10.8.05

Il sangue degli innocenti......













Chiedo scusa

E' estate e bisognerebbe pensare solo a divertirsi.   Lo so, ma......Un commento sul blog scolastico, (www.broccati.splinder.com), di una mia studentessa di 14 anni sugli attentati di Londra, che io ho letto solo in questi giorni, mi ha fatto riflettere, ancora una volta, sulla violenza fisica, certamente, ma anche psicologica a cui i più giovani sono sottoposti quotidianamente. Veramente i giovanissimi sembrano non avere certezze nel domani. La mia studentessa mi chiedeva: Perchè? Io non le ho dato una risposta!!!

 

 Girotondo di Edward Sgubj




_Chi sei, da dove vieni tu, bambina,
che sei coperta di polvere bianca
come un mugnaio e te ne stai da sola
a guardare curiosa i nostri giochi?
Vieni qua a giocare con noi al girotondo!

_Io sono Jane e quando con la mamma
fui travolta dal crollo delle torri,
pensai al babbo e a Jimmy, il fratellino
che non avrei più visto.
Mi ero fatta portare fin là sopra
per guardare la città dall'alto.
Da lassù si vedeva la foresta
dei palazzi che sembravano alveari
e le strade brulicanti di persone
che correvano, frenetiche formiche.
Anche nel giardino della nostra
casa di campagna, nel New Jersey,
c'erano colonne di formiche;
e il babbo le schiacciava sotto il tacco.
Quando il fumo ci avvolse e fra le grida
disperate e i pianti comprendemmo
che non c'era più nessuna via di scampo,
per un attimo pensai che Lui ci vede,
per i suoi fini, che noi non comprendiamo,
come piccoli insetti da schiacciare.
Oh, come è grande la bestialità dell'uomo!
La mano omicida che ha colpito
provocando una strage di innocenti
non è giusto che resti impunita!
Ma nessuno potrà mai sapere
i limiti esatti della giustizia umana,
della vendetta impietosa e del pretesto ingordo!
Una sola cosa è certa:
altri bambini moriranno ancora
dilaniati dalle bombe
o sepolti sotto mura sgretolate,
vittime ignare di un rancore sordo
portatore di dolore, sangue e morte.
E tutto il mondo poi sarà travolto
da una spirale di morte e di violenza,
mentre l'odio si diffonde come un virus
e infetta la crosta della terra.
Oh, questo orrore non avrà mai fine?

_Io sono Mohamed e se mi domandi
perché sono gonfie le vene del mio collo
ti dirò che di tetano son morto.
Abitavo a Bagdad, coi miei fratelli.
Un giorno mio padre ci chiamò in casa
e, dopo aver pregato tutti insieme,
ci parlò commosso
e ci baciò uno alla volta.
Poi se ne andò col suo fucile
sopra un camion diretto nel deserto,
mentre mia madre piangeva sotto il chador,
e più non lo vedemmo.
Quando mi ammalai per una stupida ferita
che mi procurai frugando fra i rottami,
mia madre raccolse in un fagotto
le sue povere cose e le portò al mercato
per venderle e comprar le medicine;
non trovò nulla e ritornò piangendo.
Di notte, mentre stavo male,
vidi il padre mio che mi veniva
incontro sorridendo e mi diceva:
_Vieni con me, Mohamed, nel deserto
che è coperto di fiori,
andiamo a giocare coi cammelli
che vanno nel vento e trottano leggeri.
E così dicendo mi prese sulle spalle.

_Io sono Omar, di Gaza, e quando fui colpito
a morte mentre lanciavamo i sassi,
come per gioco, contro i carri armati,
mia madre pianse e maledì la terra,
quella nostra arida terra che da sempre
è intrisa di lacrime e di sangue.
Ora che cosa faranno i miei fratelli,
umiliati e scacciati dalle loro
misere case e poi privati
di ogni minima speranza?
Impugneranno la clava di Caino,
grideranno la loro disperazione,
si faranno saltare col tritolo!
Finiranno prima l'odio o le pietre, in Palestina?

_Io non ti vedo
ma prendimi per mano, io sono Yoko
e ho gli occhi seccati dalla bomba
che deflagrò nel cielo di Hiroshima.
Ho la pelle ustionata e le mie carni
sono come infette e piagate.
Non si chiuderanno più le mie ferite.
Ora di nuovo
sono tornati a fiorire nei giardini
di Hiroshima le piante dei ciliegi
ed è ripresa
la vita operosa della gente;
ma io piango,
coi miei occhi incrostati di sale,
perché gli uomini hanno già dimenticato
le atrocità bestiali della guerra
e stanno preparando
chissà quali altri orrori!

_Io sono Anna, la bimba ebrea del ghetto,
e vidi coi miei occhi deportare
i miei cari nei campi di sterminio.
Erano marchiati come bestie
e andavano in fila come agnelli
scortati da una muta di cani
feroci che latravano.
Dopo l'interminabile inverno che passammo,
io e altri bambini, in una fredda
e umida baracca, i miei polmoni
erano consunti dalla tisi.
Poi venne il disgelo e in una
limpida giornata d'aprile vidi
un filo di fumo che saliva.
E avrei voluto
librarmi leggera con quel fumo
nel cielo terso della primavera;
perché era una bella giornata per morire....
e quel fumo era mio padre.

E questo bimbo negro che tu vedi
è Buba, che è morto di fame;
non sa parlare perché è piccolino,
ha le gambe stecchite e la panciona
grossa e piena di vermi,
ma vuole sempre ridere e giocare.
Venite qua bambini, facciamo il girotondo!

_Giro, giro tondo,
gira sempre il mondo,
il mondo è sempre in guerra,
si distruggerà la terra,
morirà tutta la gente,
a nessuno importa niente.
Uno, due, tre,
di mo-ri-re toc-ca a te!

1 commento:

compagnidiviaggio ha detto...

credo che questo post sia la risposta a quella tua alunna