2.3.22

contro putin tra speranza , arresti , rinunce






Fugge dalla guerra in Ucraina incinta al nono mese: nasce a Rho la piccola Nikole, "germoglio di pace"La giovane donna è riuscita ad arrivare in Italia con l'altra figlia di otto anni mentre il marito è rimasto a combattere. In Lombardia vive sua madre: così appena arrivata è andata in ospedale e ha partorito
                    di Alessandra Corica




E' riuscita ad arrivare in Italia dopo tre giorni di attesa al confine con la Polonia, al nono mese di gravidanza, soltanto con la sua bambina di 8 anni per mano. Ad accoglierla, a Udine, ha trovato la mamma, che da tempo vive in Lombardia, dove sono andate tutte insieme. Ed è qui che il 28 febbraio in ospedale a Rho, dove dopo ore di travaglio - alle 00.42 dell'1 marzo - ha dato alla luce la sua seconda figlia, Nikole. Che il papà, costretto a rimanere in Ucraina perche obbligato a combattere, ha potuto vedere per la prima volta solo in videochiamata.

Benvenuta Nikole.

All’ospedale di Rho è nata la prima bimba rifugiata ucraina in Italia. La mamma ha fatto il viaggio al nono mese di gravidanza, dalla sua città alla Lombardia, dove già vive la nonna.
💐 Le ho mandato dei fiori da parte di tutti i lombardi.
La giovane donna vive con il compagno e la figlia di 8 anni, a Ternopil. Fino a qualche settimana fa una vita come tante.
Poi il 24 febbraio inizia la guerra, il compagno viene richiamato alle armi e decide subito di far partire moglie e figlia verso il confine della vicina Polonia, per poi cercare di raggiungere la nonna in Italia.
Ci vogliono tre giorni per superare il confine con la Polonia, in un viaggio che normalmente richiederebbe poche ore. Superato il confine riesce ad arrivare in Italia e a congiungersi con la madre.Il 28 febbraio la donna viene ricoverata in travaglio presso l’ospedale di Rho e poco dopo la mezzanotte nasce una bellissima bambina di 3000 gr, il papà le ha viste in videochiamata. Spero che tutta la famiglia si possa presto riunire, a casa, in pace.Nel frattempo, qui loro sono al sicuro.




E' la storia di Maria (nome di fantasia, ndr), una donna ucraina di 31 anni, che viveva con il marito e la figlia maggiore a Ternopil, una cittadina dell'Ucraina che dista appena tre ore dal confine con la Polonia. Una vita ordinaria, come quella di chiunque altro, fino al 24 febbraio scorso, quando a seguito dell'invasione della Russia, il compagno è stato richiamato alle armi: per questo Maria, con lui e la figlia, si sono messi in auto e si sono avviati verso il confine, nella speranza che almeno madre e figlia riuscissero a lasciare il Paese. Alla frontiera, però, hanno trovato 15 chilometri di coda. E il compagno è stato costretto (visto l'obbligo di combattere, che attualmente vige in Ucraina, per gli uomini tra 18 e 60 anni, che per questo non possono espatriare) a restare lì. Maria, allora, si è chiusa in auto con la sua bambina e il suo pancione. Ed è riuscita a passare il confine dopo tre giorni.
Arrivata in Friuli, ha trovato la mamma ad accoglierla. E nel giro di 24 ore ha dato alla luce, nell'ospedale di Rho, la sua Nikole, che pesa 3 chilogrammi e adesso aspetta di poter conoscere di persona anche suo padre, rimasto distante per combattere. "Le ho mandato dei fiori da parte di tutti i lombardi - ha scritto su Facebook il governatore lombardo Attilio Fontana - Spero che tutta la famiglia si possa presto riunire, a casa, in pace. Nel frattempo, qui loro sono al sicuro".
"Un lieto evento, un germoglio di pace, tra le rovine di una guerra sanguinosa - sottolinea sui social la vicepresidente e assessora al Welfare lombardo, Letizia Moratti - La nascita di una bambina, messa alla luce ieri all'ospedale di Rho da una giovane donna profuga ucraina giunta in Lombardia da pochi giorni, è uno straordinario segno di speranza".


Mosca, la repressione non risparmia nessuno: bambini arrestati dopo avere lasciato fiori all'ambasciata ucraina
La denuncia su Facebook della ricercatrice Aleksandra Arkhipova: due mamme e i loro cinque figli fermati dalla polizia




MOSCA - Sono stati tratti in arresto per aver portato dei fiori all'ambasciata ucraina a Mosca. Ekaterina Zavizion e l'amica Olga Alter si erano recate insieme ai figli Sofya e David di 7 anni, Lisa e Gosha di 11 e Matvey di nove, presso l'ambasciata ucraina a Mosca per deporre dei fiori insieme a un poster per la pace disegnato dai bambini. La polizia ha tratto in arresto tutti i bambini e i genitori che hanno dovuto passare la notte in stato di fermo prima di essere liberati. Le immagini sono state riprese all'interno del cellulare della polizia penitenziaria da una delle mamme. La bambina chiede con la voce rotta dal pianto: "Quando andremo via da qui, perché stai la seduta? Quando ti libereranno?", "Non vogliono che le persone si radunino e dicano che sono contro la guerra", risponde preoccupato il genitoreLa repressione in Russia non risparmia neppure i bambini. Due mamme e i loro cinque figli di età tra i 7 e gli 11 anni sono stati fermati ieri dopo aver deposto fiori presso l’ambasciata ucraina a Mosca. La polizia ha arrestato tutti, compresi i bambini.
“Erano andati a deporre dei fiori davanti all’ambasciata ucraina. I bambini avevano disegnato un poster. Sono stati tutti stati arrestati dalla polizia, prima sono stati tenuti dentro a un van della polizia, poi sono stati portati al dipartimento di polizia di Presnenskoe. I telefoni dei genitori sono stati sequestrati, non si riesce più a comunicare. I genitori hanno ricevuto urla e minacce che sarebbero stati privati della patria potestà”, ha denunciato la ricercatrice Aleksandra Arkhipova su Facebook.



Le mamme, Ekaterina Zavizion e Olga Alter, insieme ai figli Lisa e Sofia Gladkova, 11 e 7 anni, e a Gosha, Matvej e David Petrov, 11, 9 e 7 anni, sono stati rilasciati solo dopo la mezzanotte dopo l'arrivo dell'avvocato.Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio, nonostante la durissima repressione, si stanno svolgendo azioni quotidiane di protesta. Secondo l’ong Ovd-Info, sono già state arrestate 6.817 persone in tutto il Paese, 303 in 31 città solo nella giornata di ieri.




Usyk, nella foto il terzo da sinistra 





Crisi Ucraina-Russia, Usyk: "Lottare contro Putin per la libertà viene prima del mondiale di boxe"nella foto il terzo da sinistra
Il campione dei pesi massimi è tornato da Londra, dove stava promuovendo il match di rivincita con Joshua, a Kiev per arruolarsi: "Il mio paese e il mio onore sono più importanti di qualsiasi titolo"
Era a Londra, Oleksandr Usyk, quando al Russia ha invaso la sua Ucraina. In quella stessa Londra dove dieci anni fa, da dilettante, aveva vinto l'oro olimpico battendo in finale Clemente Russo aprendosi la strada per una straordinaria carriera da professionista. Era a Londra per una serie di appuntamenti per il lancio della rivincita mondiale con Anthony Joshua, il britannico da lui battuto allo stadio del Tottenham per il titolo mondiale dei pesi massimi. Una rivincita stellare, con una montagna di quattrini in ballo, ma Usyk non ci ha pensato due volte ed è tornato in patria: "Sono qui per fare il mio dovere di ucraino. La mia carriera viene dopo. Ora devo lottare contro Putin per la libertà del mio paese", racconta dai dintorni di Kiev, dove si è arruolato in un gruppo per la Difesa Territoriale della capitale. Parla alla Cnn, e con un fucile in mano, le voci dei tre figli in sottofondo. Per arrivare a Kiev ha preso un aereo fino a Varsavia, poi ha guidato per 500 km. Vestito di nero e attorniato da commilitoni armati di tutto punto, ha dichiarato: "Il mio paese e il mio onore sono più importanti di qualsiasi titolo di campione e ora sono pronto a combattere. Se vogliono prendersi la mia vita e quella di coloro che mi sono cari, devo regolarmi di conseguenza. Non vorrei sparare e uccidere qualcuno, ma se loro vogliono ammazzarmi allora cercherò di uccidere io loro".
La boxe mi ha aiutato a restare calmo, mentalmente preparato
E quando si affronta il tema della paura: "La mia anima appartiene al Signore, ma il mio corpo e il mio onore appartengono al mio paese, e alla mia famiglia. Non ho paura, il pugilato mi ha insegnato a non averne, a rimanere calmo e ad essere sempre mentalmente preparato. Per questo cerco anche di calmare gli altri. Però mi chiedo come sia possibile tutto ciò nel ventunesimo secolo". "Le bombe? Le sento cadere - dice ancora -, perché i russi proprio non scherzano. A un mio amico un razzo ha fatto crollare il tetto di casa. Ci difenderemo. Credo che in Russia la gente non abbia l'esatta percezione di cosa stia succedendo qui: sono vittime del loro presidente".
Arruolato anche Lomachenko
Anche l'altro fuoriclasse del pugilato, Vasyl Lomachenko, è tornato in Ucraina dalla Grecia, dove si trovava in un monastero ortodosso, e ora fa parte del battaglione di difesa territoriale Belgorod-Dnestrovsky: "Lomachenko è addestrato, armato ed è uno di noi", ha scritto il sindaco della città, Vitaliy Grazhdan.

Il sacrificio di Giorgio e Toni, morti per amore cambiando la storia del costume d’Italia

da  Profondo Giallo | Fanpage

Il 31 ottobre 1980, sotto le fronde di un albero in un agrumeto di Giarre, a mezzora da Catania, vengono trovati distesi vicini due corpi senza vita. Uno accanto all'altro, con le mani intrecciate ci sono  Giorgio Agatino Giammona, 25 anni, e Antonio Galatola, detto Toni, 15 anni, gli ziti (i fidanzati), come li chiamavano in dialetto catanese, di Giarre. Accanto ai corpi viene trovato un biglietto che riporta poche parole, secondo le quali i ragazzi si sarebbero uccisi perché non potevano vivere liberamente il loro amore.
La storia del delitto di Giarre

Erano passati cinque anni da quando, con il suo martirio, Pier Paolo Pasolini aveva acceso i riflettori sull'odio di cui erano oggetto gli omosessuali. Nonostante la vicenda pubblica e personale di uno dei più grandi poeti del Novecento, a Giarre gli omosessuali erano ancora considerati dei ‘malati', degli individui deviati che nella migliore dell'ipotesi meritavano di essere ignorati e isolati. Nella Sicilia che nulla sapeva di Pasolini, le famiglie Galatola e Giammona avevano provato in tutti i modi a dividere i due ragazzi ma loro, invece di smettere di vedersi, erano rimasti stretti l'uno all'altro, senza paura, senza ridicoli imbarazzi, senza pudori, tra lo scherno e la condanna dei loro paesani, fino al giorno in cui erano stati trovati sdraiati uno di fianco all'altro nell'agrumeto.
Un crimine d'odio
Il ritrovamento di una pistola Bernardelli, calibro 7,65, sepolta sotto poche manciate di terra a pochi passi dall'albero, con tanto di sicura inserita, però, getta a mare la tesi del suicidio. A Giarre, paesello di poche anime tra il gigante Etna e il mare, viene invasa da frotte di giornalisti da tutta Italia. Per la stampa nazionale è chiaro che si tratta di un delitto a sfondo omofobico, un crimine d'odio, come lo chiameremo oggi; per la piccola comunità di Giarre, invece, è solo un fattaccio da dimenticare. "Se la sono cercata", dicono i più indulgenti, mentre per i più accaniti conservatori, tutta quella faccenda getta un'onta imperdonabile sulla reputazione dei cittadini. "Ora penseranno che a Giarre siamo tutti finocchi".
L'assassino di Giorgio e Toni
Il 3 novembre i giornali rivelano l'identità dell'assassino: colui che aveva fatto fuoco a sangue freddo sui due ragazzi, l'aguzzino dei fidanzati, è un bambino di 13 anni, il nipote di Giorgio, Francesco Messina.  "O ci uccidi o ti uccidiamo noi", lo avrebbero minacciato i ragazzi e lui, Francesco, un ragazzino paffutello e lentiginoso che andava a lavorare tutti i giorni con i nonni in campagna, avrebbe premuto il grilletto. In cambio di quel ‘favore' le vittime gli avrebbero regalato un orologio. Una versione poco credibile per tutti, meno che per i carabinieri, che abbracciarono la strada del bambino killer.
E i colpevoli morali
Quando un giornalista de ‘L’Ora' di Palermo avvicina Franco per sentire dalla sua bocca cosa era successo quel giorno, il ragazzo crollò: "Non li ho uccisi io, ho detto così perché mi avevano dato schiaffi, mi sono fatto pure la pipì addosso". Il quotidiano diede la notizia dell'interrogatorio a suon di schiaffoni e minacce. "Dicevano che se non confessavo arrestavano il nonno Francesco "- aggiungerà il piccolo Franco, facendo finire i carabinieri al centro di una tempesta mediatica. Nemmeno il sostituto procuratore di Catania, Giuseppe Foti, a capo dell'inchiesta, credette a quella confessione che non aveva difficoltà a definire ‘estorta' eppure, quando il fascicolo d'indagine arrivò sulla sua scrivania, nonostante i convincimenti dichiarati alla stampa, Foti archiviò il caso. Nessun delitto d'onore a sfondo omosessuale: a Giarre non era successo un bel niente niente.
La memoria di Giorgio e Toni
Da allora, a prescindere da chi avesse premuto il grilletto, la responsabilità morale di quel duplice omicidio si abbatté come un macigno sulla comunità dell'entroterra catanese. Il delitto di Giarre non cambiò il nocciolo duro della società, che della storia dei fidanzati preferì dimenticarsi presto, ma smosse le coscienze più sensibili. Poco dopo nacque a Palermo il primo nucleo di Arcigay, ad opera di don Marco Bisceglie, sacerdote gay, e di un giovanissimo Nichi Vendola. Oggi Franco Messsina vive solo e in condizioni di degrado. A Giarre, dove per Toni e Giorgio non c'è nemmeno una targa, neanche il pino all'ombra del quale furono trovati i fidanzati esiste più. Si dice sia stato incenerito da un fulmine.


le galline dalle uovo d'oro non sono quelle d'allevamenti industriali \ intensivi , Dopo oltre 40 anni lavora sulle navi, ha accettato di guidare l'equipaggio della Ong Mediterranea:

  da https://www.gamberorosso.it/notizie/  5 Apr. 2019, 03:00 | a cura di Annalisa Zordan
L’uovo perfetto. Startup pugliese che salva le galline vecchie dal macello


CON UN INVESTIMENTO INIZIALE DI 20MILA EURO UNA COPPIA PUGLIESE HA SALVATO 500 GALLINE, ALTRIMENTI DESTINATE ALLA MACELLAZIONE. IL LORO PROGETTO, INAUGURATO A GENNAIO, SI CHIAMA UOVO PERFETTO.

“Tutto è cominciato perché un giorno al supermercato abbiamo notato delle uova di gallina biologiche che costavano 70 centesimi l’una, insomma non poco. Sulla confezione c’era scritto il luogo di provenienza, così il weekend seguente abbiamo organizzato una passeggiata domenicale lì”. Racconta Giulio Appollonio, che in questa avventura può contare sul supporto della compagna Maira Greco.
“Abbiamo scoperto che nel luogo di produzione non c’era nulla, o meglio c’erano solamente dei capannoni dove veniva fatto lo smistamento delle uova. Ci siamo rimasti così male che anche adesso, che abbiamo un nostro allevamento eticamente e ambientalmente sostenibile, non vogliamo la certificazione biologica”. Già, perché la delusione dei due non è rimasta solo un sentimento, ma ha dato vita al progetto “Uovo Perfetto”.

“Quello che facciamo è andare negli altri allevamenti a comprare le galline a fine carriera”. Fine carriera?! “Solitamente le galline, all’incirca dopo il primo anno e mezzo di età, hanno un calo fisiologico nella produzione delle uova e dunque vengono macellate. Noi, invece, le salviamo comprandole a circa 2 euro l’una”. Che in confronto ai 4 euro e mezzo delle pollastre è un bel risparmio, ma il risparmio economico, date le premesse, non è la sola ragione: “Così facendo non ci rendiamo nemmeno complici dell’uccisione, spesso per asfissia, dei fratellini maschi”. Negli allevamenti di galline ovaiole i pulcini maschi vengono infatti uccisi subito dopo la nascita, perché non fanno uova e non conviene farli crescere per la carne: ogni anno, nel mondo, fanno questa fine 6 miliardi di pulcini.

Allevamento e alimentazione

Salvare le galline adulte ha un altro vantaggio: “Sono decisamente più resistenti e si acclimatano più facilmente”. Un aspetto da non sottovalutare, visto che passeranno il resto della loro vita all’aperto, in un parco a Cutrofiano di 25mila metri quadri. “Qui le galline sono libere di razzolare, e gli unici ripari sono delle casette in legno che dopo vari tentativi (che ci sono costati l’eliminazione di tutte le casette comprate inizialmente!) ora sono confortevoli per le galline che devono deporre le uova, e per noi che le dobbiamo raccogliere”.
Le galline dalle uova verdi
Attualmente in questo grande parco, preso in affitto da Giulio e Maira, ci sono cinquecento galline di differenti razze: “Dalle livornesi alle campagnole, dalle Isa Brown alle Araucana, una razza antica che quasi nessuno utilizza per la produzione delle uova da consumo umano perché producono davvero poco. Ma le loro uova sono verdi e dal gusto più selvatico!”. Tutte sono libere di razzolare e nei mesi invernali ed estivi, poi, vengono alimentate anche con semi di avena, orzo, grano, raccolti direttamente nei campi adiacenti.
Un progetto condiviso e apprezzato anche dagli animalisti

Gli addetti dell’Asl che hanno seguito il caso, si sono trovati di fronte un modello di allevamento che non è menzionato nei vari regolamenti, nemmeno quelli riguardanti il biologico (una storia simile a quella dell’Azienda agricola Silvia O. e delle sue uova di galline alimentate con semi di canapa). “Fortuna ha voluto che ci siamo sempre confrontati con persone di ampie vedute, il che non significa che abbiano chiuso un occhio, ma che hanno semplicemente interpretato i regolamenti che avevano a disposizione nel migliore dei modi possibile”.
La Zuppa inglese presentata a Identità Golose da Paolo Brunelli. Anche il gelatiere utilizza l’Uovo Perfetto

È come se col tempo l’Uovo Perfetto sia diventato un progetto condiviso da tutti, anche da molti chef della zona, come per esempio i Bros‘, e da semplici cittadini che, incuriositi dalle galline a cielo aperto, si fermano e visitano il parco. “Vi racconto un piccolo aneddoto: da qualche tempo abbiamo istallato un self farm nel parco, cioè una cassetta che chiunque può aprire, prendere le uova che ci sono all’interno e lasciare i soldi corrispondenti, tutto in totale autonomia. Ad oggi, non abbiamo mai trovato un solo centesimo in meno, non avrei mai sperato in così tanta onestà”
L’impatto ambientale
“Le nostre uova mettono d’accordo anche molti animalisti e vi dirò di più, alcuni vegani hanno ammesso che le uova prodotte così, potrebbero essere in linea con la loro alimentazione”. Passando dall’etica all’ambiente, il loro parco è anche poco impattante a livello ambientale. “È talmente grande che le deiezioni degli animali scompaiono, in poche parole c’è un perfetto equilibrio tra quello che sottraiamo e quello che forniamo all’ambiente”. 
Un ecosistema in equilibrio in grado di dare una vita dignitosa a quelle galline altrimenti scartate dagli allevamenti convenzionali. “Da noi le galline moriranno di morte naturale”. All’incirca intorno agli otto, nove o dieci anni, anche se non c’è una didattica in merito. “La didattica la stiamo facendo noi giorno dopo giorno. Sappiamo che le nostre galline produrranno sempre meno (anche se uova di dimensioni più grandi), che alcune torneranno a covare una volta superato il trauma degli allevamenti intensivi, sappiamo anche che il nostro business plan iniziale, che era di 20mila euro, col passare dei mesi è triplicato, ma vi posso assicurare che ne vale la pena”.
Ma forse ne varrà davvero la pena quando Giulio e Maira non saranno costretti a seguire un prezzo di mercato, che per ora si aggira intorno ai 70 centesimi, che li costringe praticamente a regalare le loro uova perfette…
Casale Uovo Perfetto – Cutrofiano (LE) – via Foresta – 3386557978 – uovoperfetto.it




Le galline vecchie dalle uova d'oro
Gli allevamenti industriali le considerano ormai improduttive, ma in Salento c'è una fattoria che ne ha adottato 6.500 facendole razzolare libere. Con ottimi risultati

---- 

Dopo oltre 40 anni lavora sulle navi, ha accettato di guidare l'equipaggio della Ong Mediterranea: "L'ho fatto per il mio nipotino, un giorno sarà orgoglioso di me"




28.2.22

Autismo, in sala il road movie 'Sul sentiero blu': sulla via Francigena con 12 ragazzi speciali, tra falsi miti e vita vera

 Il documentario diretto da Gabriele Vacis racconta il cammino di nove giorni di un gruppo di giovani autistici verso Roma, dove incontrano papa Francesco, cercando di proporre un punto di vista diverso sulla loro disabilità, oltre ogni stigma e pregiudizio


Un "road movie" per raccontare l'autismo da un punto di vista diverso, finalmente libero da luoghi comuni e pregiudizi. Esce oggi nelle sale (con Wanted Cinema, in

collaborazione con CAI - Club Alpino Italiano) Sul sentiero blu, il documentario diretto da Gabriele Vacis che accompagna il viaggio di un gruppo di 12 giovani autistici sulla via Francigena.

Il film

segue i protagonisti, insieme a medici ed educatori, nel loro percorso a piedi di nove giorni e oltre duecento chilometri lungo l'antica - e splendida - strada  dei pellegrini. Fino all'arrivo a Roma, dove incontreranno papa Francesco. Una piccola grande "avventura" che è soprattutto un cammino di crescita - tra stanchezza, momenti di sconforto ma soprattutto di grande divertimento - in cui i ragazzi si trovano a dover gestire emozioni e difficoltà con l'ausilio di specifici programmi abilitativi per sviluppare le competenze sociali. La pellicola, infatti, è anche il racconto di un progetto scientifico, "Con-tatto", lanciato lo scorso anno dal Rotary International Distretto 2031 e curato dalla Asl di Torino - Centro Regionale Per I Disturbi Dello Spettro Autistico In Età Adulta.

"Questo film rappresenta un vero cambiamento di paradigma per quanto riguarda gli interventi sull'autismo", spiega a Repubblica Roberto Keller, direttore del Centro Regionale per i Disturbi dello spettro autistico in età adulta della Asl di Torino. "I trattamenti che di solito vengono attuati nel chiuso degli ambulatori, qui sono invece messi in atto nella vita vera e portati avanti nelle 24 ore, con la presenza degli operatori insieme ai ragazzi. E questo serve proprio a rafforzare quelle competenze sociali di cui le persone autistiche sono più carenti". La risposta dei giovani protagonisti a questa "sfida" è stata persino migliore delle aspettative: "Siamo andati anche al di là di quanto avevamo previsto. Durante il viaggio sono nate profonde interazioni umane, di complicità e solidarietà. Una piccola comunità viaggiante grazie alla quale i giovani hanno potuto affrontare meglio le difficoltà che si presentavano durante il cammino, anche su un piano fisico".

Sul sentiero blu è un film toccante, ma anche un'occasione per guardare all'autismo con occhi diversi: "Si vede che cos'è davvero", spiega ancora il dottor Keller. "Nell'immaginario comune pensiamo a una persona autistica come chiusa, anaffettiva, isolata dagli altri. Invece, grazie a questo film, si capisce come queste persone siano ricche di emozioni. Sono solo un po' inadeguate nel modo di comunicarle e di leggerle negli altri, ma questo può essere loro insegnato". Una pellicola che sfata tanti falsi miti e che probabilmente in molti farebbero bene a vedere. "È anche un po' una lotta contro lo stigma che spesso c'è nei confronti della disabilità - conclude Roberto Keller - perché è un documentario molto divertente, i ragazzi sono simpatici, a loro modo ironici. E soprattutto si ammira la grande forza con la quale riescono a superare le difficoltà". Il film è prodotto da Michele Fornasero per Indyca, con il sostegno di MIC e Film Commission Torino Piemonte - Piemonte Doc Film Fund. Ecco l'elenco delle sale dove è possibile vederlo

non partecipano ai concorsi er un lavotro e poi si lamentano se a parteciparvi ed essere assunti sono gli stranieri Il borgo di Mussomeli, rimasto senza medici, è sommerso da migliaia di candidature dall'Argentina.






Il dottor Che Guevara va in Siciliadi Giada Lo Porto
Il borgo di Mussomeli, rimasto senza medici, è sommerso da migliaia di candidature dall'Argentina. Merito di una giovane coppia che vanta parentele rivoluzionarie

Gli argentini Erica Moscatello e Javier Raviculè. foto di Igor Petyx



MUSSOMELI (Caltanissetta). C'è un paese in Sicilia dove tutto è possibile, o almeno così sembra. A Mussomeli, borgo medioevale nella valle dei Sicani, una coppia argentina imparentata con Ernesto Che Guevara ha da poco stretto un accordo con il sindaco (proveniente, per inciso, da Fratelli d'Italia) per aiutare l'ospedale cittadino rimasto senza medici. Quello che è successo dopo ha dell'incredibile. In poco più di un mese alla email del Comune sono arrivate oltre sessantamila candidature di medici argentini pronti a trasferirsi, dall'oggi al domani, in un borgo che conta appena diecimila abitanti. L'ospedale dell'entroterra siciliano, dove fino a poco tempo fa non si trovava un solo professionista disposto a prendere servizio, tanto che gli ultimi bandi dell'azienda sanitaria provinciale erano andati pressoché deserti, ha così scalato la lista dei desideri dei sudamericani.
Vietato ammalarsi
Di certo non se lo aspettava il sindaco Giuseppe Sebastiano Catania che, a fine dicembre, provocatoriamente, aveva redatto un'ordinanza ad hoc: "Divieto di ammalarsi". Era sceso in strada arrabbiatissimo, con il foglio in mano per mostrarlo a tutti. Anche adesso continua a portarlo con sé.
Nell'ospedale lavorano un solo chirurgo, un solo anestesista e nessun pediatra. Tre reparti su sei sono chiusi per carenza di personale e le famiglie con bambini devono fare sessanta chilometri ogni volta per arrivare a Caltanissetta o ad Agrigento e far visitare i piccoli. Ma nella disastrosa Sicilia senza camici bianchi a volte basta un incontro per sparigliare le carte. "Sono arrivate una valanga di email" si stupisce ancora il primo cittadino, "abbiamo già scaricato oltre quattromila curricula. I posti disponibili sono una quindicina. Ci sono stati giorni in cui arrivava una email al minuto. Incredibile, davvero" aggiunge divertito.
Non solo neolaureati e specializzandi, persino professionisti, uno dei quali alla guida di dieci cliniche private in Argentina, hanno fatto richiesta. Tra loro, Diego Colabianchi, che può vantarsi di avere visitato Leo Messi, ed Eduardo Seminara, uno psichiatra che ebbe in cura Diego Armando Maradona.

Il sindaco Giuseppe Sebastiano Catania (FdI) davanti all’ospedale di Mussomeli. foto di Igor Petyxf


In cerca di un pediatra
Ora, non è che il seme della follia si sia improvvisamente sparso in Argentina. Centrale, in tutta questa vicenda, è quella coppia di argentini arrivata a Mussomeli la scorsa estate per visitare il Paese e che, alla fine, non se n'è più andata. Erica Moscatello e Javier Raviculè ("come "Pupi" Zanetti, anche se il più grande resta Maradona" tiene a precisare lui) ormai sentono la Sicilia come casa loro. Sono due quarantenni impegnati da anni nel settore della consulenza strategica per le pubbliche amministrazioni. Dopo aver acquistato casa a un euro nel borgo - per frenare lo spopolamento le antiche dimore disabitate vengono cedute al prezzo di un caffè - hanno messo le loro competenze e i loro innumerevoli contatti a disposizione del Comune. Gratis, s'intende. "Appena arrivati ci siamo resi conto della carenza di medici" osserva Erica, "abbiamo un bambino anche noi e volevamo renderci utili. Ci siamo detti: perché non sfruttare le nostre conoscenze? Abbiamo contattato il rettore dell'Università argentina di Rosario, Franco Bartolacci, un caro amico, e stretto una partnership". L'Ateneo sudamericano ha pubblicato una manifestazione di interesse rivolta a tutti i medici del Paese e diffuso i recapiti del Comune di Mussomeli. È così che le email sono cominciate ad arrivare a una velocità supersonica, e in massa. "Inizialmente volevamo capire se ci fosse o meno un interesse da parte dei medici del nostro Paese a trasferirsi" dice Javier, "siamo rimasti senza parole pure noi".
Il passo successivo? La pubblicazione entro i primi di marzo del bando ufficiale da parte dell'Asp in cui convergeranno le oltre 60 mila candidature. Poi sarà attivata una commissione dell'azienda sanitaria che si occuperà delle selezioni. In questi giorni la coppia argentina e lo stesso sindaco hanno provato a fare una preselezione, convocando alcuni candidati via Skype o WhatsApp. Ma è un lavoro che porta via giorni e notti. "Do una mano anche io" interviene il figlio della coppia, Fidel. Non poteva che chiamarsi così, vista la parentela della madre con il celebre guerrigliero rivoluzionario Ernesto Che Guevara, medico pure lui, e pure lui argentino di Rosario, guarda a volte il caso. "Il "Che" era cugino di mio padre" racconta Erica. "Ma non ci sono colori politici quando si tratta della salute dei miei cittadini" dice il sindaco: "Certo, sentire Fratelli d'Italia e Che Guevara nella stessa frase fa sorridere anche me".
Il bando su misura
C'era innanzitutto un problema, fondamentale, da dirimere. "Abbiamo chiesto all'Asp di redigere un apposito bando localizzato per il solo ospedale di Mussomeli aperto anche ai medici stranieri" spiega il sindaco "e, in più, di aprire la selezione anche ai medici extra Ue non ancora provvisti del decreto di riconoscimento dei titoli rilasciati dal ministero della Salute. C'è già una norma in tal senso, l'articolo 6 bis della legge 126 del 2021, con la quale il legislatore prevede la possibilità di affidare gli incarichi in deroga al riconoscimento dei titoli, vista la carenza cronica di specialisti in tutta Italia. Il senso è: risolviamo il problema e facciamo arrivare i medici, per riconoscere i titoli c'è tempo. L'azienda sanitaria adesso deve recepire questa modifica". Dopo la pubblicazione del bando saranno concessi venti giorni per presentare ufficialmente le domande. I primi medici non arriveranno fino ad aprile.
Seimila euro lordi al mese
Ma che cosa stuzzica davvero l'appetito di questi camici bianchi? Perché salutare l'Argentina per trasferirsi in un mondo piccolo, dove le signore fanno ancora il pane caldo al mattino e mettono a essiccare i pomodori fuori di casa, e dove ci si dedica all'agricoltura e si portano al pascolo gli agnelli?
Per i più giovani, conta senz'altro lo stipendio di seimila euro lordi al mese, con la possibilità di vivere da pascià acquistando casa a un euro e ristrutturandola spendendone non più di 40 mila. Per i professionisti navigati, forse è la suggestione di abitare in un paesino a oltre 700 metri sul livello del mare, che guarda verso la rocca di Sutera immersa tra nuvole e cielo con il suo campanile antichissimo che quando suona si sente per tutta la valle. Lo spiega al telefono in un italiano perfetto il dottor Colabianchi: "Per me e mia moglie dal punto di vista professionale potrebbe sembrare un passo indietro, ma siamo entrambi legati all'Italia, desideriamo far vivere ai nostri figli esperienze diverse in altri luoghi del mondo, e poi c'è il fascino del piccolo paese, di una vita tranquilla". "In Argentina c'è una situazione politico-economica incerta e la criminalità è diffusa" aggiungono con amarezza Erica e Javier, "Rosario è pericolosa come Chicago, qui invece sembra un paradiso in terra".

L'artista di Panama Tiziana Serretta con le chiavi della casa acquistata a 1 euro


Forse a qualcuno basta davvero godere di un luogo dove piove solo venti giorni l'anno, e del quale tutti parlano con entusiasmo. Finora in 270 si sono trasferiti qui tra argentini, belgi, russi, australiani. L'ultima arrivata è Tiziana Serretta, artista di Panama accreditata all'Onu per i progetti di Agenda 2030. A Mussomeli ha acquistato due case: "Sono qui per creare una comunità d'arte", dice. Si respira aria di innovazione nel paesino che pare dormiente e invece non lo è. "Da aprile parte delle case a 1 euro saranno destinate ai giovani startupper che vorranno creare economia in paese" annuncia Dhebora Mirabelli della Confederazione siciliana piccole e medie imprese. L'obiettivo? "Il futuro. Mussomeli diventerà un acceleratore digitale d'impresa".

27.2.22

come combattere una guerra senza violenza e il mondo in un abbraccio c’e un mondo.

   film    consigliato
La battaglia di Hacksaw Ridge   ( 2016) di Mel Gibson


come dice Lorenzo Tosa In quest’abbraccio c’e un mondo.
Ritrae due donne ucraine, entrambe madri di due figli, entrambe vittime di una guerra folle. La prima, Nataliya Ableyeva, in giaccavento gialla, si è diretta al confine con l’Ungheria solo con un numero di cellulare e per mano due figli piccoli che un uomo sconosciuto le aveva lasciato in carico, non potendo avvicinarsi.
“Portali a mia moglie” le aveva chiesto. E Nataliya non se l’è fatto ripetere. Lei che i suoi due figli, già grandi, li ha dovuti lasciare sul fronte. Quando è arrivata alla frontiera, l’ha trovata lì, la madre, Anna Semyuk, arrivata dall’Italia per riprendere i suoi figli e portarli in salvo.Il primo pensiero di Anna è stato per loro. Poi le due donne si sono strette in un abbraccio intenso, per lunghi minuti, al freddo, in lacrime, in cui c’è tutto: gratitudine, disperazione, dolore, impotenza, il sollievo per i figli che vanno, il dolore per quelli che restano. In mezzo a tanto orrore, gli esseri umani sono capaci di gesti straordinari.



Prima hanno hackerato la tv di Stato russa e buttato giù il sito del Cremlino, sostituendo la propaganda di regime di Mosca con canzoni ucraine e immagini di quello che sta accadendo (davvero) sul campo.
Poi hanno rivendicato tutto e si sono rivolti direttamente a Putin (“Contro di noi non puoi vincere,
colpiremo le tue infrastrutture"), ai soldati sul fronte con un appello a deporre le armi (“I crimini di Putin non devono essere anche i vostri”) e un omaggio al popolo russo che si oppone coraggiosamente al “dittatore Putin”.
Ha fatto di più il collettivo Anonymous nelle ultime 24 ore che l’intera diplomazia internazionale negli ultimi mesi.
La dimostrazione che oggi si può combattere una guerra senza sparare un colpo. Rispetto. 


Un’altra immagine simbolo della Resistenza ucraina.


A Koryukivka, nord del Paese, decine di civili, tra cui anche molti anziani, hanno affrontato un tank russo, avanzando con le mani in tasca, disarmati e in modo pacifico, costringendolo ad arretrare.
Immensi. 🙏

la squadra degli Insuperabili e la break dance alle olimpiadi

 Insuperabili è una scuola calcio per ragazzi con disabilità, nata a Torino 10 anni fa ed oggi diffusa su
tutto il territorio nazionale con 650 atleti che giocano in 17 sedi. In occasione dell'annuncio della partnership con Intesa Sanpaolo, Davide Leonardi, Co-founder Insuperabili, ci ha raccontato del loro Metodo, il sistema costituito da molteplici figure professionali che insieme costituiscono l'equipe di lavoro che quotidianamente segue e allena tutti gli atleti.



"Vogliamo raccontare il nostro Metodo tramite una storia concreta, quella di un nostro atleta: Alessio.



Scopriremo insieme il suo percorso, la sua stagione e soprattutto come vive e come affronta quotidianamente lo sport. Il finale è tutto da scoprire, perchè proprio come nello sport, non abbiamo un finale già scritto". Il sogno di Alessio, atleta della squadra Pre Agonistica, è quello di difendere i valori ed i colori di questa realtà con la maglia della Prima Squadra.

-------


Inizialmente   pensavo che  la  black  dance  pur essendo      spettacolare  per  certi versi  liberatoria      come  dimostrano  questo video  



sia questa la voce break dance di https://it.wikipedia.org ma se avevo qualche dubbio su farne un sport olimpico ritenendolo inopportuno ed inappropriato . Poi leggendo

 quanto dice    https://www.federdanza.it/area-sport/street-e-pop-dance/break-dance/la-disciplina-break

 [---]  Oggi il breaking è presente anche in TV, nella cultura popolare, così come negli spettacoli teatrali. In conclusione il breaking si è evoluto in una forma d'arte a livello globale, al cui interno sono presenti alcuni elementi sportivi che gli conferiscono una natura atletica. Ciò ha di certo influito nella decisione nel 2016 del Comitato Internazionale Olimpico (CIO) di aggiungere il breaking ai Giochi Olimpici Giovanili del 2018 a Buenos Aires e dell'edizione 2022 di Dakar.
[... ]

Infatti : [.. ] "Ci vogliono anni di sudore, sangue e lacrime per creare dei movimenti, delle coreografie, ci racconta Fabiano Lopes uno dei campioni di breakdance --- su quest   articolodi   https://it.euronews.com/--- Penso che la società abbia bisogno di capire un po’ di più questa forma d'arte che è sorprendente proprio come il calcio, o il basket.”
Il breaking è una specialità ricca di stimoli culturali e di contaminazioni, che ruota attorno a quattro elementi fondamentali per la creazione delle esibizioni, Le origini risalgono ai primi anni '70, quando nel South Bronx, a New York, si diffonde per la prima volta la cultura di strada Hip Hop.
"Questa forma d'arte è spirituale, fisica e mentale. Noi non stiamo solo facendo movimenti strani, come girare la testa o il corpo. Costruiamo delle geometrie che sono sacre”, prosegue Lopes. “Dobbiamo ruotare la tesa con una forza che arriva da tutto il corpo. E’ come generare potere. Una specie di guarigione, Alla fine della giornata siamo esausti. E poi è un ritorno alle origini. Bisogna possedere le basi di questa forma d'arte per poter creare un milione di passi. Dal passato bisogna portare sulla scena qualcosa di nuovo. Queste basi sono fondamentali. Io dallo stile newyorkese posso passare alla versione brasiliana, un mix di innovazione.”[... ]

24.2.22

il potere ed il cambiamento della musica .Come nasce un tormentone su TikTok: la storia di Povero gabbiano ., Il violino fatto con il legno dei barconi dei migranti





Come nasce un tormentone su TikTok: la storia di Povero gabbianodi Francesco Marino
"Tu comm’a me", del cantante neomelodico Gianni Celeste, diventa virale e arriva in classifica su Spotify. E dimostra come l’app di Bytedance stia cambiando anche l’industria musicale

A scorrere la Viral 50 Italia di Spotify, in questi giorni, può capitare di imbattersi in una storia interessante. Insieme ai reduci di Sanremo, come Tananai e Ditonellapiaga, e a Martelli, concorrente di Italia’s got Talent, al numero 2 compare Gianni Celeste, fra i più famosi cantanti neomelodici napoletani.

A sorprendere, oltre alla presenza di un autore non proprio di moda di questi tempi, è anche il brano che ha permesso al 57enne partenopeo di entrare nella playlist: una canzone del 1998, che si chiama Tu comm’a me, abbastanza sconosciuta fino a un paio di settimane fa.
Per risalire ai motivi di questa impennata, bisogna spostarsi da Spotify a TikTok: è sul social network di proprietà di Bytedance che la canzone ha trovato una notorietà imprevista, tanto da essere usata come colonna sonora di quasi 50mila video nelle ultime settimane. I contenuti con hashtag #poverogabbiano, che riprendono il ritornello della canzone diventato tormentone, hanno ricevuto quasi 70 milioni di visualizzazioni .Tracciare i percorsi di questo genere di viralità è davvero arduo. A quanto sembra, la canzone è stata utilizzata in un contenuto per la prima volta da Duracell e Franco, due tiktoker del quartiere Zen di Palermo sbarcati in tv nelle ultime settimane, tra Le Iene e Sanremo, insieme a Nicolò De Devitiis. A partire da qui, con la complicità di un po’ di pagine che cercano e condividono video trash come Mimmo Modem su Instagram, la canzone è letteralmente esplosa, fino a diventare un vero e proprio meme prima, e poi un fenomeno anche su Spotify.Del resto, su TikTok i suoni sono una delle modalità più efficaci per arrivare a un numero molto alto persone. Quelli popolari vengono considerati un segnale positivo per arrivare nel feed dei Per te, la homepage di TikTok, curata dall’algoritmo. In altri termini, quando un suono diventa virale sulla piattaforma si attiva un circolo virtuoso, per cui chi utilizza quell’audio ha più possibilità di arrivare a un pubblico più ampio. Questo genera una corsa al suono virale, che viene utilizzato da un numero molto alto di utenti per raggiungere più persone possibili.

Tiktok: il leone e Povero gabbiano

Come TikTok sta cambiando l’industria musicale

La musica è una componente fondamentale di TikTok, che sta già cambiando l’industria musicale e il modo in cui scopriamo nuove canzoni e nuovi artisti. Secondo un’analisi commissionata dalla stessa piattaforma agli analisti Mrc Data e Flamingo, il 67% degli utenti del social network si sono detti propensi a cercare una canzone ascoltata sul social network su un servizio di streaming musicale. Un impatto tale che il “L’ho sentita su TikTok” è sempre più diffuso: oltre 7 persone su 10 associano determinati brani proprio alla piattaforma. E non è raro, ormai, sentire di artisti nati e cresciuti all’interno dello spazio del social network cinese: basti pensare a Matteo Romano, che da TikTok è arrivato fino al palco di Sanremo.
Il potere di scoperta di nuova musica della piattaforma di Bytedance è naturalmente ben noto all’industria musicale. Le case discografiche sono al lavoro da anni per interpretare, individuare e analizzare i dati del social network e prevedere i trend, i nuovi suoni popolari. Secondo quanto rivelato da un approfondimento di Business Insider, molte etichette discografiche hanno team dedicati al monitoraggio dell'app, con l’obiettivo di individuare e prevedere le nuove canzoni di tendenza. Che, come nel caso di Gianni Celeste, possono essere anche datate e parzialmente sconosciute."Il nostro intero catalogo musicale viene effettivamente monitorato su base giornaliera”, ha spiegato Andy McGrath, vicepresidente senior del marketing di Legacy Recordings, una divisione all'interno di Sony Music focalizzata sul catalogo delle canzoni più datate dell'etichetta. Naturalmente, non c’è solo l’analisi. Quasi tutte le case discografiche mettono in campo strategie che coinvolgono influencer con grande seguito sulla piattaforma nel lancio di nuovi brani.

Sarà TikTok la vera alternativa a Spotify?

Insomma, ciò che più di ogni altra cosa TikTok ha cambiato è la dimensione della scoperta, del marketing musicale. Si ascolta un estratto di una nuova canzone sull’app, magari più volte, e poi si va su una piattaforma di streaming musicale per completare l’opera. Ecco, Bytedance è al lavoro per entrare anche all’interno di questo processo. Nel 2020, la compagnia cinese ha fatto debuttare Resso, una nuova applicazione di streaming a pagamento, pensata per Generazione Z e Millennial. La piattaforma, disponibile solo in India, Indonesia e Brasile, è in crescita costante: in India (dove TikTok non è disponibile) gli utenti unici sono aumentati di oltre il 300% tra gennaio 2021 e gennaio 2022; in Indonesia e in Brasile la strategia di crescita è semplice quanto efficace e quando si scopre una canzone su TikTok, basta un click per ascoltarla in versione completa su Resso.




Il violino fatto con il legno dei barconi dei migranti: "Ridiamo voce a chi non può più parlare"



Si chiama "Violino del Mare" ed è il primo violino al mondo ricavato con il legno di uno dei tanti barconi usati dai migranti per i viaggi della speranza che purtroppo, più volte, si trasformano in tragedie del mare. "Il sogno del progetto Metamorfosi è quello di poter mandare un segnale di coscienza e di testimonianza a tutte le persone" spiega Arnoldo Mosca Mondadori, presidente della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, accogliendo i 10 barconi provenienti da Lampedusa all'interno della Casa di Reclusione di Milano-Opera.

"Per produrre questo violino ci sono voluti circa due mesi e mezzo - ha raccontato Mondadori - e assieme ad altri strumenti che verranno prodotti allo stesso modo comporrà l'orchestra d'archi del mare destinata a portare questa musica nel mondo". L'opera è stata prodotta all'interno  del laboratorio di liuteria situato nel carcere di Opera a Milano e gestito dal liutaio Enrico Allorto con l’aiuto di tre detenuti del penitenziario. "Trovo miracoloso che un prodotto riciclato dal legno dei barconi suoni così bene - racconta il violinista Carlo Lazzaroni - il risultato acustico è sorprendete e se chiudo gli occhi non noto la differenza".  
 

23.2.22

l'italia fra coraggio e morti bianche

Oltre al paese  dall'alto tasso di    femminicidi   e    a chi   considera i  viaggi   dei migranti    \ profughi  come  passeggiata  e gita  in Suv  a  cortina   come  calvario   chiedendo  l'aeroporto l'Italia   è  un paese  che  si barcamena   fra   le  morti bianche     o   morti (  ancora   speriamo solo  all'inizio dell'alternanza  scuola lavoro ed  gente   di eroi per  caso  . 
Iniziamo   con  la storia  di Marco Cecchi l'ultima ( per ora ) Morte sul lavoro .

Due settimane fa aveva chiamato il suo migliore amico. “Ale, so’ contento” aveva detto. “C’ho il contratto”. Aveva sudato una vita per conquistarlo. Il primo contratto a tempo indeterminato, dopo decenni di precariato, instabilità, incertezze economiche, durante i quali andava a lavorare anche malato, con ogni tempo e condizione, pur di dimostrare che meritava quell’impiego.
Marco Cecchi era al suo posto in cantiere anche ieri, alle ore 11.30, alla rotatoria in costruzione a Vada (Rosignano), quando un Suv è sbandato per evitare un’auto schiacciandolo a tutta velocità contro un camion da lavoro e uccidendolo sul colpo.
Aveva 55 anni, una moglie e una figlia. Mancavano esattamente sette giorni al suo primo contratto fisso.
Una tragedia immane che non può essere tollerata, l’ennesima, mentre si versano le lacrime di coccodrillo del giorno dopo sulla dignità del lavoro, sui controlli, sulla sicurezza che manca. Ogni volta le stesse, per tre volte al giorno, e domani tutto ricomincia come prima.

Quando hanno finito di scandagliare morbosamente ogni millimetro quadrato della vita intima di #TottieBlasi, magari ricordiamoci anche di parlare di queste storie qui. La pornografia da buco della serratura con cui da 24 ore giornali, tv, tg, intere trasmissioni stanno scandagliando ogni minimo dettaglio della vita intima e privata di Francesco Totti e Ilary Blasi è un esempio di pessimo giornalismo, di mancanza di rispetto della privacy (soprattutto dei figli) e di distrazione di massa.
E francamente non se ne sentiva il bisogno. A proposito di priorità
...

Si chiama Gaetano Giorgianni, 36 anni, messinese, primo ufficiale dell’Euroferry Olympia andata a fuoco mentre faceva rotta verso Brindisi pochi giorni fa. E ha fatto qualcosa di incredibile. È stato lui, nel cuore della notte, il primo a dare l’allarme dopo l’incendio. Lui che, in mezzo al fuoco, con
temperature estreme, camminando a carponi per via delle scarpe che si incollavano al pavimento, vomitando a ripetizione, si è fatto, una dopo l’altra, tutte le cabine per avvisare i passeggeri bloccati, a
rischio della sua vita, accompagnandoli in salvo alle scialuppe.
Non si contano neanche le vite che è riuscito a salvare con la sua prontezza e quel coraggio enorme per cui nessuno ti prepara. O ce l’hai o non ce l’hai. Insieme al capitano, Giorgianni è stato l’ultimo ad abbandonare la nave in fiamme, mentre in tanti lo abbracciavano per ringraziarlo. Molto spesso si abusa della parola eroe. Gaetano Giorgianni un eroe lo è davvero, da celebrare e ringraziare all’infinito. Un esempio dell’Italia migliore.

Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

  credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogno donna   è libera  di  fare  quello che ...