9.6.09

Obama per la pace in Medio Oriente, contro gli insediamenti


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


Cari amici,

Obama sta chiedendo con forza al governo di destra di Israele di fermare gli insediamenti, che stanno distruggendo le speranze di pace -- diamo vita ad un coro globale di voci per aiutarlo a sovrastare l'agguerrita opposizione in Israele e negli Usa.

Le cartine della Cisgiordania mostrano come i Palestinesi siano ormai confinati in parti molto ridotte della loro terra: Il Presidente Obama ha appena tenuto un discorso straordinario in Egitto, nel quale si è impegnato personalmente a costruire la pace nel Medio Oriente. La sua prima mossa è stata sorprendentemente di sfidare il nuovo governo di destra di Israele, alleato americano mettendolo sotto pressione per far cessare la politica autolesionistica degli insediamenti (colonie illegali sul territorio riconosciuto dagli Usa e dal mondo come palestinese). Questo è un raro momento di crisi e di opportunità. L'ardita strategia di Obama deve fare i conti con forti resistenze, e avrà bisogno di aiuto da tutto il mondo nei prossimi giorni e settimane per rafforzare le sue intenzioni. Iniziamo subito con un coro globale di voci a supporto dell'affermazione di Obama che gli insediamenti nei territori occupati devono finire. Faremo pubblicare il numero delle firme su importanti giornali in Israele e a Washington (dove ci sono tentativi di alienare a Obama il supporto del Congresso Usa).

C'è ampio consenso sul fatto che gli insediamenti siano un impedimento importante al raggiungimento della pace, un punto di vista condiviso anche da una maggioranza silenziosa di Israeliani. In combinazione con una rete di barriere e posti di blocco queste colonie ormai tappezzano la Cisgiordania, occupando il territorio e obbligando i Palestinesi a vivere come prigionieri in enclavi sempre più piccole. Fino a che questo tema non sarà affrontato sembra impossibile costruire sia un vero stato paestinese che un pace durevole, di qualsiasi sorta Per gli stati arabi che cercano di impegnarsi ad aiutare la pace il fermare gli insediamenti è un test fondamentale per la credibilità di Israele. Dobbiamo chiedere anche alle altre parti in causa di fare passi audaci. Se riusciamo ad aiutare Obama a mantenere questa linea sugli insediamenti, a far cambiare strada alla politica israeliana e a incoraggiare i Palestinesi e altri stati arabi a offrire una mano tesa, un nuovo inizio per il Medio Oriente diventa possibile. Ma nulla di tutto questo potrà accadere senza un movimento di opinione globale che agisca e supporti il processo.

Leggi le parole di Obama, aggiungi la tua firma e fai girare la voce ora:


Con speranza e determinazione,


Paul, Raluca, Ricken, Brett, Paula, Graziela, Rajeev, Iain, Taren, Milena, Luis, Alice e tutto il team Avaaz

Senza titolo 1517

  L'AVETE LETTA LA FIABA I TRE ANELLI ?  :-)


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La morte dell'hamburgher

Death by Hamburger_2001La morte dell'hamburgher! David LaChapelle, uno dei più grandi fotopoeti del nostro tempo. Ho scelto questa immagine perchè è l'icona del nostro "mondo", della "Cultura Occidentale", dualista e separatista che divide l'uomo dall'anima per tirarne fuori le sue doti peggiori, attraverso un processo che comunemente chiamiamo: CONSUMISMO. Tutto ha un tempo determinato, così anche i valori, la morale i principi recano scritto nell'etichetta  la data di scadenza. A questo altare si distruggono le culture e l'arte dell'uomo. Si distrugge la filosofia e la religione e si costruiscono sempre nuove sovrastrutture superficiali che hanno il compito di distruggere e fagocitare il concetto base al quale, come alieni, si sovrappongono. Tutto con il solo scopo di produrre sempre e ad ogni costo senza valutare o verificare l'impatto del "nuovo" sul "vecchio".  Non pensate che mi sia innamorato di un vecchio cammino filosofico del XX sercolo che parte dalla contestazione al modello capitalistico occidentale esemplarmente enunciata da Marx, oggi più che ieri attuale, no. Sto parlando, per fare un esempio, di FAMIGLIA, di ONESTA' INTELLETTUALE, di MORALE, di ETICA, etc etc etc... Cose scadute con l'avvento degli Hamburger televisivi e masmediatici che diventano gossip politici si ingrandiscono, fagocitano e poi esplodono e muoiono con il loro ospite, tutto solo per far soldi; si   fa sghignazzare volgarmente la "gente" e si distruggono, contemporaneamente, i VALORI che stanno alla base di ogni SOCIETA' UMANA ORGANIZZATA.  Il SILENZIO dei "buoni" fa il resto, mette la pietra tombale. Finisce che la bugia non è più bugia, ma un atto che altri contrastano solo per invidia, Amen per l'onestà intellettuale. Succede, invece, che chi dovrebbe dare il buon esempio, come un buon padre di famiglia di tutti gli italiani, chi dovrebbe insegnare la dirittura morale a tutti e avvertire chi volesse derogare dalle regole che questo non è assolutamente possibile fa, pubblicamente, il buttaniere, mente sapendo di mentire e taccia i nemici di invidiosità! Ma, se questo buon padre di famiglia, vi chiedo fosse Vostro padre, proprio quello che ha sposato vostra madre, forse la cosa non vi farebbe più tanto ridere....forse lo buttereste fuori di casa? Resta il fatto che tutto ormai è ridotto in questa Italia degradata e superficiale ad un Hamburger! La domanda è volete fare la stessa fine?


 Ugo Arioti


 

Ancora

 CortoMaltese.jpg image by fra80 

Corto Pictures, Images and Photos 

Ancora

Resta ancora...
Ma, se vuoi, puoi andare.
Resta ancora.
Grazie per questo attimo di vita
che mi dai.
Resta ancora.
In questo angolo di terra
tra le tue braccia
per un attimo ancora
vorrei stare.
Ma, ti prego, non mi svegliare:
nel mio dolce sogno
per un attino
vorrei ancora stare.
Resta ancora...
Ma,se vuoi, puoi andare.

franca bassi



ceglieterrestre

Senza titolo 1516

  QUESTA E' UNA VECCHIA ALFASUD SPRINT !  L'AVETE MAI VISTA ?  :-)


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7.6.09

Senza titolo 1514

  VI PIACE IL DISCO LET IT BE DEI BEATLES ?  :-)


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ecco la chiesa che preferisco

Dopo  l'ottimo intervento  di Danny  Tusc    dei rapporti   fra  le  gerarchie  eclessiastiche   e i regimi di destra  (  ne  trovate  qui  l'articolo )  ho  ricevuto  numerose  email  sia   da utenti   splinder    che di facebook   del tipo   : << più  figa meno politica  .,  credevo che  i  catto\comunisti  fossero  estinti  ,  oppure  credevo fossi   ateo  , ecc   ( cioè amenità  e  volgarità   ed insulti ovviamente  cestinati  .)  >> . Ecco  ad essi  la mia risposta 

1)    di rileggersi  
La parabola del ricco Epulone (Lc 16,19-31 )   che la  trovano qui
2)   con questa  lettera  censurata  dai media  italiani    di una suora  italiana   scritta sul giornale el pais   al seguito      del sesy  gate  italiano    che qui  riporto per intero perchè essendo   sull'edizione  italiana  del  el pais   con la denuncia  del  Nuovo Mussolini    potrebbe venire  oscurata 
Ecco il testo

Cari


Ho seguito in questi giorni le vicende italiane attraverso i vostri articoli dall'osservatorio di El Pais, e che dire? Per fortuna che c'è El Pais e la stampa estera! Non so se vi stupisce sentire da una suora che è proprio angosciata per questo melodramma italiano dai risvolti ormai più inquietanti che farseschi e su cui non si può più nemmeno fare dell'ironia.L'Italia mi pare proprio sia diventata una "terra desolata", per usare le parole del grande T.S. Eliot, popolata di "uomini vuoti". E come dice il poeta finirà "Not with a bang but a whimper", non con uno schianto, ma con un piagnisteo.Navigando in internet ho trovato sul sito della europarlamentare Silvia Costa una lettera di una suora sulla questione dei migranti respinti in mare. Qualcuno che pensa c'è ancora.In tutte queste vicende non è assente solo la sinistra, ma anche la chiesa, quella istituzionale, o meglio, quella del potere e dell'8x1000, perché pure le suore sono "istituzionali"..... La Conferenza Episcopale non ha saputo essere incisiva. E dire che ai vescovi, dalla loro cattedra, sarebbe bastato ricordare una sola frase del Vangelo detta da Gesù: "Ero straniero e non mi avete ospitato" nel vangelo di Matteo (25, 43) dove, pensa un po', si parla del giudizio finale. Su questo e poche altre cose si gioca il giudizio di Dio sull'uomo.Sarebbe bastato solo un titolo a otto colonne, sull'Avvenire, senza commenti, senza editoriale, sine glossa, come diceva (faceva!) San Francesco.Avrebbero scontentato tutti, destre, sinistre, neocon, teodem, atei devoti, etc. Che meraviglia! Avrebbero però avuto un illustre precursore: neanche Nostro Signore è stato simpatico a tutti!Ma forse i vescovi sono un tanto confusi e credono davvero di averlo ritrovato redivivo nel primo ministro, che come Gesù Cristo, va alle feste con 'veline' e pubblici peccatori. Strano che nessuno lo abbia osservato...


Con amicizia e stima.                                        


sr maria




 

non commento  perchè  chi mi segue  le mie  posizioni  (  l'avermi disabilitato  per  due  volte  e non ancora  ripristino  l'account   useppes@tiscali.it    di facebook    e  l'avermi costretto ad   avere un altro  account  scano.giuseppe@libero..it  )    e  l'essere   scomodo  sia  alla  casta  e  ala prtitocrtazia  di   destra  che  a  sinistra   tanto  da  esserre  scambiato  da  destra  per  una  di sinistra  e  vicversa    (  vedere i  miei post     nelle faq   in particolare  questo 

A  voi decidere    se  continuare   a seguirmi ( scrivere o  commentare   qui  )  oppure   cancelarvi sia    con  richiesta  sia  senza   come  hanno fatto alcuni\e   compagni  persi  per  strada  e  mai più  ritornati  a cui  dedico   questa  canzone 



 con questo   è  tutto  alla prossima 

Senza titolo 1513

  L'AVETE VISTO IL FILM SPLENDOR ?  :-)


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6.6.09

Oggi il mare...

Mare di OstiaImmagine di franca bassi "Lungomare di Ostia"


Oggi




Oggi il cielo era color sabbia.
Il vento entrava sotto le vesti
senza chiedere il permesso.
Con furia spettinava i miei capelli.
Ho guardato per voi
ho odorato...respirato
profondamente
il sapore delle alghe.
I gabbini stavano al riparo.
Deltaplani colorati
scendevano in picchiata
trasportati dal vento
fino a sfiorare le onde nervose
imitando goffamente
il volo dei gabbiani.
Ecco! vi regalo
il  mare  di Ostia in tempesta.


franca bassi




Le religioni del mondo sono in errore

Vi hanno ingannato. Vi hanno messo in testa che esiste un unico Dio artefice di tutto, mentre le cose stanno diversamente.


Il Vero Dio ha creato soltanto le cose incorruttibili, come lo Spirito. Il Dio Straniero, Satana, che è il Creatore Malvagio, è invece l'artefice di tutto ciò che è materia.


Il corpo è opera di Satana, non di Dio. La vita terrena è sofferenza e prigionia, ed è interesse dei demoni che continui tramite l'accoppiamento. Solo abbandonando il matrimonio, l'umanità potrà fuggire dal dolore che la divora.

Uno spazio per noi donne

Care donne lettrici di Compagni di Viaggio,


se aveste la possibilità di ideare e progettare uno spazio dedicato alla cura, alla tutela, all'assistenza ed all'accoglienza delle donne, nella vostra città, nel quartiere in cui vivete, quali elementi e quali prestazioni giudichereste fondamentali, importanti ed idonei per la realizzazione ed il buon funzionamento di questo servizio? Quali sono i problemi e le difficoltà, anche quelle più piccole, semplici e quotidiane, che oggi affliggono noi donne? Che cosa desideriamo, di cosa abbiamo bisogno, e che cosa le istituzioni ed i servizi pubblici e privati sul territorio non sono ancora in grado di offrirci?


MariLouLou, curiosa, spera di ricevere tante risposte, non solo dalle lettrici, e vi augura una buona giornata.


Se volete leggermi, la mia dimora è sita in  http://trattidanima.splinder.com 


 Salut à tout le monde!

prova

prova prova massi si massi

Vergogna in Danimarca



       
venerdì, 05 giugno 2009

Vergogna alla Danimarca



Dal  blog di  Pietro Atzeni   ho appreso   del    massacro in
Danimarca di delfini e foche.
Raccolgo l'appello   di Pietro di  divulgare   lo scempio che
viene   fatto di questi innocui animali   e faccio   il copia e
incolla del suo post,  pregando   chi  mi   volesse imitare  di
trasmetterlo ai propri contatti.
Apprendere   questa notizia  mi ha toccato particolarmente
nell'intimo perchè ho una particolare predilezione per questo
animale, tanto che per lungo tempo raffigurava il mio avatar.


venerdì, 05 giugno 2009  

 


C'è del marcio in Danimarca.


Questo post nasce grazie alla segnalazione di Carla Sannia sempre sensibile verso le creature più indifese. L’orrore per il mare che si tinge di sangue dice più di qualsiasi parola. Sì, c’è del marcio in Danimarca e sta alla nostra coscienza di uomini civili che questo orrore finisca.


 


 


 


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STESSA STORIA DELLE FOCHE.......! ................





 










 


 









BENCHE' QUESTO SEMBRI INCREDIBILE, OGNI ANNO, QUESTO MASSACRO BRUTALE E SANGUINARIO SI RIPRODUCE NELLE ISOLE FEROE, CHE APPARTENGONO ALLA DANIMARCA. LA DANIMARCA, UN PAESE SUPPOSTO 'CIVILIZZATO', MEMBRO DELL'UNIONE EUROPEA. TROPPE POCHE PERSONE AL MONDO CONOSCONO QUESTO AVVENIMENTO ORRIBILE E DEPROVEVOLE CHE SI RIPETE OGNI ANNO. QUESTO MASSACRO SANGUINARIO E' IL FRUTTO DI GIOVANI UOMINI CHE VI PARTECIPANO PER DIMOSTRARE DI AVER RAGGIUTNO L'ETA' ADULTA (!!). E' ASSOLUTAMENTE  INCREDIBILE CHE NON SIA FATTO NIENTE AFFINCHE ' QUESTA BARBARIE CESSI. UNA BARBARIE CONTRO I DELFINI CALDERONES, UN DELFINO SUPER INTELLIGENTE E SOCIEVOLE CHE SI AVVICINA ALLA GENTE PER CURIOSITA'.  
 

 



 INVIA QUESTO MESSAGGIO A TUTTI I TUOI CONTATTI.



VERGOGNA ALLA DANIMARCA !!!  




Fate sapere a tutti che in Danimarca


 massacrano ogni anno i delfini extra-


intelligenti e socievoli per una festa così


 come fosse un carnevale.


 



 Solo le persone inutili pensano


che tanto non cambia nulla e per


 questo rifiutano di inviare questo


 messaggio a tutti. Speriamo che


cambierà, chi lo sa!


 






Senza titolo 1512

  QUESTA E' UNA VECCHIA RADIO FRUTTOLO !  VE LA RICORDATE ?  :-)


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5.6.09

LA CHIESA E I REGIMI DI DESTRA


La componente del mondo cattolico italiano più sensibile ai valori democratici prova, e in alcuni casi esprime a chiare lettere, un sincero sgomento per l'assordante silenzio delle gerarchie vaticane di fronte al pericolo costituito per la legalità democratica dalla destra italiana. Per la verità, mi pare che questo stupore sia del tutto immotivato: l'atteggiamento attuale è, infatti, assolutamente coerente con quello tenuto di solito dal Vaticano nei confronti dei regimi autoritari di destra. Di seguito, qualche esempio tratto dalla storia del secolo scorso, cominciando col fascismo che, riguardandoci più da vicino, merita un'attenzione particolare.



In Italia nel 1922 Mussolini è appena arrivato al potere e mostra subito le sue intenzioni autoritarie proclamando alla Camera che poteva "fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli". La cosa non allarma il Vaticano, anzi il cardinale Gasparri, segretario di Stato, trova motivi per compiacersene e confida all'ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede: "avvertire la Camera che resterà in funzione due anni, o solo due giorni, a seconda che si mostrerà ubbidiente o indisciplinata, è il colmo dell'audacia. Ma Mussolini ha terminato il suo discorso pregando Dio di assisterlo per portare a buon termine il suo arduo compito. Dal 1870 non si era più intesa, dalla bocca di un sovrano o di un ministro italiano, alcuna invocazione alla Divina Provvidenza. I liberali ... non si curavano della religione ... ed è un rivoluzionario convertito a dare l'esempio di un ritorno alle pratiche religiose. La Provvidenza si serve di strani strumenti per fare la felicità dell'Italia. Da parte mia, non rimpiango certo il parlamentarismo italiano, quando vedo Mussolini tendere risolutamente verso un governo conservatore".


Pochi mesi dopo, nella sua prima enciclica, Ubi arcano Dei, Pio XI, mettendo in guardia contro le agitazioni sociali e le ribellioni alle legittime autorità, sente il bisogno di sottolineare che esse sono più frequenti nei Paesi in cui è in vigore un regime basato sulla rappresentanza popolare, per il quale il papa pare non nutra particolare simpatia: "le forme di governo rappresentative, sebbene non condannate dalla dottrina della Chiesa (come non ne è condannata forma alcuna di regime giusto e ragionevole), pure è a tutti noto quanto facilmente siano esposte alla malvagità delle passioni". Non si può certo dire che con queste parole il papa abbia incoraggiato le forze politiche che si opponevano alla nascente dittatura.


Quando nel 1924, dopo l'assassinio di Matteotti, il fascismo sembra sul punto di crollare travolto dall'indignazione dell'opinione pubblica, tra i parlamentari popolari (privi del loro segretario, don Sturzo, già nel 1923 costretto dalle pressioni vaticane a dimettersi a causa della sua opposizione al nuovo ministero) e quelli socialisti si intavolano trattative per la formazione di un governo che possa succedere a Mussolini. Ma Pio XI coglie l'occasione di un Discorso agli studenti universitari cattolici per deplorare il possibile accordo: con una simile innaturale alleanza, infatti, i cattolici popolari porterebbero al potere il partito socialista, dichiaratamente favorevole alla detestabile separazione tra Stato e Chiesa, contrapponendosi per di più ai cattolici che si riconoscono nel partito fascista, e sarebbe "davvero penoso al cuore del Padre vedere buoni figli e buoni cattolici dividersi e combattersi a vicenda".


L'anno seguente, nell'enciclica Quas primas, Pio XI afferma che i governanti legittimi comandano per mandato di Cristo Re e conclude che, quanto più i cittadini saranno consapevoli che l'autorità viene dall'alto tanto più saranno pronti ad obbedire, e quindi si consoliderà una società ordinata e pacifica: "ancorché, infatti, il cittadino riscontri nei principi e nei capi di Stato uomini simili a lui, o per qualche ragione indegni e vituperevoli, non si sottrarrà tuttavia al loro comando qualora egli riconosca in essi l'immagine e l'autorità di Cristo". É appena il caso di ricordare che questo richiamo all'obbedienza valeva anche per quei cattolici italiani che ritenevano indegno e spregevole un capo di governo come Mussolini, che alcuni mesi prima in un discorso alla Camera si era assunto la responsabilità politica, morale e storica del delitto Matteotti.


Superato, quindi, il momento critico e messe definitivamente a tacere le opposizioni, Mussolini intensifica i rapporti col Vaticano, riuscendo nel 1929 a chiudere la questione romana. La Conciliazione tra Stato e Chiesa è indubbiamente un grosso successo per le due parti: da un lato rafforza il regime e dall'altro riconosce al cattolicesimo uno statuto privilegiato. Tralasciando gli aspetti più noti dell'accordo, può essere utile soffermarsi su quello economico. Da anni le finanze vaticane erano ridotte in condizioni disastrose e Mussolini aveva sempre mostrato grande sensibilità per questo problema: già nel 1924, e di nuovo nel 1925, aveva considerevolmente aumentate la rendita dei vescovi e la congrua dei parroci. Ma ora l'Italia versa alla Chiesa addirittura un miliardo in titoli e 750 milioni in contanti, e inoltre restituisce alcuni edifici ecclesiastici di enorme valore da tempo incamerati, esenta da ogni tributo le retribuzioni dovute a salariati e impiegati della Santa Sede e rinuncia ad imporre dazi doganali sulle merci importate dalla Città del Vaticano.


Non è necessario essere volgari seguaci di una concezione materialistica della storia per supporre che anche queste vantaggiose clausole finanziarie abbiano influito sull'entusiastico giudizio che sul Concordato appena firmato Pio XI espresse parlando ai professori e agli studenti dell'Università cattolica del Sacro Cuore: "Forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza ci ha fatto incontrare, un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale, per gli uomini della quale tutte quelle leggi ... erano altrettanti feticci ... tanto più intangibili e venerandi quanto più brutti e deformi. ... [Con lui siamo riusciti] a concludere un Concordato che, se non è il migliore di quanti ce ne possano essere, è certo tra i migliori".


In effetti, che Mussolini sia libero da scrupoli di tipo liberale è certo, e infatti ha già instaurato in Italia un regime totalitario, che ora si può consolidare con le elezioni plebiscitarie tenute proprio poche settimane dopo la firma dei Patti Lateranensi. Difficile negare che l'atteggiamento del Vaticano abbia aiutato il fascismo a mettere radici in Italia, tanto più che è un fatto riconosciuto dallo stesso Pio XI quando, in seguito alle violenze di stampo squadristico scatenate contro le associazioni dell'Azione cattolica, nell'enciclica Non abbiamo bisogno del 1931 accusa Mussolini di scarsa riconoscenza: anzi, vera ingratitudine "rimane quella usata verso la Santa Sede da un partito e da un regime che, a giudizio del mondo intero, trasse dagli amichevoli rapporti con la Santa Sede, in paese e fuori, un aumento di prestigio e di credito che ad alcuni in Italia e all'estero parvero eccessivi, come troppo largo il favore e troppo larga la fiducia da parte Nostra".


E tuttavia, neanche nel corso di questa crisi, che costituisce il momento di massima tensione col regime, e con questo documento, che è considerato la più chiara presa di distanza da esso, il papa ha intenzione di rompere col fascismo. Infatti dichiara che le sue critiche riguardano singole scelte, certamente gravi e detestabili ma che possono e debbono essere corrette, e conclude l'enciclica con la rassicurazione che "con tutto quello che siamo venuti finora dicendo, Noi non abbiamo voluto condannare il partito e il regime come tali".


In effetti, i buoni rapporti permangono anche quando nel 1935 Mussolini inizia la conquista dell'Etiopia. Si tratta con ogni evidenza di una guerra coloniale, e quindi ingiusta per la morale cattolica. All'estero tutti la giudicano così, ma Pio XI sembra dar credito alla propaganda governativa che la presenta come una guerra difensiva e, rivolgendosi a duemila infermiere, afferma: "Noi non crediamo, non vogliamo credere a una guerra ingiusta. In Italia si dice trattarsi di una guerra giusta: infatti, una guerra di difesa per assicurare le frontiere contro i pericoli continui e incessanti, una guerra divenuta necessaria per l'espansione di una popolazione che aumenta di giorno in giorno, una guerra intrapresa per difendere o assicurare la sicurezza materiale a un Paese, una tale guerra si giustificherebbe da sola". Così, quando gli Italiani, facendo uso anche di gas asfissianti, conquistano Addis Abeba e Mussolini proclama Vittorio Emanuele III imperatore d'Etiopia, in tutte le chiese si canta un Te Deum di ringraziamento.


E persino nel 1938, quando sono appena state approvate le leggi razziali, fortemente discriminatorie nei confronti degli ebrei, Pio XI sembra ritenere che il merito di aver approvato i Patti Lateranensi, di cui è ormai prossimo il decennale, possa coprire tutti i demeriti di Mussolini, a cui esprime sincera gratitudine in occasione di un discorso al Sacro Collegio: "Occorre appena dire, ma pur diciamo ad alta voce, che dopo che a Dio, la Nostra riconoscenza e i Nostri ringraziamenti vanno alle eccelse persone - cioè il nobilissimo Sovrano e il suo incomparabile Ministro - cui si deve se l'opera tanto importante, e tanto benefica, ha potuto essere coronata da buon fine e felice successo". Del resto la Chiesa, se rifiuta un antisemitismo di carattere razziale, ha per secoli coltivato un antigiudaismo di carattere religioso. Nel 1924, per citare un solo ma significativo esempio, padre Agostino Gemelli, fondatore e rettore dell'Università cattolica del Sacro Cuore, scriveva: "se morissero tutti i giudei che continuano l'opera dei giudei che hanno crocifisso Nostro Signore, non è vero che al mondo si starebbe meglio?".


Con la Conciliazione Mussolini ha acquistato un merito indelebile anche per il nuovo papa. Nella Summi pontificatus del 1939, la sua prima enciclica, Pio XII infatti ricorda ancora con animo grato che dai Patti Lateranensi "ebbe felice inizio, come aurora di tranquilla e fraterna unione di animi innanzi ai sacri altari e nel consorzio civile, la pace di Cristo restituita all'Italia".


Della politica concordataria papa Pacelli è in effetti un convinto sostenitore, e già nel 1933, come segretario di Stato, aveva firmato il concordato con Hitler. Le trattative avviate dal Vaticano col governo tedesco inducono i vescovi, che avevano in precedenza espresso un giudizio fortemente negativo nei confronti del regime nazista, a modificare il proprio atteggiamento. Essi ricordano ora ai loro fedeli che debbono "adempiere con coscienza i propri doveri di cittadini, rifiutando per principio ogni comportamento illegale o sovversivo". La politica di Pacelli, letta in Germania come un avallo dato al nazismo, ha quindi provocato il disorientamento di milioni di cattolici tedeschi, che rinunciano ad ogni forma di opposizione, e la crisi del Partito del Centro Cattolico, che addirittura arriva all'autoscioglimento.


Deludendo le aspettative del Vaticano, Hitler non rinunzia però alle violenze contro i cattolici ma le proteste della Chiesa sono ormai inefficaci. L'enciclica di Pio XI del 1937, la Mit brennender Sorge, in cui il papa, accusando il governo tedesco di tollerare e addirittura favorire gli attacchi alla religione cristiana per sostituirla con la deificazione della razza e dello Stato, ribadisce che "il credente ha un diritto inalienabile di professare la sua fede e di praticarla in quella forma che a essa conviene" ma dichiara tuttavia di non avere perduto la speranza che finalmente il concordato possa trovare attuazione, può tutt'al più irritare Hitler ma non può certo mettere in difficoltà il regime. Del resto, il tono deciso delle parole del papa poco si accorda con l'atteggiamento conciliante mostrato nei mesi successivi in privato dal suo segretario di Stato, tanto che l'ambasciatore tedesco presso il Vaticano può comunicare al suo governo: "Pacelli mi ha ricevuto in modo decisamente amichevole e mi ha enfaticamente assicurato, nel corso della conversazione, che relazioni amichevoli e normali si sarebbero ristabilite il prima possibile".


Così il governo nazista continua a proclamare la religione del sangue, a perseguitare sacerdoti e sciogliere organizzazioni cattoliche, a imprigionare e uccidere ebrei, distruggendone case e sinagoghe: tutto ciò non induce il Vaticano a una condanna ufficiale. Anzi, divenuto papa nel 1939, nel comunicare a Hitler la propria elezione, Pacelli dà l'impressione che tutto in Germania vada per il meglio: "Noi stimiamo dovere del nostro ufficio dare notizia a Lei, come Capo dello Stato, dell'avvenuta nostra elezione. Al contempo Noi desideriamo assicurarla, fin dall'inizio del nostro pontificato, che restiamo legati da intima benevolenza al popolo tedesco affidato alle sue cure ... Nella cara memoria dei lunghi anni durante i quali, come nunzio apostolico in Germania, tutto abbiamo messo in opera per ordinare le relazioni tra Chiesa e Stato in mutuo accordo ed efficace collaborazione a vantaggio delle due parti ... Noi indirizziamo particolarmente in quest'ora al raggiungimento di tal fine l'ardente aspirazione che ci ispira e ci rende possibile la responsabilità del nostro ufficio".


Le atrocità commesse dal regime hitleriano negli anni successivi non sono sufficienti a convincere il papa ad abbandonare le ambiguità del linguaggio diplomatico. Solo nel giugno del 1945, quando la Germania sarà stata definitivamente sconfitta, Pio XII formulerà, in un'allocuzione al Sacro Collegio, quella chiara condanna che invano tante vittime della barbarie nazista avevano atteso nel corso della guerra: "Nutriamo fiducia che il popolo tedesco possa risollevarsi a nuova dignità e a nuova vita, dopo avere respinto lo spettro satanico esibito dal nazional-socialismo ". Peccato che queste parole siano state pronunziate con tanto ritardo!


Del resto, è ovvio che per il Vaticano non era facile rompere con i regimi fascista e nazista, di cui aveva negli anni precedenti appoggiata l'azione volta ad instaurare una dittatura di destra in Spagna. Nel 1936, infatti, il generale Franco, sostenuto da Germania e Italia, aveva dato inizio a una rivolta militare contro il Fronte Popolare che aveva vinto le elezioni. Ricevendo un gruppo di preti fuggiti dalla Spagna, Pio XI chiarisce subito da che parte sta la Santa Sede, mettendoli in guardia contro il pericolo di una possibile collaborazione dei cattolici con le sinistre, e invia la sua speciale benedizione "a quanti si erano assunti il difficile e rischioso compito di difendere e restaurare i diritti e l'onore di Dio e della religione", e cioè a coloro che si erano ribellati al governo legittimo.


É vero che in Spagna molti preti erano stati massacrati ad opera delle sinistre ma non pochi erano quelli massacrati dai militari ribelli. Eppure di questi ultimi Pio XI non sembra preoccuparsi, mentre nell'enciclica del 1937, la Divini Redemptoris, condanna senza mezzi termini il comunismo e le stragi perpetrate dai comunisti: "Il furore comunista non si è limitato a uccidere vescovi, migliaia di sacerdoti, di religiosi e di religiose ... Non vi può essere uomo privato che pensi saggiamente, né uomo di Stato consapevole della sua responsabilità , che non rabbrividisca al pensiero che quanto accade oggi in Spagna possa ripetersi domani in altre Nazioni civili".


Quando poi nel 1939 i legionari di Franco riportano la vittoria, Pio XII non perde tempo per esprimere con un radiomessaggio il suo entusiasmo e la sua fiducia nel nuovo governo: "Con immensa gioia ci rivolgiamo a voi, figli dilettissimi della cattolica Spagna, per esprimervi le paterne Nostre felicitazioni per il dono della pace e della vittoria ... I disegni della Provvidenza, amatissimi figlioli, si sono manifestati una volta ancora sopra l'eroica Spagna ... [Esortiamo i Governanti e i Pastori a insegnare i principi di giustizia contenuti nel Vangelo e] non dubitiamo che ciò avverrà: di questa Nostra ferma speranza sono garanti i nobilissimi sentimenti cristiani di cui hanno dato sicure prove il Capo dello Stato e tanti suoi fedeli collaboratori con la protezione legale accordata ai supremi interessi religiosi e sociali, in conformità agli insegnamenti della Sede Apostolica". Nelle carceri spagnole si trovavano allora oltre duecentomila prigionieri politici ma quei “nobilissimi sentimenti cristiani” non impedirono che ogni giorno a centinaia essi venissero portati davanti al plotone di esecuzione.


Anche in anni recenti l'opposizione al comunismo sembra agli occhi delle gerarchie vaticane un valore tale da permettere di chiudere gli occhi su illegalità, violenza e dittatura. Nel 1973, rovesciato il legittimo governo del socialista Allende, il generale Pinochet instaura in Cile la sua dittatura. Si tratta di un regime universalmente condannato per la sua ferocia dall'opinione pubblica democratica, eppure il papa Giovanni Paolo II non ha difficoltà, nel corso del suo viaggio in Cile del 1987, a presentarsi in pubblico a fianco di Pinochet, che dichiara che quando ha assunto la guida del Paese ha affidato "il successo della nostra missione a Dio e alla santissima Vergine del Carmelo". E nel 1993, in occasione del cinquantesimo anniversario del matrimonio del generale, il papa invia una sua foto con la seguente dedica: "Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d'oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine, con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II". Ancor più calorosa la lettera del cardinale Sodano, segretario di Stato, che riconosceva negli sposi una coppia cristiana esemplare e rinnovava al generale "l'espressione della più alta e distinta considerazione". Come stupirsi quindi dell'intervento vaticano a favore di Pinochet presso le autorità inglesi e spagnole quando nel 1998 il sanguinario dittatore cattolico rischia di essere processato per i crimini commessi?


Non meno feroce la dittatura militare instaurata in Argentina nel 1976. Ma appena tre mesi dopo il golpe arriva la benedizione dell'allora nunzio apostolico Pio Laghi: "Il Paese ha un'ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi di fronte ai germi, e nasce così la violenza. I soldati adempiono il loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d'Aquino, il quale insegna che in casi del genere l'amore per la Patria si equipara all'amore per Dio". I generali colpevoli di genocidio, come Videla, Viola, Galtieri e Massera, tutti poi amnistiati dal presidente Menem, vengono ovviamente invitati dal nunzio apostolico Calabresi ai festeggiamenti ufficiali del 1991 per il tredicesimo anniversario dell'elezione di Giovanni Paolo II. E mentre Roma abbandona alla loro sorte vescovi come Angelelli, Gerardi o Romero, trucidati perché schieratisi con gli oppressi, gli ecclesiastici che per anni hanno mantenuto ottimi rapporti con gli aguzzini sono considerati in Vaticano degni di promozione: così monsignor Medina diventa vescovo castrense, monsignor Quarracino cardinale arcivescovo di Buenos Aires, e monsignor Laghi cardinale prefetto della Congregazione per l'educazione cattolica.Se questa è stata la politica della dirigenza ecclesiastica nel secolo scorso, non si capisce per quale ragione ci si dovrebbe attendere oggi una particolare sensibilità per i pericoli che corre la democrazia in Italia. Penso che i cattolici democratici farebbero bene, quindi, a proseguire nel loro impegno di difesa della legalità costituzionale senza preoccuparsi delle posizioni delle gerarchie vaticane, che hanno fermamente condannato i regimi totalitari comunisti ma non quelli fascisti. Se delle immani sofferenze provocate dai primi, da sempre combattuti, i responsabili della politica vaticana non portano il peso, di quelle provocate dai regimi autoritari di destra, di norma legittimati, essi sono senza dubbio oggettivamente corresponsabili. Somigliando, per quanto riguarda il campo politico, a ciechi che pretendono di guidare altri ciechi, questi uomini sono perciò da affidare alla misericordia del Padre, dato che spesso non sanno quello che dicono e che fanno.





Elio Rindone




LA CHIESA E I REGIMI DI DESTRA

La componente del mondo cattolico italiano più sensibile ai valori democratici prova, e in alcuni casi esprime a chiare lettere, un sincero sgomento per l'assordante silenzio delle gerarchie vaticane di fronte al pericolo costituito per la legalità democratica dalla destra italiana. Per la verità, mi pare che questo stupore sia del tutto immotivato: l'atteggiamento attuale è, infatti, assolutamente coerente con quello tenuto di solito dal Vaticano nei confronti dei regimi autoritari di destra. Di seguito, qualche esempio tratto dalla storia del secolo scorso, cominciando col fascismo che, riguardandoci più da vicino, merita un'attenzione particolare.

In Italia nel 1922 Mussolini è appena arrivato al potere e mostra subito le sue intenzioni autoritarie proclamando alla Camera che poteva "fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli". La cosa non allarma il Vaticano, anzi il cardinale Gasparri, segretario di Stato, trova motivi per compiacersene e confida all'ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede: "avvertire la Camera che resterà in funzione due anni, o solo due giorni, a seconda che si mostrerà ubbidiente o indisciplinata, è il colmo dell'audacia. Ma Mussolini ha terminato il suo discorso pregando Dio di assisterlo per portare a buon termine il suo arduo compito. Dal 1870 non si era più intesa, dalla bocca di un sovrano o di un ministro italiano, alcuna invocazione alla Divina Provvidenza. I liberali ... non si curavano della religione ... ed è un rivoluzionario convertito a dare l'esempio di un ritorno alle pratiche religiose. La Provvidenza si serve di strani strumenti per fare la felicità dell'Italia. Da parte mia, non rimpiango certo il parlamentarismo italiano, quando vedo Mussolini tendere risolutamente verso un governo conservatore".

Pochi mesi dopo, nella sua prima enciclica, Ubi arcano Dei, Pio XI, mettendo in guardia contro le agitazioni sociali e le ribellioni alle legittime autorità, sente il bisogno di sottolineare che esse sono più frequenti nei Paesi in cui è in vigore un regime basato sulla rappresentanza popolare, per il quale il papa pare non nutra particolare simpatia: "le forme di governo rappresentative, sebbene non condannate dalla dottrina della Chiesa (come non ne è condannata forma alcuna di regime giusto e ragionevole), pure è a tutti noto quanto facilmente siano esposte alla malvagità delle passioni". Non si può certo dire che con queste parole il papa abbia incoraggiato le forze politiche che si opponevano alla nascente dittatura.

Quando nel 1924, dopo l'assassinio di Matteotti, il fascismo sembra sul punto di crollare travolto dall'indignazione dell'opinione pubblica, tra i parlamentari popolari (privi del loro segretario, don Sturzo, già nel 1923 costretto dalle pressioni vaticane a dimettersi a causa della sua opposizione al nuovo ministero) e quelli socialisti si intavolano trattative per la formazione di un governo che possa succedere a Mussolini. Ma Pio XI coglie l'occasione di un Discorso agli studenti universitari cattolici per deplorare il possibile accordo: con una simile innaturale alleanza, infatti, i cattolici popolari porterebbero al potere il partito socialista, dichiaratamente favorevole alla detestabile separazione tra Stato e Chiesa, contrapponendosi per di più ai cattolici che si riconoscono nel partito fascista, e sarebbe "davvero penoso al cuore del Padre vedere buoni figli e buoni cattolici dividersi e combattersi a vicenda".

L'anno seguente, nell'enciclica Quas primas, Pio XI afferma che i governanti legittimi comandano per mandato di Cristo Re e conclude che, quanto più i cittadini saranno consapevoli che l'autorità viene dall'alto tanto più saranno pronti ad obbedire, e quindi si consoliderà una società ordinata e pacifica: "ancorché, infatti, il cittadino riscontri nei principi e nei capi di Stato uomini simili a lui, o per qualche ragione indegni e vituperevoli, non si sottrarrà tuttavia al loro comando qualora egli riconosca in essi l'immagine e l'autorità di Cristo". É appena il caso di ricordare che questo richiamo all'obbedienza valeva anche per quei cattolici italiani che ritenevano indegno e spregevole un capo di governo come Mussolini, che alcuni mesi prima in un discorso alla Camera si era assunto la responsabilità politica, morale e storica del delitto Matteotti.
Superato, quindi, il momento critico e messe definitivamente a tacere le opposizioni, Mussolini intensifica i rapporti col Vaticano, riuscendo nel 1929 a chiudere la questione romana. La Conciliazione tra Stato e Chiesa è indubbiamente un grosso successo per le due parti: da un lato rafforza il regime e dall'altro riconosce al cattolicesimo uno statuto privilegiato. Tralasciando gli aspetti più noti dell'accordo, può essere utile soffermarsi su quello economico. Da anni le finanze vaticane erano ridotte in condizioni disastrose e Mussolini aveva sempre mostrato grande sensibilità per questo problema: già nel 1924, e di nuovo nel 1925, aveva considerevolmente aumentate la rendita dei vescovi e la congrua dei parroci. Ma ora l'Italia versa alla Chiesa addirittura un miliardo in titoli e 750 milioni in contanti, e inoltre restituisce alcuni edifici ecclesiastici di enorme valore da tempo incamerati, esenta da ogni tributo le retribuzioni dovute a salariati e impiegati della Santa Sede e rinuncia ad imporre dazi doganali sulle merci importate dalla Città del Vaticano.
Non è necessario essere volgari seguaci di una concezione materialistica della storia per supporre che anche queste vantaggiose clausole finanziarie abbiano influito sull'entusiastico giudizio che sul Concordato appena firmato Pio XI espresse parlando ai professori e agli studenti dell'Università cattolica del Sacro Cuore: "Forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza ci ha fatto incontrare, un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale, per gli uomini della quale tutte quelle leggi ... erano altrettanti feticci ... tanto più intangibili e venerandi quanto più brutti e deformi. ... [Con lui siamo riusciti] a concludere un Concordato che, se non è il migliore di quanti ce ne possano essere, è certo tra i migliori".

In effetti, che Mussolini sia libero da scrupoli di tipo liberale è certo, e infatti ha già instaurato in Italia un regime totalitario, che ora si può consolidare con le elezioni plebiscitarie tenute proprio poche settimane dopo la firma dei Patti Lateranensi. Difficile negare che l'atteggiamento del Vaticano abbia aiutato il fascismo a mettere radici in Italia, tanto più che è un fatto riconosciuto dallo stesso Pio XI quando, in seguito alle violenze di stampo squadristico scatenate contro le associazioni dell'Azione cattolica, nell'enciclica Non abbiamo bisogno del 1931 accusa Mussolini di scarsa riconoscenza: anzi, vera ingratitudine "rimane quella usata verso la Santa Sede da un partito e da un regime che, a giudizio del mondo intero, trasse dagli amichevoli rapporti con la Santa Sede, in paese e fuori, un aumento di prestigio e di credito che ad alcuni in Italia e all'estero parvero eccessivi, come troppo largo il favore e troppo larga la fiducia da parte Nostra".
E tuttavia, neanche nel corso di questa crisi, che costituisce il momento di massima tensione col regime, e con questo documento, che è considerato la più chiara presa di distanza da esso, il papa ha intenzione di rompere col fascismo. Infatti dichiara che le sue critiche riguardano singole scelte, certamente gravi e detestabili ma che possono e debbono essere corrette, e conclude l'enciclica con la rassicurazione che "con tutto quello che siamo venuti finora dicendo, Noi non abbiamo voluto condannare il partito e il regime come tali".

In effetti, i buoni rapporti permangono anche quando nel 1935 Mussolini inizia la conquista dell'Etiopia. Si tratta con ogni evidenza di una guerra coloniale, e quindi ingiusta per la morale cattolica. All'estero tutti la giudicano così, ma Pio XI sembra dar credito alla propaganda governativa che la presenta come una guerra difensiva e, rivolgendosi a duemila infermiere, afferma: "Noi non crediamo, non vogliamo credere a una guerra ingiusta. In Italia si dice trattarsi di una guerra giusta: infatti, una guerra di difesa per assicurare le frontiere contro i pericoli continui e incessanti, una guerra divenuta necessaria per l'espansione di una popolazione che aumenta di giorno in giorno, una guerra intrapresa per difendere o assicurare la sicurezza materiale a un Paese, una tale guerra si giustificherebbe da sola". Così, quando gli Italiani, facendo uso anche di gas asfissianti, conquistano Addis Abeba e Mussolini proclama Vittorio Emanuele III imperatore d'Etiopia, in tutte le chiese si canta un Te Deum di ringraziamento.

E persino nel 1938, quando sono appena state approvate le leggi razziali, fortemente discriminatorie nei confronti degli ebrei, Pio XI sembra ritenere che il merito di aver approvato i Patti Lateranensi, di cui è ormai prossimo il decennale, possa coprire tutti i demeriti di Mussolini, a cui esprime sincera gratitudine in occasione di un discorso al Sacro Collegio: "Occorre appena dire, ma pur diciamo ad alta voce, che dopo che a Dio, la Nostra riconoscenza e i Nostri ringraziamenti vanno alle eccelse persone - cioè il nobilissimo Sovrano e il suo incomparabile Ministro - cui si deve se l'opera tanto importante, e tanto benefica, ha potuto essere coronata da buon fine e felice successo". Del resto la Chiesa, se rifiuta un antisemitismo di carattere razziale, ha per secoli coltivato un antigiudaismo di carattere religioso. Nel 1924, per citare un solo ma significativo esempio, padre Agostino Gemelli, fondatore e rettore dell'Università cattolica del Sacro Cuore, scriveva: "se morissero tutti i giudei che continuano l'opera dei giudei che hanno crocifisso Nostro Signore, non è vero che al mondo si starebbe meglio?".

Con la Conciliazione Mussolini ha acquistato un merito indelebile anche per il nuovo papa. Nella Summi pontificatus del 1939, la sua prima enciclica, Pio XII infatti ricorda ancora con animo grato che dai Patti Lateranensi "ebbe felice inizio, come aurora di tranquilla e fraterna unione di animi innanzi ai sacri altari e nel consorzio civile, la pace di Cristo restituita all'Italia".

Della politica concordataria papa Pacelli è in effetti un convinto sostenitore, e già nel 1933, come segretario di Stato, aveva firmato il concordato con Hitler. Le trattative avviate dal Vaticano col governo tedesco inducono i vescovi, che avevano in precedenza espresso un giudizio fortemente negativo nei confronti del regime nazista, a modificare il proprio atteggiamento. Essi ricordano ora ai loro fedeli che debbono "adempiere con coscienza i propri doveri di cittadini, rifiutando per principio ogni comportamento illegale o sovversivo". La politica di Pacelli, letta in Germania come un avallo dato al nazismo, ha quindi provocato il disorientamento di milioni di cattolici tedeschi, che rinunciano ad ogni forma di opposizione, e la crisi del Partito del Centro Cattolico, che addirittura arriva all'autoscioglimento.

Deludendo le aspettative del Vaticano, Hitler non rinunzia però alle violenze contro i cattolici ma le proteste della Chiesa sono ormai inefficaci. L'enciclica di Pio XI del 1937, la Mit brennender Sorge, in cui il papa, accusando il governo tedesco di tollerare e addirittura favorire gli attacchi alla religione cristiana per sostituirla con la deificazione della razza e dello Stato, ribadisce che "il credente ha un diritto inalienabile di professare la sua fede e di praticarla in quella forma che a essa conviene" ma dichiara tuttavia di non avere perduto la speranza che finalmente il concordato possa trovare attuazione, può tutt'al più irritare Hitler ma non può certo mettere in difficoltà il regime. Del resto, il tono deciso delle parole del papa poco si accorda con l'atteggiamento conciliante mostrato nei mesi successivi in privato dal suo segretario di Stato, tanto che l'ambasciatore tedesco presso il Vaticano può comunicare al suo governo: "Pacelli mi ha ricevuto in modo decisamente amichevole e mi ha enfaticamente assicurato, nel corso della conversazione, che relazioni amichevoli e normali si sarebbero ristabilite il prima possibile".

Così il governo nazista continua a proclamare la religione del sangue, a perseguitare sacerdoti e sciogliere organizzazioni cattoliche, a imprigionare e uccidere ebrei, distruggendone case e sinagoghe: tutto ciò non induce il Vaticano a una condanna ufficiale. Anzi, divenuto papa nel 1939, nel comunicare a Hitler la propria elezione, Pacelli dà l'impressione che tutto in Germania vada per il meglio: "Noi stimiamo dovere del nostro ufficio dare notizia a Lei, come Capo dello Stato, dell'avvenuta nostra elezione. Al contempo Noi desideriamo assicurarla, fin dall'inizio del nostro pontificato, che restiamo legati da intima benevolenza al popolo tedesco affidato alle sue cure ... Nella cara memoria dei lunghi anni durante i quali, come nunzio apostolico in Germania, tutto abbiamo messo in opera per ordinare le relazioni tra Chiesa e Stato in mutuo accordo ed efficace collaborazione a vantaggio delle due parti ... Noi indirizziamo particolarmente in quest'ora al raggiungimento di tal fine l'ardente aspirazione che ci ispira e ci rende possibile la responsabilità del nostro ufficio".

Le atrocità commesse dal regime hitleriano negli anni successivi non sono sufficienti a convincere il papa ad abbandonare le ambiguità del linguaggio diplomatico. Solo nel giugno del 1945, quando la Germania sarà stata definitivamente sconfitta, Pio XII formulerà, in un'allocuzione al Sacro Collegio, quella chiara condanna che invano tante vittime della barbarie nazista avevano atteso nel corso della guerra: "Nutriamo fiducia che il popolo tedesco possa risollevarsi a nuova dignità e a nuova vita, dopo avere respinto lo spettro satanico esibito dal nazional-socialismo ". Peccato che queste parole siano state pronunziate con tanto ritardo!

Del resto, è ovvio che per il Vaticano non era facile rompere con i regimi fascista e nazista, di cui aveva negli anni precedenti appoggiata l'azione volta ad instaurare una dittatura di destra in Spagna. Nel 1936, infatti, il generale Franco, sostenuto da Germania e Italia, aveva dato inizio a una rivolta militare contro il Fronte Popolare che aveva vinto le elezioni. Ricevendo un gruppo di preti fuggiti dalla Spagna, Pio XI chiarisce subito da che parte sta la Santa Sede, mettendoli in guardia contro il pericolo di una possibile collaborazione dei cattolici con le sinistre, e invia la sua speciale benedizione "a quanti si erano assunti il difficile e rischioso compito di difendere e restaurare i diritti e l'onore di Dio e della religione", e cioè a coloro che si erano ribellati al governo legittimo.

É vero che in Spagna molti preti erano stati massacrati ad opera delle sinistre ma non pochi erano quelli massacrati dai militari ribelli. Eppure di questi ultimi Pio XI non sembra preoccuparsi, mentre nell'enciclica del 1937, la Divini Redemptoris, condanna senza mezzi termini il comunismo e le stragi perpetrate dai comunisti: "Il furore comunista non si è limitato a uccidere vescovi, migliaia di sacerdoti, di religiosi e di religiose ... Non vi può essere uomo privato che pensi saggiamente, né uomo di Stato consapevole della sua responsabilità , che non rabbrividisca al pensiero che quanto accade oggi in Spagna possa ripetersi domani in altre Nazioni civili".

Quando poi nel 1939 i legionari di Franco riportano la vittoria, Pio XII non perde tempo per esprimere con un radiomessaggio il suo entusiasmo e la sua fiducia nel nuovo governo: "Con immensa gioia ci rivolgiamo a voi, figli dilettissimi della cattolica Spagna, per esprimervi le paterne Nostre felicitazioni per il dono della pace e della vittoria ... I disegni della Provvidenza, amatissimi figlioli, si sono manifestati una volta ancora sopra l'eroica Spagna ... [Esortiamo i Governanti e i Pastori a insegnare i principi di giustizia contenuti nel Vangelo e] non dubitiamo che ciò avverrà: di questa Nostra ferma speranza sono garanti i nobilissimi sentimenti cristiani di cui hanno dato sicure prove il Capo dello Stato e tanti suoi fedeli collaboratori con la protezione legale accordata ai supremi interessi religiosi e sociali, in conformità agli insegnamenti della Sede Apostolica". Nelle carceri spagnole si trovavano allora oltre duecentomila prigionieri politici ma quei “nobilissimi sentimenti cristiani” non impedirono che ogni giorno a centinaia essi venissero portati davanti al plotone di esecuzione.

Anche in anni recenti l'opposizione al comunismo sembra agli occhi delle gerarchie vaticane un valore tale da permettere di chiudere gli occhi su illegalità, violenza e dittatura. Nel 1973, rovesciato il legittimo governo del socialista Allende, il generale Pinochet instaura in Cile la sua dittatura. Si tratta di un regime universalmente condannato per la sua ferocia dall'opinione pubblica democratica, eppure il papa Giovanni Paolo II non ha difficoltà, nel corso del suo viaggio in Cile del 1987, a presentarsi in pubblico a fianco di Pinochet, che dichiara che quando ha assunto la guida del Paese ha affidato "il successo della nostra missione a Dio e alla santissima Vergine del Carmelo". E nel 1993, in occasione del cinquantesimo anniversario del matrimonio del generale, il papa invia una sua foto con la seguente dedica: "Al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d'oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine, con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II". Ancor più calorosa la lettera del cardinale Sodano, segretario di Stato, che riconosceva negli sposi una coppia cristiana esemplare e rinnovava al generale "l'espressione della più alta e distinta considerazione". Come stupirsi quindi dell'intervento vaticano a favore di Pinochet presso le autorità inglesi e spagnole quando nel 1998 il sanguinario dittatore cattolico rischia di essere processato per i crimini commessi?

Non meno feroce la dittatura militare instaurata in Argentina nel 1976. Ma appena tre mesi dopo il golpe arriva la benedizione dell'allora nunzio apostolico Pio Laghi: "Il Paese ha un'ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi di fronte ai germi, e nasce così la violenza. I soldati adempiono il loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d'Aquino, il quale insegna che in casi del genere l'amore per la Patria si equipara all'amore per Dio". I generali colpevoli di genocidio, come Videla, Viola, Galtieri e Massera, tutti poi amnistiati dal presidente Menem, vengono ovviamente invitati dal nunzio apostolico Calabresi ai festeggiamenti ufficiali del 1991 per il tredicesimo anniversario dell'elezione di Giovanni Paolo II. E mentre Roma abbandona alla loro sorte vescovi come Angelelli, Gerardi o Romero, trucidati perché schieratisi con gli oppressi, gli ecclesiastici che per anni hanno mantenuto ottimi rapporti con gli aguzzini sono considerati in Vaticano degni di promozione: così monsignor Medina diventa vescovo castrense, monsignor Quarracino cardinale arcivescovo di Buenos Aires, e monsignor Laghi cardinale prefetto della Congregazione per l'educazione cattolica.Se questa è stata la politica della dirigenza ecclesiastica nel secolo scorso, non si capisce per quale ragione ci si dovrebbe attendere oggi una particolare sensibilità per i pericoli che corre la democrazia in Italia. Penso che i cattolici democratici farebbero bene, quindi, a proseguire nel loro impegno di difesa della legalità costituzionale senza preoccuparsi delle posizioni delle gerarchie vaticane, che hanno fermamente condannato i regimi totalitari comunisti ma non quelli fascisti. Se delle immani sofferenze provocate dai primi, da sempre combattuti, i responsabili della politica vaticana non portano il peso, di quelle provocate dai regimi autoritari di destra, di norma legittimati, essi sono senza dubbio oggettivamente corresponsabili. Somigliando, per quanto riguarda il campo politico, a ciechi che pretendono di guidare altri ciechi, questi uomini sono perciò da affidare alla misericordia del Padre, dato che spesso non sanno quello che dicono e che fanno.



Elio Rindone











SANE POLITICHE AMBIENTALI: ELEZIONI 2009 PER IL PARLAMENTO EUROPEO


Giorgio Schultze, candidato indipendente nella lista Italia dei Valori per le europee 2009, aderisce all'iniziativa dell'Associazione Culturale Pediatri intitolata "SANE POLITICHE AMBIENTALI".


Al link seguente trovate maggiori informazioni:

"Il nostro obiettivo è di accrescere la consapevolezza di come i problemi ambientali influiscano sullasalute e delle opportunità politiche, esistenti e future, a disposizione dei nuovi membri del ParlamentoEuropeo per migliorare la situazione", ha dichiarato Giacomo Toffol, coordinatore del gruppo Pediatri per un mondo possibile dell'ACP (http://pumpacp.blogspot.com), che ha diretto la campagna di sensibilizzazione in Italia. “Vogliamo inoltre portare a conoscenza dei cittadini le azioni che i nuovi membri del Parlamento europeo intraprenderanno in merito a queste problematiche durante il loro mandato”.

“Sarà nostro compito monitorare le risposte dei candidati alle Elezioni 2009 che verranno elettieurodeputati per verificare se manterrano nella pratica quanto ci hanno promesso sulla carta”, conclude Toffol.

Oche Selvatiche (una poesia di Mary Oliver)



Oche selvatiche







Non devi essere buono.

Non devi camminare sulle ginocchia

per cento miglia nel deserto in penitenza.

Devi solo lasciar che il dolce animale del tuo corpo

ami ciò che ama.

Raccontami della disperazione, la tua, ed io ti racconterò la mia.

Intanto il mondo va avanti.

Intanto il sole e i chiari cristalli di pioggia

si stan muovendo pei paesaggi, su praterie e profondi alberi,

su montagne e fiumi.

Intanto le oche selvagge, alte nel puro aere blu,

son di nuovo sulla rotta verso casa.

Chiunque tu sia, non importa quanto solo,

il mondo offre se stesso alla tua immaginazione,

come le oche selvatiche ti chiama, aspro ed eccitante -

annunciando ancora e ancora il tuo posto

nella famiglia delle cose.




Mary Oliver




Mary Oliver e il suo cane Percy


Senza titolo 1511

  L'AVETE LETTA LA FIABA L'ISOLA DEI NASI NERI ?  :-)


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Decostruire la mascolinità non significa demolire l’uomo. È reinventarlo, liberarlo dalle catene degli stereotipi affinché possa essere se stesso,

Ultimo  post  per  questa  settimana   sulla violenza  di genere o  femminicido    La nostra  mascolinità, spesso definita da stereotipi cul...