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11.6.25

il parrocco di Cese ( Bergamo ) ha sbagliato nel voler celebrare un funerale doppio di un omicidio-suicidio non sempre : «Nonostante il dolore celebriamo l’amore»




i femminicidi di Castel vetrano  ma  soprattutto  di Cese ( bergamo ) riassumiano i fatti per chi non vuole rileggere o non ha fretta il precedente post 

– Mary Bonanno, 49 anni, è stata aggredita dal marito nel garage di casa con una chiave inglese e un coltello. Ferita, ha tentato di fuggire verso il portone, ma è crollata poco dopo. L’uomo si è poi tolto la vita lanciandosi dal terzo piano. e di cui l’avvocato Lorenzo Rizzuto, legale e portavoce della famiglia Campagna coinvolta nell’omicidio-suicidio di Castelvetrano (Trapani) dei coniugi Mary Bonanno e Francesco Campagna, invita la stampa «a trattare la vicenda con la massima discrezione, evitando la spettacolarizzazione e la diffusione di particolari non essenziali e non accertati, al fine di tutelare la memoria delle vittime e il diritto delle famiglie a vivere questo momento di immane dolore nel raccoglimento e nella riservatezza»
 – Uccide la moglie e si spara, i parenti scelgono un unico funerale. Il parroco: «Nonostante il dolore celebriamo l’amore»

 Mi sono chiesto ,soprattutto sul secondo , ma è amore     come  sembra  voler  dire    il parrocco di  Cese   o alcuni  sul caso di CasteVetrano  ? Nel primo caso è chiaro che si tratta di una richiesta , che per alcuni può essere considerata ( come ha fattoi anche il sotto scritto nel post precedente ) strana o oportunistica visto che viene non direttamente dai familiari , ma dall'avvocato di Lui . Si può parlare di richiesta di rispetto per le vittime . Ma non amore come alludono alcuni giornali che hanno descritto la vicemda . Infatti in casi dove un uomo ha ucciso la moglie e poi si è suicidato, non si può parlare di amore. MaSi tratta di un tragico caso di femminicidio-suicidio, in cui un uomo ha commesso un atto di violenza estrema contro la propria partner, togliendole la vita in modo brutale (con una chiave inglese e un coltello) e poi ponendo fine anche alla sua., l'amore autentico è basato su: Rispetto reciproco: La capacità di riconoscere e valorizzare la dignità e l'autonomia dell'altro. Libertà: La possibilità per entrambi i partner di essere se stessi, di prendere decisioni e di perseguire i propri interessi senza coercizione o paura. Supporto e benessere: Il desiderio di vedere l'altro felice e realizzato, e di contribuire al suo benessere fisico ed emotivo. Assenza di violenza: L'amore non può coesistere con la violenza, sia essa fisica, psicologica, economica o sessuale.La violenza non è amore Eventi come quelli di Cene e Castelvetrano sono il risultato di dinamiche relazionali disfunzionali, spesso dominate da possesso, gelosia, controllo e aggressività. Anche se apparentemente "normali" o "senza denunce", queste situazioni possono nascondere una profonda sofferenza e una grave alterazione del concetto di relazione sana.È fondamentale ribadire che l'amore non uccide, non aggredisce e non prevarica. Questi atti di violenza estrema sono la negazione stessa di ciò che l'amore dovrebbe essere. Definire questo tipo di evento come "amore" è estremamente problematico e, per molti, inappropriato. L'amore, nella sua accezione sana e positiva, si basa su rispetto, fiducia, libertà, supporto reciproco e benessere. Un atto di violenza estrema come l'omicidio, specialmente in un contesto di relazione, è l'antitesi di tutto ciò che l'amore rappresenta. È vero che nel caso di Cese il parroco ha parlato di "scelta di amore e fede" nel decidere di celebrare un unico funerale. Tuttavia, è fondamentale comprendere che, in questo contesto, la sua interpretazione dell'amore si riferisce probabilmente a un amore incondizionato e misericordioso verso le anime, anche di fronte a un atto così orribile. Non si riferisce, in alcun modo, a un'approvazione o una legittimazione del gesto violento come espressione d'amore. È una scelta dettata dalla volontà di non aggiungere ulteriore sofferenza alle famiglie già distrutte e di accompagnare, secondo i principi della fede, due persone nell'aldilà. È cruciale distinguere tra: Amore genuino: Caratterizzato da reciprocità, rispetto e assenza di coercizione o violenza Amore malato o distorto cioè tossico

 Spesso basato su possesso, gelosia ( e qui rimando a quanto detto in : la gelosia è una prova d'amore o anticamera del femminicidio \ amore malato ? secondo me la risposta sta nel mezzo https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2025/06/la-gelosia-e-una-prova-damore-o.html ) controllo e paura, che può sfociare in violenza.Nel caso di Cene, il movente della gelosia e l'atto finale di violenza indicano chiaramente una relazione in cui i concetti di amore e rispetto erano stati gravemente distorti o persi, portando a un epilogo devastante. L'amore non uccide, non controlla e non porta al suicidio in seguito a un omicidio.È importante chiamare le cose con il loro nome: si tratta di una tragedia, un atto di violenza omicida, non una manifestazione d'amore

La rivincita del ballerino Giuseppe Giofrè: "Oggi chi mi bullizzava mi saluta e mi sorride



da rumors.it tramite msn.it











Da Gioia Tauro a Los Angeles, il talento lanciato da “Amici” racconta la sua rivincita sui bulli e il percorso che l’ha portato a ballare con le più grandi star internazionali. Il ballerino calabrese Giuseppe Giofré oggi racconta al Corriere della Sera la sua storia di riscatto: dal bullismo all’infanzia ai successi a Los Angeles con le star mondiali.
Una partenza coraggiosa, non una fuga
Giuseppe Giofrè, oggi 32enne, ha scelto di seguire i suoi sogni fin da piccolo. Originario di Gioia Tauro, è partito dal talent Amici per costruirsi una carriera internazionale. Oggi vive a Los Angeles e lavora al fianco di artisti come Jennifer Lopez. Al Corriere della Sera ha confidato: “Non è stata una fuga, ma una scelta. Fin da piccolo sognavo Los Angeles. Era lì che volevano arrivare i miei sogni, lì c’erano gli artisti con cui volevo lavorare. E lì sono arrivato.”
Nel raccontare il suo passato, Giuseppe ha ricordato gli anni difficili vissuti da adolescente, quando era bullizzato perché gay in una realtà di provincia che non lo comprendeva. “C’erano dei ragazzini in paese che volevano sempre picchiarmi. Ma non ho denunciato nessuno, allora non si usava. Oggi ai ragazzi dico: denunciateli”, ha affermato.




Giuseppe Giofrè - Foto: Instagram @giuseppegiofre

La rivincita più elegante: il successo
Il tempo, però, ha ribaltato i ruoli. Oggi Giofrè è una star che torna nel suo paese tra applausi e ammirazione: “Quando arrivo sembra che vedano la Madonna della Maria Santissima di Portosalvo, la nostra patrona. Vedono un bellissimo uomo, che ha avuto successo, che ha fatto carriera e balla con donne bellissime nonostante sia gay!”
L’Italia sta cambiando, anche se lentamente. “Prima era un problema per quei bulli che fossi gay, adesso pare abbiano imparato almeno la parola e il suo significato.” Alcuni dei suoi vecchi persecutori ora lo salutano con un sorriso. Ma Giuseppe non sente il bisogno di rivalsa: “La risposta più bella è quella che non dai. La mia è la mia vita.”

10.6.25

Calciatore di dieci anni umiliato dell'allenatore e dai compagni di squadra. I genitori ricorrono in tribunale.

la storia riportato oggi conferma la lettera su tali argomentu di una madre di un bambino riportata dal Fq del 5\6\205 e riportata , è il secondo articolo sul nostro  diario di Bordo n126 anno III è il 2 articolo .

fonti Ansa  e  cronache della  sardegna  e non 


genitori di un bambino di dieci anni iscritto a un'associazione calcistica delle provincia di Treviso hanno chiesto il risarcimento della quota annuale (circa 450 euro) denunciando episodi di bullismo da parte dei compagni di squadra e dell'allenatore.
 I familiari - riporta oggi il Gazzettino - si sono rivolti a un avvocato denunciando la società per "inadempimento contrattuale", senza escludere un futuro ricorso al Tribunale dei minorenni.
 Nella lettera si descrive la progressiva esclusione del bambino dalle partite, per la statura fisica "ritenuta insufficiente", e atteggiamenti di bullismo con scherzi pesanti degli altri bambini, anche all'interno dello spogliatoio, evidenziando la mancanza di supervisione.Questo sarebbe contrario allo statuto dell'associazione sportiva, che perseguirebbe lo scopo di un ambiente sano e il diritto di praticare sport in assoluta sicurezza.
L'emarginazione del ragazzino si sarebbe allargata anche ai genitori dei compagni di squadra, che lo avrebbero escluso anche in una canzone dedicata ai componenti della squadra.La storia di Marco ( nome di fantasia) , dieci anni è la storia di tanti ragazzi che non eccellono in uno sport e vengono derisi. Esclusi. Umiliati. Dall'allenatore e dai compagni di squadra. Il "caso" di Marco è diventato di dominio pubblico e da un lato è un bene, perché come lui ci sono tanti altri Marco che soffrono per il suo stesso motivo. Non è normale che in primis un allenatore vessi un suo allievo e che permetta che facciano lo stesso i compagni di squadra. Non è giusto che un ragazzo di dieci anni non venga neanche convocato alle partite, perché non abbastanza bravo rispetto agli altri. Parliamo di campionati tra bambini, ragazzi. Non di Champions League. Tutti hanno diritto di giocare e divertirtsi. Va bene la competizione, non certo il bullismo o la discriminazione. Tanti auguri Marco: questa squadra non ti merita. Sono certa che ne troverai un'altra migliore o uno sport più adatto a te, dove potrai dimostrare quello che vali.

diario di bordo n 127 anno III api ingegnieri, canapa legale lo stato rovina la vita il caso di emilio pischedda , Ex suora di clausura fa visita alle consorelle prima del matrimonio , Sposa incontra il bambino che ha ricevuto il cuore di suo figlio e ascolta il battito in chiesa , un automobilista salva un grifone

 Le api: vere e proprie ingegneri!

Questa foto è stata scattata dal proprietario dell'alveare. L'apicoltore si è dimenticato di mettere i telaini in cui le api immagazzinano il miele, quindi hanno costruito una propria architettura a partire dal favo, che tiene conto della ventilazione naturale, in modo che l'aria possa circolare liberamente e mantenere una temperatura stabile. Sorprendente ! 🐝
Testo e foto di Costantina Ferrandino.

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fomt e unione sarda del 8\6\2006
«La lunga inchiesta sulla canapa legale mi ha rovinato la vita» Emilio Piscedda: avevo le serre a Capoterra, adesso campo la famiglia tra mille sacrifici

Per tre anni è stato considerato un trafficante di droga, ha perso tutto quello che aveva costruito in una vita di lavoro e ha dovuto sopportare anche le maldicenze della gente. Dopo una lunga battaglia legale Emilio Piscedda, 57 anni, ormai ex imprenditore agricolo di Capoterra, ha avuto finalmente giustizia: quella che coltivava nella sua azienda in zona Is Piscinas era davvero canapa industriale, aveva un Thc compreso tra lo 0,3 e lo 0,6 %, quindi del tutto legale. Piscedda, difeso dagli avvocati Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio, è stato assolto con formula piena dai giudici della Corte d’appello di Cagliari, ai quali si era rivolto dopo una condanna in primo grado di un anno e mezzo col


rito abbreviato per detenzione di sostanze stupefacenti al fine di spaccio.
L’amarezza
Un’assoluzione che lascia l’amaro in bocca e che potrebbe portare presto Piscedda ad avviare un causa contro lo Stato per i danni economici che l’hanno costretto a chiudere la sua azienda.«L’incubo è cominciato una sera di aprile del 2022 – racconta Emilio Piscedda -, quando una decina di carabinieri arrivati direttamente da Cagliari, hanno suonato alla mia porta. Mi hanno chiesto di accompagnarli in azienda, non ricordo quanti cani antidroga fossero presenti, ma non ero particolarmente preoccupato, altri carabinieri e poliziotti avevano in precedenza fatto dei controlli sulla mia azienda, ma era sempre risultato in regola. Anche le analisi effettuate in caserma erano dalla mia parte: la percentuale di tetraidrocannabinolo presente nelle infiorescenze della mie piante di canapa era in linea con il limite consentito dalla legge, nonostante ciò, mi hanno sequestrato e poi distrutto oltre sette quintali di merce pronta ad essere venduta. Ancora non mi capacito di come sia potuto finire al centro di un caso giudiziario che in soli tre anni ha stravolto la mia vita».
L’investimento
Cinquantasettemila piante di canapa messe a dimora su una superficie di tre ettari, centinaia di ore di lavoro gettate alle ortiche: quella piantagione che Emilio Piscedda aveva messo in piedi nelle campagne di Capoterra non ha fatto in tempo a dare i suoi frutti.
«L’investimento iniziale, il duro lavoro per eliminare le erbacce e proteggere le piante senza pesticidi, tutto è andato perduto – racconta Piscedda -, le infiorescenze, già essiccate e pronte per essere vendute, sarebbero dovute andare a delle case farmaceutiche, invece dopo il sequestro – nonostante non potessero essere considerate droga – sono state distrutte».
Una seconda vita
Dopo il sequestro di quegli oltre sette quintali di canapa industriale, perfettamente legale secondo i giudici della Corte d’Appello di Cagliari, Emilio Piscedda è andato avanti, ma non può dimenticare l’errore giudiziario di cui è stato vittima: «I miei figli hanno dovuto sopportare il peso di quelle accuse infamanti, e ho dovuto combattere i pregiudizi della gente. Ero un imprenditore, ho lavorato sin da bambino nel settore agricolo, oggi la mia azienda nelle campagne di Capoterra è ridotta a un rudere e vivo facendo il manutentore stagionale d’inverno nella penisola e d'estate in Sardegna: per fortuna ho una splendida famiglia alle spalle che mi ha sempre supportato, qualcun altro forse non avrebbe retto a tutto questo. Non so se riuscirò ad avere giustizia, ma sono intenzionato ad andare fino in fondo per riavere quello che mi è stato tolto».

Ex suora di clausura fa visita alle consorelle prima del matrimonio Le immagini pubblicate sui media colombiani, la cui origine e datazione restano sconosciute, mostrano la donna mentre condivide un momento di preghiera e raccoglimento con la comunità religiosa che per anni è stata la sua casa spirituale. La protagonista del video avrebbe lasciato il monastero dopo un percorso di discernimento personale, una scelta maturata nel tempo e seguita con rispetto dalla comunità. 

 

Prima di intraprendere una nuova tappa della sua vita, ha deciso di tornare per un ultimo saluto e un momento di preghiera con le sue ex sorelle.

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Sposa incontra il bambino che ha ricevuto il cuore di suo figlio e ascolta il battito in chiesa






Kaci Wilson è una giovane donna e mamma che prima di pronunciare il suo “sì” il mese scorso in una chiesa della Georgia ha voluto, con uno stetoscopio stretto tra le mani, ascoltare il battito del cuore di un bambino presente alla cerimonia. Un bambino di 7 anni che 2 anni fa ha ricevuto il cuore di uno dei figli della giovane sposa.
È una storia commovente quella raccontata dalla stessa sposa e dai suoi cari a People. La giovane ha voluto ascoltare, per la prima volta dalla tragedia di suo figlio, un suono a lei familiare. Appunto il battito del cuore del bambino scomparso in un drammatico incidente. Quell’organo donato ha salvato un
altro bambino, che per la prima volta Kaci ha incontrato nel giorno del suo matrimonio.
Tutto è avvenuto il 25 maggio scorso nella cittadina di Hiawassee, in Georgia, di fronte ad amici e familiari degli sposi. Prima di percorrere la navata la sposa si è concessa un momento con quel bambino che oggi vive grazie al cuore di suo figlio Myles. Lo ha incontrato insieme ai suoi genitori, che le hanno donato uno stetoscopio. “È stato un momento così commovente, per la prima volta mi sono sentita così vicina a lui dal giorno dell’incidente”, ha raccontato la sposa ricordando il figlio defunto. Quel bambino che vive col cuore del figlio della donna l’ha anche accompagnata lungo la navata verso lo sposo.
Il 18 aprile di due anni fa Kaci era in auto con i suoi gemelli di quattro anni e il figlio più piccolo di un anno quando un camion li ha travolti. Per uno dei gemelli, purtroppo, non c’è stato nulla da fare. Decidendo di donare gli organi del figlio sono stati salvati altri bambini, tra cui quel bambino che da tempo aspettava un cuore compatibile e che si è poi presentato al suo matrimonio. Da qualche tempo la sposa e la famiglia del bambino erano in contatto grazie a un amico comune, ma non si erano mai incontrati di persona. Fino appunto al giorno del matrimonio, quando la sposa ha deciso di invitare la famiglia alla cerimonia.
È stata una sorpresa per tutti, anche per lo sposo. La fotografa Brianna Hemphill, amica della sposa, ha condiviso gli scatti commoventi di quel giorno: "Erano tutti così pieni di amore e gioia, ma anche di dolore. Era un mix di emozioni. Ha mostrato alle persone quanto sia breve la vita, ma anche quanto sia preziosa quando ce l'hai", ha detto a People. "È una bellissima storia d'amore", ha aggiunto sui social condividendo le foto dell'incontro

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Perdas
il grifone che ha sfidato la morte sulla 131: una storia sarda di coraggio e salvezzaCi sono momenti in cui la natura, nella sua bellezza selvaggia e implacabile, decide di farsi ricordare. Momenti che, per una serie di coincidenze perfette, diventano simboli di qualcosa di più grande. È il caso di Perdas,
giovane grifone nato dal sogno sardo di ricostituire una colonia robusta di questi maestosi uccelli, padroni del cielo e custodi del nostro ecosistema.
Perdas ieri pomeriggio ha fermato il tempo sulla Statale 131. Ha fatto una breve pausa sul guard rail, quasi a voler osservare il traffico umano, quel traffico che noi diamo per scontato, che percorriamo ogni giorno con la testa piena di pensieri, ignari del mondo selvatico che ci sovrasta. Poi, con quella fiducia cieca nella forza delle proprie ali, ha deciso di ripartire. Ha spiccato il volo proprio quando sopraggiungeva un'auto in sorpasso: un urto, per fortuna, lieve, quasi una carezza. Fosse stato un attimo più lento o un attimo prima, oggi racconteremmo una storia molto più triste.Ed è proprio in quell’istante che inizia la seconda parte di questa storia, che parla della Sardegna migliore: di uomini e donne che, nonostante tutto, scelgono ancora di proteggere, di difendere, di salvare. Una straordinaria rete umana fatta di volontari, ambientalisti, ricercatori, agenti della Forestale, cittadini comuni capaci di agire e intervenire con rapidità e competenza.


Un automobilista ha visto la scena, ha fermato l'auto, ha chiamato subito il 1515. Nel frattempo ha protetto l’animale dal caldo e dal traffico, garantendo una chance di vita al giovane Perdas. Poco dopo è arrivata la Forestale, affiancata da Anas e Polizia di Stato: una sinergia perfetta. L'animale è stato portato al Centro di recupero di Forestas a Bonassai, dove è stato immediatamente assistito dai veterinari. Nessuna frattura, nessuna ferita grave. Solo tanto spavento e lo stato di shock, superato brillantemente con le cure tempestive ricevute.E così Perdas, giovane e audace, simbolo vivente del progetto LIFE Safe for Vultures che dall’ottobre 2024 ha rilanciato le ambizioni della colonia sarda, potrà tornare a volare. Era già noto, grazie a un gps che ne monitora con discrezione e rispetto i movimenti lungo quella Sardegna aspra e bellissima che gli ha regalato la libertà.Il suo viaggio da Villasalto al territorio fra Bosa e Alghero, passando per le terre di Pozzomaggiore, Chilivani, Olmedo e Seneghe, è il viaggio di una Sardegna che vuole resistere, che sceglie di proteggere e di credere ancora nel valore della natura. Perdas, ieri, ci ha ricordato che nulla è perduto finché c’è qualcuno disposto a fermarsi, soccorrere, curare, amare.Un piccolo miracolo, certo. Ma in tempi come questi, anche i piccoli miracoli possono diventare grandi speranze.






9.6.25

Disarmare il 2 giugno, un Paese pacifico che ripudia la guerra a rticolo 11 costituzione non ha bisogno di parate militari

    Che   strana     coincideza   ,  mentre  il  cd  emette   le   prime    strofe   «  Alla parata militare\Sputò negli occhi a un innocente\E quando lui chiese "Perché?"\Lui gli rispose "Questo è niente\E adesso è

ora che io vada"\E l'innocente lo seguì Senza le armi lo seguì\Sulla sua cattiva strada ..... »  sulla cattiva strada di De Andrè  ho   trovato  su  msn  qquest  articolo   ancora    valido  visto che ogni  anno  il  2  giugno   soprattutto   in questi anni di  guerre   è sempre  la  stessa   storia  







da  l'unità    tramite  msn.it  

Disarmare il 2 giugno, un Paese pacifico non ha bisogno di parate militari

Storia di Mario Capanna
 • 

Se i miei soldati cominciassero a pensare, nessuno rimarrebbe nelle mie file.
(Federico Il Grande)

Ho guardato tutti i video televisivi della sfilata delle forze armate ai Fori Imperiali per la festa della Repubblica. Contento per essere sopravvissuto alla prova potenzialmente suicida, devo dire con schiettezza che sono stato sopraffatto da una noia pervasiva. Visti passare un paio di reparti, la sequela semi infinita di tutti gli altri non è che una ripetizione meccanica. Cambiano, certo, i colori, più o meno variopinti, delle uniformi, dei cappelli, dei berretti, ma è lo stesso passo marziale, che fa rassomigliare gli uomini e le donne a manichini semoventi. E le donne, in particolare, con la loro femminilità imprigionata dentro la divisa, appaiono improbabili e persino penose, quando ostentano la grinta che imita quella dei maschi guerrieri.
Poi il tripudio delle armi, una selva di pistole e fucili su per giù tutti uguali, imbracciati con ruvida fierezza, come se di lì a breve dovessero cominciare a sparare. E la esibizione dei mezzi blindati, dei carrarmati tutti tirati a lucido, quasi fossero giocattoli, come se la loro finalità non fosse quella di uccidere. Non un sorriso da parte degli “sfilanti”, nemmeno a pagarlo a peso d’oro, come se la patria non potesse essere difesa con serenità. Il rispetto nei confronti del presidente della Repubblica, patrocinante dello spettacolo, e di ogni fante marciante, non è in contrasto con la domanda da porsi: è proprio necessaria questa annuale esibizione corrusca?
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”: netto, l’art. 11 della Costituzione. Ma rispettato solo a parole. Come quando l’Italia bombardò Belgrado (Mattarella ministro della Difesa, D’Alema presidente del Consiglio), la Libia, l’Afghanistan.Quanta ipocrisia, dunque, nella festa del 2 giugno! In proposito mi viene in mente una lettera che Lelio Basso, partigiano e uno dei padri della Costituzione, scrisse nel 1976 all’allora ministro della Difesa Arnaldo Forlani, ringraziandolo per avere sospeso la parata del 2 giugno dato il devastante terremoto in Friuli.
È utile riportarne qualche passo. Dopo avere espresso l’augurio che la sospensione divenisse “una soppressione”, Basso scrive: “Non avevo mai capito perché si dovesse celebrare la festa nazionale del 2 giugno con una parata militare. (…) Il 2 giugno fu una vittoria politica, la vittoria della coscienza civile e democratica del popolo sulle forze monarchiche e sui loro alleati: il clericalismo, il fascismo, la classe privilegiata”.
(…) “Le forze armate hanno mantenuto lo spirito caratteristico del passato, il carattere autoritario e antidemocratico dei corpi separati. (…) I nostri governanti hanno favorito questa situazione spingendo ai vertici della carriera elementi fascisti, come il gen. De Lorenzo, ex comandante dei carabinieri, ex capo dei servizi segreti ed ex capo di stato maggiore e, infine, deputato fascista; come l’ammiraglio Birindelli, già assurto a un comando Nato e poi diventato anche lui deputato fascista; come il gen. Miceli, ex capo dei servizi segreti e ora candidato fascista alla Camera”. Dopo avere richiamato l’art. 1 della Carta , “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, Basso auspica con vigore che “a celebrare la vittoria civile del 2 giugno si chiamino le forze disarmate del lavoro che sono per definizione forze di pace, forze di progresso”.
Certo, la lettera è datata. Dal 1972 ad oggi una diversa sensibilità democratica si è fatta strada dentro le forze armate, ma è altrettanto vero che ci sono tuttora corpi militari a prevalente orientamento neofascista. Delle affermazioni di Basso credo che bisogna far tesoro soprattutto dell’idea di festeggiare il 2 giugno (per celebrare degnamente il referendum che nel 1946 fece transitare il Paese dalla monarchia alla repubblica) con una grande manifestazione di rappresentanti di tutte le categorie del mondo del lavoro, compreso un drappello – drappello, sottolineo – delle forze militari senza armi, in quanto anch’esse composte da lavoratori… Immaginiamo il contesto: i Fori Imperiali percorsi da un immenso corteo di giovani, di donne, di uomini, riconoscibili per categorie professionali (dagli agricoltori agli operai delle industrie, dagli artigiani ai colletti bianchi ecc.), che sfilano rendendo omaggio alle autorità civili. Sarebbe un… sottosopra… memorabile. Tanto più di questi tempi, caratterizzati dalla tendenza parossistica all’aumento delle spese militari per il riarmo. Ah! Se il presidente della Repubblica, quello del Consiglio e le forze politiche lo capissero! Significherebbe il raggiungimento di una nuova consapevolezza civile. Un Paese che persegue davvero la pace non ha bisogno di fare parate di armi.

incredibile ma vero . Uccide la moglie e si spara, i parenti scelgono un unico funerale. Il parroco: «Nonostante il dolore celebriamo l’amore» .

  dopo   tale  notizia   del femminicido  di castel  vetrano  ( qui  i fatti 



per    il quale  , l’avvocato Lorenzo Rizzuto, legale e portavoce della famiglia Campagna coinvolta nell’omicidio-suicidio di Castelvetrano (Trapani) dei coniugi Mary Bonanno e Francesco Campagna, invita la stampa «a trattare la vicenda con la massima discrezione, evitando la spettacolarizzazione e la diffusione di particolari non essenziali e non accertati, al fine di tutelare la memoria delle vittime e il diritto delle famiglie a vivere questo momento di immane dolore nel raccoglimento e nella riservatezza». «Pur riconoscendo il diritto di cronaca e la rilevanza sociale della corretta informazione – scrive l’avvocato – la continua esposizione mediatica, la diffusione di dettagli privati e la pubblicazione di notizie non sempre verificate e veritiere rischiano di amplificare la sofferenza delle figlie, dei familiari, dei parenti e degli amici, nonché di ostacolare il sereno svolgimento delle indagini in corso». «Inoltre – prosegue il legale – in occasione della cerimonia funebre, chiediamo formalmente di astenervi dall’effettuare riprese video, fotografie o filmati all’interno del luogo di culto durante lo svolgimento della funzione religiosa. Riteniamo che il rispetto della dignità delle persone coinvolte debba prevalere su ogni altra considerazione, in linea con la normativa vigente in materia di protezione dei dati personali, nonché con i principi deontologici della professione giornalistica e i limiti previsti dal diritto di cronaca».
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eccone  un  altra  strana  .  


Uccide la moglie e si spara, i parenti scelgono un unico funerale. Il parroco: «Nonostante il dolore celebriamo l’amore»

Saranno celebrati insieme nella chiesa parrocchiale di Cene, in provincia di Bergamo, i funerali di Elena Belloli e Rubens Bertocchi, moglie e marito morti giovedì pomeriggio nella loro casa di via Fanti, quando l'uomo l'ha uccisa con diversi colpi di pistola calibro 22 regolarmente denunciata e poi si è suicidato
Lo ha annunciato il parroco, don Primo Moioli: «Ringrazio le famiglie - ha detto don Primo - che con

questa scelta hanno dato il più grande segno di fede. Quel funerale è amore: nonostante le fatiche e il dolore che abbiamo nel cuore, celebreremo l'amore. Che Dio gliene renda merito». È una comunità smarrita e attonita quella di Cene, ma, come è stato più volte ricordato nella Messa pregando in particolare per i due figli, «questo è il tempo del silenzio e della preghiera». E il parroco ha chiesto «allo Spirito Santo, nella solennità della Pentecoste, di illuminare e scaldare con il suo soffio queste ore tragiche».
Il delitto giovedì scorso nel tardo pomeriggio a Cene, comune di poco più di 4 mila abitanti della valle Seriana, in provincia di Bergamo. A trovare i corpi di Elena Belloli e Rubens Bertocchi, di 51 e 55 anni, sono stati i vigili del fuoco, allertati dal figlio ventenne della coppia che non riusciva ad entrare in casa. Impiegata lei, guardia giurata lui, la coppia viveva coi due figli in un appartamento di un edificio a tre piani. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Clusone e del Nucleo investigativo di Bergamo, a cui sono state delegate le indagini coordinate dal sostituto procuratore Giampiero Golluccio. I militari hanno perquisito l'abitazione, messa sotto sequestro, alla ricerca di eventuali scritti che possano spiegare la tragedia, per ora senza un apparente motivo. Bertocchi, poco prima di togliersi la vita e dopo aver sparato alla moglie sei colpi, di cui due l’hanno raggiunta al petto, ha inviato un messaggio al cellulare di un amico comune della coppia, il cui senso era: «L'ho uccisa e ora mi sparo». Nel messaggio l'uomo avrebbe fatto riferimenti alla scoperta di un rapporto extraconiugale della moglie, anche se al momento gli inquirenti non avrebbero trovato conferma a questo aspetto e non è escluso che si sia trattato di una convinzione sbagliata del marito.
L'uomo, ex commerciante di generi alimentari e che ora lavorava come portinaio di un palazzo a Bergamo, aveva regolarmente detenuta la pistola calibro 22 per uso sportivo.

La gogna vergognosa che sta subendo in queste ore Simone Leoni, dà la misura esatta della barbarie morale raggiunta dalla destra-destra.

     

 La gogna vergognosa che sta subendo in queste ore questo ragazzo qui, Simone Leoni, dà la misura esatta della barbarie morale raggiunta dalla destra-destra.In pratica, il neo segretario di Forza Italia giovani ha osato criticare dal palco l’ex generale Vannacci dicendo semplicemente che è vergognoso discriminare donne, migranti, omosessuali e ricordando che ci sono ragazzi che per certe parole violente si tolgono la vita.Apriti cielo. In un amen Leoni è diventato il bersaglio numero uno di orde di fascisti, sovranisti, vannacciani, leghisti, meloniani.“Il
Tempo” è arrivato al punto di riesumare il padre biologico con cui Simone non ha mai avuto alcun rapporto dalla nascita e che rispunta dal nulla con una lettera violentissima nella quale lo accusa di “non essere nemmeno degno di spolverare gli anfibi al generale”.Usare un padre inesistente per screditare chi ha avuto il coraggio di esprimere un’idea dignitosa e rispettosa è davvero uno dei punti più bassi, miserabili mai toccati in un dibattito pubblico.La miglior risposta l’ha data il diretto interessato, con parole davvero esemplari:“Pur avendo sofferto molto, ancora oggi non provo rancore per Silvio Leoni, con il quale non ho condiviso nulla dei miei 24 anni. E lo perdono per avermi attaccato senza conoscere me e i mie valori”.Solidarietà a Simone nonostante le sue idee siano agli aantipodi dalle mie , per la dignità con cui le ha difese, senza rispondere alle accuse, uscendone da signore, a testa alta.Ma anche alla famiglia di Leoni. Di cui quest’uomo non fa e non ha mai fatto parte, a dispetto del sangue e del cognome.Quanto avrebbero da imparare da questo ragazzo i Vannacci, i Salvini, il padre e chiunque usi la parola per discriminare invece di includere.

8.6.25

diario di bordo n126 bis anno III .Papa Leone XIV: "Penso con dolore ai femminicidi, la volontà di dominare sfocia in violenza"., Trova una bottiglia su una spiaggia, all'interno delle ceneri e un messaggio commovente: «È mia madre. Rilanciala in mare, sta girando il mondo»-. «Un uomo mi è caduto addosso mentre ero per negozi e sono rimasta paralizzata. È stato un trauma, ma così sono rinata»

  dal mio cazzeggio su msn.it  

Neppure   il  pontefice  è uno specialistra  eppure  parla  di  femminicidi 


"Lo Spirito trasforma anche quei pericoli più nascosti che inquinano le nostre relazioni, come i fraintendimenti, i pregiudizi, le strumentalizzazioni", ha detto Papa Leone XIV nella messa di Pentecoste in Piazza San Pietro. "Penso anche - con molto dolore - a quando una relazione viene infestata dalla volontà di dominare sull'altro, un atteggiamento che spesso sfocia nella violenza, come purtroppo dimostrano i numerosi e recenti casi di femminicidio", ha aggiunto il Pontefice.
"Abbattere i muri di odio, basi di nazionalismi e guerre" "Lo Spirito infrange le frontiere e abbatte i muri
dell'indifferenza e dell'odio", e "dove c'è l'amore non c'è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell'esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici", ha detto ancora il Santo Padre. "E di tutto questo sono tragico segno le guerre che agitano il nostro pianeta", ha proseguito. "Lo Spirito apre le frontiere anche tra i popoli", ha spiegato Prevost nell'omelia: "Le differenze, quando il Soffio divino unisce i nostri cuori e ci fa vedere nell'altro il volto di un fratello, non diventano occasione di divisione e di conflitto, ma un patrimonio comune da cui tutti possiamo attingere, e che ci mette tutti in cammino, insieme, nella fraternità". "Invochiamo lo Spirito dell'amore e della pace, perché apra le frontiere, abbatta i muri, dissolva l'odio e ci aiuti a vivere da figli dell'unico Padre che è nei cieli".
"Viviamo connessi ma incapaci di 'fare rete .È triste osservare come in un mondo dove si moltiplicano le occasioni di socializzare, rischiamo di essere paradossalmente più soli, sempre connessi eppure incapaci di 'fare rete', sempre immersi nella folla restando però viaggiatori spaesati e solitari", ha sottolineato il Papa. "Lo Spirito di Dio, ha evidenziato ancora - ci fa scoprire un nuovo modo di vedere e vivere la vita: ci apre all'incontro con noi stessi oltre le maschere che indossiamo; ci conduce all'incontro con il Signore educandoci a fare esperienza della sua gioia; ci convince - secondo le stesse parole di Gesù appena proclamate - che solo se rimaniamo nell'amore riceviamo anche la forza di osservare la sua Parola e quindi di esserne trasformati. Apre le frontiere dentro di noi, perché la nostra vita diventi uno spazio ospitale".La vera Chiesa è uno spazio accogliente e ospitale verso tutti" "Lo Spirito allarga le frontiere dei nostri rapporti con gli altri e ci apre alla gioia della fraternità. E questo è un criterio decisivo anche per la Chiesa: siamo davvero la Chiesa del Risorto e i discepoli della Pentecoste soltanto se tra di noi non ci sono né frontiere e né divisioni, se nella Chiesa sappiamo dialogare e accoglierci reciprocamente integrando le nostre diversità, se come Chiesa diventiamo uno spazio accogliente e ospitale verso tutti", ha concluso il Pontefice.

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Trova una bottiglia su una spiaggia, all'interno delle ceneri e un messaggio commovente: «È mia madre. Rilanciala in mare, sta girando il mondo»


«Volevo che finalmente potesse viaggiare, perché non ci è riuscita prima di morire». Dopo la morte della madre la 24enne Cara Melia ha voluto che la donna potesse essere in giro per il mondo, per sempre. Ha così deciso di riempire una bottiglia con le sue ceneri da lanciare nell'oceano. Prima di separarsene, però, si è assicurata che il sogno del genitore non venisse interrotto. E così ha inserito un biglietto nella
bottiglia per tutti coloro che avrebbero potuto trovare l'oggetto sul bagnasciuga spinto dalla corrente.
Wendy Chadwick, 51 anni, è morta per un problema cardiaco. Madre di cinque figli non ha mai avuto la possibilità di viaggiare. «Per molto tempo si è presa cura del suo defunto fratello e della madre», ha raccontato Melia a “Manchester Evening News”. Chadwick amava il mare e sua figlia inizialmente ha pensato di spargere le sue ceneri sulla spiaggia a Skegness, una cittadina inglese lungo la costa del Mare del Nord. «Ma la mia migliore amica ha avuto l'idea della bottiglia da gettare in mare», ha detto. «Ho scritto il biglietto perché volevo che finalmente potesse viaggiare senza impedimenti».
«Questa è mia madre. Rilanciala in mare, sta girando il mondo. Grazie, Cara», sono le parole che la 24enne ha inserito insieme alle ceneri della madre.
Il post su Facebook
Melia ha dato l'ultimo saluto alla madre il 3 giugno 2025, ma solo 12 ore dopo la bottiglia è stata ritrovata da Kerry Sheridan che si trovava su una spiaggia di Skegness. Il post su Facebook ha reso il ritrovamento subito virale. «Potete tutti, per favore, condividere questo messaggio in lungo e in largo nella speranza che trovi Cara», ha scritto Kerry allegando una foto della bottiglia, del biglietto all'interno e un video mentre un bambino la rilancia in acqua.



«L'abbiamo trovata questa mattina», si legge. «È stata ributtata in mare come richiesto. Buon viaggio, mamma di Cara». Il post di Sheridan è stato condiviso da tantissime persone, fino a raggiungere anche la 24enne.


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«Un uomo mi è caduto addosso mentre ero per negozi e sono rimasta paralizzata. È stato un trauma, ma così sono rinata»





La 29enne Grace Spence Green non ricorda niente di quell'incidente che le ha cambiato la vita. Quando si è alzata la mattina del 17 ottobre del 2019 era serena e aveva deciso di approfittare del giorno di riposo dall'università – studiava medicina – per andare al centro commerciale. Ma la sera si è risvegliata in ospedale, paralizzata. Dopo aver fatto shopping stava camminando lungo l'atrio del centro commerciale per raggiungere la stazione ferroviaria che l'avrebbe riportato a casa. Ma un uomo è caduto
dal terzo piano, precipitandole addosso. «Dopo l'incidente, ho sentito come se la mia vita fosse improvvisamente diventata molto piccola e le cose che da quel momento avrei potuto fare potessero entrare tutte in una scatola molto piccola». Poi, però, l'esperienza traumatica l'ha fatta rinascere.
La storia
Un uomo è precipitato dal terzo piano di un centro commerciale cadendo addosso a Grace, allora 22enne, che da allora vive su una sedia a rotelle. Dell'incidente non ricorda quasi niente, se non di essersi svegliata sul pavimento senza più sentire le gambe. «Ricordo di aver pianto, forse urlato», ha raccontato a The Mirror. L'impatto le ha spezzato la spina dorsale, lasciandola paralizzata dal petto in giù. Improvvisamente, la specializzanda in medicina era diventata una paziente. Ha trascorso due settimane in ospedale, le hanno impiantato del titanio nella colonna vertebrale per tenere a posto le vertebre frantumate. Dopo giorni di anestetici, ha trovato la forza di reagire scrivendo e nel corso del tempo ha visto come i suoi sentimenti sono cambiati giorno dopo giorno. Alla fine non riusciva più a riconoscere la Grace delle prime pagine: «Mi dispiaceva molto per questa ragazza. Le pagine erano piene di rabbia o confusione. Sembravo una persona davvero persa, come effettivamente ero all'inizio. Ma ho dovuto attraversare tutto questo per uscirne».


La rinascita
Lentamente Grace ha iniziato ad accettare la sua condizione. Si è concentrata sulle cose positive che poteva trarre da quello che le era capitato. Grazie alla sua determinazione è tornata a medicina 10 mesi dopo l'infortunio e nel 2021 si è laureata e ha iniziato a lavorare in un ospedale londinese. Ha preferito non rivivere all'infinito il giorno del suo infortunio, né rimuginare sull'uomo che l'ha ferita e non ha mai provato rabbia o rancore nei suoi confronti.
Invece di soffermarsi sul passato, è molto più interessata a concentrarsi sul futuro e a sostenere le persone disabili. Ha scritto un libro sulla sua storia: «Non vorrei mai cambiare la persona che sono ora. Ma, condividendo la mia esperienza e mostrando la mia vulnerabilità, spero che le persone siano più aperte all'ascolto e all'apprendimento. Mi sembra il modo in cui posso fare la differenza. Le persone disabili meritano di più».

The Lady in the Van Regia di Nicholas Hytner e L'abbaglio L'abbaglio è un film del 2025 diretto da Roberto Andò

 


The Lady in the VanRegia di Nicholas Hytner. Un film con Maggie Smith, Dominic Cooper, James Corden, Jim Broadbent, Frances de la Tour. Cast completo Titolo originale: The Lady in the Van. Genere Biografico, Drammatico - Gran Bretagna, 2015


un film << da guardare per la presenza di Dame Maggie Smith, magnifica nelle sequenze più stereotipate come in quelle più intense.>> (  da  https://www.mymovies.it/ più  precisamente  da https://www.mymovies.it/film/2015/theladyinthevan/  )  Infatti esso  è  Un film  bello  , humor  British  a  parte  , profondo ed  emozionante  .  Unico  neo   troppo lento   e  quindi  un  poi  pesatino   per chi  è  abituato a  film rapidi  .  Spezzato    ed  appesantit  da  troppi  dialoghi  interiori    tra  i  due 

lati  del  protagonista  .  era  meglio  se  si  faceva  un  flashback  ,  cioè lui  che    fa  un  libro  sulla  sua  vicenda  e    da li inizia  a nnarrare la  stroria  . Comunque  bello mi    ricorda  l'atsmosfere  di A spasso con Daisy (Driving Miss Daisy) è un film del 1989 diretto da Bruce Beresford, tratto dall'omonima opera teatrale di Alfred Uhry, vincitore del Premio Pulitzer  Il film è stato un successo di critica e commerciale alla sua uscita e ai Premi Oscar 1990 .,   e  del recente  Non così vicino (A Man Called Otto) è un film del 2022 diretto da Marc Forster.Il film, con protagonista e produttore Tom Hanks, . Ottima  la  brillante  sublime    interpretazione     che  vale  da  solo   quasi  tutto il  film   di Maggie Smith  


L'abbaglio  L'abbaglio è un film del 2025 diretto da Roberto Andò.  con Toni Servillo , SalvatoreFicarra Valentino Picone Tommaso Ragno Giulia Andò Leonardo Maltese

 Una  versione  comica  ma  non troppo purtroppo sul nostro rorgimentio . Infatti Su Avanti! Gianmarco Cilento lo definisce "una Iliade dei furbacchioni, un canto gregoriano sull’arte di arrangiarsi, un romanzo sull’ambiguità degli ultimi".Esso   fa  riflette sul fatto che l'impresa di Garibaldi ha parzialmente costituito un abbaglio in quanto incapace di portare tutto il popolo italiano a lottare onestamente per il proprio futuro.Esso  è  riuscito a    a  fondare  insieme      talmente  bene   con  più vigore  le  tematiche  espresse   da   :  il Gattopardo  nella  versione " classica"   cioè  il film del 1963 diretto da Luchino Visconti.  che    nella   miniserie è creata e co-sceneggiata (in collaborazione con Benji Waltersed) da Richard Warlow (già ideatore di The Serpent (2021)), mentre la regia degli episodi è suddivisa tra Tom Shankland (episodi 1-2-3-6), Giuseppe Capotondi (episodio 4) e Laura Luchetti (episodio 5 .,   2)  Noi   Credevamo film del 2010 diretto da Mario Martone su sceneggiatura dello stesso regista e di Giancarlo De Cataldo, liberamente ispirato a vicende storiche realmente accadute e al romanzo omonimo di Anna Banti . Un mix di riflessione e comicità in un film sincero   e  disturbante  che racconta una pagina fondamentale del passato italiano.  Infatti  esso    racconta il Risorgimento dalla prospettiva dei combattenti in alto grado ma anche da quella di due malcapitati che non vorrebbero farne parte. Ottime recensioni  in particolare  : quella   << L'abbaglio - Film (2025) - MYmovies.it .  Un buon film  il  migliore   con Ficcarra  e  Picone   i   franco e  ciccio  degli anni  90\2000 

la gelosia è una prova d'amore o anticamera del femminicidio \ amore malato ? secondo me la risposta sta nel mezzo

 leggo  sull'unione  sarda  del  7\6\2025 


  mi  chiedo  come  da  titolo la  gelosia   è una  prova  d'amore   o  anticamera  del  femminicidio  \  amore  malato  ?
 Secondo   me    la   risposta     sta  nel  mezzo   .
Ai   tempi  miei   si  diceva   : «l'amore  non  è bello   se  non  è litigarello »  ovviamente    senza  eccedere   ed   evitare il più possibile  violenze   fisiche e  psicologiche  ). Infatti  la gelosia è un sentimento complesso e ambivalente. Da un lato, può essere vista come una manifestazione di attaccamento e desiderio di esclusività nella relazione. Tuttavia, quando diventa eccessiva e si trasforma in controllo, possesso o ossessione, può sfociare in dinamiche tossiche e persino violente.Alcuni studi e riflessioni sottolineano come il femminicidio non sia il risultato di "troppo amore", ma piuttosto di una mentalità possessiva e di dominio². L'idea che la gelosia sia una prova d'amore può contribuire a normalizzare comportamenti dannosi, rendendo difficile distinguere tra un legame sano e uno pericoloso¹. Inoltre, attribuire il femminicidio alla gelosia può essere fuorviante, poiché spesso dietro questi atti ci sono motivazioni più profonde, come vendetta, disperazione o opportunismo³.La chiave per una relazione sana è il rispetto reciproco e la libertà individuale. La gelosia può essere gestita attraverso la comunicazione e la fiducia, evitando che si trasformi in un meccanismo di controllo. Se vuoi approfondire il tema, puoi leggere questo articolo o i link  delle  note    prima  citate  . 

Dall'esperienza     che    ho  avuto    fin ora   posso non  biasimare  i  ragazzi  del sondaggio  (  vedere  l'articolo citato  )   e   confermare       quando  dice  la  risposta      che  ho  ottenuto   su Google Gemini  IA  di google  

La gelosia è un'emozione complessa che può manifestarsi in modi molto diversi e, di conseguenza, avere effetti diametralmente opposti sull'amore e sulle relazioni. Non è intrinsecamente "utile" o "tossica" in assoluto, ma la sua intensità, le sue cause e il modo in cui viene gestita determinano il suo impatto.

La gelosia "sana" o fisiologica

In piccole dosi, la gelosia può essere considerata una reazione umana naturale a una percepita minaccia di perdita di qualcosa di prezioso, in questo caso il partner e la relazione. Può segnalare che si tiene molto all'altra persona e che si ha paura di perderla. Questa forma di gelosia può persino avere alcuni aspetti positivi:

  • Promemoria del valore: Può ricordare a entrambi i partner di non darsi per scontati e di apprezzarsi a vicenda.
  • Motivazione a prendersi cura: Può spingere a impegnarsi di più nella relazione, a comunicare meglio e a rafforzare il legame.
  • Segnale di attenzione: Un pizzico di gelosia può essere interpretato come un segno di interesse e affetto, a patto che non sfoci in controllo.

Questa gelosia "sana" è solitamente transitoria, basata su un evento specifico (es. qualcuno che flirta palesemente con il partner) e non si traduce in comportamenti di controllo o aggressività.

La gelosia tossica e patologica

Quando la gelosia diventa eccessiva, irrazionale e ossessiva, essa si trasforma in un sentimento estremamente dannoso e tossico per la relazione e per la salute psicologica di entrambi i partner. Questa forma di gelosia è spesso radicata in:

  • Profonda insicurezza e bassa autostima: Il geloso patologico spesso teme di non essere abbastanza e che il partner possa trovare di meglio, delegando all'altro la propria autostima.
  • Paura dell'abbandono: Il timore di essere lasciati porta a un bisogno disperato di controllo.
  • Problemi di fiducia: Mancanza di fiducia nel partner e/o in se stessi.
  • Desiderio di possesso: La convinzione che l'altro "appartenga" a sé, negando l'autonomia e l'individualità del partner.
  • Traumi passati: Esperienze pregresse di tradimento o abbandono possono alimentare la gelosia.

La gelosia tossica si manifesta attraverso comportamenti distruttivi come:

  • Controllo ossessivo: Monitorare costantemente il partner (telefonate, messaggi, social media, uscite, ecc.).
  • Accuse infondate: Sospetti e scenate per ogni comportamento del partner, anche innocuo.
  • Isolamento sociale: Tentare di allontanare il partner da amici e familiari.
  • Umiliazione e denigrazione: Sminuire il partner per rafforzare il proprio senso di controllo.
  • Aggressività: Verbale, psicologica e, nei casi più gravi, fisica.

Gelosia e femminicidio: un legame tragico

È fondamentale sottolineare che la gelosia tossica e patologica è un campanello d'allarme serio e un fattore di rischio significativo per la violenza domestica e, nei casi più estremi, per il femminicidio. La gelosia non è amore, ma paura e desiderio di controllo. Quando un individuo si sente minacciato dalla perdita di questo controllo, può reagire con violenza estrema. La narrazione secondo cui "la gelosia è una prova d'amore" è estremamente pericolosa e fuorviante; al contrario, è spesso l'anticamera di abusi e tragedie.

La legge italiana, e la giurisprudenza della Corte di Cassazione, ha chiarito che la gelosia non è considerata una causa di attenuazione della pena in caso di omicidio, poiché non rientra negli stati emotivi o passionali che escludono o diminuiscono l'imputabilità. Questo rafforza il concetto che la gelosia non giustifica né attenua la violenza.

Conclusione

In sintesi, un lieve e occasionale senso di gelosia può far parte della dinamica di una relazione, ma la gelosia cronica, irrazionale e basata sul possesso è profondamente distruttiva. È un'emozione che nasce dalla paura e dall'insicurezza, non dall'amore.Se la gelosia diventa un problema nella tua relazione, è cruciale affrontarla attraverso la comunicazione aperta e, se necessario, con l'aiuto di un professionista (psicologo o terapeuta di coppia). Se la gelosia si manifesta con comportamenti di controllo, minacce o violenza, è fondamentale cercare aiuto immediatamente, perché la situazione può degenerare rapidamente.

  Note  

7.6.25

e poi dicono che devono denunciare . l'unica l'arma sono la fuga o l'autodifesa il caso di Lucia Regna, pestata a sangue dal suo ex marito. Lei lo denuncia dopo 90 giorni di ospedale, ma lui non si è fatto un giorno di carcere…

 eventuale   replica    (  vedere  post  precedente  )  a  chi mi  dice     che   bisogna essere   esperti     per  parlare  di femminicidio  

  da     Lorenzo Tosa


Questa donna si chiama Lucia Regna, ha 44 anni, è finita così dopo che il suo ex le ha sbattuto la testa contro il marmo e, una volta a terra, l’ha riempita furiosamente di calci.Si è ritrovata per tre mesi in ospedale con 21 placche di titanio sul volto e il nervo oculare distrutto, solo l’ultimo episodio dopo 17 lunghissimi anni di maltrattamenti.Non è bastato denunciarlo più volte. Non è bastata neppure la condanna a un anno e mezzo, perché l’uomo era libero, libero di raggiungerla e ridurla in questo stato.E oggi a “La Stampa” Lucia si sfoga con parole che dovrebbero aprire i telegiornali.“Perché ci dicono di denunciare se poi quello che viene dopo, da parte dello Stato, è uno schiaffo morale che fa più male delle botte? A cosa serve il Codice rosso? A niente. Io mi sono pentita di averlo denunciato. Adesso può continuare a fare del male. A me. O alla prossima”.La possiamo girare come vogliamo.Sentire una donna vittima di violenza che dichiara di essersi pentita di aver denunciato è una sconfitta dello Stato.A Lucia tutta la mia vicinanza e solidarietà, per quel pochissimo che vale.Ma l’unica solidarietà che ha un qualche valore è ascoltare le sue parole. Pretendere che servano.


da https://www.cronachedallasardegna.it/

La donna nelle scorse ore ha raccontato in un’intervista a La Stampa quello che le è accaduto”Mi ha preso la testa e l’ha sbattuta contro il marmo. Quando ero a terra mi ha spaccato la faccia a calci, mi sono risvegliata in ospedale», racconta la donna.



Per ricostruirle il volto i medici hanno usato 21 placche di titanio. Lucia è dovuta restare ricoverata in ospedale per tre mesi ed ha una lesione permanente al bulbo oculare.

Ma soprattutto tanta rabbia visto che ha denunciato il suo aggressore, che non si è fatto neanche un giorno di carcere dopo averla quasi uccisa.
Lucia dopo novanta giorni di ospedale, si reca a formalizzare la denuncia, convinta che così facendo avrebbe salvato se stessa ed i suoi figli da quel bruto. “Suo marito quella sera aveva bevuto? Aveva fatto uso di droghe? Se ha reagito così, avrà avuto i suoi cinque minuti”, le dicono in caserma.
Lucia sentendo quelle frasi, resta senza parole.
«Perché ci dicono di denunciare se poi quello che viene dopo, da parte dello Stato, è uno schiaffo morale che fa male più delle botte? A che cosa serve il codice rosso? Io mi sono pentita di averlo denunciato».
L’uomo è stato condannato ad un anno e mezzo, ma è sempre rimasto a piede libero. Libero di raggiungerla, di pestarla ancora o farle di peggio.
“Adesso può continuare a fare del male. A me. O alla prossima”, aggiunge Lucia.
La donna è rimasta anche senza un lavoro a causa di ciò che le è successo. Ha fatto richiesta di invalidita` alla Asl per essere iscritta nelle liste di collocamento speciale, ma la commisione le ha riconosciuto per solo il 20% e per entrare in quelle liste occorre il 46%.
Lucia si trova dunque con dei figli da mantenere, una vita distrutta, una salute precaria. Solo perché al suo ex marito sono venuti i “cinque minuti”. E sempre da cronache della sardegna e non   di 
Maria Vittoria Dettoto : « denunciare non serve a niente, il Codice rosso non serve a niente se poi i responsabili di queste violenze non vengono puniti come dovrebbero essere.Tanti auguri Lucia. Sei una donna forte che merita solo il meglio dalla vita.»
Foto: Lucia Regna dopo il pestaggio dall’ex marito e come era prima.

Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

   Dopo  la  morte  nei  giorno scorsi  all'età  di  80 anni   di  Maurizio Fercioni ( foto sotto  a  sinistra )  considerato il primo t...