3.2.23

la scuola cattolica film di Stefano Mordini.




Ieri ho visto su netflix La scuola cattolica è un film italiano del 2021 diretto da Stefano Mordini.Il film è
tratto dall'omonimo romanzo vincitore del Premio Strega del 2016 scritto da Edoardo Albinati, ispirato a fatti realmente accaduti passati alla cronaca e ala storia come il massacro del Circeo.


I deboli  di stomaco     possono    saltare   pure  il  trailler     soprattutto   perché  è  uno  di  quei  film   che  ,  a mio  avviso    va  visto    senza  trailler   onde    evitare  di  farsi  influenzare   
 aprioristicamente .
film bello , fiero ed indigesto (citazione musicale ) visto che il film inizialmente dopo la scorsa edizione del cinema di venezia era programmato per per poi esser distribuito nelle sale cinematografiche italiane da Warner Bros. con divieto ai minori di 14 anni a partire dal 7 ottobre dello stesso anno La commissione per la valutazione dei film ha successivamente elevato il divieto ai minori di 18 anni . Le motivazioni (  in parte  comprensibili    ed   in parte  no   c'è  di peggio  . Infatti   su  netflix e    su prime     e  vietato ai minori  di  14  )  

"Il film presenta una narrazione filmica che ha come suo punto centrale la sostanziale equiparazione della vittima e del carnefice. In particolare i protagonisti della vicenda pur partendo da situazioni sociali diverse, finiscono per apparire tutti incapaci di comprendere la situazione in cui si trovano coinvolti. Questa lettura che appare dalle immagini, assai violente negli ultimi venti minuti, viene preceduta nella prima parte del film, da una scena in cui un professore, soffermandosi su un dipinto in cui Cristo viene flagellato, fornisce assieme ai ragazzi, tra i quali gli omicidi del Circeo, un'interpretazione in cui gli stessi, Gesù Cristo e i flagellanti vengono sostanzialmente messi sullo stesso piano. Per tutte le ragioni sopracitate la Commissione a maggioranza ritiene che il film non sia adatto ai minori di anni diciotto". La notizia venne accolta da enormi critiche, alimentate sui social soprattutto dall'account ufficiale della Warner Bros. e di Benedetta Porcaroli, che avevano promosso lo slogan "Vietato ai minori il film che denuncia la violenza sulle donne". Il Tar del Lazio ha poi ristabilito il divieto ai minori di 14 anni apportando alcuni tagli nelle scene più forti.

Un film    drammatico , triste , che smuove ( o Almenno dovrebbe ) le coscienze e un cultura perbenista ed ipocrita .lo  Consiglio  a chi vede la religione in maniera critica non solo dogmatica ,ma vissuta giorno per giorno . A chi vuole ricordare o ha dimenticato o peggio non conosce il fermento culturale non omologante degli anni 60/80 , lotta contro una cultura tossica.
Lo  Sconsiglio  invece   a chi vede : la religione e la fede in maniera acritica e passiva solo dogmatica , gli anni 60/80 solo come violenti e di degrado morale ed ideologico

Un anziano e ricco signore inglese racconta: ..... di Tommaso Notarstefano

 


 
Un anziano e ricco signore inglese racconta:
«Avevo perso i miei genitori da ragazzo e
all’età di nove anni ero stato mandato in
un orfanotrofio vicino a Londra.
Sembrava una prigione. Dovevamo lavorare 14 ore
al giorno, in giardino, in cucina, nelle stalle, nei
campi.
Così tutti i giorni. C’era un solo giorno di festa:
il giorno di Natale. L’unico giorno in cui ogni ragazzo riceveva un regalo: un’arancia. Niente dolci.
Niente giocattoli. Per di più l’arancia veniva data
solo a chi non aveva fatto nulla di male durante
l’anno ed era sempre stato obbediente. Questa
arancia a Natale rappresentava il desiderio dell’anno intero.
Ricordo il mio primo Natale all’orfanotrofio. Ero
tristissimo. Mentre gli altri ragazzi passavano
accanto al direttore dell’orfanotrofio e tutti ricevevano la loro arancia, io dovevo stare in un angolo
del dormitorio. Questa era la mia punizione per
aver voluto scappare dall’orfanotrofio, un giorno
d’estate.
Finita la distribuzione dei regali, gli altri ragazzi
andarono a giocare in cortile.
Io dovevo stare in dormitorio tutto il giorno. Piangevo e mi vergognavo. Mi ero messo una coperta
fin sulla testa e stavo rannicchiato là sotto.
Dopo un po’ sentii dei passi nella stanza. Una
mano tirò via la coperta. Guardai. Un ragazzino di
nome William stava in piedi davanti al mio letto,
aveva un’arancia nella mano destra e me la tendeva
sorridendo. Non capivo. Le arance erano contate,
da dove poteva essere arrivata un’arancia in più?
Guardai William e il frutto e improvvisamente
mi resi conto che l’arancia era già stata sbucciata e,
guardando più da vicino, tutto mi divenne chiaro.
Sapevo che dovevo stringere bene quell’arancia
perché non si aprisse. Che cosa era successo?
Dieci ragazzi si erano riuniti in cortile e avevano
deciso che anch’io dovevo avere la mia arancia per
Natale. Ognuno di essi aveva tolto uno spicchio
dalla sua arancia e i dieci spicchi erano stati accuratamente messi insieme per creare una nuova,
rotonda e delicata arancia.
Quell’arancia è stato il più bel regalo di Natale
della mia vita.
Mi ha insegnato quanto
può essere confortante
la vera amicizia»


Letizia, 17 anni e già regista: «Il teatro è il mio mondo»

 nuova sardegna  1\2\2023 

                                             Silvia  Sanna

Studentessa al Classico di Olbia, ha portato in scena due spettacoli. Gli attori sono ragazzini, il palco aiuta a superare insicurezze e paure



 Ipnotizzata di fronte ai capolavori di Alfred Hitchcock e Stanley Kubrick, affascinata da Tim Burton all’età in cui il massimo della trasgressione sono solitamente Pollon e i
Simpson. Immersa nella lettura della storia del cinema e del teatro, volumi su volumi accatastati in cameretta e infilati nello zaino della scuola. E poi occhi sgranati e bocca spalancata per cogliere i dettagli nei racconti della mamma Maria Grazia, che prima di diventare insegnante alle scuole medie, ha lavorato a lungo nei più grandi teatri italiani come costumista e scenografa, al fianco di maestri come Luca Ronconi ed Ettore Scola.
Si dice che la mela non cada mai lontano dall’albero e Letizia Loi è la dimostrazione di quanto questo proverbio contenga una grande verità: «Sono cresciuta a pane e arte – racconta – ho ereditato l’enorme passione di mia madre e sin da piccola accarezzo il sogno di ritagliarmi un ruolo in quel mondo». Diciassette anni, studentessa al penultimo anno del Liceo Classico Gramsci di Olbia , 10 fisso in italiano, divoratrice professionista di libri, un taccuino sempre in tasca per segnare pensieri e trasformarli in immagini sul palco:


Letizia Loi sul palco dopo lo spettacolo portato in scena al Cineteatro di Olbia


 Letizia Loi vuole diventare una regista di teatro ma in realtà lo è già perché due spettacoli da lei scritti e diretti sono andati in scena e un terzo è quasi pronto. «Il teatro, perché dà emozioni uniche. E ogni replica è una prima, perché è uguale ma diversa da tutte le altre».

L’infanzia e la passione Non c’è un momento d’inizio, Letizia non riesce a ricordare quando il suo sogno ha iniziato a prendere forma. «La passione è nata con me, perché l’ho respirata grazie a mia madre e ai suoi racconti che ascoltavo incantata. Da piccolissima ho iniziato a guardare film, a studiare la storia del cinema e dei grandi autori. E a scrivere, perché mi è piaciuto da subito, dalla scuola elementare». E non ha mai smesso, con una costanza e un rigore ereditato dal padre Massimo, militare di professione. Nonostante gli sguardi perplessi dei compagni di scuola di fronte ai suoi interessi “non convenzionali”: «Alle elementari e alle Medie ho frequentato a Padru, dove vivo, con la stessa classe. A tanti compagni non sono mai andata a genio. Forse mi consideravano strana, diversa da loro. Bullismo? Non so se definirlo così, di sicuro però non mi sono mai fatta condizionare e sono andata avanti, focalizzata sul mio obiettivo. Grazie soprattutto ai miei genitori che non hanno mai smesso di incoraggiarmi e sostenermi».

Bullismo o no, c’è tanto dell’infanzia di Letizia nel primo testo scritto per il teatro: si chiama “Forte come un leone” e racconta la storia di Leonardo, un ragazzino alle prese con i bulli. «L’ho scritto quando ero in terza media – racconta Letizia – ma all’inizio non ha avuto molta fortuna. L’ho tenuto in un cassetto sino a un paio di anni fa quando è stata mia madre a chiedermi di tirarlo fuori». Maria Grazia, insegnante di arte e immagine alle medie, organizza corsi di teatro per i suoi studenti. Perché la passione non muore mai.




In scena Letizia per curiosità ha deciso di accompagnare la madre ai corsi «ed è successo qualcosa di inaspettato. Con i ragazzi della media Diaz di Olbia è scattata una intesa fantastica, abbiamo parlato, ci siamo confrontati, mi è venuta una voglia immensa di lavorare insieme». E loro, studenti di 13-14 anni, sono diventati gli attori dello spettacolo “Forte come un leone” andato in scena già parecchie volte al Cineteatro di Olbia, sempre tra gli applausi. E poi, più recente, ecco “La Rosa di Dio”, testo teatrale incentrato sulla figura di Suor Giuseppina Demuro (Rosina), religiosa di Lanusei che a rischio della propria vita salvò molte persone, soprattutto donne e bambini, dalla furia nazista nel carcere Le Nuove di Torino. «Sono venuta a conoscenza della sua storia nel 2021, durante un viaggio a Torino. Mi ha colpito moltissimo. Al rientro a casa ho scritto un monologo che poi ho trasformato in un testo teatrale». Anche in questo caso gli attori scelti sono giovanissimi: «Compagni di scuola del Liceo, della mia e di altre classi. Siamo andati in scena qualche giorno fa a Olbia, a scuola e poi in teatro. E poi siamo stati invitati a Ittiri, dal responsabile di Mab teatro Daniele Monachella. Bello, emozionante».

I progetti C’è tanto in programma nella testa di questa ragazza vulcanica che dopo la maturità pensa di iscriversi in Lettere, frequentare corsi di teatro, studiare, specializzarsi e continuare a scrivere. «Con i ragazzi siamo quasi pronti, il mio terzo testo ci aspetta: tratta della dipendendenza da videogiochi. Gli spunti vengono fuori dal dialogo con loro, mi raccontano storie, si aprono. Vogliono affrontare argomenti “difficili” come il bullismo, i disturbi alimentari, la disforia di genere, il body shaming. Lo facciamo insieme, e questo aiuta a superare le paure».

Happie, la regina di Mkuru di Stefano Lotumolo Photographer




In viaggio ricerco sempre un equilibrio diverso. Mi trovo spesso a contatto con culture e tradizioni differenti dalla mia e da quando ho iniziato a giudicare il meno possibile, mi sono trovato a ottenere in cambio insegnamenti preziosi.
Vivere ai piedi del Monte Meru nella zona arida significa faticare per avere acqua, compito che spetta spesso o quasi sempre alle donne. Durante la giornata di carico si parte con gli asinelli per raggiungere la fonte pulita più vicina, quando ce n’è una.
Ovviamente l’utilizzo di acqua durante la giornata è razionato e l’igiene dei bambini è per forza di cose relativo al contesto, alle loro abitudini.
La regina comunica con gli occhi e con il cuore. E ride spesso, emana energia e amore e sogna una lavatrice. Tra un mese avrà il terzo figlio e per farla ridere le ripeto sempre : Philipo 3 Stefano 0.

le  altre le   trovate     qui dal  suo     account   facebook  https://www.facebook.com/stefanolotumoloofficial/


Clara Immerwahr, scienziata ebrea, che decise di togliersi la vita per protestare contro l'uso dei gas asfissianti inventati da suo marito, Fritz Haber da Piero Gurrieri tra la gente



 Grazie  a   Piero Gurrieri tra la gente  per   questa    bellissima storia  
 
 · Clara si era laureata in Chimica a Breslavia, la prima donna in Germania, sposando poi Fritz Haber, altro chimico. Due scienziati che lavoravano insieme, cui si deve l'invenzione della sintesi dell’ammoniaca da idrogeno e azoto atmosferico.
Clara però non voleva essere solo la "spalla" di Fritz: "È sempre stato il mio modo di pensare che una vita valga la pena di essere vissuta solo se si è fatto pieno uso di tutte le proprie abilità e si è cercato di vivere ogni tipo di esperienza che la vita umana ha da offrire. È stato sotto questo impulso, tra le altre cose, che ho deciso di sposarmi in quel momento, la vita che ho avuto è stata molto breve e le ragioni
principali sono il modo oppressivo di Fritz di mettersi al primo posto in tutto, così che una personalità meno spietatamente auto-assertiva è stata semplicemente distrutta."
Scoppia la guerra, il governo tedesco commissiona a Fritz i gas asfissianti per l'ndustria bellica, lui acconsente, nonostante le proteste di lei. L'Iprite è la prima arma di distruzione di massa, 5mila morti a Yprès.
Nella notte dell'1 maggio 1915, Clara si suicida, sparandosi con la pistola di ordinanza del marito: un modo per dichiararsi "non complice dello sterminio".
Non ne parlò nessuno, ma sei giorni dopo il giornale locale riferì che “la moglie del Dr. H. dei Servizi Segreti, attualmente al fronte, ha messo fine alla sua vita sparandosi. Le ragioni del gesto infelice della donna sono sconosciute.”
Haber continuò, inventando anche lo Zyklon, che fu usato nelle camere a gas dei lager nazisti. Se avesse ascoltato sua moglie Clara, e non lo fece, forse la storia sarebbe andata in modo diverso.
Onore a questa grande donna.

2.2.23

partenza - arrivo ?

Rispondo     al  questo      del  contatto 

 Immagina di essere al giro di boa della tua vita (metà strada ipotetico).

Sei leggermente in ritardo sul ritmo del tuo primato personale ( ovvero la “vita” che pensi di meritare in funzione delle tue potenzialità).Quale/i domanda/e potresti farti per imprimere un cambio di passo?

Le risposte date nei commenti el tuo post sono diverse , ovviamente dipende dal tipo di viaggio , se si è arrivati ad un bivio o meno o se si preferisce le strade dritte o contorte e piene di curve cioè si segue il metodo << .....
la retta via è per chi ha fretta ( cit Csi ) >>* .
Per me , ancora non sono arrivato al giro di boa forse perché considero il viaggio unico e senza soste , considero entrambe le cose . Infatti o
gni inizio ha una fine e di conseguenza anche una partenza ha un arrivo. Se seguiamo i famosi paradossi Achille dopo aver consentito alla tartaruga un leggero vantaggio in una ipotetica gara non riuscirà mai a raggiungerla..   Infatti   si dice  l'inizio  della  fine  la  fine dell'inizio  . 
Mi piace  concludere   il  post     con la  poesia  

“L’inizio e la fine”  sempre  di  Wislawa Szymborska Kórnik2 luglio 1923 – Cracovia1º febbraio 2012 )


Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.

C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.

C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.

C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.

Non è fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.

C’è chi con la scopa in mano
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto
gli gireranno intorno altri
che ne saranno annoiati.

C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio

argomenti corrosi dalla ruggineBolormaa
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.

Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.

Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.


Colonna sonora
  • Bolormaa - Csi

come ogni 10 febbraio ci ricordiamo delle foibe ma ricordiamoci perchè gli slavi le fecero

visto  che la maggior  parte  delle trasmissioni televisive  e     articoli  di giornale    ricordano a senso  unico  le  vicende   del confine adriatco  a sensounico cioè solo   le  brutalità  comuniste  facendo tutt'uno le  foibe    del periodo   1941\43   con quelle  del   1945\7  quando la  guerra  era  finita  . Ricordiamo  anche  quello che  successe prima  .
    riprendo da un post  facebookiano  dell'anno scorso  la  vicenda  

BRATUŽ LOJZE (1902 - 1937)
COMPOSITORE, DIRETTORE DI CORO



Lojze Bratuž in un ritratto giovanile.

Le vicende biografiche di B. sono drammaticamente legate al contesto storico e politico goriziano dei primi decenni del Novecento. La sua breve esistenza, iniziata a Gorizia nel 1902 e giunta a termine in seguito ad una brutale aggressione fascista nel 1937, va così contestualizzata all’interno della complessa realtà della minoranza slovena di cui egli è stato uno dei protagonisti. B. infatti era noto in tutto il territorio goriziano per la sua professione di maestro, che lo portava a spostarsi da un paese all’altro, e per le sue molteplici attività musicali. Dapprima cantore e organista parrocchiale, poi direttore di cori e insegnante di musica nel Seminario minore, egli divenne ben presto uno dei principali artefici del “rinascimento culturale” degli sloveni, esternato in un fervore di movimenti associativi a partire dagli anni Venti. Anni in cui l’attività corale, a cui guardava con interesse sia il mondo cattolico che quello socialista, rappresentava un motivo di forte coesione sociale al punto da essere rigidamente controllata dalle autorità del regime. Nel 1922 egli fondò così il coro Mladika, istituzione che accolse nelle proprie fila persone di umile estrazione, con cui valorizzò il repertorio di autori come Marij Kogoj e Anton Lajovic, e due anni dopo partecipò alla nascita e redasse il progetto all’atto costitutivo della Pevska zveza, associazione che raccoglieva e coordinava le quasi ottanta formazioni allora presenti nel territorio. B. lavorò instancabilmente per definire con chiarezza le finalità dell’associazionismo corale – lungi dall’esaurirsi nel semplice intrattenimento, a suo avviso doveva piuttosto mirare alla divulgazione della musica popolare e d’autore – e le modalità della sua presenza nel territorio. Alla fine del 1929 l’arcivescovo di Gorizia lo nominò ispettore arcivescovile dei cori parrocchiali della diocesi, mentre Cesare Augusto Seghizzi lo avrebbe voluto suo successore nella direzione del coro del duomo di Gorizia. In questo contesto egli pensò anche all’istituzione di una scuola per organisti, che però non sarebbe riuscito a portare a compimento. Autodidatta, B. fu autore di musica sacra, con oltre cento canti corali scritti prevalentemente in lingua slovena e alcuni piccoli pezzi riportanti storie dell’Antico e Nuovo Testamento espressamente finalizzati alla catechesi dell’infanzia, e di musica profana in cui si cimentò nell’elaborazione di canti popolari. Nelle composizioni sacre, a cui dedicò le maggiori attenzioni, egli riuscì a conciliare i dettami ceciliani con la freschezza sorgiva della musica popolare. Testimonianza, questa, dell’identità della propria musica e della sua autonomia dalla tradizione ecclesiastica romana.



Naturalmente, però, gli Italiani per la proganda del #giornodelricordo sono solo le povere vittime della  barbarie  comunista  ...

Foibe, se il Miur anticipa Meloni Nel mondo della scuola esplode la polemica sulle nuove «Linee guida per la didattica della frontiera adriatica» firmate dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi come ultimo atto

Ad  usare strumentalmente   un periodo  bruttissimo , quello che  viene riassunto  come  questione  Adriatica   o  come  foibe   e  che   ricorda   purtroppo  a  seso unico  ( salvo ecezioni )  ed  in maniera  strumentale,  delle storia  italiana    ed europea  che  ha  caraterizzato  il  secolo scorso  e  di cui   si sentono ancora  oggi  gli effetti   di tale  uso     e  del suo non farne  i conti   ed  il silenzi ufficiali  a causa  guerra fredda  e  per  le  vergogne  "nazionali" da  nascondere  sotto il tappetto  e lasciare  che fossero    coperte  dall'olio del tempo  e dall'uso ideologico di una  certa  parte  politica  
Mentre  cercavo ispirazione   per la mia contro celebrazione dellla  giornata     orami  divnta settimana del  10  febbraio  \  giorno  del ricordo   ho trovato   quest'articolo   de il manifesto del  15\12\2022. Ma  prima di  riportarlo   consiglio la  lettura  dell'immeno  lavoro  che trovate qui  

 Lavoro   andato a ramengo per   gli errori    evidenziati   ( e  che potete  verificare    leggendo il pdf  ministeriale  )  da  tale  articolo  


Foibe, se il Miur anticipa Meloni

Nel mondo della scuola esplode la polemica sulle nuove «Linee guida per la didattica della frontiera adriatica» firmate dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi come ultimo atto

      Il presidente della Regione Friuli - Venezia Giulia Fedriga con un assessore regionale a Basovizza


Nel mondo della scuola esplode la polemica sulle nuove «Linee guida per la didattica della frontiera adriatica» firmate dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi come ultimo atto
Il giorno prima della nascita del governo Meloni, come suo ultimo atto da ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi ha messo la firma su un documento di 90 pagine intitolato «Linee guida per la didattica della frontiera adriatica». Si parla, insomma, di foibe e, benché il tutto sia stato approvato a metà settembre da un larghissima commissione variamente composita, la sua divulgazione, alla vigilia dell’insediamento del governo di destra, testimonia un curioso passaggio di consegne, nella migliore delle ipotesi, oppure un grande riposizionamento generale all’interno del Miur. Queste linee guida stanno facendo discutere molto nel mondo della scuola, sia per questioni di merito sia per fatti di metodo. Per cominciare, in effetti, è curioso che un ministero si occupi in questa maniera di un tema tanto specifico, e – a memoria di molti insegnanti – nessun argomento sin qui si è meritato un fascicolo di 90 pagina tutto per sé. Inoltre, l’invasione di campo è evidente: il tema delle foibe e dei fatti avvenuti al confine orientale negli anni Quaranta sono già affrontati nei manuali.La  scusa  della «verità taciuta» ormai non regge più: il giorno del ricordo – fissato al 10 febbraio, là dove il resto d’Europa conserva la memoria degli accordi di Parigi che posero formalmente fine alla Seconda Guerra Mondiale – è stato istituito nel 2004, dunque ormai 18 anni fa. I redattori delle linee guida sono docenti di chiara fama (Raoul Pupo, Giuseppe Parlato, Guido Rumici e Roberto Spezzali), ma basta guardare i revisori per rendersi conto di quanto sia politica l’operazione: venti persone, in rappresentanza di tutte le associazioni degli esuli, oltre a figure extraistituzionali come i rappresentanti dei «liberi comuni in esilio» di Zara e di Pola. Come e perché questi signori siano finiti a occuparsi di faccende didattiche non è chiaro, ma tant’è.Nel merito , poi, queste linee guida sembrano rappresentare un malriuscito esempio di «memoria condivisa», in cui si parla sì dei crimini perpetrati dagli italiani durante l’occupazione di quei territori, ma in cui pure si specifica che i due eventi non sono da mettere in correlazione. Si parla, in proposito, di «strategia dell’elusione».Se nell’ambito di un’unità didattica sulle foibe la maggior parte del tempo è dedicata ai precedenti di violenza del fascismo di confine e delle truppe italiane in Jugoslavia – si legge a pagina 17 -, questa non va considerata come corretta contestualizzazione. Bensì quale mera elusione». Le cause, dunque, andrebbero ricercate in una «pluralità di contesti tra loro connessi», dalla fine dell’impero asburgico all’inizio del comunismo.Ecco il comunismo e la rivoluzione di Tito occupano il posto d’onore sul banco degli imputati di queste linee guida. Non manca spazio, ovviamente, per il Pci, al quale (pagina 78) viene dedicato un paragrafetto intitolato «Il silenzio di partito», che così recita: «Il Pci evita di parlare dell’argomento per non rendere evidente la propria posizione, legata anche alle indicazioni di Mosca, su quanto avviene lungo il confine nordorientale». Tre righe appena che, qui sì, annullano completamente il contesto, addossando ai comunisti italiani una sorta di concorso di colpa per quelle vicende, senza fare il minimo cenno al dibattito interno, che pure ci fu, e ai complicati rapporti tra Tito e Togliatti, documentati da ampia storiografia. Poco sotto, stessa pagina, si parla anche di «silenzio di Stato» (per qualche ignoto motivo diverso da quello del Pci) in cui si afferma che le varie forze politiche preferirono lasciar perdere la questione delle foibe «per non aprire i conti col passato» e cercare di celare il fatto che l’Italia la guerra l’aveva persa. Il nodo, in fondo, sarebbe tutto qui: ogni guerra significa morte e distruzione, le recriminazioni dei vinti sulla ferocia dei vincitori sono sì argomento interessante, ma anche spesso e volentieri interessato. Del resto, quella delle foibe è da sempre una vicenda che la destra italiana più o meno postfascista utilizza per bollare la Liberazione come un evento tragico per il Paese e non come uno dei mezzi grazie al quale siamo diventati una democrazia
Da notare, infine, come curiosamente le linee guida affrontino in maniera parziale la questione del numero delle vittime delle foibe. Si legge a pagina 19: «Mentre sul piano della pietà sarebbe importante conoscere esattamente la sorte di ogni vittima, lo stabilire un ordine di grandezza in molti casi può risultare sufficiente sul piano dell’interpretazione storica».E vA bene, ma qual è questa grandezza ? Nessuna indicazione. Si parla di «esagerazioni» (pagina 62), ma si mette anche in guardia «dall’assumere in sede interpretativa il medesimo punto di vista degli autori delle stragi, ribaltando sulle vittime l’onere di provare la loro innocenza». Così si parla di repressione su un numero di persone comprese tra le 60 mila e le 100 mila, ma niente viene detto sulle vittime. Questo, è del tutto evidente, offre uno scudo istituzionale alle «esagerazioni» di cui sopra. E il problema, dunque, non è la giustificazione delle stragi, ma l’apertura delle porte del ministero a ogni tipo di revisionismo.

Peccato un lavoro ben fatto  e   monumentale  buttato  nel cesso  per  gli errori  prima citati    che   ho avuto modo d verificare     consultando tale  documento  

1.2.23

come può un prof negazionista dell'olocausto .- shoah insegnare misteri all'italiana


di  cosa  stiamo parlando  
No vax, filorusso e omofobo: chi è Pietro Marinelli, il prof negazionista che ha interrotto lo spettacolo sulla Shoah - Open


 Se poi un/a povera docente viene impallinata da screanzati deve pure sorbirsi i lazzi della pseudo-comica miliardaria che la deride dalla TV nazionale. Questo qui cosa deve fare ancora per essere sospeso: sganciare l'atomica?




Incubo notturno - Let be [ lasciare andare ma come ? ]


  



  Appena     ho letto la  notizia   della morte  rapida  aveva  un tumore  al cervello     di  un  bambino di  4   anni    figlio  di compaesani  / non  riporto la  foto del necrologio  anche e è  pubblica  sui  social  per  rispetto del dolore  della famiglia   )   e  la  morte  di  .... uno  dei  nuovi  personaggi  

nell'ultimo numero   di  dylan dog   [  foto  a  sinistra     ]  ritorno    al   triste  2022     in cui morirono a  distanza    di breve tempo   due  amici  di famiglia  e    poi  due  parenti  paterni  . Ed  nel  sonno   veglia   , come  sono solito  fare  mi metto  a  dialogare   fra me   ed  il mio grillo parlante  

IO Dicono che bisogna imparare a lasciare andare la rabbia ed il dolore Ma cosa succede quando vorresti tenerli stretti ?
Grillo parlante ti fai solo male . ti crei un illusione che la morte sia solo un sogno .... ehm.... un incubo da cui puoi svegliarti .

 Le  palpebre     riprendono   ad  abbassarsi  , ma  di  dormire  non   se ne parla  .  Ecco che   provo  per  riprendere  sonno  a pensare  a  qualcosa  che   mi  riconcili  il sonno   e mi distragga    da  queste    elucubrazioni   .  Non   so come  ,  non riesco a spiegare quest'associazione  ( sarà forse    che   qualche  ora   prima  avevo letto   il  n  di  dylan  dog   in questione  ?  ) .  Lo  trovo  in   un  immagine   dello  stesso fumetto    dal pugno  di terra    della sepoltura  ,  lasciata  cadere   dallo stesso   sotto   la   sequenza  fotografica    , 
















 è nato   un  albero  . Ma  prima  di  riuscire  a  prendere      sonno    pensando     a quest'immagine poetica   mi viene   alla mente   quest  altra  riflessione      e quindi  da     riprendere  il  dialogo   tra me  e  lui 


IO  hai  ragione   non  c'è niente  di cui  aver  paura   . Quando la  corrente   è  troppo  forte   l'unico modo   per non   farsi travolgere   e .... 
Grillo  Parlante lasciarsi andare  
IO esatto    serve  e fa bene   ma  come  ? 
Grillo parlante 
 dipende   da  persona  a persona  .  Il  Lasciar andare, imparare a smettere di tenere tutto sotto controllo, a non insistere su una determinata strada, situazione, relazione, lavoro perché “oramai l’abbiamo scelto”, non è facile.  Ma  tenersi  tutto  dentro    non  sta  bene      dobbiamo    oltre    a Let be  lasciare  andare      , battere  e levare come  la  famosa  canzone  **


 proprio come  suggeriscono sia : <<  Lasciare andare è un arte che si può apprendere: ecco come ( di 
atuttoyoga.it)   sia     https://www.benesserecorpomente.it/     una  sintesi  generale  su quello     d i cui stiamo parlando   e  che  riporto sotto  integralmente  

I sette passi per imparare a lasciar andare

Usa la consapevolezza e la volontà, accorgiti delle influenze che subisci, delle convinzioni limitanti, osserva e accogli le tue paure e segui questi sette passi. I risultati si faranno presto sentire:

1. Osserva il tuo giudice interiore

Forse gli altri ti giudicano, ma tu, o meglio il tuo giudice interiore, accoglie e prende in considerazione il giudizio. Osserva semplicemente cosa dice il giudice dentro di te, cosa ne pensa del tuo comportamento e operato.

2. Accogliti

Accogliti come accoglieresti una persona con la tua stessa difficoltà e impara ad amarti così come sei. Molte rigidità interiori arrivano dalla non accettazione di noi stessi, dalle troppe pretese che abbiamo nei nostri confronti.

3. Ricordati ogni giorno che l’ansia e le aspettative ti impediscono di lasciar andare

Appena senti le voci dell’ansia e delle aspettative, trova una parola per fermarle “stop, silenzio…” quella che più ti piace e cerca di distrarti. Spesso, sono voci non nostre ma di chi ci ha educato. Siamo noi i padroni della nostra mente, non lei di noi!

4. Fermati e apri la mente al nuovo

Se le cose non stanno andando come vorresti, fermati. Forse c’è qualcosa di migliore e più adatto a te che ti aspetta….magari la vita sta cercando di farti prendere una scorciatoia e tu insisti per restare dove sei o per intraprendere la strada più lunga perché stai seguendo i ragionamenti della testa e non quelli del cuore. Quando smetti di seguire la ragione e ti apri a ciò che non conosci, la vita può sorprenderti.

5. Lascia andare pesi, ricordi e di ciò che non ti serve più

Ricordi, pensieri rivolti al passato, oggetti inutili. Talvolta è necessario liberarsi di ciò che non serve più sia nella vita interiore che in quella pratica. Fare spazio è un buon esercizio per imparare a lasciar andare.

6. Fai spazio, rallenta, fai silenzio

Sono tre mosse fondamentali per affrontare qualunque momento o scelta della vita  e che ti guidano a sentire cosa vuoi veramente.

7. Riprendi il tuo potere ed accorgiti di te

Sei tu la voce più importante, la vita è tua e solo tua, nessun altro può viverla per te, nessuno può sapere cosa è meglio e giusto per te, se non te stesso!

Grillo  parlante 
Quindi Affidati, lasciati andare…lascia che i semi che hai piantato abbiano il giusto tempo per germogliare e fiorire. come la foto da te riportata Lascia fuori dalla porta i pregiudizi ed i giudizi: ogni cosa si manifesterà nel tempo e nel modo giusto, in armonia con la tua anima e con te stesso . 
IO   
ci proverò  anche      se   significa  arrendersi 
Grillo parlante
non dire  sciocchezze. lo  so he   non  è  una  frase  mia   ma la penso  cosi  
 Io   Ok 

  

 Ed proprio quello che ho provato a fare sulle note , della famosa Let be dei Beatles , una delle mie prime canzoni ascoltate 
qui la storia della canzone e il testo con traduzione in italiano ) che ho canticchiato prima di riprendere sonno stanotte , fortunatamente a bassa voce , altrimenti sarebbe successo un casino visto che avrei svegliando i miei in piena  notte  .  Riprendendo  cosi   a  dormire   ed    a  sognare navigando  verso   l'isola   che  non   c'è   fino  al mattino  *   ormai    prossimo  .  Ed  iniziare    una  nuova  giornata  


                                             colonna  sonora  \  canzoni suggerite 

Let be - Beatles
l'isola  che  non  c'è  -  Edoardo bennato*
Battere  e levare - Francesco de Gregori **
Into the  Void  -  Black Sabbath 
Lasciala  andare  . Giammaria   testa  
 Annarella  - Cccp