29.12.19

come sopravvivere alle feste di natale 2019\20 dopo natale e prima di capodanno ed epifania

Come promesso nell'ultima post sul natale , rieccomi con la seconda parte della guida i sopravvivenza del 2019\20 ovvero la fase post natalizia Le abbuffate classiche natalizie sono finite e tra poco inizieranno quelle di capodanno e dell'epifania 


Infatti Capodanno è alle porte  (  infatti siamo  già al 29   di  dicembre )  è già  , ora  in maniera  sempre  più pressante  ,   si  'inizia  a parlare di cosa si fa o non si fa per  tale  data  io rimando tutti\e  oltre  che  ai  consueti  siti d'approfondimento che trovate  a     fine post   a questo mio post della guida del 2016  ed   a quest'immagine   presa  dalla pagina  facebook  Amici dei mici e amanti dei gatti

L'immagine può contenere: 1 persona, testo



ed   ad  altri  siti    che trovate  sotto   fra  gli approfondimenti   .
Risultati immagini per capodaNNO
Infatti Io vedo il capodanno oltre che un semplice incontro con gli amici che risiedono fuori dal paese in italia o all'estero per lavoro o fuga come l'unione di queste due pensieri \ riflessioni . 
La prima una riflessione di Antonio Gramsci è molto più che un pensiero intorno al Capodanno.
È un inno alla ricchezza della vita, alla sua poliedricità, all'importanza fondamentale che ogni giorno rappresenti nella vita di un uomo una deadline con cui confrontarsi: perché ognuno di noi renda conto a se stesso in ogni attimo e non solo nei buoni propositi di fine e inizio anno. Riporto qui il testo integralmente:


Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno.
Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un'azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.
Dicono che la cronologia è l'ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch'essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell'età moderna.
E sono diventati così invadenti e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l'umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.
Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell'animalità per ritrarne nuovo vigore.
Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.
Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell'immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d'inventario dai nostri sciocchissimi antenati.



La seconda questa canzone una di quelle che sono alla base della mia formazione musicale \ culturale


Però quest'anno per motivi vari credo che : << Due Strade Trovai nel Bosco e Io Scelsi Quella Meno Battuta ed è per Questo che Sono Diverso. >> ovvero

ed faro cosi, salvo qualche riunione con amici o parentado dopo il brindisi di mezzanotte con i miei " vecchi " che non amano tanto la mondanità e poi in compagnia di qualche lettura o fumetti o saggio storico visto che quest'anno è stato ricco di celebrazioni storiche e culturali di trentennali e cinquantenari

.

concludo con alcuni consigli o suggerimenti di buon senso
  • Visto che generalmente ci si sbaglia nell'ora si può guardare il conto alla rovescia in TV con il volume abbassato o alzato oppure  In alternativa, puoi ascoltare la radio. questo permette a tutti i presenti di tenere d'occhio l'ora.
  • Se si è deciso di ordinare del cibo a domicilio, fallo presto per evitare di trovarvi nella ressa di persone che hanno avuto la stessa idea!
  • Rinuncia alle feste a cui davvero non vuoi partecipare e non prenderti troppi impegni; concedi invece a te e alla tua famiglia tanto tempo per divertirvi tutti insieme. oppure uno spazio e per .... 😜🥂 con il partner
  • Prenditi cura di tutte le persone che sembrano annoiate o arrabbiate dal Capodanno in famiglia. Gli adolescenti e i giovani, soprattutto, possono avere la sensazione di perdersi tutto il divertimento rimanendo "bloccati" in casa con i genitori. Ascoltali, chiedi com'è stato il loro anno appena trascorso e cosa non vedono l'ora di fare – questa è una buona occasione per instaurare o eventualmente rinsaldare un legame familiare.
  • Non è obbligatorio restare svegli fino a mezzanotte; c'è sicuramente qualche membro della famiglia che si corica presto o non festeggia per tutta la notte! Se ti senti stanco e vuoi addormentarti presto, sentiti libero di farlo. Quando ti svegli è già l'anno nuovo e puoi accoglierlo con i tuoi rituali del mattino.
  • Accertati che tutti bevano responsabilmente soprattutto i minorenni
  • Se mantieni alto il volume della musica, tieni in considerazione anche i vicini; sebbene sia la notte di Capodanno, alcune persone hanno bimbi piccoli o malattie loro o di  familiari  da gestire.
  • Se passi l'intera serata a rammaricarti per aver deciso di restare in famiglia e a pensare che avresti dovuto fare qualcosa di più eccitante, non sei in grado di vivere il momento e di apprezzarne il valore. È molto più facile e divertente se accetti il fatto che restare a casa è semplicemente un altro modo di passare la notte di San Silvestro. Riporta alla mente tutte le cose che non devi affrontare, come le file interminabili per trovare un taxi, le risse tra ubriachi, la folla impazzita ed essere molestato dalla gente che insiste a voler baciare tutti quando suona il rintocco di mezzanotte.
Approfondimenti
https://www.wikihow.it/Festeggiare-il-Capodanno
https://www.wikihow.it/Godersi-il-Capodanno-a-Casa-con-la-Famiglia
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2012/12/come-sopravvivere-al-le-feste-di-natale.html
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2015/12/la-mia-guida-al-natale-e-alle-festivita_27.html
comunque lo festeggiate o non lo festeggiate augurissimi ci vedremo l'anno prossimo .



27.12.19

Ragazze investite a Roma, i funerali nella chiesa gremita. Il parroco: IL senso della vita non è bere e fumarsela

leggi anche



"Siamo abituati a vivere tra tecnologie e innovazione eppure brancoliamo nel buio ed è quello su cui dobbiamo riflettere: su questa ora buia". Così ha esordito il parroco don Gianni Matteo Botto nel corso dell'omelia ai funerali di Gaia e Camilla, sottolineando "da giorni ci chiediamo il perché. Ci
interroghiamo sull'insensatezza di quanto accaduto. Brancoliamo nel buio. Ecco quello di oggi é il grande abbraccio che diamo ai genitori di Gaia e Camilla, in questa ora così buia". Infatti   è   questo  che  i genitori  (  sempre    che   non siano  di quelli problematici  ) , la  scuola e  la  comunità dovrebbero  , ovviamente  senza  essere  troppo   repressivi  , asfissianti  ,  e senza  voler  a tutti   costi imporre  la  loro esperienza 

Ecco   quindi che  ancora parole forti nell'omelia di don Matteo  riportate da  repubblica online posso  essere  utili  e una base  da  cui  partire o ripartire    : "Il senso della vita, lo aveva chiesto giorni fa Camilla alla sua famiglia. Ecco, magari quando sei sbronzo o sei fatto ti metti a guidare? Questa è la vita? In fondo ci sentiamo onnipotenti e poi non riusciamo a seguire le regole base della convivenza. Ci riscopriamo tutti un po' palloni gonfiati. Il senso della vita non è bere e fumarsela".

26.12.19

Siracusa, per un errore dei giudici vince una medaglia che non merita e la consegna alla seconda classificata


Babbo natale  ( Gesù bambino   come  volevano     che  lo chiamassi  le   mie  nonne   ) avrà preso nota dell’ennesima bella storia andata in scena in questi giorni: in questo caso il teatro è stato la Sicilia.
Il Protagonista un ragazzino di 10 anni che si è aggiudicato l'oro in una competizione regionale di karate. Accortosi dell'errore della giuria ha messo la medaglia al collo di Carlotta Bartolo, 11 anni, che era arrivata seconda. Egli    per un errore nel calcolo dei punti, Giorgio Torrisi, 10 anni, era stato giudicato e premiato come vincitore di un torneo di karate, ma poi quando insieme ai suoi genitori ha scoperto di essere arrivato secondo, ha scelto di consegnare la medaglia d’oro a chi davvero l’aveva meritata: Carlotta Bartolo, appunto   di 11 anni. Una  bella  riasposta  a chi ice  che  certi valori sono morti  , certo    stanno scomparendo  , ma  ancora   ed   questo è uno    dei casi  in questione  resistono   e  sono  ancora   vivi 



Infatti   , oltre  il  video  ,  ecco   la cronaca  di  https://palermo.repubblica.it/cronaca/2019/12/25/  da  cui   è tratta la prima foto


“Mamma questa medaglia non la merito, perché non l’ho vinta. Devo consegnarla al vero vincitore”. Quando la lealtà sportiva e i valori morali rappresentano la vera vittoria, allora accadono storie come quella che ha visto protagonista Giorgio Torrisi, 10 anni, cintura nera di karatè e, dopo ciò che è accaduto, anche di lealtà.Per un errore nel calcolo dei punti è stato giudicato e premiato come vincitore di un torneo, ma quando ha scoperto di non aver realmente conquistato l’ambita medaglia d’oro ha scelto di consegnarla a Carlotta Bartolo, 11 anni, arrivata seconda.
Giorgio Torrisi e Carlotta Bartolo   da https://www.pachinonews.it/



La competizione, la settima edizione dell’International Edukarate, si è svolta al PalaCannizzaro di Acicastello e ha visto sfidarsi 350 bambini provenienti da tutta la Sicilia. Giorgio Torrisi, di Catania, è stato giudicato il primo nella sua categoria. Immediatamente dopo la premiazione, i genitori stessi, Antonio Torrisi e Chiara De Melio, hanno intuito che c’era qualcosa che non quadrava nei punteggi. “Mio figlio è abituato a vincere - ha raccontato Chiara, la mamma - ma anche a perdere con umiltà, perché è questo che insegno ai miei figli. Ho spiegato a Giorgio che c'è stato un errore e ha voluto consegnare la medaglia a chi l'ha meritata al suo posto. L'onestà è la prima cosa nella vita”.
Scene rare e ben lontane da quelle a cui spesso si assiste nelle tribune delle gare di calcio giovanili, in cui genitori eccessivamente esigenti pretendono solo vittorie sul campo. A discapito del decoro, della forma e dell’educazione dei figli. Così Giorgio ha scelto che la sua più grande vittoria sarebbe stata quella di consegnare la medaglia a Carlotta. E la missione è stata compiuta e la medaglia ha trovato il suo legittimo proprietario: tutta la famiglia Torrisi è sbarcata nella palestra dell’ “Accademia Bartolo” a Pachino, in provincia di Siracusa, per incontrare Carlotta e i suoi genitori.
“La nostra prima vittoria è questa - ha dichiarato Giuseppe Bartolo, padre di Carlotta e maestro di karatè -, trasmettere ai nostri atleti e figli i valori della lealtà”. Carlotta ha ottenuto la sua meritata medaglia, ma il vero vincitore morale della competizione, manco a dirlo, è stato Giorgio. Il gesto è stato anche notato - e lodato - dall’organizzatore dell’evento, Salvo Filippello, pedagogista componente della commissione nazionale Csain e coordinatore regionale. “Un esempio virtuoso - ha commentato Filippello - come ente promuoviamo i valori sociali ed educativi, al di la di quelli agonistici. Vuol dire che abbiamo seminato bene. Il nostro obiettivo è creare grandi uomini, più che grandi campioni”. Filippello ha messo in piedi anche una “karate-therapy”, che serve ad incanalare energie ed istinti dei più piccoli nell’ambiente sano dello sport. “Lavoriamo anche in ambienti difficili - ha spiegato il responsabile siciliano di Csain - e con questa attività facciamo in modo che i ragazzini più iperattivi possano lavorare sull’autocontrollo”.

La storia del musicista che ritornò a Palermo dopo esser stato costretto a vivere 40 anni nella DDR



Lo so che l'ubriacatura celebrativa ed ideologica del trentennale della caduta del muro è ormai passata , ma questa storia è , oltre ad essere affascinante , piena di bugie non so se le racconta il musicista o l'autore dell'articolo. fino al 1961 il musicista avrebbe potuto andarsene con tutta tranquillità a Berlino Ovest e ritornare in Italia. se non lo ha fatto avrà avuto le sue ragioni e non c'entra la DDR, almeno nel primo periodo in questo caso .






da https://amarcord1983.wordpress.com/











L’alba della libertà è nascosta dentro un viaggio premio a Palermo a 40 anni di distanza dal doloroso distacco. Quella del musicista Gian Luigi Costanzo è una storia palermitana che unisce il Natale con il trentesimo anniversario del crollo del Muro di Berlino. La straordinaria vita del “Maestro”, costretto a vivere 40 anni nella Ddr – la Repubblica Democratica Tedesca – si intreccia con una curiosa coincidenza, un’apparizione “europea” in tv, e con l’estate più florida per gli italiani, quella “mondiale” del 1982. Sofferenza, desideri, ambizioni crollate, orizzonti chiusi, umanità, empatia. C’è tutto questo nella vita di Costanzo al di là del Muro.
Sposatosi all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, ha due figli piccolissimi, quando da militare, lascia Palermo e parte volontario in Russia. Durante la tragica ritirata riusce a sfuggire alla morte fingendosi cadavere tra i cadaveri dei suoi commilitoni morti. Nel dopoguerra, dopo tante peripezie il giovane musicista palermitano si ritrova nella Berlino controllata dai sovietici: aveva grandi ambizioni di compositore ma il suo impatto con la nuova realtà è complicato. La guerra e la separazione in due della Germania gli sconvolgono l’esistenza. Da quel momento non può più uscire dalla Ddr, non può più mettersi in contatto con la famiglia rimasta in Italia e deve iniziare una penosa vita di artista in un Paese, distrutto dalla guerra e stretto nella morsa del “socialismo reale” che – in quei primi anni – mostra poca considerazione per la musica. Costanzo rischia di condividere la casa con altre famiglie, ha pochi i soldi in tasca e conduce una vita grama. Con il passare del tempo, rassegnato si rifà una famiglia, proprio con la donna che lo aveva salvato tra i cadaveri.
Inizia a far carriera lavorando per gli enti musicali statali, ma sempre più controllato dalla Stasi, la principale organizzazione di sicurezza e spionaggio della Repubblica Democratica Tedesca, che “sorvegliava le vite degli altri”. Nel frattempo il maestro palermitano diventa di nuovo papà, di Astrid. Ma resta vivo il ricordo della sua terra e della sua famiglia palermitana, di altri due figli quasi sconosciuti. La moglie italiana, senza notizie e dopo anni di vane ricerche, si rassegna intanto. E lo considera ormai morto.
Il tempo passa e, negli anni 70, alcuni parenti palermitani assistono in tv a una competizione musicale tra nazioni europee in cui partecipa la Repubblica Democratica Tedesca. Sullo schermo appare la scritta con l’autore della canzone concorrente per la Germania Est: “Gian Luigi Costanzo”. Cugini e nipoti palermitani, si chiedono meravigliati se quel Costanzo non sia proprio lo zio Luigi e in loro si riaccende la speranza che si tratti del parente scomparso e ritenuto morto. Ma come fare per avere conferme qui in Occidente, in piena ‘guerra fredda’, da un paese blindato coma la Ddr? Un’impresa ai limiti dell’impossibile.
E infatti trascorrono altri anni e agli inizi degli Ottanta, la famiglia italiana di Gian Luigi riceve una telefonata da Berlino… Ovest. Una voce in un italiano “germanizzato” annuncia: “Sono Luigi, sono vivo. Ho vissuto a Berlino Est e non ho potuto mettermi in contatto con voi fino a oggi che sono pensionato. Tra poco verrò in Italia e voglio andare a Palermo. Finalmente il maestro Costanzo può varcare il famigerato Muro e contattare i familiari italiani. In effetti la Ddr concedeva “passaggi a Ovest” e dei “viaggi premio”, però soltanto in casi eccezionali, e soprattutto se si trattava di persone di un certo livello, possibilmente già in pensione, ovvero “non più produttive per lo Stato”. Tutto sempre sotto l’occhio vigile della Stasi e con l’obbligo del rientro in patria. In caso contrario le famiglie avrebbero avuto delle ritorsioni terribili.
Incredulità, stupore, rabbia, costernazione ed in fine comprensione; questi i sentimenti contrastanti che esplodono nei familiari di Gian Luigi che, nell’estate del 1982, ritorna in Italia dopo oltre 40 anni. A Palermo viene ospitato da cugini e nipoti. “E qua, nella loro villa dell’Addaura lo incontrai – racconta oggi Cesare Calcara, architetto palermitano e testimone di questo storico incontro -. Non ho potuto far a meno di chiedergli qualcosa della sua incredibile vita. Alla fine dell’avvincente conversazione gli ho fatto una domanda della quale subito mi pentii: ‘Maestro, per lei cosa è la libertà?’. Lui si guardò un attimo intorno e mi indico il cancello della villa e, con molta tranquillità, mi disse: ‘Vede quel cancello, ebbene lei se vuole entra, poi esce, poi entra. E poi se vuole esce di nuovo’. Rimasi zitto. Poi ringraziandolo mi scusai per avergli fatto quest’ultima domanda, che avrebbe potuto turbarlo. Mi sorrise salutandomi calorosamente da buon siciliano. In effetti, quello turbato fui soprattutto io, pensando come quel regime comunista possa aver drammaticamente sconvolto la vita di milioni di uomini tra cui quella del Maestro Costanzo. Qualche tempo dopo – conclude Calcara – la nipote che lo ospitò, mi confidò che prima di spostarsi, anche per pochi chilometri, da Palermo, lo zio Luigi faceva una telefonata e parlando in tedesco riferiva dove sarebbe andato, con chi, quando e per quanto tempo si sarebbe assentato da Palermo. E il numero telefonico a cui chiamava aveva il prefisso 091!”. L’alba della libertà dentro il tramonto del Muro. In mezzo c’è la vita di un uomo privato per 40 anni della sua città, ma che sotto il cielo di Berlino ha trovato la forza di rinascere.

25.12.19

Un VEGANO, un CELIACO, un AMBIENTALISTA, un ASTEMIO, un ATEO e un GENDER...

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Mi  era preposto   uno stacco    dalla  guida    su come sopravvivere  alle feste   del natale   ,  ma  vedendo    il video riportato qui  sotto   ,  ho  cambiato idea  .  Esso   è   una bellissima satira , a monde e fondamentalismi ,  tanto  da  costituire    un extra    alla  guida  del   2019  . Infatti



 un  conto sono :  la  salute   (  caso del celiaco  e  astemio ) , le  scelte  di vita condivisibili o meno (  vegano  , bisex o  come  si usa  ora  gender  fluid  ,  buddista, ambientalista  ) .  Un altro conto le mode \ le  tendenze prese  in  modo acritico    ed  i  fondamentalismi .  è  questo  che  critico  con questo  video  , i  fondamentalismi , l'incapacità  di fare    buon viso  a cattivo  gioco  insomma  d'adattarsi   ed  imporre  le  proprie  mode  o scelte  di vita  agli altri o  costringere ad  adeguarti  tu  alle loro  .  Infatti   per fare l'esempio   più marcato i veri  buddisti   ,  quelli consapevoli  ,  non  quelli  modaioli   non sanno   che  il buddismo  e  amore  e rispetto   oltre  che accettazione   di un altra  cultura  non imporre la  loro     esempio (  scusate  se    in inglese  ma non ho trovato quello italiano  )   è  questo  pezzo  dei  simpson  in cui Lisa  la protagonista  diventa  buddista 




  buon natale        di  qualunque   moda  \  tendenza   o scelta  di vita   voi  siate

24.12.19

la gente almeno a natale ha un po di razzionalità o sono sempre di fretta e giudicano a caldo ? IL caso di Emma genovese sorella dell'investitore di gaia e camilla


IL terribile incidente che ha portato via due ragazze di 16 anni ha sconvolto tutti. Ci sono indagini in corso e Pietro Genovese, il figlio del regista Paolo Genovese, rischia fino a 18 anni di carcere per il doppio omicidio stradale. per cercare di difenderlo, la sorella Emma Genovese ha fatto un post sul suo profilo Instagram che ha scateno una bufera. Ora Un po' di silenzio e riflessione da ambo le parti non guasterebbe soprattutto quando ancora non si capisce bene come è andato il fatto . E' vero che le colpe non sono mai ( completamente ) da una parte sola ma 50 e 50 . Ma qui si esagera .Emma Genovese, la sorella di Pietro Genovese, è finita nella bufera per un post su Instagram. Il suo profilo, in questo momento, risulta privato forse in seguito alle polemiche che ha scatenato dopo aver cercato di difendere con un post suo fratello. Il post, adesso scomparso, iniziava così : <<  Vorrei dire una cosa, non lo dico perché è mio fratello ma lo direi per chiunque, tutta la gente che sta dando la colpa a lui dovrebbe vergognarsi >> e    fin qui  comprensibile  perchè ancora     ci sono indagini in  corso  ed  la  dinamica     è ancora poco  chiara    e    forse  sono  coinvolte   altre macchine   che non hanno  soccorso     le  ragazze  . Ma poi , La sorella del ventenne che ha investito Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli nella notte di sabato, 22 dicembre 2019, ha continuato il suo sfogo, attribuendo parte della colpa alle due ragazze.  Infatti  ,   sempre  secondo      quanto riferisce   l'articolo     di  www.bigodino.it

 [....]
“Non ha bevuto né fumato, non era al telefono. C’era il verde ed è passato com’è giusto che sia. Pietro in quei momenti infernali è rimasto sotto la pioggia in lacrime, aspettando i soccorsi e i miei genitori. Sono davvero distrutta per quelle povere ragazze che hanno perso la vita ieri notte, immagino il dolore della famiglia e degli amici, ma la colpa è stata loro, che per non fare cinque metri a piedi sono passate in mezzo alla strada (ovviamente non pensando che potesse succedere il peggio), con le macchine che sfrecciavano su Corso Francia. Sul Messaggero, sulla Repubblica e ovunque su Internet si dice com’è andata ed evidentemente è stato inevitabile. Per cui mettetevi nei panni non solo delle ragazze. Perché vi assicuro che stare sotto la pioggia in lacrime, per strada, su Corso Francia,con due ragazze sdraiate sull’asfalto senza vita ad aspettare la polizia, l’ambulanza, e i miei genitori che sono corsi, è una cosa che ti segna e che lo ha distrutto. Non accusate se non sapete come sono andate le cose. E, per finire, vorrei ringraziare tutte le persone che sono state accanto a me, la mia famiglia ma, sopratutto, a mio fratello”.






Risultati immagini per come un branco di scimmie che scrive a caso sulla tastiera del pc
IL post com'era prevedibile ha scatenato una bufera e in molti si sono scagliati ( sia in maniera pacata e civile sia da classici odiatori seriali o meglio come una scimmia che batte a caso sulla tastiera del pc ) contro Emma Genovese con rabbia e insulti, costringendo la ragazza a rendere privato il suo profilo . 
 Peggio per  lei    ha  perso  un  occasione  per  tacere , poi per  paura    cosa  fa   prima  lancia il sasso  sui  social    e  poi   nasconde   la  mano  ovvero  bloccandoli  rendendoli privati   . Se proprio voleva  difendere  (  i  panni sporchi si lavano in famiglia   )    bastava    che dicesse     aspettiamo  a vedere  come   sono   andate le cose  .
Infatti 

   Alcuni testimoni hanno riferito che le due sedicenni avrebbero attraversato Corso Francia correndo mano nella mano, lontane dalle strisce pedonali con il semaforo rosso. Forse avevano fretta a tornare a casa, così come dimostra anche l’ultimo sms mandato da Camilla Romagnoli a sua madre, poco prima della tragedia.

Sembra che la Renault Koleos di Pietro Genovesi non sia stata l’unica vettura ad investire le due ragazze. Dopo il colpo iniziale, i loro corpi sono stati sbalzati in aria e sarebbero stati investiti da altre auto che si sarebbero dileguate. Sul posto è rimasto solo Pietro Genovesi che, in stato di shock, ha aspettato la polizia.In questo caso potrebbe allungarsi la lista degli iscritti nel registro degli indagati. Se fosse davvero così, gli altri conducenti rischiano di essere accusati di omicidio stradale e omissione di soccorso. 

23.12.19

La passione a Natale di © Daniela Tuscano
















martedì 24 dicembre 2019

“La passione a Natale” di Daniela Tuscano

"Tanti auguri ai fabbricanti di regali pagani! Tanti auguri ai carismatici industriali che producono strenne tutte uguali!
Tanti auguri a chi morirà di rabbia negli ingorghi del traffico e magari cristianamente insulterà o accoltellerà chi abbia osato sorpassarlo... Tanti auguri a chi crederà sul serio che l’orgasmo che l’agiterà – l’ansia di essere presente, di non mancare al rito, di non essere pari al suo dovere di consumatore – sia segno di festa e di gioia!…Vengano tra noi, a cui non è rimasta che la speranza di una lotta che dispera: non c’è più luce di Natale, o di Pasqua.Tu, sei la luce, ormai, dell’Italia vera".
Pier Paolo - sempre si scrive - non amava il Natale. E lui stesso rivelava che in questo periodo dell'anno scappava, appena poteva, in "paesi maomettani", come diceva con vezzo desueto. (Eppure fascinosamente ambiguo, polveroso ma autentico. Il fascino del diverso nudo, sfrondato da ipocrisie lessicali.)
Spesso mi domando se, oggi, le sue invettive risuonerebbero ancora così. Se ancora fuggirebbe in quelle contrade, magari proprio nel suo Yemen, non più "maomettane", ma soltanto atroci - altro termine che adoperava spesso -, anch'esse ormai senz'ombra di fede, turbinate da guerre di potere, avidità e miseria. Che non è povertà. E non ha nulla di dignitoso.
E se vi si tuffasse, cosa troverebbe, di doloroso, nel dolore "maomettano"?
Troverebbe... i cristiani; sono loro, adesso, i più poveri fra i poveri.
Troverebbe il Cristo materano a Idlib, Maaloula, Baghdad, nelle luci scure d'una Natività silenziata dal terrorismo; a Gaza, perché pure certi palestinesi sono cristiani, e non possono entrare a Betlemme; e lo troverebbe, più in là, in volti bruni e orientali, di donne soprattutto. Lo troverebbe in Huma Younus, rapita a 14 anni, convertita a forza e costretta a sposare il suo sequestratore; in Leah Sharibu, da due anni schiava sessuale di Boko Haram per aver rifiutato di abiurare; lo troverebbe, comunque, a Damasco, proclamata, fra le bombe, Capitale mondiale del Natale. Che vuol risorgere, e non si arrenderà.
Troverebbe, insomma, radici divelte, perché il cristianesimo è nato lì, e lì pulsa e sanguina; non è opulenza, non colonizzazione, non Occidente.
E ne parlerebbe, e le sue invettive verso le luminarie delle nostre città si leverebbero più alte. Certo si scontrerebbe coi terzomondisti salottieri; con chi oggi strumentalizza quelle sue geremiadi accorate, non per richiamare al senso vero di queste feste, ma per cancellarle definitivamente; farebbe i nomi di Huma, di Leah e degli altri/e, che noi non osiamo menzionare, perché la persecuzione dei cristiani ci lascia indifferenti e fastidiati.
Lo accuserebbero di cripto-cattolicesimo, come del resto fecero anche in vita; di umanitarismo; di sentimentalismo; di passatismo.
Ma lui seguiterebbe a evocare quei nomi, pur angosciato da una divorante solitudine. Pier Paolo proseguiva malgrado lui.
E se fosse costretto a rimanere fra gli ingorghi del "traffico pagano"?
Vedrebbe lo stesso spettacolo di ieri, fulgente e miserando; solo più nevrile; vedrebbe presepi su cui si orina, altri trasformati in osceni simboli identitari. E l'Italia delle pale d'altare completamente cancellata.
Vedrebbe, del resto, presepi sepolti. Nella marea di disoccupati, sottopagati; di operaie anziane che muoiono sotto una pressa; di giovani precocemente appassiti, o alla sfinita ricerca di senso. Li vedrebbe nelle donne assassinate, violate, reificate da un consumismo ancor più aggressivo e patriarcale; li vedrebbe nella cancellazione della madre, simbolica e reale. Negli immigrati mai giunti sulle nostre coste, affogati prima. E li ritroverebbe, forse, in qualche settore di quella Chiesa che un tempo gl'ispirò il Vangelo; non si scandalizzerebbe di trovare la profezia anche fra i dottori di legge, come d'altronde non la escluse Cristo a casa del fariseo. In un Papa inviso ai clericali borghesi, che non parla di sesso, ma di giustizia, povertà, condivisione.
La luce dell'Italia vera non sarebbe più il comunismo. Disperso pure quello nel magma d'un individualismo lasco, tanto esaltato quanto scipito; definitivamente, antropologicamente mutato.
In cosa crederebbe, dunque, oggi Pasolini?
In quello in cui ha sempre creduto: l'atroce umanità. Quella massacrata a Oriente come a Occidente, a Nord come a Sud. Ne vedrebbe un riscatto?
Forse no. Sicuramente no. Ma il fatto stesso di saperla lì, esistente e sconfitta, gli darebbe la disperata, assurda, irresistibile voglia di gettarvisi dentro, e assaporarla, e morirne.

© Daniela Tuscano

RISIERA E FOIBE: UN ACCOSTAMENTO ABERRANTE

Risultati immagini per accostamento foibe e shoahstavolta ilgiornale offre una perla in mezzo alla 💩.  Infatti per parlare di Foibe e Shoah occorre molta onestà intellettuale. Sono stati episodi aberranti ma nati in contesti storici profondamente diversi. Le Foibe sono state una ritorsione criminale per vendetta verso un italianizzazione forzata (anche per volontà di dominio comunista) e per anni di oppressione fascista verso le popolazioni slave mentre la Shoah è stata puro razzismo.
Nessuna motivazione può e deve però sminuire \ minimizzare quello che  è stato il comportamento criminale in entrambe le situazioni.
Per una volta anche se con divergenze storico ed ideologiche sono d'accordo tutti  ( vedere  link  d'approfondimento a fine post  )  neo  considerare   tale  paragone  e  tale  interpretazione storica    ideologica    come  un aberrazione ed  un obbrobrio.








"Paragonare le foibe alla Shoah? Un'aberrazione", esuli contro la Rai
La Federazione degli esuli giuliano-dalmati denuncia ai vertici Rai la ricostruzione "giustificazionista" della trasmissione Agorà
Elena Barlozzari - Sab, 21/12/2019 - 22:59


Il servizio pubblico torna a occuparsi di foibe, su Rai3. Potrebbe sembrare una conquista. Non capita di frequente (per non dire mai) che il tema venga toccato in giorni che non siano quelli "comandati" dal nostro legislatore, ossia a cavallo del Giorno del ricordo.
Quasi fosse una cartellino da timbrare, una specie di cambiale. Purtroppo però il dibattito intavolato giovedì scorso durante la trasmissione Agorà si è trasformato in un’occasione persa. Al centro non c’era il dramma degli italiani del confine orientale, non un riferimento a quanti lasciarono le proprie case per scampare alle persecuzioni titine, ma la sterile contrapposizione tra orrori del Novecento. Un’assurda gara tra catastrofi della malvagità umana.
L’epilogo era già scritto nelle premesse. Il “pretesto” per parlare della persecuzione degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia è stata una polemica locale. Quella che ha visto protagonista la giunta di centrodestra di Civita Castellana, rea d’aver bloccato i viaggi della memoria ad Auschwitz. L’amministrazione non manderà più gli alunni a visitare il campo di concentramento simbolo dell’Olocausto, bensì il museo della Shoah e le Fosse Ardeatine a Roma. Il governatore Zingaretti, indignato dalla decisione, è intervenuto a gamba tesa facendo sapere che sarà lui a finanziare il progetto. Dal Viterbese lo hanno ringraziato della premura chiedendo però se avesse intenzione di conferire fondi anche per i viaggi alla foiba di Basovizza. Ecco qui la spinosa questione che l’illustre professore Mario Canali, ordinario di storia contemporanea all’università di Camerino e allievo di Renzo De Felice, è stato chiamato a dirimere. Da un punto di vista storico è corretto equiparare gli eccidi delle foibe alla Shoah? L’accademico non ha dubbi: paragonare le due tragedie è un’aberrazione.
“Ritengo aberrante - dice - avvicinare i due fenomeni”. “Mettere insieme le due cose - continua il docente - è una forzatura terribile”. “La Shoah - spiega - è stato un genocidio, il tentativo di liquidare un popolo con l’uccisione di 6milioni di persone, un’uccisione organizzata da parte di uno Stato nei confronti di una popolazione che non aveva fatto nulla”. E le foibe? Le foibe sono diverse? Non c’era forse uno Stato, quello jugoslavo, che ha attuato delle vere e proprie purghe anti-italiane? In questo caso, pur non “giustificando” il massacro, lo storico contestualizza. “Lì ci sono stati venti anni di regime fascista, un’italianizzazione coatta con espropri dei beni da parte delle nuove autorità italiane, sono state abolite le scuole in lingua slava e imposti nomi italiani”. “Questo - precisa - non giustifica, ma fa capire il substrato su cui si innesta la reazione”. Quindi: “La Shoah nasce dal razzismo, le foibe da conflitti storici precisi limitati a quell’area”.
La lettura dello storico ha diviso gli ospiti in studio. “Il professore ha detto delle cose aberranti - ha commentato la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli - non si fa una classifica dei morti, non ci sono morti di serie A e di serie B, alle vittime va riconosciuta la stessa dignità”. Stefano Fassina di Liberi e Uguali ha replicato accusando la Montaruli di negare l’Olocasuto. “Mi metti in bocca parole che non ho mai detto”, si è difesa lei minacciando di querelarlo. I toni incandescenti del dibattito sono stati smorzati dalla conduttrice, Serena Bortone, che ha introdotto l’argomento successivo. Ma la querelle è continuata fuori dagli studi televisivi. La Federazione delle associazioni degli esuli fiumani, istriani e dalmati, infatti, ha scritto ai vertici Rai.
“Durante la trasmissione - si legge della missiva - è stata perpetrata un’ulteriore umiliazione del popolo della Venezia Giulia, dell’Istria, del Quarnaro e della Dalmazia”. “Gli interventi dei presenti in studio - denuncia FederEsuli - lasciavano trasparire la parola tanto cara a chi giustifica: contestualizzare”. “Quale nesso dovrebbero avere eventi accaduti in tempo di pace con la guerra? È giusto ammazzare l’amico/parente/conoscente di un fascista (se poi fascista era), in quanto amico/parente/conoscente di un fascista?”. “Per questo - si legge nelle ultime righe della missiva - vi chiediamo di considerare con maggior attenzione la nostra storia, di invitare nei programmi che raccontano di noi persone delle nostre associazioni, come giustamente avviene trattando drammi altrettanto importanti per il nostro Paese”.


        approfondimenti

chi la detto che per essere miss si debba solo cantare e ballare Miss America 2020 è una biochimica: vince con un esperimento chimico dal vivo

Risultati immagini per Camille SchrierIndossando un camice da laboratorio ha sfruttato il palco del più importante concorso di bellezza americano per dimostrare non solo che le donne possono avere successo negli studi scientifici, ma che "anche una scienziata può diventare Miss America come Miss America può diventare una scienziata". Infatti quella di Camille Schrier, neo incoronata Miss America 2020. Ha 24 anni, una laurea in biochimica, una in biologia e sta facendo un dottorato in farmacia è una vittoria che sta facendo il giro del mondo . A stupire però non è tanto il suo curriculum accademico, quanto il fatto che abbia usato la sua passione per la scienza come abilità da esibire alla prova di talento del concorso. Mentre le altre partecipanti si sono esibite nei più tradizionali campi del ballo, del canto o della recitazione, lei ha eseguito un esperimento dal vivo. Ha prodotto una reazione chimica molto semplice, ma suggestiva, che con l'esplosione di schiuma colorata ha stupito platea e giuria.



anche  l'ipocrita   e  fallocratico    libero  ne  ha  riconosciuto   l'importanza  .  Infatti  ecco  cosa  dice  quest'articolo     di  Lucia Esposito :  <<  (  ....   ) Per tanti motivi. Primo: è consapevole della sua straordinaria bellezza e non se ne vergogna, anzi dà uno schiaffo sia ai maschilisti sia alle femministe esibendola come un capolavoro. Secondo: non è snob.Ambisce a fare la scienziata ma non disdegna una gara che - nonostante sia stata infiocchettata ben bene e dichiari di non dar troppo peso a seno e sedere - se non sei strafiga non ti fa neppure iscrivere. Terzo: ha dimostrato, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che l' intelligenza non è un accessorio come un foulard di seta o un orecchino di perle. E poi perché alla fine, quando la giuria l' ha eletta Miss America è esplosa in un pianto liberatorio di gioia, proprio come tutte le miss. >>

22.12.19

i libri della libreria acqua alta di Venezia , danneggiati dall'alluvione diventano opere d'arte

 La  storia    d'oggi   è presa (  in altri  è  hakerata  in  maniera  etica  citando la  fonte     senza  modificarla  )   , come spesso mi   accade    visto  che    gli articoli delle  fonti  sono 😥😢🙄  totalmente  a  € ,   dai  Social  .  In particolare  dalla   pagina  facebook  dello  IED Milano e sulla pagina Instagram   della  protagonista  @libricontrocorrente  da cui   ho preso   anche  le  foto  

Questa è una storia fatta di acqua, di carta, di dolore e di forza. È la storia della libreria Acqua Alta di Venezia, allagata, migliaia di libri da buttare ed  mandare  al macero  . Ma  è  anche la storia delle studentesse di IED Milano Maria Vittoria Miccoli Minarelli, Ambre Carladous e Anna Carera, che vanno a Venezia e in cambio di un’offerta portano a casa 500 volumi troppo danneggiati per essere venduti.Esse Chiedono ai loro compagni di corso di Graphic Design, ai compagni degli altri corsi e a tutti gli artisti disponibili, di adottare un libro e trasformarlo in un’opera d’arte, per poi metterlo all’asta. Grazie a una galleria d’arte di Bologna, 130 volumi vengono consegnati ad artisti del capoluogo emiliano. i designer e gli artisti   si sono messi al lavoro: e opere   sono state  messe   all’asta a partire dal 22 dicembre e i proventi devoluti alla Fondazione Querini Stampalia.


IED Milano
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La storia che ti vogliamo raccontare oggi inizia sotto la pioggia battente che ha flagellato l’Italia qualche settimana fa, e con una notizia che – in un bollettino dei danni che si fa sempre più tragico man mano che passano le ore – diventa virale sui social: la libreria Acqua Alta di Venezia è allagata, migliaia di libri sono da buttare.La libreria, fra le più famose al mondo grazie alle barche trasformate in scaffali e alla gondola che protegge i libri durante l’acqua alta da cui prende il nome, ha subìto un colpo durissimo. È una di quelle notizie che, per un amante della lettura, aggiunge gravità a una situazione già drammatica e porta a chiedersi se si può fare qualcosa per dare una mano.E una risposta, le nostre studentesse Maria Vittoria Miccoli Minarelli, Ambre Carladous e Anna Carera, l’hanno trovata: salvare i libri dal macero per trasformarli in qualcosa d’altro, di nuovo, che possa aiutare. E così inizia un viaggio che da Milano le porta a Venezia, con le titolari della libreria che in cambio di un’offerta cedono 500 volumi troppo danneggiati per essere rimessi in vendita. Maria Vittoria, Ambre e Anna riempiono scatoloni e li portano qui a #IEDMilano, dove nel frattempo hanno ottenuto il permesso di depositarli e provare a mettere in atto la loro idea: chiedere ai loro compagni di corso di Graphic Design, ai compagni degli altri corsi e a tutti gli artisti disponibili, di scegliere un libro e trasformarlo in un’opera d’arte, per poi metterle all’asta e raccogliere fondi per aiutare un ente o un’istituzione veneziana ad affrontare i danni causati dall’acqua. Dopo una ulteriore cernita che le costringe a buttare ancora un centinaio di libri, perché troppo danneggiati, allestiscono un punto di scambio nella nostra biblioteca di via Sciesa 3 e la risposta, per fortuna, non si fa attendere: studenti e docenti dei nostri corsi si presentano a scegliere e ritirare i libri che li incuriosiscono di più, mentre grazie a una galleria d’arte di Bologna, 130 volumi vengono consegnati ad artisti 



da https://www.instagram.com/p/B6XwFwICQkv/
del capoluogo emiliano. Uno alla volta i libri vengono “adottati”, e in pochi giorni ne rimane in deposito solo qualche decina.
Ecco  un esempio  di un opera    fatta   



Se il chiasso batte il silenzio: "È ancora Natale?"post extra di come soppravvivere alle festività natalizie 22019

in sotofondo
Natale - Dentro il silenzio profondo - Cori riunitiMelodia popolare natalizia tedesca armonizzata da Molfino eseguita a cori riuniti da Coro Sette Laghi, Corale San Vittore, Coro Santa Maria del Monte, Coro da Camera di Varese. Dirige il maestro Giacomo Mezzalira

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prendo spunto per il post d'oggi da questa lettera riflessione pubblicata lo scorso sull'unione sarda durante  il  periodo  delle feste  e  che   se  l'url  non si dovesse  aprire o risultasse  scaduto lo trova  sotto     fra  i  corsivi

"'In quella stessa regione si trovavano dei pastori: vegliavano all’aperto e di notte facevano la guardia al loro gregge'.Il brano, tratto dal Vangelo di Luca (2,8) ci proietta in una notte tipica dei pastori ebrei di 2000 anni fa. Possiamo immaginarli intenti a vegliare, attorno al fuoco, le proprie greggi scambiandosi quattro chiacchiere, sottovoce. Il pastore, custode oltre che di pecore, di un codice del tempo aderente alla realtà, non aveva (e ancora oggi non ha) bisogno di alterare, amplificare, rendere “virtuale” la realtà.

un quadro sulla nativit (ansa)



Sa che di notte si parla sottovoce, si bisbiglia, perché durante il giorno ci si è stancati con il lavoro, perché la notte, comunque, è tempo di quiete, di silenzio.

Nello stesso Vangelo di Luca (10) leggiamo: ' Maria, da parte sua, conservava tutte queste cose meditandole in cuor suo'. Anche in questo caso il silenzio appare discreto, leggero, carico di promesse e sviluppi. Il silenzio come categoria di libertà per poter veramente agire, progettare, fare la storia. I grandi mutamenti, i veri eventi della storia, quelli che fanno la storia, ciò che realmente produce benessere autentico per gli uomini, tutto ciò nasce dal silenzio.
Nello stesso Vangelo di Luca (10) leggiamo: 'Maria, da parte sua, conservava tutte queste cose meditandole in cuor suo'. Anche in questo caso il silenzio appare discreto, leggero, carico di promesse e sviluppi. Il silenzio come categoria di libertà per poter veramente agire, progettare, fare la storia. I grandi mutamenti, i veri eventi della storia, quelli che fanno la storia, ciò che realmente produce benessere autentico per gli uomini, tutto ciò nasce dal silenzio.
Il silenzio. Un termine che suona alieno alla nostra chiassosa 'civiltà', dove chi grida di più crede di aver ragione,  salvo    che  non sia  cultore    di religione     ed  culture  orientali in particolare   buddismo  o    di  clausura  \  monastiche   alla nostra chiassosa 'civiltà', dove chi grida di più crede di aver ragione   salvo qualche mosca  bianca  che  abbandona  trasmissioni  o  alza  la mano  per  poter  prendere  la  parola . Dove chi amministra anche la più piccola porzione di potere, blatera e strepita e con arroganza impone il suo urlo. Il mondo del potere ( economico,culturale, politico,dell’informazione,religioso,militare ) esercita al massimo grado l’uso del non-silenzio. Televisione e stampa, informatica, telefonia, tutte le meravigliose scoperte dell’ingegno umano, prestano il fianco all’arrogante asservimento del 'chiasso', cioè all’uso perverso di quelle scoperte che dovrebbero essere al servizio dell’uomo e non servirsi dell’uomo
Mentre il silenzio rappresenta il saggio controllo della mente e del cuore di tutto ciò che l’uomo inventa e realizza per il bene di tutti, il chiasso rappresenta l’uso egoistico e prevaricatore dei beni della terra. Il capitalismo selvaggio, il neo-liberismo, la cosiddetta globalizzazione, il libero mercato, sganciato dalla saggezza a cui il silenzio rimanda, diviene una bolgia infernale dove ogni colpo basso è lecito e ogni diritto, specie dei più deboli, vale meno di un bruscolino. I padroni del mondo amano il chiasso e lo alimentano con le guerre, la droga, i traffici di armi, ma anche con la speculazione finanziaria, i prestiti usurai ai paesi poveri, lo sfruttamento, la rapina delle risorse, l’inquinamento ambientale.
Il 'chiasso' tende a spegnere le idealità, a isolare i profeti, a denigrare i personaggi scomodi, quanti invitano a uscire dalla mentalità conformistica e consumistica.
Il chiasso ha paura del 'Silenzio'. Ha paura della 'Libertà'".

                        Gian Paolo Marcialis da Villacidro







quindi dovremo come consiglia   (  e  come  ho parlato    in una puntata    nella  guida  di quest'anno  ) http://cavalieridellaluce.net/2017/12/silenzio-del-natale/ cercare  (...)
il silenzio interiore. So che non è facile ma intanto mi alleno ascoltando con tutto il cuore le persone che ho accanto, dandogli tutta l’attenzione che posso, così inizio a spegnere un pochino il vortice dei miei pensieri.
Photo by Kristina Flour on Unsplash
Il silenzio interiore… più ami e più lo trovi, è il silenzio di te; ci provo e chiedo aiuto agli angeli di Betlemme, lo chiedo anche come regalo a questo Bambino silenzioso, per dare a Lui il dono di accogliere pienamente la sua presenza. E il giorno di Natale si dipana.
Quando resto solo, mi prendo il mio tempo e pian piano tutti i rumori si spengono, fuori e dentro di me. E finalmente, in un silenzio veramente profondo, l’unico suono che rimane è il battito del mio cuore. Lo ascolto troppo di rado: a volte temo che mi rimproveri o che nasconda chissà quali paure… Invece questo povero cuore magari vuole solo un po’ di silenzio per essere ascoltato… e per l’ennesima volta comprendo che lì c’è una grande pace ed è lì la migliore culla per un Bambino che vuole regnare dove trova cuori svegli all’Amore. Tutte le parole non servono più ed è solo la meraviglia di sentirlo così vicino. Al centro non sono più io ma c’è Lui. Mi sento rinascere e ora so che è veramente Natale.


ulteriori approfondimenti

21.12.19

come sopravvivere alle feste di natale IX° ricchi e poveri

colonna sonora canto di natale - Modena city Ramblers



Risultati immagini per natale poveroCosì quando in redazione abbiamo dovuto scegliere con quale storia vera aprire il numero di Natale io non ho avuto dubbi: parliamo del Natale degli ultimi, di chi è escluso dalla società per scelta o per necessità, e non sono solo i migranti o i richiedenti asilo, ma anche le persone indigenti e malate. Chi è costretto a trascorrere le feste in una corsia di ospedale, magari in attesa della visita di qualche lontano parente. Non è una storia leggera quella raccolta da Giovanna Sica, non è una storia da famiglie del Mulino Bianco: s’intitola “Il Natale dei pazzi” e la trovate su Confidenze in edicola Risultati immagini per natale povero
da domani. Parla di persone con disturbi psichiatrici, ma che il cuore ce l’hanno ben funzionante e che provano gli stessi bisogni di affetto e relazioni umane delle persone cosiddette “normali”. È un invito a fermarsi a riflettere, come ho fatto io quella sera, tra i barboni chiusi nei sacchi a pelo, vergognandomi un po’ nel tirare dritto passandogli davanti. da   https://www.ultimavoce.it/natale-degli-ultimi29663-2/ .   fra  i due  tipi  preferisco  quello dei poveri e  dei  modesti  .  parole sagge  quelle      del  napoletano in questo video 


  con  questo è tutto   .  tantissimi  auguri  .  la   guida  continuerà       dopo  il   25  buone  feste   e  tratteniamoci    per  un  giorno



18.12.19

DUE ALI PER HUMA © Daniela Tuscano

 

di cosa stiamo parlando

ACS-Italia@acs_italia
Caso Huma Younus, ragazza cristiana rapita in #Pakistan. ACS sostiene le spese legali dei genitori della vittima e scrive una Lettera aperta a 11 donne capaci di sensibilizzare la pubblica opinione italiana. Huma è solo una fra migliaia di altre vittime! #SaveHuma #HumaAsAsiaBibi
trovate   sotto  il post   l'appello di  Acs -italia    su  questo  caso




Huma Younus è talmente bella da sembrare un ragazzo. Forse per quel tratto d’indolente grazia, per una saggezza meditativa che viene da lontano, e non conosce tempo. È una totalità; nobile e modesta.
Ha quattordici anni, l’età delle scelte. In alcune parti di mondo, è adulta. Ma mantiene una schiettezza a senso unico, davanti alla quale il passo deve fermarsi e restare in meditazione.
Huma è pachistana e cristiana, come Asia Bibi. Come lei, povera tra i poveri, perché i cristiani in Pakistan sono pochi, reietti e sottoposti a ogni genere d’angherie.
Due mesi fa è stata sequestrata, costretta alla conversione all’Islam e al matrimonio con uno dei suoi rapitori. Il quale ha pure accusato sia la famiglia, sia l’avvocata di quest’ultima, Tabassum Yousaf, di blasfemia: reato che comporta la pena di morte, e di cui spessissimo fanno le spese le minoranze religiose.
La vicenda di Huma non è purtroppo isolata: si stima che ogni anno un migliaio di ragazze indù e, appunto, cristiane subiscano la stessa sorte. Ma ogni caso è unico, e quello di Huma ha un pathos particolare. Rivela una storia di donne, di sorellanza tenace. Una storia di fede. Una storia orientale.
Una storia di fierezza, anche. Le poche fotografie rese pubbliche non trasmettono l’immagine d’una ragazza perseguitata. Huma non si crogiolava nel vittimismo, benché ne avesse tutte le ragioni. Viveva nella speranza del futuro, in una gioventù vasta e passionalmente sventata.
Il suo cristianesimo è adesione incondizionata, ragionamento del cuore. Appartiene all’Asia da cui è stato strappato. Di estraneo ha soltanto la vocazione originaria: l’esclusione, il rifiuto dei violenti e dei prevaricatori. Ma anche la forza della tenerezza.
Per Huma, come in precedenza per Asia Bibi, non si odono voci di attivisti occidentali.
Peccato, sarebbe così bella!... La sua immagine, però, non si presta a esotismi artificiosi. Ne sovverte i luoghi comuni. Ricorda che il cristianesimo non è Occidente, non è colonialismo, non è potere. Non è nemmeno patriarcato: lo sguardo di Huma Younas non ha nulla di sottomesso. Brilla della tranquilla serietà di chi si sente amata. È la creatura in cui Dio si compiace perché è “cosa molto buona” (Genesi 1). Completa in sé, prima che complementare all'altro. Completa in quanto donna. Resa donna dalla sua fede. È questo che non riusciamo a sopportare.
Non tolleriamo che nel nome del Dio cristiano qualcuno, soprattutto se donna, invochi libertà e dignità.
Per questo, con vergogna, domandiamo perdono a Huma e a tutte le donne d’Oriente vittime del nostro razzismo; promettiamo che non le esilieremo più dai nostri pensieri; che con loro, per loro e per noi, ricominceremo a lottare, piangere, amare.


                     © Daniela Tuscano







Qui di seguito l'appello per Huma
 https://acs-italia.org/wp-content/uploads/Lettera-aperta-Huma-.pdf

in tempo di crisi e di fame busa e non si vuole emigrare meglio addattarsi a tutti i tipi di lavoro anche queli per cui non abbiamo studiato la storia di La scommessa di Paolo Ladu, noto “Cipolla”: lava vewtri da 40 anni

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