numerose pubblicazioni (autobiografiche e non) è autrice per La nave di Teseo del romanzo La donna dal cappotto verde (in uscita il 21 gennaio). Un libro in cui si indaga il tema della memoria e della pietà attraverso i personaggi di due donne, divise dal tempo e riunite dal perdono. Mentre sta comprando il pane, la scrittrice e traduttrice Lea Linder viene avvicinata da una donna anziana avvolta in un cappotto verde, che la riconosce come la “piccola Lea di Auschwitz” per poi scomparire nel nulla. Chi era quella donna misteriosa? Come ha fatto a riconoscerla dopo così tanti anni? E se fosse stata un’aguzzina di Auschwitz? Lea inizia così la sua ricerca, che presto diventa più simile a un’ossessione…
Terra di neve e cenere



Tra i libri per il Giorno della Memoria usciti nel 2025 abbiamo quello dell’autrice finlandese Petra Rautiainen, all’esordio con Terra di neve e cenere (Marsilio, traduzione di Sarina Reina, in uscita il 24 gennaio). Il romanzo è ambientato tra gli ultimi anni del conflitto mondiale e il 1947, quando la giornalista Inkeri giunge in una piccola città della Lapponia seguendo le tracce di suo marito Kaarlo, scomparso da anni senza dare sue notizie. La sua pista principale è costituita dal diario di un soldato finlandese, chiamato come interprete all’interno di un campo di prigionia allestito dai tedeschi. Nel corso della sua ricerca la donna entra in contatto con la brutalità e la ferocia della guerra, ma anche con una comunità chiusa e ricca di segreti…
Una volta aperti gli occhi non si può più dormire



Robert Bober, scrittore e sceneggiatore, scrive un romanzo che unisce realtà e cinema: Una volta aperti gli occhi non si può più dormire, uscito in Francia nel 2010 e portato ora in Italia da Elliot (traduzione di Chetro De Carolis, in uscita il 17 gennaio). Ci troviamo nella Parigi del 1960, durante le riprese di un film del famoso regista François Truffaut. Bernard, ingaggiato come comparsa, alla fine non potrà vedere la sua scena, che viene tagliata – eppure il film si rivela comunque essenziale nella sua vita. La pellicola, infatti, è molto simile alla storia di sua madre, divisa tra due spasimanti, oltre che tra la Polonia, la Francia e il campo di Auschwitz. È così che gli eventi presenti e le relazioni del protagonista si intrecciano ai fili della memoria, misteriosi e fragili.
Il falsario di Auschwitz



Tra i libri sulla Shoah troviamo anche Il falsario di Auschwitz di Paul Schiernecker (Newton Compton, traduzione di Micol Cerato e Giulia Zappaterra, in uscita il 14 gennaio). Il romanzo comincia in un Praga sottomessa all’occupazione nazista, dove seguiamo l’amore tra l’affascinante comunista Rose e il tipografo ebreo Georg, il quale comincia a falsificare documenti ufficiali per aiutarla. Entrambi sono deportati ad Auschwitz, ma il loro amore rimane forte anche nell’orrore. Con le sue capacità di falsario Georg riesce infatti a ottenere favori e informazioni su Rose, che nel frattempo è stata spostata a Birkenau. Falsificando il suo stesso tatuaggio riesce a ricongiungersi a lei: è così che il talento di Georg attira l’attenzione dei nazisti, che decidono di servirsene per un’operazione segreta.
Daniel Stein, traduttore



Daniel Stein, traduttore (La nave di Teseo, traduzione di Emanuele Guercett, che torna in una nuova edizione il 21 gennaio) si concentra sulla figura di Daniel Stein, un ragazzo ebreo che riuscì a far scappare trecento ebrei lavorando come traduttore per la Gestapo. La scrittrice russa Ludmila Ulitskaya si serve di testimonianze dirette e indirette, documentazioni e lettere per ripercorrere questa storia vera, tracciando un percorso che si muove dall’Europa orientale all’Israele del dopoguerra, a metà tra biografia, documentario e riflessione sul rapporto tra ebraismo e cattolicesimo.
Il fazzoletto della figlia di Pipino



Rosmarie Waldrop è un’importante poetessa tedesca, autrice de Il fazzoletto della figlia di Pipino (Safarà, traduzione di Cristina Pascotto, prefazione di Ben Lerner), il suo unico romanzo. Protagonisti del libro sono Frederika e Josef Seifert, marito e moglie tra loro molto diversi, costretti a scontrarsi con il terribile piano orchestrato dal Nazionalsocialismo. Riprendendo la leggenda della figlia di Pipino il Breve – che facendo cadere un fazzoletto da un castello fondò la città di Kitzingen, in cui la vicenda si svolge – il libro di Waldrop si interroga sulla possibilità di sfuggire al proprio passato.
A Roma non ci sono le montagne



Ritanna Armeni, giornalista e autrice, ripercorre la storia della Resistenza Romana attraverso l’attentato di via Rasella, avvenuto il 23 marzo 1944 per mano dei Gruppi di azione patriottica. A Roma non ci sono le montagne (Ponte alle Grazie, in libreria dal 14 gennaio) rievoca quei pochi secondi che segnarono la Storia, portando alla morte di 33 soldati tedeschi e all’uccisione di 335 italiani come rappresaglia. L’intento è quello di comprendere e ricordare uno degli episodi più importanti e discussi della Resistenza italiana.


La promessa



Proseguiamo questa selezione di libri sul Giorno della Memoria con La promessa – Una storia di Shoah (traduzione di Sara Arena, in uscita dal 22 gennaio) di Marie de Lattre, posto contestualmente al progetto di rinnovamento della collana di letteratura francese di Edizioni Clichy. Il padre di Marie, Jacques, è un medico diviso tra l’allegria e l’angoscia, abituato a chiudersi nel silenzio quando si parla della sua infanzia. Solo dopo la morte del padre, Marie riceve una busta che spiega il suo passato. Dentro la busta, Marie trova una serie di lettere d’amore e una supplica: “Non dimenticare il bambino”. È così che l’autrice ripercorre la propria storia famigliare fuori dagli schemi, quella che riguarda Jacques e i suoi quattro “genitori”, quattro persone che si sono amate e che con la stessa forza hanno amato quel bambino, lasciandosi con una promessa, poco prima di entrare nel campo di Auschwitz: vegliare su di lui.
La dedica



Anche Miriam Rebhun, autrice di La dedica (Giuntina), racconta la storia personale dell’autrice, alle prese con il passato della sua stessa famiglia: a partire da un messaggio lasciato sulla pagina web dedicata alla memoria di suo zio, Kurt Emanuel Rebhun, Miriam scopre dell’esistenza di una cugina acquisita di settantasei anni, Daphna, che si dichiara figlia di quello zio, morto durante la guerra d’Indipendenza di Israele nel 1948. Alla ricerca di maggiori informazioni su Daphna e sul suo legame con la famiglia, Miriam Rebhun si imbarca quindi per una ricerca appassionante che la conduce da Berlino a Haifa, dalle leggi razziali nell’Europa della Seconda guerra mondiale alla nascita d’Israele.
Il figlio ebreo



Si colloca in questo filone di letture anche l’opera di Daniel Guebel, in libreria con un’opera a metà strada tra autobiografia, narrativa e critica letteraria. Il protagonista di Il figlio ebreo (La nave di Teseo, traduzione di Carlo Alberto Montalto, in uscita il 21 gennaio), infatti, è l’autore stesso, il “figlio” a cui il titolo fa riferimento, diviso tra la rabbia e il dolore causati da un padre violento e l’obbligo a prendersi cura di quel genitore che si sta spegnendo lentamente. In questo libro, Guebel esplora le luci e le ombre della memoria attraverso l’ambiguità del rapporto padre-figlio.
Il numero sul tuo braccio è blu come i tuoi occhi



Passiamo ora a uno dei molti libri sulla Shoah di stampo (auto)biografico: Il numero sul tuo braccio è blu come i tuoi occhi (Newton Compton, traduzione di Marianna Zilio, in uscita il 14 gennaio), scritto dall’autrice tedesca Stefanie Oswalt in dialogo con Eva Umlauf, che in questo libro racconta la sua vera esperienza. Eva è solo una bambina di due anni quando, il 3 novembre 1944, giunge ad Auschwitz, venendo marchiata con il numero A-26959. Al momento della liberazione sua madre è incinta della seconda figlia ed Eva è molto debole a causa della malnutrizione e di altre malattie. Nonostante le difficoltà, però, Eva sopravvive assieme alla madre, trascorrendo gli anni successivi tra flash di memorie e incubi terribili. Solo l’incontro con altri sopravvissuti alla Shoah, tra cui il suo futuro marito, la aiuterà a ricostruire la sua identità perduta.

Quando imparammo la paura



Tra i libri per la Giornata della memoria c’è anche Quando imparammo la paura – Vita di Laura Geiringer sopravvissuta ad Auschwitz (Marsilio, in uscita il 17 gennaio), una biografia redatta da uno dei maggiori esperti della Shoah in Italia, lo scrittore e saggista Frediano Sessi. Partendo dal diario della giovane Laura Geiringer, Sessi racconta il percorso che accomuna molti sopravvissuti all’Olocausto: il timore di non essere creduti, il vano tentativo di ritornare alla normalità, il tormento dei ricordi. In particolare, quelli relativi ai terribili esperimenti che venivano condotti sulle donne ad Auschwitz. Il tentativo è quello di ridare voce alle vite spezzate di Laura e dei suoi famigliari, accanto alle storie perdute di molti altri e di molte altre.
La ballerina di Auschwitz



La dottoressa Edith Eva Eger, sopravvissuta alla Shoah e psicologa, oggi novantasettenne, torna a raccontare la sua dolorosa storia in La ballerina di Auschwitz (Corbaccio, traduzione di Maria Olivia Crosio, pubblicato il 10 gennaio). Già autrice di La scelta di Edith (opera in cui intreccia la sua storia autobiografica alle competenze da psicologa su come superare i traumi e ritornare alla luce), in questo nuovo libro Eger ripercorre nuovamente il suo passato.

Edith ha solo sedici anni quando scopre per la prima volta l’amore e sogna di andare alle Olimpiadi: ha un talento per la danza e un’abilità nella ginnastica, ma niente di tutto ciò la può proteggere dal corso della Storia. Nel 1944 viene deportata ad Auschwitz assieme a tutta la sua famiglia: solo la sorella Magda uscirà assieme a lei da quell’incubo. In queste pagine leggiamo quindi il grido di una ragazza travolta da un Male inimmaginabile, ma capace di rinascere e di continuare a vivere, rimanendo ancora sulle punte…
Crematorio freddo



Tra i libri per il Giorno della Memoria 2025 c’è anche Crematorio freddo – Cronache dalla terra di Auschwitz di József Debreczeni (Bompiani, traduzione di Dóra Várnai, in uscita il 15 gennaio). Scrittore e giornalista ungherese, Debreczeni è sopravvissuto ad Auschwitz, dove è giunto nel 1944, venendo destinato a mesi di lavoro forzato in condizioni disumane. Il “Crematorio freddo” a cui il titolo fa riferimento è il cosiddetto ospedale di Dörnhau, smantellato di forni e camere a gas, dove i nazisti mandavano a morire i prigionieri troppo malati o deboli. Salvato dalle armate russe, nel dopoguerra Debreczeni ha testimoniato la sua esperienza nei campi di lavoro con lucidità e crudezza. Le sue memorie, pubblicate nel 1950 in ungherese, sono ora riscoperte e tradotte.
Mi chiamo Oleg – Sono sopravvissuto ad Auschwitz



Tra i libri autobiografici sulla Shoah troviamo anche Mi chiamo Oleg – Sono sopravvissuto ad Auschwitz (Newton Compton, in uscita il 14 gennaio 2025), scritto da Filippo Boni, studioso del Novecento, autore e giornalista, e Oleg Mandić, nato a Sušac, nell’odierna Croazia, giunto ad Auschwitz a soli undici anni come prigioniero politico, dato che suo padre e suo nonno si erano uniti alla resistenza. Divenuto avvocato e giornalista, Oleg Mandić si è battuto a lungo per la conservazione della memoria: è con questo intento che ha realizzato il suo libro, in cui ripercorre gli episodi più duri e difficili della sua prigionia, fino alla liberazione e al ritorno ad Auschwitz a molti anni di distanza…
Le ragazze della scienza



Le ragazze della scienza di Olivia Campbell (ABOCA, traduzione di Simone Aglan-Buttazzi e Valeria Lucia Gili, in uscita il 24 gennaio) ha come sottotitolo: Come quattro donne sono fuggite dalla Germania nazista e hanno fatto la storia della fisica. La scrittrice e giornalista – già autrice di Le ragazze in camice bianco (Aboca, traduzione di Miriam Falconetti) sulle prime donne medico – riporta alla luce la storia di quattro donne pioniere della fisica, in fuga dalla Germania nazista per via della loro discendenza ebraica: Lise Meitner, Hedwig Kohn, Hertha Sponer e Hildegard Stücklen. La prima fuggì in Svezia, dove scoprì la fissione nucleare, le altre negli Stati Uniti, dove fecero progredire la fisica avanzata nelle università. In ogni caso, attraverso difficoltà e ostacoli, il loro esempio rimane fondamentale per le giovani donne di oggi.
Fotografare la Shoah



Passando invece ai saggi legati al Giorno della Memoria, questo libro indaga la Shoah da una prospettiva diversa, cioè servendosi delle fotografie. Laura Fontana, storica della Shoah ed esperta di didattica, tenta di identificare le immagini più potenti e illuminanti sugli eventi dell’Olocausto, spesso concepito come un evento irrappresentabile e inconcepibile. Fotografare la Shoah. Comprendere le immagini della distruzione degli ebrei (Einaudi, in uscita il 21 gennaio) vuole quindi fare luce sull’oscurità attraverso una serie di fotografie – non direttamente collegate allo sterminio di massa ma capaci di inquadrare avvenimenti preliminari o collaterali al crimine – fondamentali per preservare la memoria e per insegnarci come interpretare le immagini storiche.

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Noi siamo memoria



Noi siamo memoria di Matteo Corradini (Erickson) è una guida per insegnanti, educatori e genitori, un volume che si prefigge di spiegare il senso del ricordare, proponendo anche attività per la didattica indirizzate a ragazzi e ragazze delle scuole superiori, per renderli più partecipi e consapevoli di quella Storia che loro sentono sempre più lontana.
Un mosaico di silenzi



Giovanni Coco, studioso e archivista all’Archivio Apostolico Vaticano, fa luce su una delle questioni più controverse e dibattute del pontificato di Pio XII: la sua posizione sulla Shoah e il suo silenzio verso nazismo e fascismo. Il saggio Un mosaico di silenzi – Pio XII e la questione ebraica (Mondadori, in uscita a marzo) evidenzia quindi le contraddizioni che hanno segnato l’operato di Papa Eugenio Pacelli durante (e dopo) la Seconda guerra mondiale.
1940



La fuga di un gruppo di artisti e scrittori dalla Germania nazista è al centro di 1940. Il grande esodo della letteratura in fuga da Hitler (Marsilio, traduzione di Francesco Peri, in libreria il 24 gennaio). Il critico e saggista Uwe Wittstock – già autore di Febbraio 1933. L’inverno della letteratura (Marsilio, traduzione di Isabella Amico di Meane e Giovanna Targia) – ricostruisce la fuga per la libertà di un gruppo di intellettuali come Hannah Arendt, Walter Benjamin, Heinrich Mann e tanti altri, rifugiati a Parigi e costretti a scappare nuovamente dopo l’occupazione tedesca. Wittstock riporta così alla luce la figura di Varian Fry, giornalista statunitense che ha messo a repentaglio la sua vita per aiutare la loro fuga clandestina.
Individuo e destino



Individuo e destino – La Germania e i suoi filosofi tra due guerre (Il Mulino, in uscita il 10 gennaio), saggio di Stefano Poggi, non tratta strettamente della Shoah, ma permette di identificare il contesto culturale, e soprattutto filosofico, della Germania del primo dopoguerra. Tra i temi fondamentali di quegli anni c’è soprattutto quello del destino, segnato dall’oscurità e dall’incertezza verso il futuro. Si delinea così il fato della Germania, destinato a sconvolgere l’intera civiltà occidentale.
Storia di Tova – La bambina di Auschwitz



Arriviamo quindi ai libri sulla Shoah dedicati a bambini e ragazzi: Storia di Tova – La bambina di Auschwitz (Newton Compton, traduzione di Paola Vitale, in uscita il 21 gennaio) è la storia dell’attivista e testimone dell’Olocausto Tova Friedman, internata ad Auschwitz a soli cinque anni. Arricchito dalle illustrazioni di Manuel Sumberac, in questo libro Friedman ripercorre la sua vita, dai giorni del ghetto ebraico alla sua partenza per gli Stati Uniti, alla ricerca di un nuovo inizio.
Mouschi, il gatto di Anna Frank



In uscita il 14 gennaio, Mouschi, il gatto di Anna Frank – Una bambina, un nascondiglio, un amico a sorpresa (De Agostini, traduzione di Sara Cavarero, illustrazioni di Danuta Wojciechowska, prefazione di Frediano Sessi) di José Jorge Letria racconta la storia della famiglia Frank attraverso gli occhi di un gatto randagio, Mouschi, giunto nel loro nascondiglio segreto. Uno spazio silenzioso in cui però c’è grande spazio per l’amore e per i sogni, soprattutto nelle pagine del diario della giovane Anna, una semplice ragazza che spera un giorno di trovare il suo posto nel mondo.
Casa libera tutti



Tra i libri sulla Giornata della Memoria 2025 c’è anche Casa libera tutti – I bambini di Sciesopoli sopravvissuti alla Shoah (Salani, in uscita il 14 gennaio) di Lorenza Cingoli, scrittrice, sceneggiatrice e autrice televisiva scomparsa nel 2023. Il romanzo si sofferma sulla casa-comunità di Sciesopoli, sulle prealpi bergamasche, in cui nel dopoguerra trovarono rifugio i bambini orfani scampati alla persecuzione nazista. La protagonista è Nina, alla ricerca, come gli altri bambini e bambine, di solidarietà, amicizia e speranza.
Così siamo diventati fratelli



Un libro che celebra l’amicizia tra due ragazzi, accomunati dallo stesso difficile destino: Così siamo diventati fratelli. L’amicizia che salvò Sami e Piero (Mondadori, illustrazioni di Eleonora De Pieri). Quando nel 1944 Sami Modiano e Piero Terracina si incontrano nel campo di Birkenau, hanno perso tutte le persone a loro care: possono contare solo sulla loro amicizia. A raccontare la loro storia è lo stesso Sami Mondiano, assieme a Marco Caviglia, ripercorrendo anche il loro incontro a cinquant’anni di distanza dalla Liberazione e il loro percorso di testimonianza.
Il treno della memoria



Nel gennaio 2005, Paolo, un diciottenne del Sud Italia, arriva ad Auschwitz per la prima volta, rimanendo segnato per sempre. Da quel momento sarà lui a guidare molti gruppi di giovani sul Treno della Memoria, da Berlino a Cracovia e fino al campo di di Auschwitz-Birkenau. Il treno della memoria – Un viaggio per diventare i testimoni di domani (De Agostini, in uscita il 14 gennaio) ripercorre le emozioni dei ragazzi e delle ragazze davanti alle ferite del Novecento, in un percorso che dal passato risuona anche nel loro presente, cambiando profondamente ognuno dei protagonisti, tra dubbi, lacrime e amicizie.

Latino contro schwa, il meme di FdI fa infuriare Loescher Editore del vocabolario IL: «Strumentalizzazione politica inaccettabile»

va bene ci può anche stare fa parte della politica la contrapposizione con l'avversario ma va    fa saputa fare e  non  improvvisata , Infatti è accaduto che per celebrare l’introduzione del Latino alle medie, il partito della Presidente del Consiglio Meloni si lanci entusiasta in un post in cui confronta il più famoso dizionario di latino, l’IL, con la schwa voluta da “loro”, cioè la sinistra.Gli   è andata malissimo perché gli ha risposto nientemeno che la Loescher, ovvero la casa editrice di quel dizionario, invitando caldamente Fratelli d’Italia a rimuovere il post anche se ormai circolano già in rete Screenshot dell'immagine incriminata ( vedere foto a destra ) Ecco La risposta è stata esemplare.
“Loescher Editore ha sempre evitato le strumentalizzazioni politiche dei suoi prodotti editoriali, concepiti esclusivamente per la scuola e l’educazione Non possiamo pertanto accettare che un nostro prodotto sia associato ad un partito, di qualunque indirizzo esso sia. Pertanto, abbiamo chiesto la rimozione di ogni riferimento alla nostra opera "IL vocabolario della lingua latina".
È finita così, con i social media manager di Fdi costretti a far sparire in fretta e furia l’immagine incriminata, modificando il post. Pensavano di attaccare la sinistra. Hanno finito per attaccarsi da soli. facendo L’ennesima brutta figura.

quando l'altruismo diventa eroismo la storia di buondestino lutzu che preferi morie anzichè far cadere un aereo su una scuola

 ringrazio   Gianni Solinas del  gruppo  fb  sei  di tempio  se  .....   . per  avermi  riportato   e  ricordato la  storia     di Buon  destino Lutzu    ( foto  sotto a  centro  )   



Esperto del gruppo
Persona super attiva
 15 gennaio alle ore 17:18 
*** Un grave incidente di qualche anno fa***. Il 14 dicembre 1960 muore in un incidente aereo nei pressi di Villafranca di Verona il giovanissimo ufficiale d'aviazione Buondestino Lutzu, tempiese non ancora venticinquenne. Durante un volo d'addestramento con il caccia 84-F un improvviso inconveniente gli fa temere che l'aereo possa andare a schiantarsi contro una grossa fabbrica e disattendendo l' ordine della torre di controllo rinuncia ad azionare il dispositivo di sicurezza che lo avrebbe sicuramente salvato e opta per una lunga virata che porta il suo aereo in aperta campagna. Muore sul colpo vittima di un altruismo che sfiora l'eroismo. La sua scomparsa suscitò in città un enorme commozione!

19.1.25

diario di bordo n 99 anno III . Poesie , bibbia , molestie di massa e propaganda oliviero toscani

 



Proviamo a dare un po' di colore poetico alle notizie in bianco e nero che circolano sul web, di seguito alcune della parole che hanno risuonato in questa settimana

Il ministro Valditara aggiorna i programmi scolastici  (  ?  )   e punta su alcune cose, tra la  lettura  della  bibbia,il latino,le  poesie  a memoria
 Per il  latino niente  da  eccepire       puo essere  utile  e  formativo  anche  se  non fai   gli stud umanistici    https://www.wired.it/article/latino-scuola-media-ritorno-importanza-studio/ .
Poesia da  imparare a memoria, sarebbe  utile   se       contemporaneamente    portasse   a   comprendere le   opere  poetiche   nella  loro profondità  altrimenti     è solo un apprendimento  memorico   passivo   .  quindi  non ci vedo      un elogio  come  : <<  Suona strano ci siano state critiche a un provvedimento che dovrebbe semplicemente conciliare gli italiani con la propria anima più profonda, quella che si incontra con un’identità di santi, navigatori e poeti, appunto. Ma nelle acque inquinate dei social i navigatori si oppongono a prescindere .  da  ILGiornale  .>> .Infatti   ha  ragione  l'amico  Emiliano  Morrone  : <<  Il problema principale non è che cosa si insegna, ma è come si insegna. Si può insegnare il Latino e la Bibbia coinvolgendo gli studenti, abituandoli al ragionamento e all'autonomia di giudizio. Se radicalizassimo certo modernismo estemporaneo, dovremmo contestare lo studio di Dante Alighieri nella scuola pubblica, trattandosi di autore medievale. E quindi dovremmo propendere per lo studio unilaterale dei miliardari alla Musk, che impongono la loro tecnologia con la forza del potere finanziario. [...] qui il resto del post >>


Bibbia    è  vero     che     l'italia  è  un paese che ha nella sua arte visiva un asset fondamentale non può avere giovani, magari con l’aspirazione di fare pure gli artisti, che si ritrovano di fronte a  rapressentazioni  a  tematiche religiose  o figure  religiose    eche ignorano completamente la narrazione che quel dipinto rappresenta. Che ci piaccia oppure no, la nostra è una società    che    ha   come base    culturale   anche  il  cattolicesimo  . Ma   visto la  iminuzione  dei praticanti e     la   presenza     di cittadini  d'altre     fedi   \  religioni andrebbe   introdotta    insieme  aalla  lettura  ed  il confronto  con  gli altri  testi religiosi  altrimenti dventa  un  quacosa  di confessionale   e   i catechismo , venendo meno  quella  laicità   dello stato italiano   ottenuta con la revisione dei patti lateranensi  ,  e  si  ritornerebbe   indietro    di un  secolo   . 


Molestie di massa

La    destra     usa   a    scopo  progandistico  ed  ideologico    le   molestie di massa perpetrate da gang di nordafricani ai danni di ragazze, colpevoli solo di non sottomettersi al maschilismo. Infatti  : <<  i   fatti sono talmente gravi che dovrebbero mettere d’accordo tutti e tutti insieme dovremmo condannare questi fatti e combatterli uniti. Invece quelle stesse femministe o sedicenti tali, quelle che si indignano per il “catcalling” o il “manspreading” del maschio bianco, ora vergognosamente tacciono. E questo ci dice quali siano realmente gli intenti che le muovono.>> .  Infatti  tendono   a  sminuire  quelle  commesso   da " italiani  "   ed  ingigantiscono  quelli  comesse    da " italiani  "  . 



Oliviero Toscani

La   morte  di   Oliviero Toscani e anche in morte ha diviso il paese. Sui social c’è chi lo celebra  come   un  grande   ,   chi   come santo radial chic  ,  chi invece non gli risparmia attacchi e insulti anche in punto di morte. A me la morte di Toscani ha suscitato domande che riguardano il ruolo dell’artista e il suo rapporto con il potere e con il conformismo delle idee. Cioè, fino a che punto un artista può   essere      libero    o   (  ma  non  è  il  suo  caso  )  inseguire le idee dominanti e farsi bocca del potere ?



18.1.25

Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n XV colpire i punti deboli dell'aggressore ( tecnica da usare in casi eccezionali )

puntate precenti qui la precedente con gli url   alle   altre puntate

Non tutti reagiscono nello stesso modo quando si trovano  davanti a un pericolo. Ci sono diverse componenti che   condizionano la nostra capacità di reazione e la scelta che  andremo a prendere, anche se si tratta di decisioni che  apparentemente vengono prese in tempi brevissimi. Ma ci sono  dei test per tentare di fare una previsione delle nostre reazioni. 

Guardiamo per esempio l’immagine qui sotto 


 Si tratta di un esercizio importante per comprendere qual è la visione d’insieme che abbiamo di questa foto e per capire qual è la parte dominante del nostro cervello, che quindi condiziona le nostre modalità di reazione, anche quando di fronte a noi abbiamo un pericolo. L’emisfero sinistro tiene a freno l’istinto, quindi controlla la parte razionale del nostro comportamento, mentre quello  destro è tipicamente dominante per quanto riguarda l’attenzione esterna, che viene detta esterocettiva, e quindi esclusivamente istintiva. Torniamo all’immagine.
O Se come prima cosa la vediamo dal punto di vista frontale, allora significa che la parte del nostro cervello che usiamo maggiormente è quella sinistra e che quindi abbiamo un approccio più razionale.
O Se invece vediamo la stessa immagine dal punto di vista laterale, allora la parte più usata è quella destra, che invece comporta maggiore ascolto dell’istinto.  

per  approfondire   le  tecniche  

Vi abbiamo già illustrato l’importanza della fuga per scampare a un potenziale pericolo di aggressione. In alternativa, quando il contesto e la situazione lo permettono, è possibile reagire, con tutta la razionalità del caso. Conoscere i punti di pressione sensibili può essere un aspetto vitale dell’autodifesa, anche se è essenziale utilizzare queste tecniche con grande responsabilità e altrettanta consapevolezza di quelle che sono le loro potenziali conseguenze. La sicurezza personale è importante, ma deve essere bilanciata  con un uso responsabile della forza. La testa è il bersaglio
principale ma dobbiamo  evitare di colpire la fronte,la parte più dura, molto più dura delle ossa della mano che contro di essa tendono a rompersi. La parte alta, la nuca, le tempie, il naso, il mento e la mandibola sono le parti sulle quali dobbiamo scaricare tutta la forza,senza rischio di ferire le nostre mani. Colpite a piena potenza e poi scappate. Prendiamo in esame vari distretti, partendo dagli occhi. Colpirli con precisione con le dita provoca dolore e temporaneamente priva della vista il nostro aggressore. Anche il naso può essere un punto decisivo: colpirlo dal basso, con il palmo della  mano rivolto verso il naso,provoca
lacrime e dolore all’aggressore, e soprattutto lascia a voi il tempo di  allontanarvi e discappare. Anche colpire entrambe le orecchie con le mani piatte può essere effcace come sistema di difesa.Questo tipo di azione crea squilibrio per diversi secondi,che possono essere preziosiper darsela a gambe ed evitare il pericolo di una potenziale aggressione. Ancora, un colpo  inferto nella regione addomi￾nale superiore, vale a dire nel plesso solare, è in grado di togliere il fiaato per qualche secondo, anche in questo caso consentendoci di fuggire e  metterci in salvo. Pure un calcio o un pugno inferto sotto la cintura è efficace, concedendoci così la possibilità di mettersi al riparo. Ci sono poi modalità meno convenzionali che possono essere applicate in si tuazioni di emergenza. Per esempio, è possibile grattare, mordere e pizzicare.
Indipendentemente dal tipo di tecnica di difesa, è però fondamentale tenere a mente che l’impiego di queste tecnichedi autodifesa comporta il rischio di infliggere lesioni anche gravi all’aggressore e che pertanto è essenzia le metterle in pratica solo ed esclusivamente in situazioni di reale emergenza  per la vostra incolumità.Altrimenti   non  è  più  autodifesa  ma  violenza   e  rischiate    d'essere  acusate\i    di  lesioni   o  tentato  omicidio   se  il  colpo inferto   è   duro  .


  Infatti   ecco   cosa  suggerisce https://www.corsi.it/blog/come-imparare-autodifesa/

[...] 
Cosa si può fare per difendersi e cosa dice la Legge?
Esistono diverse misure che puoi adottare per accrescere la tua sicurezza personale. Ecco alcune utili raccomandazioni generali:

  • Consapevolezza situazionale: sii cosciente dell’ambiente che ti circonda e presta attenzione a possibili minacce o comportamenti sospetti.
  • Misure preventive: prendi precauzioni per evitare di essere vulnerabile. Ciò può includere l’utilizzo di misure cautelative, come ad esempio porte e finestre ben chiuse e luci esterne accese (se ce ne sono).
  • Autodifesa di tipo verbale: oltre alle tecniche fisiche, che vedremo a breve, puoi praticare tecniche di autodifesa verbale, che includono l’uso delle parole per allontanare una situazione di pericolo o disinnescare un conflitto.
Per ciò che riguarda la legge, è importante consultare le normative specifiche del tuo Paese o della tua regione, poiché possono variare.Tuttavia, generalmente, la legge riconosce il diritto di difenderti in situazioni di legittima difesa, ossia quando la tua vita o la tua incolumità fisica sono minacciate.Qui c’è da prestare attenzione, perché le leggi sulla legittima difesa possono essere complesse e cambiare in base a fattori come la proporzione della forza utilizzata e le specifiche circostanze dell’aggressione.Perciò, è opportuno informarsi sulle leggi locali e, se necessario, consultare un legale esperto per comprendere appieno i tuoi diritti e le responsabilità legali correlate all’autodifesa.Ricorda che la tua sicurezza personale è una priorità, ma è altresì importante agire in modo responsabile e rispettoso delle leggi vigenti.

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con  questo è  tutto 

17.1.25

Scomparso vent'anni fa a Rimini, la madre lo ritrova in Veneto: «Non tornerà a casa, vuole vivere in strada»

Se  quyalcuno\a   sparice  generalmente  non  vuole  essere  trovato   .  o  se  viene  trovato    diventa  intrasigente     come la  storia      che  hio trovato  oggi su  msn.it  


Ha ritrovato il figlio scomparso dopo vent’anni di ricerche, quando negli ultimi tempi la speranza pareva affievolirsi sempre di più. E invece, il caso ha sorriso ad una 87enne riminese che ha potuto reincontrarlo all’inizio di gennaio: l’ultima volta che lo aveva visto aveva 30 anni ed era giovane. Oggi di anni lui, Stefano Zini, ne ha cinquanta
Ma è stato un sorriso amaro, quello della madre, che ha dovuto accettare, per il momento, la scelta del figlio, intransigente. «Non torno a casa ormai, questa è la mia vita». Lei, la signora Maria, vive a Rimini da tempo, ma Stefano lo ha ritrovato a Conegliano, in Veneto, la regione in cui il 50enne si sarebbe trasferito da tempo.
La denuncia di scomparsa era stata presentata solo nel 2022. Le generalità dell'uomo, corredate da qualche foto segnaletica scattata in diversi periodi della sua vita, erano quindi nei database delle forze dell’ordine  .Per una casualità Zini era stato fermato da una pattuglia della polizia locale di Conegliano all'inizio di gennaio e aveva fornito i suoi documenti: tutto combaciava con l’identikit della persona scomparsa ricercata in Romagna, motivo per cui la madre è stata subito allertata.La signora Maria è stata assistita nelle ricerche dall’associazione Penelope per la tutela delle persone scomparse e dei loro familiari, presieduta in Emilia-Romagna da Marisa Degli Angeli, nota non solo per il supporto fornito a numerosi familiari alla ricerca dei cari di cui non hanno più notizie, ma anche per un dramma vissuto in prima persona, la scomparsa misteriosa della figlia Cristina Golinucci nel lontano 1992.

La storia di Stefano e Maria – racconta – è molto toccante. Anche drammatica, al di là del fatto che una madre e un figlio si sono ritrovati. Quando abbiamo avuto la segnalazione sul ritrovamento io e mio fratello Giuseppe ci siamo attivati subito. Io in quei giorni avevo incombenze urgenti da risolvere, qui a Cesena, mio fratello Giuseppe è partito con Maria per Conegliano».
Poi, l'incontro tra madre e figlio. «Quando si sono visti, Stefano quasi non l’aveva riconosciuta. Poi si sono per così dire, ritrovati, ma lui ha manifestato la decisione di continuare a vivere per strada». Clochard per scelta si direbbe. Degli Angeli quasi ogni giorno passa qualche minuto al telefono con l’87enne per sostenerla. «Sento spesso sua madre – continua – ed è molto provata. È molto triste ed è rimasta colpita dalle condizioni del figlio. Ha paura per il suo destino e anche per il suo stesso futuro, essendo molto anziana».
Già alla fine dello scorso anno, l’87enne aveva sperato di poter riabbracciare il figlio. Una dipendente di un supermercato di Gorizia aveva segnalato alle forze dell’ordine una persona che si aggirava spesso nei dintorni, e dai riscontri erano emerse presunte somiglianze con l'uomo scomparso. Anche in quel caso la donna aveva intrapreso un viaggio della speranza dalla Romagna verso il Nordest. Poi però, una volta incontrata la persona in questione, era emerso che non si trattava di Stefano Zini.
Il passato della famiglia del clochard è complesso da ricostruire, come quello di tanti nuclei familiari. Nessuno è in grado di spiegare che cosa abbia spinto il 50enne ad allontanarsi dalla Romagna nel 2004 per vivere in strada in un’altra regione. Si sa solo che all'inizio degli anni 2000 Stefano era stato ospitato in un istituto di Forlì, una piccola comunità, poco tempo prima di scomparire nel nulla.

La controversia sulla decisione di non vendere il libro do vanacci a Castelfranco Veneto



Nei giorni scorsi, la libreria Ubik di Castelfranco Veneto, gestita da Clara Abatangelo (  foto  a  sinistra  )   è stata coinvolta in un episodio che ha sollevato  ancora  una  volta   ,  vedere   il caso  del 21016     quando  Una libreria di Catania dice no al libro del figlio di Riina , interrogativi sulla libertà di espressione in Italia. Ad  esso   va aggiunto  il   fatto   che la libraia ha ricevuto una lettera minatoria dopo aver rifiutato di vendere “Il mondo al contrario” di Roberto Vannacci, un libro che ha suscitato
polemiche per i suoi contenuti controversi. Questo evento ha scatenato un’ondata di solidarietà da parte di lettori e colleghi, ma ha anche attirato critiche e attacchi  da parte di chi sostiene che la libertà di espressione debba avere dei limiti.
Il libro di Vannacci, un ex generale dell’esercito italiano, è stato al centro di un acceso dibattito pubblico. Le sue affermazioni, considerate da molti come provocatorie e divisive, hanno portato a una reazione forte da parte di diverse associazioni e gruppi. La decisione di Abatangelo di non vendere il libro è stata interpretata da alcuni come un atto di censura, mentre altri la vedono come una scelta legittima di un’imprenditrice che non vuole promuovere contenuti che considera dannosi.  Dimenticandosi  che   la  libertà  è   

ovvero anche decidere di non vendere libri del genere chi lo vuole lo compera da un altra parte La lettera minatoria ricevuta dalla libraia ha ulteriormente amplificato la questione, portando alla luce il tema della sicurezza per chi opera nel settore della cultura.



La reazione della comunità è stata immediata e variegata. Molti lettori e scrittori hanno espresso la loro solidarietà a Clara Abatangelo, sottolineando l’importanza di difendere la libertà di scelta e di espressione. Eventi di sostegno sono stati organizzati presso la libreria, trasformando il luogo in un simbolo di resistenza contro la censura. Tuttavia, ci sono anche voci critiche che avvertono del rischio di normalizzare la violenza verbale e le minacce nei confronti di chi esprime opinioni impopolari. Questo episodio ha messo in evidenza le tensioni esistenti nella società italiana riguardo alla libertà di espressione e al rispetto delle opinioni altrui.
Infatti     ciò   che  dovrebbe    far  riflettere   è   oltre    ai   consueti  haters      c'è  il fatto     che  
, invece di solidarizzare con la libraia, in centinaia (“tra cui tantissime donne”, racconta) hanno cominciato a insultarla perché - tenetevi forte - “se l’è cercata”.
Io invece penso ,    come   il  video  sopra  riportato     ,  perchè  come  tu  sei  libero  di :   leggerlo ,  venderlo  ,  ecc , io sono   libero  di  fare  il contrario  a    te   leggerlo .. Inoltre    tale   decisione   non solo che sia una sua libera scelta, di quelle che ogni libraio compie ogni giorno, ma anche, in questi tempi balordi, un piccolo grande atto di resistenza \  guerrglia  contro  culturale  .
E le reazioni violentissime, le minacce, nei suoi confronti    sono lì a dimostrarlo.

Social e dintorni Altro che censure, servirebbe una scuola che formi anche al Web

  

la  censura    sui  social  e  non solo  , volendo essere buoni, il filtro che un’entità non meglio definita dovrebbe mettere tra il messaggio e il destinatario, mi fa venire in mente due  aspetti :  19  chei  dice  che la  tecnologia  ed  internet  ci stanno rovinando quando  invece  non è il mezzo in se  ma   il come lo si  usa    .,  2)  il solito paternalismo di chi ritiene di sapere e guarda la massa con un certo sussiego, segnalando in questo caso il veleno dell’analfabetismo funzionale al quale bisogna opporre un antidoto. Un antidoto però che è  secondo  molti   una toppa e non la vera soluzione, la quale non può prescindere  dalla consapevolezza  dell'uso   che  ne  facciamo  .La censura, non solo dovrebbe essere evitata, ma sarebbe   un rimedio  inutile se l’istruzione si occupasse di fornire gli strumenti necessari alla comprensione della “società social”. Il ministero dell’istruzione – e non mi riferisco solo a quello attuale, prosaicamente definito “del merito” – già da diversi anni si sarebbe dovuto occupare del problema. Il punto è che per non affogare nel mare degli ipertesti, in cui le informazioni si moltiplicano rimpallando tra una pagina web e l’altra, qualcuno dovrebbe fornire agli studenti e  alle  famiglie  una bussola per scegliere le fonti più attendibili e per comprendere ciò che leggono (non esattamente un comune testo). Il “qualcuno” a cui mi riferisco non è tanto   l’insegnante che  generalmente  ha il buon cuore di segnalare ai suoi allievi il faro per non andare alla deriva, ma quello a sua volta formato pochi  purtroppo  in questo senso. Perché non pensare oltre  ad  aggiornare  gli insegnanti   a  nuovi esami    nel  corso di laurea  e  di abilitazione   e  poi una nuova materia scolastica? Che so, si potrebbe chiamare "filologia del web”. La scuola dovrebbe servire a rendere le nuove generazioni consapevoli, individui che si fanno domande e non seguono anestetizzati le linee guida di un algoritmo. Grazie dell’attenzione e buon lavoro


                                          Barbara  


GENTILE BARBARA, la sua lettera ha il pregio di portare l’attenzione verso il nodo cruciale. La questione della censura dei social, il cosiddetto fact-checking, infatti, prescinde totalmente dal grado di consapevolezza della popolazione, dalla sua crescita culturale e dal discernimento necessario a non farsi abbindolare da notizie false. L’unico modo per fronteggiare un degrado della comunicazione, elemento prezioso per una “sfera pubblica”, è quello di essere dotati di conoscenze adeguate. La nostra scuola svolge sempre meno questo compito e le linee guida che il ministro Valditara ha appena reso note – poesie mandate a memoria e studio delle “saghe nordiche” – non fa certamente ben sperare.

Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

   Dopo  la  morte  nei  giorno scorsi  all'età  di  80 anni   di  Maurizio Fercioni ( foto sotto  a  sinistra )  considerato il primo t...