“L’illusione di essere sempre informati su tutto, di poter comunicare a tu per tu con chiunque, di conoscere gli altri e se stessi, e la presunzione di aver scardinato, grazie alla teologia, alla psicologia, alla tecnologia e alla biogenetica, la cassaforte dell’universo. Al cospetto di questa coscienza collettiva, io mi inchino, vi saluto e ritorno nelle tenebre del plasma. Preferisco essere un nanobio di un decimillesimo di millimetro, la metà del più piccolo batterio conosciuto, che un essere umano cosciente di sè. Voi trascorrete l’esistenza cercando di trovarvi, io la passo cercando di disperdermi.” — Dario Ameruso.
Questo post da me citato mi ricorda questa canzone vecchia canzone che ha caratterizzato tutto il mio essere
Nei giorni scorsi stavo cercando in rete l'immagine da mettere sulla mia bacheca di facebook del comodore 64 quando ieri leggo suilcorriere dela sera ( se non ricordo male ) online questa triste , la morte del creatore del pc in questione senza nessun richiamo in prima nelle pagine in fondo cioè quelle della cultura . Eppure se non ci fosse stato quel tipo di pc forse non avremo neppure tutte le tecnologie attuiali nel campo dell'informatica e internet sarebbe ancora per pochi eletti . Aveva ragione de André :<< quando si muore si muore soli >>
Ebreo polacco sopravvissuto ad Auschwitz, inventò il celebre computer (oltre al Vic 20 e al 128). E ne vendette a milioni
ramiel e la sua celebre creaturaMILANO - Quella tastiera squadrata e quello schermo viola, hanno segnato l'infanzia di tantissimi italiani tra i 35 e i 45. Oltre ad aver alfabetizzato all'informatica milioni di persone in tutto il resto del mondo. Già, il Commodore 64, il leggendario e monolitico computer (ma anche il cugino Vic 20 e il concorrente Atari) non esisterebbero se non li avesse inventati Jack Tramiel. Che se ne è andato, domenica sera, all'età di 83 anni.
LA COMMODORE INC. - Figlio di ebrei polacchi, sopravvissuto ad Auschwitz, Tramiel emigrò negli Usa all'inseguimento di un sogno. Come tanti che poi avrebbero sfondato nell'informatica, iniziò anche lui con le macchine da scrivere. Prima facendo manutenzione per l'esercito americano, poi mettendosi in proprio e fondando appunto la Commodore Inc. Leggenda vuole che la chiamasse così perchè innamorato del gergo militaresco. E perché admiral e coronel erano già stati presi da altre società.
INVASE IL PIANETA- Tramiel passò poi alla vendita di calcolatori elettronici e, con l'aiuto di valenti tecnici, lanciò all'inizio degli anni'80 prima il Vic 20, poi il Commodore 64 e infine il 128. Abbassando i prezzi e popolarizzando il computer per tutti, quando i contemporanei Pc e Mac erano fuori portata, la Commodore invase il pianeta. Ma con questa politica aggressiva spinse forse troppo l'acceleratore Tramiel, litigò con i soci e mollò l'azienda per passare alla nemica Atari, nel 1984. Poi il lento declino di questa generazione di computer coincise con il declino personale di Tramiel, mentre il testimone della missione telematica veniva trasmesso definitivamente a Microsoft e Apple. Ma se non ci fosse stato lui, con quella tastiera squadrata e quello schermo viola....
Di seguito trovate la lettera che ho inviato io. Potete prenderla come riferimento se non avete tempo di scriverne una.
Egregio Don Mazzi,
ho appena letto l'intervista da lei rilascia a "Chi" dove denigra chi si occupa di aiutare cani e gatti invece di versare denaro alla sua comunità Exodus che tanto bene fa nel recupero degli esseri umani.
Non nascondo che mi ha colpito molto negativamente questa sua insensibilità nei confronti delle creature indifese. Io ho sempre avuto come ideale San Francesco e il suo sconfinato amore per TUTTI gli esseri viventi che Dio ha posto su questa terra. Evidentemente, come buona parte del clero, anche lei ha una visione medioevale della religione , quella che pone l'uomo al centro dell'Universo come se
fosse il signore e padrone di tutto quanto lo circonda. Una visione che ha portato gli esseri umani a disprezzare e fare scempio della natura, a far sì che alcuni di loro si credano superiori agli altri con tutto ciò di negativo che tale concetto comporta.
Un prete come lei, così specista, e mi scusi, così materialista da mettere al primo posto i conti in rosso della sua comunità, prendendosela con chi nutre amore e rispetto verso gli animali non fa un buon servizio alla Cristianità e al messaggio d'amore diffuso da Gesù.
Lei è sicuramente libero di dire quello che pensa, ma non credo che questo suo sentire sia condiviso dai più, animalisti e non. Anzi, le confesso che queste affermazioni possono solo allontanare dalla Chiesa e dalla religione le tante persone sensibili alle sofferenze di tutte le creature senzienti, siano esse umane o animali.
Cordialmente
Nome Cognome
11.4.12
Galsi-metanodotto/e Tav . sud e nord/ stessa logica/stessi affari/i loro
Asino in terracotta trovato a pasqua 2012 in un ovetto del commercio equo - solidale
Se prima m'offendevo ed a volte mi adiravo ( in parte è ancora cosi perché me lo dicono \ mi chiamano,a volte senza nessuna ragione apparente poi i fatti gli smentiscono i matusa ed altri amici\che ) adesso sia dopo due parabole una cattolica ( da cui ho imparato anche se non sempre riesco ad applicarlo alla mia opera d'arte che : << Quella degli asini é la fierezza degli umili, capaci di difendere con dignità la loro famiglia e la loro storia >>) ., un altra laica d'origine calabrese che ho trovato qui ( per chi ha ed usa facebook ) oppure qui da cui ho appreso la MORALE: ed è quella che applico di più nella mia opera d'arte \ il mio modo d'agire Qualunque cosa si faccia ci sarà sempre qualcuno a cui non va bene ciò che si è fatto e spesso è una stessa persona a lamentarsi qualsiasi cosa si faccia nei suoi confronti o in generale
Ma a confermare : 1) l'accettazione di tale termine a cui si dà solo ed esclusivamente un termine negativo ., 2) a continuare a tenere fra i tanti " cingigli ( come li chiama la donna delLe pulizie e mia madre un giorno posterò delle foto d'essi ) della libreria ., 3 ) e a seguire e cercare d'applicare il metodo assertivo spiegato nel libro toglimi quel piede per favore di Alessandra Faiella , è stata la lettura di questa fiaba di Esopo suggeritami dal blog http://stefanover.blogspot.it/ ( più precisamente dal post riportato sotto ) di un commentatore del nostro blog .
Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne. L'asino continuò a ragliare sonoramente per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi.Finalmente il contadino prese una decisione, crudele: concluse che l'asino era ormai molto vecchio e che non serviva più a nulla, che il pozzo era ormai secco e che in qualche modo bisognava chiuderlo. Non valeva pertanto la pena di sforzarsi per tirare fuori l'animale dal pozzo.
Al contrario chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a seppellire vivo l'asino.Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro al pozzo. L'asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente. Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto. Il contadino alla fine guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide.Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l'asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra. In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l'asino riuscì ad arrivare fino all'imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscirne trottando.
Esopo
con questo è tutto bella gente .
P.s se nel caso vorreste raccontare fiabe \ favole ai vostri figli o nipoti trovate sotto dei link su due favolisti del mondo antico ( Esopo e Fedro ) ancora oggi più attuali che mai
Il governo sostenuto dagli occidentali non è meno talebano di quello dei talebani e la condizione delle donne afghane è ancora quella di esseri umani di serie B.
foto tratta dal sito dell'articolo
I PROGRESSI - Ci sono stati alcuni miglioramenti nella condizione della donna da quando le truppe occidentali hanno invaso l’Afghanistan, ma a dieci anni di distanza dall’inizio dell’impresa le donne afghane vivono ancora in un medioevo maschilista, anche se alcune di loro oggi possono andare a scuola
INCARCERATE - Human Rights Watch denuncia proprio in questi giorni come più della metà delle donne detenute nelle carceri afghane sia stata condannata per adulterio o per essere fuggita dal marito. Reati che ovviamente non sono previsti per gli afghani e solo in questo paese sono considerati reati. Un clamoroso fallimento di uno dei motivi più pubblicizzati per l’invasione, che però non deve stupire.
I LIBERATORI - In Afghanistan non s’è visto nessuno di quelli che volevano liberare le donne afghane. Non gli uomini e nemmeno le donne, che non si sono mosse dalle loro case sicure in Occidente per andare ad aiutare le donne afghane nel loro difficile cammino d’emancipazione. E non si sono visti nemmeno i fini giuristi italiani che dovevano aiutare l’Afghanistan a darsi leggi e procedure compatibili con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e con il resto delle leggi internazionali che sono preposte a protezione della donna e al miglioramento della condizione femminile.
OGGETTI - Le giovani sono ancora date in sposa all’età di 12 anni o meno, il burka è ancora quasi obbligatorio e la legge protegge gli uomini che abusano delle donne punendo queste ultime persino se provano a fuggire dai loro aguzzini, che hanno potere di vita e di morte sulle femmine di famiglia come nemmeno in Arabia Saudita. Persino una blanda legge a protezione della donna, promulgata un paio d’anni fa, giace lettera morta perché tribunali e forse dell’ordine la ignorano.
STUPRATE DUE VOLTE - Anche la denuncia di uno stupro comporta la quasi automatica punizione della vittima e per questo non deve stupire che le denunce per stupro siano rarissime,visto che le autrici rischiano di subire altre violenze e torture per mano delle forze dell’ordine.
IDENTITA’ NEGATE - Pradigmatica anche la storia di una ex parlamentare donna come Azira Rafhat è travolta dal maschilismo imperante al punto da travestire una delle sue quattro figlie da maschio quando esce di casa, per evitare lo stigma sociale che accompagna le madri “incapaci” di dare alla luce un maschio.
TRADIZIONE LOCALE - Non certo un’idea originale, tanto che questi travestimenti hanno anche un nome, Bacha Posh e non sono infrequenti, perché un figlio maschio è un segno di prestigio ed onore, irrinunciabile per le famiglie di elevato standing sociale che non vogliano sentirsi dire di continuo che è triste che non abbiano dato alla luce un maschio. Ma può succedere anche alle figlie uniche, che non potrebbero andare in giro da sole con la loro identità femminile e in altri casi ancora. “Quando hai una buona posizione inAfghanistan e stai bene, le persone ti guardano in modo differente. Dicono che la tua vita è completa solo se hai un figlio maschio’, afferma la Rafhat. A fargli eco è il marito, Ezatullah Rafhat, convinto che avere un figlio maschio sia simbolo di prestigio e onore. “Chiunque veniva (a casa nostra, ndr) ci diceva: ‘Oh, ci spiace che non abbiate un figlio maschio’. Così ci è sembrata una buona idea mascherare nostra figlia, visto che anche lei lo voleva”, dice.
NON UN CASO ISOLATO – Ma quello della famiglia Rafhat non è un caso isolato inAfghanistan, dove in molti mercati si possono vedere ragazze abbigliate come maschi. Oltre a una motivazione sociale, dietro questa usanza vi sono anche ragioni economiche, in quanto un maschio puo’ lavorare piu’ facilmente in strada e sfamare la propria famiglia. Tra queste bambine che si presentano come maschi, di eta’ compresa tra i cinque e i 12 anni, ci sono venditrici di acqua e gomme da masticare. Ma questa condizione non dura per sempre e quando raggiungono i 17 o 18 anni tornano di nuovo femmine.
ELAHA – E’ il caso di Elaha, che per 20 anni ha vissuto come maschio a Mazar-e Sharif, nel nord dell’Afghanistan. Lo ha fatto perché la sua famiglia non aveva un figlio maschio e solo due anni fa ha riconquistato la sua identita’ femminile andando all’universita’, ma la riconversione non è stata semplice. “Quando ero piccola, i miei genitori mi hanno mascherato come un maschio perché non avevo un fratello. Fino a poco fa, come maschio, potevo uscire, giocare con gli altri e avere piu’ liberta”, racconta, sottolinenando cio’ che ora ha perso tornando donna. ‘Se i miei genitori mi costringeranno a sposarmi, compensero’ le sofferenze delle donne afghane e picchiero’ mio marito così forte che mi portera’ in tribunale tutti i giorni”, dice.
CHISSENEFREGA - Questa tradizione esiste da secoli in Afghanistan. Secondo Daud Rawish, sociologo a Kabul, potrebbe avere avuto inizio quando gli afghani iniziarono a combattere gli invasori e per questo le donne dovevano vestirsi come uomini. Ma Qazi Sayed Mohammad Sami, capo della Balkh Human Rights Commission, definisce questa usanza una violazione dei diritti umani. ‘Non possiamo modificare il sesso di qualcuno per un periodo. Non si puo’ cambiare una ragazza in un ragazzo per un breve tempo. E’ contro l’umanita”, afferma.
TRADIZIONE - Questa tradizione ha avuto effetti dannosi su alcune ragazze che sentono di aver perso memorie essenziali della propria infanzia e parte della loro identita’. Per altre, invece, e’ stata una esperienza positiva della liberta’ di cui, in quanto femmine, non avrebbero mai potuto godere.Una situazione intollerabile che invece è tollerata benissimo, perché una volta invaso l’Afghanistan l’interesse per la condizione delle donne afghane è evaporato all’istante, con una velocità tale da indurre molti a pensare che tante preoccupazioni per le donne afghane fossero solo ipocriti pretesti.
quando riportai la notizia ( vedere post precedente ) che le nostre forze dell'ordine torturavano ed estorcevano confessioni cosa nota nonostante : 1) io precedenti casi , oltre quello citato nel post precedenti in particolare il caso pinelli tenuto 3 giorni e 3 notti senza dormire e mangiare 2) dalle canzoni tipo il vestito di rossini di Paolo Pietrangeli ( testo e video ) prima che cade per un malore attivo dalla finestra della questura , fui all' @ dei contatti del blog barricato d'alga ricoperto d'insulti ed a accusato di : disfattismo , anti patriottismo , di terrorismo , ecc . oppure sminuivano le cose e m'accusavano d'ingigantire le cose e d'essere contro le nostre forze dell'ordine . Ma i come sto iniziando a fare , con più decisoione , da circa 2 \3 anni me ne frego anche perchè i matti ( come mi considerano a volte ) sono quelli che :
Il matto arriva con le pezze al culo E se ti vede ti tende la mano Il matto parla con lo sguardo perso Sogna forte E vede lontano
Il matto parla e grida e scherza E ti guarda, poi ride di gusto Ha la faccia innocente di un bimbo Ha il furgone che sa di lambrusco Ha negli occhi la luce Del folle e del giusto
Ora come la mettiamo quando anche uno dei protagonisti dell'epoca che preferì seguire il motto :<< Usi ubbidir tacendo e tacendo morir >> lo conferma ?
mi farebbe piacere risentire via email o qui nei commenti coloro mi hanno scritto via email e cos'hanno ora dire ? A quando un simile Outing per le torture di Napoli e Bolzaneto e gli altri fatti di del G8 di Genova 2001 solo per citare i più recenti ? dovremo aspettare altri 30 anni quando la gente non si ricorderà più cos'era successo ?
La cosa strana è proprio mentre scrivo il finale di questo post, mi ritornano in mente le parole di ques'ìaltra canzoncina ironica ( ma mica più di tanto visto che ancor oggi sono sempre pochi quelli che si rifiutano d'obbedir tacendo il classico io non vedo non parlo non sento , di commettere o per ordine o di propria iniziativa abusi del genere ) degli anni 60\80 sulla nostra polizia trovate sotto il video
Leggo sui facebook la e poi cerco in rete , qui dal corriere della sera online d'oggi
Addio a Miriam Mafai
Signora scomoda e polemica del giornalismo e della sinistra
Miriam Mafai con Giorgio Napolitano in una foto d'archivioMILANO - Scomoda, polemica. E attenta osservatrice dei cambiamenti della società italiana. Miriam Mafai, editorialista di Repubblica, se n'è andata. E con lei si è persa una penna raffinata che ha fotografato le donne e gli uomini che hanno cambiato il volto della società italiana: Diario italiano 1976-2006 (Laterza) è uno dei sui libri. Dimenticare Berlinguer. La Sinistra italiana e la tradizione comunista e Botteghe oscure, addio le sua analisi non pietose sulla sinistra italiana di cui è stata militante. Sempre assai critica.
MILITANZA - Direttore di Noi Donne dal 1965 al 1970, era poi diventata inviato speciale a Paese Sera. Miriam Mafai era nata a Firenze nel 1926. Aveva partecipato alla resistenza antifascista a Roma nelle file del Pci. Dopo la Liberazione ha continuato l'attività politica militando nella vita e nella professione ponendosi come coscienza critica del Paese. Separata con due figli, agli inizi degli anni Sessanta Miriam Mafai incontrò Giancarlo Pajetta, il "ragazzo rosso" e uno dei più attivi protagonisti del Pci, con cui ha vissuto trent'anni. Dal 1983 al 1986 è stata presidente della Federazione nazionale della stampa.
Redazione Online 9 aprile 2012 | 17:27
chi se ne frega di che ideologia ( sempre che sia una parola ancora valida ) ma qui si tratta di una persona che ha dato tutta se stessa per l'italia e perchè anche noi potessimo avere la democrazia anche se poi causa guerra fredda e corruzione alcuni l'hanno tradita
quest'anno vuoi per la crisi vuoi che mio cugino con moglie e figlia e mio zio che stanno per lavoro a Cono fanno una pasqua Si ( quest'anno è quella si ) e una No sono rimasto a casa anzichè andare come ogni anno al mare ed in pineta con amici . Ecco il menu
zuppa gallurese
Panada Grande
nella versione nel nuorese-oristanese ( con carciofi , olive , piselline e carote ) la zona di mia madre e dei miei nonni materni . Nel video sotto trovate la versione campidanese fatta la variante con agnello e patate
per la pasta sfoglia- 1kg di farina, meglio di grano duro - un bicchiere di olio d'oliva - sale e acqua tiepida.
panada di carne: - 750g di carne d' agnello - 750g di piselli - 250g di sugo - prezzemolo cottura 2 ore e 30'
panada di anguille: - 1 kg di anguille - pepe - 3 etti di pomodori secchi - prezzemolo cottura 45 minuti
Come preparare la pasta sfoglia Versate in una terrina la farina e l'olio d'oliva, impastate con acqua tiepida e leggermente salata. Dopo aver lavorato l'amalgama in modo energico per circa un'ora, lasciatela riposare per un'altra ora.
Il condimento interno. Per la panada di anguille: tagliate i pomodori secchi a pezzetti piccoli e tritate il prezzemolo; pulite le anguille prima di intaccarle in tre parti.
Per la panada di carne: passate i piselli nell'acqua e tagliate a cubetti la carne d'agnello.
A questo punto stendete la pasta formando due sfoglie circolari dal diametro di circa 35 cm e dallo spessore di mezzo cm: la prima servirà come fondo e la seconda, un po' più sottile, come "coperchio".
Posate la sfoglia per il fondo in una teglia a bordi alti e riempitela con prezzemolo, pomodori secchi e anguille, ripetendo la sequenza per almeno due strati. Seguite la stessa procedura per la panada di carne d'agnello, partendo dai piselli.
Ultimato il ripieno con una generosa spolverata di sale, chiudete con il "coperchio" e unite le sfoglie formando un bordo simile ad una treccia.
VarizioniSia nella panada di anguille che in quella di carne non è raro aggiungere le patate al ripieno: in entrambi i casi le patate si tagliano a dischi sottili.
Un grazie speciale a zia Odilia
da /http://www.gennarino.org/ La ricetta è la stessa anche per quelle piccole foto a sinistra tipiche ( ma diffuse anche nelle altre parti dell'isola con varie varianti del Sassarese e della Gallura \ Monte acuto ) d'Assemini ma oggi diffuse ovunque
uova di pasqua ( quello vinto sabato alla lotteria del bar , vedere foto sotto a centro )
. varie ed eventuali in particolare le formagelle fatte da mamma eccovi la ricetta la mia foto e la ricetta presa da questo blog http://manimpasta.blogspot.it
Il dolce tipico della Pasqua in Sardegna sono le formagelle, altrimenti chiamate "Parduas".L'ingrediente principale è il formaggio pecorino fresco, fatto al massimo da qualche giorno. Si possono fare sia solo di formaggio che formaggio e ricotta pecorina op solo di quest'ultimo .
Ingredienti:
800 gr di formaggio pecorino fresco
200 gr di ricotta pecorina freschissima
tre rossi d'uovo
due bustine di zafferano
200 gr di zucchero
200 gr di farina
la buccia grattugiata di tre arance
Per la sfoglia:
400 gr farina 00
un cucchiaio di strutto
acqua tiepieda
Per la decorazione:
miele e diavolini colorati
Preparazione:
La sera prima passate il formaggio nel mixer e grattugiatelo molto fine così:
mettete la ricotta, il formaggio, la buccia grattugiata dell'arancio, i rossi d'uovo, lo zafferano in una conca o un grosso insalatiere e impastate con le mani, fino a ottenere un impasto omogeneo e di colore giallo, così:
mettete a riposo in frigo per una notte.
Impastate la farina con lo strutto e l'acqua per la sfoglia stendetela con il rullo e con un bicchiere fate una forma tonda sopra posatevi una pallina di impasto così:
Piegate i bordi così
riempite la teglia e infornate a 180° per circa un ora, devono essere ben dorate:
Andate fino a esaurimento ingredienti
lo so che sono un lamento continuo , specie con le mie elucubrazioni , un parolaio secondo altri\e . Ma certe domande , chiamatele elucubrazioni \ seghe mentali non mi riesce proprio a non farmele Ecco al più recente , avvenuta dopo una vignetta pubblicata sopra all'inizio del post da un mio utente di facebook sulla mia bacheca .
E come spesso mi accade , non so spiegarmi come faccio so solo che mi vine spontaneo trovo collegamenti fra le cose . Ecco quello che ho trovato nelle curve della mia memoria. In particolare dal 5.55 al 6.40
Qualcuno\a ha qualche suggerimento come evitarle che non sia solo questo libro
Dietro a questo titolo provocatorio si nasconde un manuale "prêt-à-porter" che i nevrotici, o aspiranti tali, dovrebbero tenere in tasca. Esso utilizza tecniche yoga, buddhiste e zen, praticate da secoli dagli orientali (evidentemente anche loro nevrotici) ma esportabili anche a noi poveri uomini e donne dell'occidente. La nevrosi ci sommerge di ansie e di paure che ci impediscono di gioire della vita e dei rapporti con gli altri. Eliminando il pensiero nevrotico (le seghe mentali) e ritornando a quella realtà da cui esso ci allontana, possiamo imparare a godere delle vita e delle cose che ci stanno intorno. L'autore insegna Fondamenti delle discipline psicologiche orientali all'Università di Genova.
magari le vostre esperienze personali di come ci siete riusciti\e a risolvere questo problema
Il numero 2 sembra accompagnare la sorte di Edith Stein: nata alla fede cristiana il 1° gennaio 1922, durante la festa della Circoncisione di Gesù, martirizzata ad Auschwitz nel 1942. A 52 anni. Edith Stein riassume tutto: l’ebraismo e il cristianesimo, o forse solo Gesù, un ebreo osservante e, al tempo stesso, uno strano ebreo: un ebreo che trascende l’ebraismo per giungere alla pienezza di un’umanità totale, ricapitolativa, senza più religione, perché di ognuno. Edith Stein fu la prima a svelare questa realtà scandalosa ancor oggi, l’appartenenza di Gesù al suo popolo, allora del tutto accantonata se non addirittura negata con forza. È stata di ognuno (e di ognuna) mantenendo la propria originalità.
A lato: il fonte battesimale di Edith Stein nella cattedrale di Bad Berzagern. Sotto: un monumento alla filosofa.
Mi occupai di lei già anni fa. Ma, in occasione del settantesimo della morte (cadrà, più precisamente, il 9 agosto prossimo) e del 90° del battesimo, in tempi, se non altrettanto calamitosi come quelli in cui le toccò vivere, senz’altro assai duri, funestati da miseria, violenza, intolleranza, misoginia e razzismo, la sua figura splende più attuale che mai. Giovanni Paolo II la beatificò nel 1998 dopo averla proclamata compatrona d’Europa, e fu una grande intuizione, perché Edith Stein (Teresa Benedetta della Croce dopo aver preso i voti come Carmelitana) impersona il dramma, la complessità, il cuore pulsante del nostro continente. La crisi dell’antropologia cristiana attuale può essere risolta a partire dal suo pensiero, dalla sua attenzione costante, direi costitutiva, alla natura della donna, al suo porla al centro della sua speculazione. Edith comprese che solo una “ruah” (spirito) femminile avrebbe potuto salvare il mondo. La “ruah” femminile, che altrove essa chiama empatia, è la capacità d’immedesimarsi negli altri, il dono di provare pietà e compassione, il compito d’educare la gioventù e la politica alla pace. La “ruah” femminile è collaborazione fattiva e paritaria con l’uomo. Edith pose al centro della sua riflessione anche la questione della sessualità, il significato profondo della relazione dei corpi – e spingeva a una corretta educazione sessuale nelle scuole già negli anni Trenta. Studiare la sua filosofia, oggi, significa non solo comprendere lo spirito e il dramma del
Novecento, ma le premesse per gettare una luce sulla realtà d’oggi: la tragedia dell’individualismo, la prevaricazione tra i sessi che diventa, in ultima analisi, dominio dell’uomo su qualsiasi altro essere vivente: donna, certo, ma anche natura. L’intelligenza “pura”, il raziocinio freddo può portare alla spersonalizzazione e alla spietatezza, e a un’oggettività forse più terribile perché impersonale: questo il rischio della maschilità non illuminata dalla grazia. E un abbandono totale alla vita istintiva, con rischio della castrazione dell’uomo che le è affidato: ecco il rischio della femminilità non guidata. Fonte della sua riflessione è la “donna forte” biblica.
Un ebraismo, il suo, mai rinnegato, anche dopo la conversione. Un ebraismo che la segna fino alla fine, fino al campetto di Auschwitz dove i prigionieri venivano fatti spogliare in attesa di andare a rinfrescarsi nelle “docce”. Chissà cos’ha pensato in quegli ultimi istanti, la filosofa che anni prima, inascoltata, aveva supplicato il Papa di pronunciare una netta parola di condanna contro i persecutori del suo popolo. Forse aveva già compreso che quella “scientia crucis” da lei elaborata, quell’assumersi del cristiano della passione di Cristo e dell’uomo reietto, toccava la sua persona in modo particolare, totale, ultimativo? In quegli anni spaventosi, Edith Stein è stata l’eterno ebreo, la sua parabola ha incarnato e s’è, diciamo, incistata nella vicenda d’un intero popolo e dell’intera umanità. Ma è stata anche – insieme, non malgrado – l’eterno Gesù e l’eterno Cristo, che proprio di lei, di una donna, in quell’epoca e in quel luogo, aveva assunto le sembianze.