da www.unita.it online del 3\11\2005
<< Siamo tutti calabresi: il 4 novembre manifestazione a Locri
«Ed ora ammazzateci tutti!» È diventato un appello alla legalità, prima ancora di essere uno slogan, per trovare il coraggio non solo di opporsi ma di sfidare la criminalità mettendo insieme le forze, proprio come hanno fatto i ragazzi calabresi . Proprio loro che con quel lenzuolo bianco e «quel grido muto» sono diventati l’icona di una Calabria che risolleva la testa. E che il 4 novembre si ritrova a Locri per una «marcia di speranza».Venerdì 4 novembre Locri diventa la capitale dell’impegno e della speranza. Impegno e speranza dei giovani che confluiranno qui da tutto il centro sud per manifestare contro la violenza della ‘ndrangheta che vuole rubare loro il futuro. La manifestazione riprende i temi sollevati dalle manifestazioni spontanee dei giovani all’indomani dell’uccisione di Franco Fortugno, il 16 ottobre scorso. «Il sacrificio di Franco Fortugno è stata una frustata che ha colpito tutte le genti della Calabria – scrivono in un loro documento indirizzato al Capo dello Stato i ragazzi - noi giovani ci siamo svegliati dal torpore in cui vivevamo e abbiamo riscoperto la capacità di indignarci». Da piazza Lungomare, il corteo si snoderà per le vie della cittadina ionica fino a Piazza dei Martiri dove parleranno gli studenti di Cosenza, Locri e Napoli ed i sindaci delle tre città, Eva Catizone, Carmine Barbaro e Rosa Russo Iervolino. «Siamo tutti calabresi»: clicca sul logo per entrare nello Speciale de l'Unità on line. Se avete una storia da raccontare, un episodio da commentare, un sogno scriveteci a storie@unita.it: verrà pubblicata sul sito e sul giornale. >> IL mio appoggio dato qui e nel post precedente ai ragazzi di locri è ulteriormente rafforzato da questo articolo di riccardo Orioles molto pessimista ma efficace vista la grande esperienza e di vita vissuta dell'autore uno di quei pochi giornalisti che non sono servi ovvero un cane sciolto e non a guinzaglio ; da questa news riportata da repubblica con l'aggiunta di alcune foto per farvi capire del mio NO al ponte nonostante non sia siciliano o calabrese per evitare d'annoiarvi con la mia logorrea e prolissità lascio che a parlare del perchè siano oltre gli aricoli da me riportati , le immagini e i link sotto a fine sotto
ecco come è tutt'ora che sono iniziati i lavori del ponte
altre foto le trovate qui http://snipurl.com/jghi
ecco come sarà con dopo i lavori
adesso ecco gli articoli :
RICCARDO ORIOLES: LA SOLITUDINE E IL CORAGGIO
"Me ne faccio poco di questi due, tre giorni di copertura mediatica. Me ne faccio poco della visita di Ciampi o del cordoglio politico. L'esperienza mi ha insegnato che poi tutti torneranno a casa propria, e della Calabria non
gliene freghera' di nuovo niente a nessuno. O solo per due-tre giorni l'anno". L'assassinio del vicepresidente della Calabria Francesco Fortugno e' pari per gravita' a quello - vent'anni fa - di Piersanti Mattarella.Eppure, a poco piu' di una settimana, e' gia' scivolato via dalle pagine dei giornali. "Tutti sanno chi sono i mafiosi". "Mentre a Roma si discute,Sagunto viene espugnata". "E adesso ammazzateci tutti". "Qui e' morta la speranza dei palermitani onesti". A distanza di tanti anni, le due solitudini - la siciliana e la calabrese - si fondono, si fondono gli appelli degli arcivescovi, si fonde la disperazione di quei cartelli -ammazzateci", "e' morta" - che gridano a tutto il paese l'orrore del vivere sotto occupazione. Si fondono le imbarazzate risposte dei governi (ma come si poteva prendere posizione contro Ciancimino avendo un Andreotti nel governo? contro la mafia d'oggi avendo un partito capitanato da Dell'Utri?) ma si fonde anche, per un momento intensissimo che spesso si paghera' con anni e anni di traversie, la risposta degli studenti, dei giovani e giovanissimi cittadini che nello sfacelo generale restano la' a difendere la citta', la giustizia e i valori civili. Adesso, nella memoria del vecchio, i visi del liceo Meli del '93 e quelli delle scuole di Locri si confondono. Sono gli stessi ragazzi, e' la stessa lotta. Sono i medesimi visi impauriti e coraggiosi. Sono gli stessi politici, che vengono a portar conforto, ma poi se ne vanno. Sono le stesse telecamere, che ronzano sui morti per terra e sui cortei ma poi - seppelliti i cadaveri, finite le manifestazioni - se ne vanno. E tu resti la' solo, a Palermo, a Catania, a Reggio, a Cinisi, a Locri, avendo imparato in pochissimi giorni cio' che la tua giovane vita mai avrebbe pensato di poter contenere: l'immensita' della solitudine, la solidarieta' fra i pochissimi, il bruciore dell'offesa, la durezza del compito improvviso da sostenere. Pochi giorni fa eri un ragazzo, pochi giorni dopo sei un testimone in prima linea, senza che nessuno abbia richiesto il tuo parere o ti abbia detto perche'. Sai solo che tu sei li', che se scappi tu non ti sostituira' nessun altro e che qualcosa di antichissimo e di profondo ti impedisce, malgrado te, di scappare. Io vorrei dire moltissime cose adesso, ma non ci riesco. So solo che capisco perfettamente voi ragazzi calabresi. Siete noi, siamo voi. Siete quelli di noi che erano la', in via dello Stadio a Catania o in via Carini, quando non si sapeva ancora se si sarebbe andati avanti o tutti a casa. Quelli che gia' un mese dopo erano dimenticati da tutti, dai politici e dai giornali, ma erano ancora la'. Sarebbe abbastanza facile - lo sarebbe stato allora, nell'85 e poi nel '93 e poi ancora a fine anni Novanta - distruggere la mafia e la 'ndrangheta, che sono spietate si' ma non sono assolutamente cosi' forti come si dice. In Grecia hanno una legge, per cui se compri uno yacht, un palazzo, un bene superiore a un valore fissato dalla legge, devi prima dichiarare e provare da dove ti vengono i soldi. Una misura rozza, ma funziona. Piu' ancora funzionerebbe il provvedimento chiesto da tutti coloro che si sono occupati di mafia - da Pio La Torre a Umberto Santino - e cioe' la trasparenza delle attivita' bancarie, la fine della finanza come attivita' coperta e l'obbligo per tutti i movimenti di capitale di essere controllabili sia dalle autorita' che dai cittadini. Sono i controlli bancari che ammazzano Cosa Nostra. E allora perche' non li fanno? Che hanno da perdere? In fondo la maggior parte delle banche sono oneste, no? Leggete le cronache bancarie di queste settimane e avrete la risposta. Non si possono smascherare i soldi della mafia senza portare alla luce del sole anche i traffici non-mafiosi. Che non sono protetti dai killer ma da una rete di media e di politici di efficacia non minore.
Le telecamere se ne vanno. Se ne va l'attenzione, che e' quella che ti permette di restare vivo anche quest'altra settimana. I media non sono mafiosi, ma di noi - vivi e morti - se ne fregano altamente. Anche rispetto ai media (soprattutto rispetto ai media) siamo soli. Questa e' un'altra lezione che abbiamo dovuto imparare allora, nel giro di pochi giorni. Ma noi eravamo giornalisti. Sapevamo come si fa informazione. L'abbiamo fatta da soli, in solitudine per il palazzo, ma in una rete strettissima di ragazzi, di giovani, di centinaia e centinaia di senza-potere. Alla fine abbiamo vinto, siamo riusciti a cacciare gli imprenditori mafiosi dalla nostra citta'. Certo, l'abbiamo pagata. Diversi di noi ne hanno avuto la vita rovinata, rimasti emarginati da tutto. Pero' abbiamo vinto. Non ci sono vie facili. Pensateci.
Adesso, per quanto pochi, siamo ancora qui. Diteci in che cosa vi possiamo aiutare. Se volete delle telecamere, abbiamo un amico ricco che ce le puo'dare. Ma dovrete usarle da voi, nessun altro lo fara' al posto vostro. Se volete stampare, e' il nostro mestiere; possiamo aiutarvi a fare un giornale anche fra una settimana. Ma sara' un giornale povero, senza guadagni e senza grandi firme. Se volete internet, stiamo organizzando un sito, e se volete e' vostro. Ma non e' repubblica o libero.it o cnn, e' solo un sito di verita' - di verita' giornalistica, non demagogica, professionale - ma non di potere. Se volete lottare, possiamo aiutarvi - meglio di chiunque altro in Italia - a costruirvi gli strumenti. Ma a lottare con essi - se andrete avanti - sarete voi. Per me personalmente, fra una cosa e l'altra, questi sono stati mesi di grandi trattative: per fare giornali, siti, tv satellitari, web tv... Tutto con gente molto per bene, persone oneste, a volte persino compagni. Ma c'era qualcosa che non quadrava, che non capivo, e adesso - dopo Locri - l'ho capita. Io non so fare tutte quelle cose difficili, di marketing, "aziendali". So fare solamente queste cose qua, queste che ho sempre fatto,che costano moltissimo per chiunque ci metta mano e che a parte cambiare il mondo non ti portano niente. Chi ci sta? Fra un mese o un anno o fra dieci anni, oppure ora. Nessuno, per quanto grande e importante sia, che non sia come noi ce la puo' fare. Chi c'e', si faccia avanti: c'e' bisogno di tutto, a Palermo, a Catania, in Italia, a Locri. Noi comunque andremo avanti anche da soli, sempre sulla stessa strada che a nessun costo cambieremo: i pochi, gli amici felici, i buoni.
l'articolo di www.repubblica.it
Panoramica dello stretto . con la costruzione simulata del PonteVerifiche dei pm di Monza sulla conversazione tra il presidente della società e un amico economista vicino al deputato forzista "Ponte sullo Stretto Vincerà Impregilo" Telefonata intercettata prima dell'appalto: me l'ha detto Dell'Utri
di LUCA FAZZO e FERRUCCIO SANSA
MILANO "La gara per il ponte sullo Stretto la vincerà Impregilo". Quando i pm di Monza hanno letto i brogliacci delle intercettazioni telefoniche sono rimasti colpiti. Il colloquio intercettato infatti si svolge tra Paolo Savona - al momento dell'intercettazione presidente di Impregilo, una delle due cordate in gara per il ponte - e Carlo Pelanda, economista e amico di Savona. Una frase che ha sollevato l'attenzione degli inquirenti anche perché al telefono Pelanda sostiene di avere saputo da Marcello Dell'Utri del probabile esito della gara per l'appalto più costoso mai assegnato in Italia. Sarebbe stato il senatore di Forza Italia a dare assicurazioni in tal senso. In effetti, il 13 ottobre la gara è stata vinta da Impregilo. La frase di Pelanda a Savona viene captata per caso. I microfoni degli investigatori stavano registrando le conversazioni telefoniche dei vertici di Impregilo (oggi rinnovati) nell'ambito di un'inchiesta per falso in bilancio e false comunicazioni sociali che si trascina da tempo, e nella quale sono indagati a vario titolo Paolo Savona e Pier Giorgio Romiti, figlio dell'ex presidente di Fiat. Il sostituto procuratore Walter Mapelli e il suo capo, il procuratore di Monza Antonio Pizzi, al ponte non ci pensano nemmeno. Ma, a partire dalla fine dell'estate, molte delle comunicazioni registrate iniziano a riguardare proprio la gara: sono le settimane decisive, è in gioco l'appalto del secolo, un'opera da 3,88 miliardi di euro. In lizza sono rimasti soltanto due concorrenti, dopo il ritiro delle cordate straniere: Impregilo e Astaldi. Per entrambi i concorrenti è una partita decisiva. L'affare è colossale sia che il ponte venga costruito, ma anche (o soprattutto, come sostengono in molti) che resti sulla carta, visto che il contratto prevede una penale stratosferica in caso di recesso da parte dello Stato (il 10 per cento dell'importo totale, cioè 388 milioni, più le spese già affrontate dal general contractor) dopo la definitiva approvazione dell'opera prevista per il 2006. Così le telefonate, i contatti a tutti i livelli sono incessanti. Nulla, però, di penalmente rilevante. Poi arriva quella telefonata che gli investigatori ascoltano e riascoltano. Che passano ai pubblici ministeri. Pizzi e Mapelli si consultano a lungo sul da farsi. E alla fine, nel corso di un interrogatorio di Paolo Savona, gli domandano: "Il professor Pelanda le ha detto che voi avreste vinto la gara per il ponte. Come faceva a saperlo? E Marcello Dell'Utri che cosa c'entra?". Savona risponde: "Era una legittima previsione: Pelanda mi stava spiegando che noi eravamo obiettivamente il concorrente più forte". I pm di Monza, tuttavia, sono convinti di avere in mano altri elementi per nutrire qualche dubbio sulla gara di aggiudicazione. Paolo Savona e Carlo Pelanda (economista ed editorialista del Foglio e del Giornale) si conoscono da anni, hanno scritto libri insieme, niente di strano che si sentano e che parlino anche del Ponte. Ma Pelanda chiama in causa il suo amico Marcello Dell'Utri, senatore di Forza Italia, stretto collaboratore di Berlusconi. Anche Pelanda e Dell'Utri si conoscono: Pelanda è stato presidente dell'associazione "Il Buongoverno", fondata proprio dal senatore. In Procura c'è molta cautela: non si vuole danneggiare Impregilo, la più grande impresa della zona, soprattutto adesso che i vertici coinvolti nell'inchiesta sono cambiati. Ma da quelle parole e dagli altri elementi raccolti, il procuratore Antonio Pizzi (già noto per essersi occupato delle inchieste sul Banco Ambrosiano e le Bestie di Satana) potrebbe decidere di avviare un'inchiesta per turbativa d'asta. E se questa inchiesta venisse aperta nel fascicolo potrebbe comparire anche un altro nome importante: quello dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che figura nei brogliacci delle intercettazioni per alcuni contatti con Pelanda. L'ex presidente e l'economista sono infatti in buoni rapporti. Pelanda è stato consigliere della Presidenza della Repubblica (mentre oggi risulta consulente del ministro della Difesa Antonio Martino). A questo si riferiva lo stesso Cossiga quando, durante la puntata di Porta a Porta del 5 ottobre, ha rivelato: "Sono stato intercettato da un pm mentre parlo con un mio amico che brigava per ottenere gli appalti del Ponte".
per chi volese approfondire l'argomento ecco alcuni siti
www.nopontre.org e il suo forum , con articoli postati anche dal sottoscritto , molto interessanti e che apro gli occhi