Capolavoro. Capolavoro. L'Italia è in semifinale all'Europeo: 2-1 alla Norvegia, decide la
doppietta di Cristiana Girelli. Nel mezzo la rete di Hegerberg, che prima sbaglia un calcio di rigore e a noi interessa poco. Quello che interessa è che le azzurre almeno fino a martedì prossimo saranno in Svizzera. Giovedì sera conosceremo la nostra avversaria: o la Svezia che non fa tanto paura, o l'Inghilterra che invece è campione in carica. Qualcosa di unico: mai prima d'ora, con il torneo a 16 squadre, le azzurre avevano raggiunto questo traguardo.
Meriti
L'artefice di tutto questo è Andrea Soncin. Il tecnico che ha risollevato un gruppo che sembrava disunito. Che era disunito dopo la legnata al Mondiale. Il tecnico ha lavorato tanto, ha dato coraggio, ha portato idee e ha ridato fiducia. Incredibile. Non si può non menzionare un ct che si è calato immediatamente nel nuovo lavoro - veniva dal Venezia maschile - non parlando mai di calcio femminile, ma di calcio. Le sue lacrime dopo il passaggio della prima fase sono già iconiche. E anche Gravina, a Ginevra, si gode la festa. Ci sarà tempo per pensare al prossimo step, per capire le contromisure. Per preparare il tutto.
Emozione
«Incredibile e bellissimo. Un bel messaggio per tutto il movimento. Il regalo più grande che possiamo fare a tutte le bambine che ci guardano» ha detto Soncin alla fine del match. «Siamo orgogliose, la storia viene scritta per quello che è stato fatto prima. Merito a chi c'era prima. Il merito delle ragazze è grandissimo. Hanno fatto qualcosa di eccezzionale. Godiamocela. Tra qualche minuto penseremo alla semifianale
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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19.7.25
La vita insegna ad amare di donna,d'altri tempi utente facebbok
uomini grandi non solo nello sport . Pedro Eliezer Rodríguez Ledesma, meglio noto come Pedro e Gian Marco pozzecco
E invece quando il papà l’ha pubblicata su Instagram, questo semplice momento di gioia è stato subissato di una quantità fuori scala di commenti omofobi, sessisti, violentissimi, grondanti odio puro nei confronti del piccolo Marc, di Pedro, della famiglia.
Al punto che Pedro è stato costretto a un certo punto persino a chiudere i commenti.
Questo è il Paese e il mondo in cui viviamo, un Paese al contrario in cui un bambino di 8 anni viene insultato da dei sedicenti adulti per una tiara in testa, perché non rispecchia gli stereotipi del branco, perché non è come loro. Per fortuna!
Però, in questa storia, c’è spazio anche per tanta bellezza. Ed è così che deve finire, con la splendida risposta di Pedro a tutti i miserabili odiatori.È l'unico modo che hanno gli analfabeti funzionali per sfogare le proprie frustrazioni, hanno una vita talmente demmerda che se non trovano qualcuno su cui riversare odio e bile poi rischiano di affogare nella propria miseria. Hanno la sfiga di dover fare tutto con un neurone malandato, neanche se ne rendono conto.
Una sorta di lettera aperta che è un messaggio d’amore per il figlio e un esempio di cosa significhi essere un padre.
"Marc è un bambino fantastico, con una sensibilità fuori dal comune. Ha un modo tutto suo di vedere il mondo, e io ogni giorno imparo qualcosa da lui. Per il suo compleanno ha voluto una festa a tema Lilo & Stitch, con una tiara in testa e un vestitino. Mi ha guardato e mi ha detto: ‘Papà, posso?’ E io gli ho detto sì, ovviamente. Perché dovrebbe esserci qualcosa di sbagliato nel voler essere felice nel proprio giorno speciale?
Le foto le ho pubblicate con orgoglio, com’è giusto che sia. Poi ho visto i commenti, alcuni davvero pesanti. Non tanto per me, ma perché mi fa rabbia pensare che ci siano ancora persone che non sanno vedere oltre i loro pregiudizi. Marc è mio figlio, e io lo amo esattamente per com’è. Non mi interessa se qualcuno storce il naso: io so quanto è speciale, quanto è amato, e quanto è libero. E se c’è qualcosa che voglio insegnargli è proprio questo: che può essere chi vuole, senza paura”.
Che parole straordinarie.
E che uomo straordinario. Molto prima del grande giocatore che è
Trentatre anni fa moriva nella strage di via d'Amelio, Emanuela Loi, di Sestu ( SU ). Fu la prima agente di scorta a morire in Italia. A lei tocco' con Paolo Borsellino. ricordate ?
18.7.25
Coppia viaggia per 370 km per un’attrazione inesistente: ingannati da un video AI diventato virale
Una coppia di anziani dalla Malesia ha viaggiato per oltre 370 chilometri da Kuala Lumpur fino a Perak, convinta di poter vivere un'esperienza mozzafiato a bordo di una funivia panoramica nel villaggio di Kuak Hulu. La delusione è arrivata all’arrivo, quando hanno scoperto che l’attrazione turistica tanto attesa non esisteva affatto: era tutta opera dell’intelligenza artificiale. Secondo quanto riportato dal South China Morning Post, la coppia è arrivata il 30 giugno nella località di Pengkalan Hulu, dove si era registrata in un hotel. È lì che ha chiesto informazioni sul “Kuak Skyride”, un presunto servizio di funivia promosso in un video online in cui appariva un giornalista intento a esplorare il paesaggio, intervistare turisti e gustare piatti locali con vista panoramica. La receptionist dell’hotel, ha raccontato l’incredulità iniziale provata davanti alla richiesta della coppia: “Ero così scioccata... Ho spiegato alla signora che quel video era stato creato con l’intelligenza artificiale e che non era reale”. Il video mostrava infatti un conduttore AI, apparentemente realistico, di un canale inesistente chiamato “TV Rakyat”, che guidava gli spettatori attraverso un viaggio immersivo tra foreste e montagne, culminando con una visita a uno zoo di cervi. Secondo indiscrezioni, il contenuto sarebbe stato generato con la tecnologia di Google Veo 3. Alla scoperta dell’inganno, la donna si è detta furiosa e ha addirittura minacciato un’azione legale contro il giornalista apparso nel filmato. La receptionist ha dovuto spiegare che non solo l’attrazione, ma anche le persone presenti nel video – incluso il presunto reporter – erano completamente artificiali. “Perché qualcuno dovrebbe mentire? C’era persino un giornalista!”, avrebbe ribattuto l’anziana turista. Il caso non sarebbe isolato. I media locali riferiscono di un altro utente online i cui genitori sarebbero stati vittime dello stesso video ingannevole, arrivando a spendere 9.000 ringgit malesi (circa 2.120 dollari) per noleggiare un furgone e raggiungere la fantomatica attrazione. Il filmato ha circolato ampiamente sui social prima di essere rimosso, in seguito alle crescenti polemiche. Ma l'episodio riaccende l’allarme sulla diffusione virale di contenuti generati dall’AI e la difficoltà, per molti utenti, di distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è
EVITATE PARCHEGGI ISOLATI E TENETE LE CHIAVI ED IL CELLULARE IN MANO IN MANO I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n XXXV + azioni immediate in caso diaggressioni in auto o prima d'entrare in essa
N.B
Le frasi in corsivo e fra parentesi , all'articolo di Antonio Bianco sul settimanal Giiallo , sono mie libere intuizioni no sono presti nel testo originario e la seconda foto sono create tramite https://chatgpt.com/ e https://it.freepik.com/
Vi trovate in automobile da sole e dovete parcheggiare. Senza naturalmente voler fare “terrorismo”, dobbiamo ricordarvi che il pericolo, purtroppo, è sempre in agguato [ di giorno e di , soprattutto di notte ] . Il primo consiglio è quello di prestare la massima attenzione al luogo in cui parcheggiate. Preferite sempre zone frequentate e ben illuminate, meglio ancora se visibili dalla strada o dalle case. Evitate invece zone isolate, parcheggi sotterranei o circondati da vegetazione fitta. Se possibile, parcheggiate quanto più possibile vicino al luogo che dovete raggiungere. Non dimenticate un dettaglio importante: lasciate [ oviamente insignificante o di poco conto per evitare d'attirare ladri ] nella vostra automobile un ella un oggetto che faccia supporre che con voi ci sia anche un uomo o qualcuno con voi , una cravatta o una giacca al posto del passeggero , per esempio, potrebbe andare benissimo [ oppure un cane o vero o in miniatura ad aspettarvi come la foto sotto a destra se osservate \ " atenzionae "da lontano possono creare effetti ottici e quind fa desististere \ spaventare ] Ancora, prestate massima attenzione alle possibili “trappole”. Oltre a non far salire in auto sconosciuti, diffidate [ è vero che lo si che no è bello generalizzare \ fare di tutta un erba un fascio ma non si sa mai ] di chi potrebbe chiedervi aiuto [ o vuole vendervi qualcosa o chiedere elemosina ] in maniera poco credibile. Se, per esempio, qualcuno vi avvicina dicendovi che ha un problema alla sua automobile, se siete sole andate oltre [ opppure chiedeteli se ha bisogno di un meccanico \ carro attrezzi , ecc ] . Se notate la presenza di oggetti o biglietti insoliti sul parabrezza o sul tergicristallo, [ non toccateli subito ma fatelo arrivati\e a casa o sul posto di destinazione poiché potrebbero essere segnali di controllo o messaggi tra malviventi o eventuali truffe \ trucchiper farvi uscire dalla macchina ] .Salite immediatamente in auto, chiudetevi dentro e spostatevi in un luogo sicuro. Prima di scendere o di salire in auto tenete le chiavi [ ed il cellulare ] in
mano, in modo che siate pronte a chiudere o ad aprire rapidamente la vettura in caso di necessità. Bloccate immediatamente le portiere non appena salite in auto e non fermatevi a lungo in macchina per telefonare o semplicemente per sistemarvi, perché una sosta prolungata potrebbe attirare attenzioni non desiderate. Fidatevi del vostro istinto, e se per qualunque ragione un luogo vi mette disagio, cercate immediatamente [ se possibile] un’alternativa. Nel caso in cui uno sconosciuto si avvicini a voi infastidendovi o in modo invadente, evitate confronti e allontanatevi [ o se non potete fate finita di chiamare la polizia \ forze dell'ordine un moroso o un amico che vengono a prendervi o avete appuntamento ] nel caso questi metodi di prevenzioni dell'articolo non dovessero funzionare o essere applicabili Siate pronte a reagire, ma sempre e soltanto con la massima prudenza, ricordando ancora una volta che la soluzione migliore è allontanarvi rapidamente e chiedere aiuto.ecco alcune azioni alternative e complementari che possono aumentare le possibilità di mettersi in salvo:
🚨 Azioni immediate in caso di aggressione in auto
Suona il clacson ripetutamente: è un segnale di allarme che può attirare l’attenzione di passanti o residenti.
usare cellulare pronto con chiamata vocale dei numeri d emergenza in particolare il 112 (numero unico di emergenza in Italia) anche se non puoi parlare: la chiamata può essere tracciata. Mettere tal i umeri ( forze ell'ordine , amici intimi , familiari , ecc ) pre impostati nei numeri rapidi ciè quelli che mettete come preferiti sulla home
Accendi le luci di emergenza per segnalare una situazione anomala.
fai partire in caso di minaccia o d'aggressione una suoneria d'allarme . scaricati e mettiti sul cellulare suonerie della polizia e suoni di notifica che puoi impostare per le chiamate in arrivo, i toni di allarme e gli avvisi SMS o militari del tipo quella dell'addunata o sveglia . oppure se non sei terrozzizta \ spaventata usa se lo hai con te un fischietto d'arbitro o ad ultra suoni cosi intervi.ene un cane o il padrone se è a passseggio con il cane
Usa lo spray al peperoncino se lo hai a portata di mano e se la legge locale ( ma anche non se davanti ad un aggressione . lo so che passerai dei guai ma potrei avere delle atteuanti ) ne consente il possesso.
Fuggi se possibile: se l’aggressore è fuori dall’auto, metti in moto e guida via, anche se devi infrangere qualche regola stradale. Oppure come il link « Strategie Avanzate di Autodifesa » di https://www.wildfidenza.com/ riportato in una puntata precedente se è giù i macchina ( passaggio ad un autostopista \ o passaggo da uno sconoscoiuto , attacco violento del partner , ecc ) : «Se l’aggressore e riuscito a salire in auto e ti minaccia mentre sei alla guida, gioca d’astuzia e tampona (piano) l'auto che ti sta di fronte : quest’azione potrebbe salvarti la vita poiche quasi certa mente lui fuggira[...] »
📚🧠 Strategie preventive e psicologiche
- Non lasciare oggetti di valore in vista: Borse, soldi, dispositivi tecnologici o altri oggetti di valore non dovrebbero essere visibili all'interno dell'auto. Riponili nel portabagagli prima di arrivare al parcheggio, per non farti osservare.
- Non lasciare chiavi o carte di credito in auto: Evita di nascondere copie delle chiavi o carte di credito all'interno del veicolo.
- Lasciare il cassettino aperto: Per mostrare che non c'è nulla di valore al suo interno.
- Prepararsi prima di scendere e salire: Prima di scendere dall'auto, osserva l'ambiente circostante. Quando torni a prenderla, tieni le chiavi in mano (nella mano dominante) prima di entrare nel parcheggio.
- Percorrere le aree principali: Cammina al centro dei passaggi principali del parcheggio, evitando di muoverti a caso tra le vetture.
- Essere consapevoli dell'ambiente: Non usare cuffie o cappucci che limitino la tua vista o l'udito. Cerca di avere almeno una mano libera.
- Parcheggiare per una fuga più rapida: Se possibile, parcheggia con il muso dell'auto rivolto verso la rampa di uscita per essere più visibile e veloce in caso di necessità.
- Non opporre resistenza, almeno che sia addestratta o non conosca e non frequenti corsi di. autodifesa e di'arti marziali in caso di aggressione: Se, nonostante le precauzioni, vieni colto di sorpresa, ricorda che la tua vita e la tua incolumità sono più importanti. Non opporre resistenza, specialmente se l'aggressore è armato.
- Evita di parcheggiare in luoghi isolati o poco illuminati, soprattutto di notte.
- Tieni sempre il cellulare carico e a portata di mano, magari con un'app di emergenza attiva (come “112 Where ARE U”).
- Simula una chiamata o parla ad alta voce come se stessi comunicando con qualcuno che ti aspetta: può scoraggiare un aggressore.
🛠️ Equipaggiamento utile da tenere in auto
| Oggetto | Utilità |
|---|---|
| Spray urticante | Difesa immediata |
| Torcia potente | Accecare temporaneamente o segnalare |
| Power bank | Per non restare senza telefono carico |
| Martello frangivetro | Per fuggire in caso di blocco |
| Finta sirena o allarme⁕ | per dissuadere l’aggressore |
Il coraggio di Francesco Crispo di San Giovanni in Fiore (Cosenza),Scacco matto alla resa. La “restanza” di Francesco contro lo spopolamento di Emiliano Morrone

Come un fulmine, poi arrivò inatteso il Covid. Tutto chiuse, senza indizi di previsioni incoraggianti. Francesco e sua moglie Rossella rimasero invece lì, operativi, al ristorante. Lei possedeva già il titolo di parrucchiera, ma aveva rinunciato all’attività per collaborare con il marito. Nell’incertezza generale e
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| Al lavoro con la moglie all’epoca del Covid |
Nel 2022 il ristorante iniziò a risentire dei cambiamenti intercorsi. Sua moglie, intanto, aprì finalmente il proprio salone. Avevano due attività e una figlia piccola, ma il mondo si trasformava ancora. La pandemia svanì ma il mercato mutò basi, mezzi e ritmi. I consumi calarono, la clientela divenne più incerta. Si faticava.
Francesco, che non aveva preso contributi pubblici, cominciò a usare i risparmi per coprire le perdite, con l’affetto e il sostegno immancabile della madre e del padre. Dopo gli arrivarono proposte da fuori. In Abruzzo lo cercarono per aprire un nuovo locale. Ci pensò, ma sua moglie aveva già il salone avviato e la figlia iniziava a camminare e parlare. Trasferirsi avrebbe significato ricominciare da capo, da zero. Ancora una volta. Decise allora di restare, di provarci, di reinventarsi e rischiare come prima. Ridusse quindi i coperti e puntò sulla qualità.
A un certo punto, Francesco sperimentò un particolare impasto di successo e rivide il menù. Soprattutto, aggiunse il pesce, scelta rara in Sila, dove si mangiano carne, salumi, pietanze dai sapori forti. Il ristorante cominciò a proporre antipasti di mare, primi leggeri, secondi più curati. Alcuni clienti storsero il naso, altri apprezzarono. I numeri iniziarono a migliorare: meno tavoli, più margini.
Rimanere a San Giovanni in Fiore non è affatto una scelta romantica. È invece una battaglia quotidiana contro un’inerzia che aleggia e, non di rado, una mentalità soffocante. È costruire qualcosa in un luogo in cui vi è la tendenza a livellare, appiattire, spegnersi. È un segnale che il territorio può ancora dare, se qualcuno ci mette le mani, la testa e il cuore. Francesco ci ha provato, non molla ed è felice. Scacco matto.Nel gennaio 2021 nacque la loro bambina, Helèna. Francesco la vide solo per pochi istanti. Erano le regole di allora: distanza, bardatura speciale, disinfettante, compressione degli affetti. Fu un attimo, tra gioia e smarrimento. Dopo tornò subito al lavoro.
Emiliano Morrone
noi gli emarginiamo o creiamo barriere architettoniche e loro ci donano il sangue . Carbonia: «Noi in prima linea per le donazioni di sangue» Il gesto dei soci del “Naba”, associazione che si batte per i diritti dei disabili
di solito li emarginiamo li trattiamoi di 💩 loro invece è il caso di
Unione sarda 17\7\2025
Carbonia: «Noi in prima linea per le donazioni di sangue» Il gesto dei soci del “Naba”, associazione che si batte per i diritti dei disabili
«Alcuni mesi fa ho avuto un problema con l’emoglobina e sono venuto direttamente a conoscenza del problema della scarsità delle donazioni di sangue. Una volta guarito mi sono ripromesso di fare la mia parte e anche se la mia salute non mi consente di essere un donatore ho deciso di scendere in prima linea per promuovere questo importante gesto. Sono le parole con le quali Andrea Deiana, presidente del Naba, l’associazione che a Carbonia si batte per l’abbattimento delle barriere architettoniche, spiega quando è nata l’idea che, nei giorni scorsi, ha portato i soci del Naba a partecipare a una tappa fondamentale per il bene della comunità: donare il sangue.
Il gesto – «Non era un evento straordinario, solo persone comuni con la volontà di fare qualcosa di straordinario. – scrivono i soci – abbiamo scelto di iniziare la giornata al Centro trasfusionale di Carbonia-Iglesias per dare il nostro contributo e lanciare un messaggio chiaro: ogni goccia di sangue può essere vita per qualcuno. Donare il sangue è un atto semplice, ma di immenso valore. Spesso bastano alcuni minuti per compiere un gesto che può fare la differenza tra la vita e la morte per qualcuno. Dietro ogni sacca donata c’è una persona che riceve speranza, forza e vita». Non tutti, come Andrea Deiana, hanno potuto donare: «Molti di noi hanno problemi di salute – puntualizza il presidente del Naba – eppure abbiamo voluto esserci comunque, un gesto simbolico che riteniamo essere molto importante». Uno dopo l’altro sono entrati per parlare con il personale sanitario e si sono messi a disposizione: «Donare il sangue mi rende tanto orgogliosa – dice Patrizia Casu – soprattutto in questo momento di grave carenza visto che nei mesi estivi, purtroppo, si verifica spesso un calo nelle donazioni». Della stessa idea Giorgio Santoru, anche lui iscritto dell’associazione che si è recato al centro trasfusionale per fare la sua parte: «Siamo qui presenti certi di fare una cosa giusta per tutti – ha detto – credo che promuovere la donazione sia un gesto importantissimo: chi può donare deve farlo». E lo ha ribadito anche Katiuscia Pani, del direttivo dell’associazione, che ha donato il sangue in contemporanea con Patrizia e Giorgio: «Molte persone hanno necessità di sangue ma le donazioni scarseggiano – ha detto – basta avere più di 18 anni (sino ai 65) e pesare più di 50 chili. Ovviamente per avere informazioni e sapere se è possibile fare la propria parte, basta recarsi al centro trasfusionale e il personale sarà pronto a dare tutte le informazioni necessarie».
L’ospedale – Il plauso e il ringraziamento da parte della Asl Sulcis non ha tardato ad arrivare: «Stiamo affrontando un momento complicato sul fronte delle donazioni – spiega la dirigenza Asl – le sale delle donazioni restano vuote per giorni e la domanda di sangue è in costante aumento. Per questo il gesto del Naba ci emoziona e ci auguriamo che possa promuovere la cultura della donazione». Ogni donatore riceve controlli gratuiti dello stato di salute, e in più, per dirlo col Naba «la consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande».
Stefania Piredda
DIARIO DI BORDO N 136 ANNO III Yona Roseman, obiettrice di coscienza israeliana: «Non mi arruolo in un esercito che sta commettendo un genocidio» -. giovani e la terra la storia di fabio.barbato., sardegna terra multietnica il caso de ponziesi
In Israele la leva militare è obbligatoria. Yona Roseman ha 19 anni e ad agosto «andrò in un carcere militare perché ho rifiutato di arruolarmi». Ha scelto di rendere pubblica la sua decisione ed è entrata a far parte delle rete di attivisti di Mesarvot, un'associazione che offre supporto e sostegno legale ai giovani che scelgono di non combattere. «La mia famiglia non l'ha presa bene, alcuni amici di scuola hanno tagliato i ponti con me. Spero in uno stato democratico in cui tutti abbiano uguali diritti e i rifugiati palestinesi possano tornare. Penso che prima o poi succederà»
AYona Roseman, 19 anni, è stato chiesto di indossare la mimetica, armarsi, e andare a combattere. L’arruolamento è previsto per agosto ma «io non combatterò», dice. E sa già che questo rifiuto le costerà il carcere militare. Non sa per quanto tempo dovrà restarci. Ma per chi come lei si è rifiutata più di una volta la permanenza può variare dai 30 ai 200 giorni consecutivi.
In Israele il servizio militare è obbligatorio sia per gli uomini che per le donne, al compimento dei 18 anni. L’obbligo di leva si estende anche ai cittadini israeliani che vivono all’estero e a quelli con doppio passaporto. Dopo l’inizio della guerra tra Israele e Hamas il governo israeliano ha approvato un’estensione della leva a 3 anni per uomini e donne per i prossimi 5 anni. Mentre il governo di Netanyahu continua a bombardare senza sosta la Striscia di Gaza e porta avanti l’occupazione illegale della Cisgiordania, cresce il numero di soldati che rifiutano di servire e aumentano i casi di suicidio tra i militari.
Yona Roseman fa parte della rete di Mesarvot, un gruppo di attivisti che rifiuta di prestare il servizio militare obbligatorio. Una realtà che offre agli adolescenti che devono arruolarsi aiuto per evitare che accada e supporto legale. Non esiste un dato preciso di obiettori nel Paese. Mesarvot entra principalmente in contatto con quelli che rendono pubblica la loro decisione. Dall’inizio della guerra ne hanno sostenuti già quindici. «Vengo dal Nord di Israele, ora vivo ad Haifa». Per presentarsi Roseman di se stessa dice: «Sono un giornalista e un attivista contro il genocidio, l’apartheid e gli sfollamenti forzati. Quasi due anni fa ho maturato la scelta di rifiutarmi di combattere, mi ero resa conto di non poter servire in un esercito che sta sostenendo un regime illegale e antidemocratico a discapito di milioni di persone. Ma col passare del tempo la scelta di non combattere è diventata molto più semplice: non ci si arruola in un esercito che sta commettendo un genocidio».
Per Yona rifiutarsi di combattere e basta non bastava: «Dopo aver già deciso di non arruolarmi, mi sono resa conto che avrei dovuto rendere pubblico quel rifiuto. La sensazione di potere che deriva dal rifiutare a gran voce quella che si presume essere la norma mi ha convinto che fosse la cosa giusta per me. La mia famiglia non l’ha presa bene, non ha appoggiato questa scelta, ma col tempo ha imparato a capirmi. Alcuni amici di scuola hanno tagliato i ponti con me per questa decisione, a parte questo non ha avuto grandi conseguenze finora. Ma il mese prossimo andrò in un carcere militare perché ho rifiutato il servizio». Roseman ha incontrato la rete di Mesarvot nel 2023, durante una protesta contro l’occupazione israeliana. «Mi aiuta con il supporto legale e mediatico, nella relazione con i miei genitori e, soprattutto, mi fa sentire parte di una comunità che sostiene e celebra la mia decisione».
Si può sostenere Mesarvot con delle donazioni, ma anche con atti simbolici come «inviare lettere a chi si è rifiutato di combattere e ora si trova in carcere». Yona ha una speranza chiara sul futuro: «Desidero uno stato democratico in cui tutti abbiano uguali diritti e i rifugiati palestinesi possano tornare. Credo che prima o poi succederà. Spero di poter continuare a lottare per ciò che è giusto qui, non mi vedo vivere da nessun’altra parte
dalla pagina facebok di Sardegna.Sardinia.Italy
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da Vistanet sezione sardegna
In Sardegna sino a pochi decenni fa c'erano tanti ponzesi (qualcuno, molto anziano, è ancora vivo). Sapete perché arrivarono qui da noi?
Lo sapevate? Perché in Sardegna ci sono molte persone originarie dell’isola di Ponza?
In Sardegna sino a pochi decenni fa c’erano tanti ponzesi (qualcuno, molto anziano, è ancora vivo). Sapete perché arrivarono qui da noi?
In Sardegna, fino a pochi decenni fa, vivevano tantissime persone originarie dell’isola di Ponza — e qualcuna, molto anziana, è ancora viva oggi. Ma perché mai tanti ponzesi arrivarono proprio qui da noi? La risposta affonda le sue radici in una storia affascinante fatta di mare, fatica e migrazioni silenziose.
Ponza, una piccola isola di appena 10 chilometri quadrati, situata nell’arcipelago Pontino, contava già oltre 3.000 abitanti nel 1861. Dopo un lungo periodo di spopolamento dovuto alle incursioni barbaresche, l’isola fu nuovamente abitata da pescatori provenienti da Ischia e dalla Campania, che trovarono nel mare la loro fonte di sostentamento. Ed è proprio il mare che li spinse, a partire dalla metà del 1800, verso nuove rotte. I pescatori ponzesi iniziarono a dirigersi a nord per pescare, e con il passare degli anni quel flusso si intensificò: se all’inizio erano soltanto tre o quattro imbarcazioni, tra il 1940 e il 1960 se ne contavano più di venti. Alcuni puntavano decisi verso la Sardegna, verso La Maddalena, Santa Teresa di Gallura, Porto Torres e Isola Rossa, Golfo aranci ,Vignola \ Aglientu . Altri invece si fermavano prima, affascinati anche loro dalla ricchezza ittica attorno all’isola di Montecristo.
Le barche da pesca, costruite a Ponza nei cantieri di Sant’Antonio e Santa Maria o a Terracina, ricordavano nella forma le feluche nordafricane: snelle, resistenti, perfette per il tipo di navigazione richiesto. I ponzesi seguivano diverse rotte verso la Sardegna, toccando anche Arbatax, Siniscola, Carloforte, e spesso le loro barche venivano trasportate su bastimenti aragostai, detti mbrucchielle, che le sbarcavano appena giunti a destinazione. Quando la pesca in Sardegna non dava frutti, risalivano il mare fino all’Elba, pescando a Montecristo, per poi tornare infine a Ponza a fine stagione.
In principio, quasi tutti i pescatori facevano ritorno a casa; solo in pochi restavano a svernare all’Elba, a Montecristo o in Sardegna. Ma con il tempo, quel pendolarismo stagionale si trasformò in migrazione stabile. Molti pescatori decisero di trasferire le proprie famiglie nei porti sardi dove passavano gran parte dell’anno: così nacquero le prime piccole comunità ponzesi in Sardegna, discrete ma presenti, legate alla pesca e alla fatica, al vento e alla salsedine.
Ma l’avventura dei ponzesi nel Mediterraneo non si fermò qui: alcuni si spinsero anche più lontano, verso la Tunisia, sull’isola di La Galite (Galitone), a 80 chilometri dalla costa tunisina e a circa 150 dalla Sardegna. Sempre inseguendo il pesce, sempre seguendo le rotte del mare.
Ecco perché, ancora oggi, nelle storie sussurrate dai vecchi pescatori sardi o nei cognomi che tradiscono origini lontane, sopravvive l’eco di Ponza, un’isola che ha lasciato la sua impronta sulle coste della Sardegna. Una storia poco conosciuta, ma incredibilmente ricca e viva.
17.7.25
che strano La meloni e company che criticano israele perchè esistono le vite di serie A e le vite di serie B.
di cosa stiamo parlando
Gaza, colpita la chiesa dell Sacra Famiglia: ferito a una gamba padre Gabriel Romanelli
Colpita da un raid la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza. Il Patriarcato latino di Gerusalemme conferma che l'attacco alla chiesa cattolica della Sacra Famiglia a Gaza ha provocato tre morti e 10 feriti. Si è infatti aggravato il bilancio delle vittime. Due invece sono gravi, cinque sono in condizioni stabili e tre sono feriti leggeri. Ferito alla gamba il parroco, don Gabriel Romanelli. Secondo quanto risulta all'Ansa, da fonti vicine al Patriarcato di Gerusalemme, Israele si sarebbe giustificato affermando che si sarebbe trattato di «un errore di tiro». Informato dei raid israeliani anche Papa Leoen XIV, questa mattina, a margine di una udienza a Casetl Gandolfo, ad un gruppo di pellegrini.
«I raid israeliani su Gaza colpiscono anche la chiesa della Sacra Famiglia. Sono inaccettabili gli attacchi contro la popolazione civile che Israele sta dimostrando da mesi. Nessuna azione militare può giustificare un tale atteggiamento». Ha dichiarata in una nota la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Le vittime
Sono Saad Issa Kostandi Salameh, 60 anni, portinaio della parrocchia di Gaza, e Foumia Issa Latif Ayyad, un'anziana donna, due delle vittime dell'attacco israeliano contro la chiesa della Sacra Famiglia nella Striscia. Lo riferisce Vatican News. Secondo fonti locali, la donna di 84 anni si trovava nel momento dell'attacco in una tenda della Caritas adibita a centro per il sostegno psicologico a sfollati e popolazione palestinesi.
«Gli attacchi dell'esercito israeliano contro la popolazione civile a Gaza non sono più ammissibili. Nel raid di questa mattina è stata colpita anche la Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, un atto grave contro un luogo di culto cristiano. Tutta la mia vicinanza a Padre Romanelli, rimasto ferito durante il raid. È tempo di fermarsi e trovare la pace». Lo scrive su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Ferito padre Gabriel Roamanelli
Padre Gabriel Romanelli è il parroco della chiesa della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia cattolica nella Striscia di Gaza. Argentino di origini italiane e membro dell'Istituto
L’esperto di look delle auto Ferrari Il sogno realizzato di Pier Paolo Fadda: dai primi modellini alle fuoriserie
La passione per le auto ce l’ha sempre avuta. Quando aveva un anno, non camminava nemmeno, ma guidava e si prendeva cura della sua macchinina giocattolo. Alcune poi le smontava e rimontava. Azione premonitrice: con tenacia, questa passione è diventata il suo lavoro. Ma c’è di più. Pier Paolo Fadda, 35enne pabillonese, è andato oltre. Si occupa della preparazione estetica di bolidi che appartengono a sceicchi, miliardari e case automobilistiche di livello mondiale: Ferrari, Porsche, Lamborghini, Bugatti. Gli inizi
Il primo corso di detailing risale a otto anni fa. Pier Paolo aveva un lavoro come progettista tecnico, poi in un’azienda produttrice di latte e derivati, ma la passione per le auto era troppo grande. Spinto anche dagli amici, decide di mollare il suo impiego e di aprire la sua attività: un inizio titubante frenato dalla pandemia. Ma Pier Paolo non si è arreso. Come un pittore con la sua tela, ha cominciato con umiltà e precisione a prendersi cura di auto sempre più complesse e preziose, affinando la tecnica e lo sguardo. Ogni lucidatura, ogni correzione, ogni trattamento non è mai uguale all’altro: «Ci sono lavori che non si misurano in ore ma in millimetri, in riflessi. Se mi emoziono, mi ritengo soddisfatto del risultato finale».
La passione
Negli anni ha frequentato workshop con formatori internazionali imparando i segreti del car detailing professionale. Ha trattato auto storiche da concorso, sportive da collezione e hypercar del valore di milioni di euro. Ogni volta, la stessa concentrazione. Sono tante le manifestazioni a cui Fadda ha partecipato: dal 2020 collabora in Costa Smeralda al concorso di eleganza Poltu Quatu Classic, al Fuori Concorso di Como, dove supercar antiche e moderne vengono messe in vetrina, fino alla collaborazione con la Bugatti insieme a un gruppo di colleghi.
La svolta
Poi è arrivata la chiamata che cambia tutto. Era il 2023. «La prima volta che mi ha contattato Ferrari pensavo fosse uno scherzo – racconta – per qualche secondo ho disconnesso il cervello. Mi sono occupato della cura dei modelli impegnati nel tour promozionale in Sardegna. È stato il mio primo contatto diretto con Maranello». Quella chiamata si è trasformata in una collaborazione continuativa con un’azienda che fornisce servizi di detailing agli eventi ufficiali Ferrari. Da allora, Fadda ha lavorato su diversi modelli prima ancora che venissero mostrati al pubblico: «Sono stato la prima persona a mettere mano su una macchina pronta ad uscire, preparandola ai servizi fotografici per TG, blog, riviste».Tutto avviene nel massimo riserbo. «Durante il lavoro vengono apposti sigilli alle fotocamere, per regolamento aziendale. È giusto così. Mi tengo le emozioni per me». Nessuna foto da postare, nessun dettaglio da mostrare di quel che bolle in pentola nella casa del Cavallino. E, nel mentre, quando rientra in Sardegna, continua a prendersi cura delle auto che arrivano a farsi belle nella sua attività a Villacidro.
Norvegia-Italia 2-1: azzurre in semifinale all'Europeo. Decide la doppietta di Girelli
meno male che c'è il calcio femminile a rendere onore al calcio italiano .
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16.7.25
La figura del recuperante È una figura storica che nell'Altopiano di Asiago ha avuto un senso.
- il recupero a scopo commerciale, la cui ricerca nei siti delle guerre è finalizzata al ritrovamento, restauro e vendita dei reperti, presso i mercatini sparsi nel Nord e centro Italia o durante le fiere normalmente denominate "Militaria" o simili.
- il recupero a scopo collezionistico o storico, che impronta la sua ricerca nel ritrovamento, il restauro conservativo e la creazione di una collezione o la cessione dei reperti a musei e collezioni pubbliche.
I recuperanti: Ermanno Olmi e la memoria dell’Altopiano di Asiago di Montagna.TV⁕⁕
A Quartu un laboratorio gratuito sull’intelligenza artificiale per i giovani disoccupatiUn’occasione per poter guardare al futuro con consapevolezza e competenza
Il Municipio di Quartu (foto Lai)Un ponte tra sociale e innovazione, un’occasione per i giovani quartesi, per anticipare la concorrenza entrando ora nel mondo dell’intelligenza artificiale, capire come gestirla, come sfruttarne il potenziale, e guardare al futuro con consapevolezza e competenza. Un obiettivo possibile grazie al laboratorio “AI Generativa”, promosso dal Comune di Quartu Sant’Elena in collaborazione con C22 Consulting.
Il percorso gratuito di alfabetizzazione in intelligenza artificiale avrà inizio a settembre e durerà 3 mesi, con lezioni in presenza, nella sede messa a disposizione dall’amministrazione comunale, completate dai collegamenti on line. Il corso è aperto ai diplomati disoccupati (ma anche diplomandi) tra i 18 e i 30 anni residenti a Quartu. «L’intelligenza artificiale non è ancora molto conosciuta ma è già presente nella nostra vita, e in un futuro ormai prossimo lo sarà sempre di più - commenta l’Assessore ai Servizi sociali e alle Politiche generazionali del Comune di Quartu Marco Camboni -. Si rende sempre più necessario conoscerla, saperla amministrare, e imparare a farlo ora può dare un bel vantaggio ai giovani. Per questo abbiamo voluto offrire questa opportunità ai nostri ragazzi, che potranno formarsi realmente, acquisire skill subito spendibili e sentirsi stimolati dalla possibilità di avere una ‘patente’ di questo tipo».
Il percorso pratico e innovativo per entrare nel mondo dell’AI Generativa permetterà di scoprire come utilizzarla per creare contenuti digitali e come comunicare in modo efficace e valorizzare il proprio territorio, in particolare riguardo la cultura e gli eventi locali. Un’esperienza che, al di là dell’attestato di partecipazione rilasciato al termine del percorso, garantirà competenze reali e spendibili. “Conoscere il potenziale dell’intelligenza artificiale generativa, saper maneggiare tools ormai indispensabili significa aprirsi a nuove, più concrete prospettive di lavoro. Ci aspettiamo quindi grande partecipazione da parte dei quartesi, perché è un’opportunità da cogliere assolutamente” aggiunge con convinzione l’esponente della Giunta Milia.
Per partecipare alla selezione è necessario inviare la candidatura, completa di tutta la documentazione accessoria - autocertificazione di residenza, stato di disoccupazione, documento di identità e curriculum vitae - alla mail candidaturelabai@c22.consulting. La scadenza è fissata per il 20 luglio.
ma allora è un vizio . anche i vip in declino usano l'arte dello scrocco e vivere a spese dei gonzi il caso di Andrea Diprè che usa in maiera distorta il GoFundMe,
Non gli darei un euro. Al momento attraverso una raccolta fondi Gofundme, ha raccolto 1.400 euro. Mi meravigiglia quanti gonzi ci siano che ignorano che molte comunità terapeutiche per persone che soffrono di tossicodipendenza sono gratuite, soprattutto quelle gestite da enti pubblici, associazioni non profit o religiose.
✅ Comunità gestite da enti religiosi o associazioni no profit Ad esempio: San Patrignano, CeIS, Comunità Incontro, Dianova, ecc. In molti casi non richiedono pagamento, oppure chiedono un piccolo contributo volontario.L’accesso può essere diretto o tramite Ser.D.
Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti
Dopo la morte nei giorno scorsi all'età di 80 anni di Maurizio Fercioni ( foto sotto a sinistra ) considerato il primo t...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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iniziamo dall'ultima news che è quella più allarmante visti i crescenti casi di pedopornografia pornografia...
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Ascoltando questo video messom da un mio utente \ compagno di viaggio di sulla mia bacheca di facebook . ho decso di ...














