23.10.06

Senza titolo 1481

 leggo solo  ora  visto   gli impegni  salvo il fine settimana    di queste  due    news
la prima  è   tratta  da www.repubblica.it

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La rivolta dei rifugiati a Caltanissetta   "Prendono soldi per farci scappare dal Cpt" I 55 giorni nel centro siciliano degli scampati del naufragio del 20 agosto Hanno lo status di perseguitati politici e ora denunciano i maltrattamenti Nelle "evasioni" le responsabilità di interpreti e mediatori culturali







dal nostro inviato  GIOVANNI MARIA BELLU






AGRIGENTO - "Una notte ne ho visti scappare una trentina, poi un'altra volta cinque. Erano tutti africani come noi, ma di pelle bianca". Mekonem Kribrome, 24 anni, cittadino eritreo, è uno dei dieci superstiti del naufragio avvenuto il 20 agosto a 70 miglia da Lampedusa. Ha visto annegare sua moglie Lemlem, incinta di 6 mesi, e altri 28 compagni di viaggio, tra i quali 4 donne e un bambino di 2 anni. È un uomo distrutto, ma quei 55 giorni a Caltanissetta, tra il Centro di "accoglienza" e quello di "permanenza temporanea", li ricorda molto bene. Con lo stesso inorridito stupore degli altri superstiti.
Sono tutti africani neri, eritrei per la maggior parte, e somali. In questo tempo hanno ottenuto chi l'asilo politico, chi la protezione umanitaria, e il relativo permesso di soggiorno. Non sono "clandestini": potrebbero stare tranquilli, in Italia, coi loro incubi. Eppure hanno deciso di raccontare il loro soggiorno a Caltanissetta, dove hanno vissuto fino a quando sono stati trasferiti ad Agrigento, in uno dei centri del "Sistema nazionale di protezione per richiedenti asilo e rifugiati".
È una specie di rivolta. Una rivolta non violenta realizzata attraverso testimonianze concordanti. Le fughe degli immigrati nordafricani, messe in atto col sostegno di loro connazionali che lavorano a Caltanissetta come interpreti o mediatori culturali, sono un ricordo comune. E, con esse, le vessazioni piccole e grandi. Dice Mihretab Malik, eritreo 35enne: "Quando da Lampedusa sono stato portato nel Centro di Caltanissetta ho assistito a fatti che non immaginavo potessero accadere in un paese come l'Italia. Eravamo quasi tutti africani, ma gli operatori, con l'eccezione di tre di loro, ci distinguevano in base al colore della pelle. Noi neri dovevamo pagare per ogni cosa: le schede telefoniche, le sigarette, i vestiti. Dovevamo fare la fila per parlare col medico mentre gli africani bianchi ci passavano davanti".
Mihretab, e il sudanese del Darfur Mansur Basher, sono gli unici del gruppo ad aver compiuto una traversata del Mediterraneo relativamente tranquilla. Tutti gli altri - sette eritrei e due somali - si trovavano sullo stesso gommone scassato da dove Mekonem ha visto annegare la giovane moglie. Adhinom Petros, eritreo, 22 anni, ha assistito alla morte di 3 suoi cugini. A Caltanissetta, poi, alla fuga di 24 arabi, al solito col sostegno dei social workers nordafricani: "Era la notte tra il 24 e il 25 settembre. Hanno aperto con le cesoie un varco nella recinzione e sono usciti. Fuori dal campo c'erano dei poliziotti, ma sono rimasti assolutamente immobili".
Tefit Okbatsion, 24 anni, eritreo, nel naufragio del 20 agosto ha visto morire uno zio, Biran Araya. Anche lui ha ricordi precisi delle fughe: "Ho visto fuggire una trentina di arabi. So che pagavano per farlo. Ho sentito che ne parlavano chiaramente tra loro. La polizia era immobile. Quando ho chiesto spiegazioni a uno degli operatori mi ha risposto che non erano cose che mi riguardavano".
Tutti gli ex ospiti di Caltanissetta hanno un ricordo preciso del tariffario dei commerci interni. Racconta il somalo Aidrous Abdelkadir: "Per 4 sigarette un euro, per un pacchetto 5 euro, per uno zaino 10 euro". Persino sulle le carte telefoniche un ricarico di 50 centesimi. Ma Debesay Fikadu, eritreo, afferma di essersi sentito chiedere del denaro per poter avere dei farmaci per le emorroidi. E Mihretab Malik, che come tutti i giovani eritrei ha fatto forzatamente il militare e ha nozioni di pronto soccorso, parla con indignazione di quelle pastiglie bianche, sonnifero, che venivano distribuite come farmaco generale per tutti i mali dopo visite frettolose.
Tra il 25 e il 27 settembre, tutti i componenti del gruppo hanno avuto il colloquio con la commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato. Ottenuto il permesso di soggiorno, sono entrati nella seconda fase del percorso e destinati al centro del "Progetto Tarik", gestito ad Agrigento dalla "Cooperativa Acuarinto".
Questo centro, che gode di un finanziamento annuo di oltre 400.000 euro per ospitare 55 immigrati al giorno, si trova in un fabbricato all'interno del vecchio ospedale. Non esiste la cucina: la colazione e la cena sono realizzati da un servizio di catering, per il pranzo gli ospiti devono recarsi alla Mensa della solidarietà. È stato là che, dieci giorni fa, hanno incontrato alcuni operatori di Medici senza frontiere. "Ancora - spiega Guilhem Molinie, responsabile di Msf per l'area - non usufruivano di assistenza sanitaria. Così, anche se il nostro servizio è per immigrati irregolari e loro non lo sono, li abbiamo informati dell'esistenza dell'ambulatorio gratuito, che gestiamo per conto della Ausl. Nessuno di loro ci ha detto di aver avuto, fino a quel momento, qualche forma di assistenza psicologica".

Lo sgomento per i giorni a Caltanissetta, ad Agrigento è diventato rabbia. Non solo per la perenne vista del mare che in ogni momento risveglia la memoria dell'orrore. "Prima che lasciassimo il Cpt - racconta Mihretab Malik - ci avevano detto che ad Agrigento la nostra condizione sarebbe cambiata. Avremmo studiato la lingua italiana, avremmo avuto assistenza psicologica. Non era vero". "Sono fortemente traumatizzati - afferma Donato Notonica, coordinatore del "Progetto Tarik" - e lo psicologo suggerisce in questi casi di evitare di attuare interventi troppo pressanti e invasivi".

Di certo martedì mattina, Mekonem era nella sede della "Mensa della Carità" e riceveva assistenza psicologica da Maria Stella Rizzo, che tutti chiamano suor Stellina, una religiosa che manda avanti eroicamente la mensa con pochi soldi e l'aiuto di volontari, preparando ogni giorno 150 pasti. Mekonem, che evidentemente non aveva il problema di "interventi invasivi", le chiedeva come fare per ottenere un certificato di morte presunta della moglie. Il corpo, infatti, non è stato recuperato. In Eritrea c'è l'abitudine di arrestare i familiari di chi espatria. Fratelli, padri e madri diventano ostaggi dello Stato e, per uscire, devono sborsare una somma equivalente a 2mila dollari. "I miei suoceri - spiegava Mekonem - sono stati arrestati. Ma se riuscirò a dimostrare che mia moglie è morta, potranno tornare in libertà".

(21 ottobre 2006)
 
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Ora ciò non è una  news.google.it/news  cio è solo
punta dell'iceberg  cercando corruzione  o vioolenza  dei nei  cpt  e vedrete che ci sono molti siti considerati coglioni che  denunciano tali cose o a cui non si da  seguito perchè vengono  essendo dell'estrema sinistra  considerati  come mosche bianche  .  Inoltre  di tali eventi oltre  al racconto  uscito su tutti i giornali  Mariana Dontcheva  direttrice di un museo in Bulgaria.  finita   nei cpt  ho sentito testimonianze dirette o indirette   da gente che  ci è passata  o  ci ha  o ha avvuto parenti o amici che  ci sono  finiti . lascio il mio commento  con  questo murales di orgosolo da me fotografato il 22\10\21006 alle cortes apertas di orgosolo  . su cui  c'è scritto  : << siamo tutti  clandestini >>












  

P.s
  vista la sua grandezza e non avendo una  digitale professionale   ho  fatto tre  " scatti "  anzi  che uno  solo

La  seconda  news   che mi ha ingannato  è  presa Dal blog di diego marchesi Venerdì, 22 Settembre 2006 - 4:20pm



Come ci si spiega la decisione di Italia dei Valori di votare contro l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sui gravi fatti del G8 di Genova 2001  ? Diaz,Bolzaneto,Pestaggi,Abusi,Torture,Infiltrati, Disordine pubblico,Repressione e Violenze su gente inerme, Criminalizzazione dei pacifisti e accondiscendenza verso i vandalismi…tutto questo non può avere Responsabilità Politiche ? Le vittime non hanno diritto ad ottenere chiarezza sulla vicenda? (si veda nei link finali il caso di Mark Covell, giornalista inglese) .   L’inchiesta è chiaramente promessa nel programma  dell’Unione ( pag.77 ), programma che tutti i partiti hanno firmato e che gli elettori conoscevano.Visto che per quanto riguarda il partito di DiPietro ci si è scandalizzati per la condotta di DeGregorio, ricordo quale altro personaggio annovera tra le sue fila un partito che si definisce di centro-sinistra!    Enrica Bartesaghi  Presidente Comitato Verità e Giustizia per Genova .. ha scritto  ;                                                                                              :



*Complimenti all’avvocato Li Gotti, nuovo sottosegretario alla Giustizia ! Dopo una militanza a destra più che trentennale, nel 2003 passa sull’altro fronte e  aderisce a “L’Italia dei Valori”. Penalista, conosciuto per essere stato difensore di pentiti deflagranti quali Buscetta, Contorno, Brusca.                 
Luigi Li Gotti, 55 anni, è stato avvocato di parte civile nel processo per la strage di Piazza Fontana, ha rappresentato i familiari del maresciallo Leonardi nel processo Moro, ha tutelato la famiglia del commissario Calabresi in un lungo iter processuale. Crotonese, Luigi Li Gotti vive e lavora a Roma, con la sua famiglia. A Crotone ha cominciato a fare politica alla fine degli anni sessanta nelle organizzazioni giovanili del Msi, partito del quale è diventato successivamente segretario di federazione e che ha rappresentato in Consiglio comunale dal 1972 al 1977. In un cassetto, l’avvocato Li Gotti custodisce le sue 35 tessere d’iscrizione annuale al Msi e poi ad An. Per chi volesse  approfondire    consulti  questo sito http://snipurl.com/105fi
IL personaggio  in questione  attualmente  è  il Responsabile Dipartimento Giustizia Italia dei Valori e (ex)avvocato difensore di Gratteri uno degli imputati tra i più alti in grado per le violenze alla scuola Diaz nonostante, o forse grazie alla sua presenza alla Diaz, pluripromosso.  Ricordo che l’onorevole Antonio Di Pietro, contribuì all’affossamento nella precedente legislatura all’introduzione del reato di tortura in Italia: dal quotidiano il il maanifesto, 4/12/2003:

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…sono tutti favorevoli a punire la tortura…


però non si possono «prevedere dieci anni di carcere per chi cerca di investigare» (Antonio Di Pietro, ex pm).
L’avvocato Li Gotti, nel mese di dicembre 2003 ha chiesto di spostare il processo Diaz a Torino, ora chiederà di spostare Gratteri da questore di Bari a Roma, per più alti incarichi ….
Ci manca solo l’amnistia per chiudere definitivamente il processo per Bolzaneto……..


Le vittime delle violenze, degli abusi e delle torture della scuola Diaz e di Bolzaneto, ringraziano.


Enrica Bartesaghi


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Ricordo che la stessa contrarietà alla commissione è stata espressa da ROSA NEL PUGNO e UDEUR
                                                                                                                                                       



per chi volesse  sapere  perchè    su tali fattio occorre un altra commissione si legga  questi  url e questi artioli

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  1. intervista della BBC a Mark Covell, ridotto in fin di vita alla Diaz

  2. Servizio della BBC sul caso Diaz

  3. Link a video con intervento di Mark Covell

  4. Articolo di “Bellaciao.Org”

  5. articolo “VeritaGiustizia.It”

  6. Intervento citato nella notizia

  7. Articolo di Carta.Org - 1

  8. Articolo di Carta.Org - 2








  9. ,

  10. ,








19.10.06

Senza titolo 1480

IL perbenismo sessuofobico colpisce ancora  . Mentre mi  accingo a fare copia e incolla  per riportare l'articolo in questione  mi viene alla menrte  , e  mi sembra adeguata  a questa news  la canzone  Dio  è morto di Guccini  ed in particolare questi versi  :  << [...]  Mi han detto / che questa mia generazione ormai non crede / in ciò che spesso han mascherato con la fede, / nei miti eterni della patria o dell'eroe / perché è venuto ormai il momento di negare tutto ciò che è falsità / le fedi fatte di abitudini e paura / una politica che è solo far carriera / il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto, / l'ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto /  [...] >>

www.unita.it  del 18\10\2006

 


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Gadget erotici? A Bologna sono contro la lotta alla violenza sessuale                


Paola Zanca




Più che una Macho free zone a Bologna sembra difficile costruire una città libera dai moralismi. All´ombra delle due torri è polemica sulle scelte dell´amministrazione per liberare la città dal maschilismo. Il piano per combattere la violenza contro le donne promosso dal Comune sta creando scandalo nelle file
 donne, associazione Sexyshock, internet

dell´opposizione al sindaco Cofferati. Nodo della discordia, la scelta di affidare una parte degli interventi di sensibilizzazione sul tema della violenza sessuale a Sexyshock, un´associazione di donne che dal 2001 lavora sui temi di genere e della sessualità. E che ha proposto il progetto Macho free zone, un piano per diffondere «la cultura della trasparenza, della consapevolezza e dell'educazione sessuale».
A destare scalpore è il fatto che Sexyshock, tra le svariate attività promosse, dedichi una parte della propria missione all´informazione sui cosiddetti sexytoys, ovvero giochi e altri oggetti di piacere. Un polverone sollevato da due consigliere comunali, Valentina Castaldini di Forza Italia e Maria Cristina Marri della lista civica La Tua Bologna, per intenderci quella dell´ex-sindaco Guazzaloca, che in una lettera denunciano come sia «inammissibile affidare parte del pacchetto antiviolenza a chi commercia gadget erotici».
Le pagine web di Sexyshock – raggiungibili anche dal Server Donne del Comune di Bologna – mostrano però come le istruzioni per l´uso per il sesso libero siano solo una parte, rispettabilissima, del lavoro di questo collettivo di donne che in questi anni si è dimostrato una delle realtà più vivaci della scena bolognese, impegnandosi nella campagna per il referendum sulla procreazione assistita, nella difesa della legge 194, nella lotta al precariato femminile, nel superamento del divario tecnologico tra uomini e donne, e, più in generale, nell´approfondimento delle tematiche di genere, con una rubrica che va in onda settimanalmente sulle frequenze della bolognese Radio Città del Capo.
La Sinistra giovanile e l´associazione "Anna Lindh" hanno già espresso la loro solidarietà alle attiviste di Sexyshock e al loro lavoro che «rappresenta un ottimo servizio grazie agli approfondimenti in materia di violenza alle donne e di questioni femminili» e che «ha consentito anche a due signore dai tratti medioevali e conservatori di conoscere la realtà dei nostri tempi e scoprire la libertà con cui ragazzi e ragazze vivono il mondo delle relazioni affettive e sessuali».
Le cattive ragazze giovedì 19 ottobre presenteranno il loro piano di interventi in tre quartieri del capoluogo emiliano, San Donato, Savena e San Vitale. Tra le iniziative in programma, un corso antiviolenza gratuito per 40 donne e la creazione di un´investigation map, una cartina segnaletica delle zone a rischio della città, compilata direttamente dalle donne che ogni giorno la attraversano. «Non è uno strumento scientifico – precisano da Sexyshock - ma una prova sul campo, dal quale vogliamo far uscire la fotografia che le cittadine hanno del quartiere». L´idea che muove il progetto Macho free zone è quella di «mettere in gioco la creatività come antidoto alla violenza e alla paura», raccogliendo «materiali audiovisivi, cartacei, produzioni artistiche, teatrali e musicali sui temi legati a come le donne vivono la città, la politica, la sessualità e tutte le questioni che più le riguardano».
«Sexyshock – spiegano le socie sul web – è un progetto di ricerca, una prospettiva critica, uno sguardo. Ma Sexyshock è anche un luogo. E non è un luogo qualsiasi». È quello delle donne che tornano a occuparsi di sessualità. E che evidentemente fanno ancora paura, soprattutto alle altre donne.

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 io ho  consultato quel sito  e  ho sentito parlare   di questa  associazione  da  sardi emigrati a  Bologna  e  da  una  ex  amica    gay  , e  solo perchè dice pane  al pane  vino al vino   ,  senza  ipocrisia    e giri inutili di parole  viene  mal  vista  e crea  scandalimi inutili e ipocriti proprio come dev'essere fatta  non solo una campagna  contro la violenza  sessuale  , la pedofilia  , la lotta  all Aids  ,  contro l'alcolismo e  le tossicodipendenze 

18.10.06

Senza titolo 1479

Aderiamo a questa campagna perchè nella finanziaria ci siano alcune novità importanti per le nuove generazioni!



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17.10.06

Senza titolo 1478


 


 


 


 


 


LUTTO NELLA MUSICA Addio a Andrea Parodi,  ex voce dei Tazenda


La malattia l'aveva colpito, ma non lo aveva fermato: non era mai sceso dal palcoscenico. Il 22 settembre l'ultimo concerto a Cagliari, di nuovo coi Tazenda, davanti a migliaia di persone

Cagliari, 17 ottobre 2006 - È morto Andrea Parodi, cantante di successo ed ex leader dei Tazenda. Parodi, da tempo malato, era da due giorni in coma. Nonostante la grave malattia che lo aveva colpito, Parodi anche negli ultimi tempi non aveva smesso di lavorare e di esibirsi in pubblico.
Poche settimane fa era stato protagonista di un mega concerto a Cagliari dove migliaia di persone lo avevano applaudito per l'ultima volta. La ex voce dei Tazenda, con i quali aveva raggiunto la notorietà in campo nazionale partecipando anche al festival di Sanremo, era stato testimonial del Wwf per lo spot del Parco del Gennargentu.
Parodi si era anche lasciato tentare dalla politica candidandosi come indipendente nella lista dei Riformatori alle elezioni regionali del 2004. Da alcuni anni si dedicava solo alla musica e alla famiglia. Ha calcato i palcoscenici dell'isola fino all'ultimo senza lasciarsi sopraffare dalla malattia.
"C'è un momento, fra la notte e il giorno, che non è nè notte nè giorno. Quello, è un momento di AbacadA... Dopo la sua AbacadA, Andrea ora canta e canterà sempre ancora per noi, nell'aria, e dovunque. Perchè 'La vita è bella'. Buon viaggio, capitano!". E' il messaggio che compare stamane sul sito del cantante (www.andreaparodi.it), a conferma della notizia della sua morte.
Dopo aver ricevuto il 2 settembre a Siligo (Sassari) il premio speciale della Fondazione 'Maria Carta', Andrea Parodi è salito per l'ultima volta su un palco il 22 settembre. Quella sera all'Anfiteatro romano di Cagliari si è svolta quella che stata definita la festa del 'raccolto', un concerto-omaggio alla carriera dell'artista sardo-ligure considerato una delle figure centrali della scena sarda e nazionale.
Insieme con Gigi Marielli e Gino Camedda sono tornati per una sera i Tazenda e l'inconfondibile voce di Andrea Parodi aveva intonato 'Desvelos', un brano breve e inteso fatto proprio per esaltare le sue doti canore. Poi una serie di classici: da 'Carrasecare' a 'Sa Festa', da 'A sa zente' a 'Non potho riposare', da 'Disimparados' a 'Pitzinnos in sa guerra' (nato da una collaborazione con Fabrizio De Andre'). Il finale, tra lunghi applausi, era stato dedicato a 'Nanneddu meu' e ad una suggestiva versione vocale del 'Deu te salvet Maria', l'Ave Maria in  in sardo.

 fonte http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/

e prorio con le lacrime a gli occh e  canticchiando  spunta la luna dal monte  che  è anche  una canzone   della mia adolescenza  i che voglio  dedicare un pensiero  riportando  uan delle  più belle canzoni in sardo  ad una grande persona,un uomo che ha combattuto sempre, fino alla fine! L’ho visto talmente determinato infatti egli afferma  ( è la frase che apre  il suo sito ufficiale  )  : << E' ancora grazie  a quella luce  ad est  della notte , appena dopo il tramonto   che riempe la mia vita  di gioia e di nostalgia  e mi fa scrivere canzoni >> ho quasi pensato potesse farcela...ma purtroppo la malattia ha avuto la meglio!  Ha  fatto come la canzone del suo omonimo    " Lui non c'è più "  ( trovate  nel collegamento ipertestuale  l'mp3 ) canzone riportata   fra i download    del sito  www.andreaparodi.com


Deus ti salvet, Maria,
Chi ses de grassias piena,
De grassias ses sa vena
Ei sa currente.
Su Deus Onnipotente
Cun tegus est istadu,
Pro chi ti hat preservadu
Immaculada.
Beneditta e laudada
Subra tottus, gloriosa,
Ses Mama, Fiza e Isposa
De su Segnore.
Benedittu su fiore
E fructu de su sinu
Gesus fiore divinu
Segnore nostru.
Pregade a Fizu bostru
Pro nois sos peccadores,
Chi tottu sos errores
Nos perdonet.
Ei sa grassia nos donet
In vida, e in sa morte
Ei sa dicciosa sorte
In paradisu.

RIFERIMENTI 

www.andreaparodi.it
  sito del cantante dei tanzenda

www.andreaparodi.com

  del suo  omonimo

16.10.06

Senza titolo 1477

E' passato un anno    da quel 16 ottobre del  2006  . Unnanno in cui  è stato  ucciso  i Franco Fortugno, il nostro vice-presidente del consiglio regionale, l'uomo che la mafia ci ha voluto strappare troppo presto . Io non ho avuto modo di conoscerlo personalmente ( e difficilemtne   avrei potuto farlo  , essendo di un altra regione  )  e avrei preferito non conoscerlo seguendo i tg..ma così è stato e  da quel  che  raccontano  alcuni ragazzi  del sito   ( con il quale collaboro perchè la mafia non riguarda solo    certe zone ma tutto il pese )  dei ragazi di Locri  www.ammazzateciitutti.org che  adesso ha deciso  di uscire  dal  suo " localismo "  ma di diventare nazionale  . Inoltre d'accordo con  loro  Non credo che la sua morte sia stata vana, la sua morte ha perso a molti di noi di incontrarsi e convenire su un fatto comune: la terra è nostra e doveta lasciarcela, altrimenti..AMMAZZATECI TUTTI! proprio come dice lo slogan del sito    ( vedi  il link sopra  ) omonimo  guidato da Aldo Pecora 
Ad Anna e Giuseppe mando un forte abbraccio, so che in questi giorni il mondo tremerà nuovamente per voi..ma noi siamo con voi..non vi lasceremo mai! Non siete soli! Un abbraccio forte a tutti voi..
E allo stesso modo  sostengo  , anche  se   non facendo lo sciopero  dela  fame  sono  poco coraggioso  , ma  rinunciando a qualche piatto in più  ,  alal causa di Mario congiusta 
padre di Gianluca, giovane imprenditore assassinato a Siderno (Rc) il 24 maggio del 2005 qui  le motivazioni delsuo sciopero  sul  sito   il diario   dela  protesta
 Concludo   anticipando  le  eventuali domande  che mi chiederanno  da  sardo  cosa me ne import di Fortugno   e di Congiusta  con   questa lettera considerata il testamento    di  Francesco Fortugno

"Ragazzi, voi siete il futuro della Calabria"
 IL TESTAMENTO POLITICO ED UMANO LASCIATO DA FRANCESCO FORTUGNO AI GIOVANI CALABRESI

«Noi dobbiamo ritornare a fare politica, dobbiamo far sì che voi giovani crediate in noi che la facciamo tutti i giorni, in modo da invogliarvi, interessarvi e coinvolgervi direttamente, sempre di più.
Perché, vedete, voi siete il futuro, voi siete il rinnovamento, voi sarete i futuri amministratori di questa Calabria e di questa Italia. E non è possibile che voi vi disinteressiate di politica, perché altrimenti un domani non ci saranno persone competenti, capaci, ma soprattutto “limpide”, che andranno ad occupare i posti che noi dovremo ovviamente lasciarvi.
Quindi noi abbiamo una grande responsabilità: dobbiamo svolgere bene la nostra attività, dobbiamo essere trasparenti; in modo che si desti un vero interesse, che non si dica che il politico è un imbroglione, uno che comunque non dice la verità o uno che prende in giro la gente solo per carpirne i voti, creando clientele.
Però noi abbiamo un’arma: noi votiamo.
E allora siamo noi che abbiamo il dovere morale, prima che civile, di scegliere tra i vari candidati che ci sono in campo quelli più affidabili, quelli più “puliti”. Ma consentitemi anche di dire che, purtroppo, un po’ la colpa è anche nostra se oggi c’è qualche politico, più di un politico, che non fa il suo dovere o che, peggio ancora, fa qualcos’altro».
Francesco Fortugno
>>
 E con questa  frase  : << "Non sono né un eroe né un Kamikaze, ma una persona come tante altre. Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell'aldilà. Ma l'importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento... Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno" (Paolo Borsellino) >>

  a  buon intenditore  poche  parole 

P.s proprio mentre scrivevo mi  è venuta in mente la canzone    che  è la canzone  omonima del sito 



E ADESSO AMMAZZATECI TUTTI


 


Un urlo nella sera, un urlo nella testa,
cinque colpi che tu senti in questa stanza;
hanno sporcato di sangue la tua festa
ma quando finirà questa mattanza…
L’hai sentito alla radio, ti han descritto la scena,
Fujitivìndidassàtici ‘sta terra ai farabutti”
ma tu stavolta gridi a voce piena:
E adesso ammazzateci tutti!”
Piangono i giovani, ma non sono piegati,
loro son stanchi di chi ruba la speranza.
Monta lo sdegno, ormai si son stancati:
hanno capito di questa lotta l’importanza.
Non c’è silenzio a Locri sulla sabbia,
la voce corre come in tutti i lutti,
ma non è un pianto, è un grande urlo di rabbia:
E adesso, ammazzateci tutti!”
Vengono i giovani, a pulire il sangue,
vengono da Polistena, da Reggio,
col volto bello, pallido ed esangue,
hanno capito che la paura è il peggio.
Si abbracciano, conoscendosi per strada,
si abbracciano, fratelli in mezzo ai flutti,
sanno che solo il coraggio sarà rada:
E adesso, ammazzateci tutti!”.
Siam dieci, cento, mille, e non siam tutti,
se
avete tanto piombo, ammazzateci tutti!
Siam dieci, cento, mille, e non siam tutti,
se
avete tanto piombo, ammazzateci tutti!
Siam dieci, cento, mille, e non siam tutti,
se
avete tanto piombo, ammazzateci tutti!
Siam dieci, cento, mille, e non siam tutti,
se
avete tanto piombo, ammazzateci tutti!
Brilla la pioggia della terra di Montalto,
piange
anche il cielo su quel luogo profanato,
scivola come pianto di madre, sull’asfalto,
innocente del sangue lì versato.
Per pochi maledetti siamo sputtanati,
per pochi infami siamo sporchi e brutti,
noi invece siamo in tanti, e siam rinati:
E adesso, ammazzateci tutti!”
Nessuno parli di odio, nessuno invochi morte,
Nessuno parli di sangue, nessuno invochi lutti,
chi
tanto ha sofferto, non augura stessa sorte.
E se ci riuscite “Adesso, ammazzateci tutti!”
La guerra la vinciamo se rinunciamo ad odiare,
la
guerra la vinciamo col lavoro uniti tutti.
‘Sta guerra la si vince con il coraggio di amare:
e voi mafiosi oggi avete perso: ammazzateci tutti!
Siam dieci, cento, mille, e non siam tutti,
se
avete tanto piombo, ammazzateci tutti!
Siam dieci, cento, mille, e non siam tutti,
se
avete tanto piombo, ammazzateci tutti!
Siam dieci, cento, mille, e non siam tutti,
se
avete tanto piombo, ammazzateci tutti!
Siam dieci, cento, mille, e non siam tutti,
se
avete tanto piombo, ammazzateci tutti!
AMMAZZATECI TUTTI!
AMMAZZATECI TUTTI!
AMMAZZATECI TUTTI!
AMMAZZATECI TUTTI!
AMMAZZATECI TUTTI!



11.10.06

Senza titolo 1475


Finalmente è ufficiale in questi giorni a a Roma si è svolta la cerimonia per il prestigioso riconoscimento Esso è Un’arte senza tempo unica nel suo genere coltivata ancora con grande passione in molti paesi del centro e del nord Sardegna Un canto concorde. La locuzione “a tenore” nel gergo dei cantori significa proprio questo: la voce solista che si fonde con quelle dei coristi ottenendo un tutto armonico di vibrazione profonda. Anche nella lingua di ogni giorno questo modo di dire si applica a qualsiasi azione - materiale o immateriale - compiuta con garbo e armonia, nella maniera migliore possibile.
Nella pratica del canto millenario definito dall’Unesco come patrimonio intangibile dell’umanità nel novembre del 2005 i protagonisti sono quattro. La voce solista che intona e guida la linea del canto (boghe) è accompagnata da tre coristi: mezzavoce (mesaoghe), basso (bassu) e contralto (contra). Non c’è nessuno che suoni, si tratta di sole voci umane senza l’ausilio di strumenti musicali di alcun genere.
Perché un coro a tenore venga considerato eccellente occorre che i quattro cantori siano tutti di ottimo livello, possibilmente inconfondibili rispetto ad altri esecutori. Ma non è sufficiente, ad esempio, che il solista sia una voce più unica che rara, occorre che i tre coristi siano in grado di fargli compagnia al meglio. Gli appassionati di canto a tenore ricorderanno un coro di Lodè di oltre trent’anni fa in cui il solista (Preteddu Nanu) era di valore assoluto ma i tre coristi, pur essendo di buona qualità, non erano adeguati a lui.
Ogni paese del centro e del nord Sardegna che coltiva quest’arte senza tempo ha elaborato un modo di cantare tutto proprio che lo rende unico nel suo genere: il tenore di Fonni non si può confondere con quello di Gavoi . Quello di Bitti canta in maniera diversa rispetto a Orune, Orgosolo ha un suo stile peculiare, Silanus altrettanto , in gallura ( dalle mie parti ) si usa il canto a tasgia e si potrebbe continuare a lungo. Nel corso dei secoli i vari cori hanno elaborato moduli musicali particolari (pensiamo alla melodia del canto “a sa lestra” di Orgosolo o ad alcune canzoni a ballo esclusive di Oliena).
Negli ultimi decenni il mondo dello spettacolo ha cercato di mettere le mani sul canto a tenore, ma i vari tentativi sono falliti più o meno miseramente. Oggi prevale la coscienza della tutela delle peculiarità, nonostante qualche tentazione residuale di appropriarsi indebitamente di ricchezze altrui da parte di alcuni (pochi, in verità) che includono nei loro repertori moduli esclusivi nati altrove.
Domina su tutto la grande passione, basata sul piacere del canto in sé, a prescindere dalla materialità dei sesterzi: uno spirito vitale che rende i cantori quasi immuni dalla stanchezza delle lunghe serate e può far proseguire il canto fino all’alba. A Bitti esiste una definizione particolare per le voci insonni degli esecutori che intonano il canto fra il morire della notte e il primo annuncio dell’aurora: “a s’arvorinu”, l’incerto chiarore del giorno che sta per nascere e fa sì che le voci siano stanche ma proprio per questo cariche di sofferenza senza tempo.
 A tenore si può cantare davvero di tutto: elegie e inni sacri, lamenti funebri e canti di culla, mutos d’amore e di scherno, balli lenti e danze scatenate, la vita e la morte, la rugiada e la brina. I versi sono importanti allo stesso modo della melodia: il sacro rispetto del testo ha reso perenni nel ricordo dei vivi poeti come Peppino Mereu e Paulicu Mossa.
Secondo la nuova sardegna del 10\10\2006 le motivazioni sono :


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NUORO. Cerimonia solenne ieri pomeriggio a Roma, nella sala conferenze della sede di rappresentanza della Regione Sardegna, per la consacrazione ufficiale del canto a tenore dei pastori del centro della Barbagia quale patrimonio orale e intangibile dell’umanità. La Commissione nazionale italiana dell’Unesco, infatti, ha attribuito il riconoscimento formale all’amministrazione provinciale di Nuoro dell’unico “capolavoro” italiano tra i 43 proclamati in tutto il pianeta il 25 novembre 2005, a Parigi, dalla giuria internazionale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, l’Unesco appunto. A ricevere il prestigioso attestato dalle mani di Giovanni Puglisi, presidente della Commissione italiana Unesco, c’erano, ieri a Roma, il vice presidente della Provincia di Nuoro (nonché assessore alla Cultura) Peppino Paffi e l’assessore regionale alla Pubblica istruzione Elisabetta Pilia. Con loro c’erano poi Daniele Cossellu, mesuoche del gruppo a tenore Remunnu ’e Locu di Bitti, ora presidente dell’Associazione regionale Tenores, il sindaco di Ollolai Efisio Arbau e l’assessore all’Ambiente del Comune di Oliena Antonio Putzu. Alla cerimonia ha preso parte, inoltre, anche un sardo illustre di casa al Governo, Emidio Casula, sottosegretario alla Difesa. È lui che, assieme a Paffi e alla Pilia, ha preso il microfono per elogiare l’antico canto dei pastori dell’isola, dalle caratteristiche particolari e uniche. Non a caso la motivazione Unesco dice che «non esiste in altre parti del mondo un’espressione vocale, gutturale e polivocale, come quella dei pastori sardi». Parole solenni in una serata romana «davvero emozionante», è il commento a caldo del vicepresidente della Provincia di Nuoro. >>
Infatti essa è , come  affermano  vari  studiosi  e antropologi ,   una espressione unica al mondo .Infatti   <<  [...]  Il canto a tenore è uno dei più straordinari esempi di polifonia del Mediterraneo, per complessità, ricchezza timbrica e forza espressiva; le sue peculiarità ne fanno una realtà propriamente sarda, che non ha eguali nel resto del mondo. La sua origine è antichissima, come la sua funzione sociale di aggregazione e rafforzamento dei legami all’interno della comunità. Sono gli stessi interpreti di questa forma di canto ad accreditare l’ipotesi che esso trovi il suo nucleo originario nell’imitazione dei suoni della natura, gli unici suoni che il pastore, nei lunghi mesi di solitudine nei pascoli lontano dal paese, può ascoltare e analizzare fino al più impercettibile dettaglio. Soprattutto le vibrazioni e i timbri prodotti dai greggi di pecore sembrano ispirare il forte e caratteristico aspetto gutturale di questo canto; un elemento originario, che poi evolve in una rara raffinatezza fatta di melismi, complesse ritmiche ed emozionanti modulazioni.Il ruolo di questo canto all’interno della comunità era e continua ad essere di enorme importanza: la trasmissione esclusivamente orale della tecnica d’esecuzione e dei brani di poesia utilizzati rafforzava il legame fra le generazioni ed era un’occasione di traduzione espressiva di esperienze e caratteri individuali; l’apprendimento e la necessaria esercitazione costituivano un momento vivo d’incontro e confronto fra i giovani interpreti, e fra loro e l’occasionale pubblico; infine, l’esecuzione del canto durante i momenti più gioiosi e liturgici della vita della comunità dava ad esso quel carattere insieme sacro e festoso, dal quale risulta inseparabile. Non so che  altro dire   e chiudo qui in quanto non ho  , visto che è da poco che mi sto appassionando a questo genere di musica  le  competenze mneccessarie  per 
Spiegare cosa è il "Canto a Tenore", non è sicuramente un compito agevole, se l'interlocutore non ha conoscenze specifiche sull'argomento in questione, Consapevoli di questo, è ragionevole rivolgersi a chi, del Canto a Tenore è fortemente appassionato tanto da farne, con successo, oggetto di ricerca. Il prof. Andrea Deplano, di Dorgali, docente di Lingue e Letterature straniere che con la pubblicazione del libro Tenores, ha certamente messo a fuoco l'origine, la tecnica e la diffusione di questo meraviglioso canto che la Sardegna vanta. Proprio tra le righe di questo libro, troviamo quelle nozioni, che possono aiutare chi volesse tentare un approccio alla materia. Per questo abbiamo scelto alcuni brani dal libro del prof. Deplano, per portare a conoscenza dei navigatori di internet, il mondo misterioso e affascinante del canto a Tenore. Il Canto a Tenore, simbolo della musica sarda o polivocalità sarda per eccellenza, non è riuscito fino ad oggi ad articolare un proprio spazio.   [.....]  continua  qui >> Per concludere   segnalo  per  tutti\e coloro volessero  approfondire tale  argomento  una serie di links 


http://www.sardiniapoint.it/8381.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Canto_a_tenore





P.s
per chi usa  mozzilla firefox  i   sito i in nero sono dei collegamenti  testuali  potete  anche cliccarci sopra


Senza titolo 1474

La rabbia e l'amore

Quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto.
Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare.
Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro.
D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente e dolcemente.
E perchè?
Perché i loro cuori sono molto vicini.
La distanza tra le loro anime è breve.
A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano.
E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi.
I loro cuori si intendono.
E' questo quello che accade ai cuori di due persone che si amano, si avvicinano."

"Quando voi avrete l'occasione di discuterete con qualcuno,
 non permettete che i vostri cuori si allontanino,
non dite parole che li possano distanziare ancor di più,
perché prima o poi arriverà un giorno in cui la distanza sarà tale
che non incontreranno mai più la strada per tornare."

10.10.06

Senza titolo 1473

Veterinari, sgravi fiscali anti-abbandono

I veterinari italiani dichiarano guerra al fenomeno dellabbandono degli animali e del conseguente randagismo, un malcostume che pesa anche sulle casse dello Stato. E lo fanno proponendo alle Istituzioni una serie di misure fiscali. Una su tutte: rendere interamente deducibile dai redditi, ai fini delle imposte, la spesa veterinaria sostenuta per lidentificazione, liscrizione in anagrafe e la sterilizzazione chirurgica del proprio cane. La proposta, avanzata dal Sindacato dei medici veterinari italiani Sivemp insieme alla Società italiana di medicina veterinaria, ha infatti lobiettivo di ridurre i ricoveri nelle strutture pubbliche degli animali abbandonati, con un notevole risparmio sui costi a carico della collettività. La sola regione Lombardia ricovera nei canili pubblici circa 7.500 cani ad un costo di circa 1.000 euro a cane ogni anno. La spesa annuale per il solo ricovero (escluse cioè le operazioni di cattura e assistenza sanitaria) è di circa 7 milioni 500 mila euro, cioè circa 0,83 euro per abitante. Se si proietta il dato sullintera popolazione italiana, si arriva ad una spesa stimabile per difetto a 45 milioni di euro l'anno. yahoonews

Senza titolo 1472

Ricevo  via email da  francesco  Trento ( conosciuto   quando  venne a tempio insimme  ad amadei a presentrare  il libro venti sigarete a  Nassyria  )  la presentazione   del suo ultimo libro\dvd    con  gli inviti presentazione ( per chi è di  Roma  e dintorni ) 
eccovi al lettera 
 
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Cari amici,
 

siamo assai fieri di informarvi che "Matti per il Calcio" approda finalmente in libreria, con la formula dvd + libro, in elegante cofanetto.

Da martedì 10 Ottobre sarà disponibile sul territorio nazionale nei migliori rivenditori. Chiedete al vostro libraio di fiducia. Se non ce l'ha, percuotetelo ben bene con un randello e vedrete che in due o tre giorni arriva...

Per festeggiare l'uscita, vorremmo invitarvi Mercoledì 11 Ottobre, dalle 18 alle 20, a bere un aperitivo con noi alla Feltrinelli di Largo Argentina e per chi non potesse Venerdì 13 Ottobre, alle 20.30, alla libreria Aseq in via dei sediari, 10, traversa di Corso Rinascimento, per la prima presentazione romana del libro\film.

Diffondete questo invito e se potete aiutateci a sostenere "Matti per il Calcio". Teniamo molto al messaggio che veicola. Parte del ricavato verrà devoluto alla squadra del Gabbiano per continuare la sua opera terapeutica. Sperando di vedervi di persona,un abbraccio Volfango & Francesco

 

P.S.
(ovvero terzo e quarto invito): Il 21 ottobre alle 18.00 il Gabbiano, la squadra protagonista del documentario, sfiderà la Nazionale di Calcio Scrittori capitanata da Alessandro Baricco e allenata da Paolo Sollier a Roma, al campo Fulvio Bernardini (via dell'Acqua Marcia 51). Un'occasione per vedere il Trento in maglia azzurra mangiarsi una dozzina di goal. Seguirà una festa per l'uscita del documentario all'ESC, in via dei Reti 15, verso le 21.30.  Vi aspettiamo.

 

 

Per quei pochi che non siano già stati tartassati in questi anni dalle nostre mail a proposito del documentario e delle sue varie evoluzioni, e che quindi fossero all'oscuro del contenuto, alleghiamo qui sotto la scheda di presentazione della casa editrice.

 

Scheda di Presentazione "Matti per il Calcio"          
“Direttori sportivi che chiudono gli arbitri negli spogliatoi, arbitri e giocatori intercettati, campionati addomesticati. Basta, se lo tenessero il loro calcio. I malati sono loro, non noi. La gente dovrebbe spegnere i televisori e venirsi a vedere le nostre partite, perché è il nostro il calcio vero: la polvere,  il fango, le porte con le reti tutte rotte. E soprattutto la voglia di stare insieme. Un calcio sano, sanissimo, anzi terapeutico.  Perché a me il calcio m’ha salvato la vita. Nel vero senso della parola”. (Carlo Strappaghetti, capitano del Gabbiano, la squadra campione d’Italia dei dipartimenti di Salute mentale)  eccone alcune  foto gentilemtne concesse dagli autori del  libro \dvd

          
                                   



 




Quindici pazienti psichiatrici, un ex calciatore e uno psichiatra per allenatore. È la squadra del Gabbiano, impegnata in un campionato di calcio per pazienti psichiatrici
   
Tutti i suoi giocatori sono in cura con psicofarmaci e lottano per reintegrarsi nella società. Il pathos del risultato sportivo convive in questo documentario con le storie di ogni ragazzo. Storie dense, crude, come quelle di Marione, il bomber sovrappeso dal tiro micidiale, colpito dalla schizofrenia dopo un lungo viaggio in Oriente. Di Sandro, l’ex poliziotto dei corpi speciali ora pittore e poeta. Di Valerio, il portiere silenzioso che spera di non ricadere nella droga. Di Benedetto, l’ala destra che parla con le “voci”. E dei loro compagni, uniti per un anno da un unico obiettivo: vincere il campionato e sconfiggere gli eterni rivali del Tucano. Ironico, commovente, appassionante, “Matti per il calcio” è un grido contro la stigmatizzazione della malattia mentale, e un inno alla poesia dello sport. Al potere taumaturgico del calcio, alla sua capacità di unire, di far rinascere, di far sognare.  Con un’intervista esclusiva a Damiano Tommasi e l’audio alternativo dei play off con le voci del mondiale di Germania: Fabio Caressa e Josè Altafini. La prefazione del libro "Matti per il Calcio" è firmata da Walter Veltroni.        

 



                                                                                 







 







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Dicono del documentario:






Walter Veltroni , Sindaco di Roma:  "Ci ho ritrovato l'atmosfera eroicomica dei racconti sul calcio di Osvaldo Soriano. L'emozione è costante e si intreccia sempre al divertimento. I ragazzi del Gabbiano con il loro disagio e la loro voglia di farcela possono insegnare la poesia del calcio, regalando a tutti una grande lezione di vita".
Damiano Tommasi, calciatore:  "Mi sono divertito molto, anche se i problemi affrontati in Matti per il calcio sono seri e complessi, e mi è venuta davvero voglia di giocare con i ragazzi del Gabbiano, di lottare con loro. Sono tornato indietro agli anni in cui anche io correvo dietro ad un pallone nei campetti di periferia, quando contava solo il piacere di stare insieme, di migliorare attraverso lo sport". 



Maurizio Scelli, commissario straordinario della Croce Rossa , giocatore semiprofessionista in gioventù e grande appassionato di calcio: "Matti per il calcio dimostra come il pallone, ed in generale lo sport, possa abbattere ogni barriera e diversità. La squadra del Gabbiano riesce a vincere lo scudetto della vita e ci mette davanti alla realtà: i matti siamo noi".




Tonino Cantelmi, responsabile per la Psichiatria della regione Lazio: "Da un recente sondaggio è emerso che circa il 70% degli italiani, se avesse un figlio affetto da schizofrenia, terrebbe la cosa nascosta. Ciò significa che l'ultimo muro da abbattere per 'aprire' davvero i manicomi è quello della vergogna. In Matti per il calcio il disagio mentale e la follia sono affrontati con naturalezza e semplicità, senza pietismi inutili, ma, anzi, con ironia ed autentica partecipazione".



Valeria Golino, attrice : “un documentario fatto con cuore e maestria. Ci si commuove e ci si affeziona seguendo le avventure della squadra del Gabbiano sul campo e nella vita: personaggi come Sandrone o il bomber Palomba rimarranno a lungo con me. De Biasi si conferma come uno dei registi più promettenti del giovane cinema italiano: io faccio il tifo per lui".





 



Gli autori:




Volfango De Biasi ha realizzato numerosi cortometraggi, documentari, spot e video musicali, presentati a vari festival internazionali (Venezia, Locarno, New York, Bruxelles, etc.) e diffusi dalle televisioni italiane ed estere. Come sceneggiatore, in Italia, ha lavorato per Cattleya, Medusa, Rusic Company, Titti film, De Angelis Group; In Francia per Bloody Mary Productions. Insegna Sceneggiatura all’Istituto Europeo di Design dal 2003. Se Dio vuole sta per esordire con il suo primo lungometraggio cinematografico.


Francesco Trento è autore, con Aureliano Amadei, di Venti sigarette a Nassirya (Einaudi Stile Libero, 2005). E’ il capocannoniere della Nazionale Scrittori.


Senza titolo 1471

Ecco a  che  punto arriva  l'ipocrisia dela noistra  classe politica  ( indipendemente  dall'ideologia   che    c'è al potere ) 



Doveva essere trasmesso questa sera su Italia 1 L'autore del programma, Davide Parenti: "Mai violata la privacy di nessuno"Alle Iene droga tra i parlamentari Il garante blocca il servizio






<B>Alle Iene droga tra i parlamentari<br>Il garante blocca il servizio</B>

ROMA - Il garante per la Privacy ferma le Iene. L'Authority ha deciso di bloccare il contestato servizio del programma di Italia 1 sul test antidroga a 50 deputati, che sarebbe dovuto andare in onda questa sera. In base alle indiscrezioni fatte trapelare dagli autori della trasmissione, il test, eseguito all'insaputa dei parlamentari, avrebbe dato esiti clamorosi, con ben 16 casi di positività all'uso di stupefacenti. Lo stop del Garante è legato alla "raccolta illecita di dati di natura sensibile in quanto attinenti allo stato di salute" che sarebbe stata effettuata nel servizio. Il provvedimento cautelativo dispone, con effetto immediato, "il blocco dell'ulteriore trattamento, in qualunque forma, di ogni dato di natura personale raccolto e trattato nel caso in esame, consistente in informazioni, immagini e risultanze di test".
L'annuncio del servizio delle Iene, fatto alla vigilia della prima puntata della nuova serie del programma, aveva subito scatenato polemiche fortissime. L'esame condotto è il cosiddetto drug wipe, un tampone frontale che secondo Davide Parenti, capo autore delle Iene, "ha una percentuale di infallibilità del 100%". I deputati sono stati avvicinati con la scusa di un'intervista. Poi una finta truccatrice si accorgeva che la fronte dell' intervistato era "troppo lucida" e tamponava. In realtà, l'ignaro si sottoponeva, senza saperlo, al test che svela se si è fatto uso di stupefacenti nelle ultime 36 ore.
Critico verso la decisione del garante il papà e autore delle Iene, Davide Parenti: "Andiamo in onda da dieci anni rispettando la privacy di tutti, perfino dei guaritori filippini e dei ladri di motorini, figuriamoci quella dei deputati. Abbiamo fatto decine di servizi in questi anni cancellando sempre i volti delle persone coinvolte".
Drastica la reazione del leghista Roberto Calderoli che chiede di spendere i senatori "che assumono
sostanze stupefacenti o abusano dell'alcol". Per il Codacons, invece, "l'indagine viola i più sacri principi della privacy. Chi assicura infatti che le prove, raccolte in modo illegale e con un furbo espediente, siano state distrutte e che quindi sia impossibile risalire ai singoli soggetti risultati positivi al test ?".
Ironico il ministro per la Famiglia, Rosy Bindi: "Alle Iene sono imbroglioni, ma se i miei colleghi non facessero uso di droghe, non si vedrebbe". Mentre il segretario dei  radicali   ora rosanel pugno i Daniele  Capezzone chiede la  messa in onda ovvero per usare le sue parole di "dissequestrare le Iene. La privacy vale, ma la libertà di informazione vale anche di più. Dico no alla censura". E anche Italia Bocchino di An chiede mandare in onda il servizio "facendo così chiarezza".


(   da www.repubblica.it 10 ottobre 2006 )


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In  Parlamento le prime reazioni sono state di malumore e disorientamento. Perplessità dal ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero: «Personalmente non apprezzo queste modalità di intrusione nella vita privata delle Persone», afferma, ma «la vicenda dovrebbe permettere al mondo politico di riflettere in modo più laico su questi temi, ben sapendo che i politici non rischiano di subire i controlli e le sanzioni che subiscono invece i normali cittadini». Duro il leader Udc Casini: «Le Iene quando fanno satira sono benvenute, ma questa cosa mi sembra una pessima trovata pubblicitaria. L'attendibilità di questa specie di esperimento scientifico è equivalente allo zero». Il segretario della Quercia Fassino se la cava con una battuta: «Così si fa più in fretta a cambiare la legge Fini sulle tossicodipendenze...»

da   www.unita.it  stessa data 

 

9.10.06

Senza titolo 1470

Vajont, l'importanza della memoria

La sera del 9 ottobre 1963, alle 22.39, dalle pendici del monte Toc, 300 milioni di metri cubi di roccia precipitarono alla velocità di 80 km/ora nel bacino artificiale della diga del Vajont, all'epoca la più alta d'Europa. La frana sollevò una immensa onda d'acqua e detriti che si abbatterono sui paesi di Longarone, Pirago, Rivalta, Villanova, Fae', Erto, Casso e sulle frazioni di San Martino, Pineda, Spesse, Patata, Il Cristo.Complessivamente, la tragedia causò la morte di oltre 2000 persone.In questa sezione sono raccolte le vere testimonianze dei sopravvissuti alla catastrofe. Tratto da sopravvissutivajont 
Qui il bellissimo spettacolo dell'attore teatrale  Marco Paolini sul Vajont proprioio   http://video.google.it/videoplay?docid=8879734850960378650&q=vajont



Senza titolo 1469

Ulteriori aggiornmamenti al post precedente è news  di   questi giorni che  La norma che vietava l'utilizzo di bevande alcoliche ai minorenni finisce fuori dalla legge finanziaria. Su proposta della commissione bilancio il presidente della Camera Fausto Bertinotti ha spedito pure questa legge, piuttosto contestata (vedi intervista accanto) fuori dalla manovra, perché l'articolo 90 era una «disposizione di carattere ordinamentale e organizzatorio che non comporta effetti finanziari né concorre in via strumentale ai fini della manovra di bilancio». «Meglio così, era solo proibizionismo»Ora proprio sul mio intervento contro questa proposta ho ricevuto un bel commento del nostro cdv AntaresStardust che aferma : << IL proibizionismo non porta mai da nessuna parte, però qualche altra strada va trovata assolutamente: non si può permettere che i giovani crscano con queste medie e percentuali di consumo d'alcool. E la stessa cosa si dovrebbe dire delle sigarette.>> e delle email ( poche visto che la maggior parte sono solo insulti e non hanno niente di costruttivo e quindi non vale neppure la pena di prenderle in considferazione ) In esse mi si chiedeva Cosa avrebbe dovuto fare allora il governo? Non metterlo in finanziaria ma discutrerlo a parte e fare un testo unico su tutte lòe nuove droghe perchè ll'alcool quando se ne abusa unha droga . Inoltre quello sui minori non sarebbe stato un intervento organico : bisogna fare un piano nazionale e affidarlo alle regioni, coinvolgere la scuola,i genitori , educare i gestori di locali pubblici.Insomma fare prevenzione oltre a far applicare , mai applicata o appplicata in maniera blanda , la vecchia legge . Ovvero trovare un approcio culturale al problema cioè costruire continuamente momenti di consapevolezza rispetto all'alcol ( ma anche sulle droghe ) . Chiediamo alle persone di fare un piccolo test prima di tornare e a casa. Poi gli chiedergli qual è il suo rapporto con l'alcol .E' importante ascoltare e capire senza giudicare e senza pregiudizi perchè il rifiugiarsi nell'alcool nasconde a volte una storia problematica Se si comincia a bere da giovani è un problema culturale, se lo si vieta diventa invece un limite imposto che è auspicabile superare.Un'altra email ( da cestinare , ma ho preferito vederla come una provocazione ) mi s'accusava di essere troppo liberista e  affermano  che la pubblicità  degli alcolici  va  vietata totalmente.Da Liberale e antiproibizionista << non ho >> come dice vasco rossi nell'editoriale dell'ultimo numero dela rivista XlL  cartaceo ( ma  lo  trovate  anche nella sezione editoriali sul  suo sito  www.vascorossi.net  ) << non ho niente contro la pubblicità anche se non l'ho mai amata : la condsidero una forma di comunicazione destinata [ al 90 % ] a creare un bisogno in più da soddisfare e generare frustrazione . Un male neccesario e certamente nel mondo c'è di peggio >> Sono favorevole al divieto di pubblicità degli alcolici soprattutto se legati a personaggi molto popolari a livello giovanile (ad esempio la birra di Valentino Rossi che è quella a più alta gradazione alcolica). Bisognerebbe fare invece molta informazione su cosa sono davvero gli alcol pops, bevande con alta gradazione alcolica e al sapore di frutta rivolte soprattutto al pubblico giovanile .Sempre a proposito di prevenzione Concordo con quanto dice Claudio Cippitelli del Coordinamento nuove droghe in un articolo \ intervista al il quotidiano ilmanifesto del 6\10\2005 : << facciamo come in Europa, un braccialetto e benefit nei locali per chi deve guidare e non può bere >> Infatti sono d'accordo con lui quando dice : << Hanno fatto bene a stralciarla, perché si trattava di una norma proibizionista e assolutamente improvvisata che non avrebbe risolto alcun problema >> che invece avrebbe preferito un intervento organico per affrontare il problema dell'abuso di alcol tra i minori , infatti ; << Sono contrario a logiche proibizioniste, soprattutto nella fascia d'età tra i 15 e i 18 anni. Come si vede con le droghe proibire serve solo a far crescere la voglia di trasgressione. E poi non c'è una legge che ne proibisce la cessione. L'alcol avrebbe potuto essere comperato da un "adulto" e ceduto a un minore >> o peggio come succede in America o Nel nord Europa i giovani usano documenti falsi per proccurarsi l'alcool . << Ma sono davvero i giovani quelli che bevono di più?No, i giovani hanno un atteggiamento rispetto all'alcol diverso da quello degli adulti. Bevono moltissimo per raggiungere uno stato alterato, per avere lo sballo, ma non è un alcolismo quotidiano, quello classico dei boccioni di vino tutti i giorni. E' legato all'evento, alla serata. Non è come vietare la vendita di sigarette ai minori, perché il fumo ha un uso quotidiano. Non è che sia meno pericoloso, ma è diverso. Bisogna produrre più consapevolezza. Cosa accade nel resto d'Europa? La situazione italiana è molto tranquilla rispetto ai paesi anglosassoni, dove il rischio più grave è quello della violenza dovuta al consumo alcolico. Da noi non c'è questo problema. Se togliamo enfasi a questi consumi possiamo raggiungere un buon livello di consapevolezza perché da noi quella dei giovani di oggi è una generazione molto attenta alla dieta, al fisico, alla salute personale. Io avrei invece promosso azioni come quelle del «guidatore designato». In tutta Europa è una prassi molto consolidata: chi non beve e deve guidare ha un braccialetto al polso riconoscibile può entrare gratis nel locale e ha una serie di benefit. >> Ora in base a quando detto qui e nel post precedente ed alla mia esperienza ( fino aiu 23\4 fatta di sbronze e ubriacature dicono NO al divieto assoluto dell'alcool , basta applicare la vecchia legge e affrontare come detto sopra un intervento oerganioc senza bisogno di ulteriori proibizioni


7.10.06

Senza titolo 1468

conconcordo in pieno con  questa  lettera   trovata sulla   comunity  ( a cui sono iscritto  )   http://blogfriends.splinder.com/


Lettera che    sottoscrivo  perchè invece di occuparsi dellla fesseria   del prodi rap   non  si preoccupano di cose più serie  ?


Alla cortese attenzione dei componenti della Commissione Parlamentare per l'Indirizzo Generale e la Vigilanza.
Scrivo in merito alla recente lettera redatta all'attenzione del Consiglio di amministrazione RAI da tre dei suoi componenti (Giorgio Merlo, Gennaro Migliore, Esterino Montino, sulla trasmissione del video satirico sul Primo Ministro Romano Prodi al TG2. Sono costernato da tale presa di posizione, mirata a favorire un provvedimento del cda nei confronti di una scelta editoriale del Tg2. Possiamo e dobbiamo discutere delle scelte editoriali dell'informazione italiana, e voi tra tutti dovreste avere più a cuore la vicenda. Siete chiamati a difendere il diritto degli italiani ad un informazione obiettiva e completa, dovete difendere un Diritto Costituzionale. Invece da tre dei vostri membri viene mossa un'accusa di vilipendio al Tg2. Sono distrutto. Ma soprattutto sono sfiduciato da questa classe politica che si dimostra una volta di più incompetente. Sapete cosa non va nell'informazione italiana? Leggete il documento il cui link riportato alla fine di questo messaggio: un documento che illustra la "top 10" delle crisi umanitarie dimenticate. Ci sono zero minuti per Colombia, Indonesia, Somalia e tante altre. Nulla si è detto per il Nepal, che per anni ha chiesto un po' di spazio. Nulla si è detto, nulla si è fatto: l’ opinione pubblica è rimasta all'oscuro di tutto e più di 10.000 persone sono morte. C'è il Darfur, una tragedia immane perennemente sottaciuta dai media. Quando prenderete una posizione in merito? I cittadini italiani vi pagano profumatamente per adempiere a compiti precisi, quali il controllo della qualità dei contenuti, che sistematicamente deludete. In quanto cittadino e vostro datore di lavoro chiederò a gran voce il vostro licenziamento, se persevererete in questa colpevole inadempienza. Oppure potreste agire, prendere in mano la situazione, onorare il vostro ruolo e redigere un comunicato in cui accusate la televisione di stato di omissione di servizio pubblico, per la reiterata assenza nei telegiornali e nel palinsesto delle crisi umanitarie più gravi. E se proprio volete concludere in bellezza potreste firmare l'appello per il Darfur a questo indirizzo: http://www.savetherabbit.net/darfur/ Sarebbe un gesto splendido da una classe politica di cui troppo spesso ci vergogniamo. Una classe politica ben pagata ma poco efficiente, in cui l'incompetenza ed il menefreghismo dilagano. Sbugiardatemi signori! Dimostrateci il contrario! Ve ne saremmo riconoscenti per sempre. Ecco il link al documento di cui sopra: crisi dimenticate
La lettera sarà spedita domani. Attualmente i firmatari sono: Andrea, Serena, STR, Beren . Per chiunque voglia aderire: mandare nome e cognome al mio indirizzo email. Tra stasera e domani mattina aggiungerò un file di testo con gli indirizzi email di tutti i componenti della commissione.