4.7.12

dal modo gay ( l'omofobo cannavaro candidato per la pdl , ecc )

Le mie risposte alle obiezioni comuni riguardo l'adozione da parte di figli per le coppie omosessuali.





FONTI: 
1) Studio di Loren Marks (Lousiana State University)http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0049089X12000580 

2) Comunicato Associazione Italiana Psicologi:http://www.aipass.org/files/Comunicato%20adozioni.pdf 

3) APA - statement about sexual orientation, parents and children:http://www.apa.org/about/policy/parenting.aspx 
(To be published in Volume 60, Issue Number 5 of the American Psychologist.)


Altri riferimenti: 
- Articolo 3 della Costituzione italiana: "Tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali[...]"
- Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: 
1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà 
enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcu- 
na, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religio- 
ne, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o 
sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. 
2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello sta- 
tuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio 
cui una persona appartiene, sia che tale territorio sia indipen- 
dente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autono- 
mo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità. 
-



Fonte http://www.mosinforma.org  ( Movimento Omosessuale  Sardo )


Cannavaro l’omofobo scende in campo con il PDL. Assessore a Napoli?

Dopo le uscite omofobe del 2009, sui matrimoni gay in Spagna accostati a Gomorra, che gli comportarono il mancato rinnovo del contratto con il real Madrid (il 53% dei tifosi lo voleva fuori) e l’esilio negli Emirati Arabi, Cannavaro sembra in procinto di tornare in Italia, come assessore allo sport del candidato sindaco di Napoli del PDL Gianni Lettieri.
In mutande, con i suoi compagni di squadra, tra cui anche l’altro omofobo Gattuso, Cannavaro sembrava strizzare l’occhio proprio a quei gay che tanto gli fanno schifo. Ma non altrettanto schifo prova per i loro soldi. Solo una coppia di stilisti di destra come Dolce & Gabbana, quelli che sostenevano l’inutilità delle Unioni Civili “perchè tanto loro, con i soldi che hanno, fanno comunque quello che vogliono”, poteva utilizzare modelli omofobi per una pubblicità diretta al mondo gay. Eppure siamo in Italia e le finocchie continuano a vestirsi Dolce & Gabbana pur sapendo che, i due stilisti, sono tra i più acerrimi nemici dei loro diritti. Diventati da tempo articoli da mercatino e snobbati dai fashion followers … rimangono, purtroppo, un top per  i gay italiani, un pò “ritardati” in tutto. Chissà quanti di loro, avvolti in una mutanda D&G, sbavano ancora guardando in tv Cannavaro che corre dietro un pallone. Noi auguriamo al PDL campano e al loro assessore in pectore una sonora batosta ed una caduta nel dimenticatoio.
Comunque, a chi interessa, ecco la notizia lanciata da TMNews:
Gianni Lettieri, candidato a sindaco di Napoli per il centrodestra, coinvolgerà il campione del mondo Fabio Cannavaro nella sua squadra di governo qualora dovesse vincere le elezioni del prossimo maggio. “Ho chiesto a Fabio, che ha subito accettato, di impegnarsi al mio fianco per il rilancio della città, mettendo a frutto la sua esperienza – ha spiegato Lettieri – per aiutare i giovani a credere in loro stessi e nello sport. So che ha molti impegni, ma so anche che di fronte alla sfida di far vincere la sua Napoli non si tirerà indietro”. “La sua immagine e la sua voglia di fare saranno determinanti per aiutare la città e sostenere i nostri ragazzi a dare una speranza a chi vive situazioni di difficoltà, a chi per disperazione purtroppo decide di avvicinarsi alla criminalità. Voglio mettere a sua disposizione – ha proseguito Lettieri – ogni più utile risorsa. Fabio ha sempre avuto a cuore le sorti della città e quella dei suoi ragazzi e già sta facendo tanto con Ciro Ferrara con la loro fondazione”.
Lettieri ha già ricevuto una email dall’ex capitano dell’Italia. Cannavaro, Pallone d’Oro dopo i mondiali del 2006, già giocatore della Juventus, del Real Madrid e attualmente difesore dell’Al-Ahli Club (Emirati arabi uniti) è pronto. “Condivido i tuoi progetti sulla rinascita della città che vorrai promuovere come sindaco, in special modo – ha scritto Cannavaro nella lettera – per quanto attiene ai giovani e alla soluzione delle problematiche che da troppo tempo li affliggono. Voglio perciò aiutarti in questa sfida difficile ed entusiasmante che va oltre ogni schieramento politico e le logiche di partito. Ho ancora un anno di contratto, durante il quale cercherò di impostare l’assessorato più idoneo creando un team dedicato di professionisti, dirigenti e funzionari comunali. A contratto scaduto, spenderò il mio tempo – ha assicurato – ad aiutare Napoli e i napoletani. So che è una grande responsabilità e che i problemi sono molti, ma ho sempre sognato – ha concluso – di poter fare qualcosa di importante per la mia città”




Intervista esclusiva: “Un figlio gay? Non avrei alcun problema!”. Salmo risponde alle accuse di omofobia

“Avessi un figlio gay sicuro lo pesterei” è la frase contenuta nella canzone “Merda in testa”, di Salmo e Guè Pequeno, che ha fatto infuriare la comunità GLBT italiana ma anche tanti fan dell’artista sardo. Salmo: “E’ solo una rima che precede il ritornello Quanta merda che c’ho in testa.Io quelle cose non le penso proprio” 
Nei giorni scorsi è divampata la polemica, prima su Facebook poi sui mezzi di comunicazione. Omofobo e violento sono le accuse che il popolo della rete, tra cui anche alcuni fan, hanno rivolto al rapper sardo.
Nato ad Olbia nel 1984, Salmo incide le sue prime strofe nel 1997 e, dal 2000, produce come rapper i primi demo. Negli stessi anni lavora su proggetti musicali paralleli girando per l’italia e l’europa con gli SKASI…CO (band rap-metal), con i quali produce 3 album e, nel 2009, collabora con i THREE PIGS TRIP  producendo il primo EP: “mercyfull bullets”. Dopo 13 anni di attività, nel 2011, incide il primo LP da solista “THE ISLAND CHAINSAW MASSACRE” che riceve moltissime critiche positive.
Salmo non è certo un paladino dei diritti dei gay ma ad essere descritto come omofobo proprio non ci sta. Tutto nasce da una collaborazione con Guè Pequeno, il rapper milanese considerato uno dei fenomeni del 2011, con il quale registra “Merda in testa” un free style contenuto nel mixtape “Fastlife 3″ in uscita alla fine di questo mese. Con il ritornello “Quanta merda che c’ho in testa“, Salmo e Guè infilano una serie di rime, più o meno baciate, tra cui “Vivo day by day sono il capo come Ray/Più hardcore degli Utop/Avessi un figlio gay sicuro lo pesterei/Vuoi far suonare Salmo in giro chiama il 666″
“La canzone non voleva essere distruttiva nè violenta, magari a freddo può sembrare un pò pesante, ma in realtà sono frasi sconnesse che fanno seguito al titolo del pezzo:  “merda in testa”. Se avessi un figlio gay io non lo pesterei. Assolutamente“. Ci dice Salmo al telefono. “Non mi sarei mai aspettato questa reazione e mi dispiace che ci sia stato questo fraintendimento. Scrivo i testi delle mie canzoni mettendo su carta tutto quello che mi passa per la testa e quelle frasi rispecchiavano il pensiero di qualcuno che si sente con “tanta merda in testa” … appunto”.
La spiegazione della canzone è chiara, ma la tua reazione alle richieste di chiarimenti su Facebook lo è un pò meno
“Si, hai ragione. Mi sono fatto prendere la mano. Non sono abituato a tutta questa notorietà e quando mi sono visto attaccato in quel modo, con offese gratuite, da persone che nemmeno avevano sentito il pezzo, mi sono innervosito e ho risposto di conseguenza.”
Nella tua prima risposta hai scritto “… non tollero quando vogliono essere accettati mettendo sul web “foto di nudo artistico” mentre si inculano uno con l’altro, da vomito!”. Un pò forte per essere solo una risposta ad accuse di omofobia, non trovi?
“Si, forse. Ma è stata una reazione ad una serie di messaggi privati ed alla pubblicazione continua, sulla mia pagina Facebook, di foto di uomini nudi e di sesso fra uomini. Ognuno è libero di fare quello che vuole ma quella mi sembrava un’imposizione … certo ho esagerato, ma il “vomito” si riferiva a quelle pubblicazioni e non ai rapporti tra omosessuali. Ripeto, ognuno è libero di fare quello che vuole ma non di imporlo agli altri.”
Come mai hai deciso di cancellare la tua prima risposta?
“Perchè l’ho scritta d’impulso e mi sono reso conto che non rispecchiava il mio pensiero. Poi leggendo i commenti alla risposta, sopratutto quelli che esageravano contro i gay, ho capito di avere esagerato e l’ho cancellata subito. Non ho niente contro gli omosessuali e non voglio stimolare l’odio o l’aggressività contro di loro. Ho scritto anche di conoscere diversi gay, anche coppie. Anche loro mi hanno chiesto spiegazioni di quella frase e quando gli ho fatto notare il contesto della canzone hanno capito. Sai, molti quando seguono un artista cercano un esempio da seguire, ma io non lo sono, sono un ragazzo normale che dice quello che pensa. Credo che ora starò un pò più attento.”
So che nei giorni scorsi hai parlato con il presidente del Movimento Omosessuale Sardo, vi siete chiariti?
“Si, mi ha chiamato per chiedermi chiarimenti di quanto successo e gli ho spiegato come sono andate le cose. Quando ho saputo che mi cercava mi sono reso subito disponibile, non mi piaceva l’idea di scontrarmi con un movimento che lavora da tanti anni sulla mia terra e che rispetto. Credo che lui abbia capito.”
Capitolo chiuso allora?
“Sicuramente si. E’ stata una leggerezza, non tanto la canzone quanto la mia reazione. Adesso ho capito che non devo prendere così sul personale tutto quello che viene scritto sulla rete, dietro un computer tutti si sentono liberi di dire quello che vogliono e spesso esagerano. L’ho fatto anche io; non lo ripeterò”
Cosa ne pensi del matrimonio o, comunque, dei diritti delle coppie gay?
“Io sono favorevole ai diritti per tutti … ma, se devo essere sincero, il matrimonio, etero o gay, lo abolirei … Ecco (..  ride) ho fatto anche la rima ..”
Dove ti trovi ora?
“In questo periodo vivo a Milano, spostarsi dalla Sardegna per i concerti era un problema, così ho deciso di trasferirmi qui”
Quando ti rivedremo in Sardegna?
“Spero molto presto”
In una nota il Movimento Omosessuale Sardo conferma la telefonata e getta acqua sul fuoco “No, non ritengo Salmo omofobo” dice Massimo Mele, presidente del MOS “Certo, la sua risposta su Facebook poteva sembrarlo ma il fatto che se ne sia reso conto da solo è un buon segno. La frase della canzone è certo censurabile in sè, ma se contestualizzata credo che rappresenti bene “la merda che molte persone hanno in testa”. Capita a tutti di dire sciocchezze, l’importante è rendersene conto. I cantanti o i gruppi realmente omofobi lo rivendicano pubblicamente, lui ha fatto un passo indietro, segno che non è quella la sua posizione. Magari in futuro lo troveremo anche a sostenere le nostre rivendicazioni. Se vorrà, ci sarà un posto anche per lui nel concerto contro l’omofobia che organizzeremo a Giugno, che quest’anno sarà anche l’occasione per festeggiare i 20 anni di attività della nostra associazione.”
Intervista telefonica realizzata dalla redazione di MOSinforma
Ecco il testo integrale di Merda in testa, di Salmo e Guè Pequeno
Fin da piccolo, fra sai, che avevo grosse ispirazioni
SP nei miei polmoni con l’imbosco nei miei coglioni
Da grande ocus pocus, trasformo barre in euro
Guardo la tv, mentre ho il volume a palla nello stereo
Multi-tasking
E frate la tua tipa è multi-cazzi
Si vero è troppo impegnata, non c’ha un buco libero
Tengo separato il business dagli amici e dalla donna
Ricorda tieni siempre separata las dodas.
Capisci un po’ le citazioni, no, non hai mai visto un film
Questo flow è già storia Guepe Story X
Contro me la tua testa fa crash tipo una bottiglia di Becks
Con la tua tipa sono un groupie entro sempre nel back
Troppa merda in testa
Quanta merda che c’ho in testa
Troppa merda in testa
Quanta merda che c’ho in testa
Troppa merda in testa
Quanta merda che c’ho in testa
Troppa merda in testa
Quanta merda che c’ho in testa
Uhh
Sconvolto spettinato in paranoia, mentre guido
Ho un teschio in faccia na hacido Salmo amigo comprendido
So che ottengo, perché esigo
Parlo poco, perché in due parole me la sbrigo
Rap da algebra preparato in materia
Il mio corpo è in aria, sono di sostanza aerea che ora porti con chi
Mi ascolta in stereo, faccio Hysteria
Ci sfioriamo appena, tipo Capoeira
Hey man occhi spenti, dietro lenti Ray-Ban
Chiama il numero della bestia come gli Iron Mayden
Ho dei problemi in testa tipo psicotico
Doppia personalità mi sdoppia un clone prototipo
Vivo day by day sono il capo come Ray
Più hardcore degli Utop
Avessi un figlio gay sicuro lo pesterei
Vuoi far suonare Salmo in giro chiama il 666
Troppa merda in testa
Quanta merda che c’ho in testa
Troppa merda in testa
Quanta merda che c’ho in testa
Quanta merda fra
Troppa merda in testa
Quanta merda che c’ho in testa
Troppa merda in testa
Quanta merda che c’ho in testa.





L’ignoranza è molto più contagiosa dell’HIV

La LILA denuncia l’offensiva superficialità con cui amministratori e giornalisti trattano le persone sieropositive
Qualche giorno fa di migliaia di persone hanno potuto leggere su diversi giornali nazionali che a Milano ci sarebbero degli “untori”,ovvero persone sieropositive transessuali che si prostituiscono e che rappresentano un pericolo per la salute pubblica. Untori che avrebbero scaraventato nella paura migliaia di cittadini. Questo grazie alle affermazioni del vicesindaco e dell’assessore alla salute irresponsabilmente riprese dai quotidiani e successivamente dalla rete.
Quello che colpisce è che si parli di untori, termine obsoleto e riportato in luce da amministratori della salute pubblica in maniera tanto superficiale e ignorante. Rendendo chiara un’immagine, quella di chi volontariamente espone al rischio di contagio la popolazione.
.....  di seguito  la  continuazione dell'articolo  e  altri articoli 

vittoria nella sconfitta

molti parlano  solo della sconfitta  della nazionale  agli europei , e  solo pochi come la  puntata  de l'infedele  ( anche se  solo accennato )  di lunedi 2 luglio  e   questo articolo sotto  ,  vedono nel  la sconfitta  una  vittoria  del paese reale   con  cui  i cialtroni  che ci governano  non vogliono fare i conti e perdere  voti  di quella parte che parla  e pensa  con la  pancia  , dimenticando   che  anche  noi   siamo un popolo d'immigrati (  1 2 ) .E che  ciascuno di noi,  sottoscritto compreso  ,    ha  avuto ( i parenti del marito dio mia  zia  paterna  emigrati  negli Usa   e  un mio prozio sempre materno    ch'era  per  5  anni emigrato  in Argentina   ed un cugino di mia madre in Germania    )  parenti  e avi  immigrati . 

Ma  ora prima di lasciarvi  all'articolo vi   dico parodiando  e  adattando    questo slogan  pubblicitario  ., meditate  gente  meditate   e non dimenticate  .



 Spero che   crei  qui e non solo su  facebook  , come  molti miei post   trasferiti   e\o  copiati  su fb .


balotelli_ogbonna_okaka

Chi nasce o cresce in Italia e’ italiano. Basta aspettare!

04 luglio 2012
L’Italia a Kiev purtroppo ha perso, i nuovi italiani invece hanno vinto. Può sembrare un paradosso, ma è la verità emersa in queste ultime giornate di campionato europeo di calcio. Milioni di italiani hanno scoperto grazie alla doppietta di Mario Balotelli che esistono anche i “neri italiani”, un popolo di un milione di ragazzi e ragazze che sono italiani di fatto, ma ancora stranieri per una legge ingiusta e ingiustificata. Balotelli è diventato cittadino italiano solo a diciotto anni e fino a quell’età aveva in tasta un permesso di soggiorno nel comune dov’è nato.A Mario Balotelli va quindi il merito di aver posto al centro dell’attenzione popolare non tanto la rivendicazione del diritto alla cittadinanza italiana, quanto la semplice esposizione di una realtà che mai prima d’ora era stata così al centro dell’attenzione. In tutti i bar delle piazze d’Italia, anche nei paesini più remoti della provincia, terre padane comprese, il nome di Mario Balotelli, la sua storia, il suo abbraccio alla madre e le sue lacrime dopo una finale durissima sono state oggetto di commenti e discussioni. La questione dei “nuovi italiani” è diventata finalmente una questione largamente popolare.Finalmente ci siamo almeno per metà del lungo viaggio che dovrà condurci verso una riforma giusta e civile della legge sulla cittadinanza in Italia basata sullo Ius Soli: è italiano chi nasce o cresce in Italia da genitori immigrati.Da oggi in poi raccontare le storie e la discriminazione a cui sono sottoposti i “nuovi italiani” sarà sicuramente più semplice anche di fronte alle platee più scettiche o meno informate. Ma al contempo si dovrà riflettere in modo serio su quanti altri Balotelli e a quante altre “doppiette” stiamo volutamente rinunciando danneggiando il complesso della nostra società e alimentando pesanti frustrazioni in chi quest’Italia la ama veramente, nonostante tutto.Quanti bravi avvocati, giornalisti, medici, poliziotti, magistrati, sindaci, diplomatici, funzionari pubblici e tante altre figure professionali a cui oggi rinunciamo per una legge stupida e arretrata. Giovani che con il trenta e lode all’università continuano a vivere con la minaccia della perdita del permesso di soggiorno nel Paese dove sono nati o cresciuti.A questo punto della lunga battaglia e in vista della discussione della legge sulla cittadinanza in Parlamento su richiesta del Partito Democratico, dobbiamo essere in grado di rilanciare il tema della cittadinanza sotto il profilo non solo dei diritti legittimi dei “nuovi italiani”, ma anche per il diritto dell’Italia di non vedersi sciupata una straordinaria opportunità. Senza Mario Balotelli non saremmo arrivati in finale, senza i “nuovi italiani” l’Italia perde una marcia in più. D’altronde come immaginare la scuola italiana oggi senza decine di bambini portatori di culture lontane ma straordinariamente radicati nei quartieri e negli oratori vicino alle proprie case? Come immaginare la propria città senza il negozio di alimentari gestito dall’ormai amico di famiglia di origine pakistana, la propria nonna senza la sua assistente di origine moldava o la propria pizzeria senza il bravissimo cuoco egiziano? L’Italia è diventata tutto questo. Un nuovo paese multiculturale, trasformato rapidamente nell’arco di vent’anni, ma senza particolari incidenti di percorso grazie alla giusta dose di convivenza all’italiana.Come Partito Democratico, grazie alle precise parole di Pierluigi Bersani durante l’ultima assemblea dei segretari di circolo, la nostra rotta è chiara. La prima legge in un futuro e speriamo vicino governo di centrosinistra sarà quella sulla cittadinanza basata sullo Ius Soli. Nel frattempo la nostra speranza è che si proceda alla riforma delle legge a partire da questo parlamento. Occorre quindi rilanciare l’appello a tutti i parlamentari per uno sforzo per il bene dell’Italia. Guardando in faccia a Mario Balotelli e al milione di “nuovi italiani” ancora fuori dalla cittadinanza.





"Milano" in piscina con Lucio Dalla

La morsa del caldo pare aver concesso una breve tregua ed è forse il momento migliore per coccolarsi in piscina. Non strapazzati dall'afa rovente, e tuttavia pregni di sogni rivieraschi, c'immergiamo nelle acque clorose come nel mare di certe coste sarde. Dove abito, è facile e comodo. La piscina dedicata a Paolo Foglia, eroe di sempre prima che solo cittadino - peraltro, qui non è mai riuscito ad abitare -, si trova alle spalle di casa. Coperta. Se ne avverte la prossimità nemmeno tanto per il caratteristico odore di cloro ma per la musica diffusa nell'aria, sfilacciata e rotante, che accompagna le bracciate dei nuotatori.
Stamane la musica parlava con le note di Lucio Dalla. Coraggiosa eppur leggera, un passo di danza, e la immaginavo accompagnare le acerbe acrobazie di giovani ondine. Milano: quella che ride e si diverte, che quando piange piange davvero, sguardo maligno di Dio. A questo ritratto così audace e complesso, Lucio ha tralasciato di affiancare la Milano dell'Idroscalo, dei Navigli e, appunto, delle piscine: dimenticanza, peraltro, forse solo apparente, perché nei tardi anni '70 quella Milano vitale e giovanilistica era ormai sepolta. Lo dimostra l'altro brano, leggermente più antico, dedicato dal poeta bolognese alla mia città natale: Corso Buenos Ayres. Un'affabulazione atroce e allucinata, dove il sole d'agosto non rimandava a spiagge assolate, non a passeggiate notturne, ma a strangolato sudore di cravatte, a sospetti, spari, terrorismo, razzismo. Non casuale, poi, la scelta d'una via centralissima, ma già in decadenza, sempre gremita ma incomunicabile, affastellata di negozi, cinema, supermercati, ambulanti e drogherie, in ordine sparso, senza alcun raziocinio. Afosa, nella già afosa metropoli, perché non protetta neppure da un qualsiasi segno vegetale. Il paradigma della solitudine concitata. "Vicina all'Europa", sì, ma nel senso deteriore.
Lucio, per sua stessa ammissione, si rappacificò con Milano proprio l'anno successivo, regalandole quel leggero tratteggio di qualità e difetti, da carezzare come una donna. Milano, il brano del perdono, è pertanto un tocco femminile, una piroetta liberty. La Milano di Milano è quella delle piscine. Non menzionata, ma intravista, "che come un uccello gli sparano in volo". Una Milano che sa conservare un cuore d'ingenuità e d'entusiasmo, un retro di bianca goffaggine, nell'esposizione di corpi cittadini così avidi di liquido amniotico, alla perenne ricerca della madre. Di lei, la città misteriosa, che si profonde talora in scoppi d'amore così incontenibili da stordire, ma talmente imprevisti che non li afferri mai del tutto. "Milano piovuta dal cielo, tra la vita e la morte continui il tuo mistero". Del mistero, specie se non circonfuso da un'aura di sacertà, è arduo, se non impossibile parlare, e infatti ben pochi autori contemporanei hanno affrontato la sfida di raccontare Milano. Lucio ci è riuscito anche nei suoi silenzi, nei suoi scorci intravisti, perché ha preferito li evocassimo noi, cedendoci il passo. Un olé da torero o, forse, una garbatezza antica, quella d'immergerci nella poesia e farla evocare a noi. Milano in piscina con Lucio, uomo di mare e di provincia, sogno fugace di fanciulla, è un tuffo in mezzo al cielo.

3.7.12

oggetto misterioso cosa è ? e per cosa si usava e si usa ancora


P.s
i Sardi  o   sardi  "  d'oltre mare  "  aspettino prima di rispondere  al meno una settimana  ,  altrimenti  rovinano il gioco

nuova archeologia [ vecchie bilancie ] 2

ho ritrovato  quelle bilancie  di cui  ho parlavo nel precedente post




                                                     la  prima  dei nonni materni 
                                      (  non so  dove  sono andati a finire i pesetti )  
                                                           la  seconda  dei nonni paterni
.

raighes volume1 di roberto diana


Ascolto in anteprima  , l'ho fregato  al padrino  ( molto amico dei miei genitori  )    del chittarrista ,  il disco raighes  vol 1  di Roberto Diana  foto a  destra  tratta dal suo  sito www.robertodiana.com  un giovane chitarrista Sardo ben conosciuto da chi frequenta il rock indipendente nazionale degli ultimi anni. Chitarrista dei Lowlands, collaboratore con Pietro Nobile, fondatore del progetto acustico Ses Cordas, sideman, tecnico del suono, produttore in più di trenta dischi.
L'artista ha inciso il suo primo progetto solista, Raighes Vol 1radici in lingua sarda   )    e  rimango  stupefatto come  il bambino  nel finale  del film la  vita  è bella  .  Posso affermare  non solo  : 1) che  ho imboccato la  via  giusta  (  vedi  url   sotto a  fine post) con quanto dicevo su queste pagine e quanto dirò sotto in questo post ., 2) che chi dice che le radici debbano essere intese come qualcosa di fermo/piantato si sbaglia di grosso od è uno che le vede da una parte sola e non anche ccome qualcosa che si muove alla ricerca di vita. ., 3) che non è  vero  che  le  radici  debbano essere   per  forza  espresse  solo  attraverso la  voce  e la parola scritta    Infatti lo dice  l'autore  stesso : << Non credo si possa scindere l'essere umano dall'essere musicista quando la musica accompagna così costantemente la tua vita. E così a volte accade che le emozioni, le esperienze e le sensazioni che provi vivendo scatenino una scintilla creativa da cui nascono le canzoni. 
Spesso le emozioni che cerchi di trasmettere col tuo strumento vengono percepite da chi ti ascolta e questo è la più grande ricompensa che credo si possa ricevere, poter emozionare l'ascoltatore. (.....) Che le cerchiamo o no le nostre radici ci sono, spesso ci tengono in piedi, quasi senza accorgercene.Sono le uniche cose che non ci lasceranno mai, qualunque strada prenderemo, sono quelle che ci spingono lontano, verso l'ignoto, in cerca di nuovi posti, nuove anime, nuove emozioni, ma le stesse che ci tengono ancorati al luogo da cui siamo partiti. 
Per quanto sarà lungo il nostro viaggio, per quante numerose potranno essere le nostre tappe e impervio il percorso che abbiamo scelto, una parte di noi, sarà sempre nel nostro punto di origine, là dove tutto è iniziato. >>
Ma come può la musica strumentale, senza testo, scritta sulla scia di queste emozioni lasciarle trasparire tutte ? 
Credo che tutto stia alla voglia   da   parte   del pubblico  di fermarsi e ascoltare con tutti i sensi e  senza preconcetti ( chi sa  che noia  un disco solo strumentale  , ecc  )  , se   vuole  sapere  le origini e le storie   anche di dolore   racchiuse    dentro  ciascuno pezzo , trova   sia   nel " rough tapes" Prodotto in 50 copie uniche per l'occasione del "Fathers and sons Italy Tour 2011", stampato su Vynil Cd, con cartoncino scritto a mano e numerato, distribuite durante i concerti fino ad esaurimento. l'anteprima di Raighes Vol 1" . ( foto a sinistra ),sia  nel disco   vero e proprio  (  foto sotto )  c'è un libretto dove la storia di ogni brano è raccontata per come è stata vissuta quando è nato.E anche il libretto ha diversi messaggi e storie impresse nelle immagini.
Un disco  molto  intimista e sofferto   :<< È difficile parlare del proprio disco, ma ho voglia di raccontare come è nato.Scrivo canzoni da sempre, da quando ho toccato per la prima volta la chitarra, credo che il primo embrione di brano fosse quando ancora non sapevo come andasse accordata la chitarra e la percuotevo con una matita...
Anche se ho tanti brani chiusi in una cassapanca, Raighes Vol 1 contiene per lo piu brani recenti, canzoni che raccontano diverse storie, collegate da un unico filone, le mie Radici.
Radici non intese come qualcosa di fermo/piantato ma come qualcosa che si muove alla ricerca di vita.
Quando un disco racconta tanto di te delle tue esperienze personali, la paura di come venga accolto da chi lo sente è tanta, ma anche l'orgoglio e la convinzione di dire, questo mi rappresenta, nel bene e nel male questo sono io.. >>


Un disco  molto  profondo e  poetico   come dimostra  (  una  delle canzoni più belle  , almeno  al primo ascolto  ) 


 Un buon inizio di viaggio visto che : <<  è un concept album strumentale formato da >>  secondo  il sito   ufficiale  <<  due volumi, il primo ricco di strumenti acustici, intimo e introspettivo ma con un forte animo rock, mentre il secondo verrà sviluppato in formazione elettrica.

Non so  che altro  dire  lascio la parola  a  chi  è  più esperto di me 

Ecco diverse recensioni su Raighes Vol 1 (rough tapes) apparse sul web dopo il tour di Fathers and Sons con Donald and Jen MacNeill“La potenza espressiva delle sue canzoni, che “parlano” con un’efficacia e un’emotività difficili da raggiungere anche con l’ausilio di parole. [...] Questo disco, in cui appare appieno la maestria di Roberto con la chitarra, è un viaggio intenso e personale che accoglie l’ascoltatore e lo porta con sé, sulle note dell’espressione più vera di questo artista.”
MUSICABOOLA.COM
http://www.musicaboola.com/2011/10/20/parte-da-spaziomusica-il-tour-di-raighes-vol-1/

“Lui, se conoscete, i dischi dei Lowlands è un ottimo chitarrista elettrico, tra i migliori in Italia, ma anche all'acustica se la cava alla grande[...]If You Are Happy e Soul Hunter dipingono vicende familiari e stati d'animo attraverso le 6 corde della chitarra nella migliore tradizione dei virtuosi dello strumento.”
Bruno Conti - DISCO CLUB
http://discoclub.myblog.it/archive/2011/10/19/donald-and-jen-macneill-due-scozzesi-e-un-paio-di-lowlands-f.html

“Roberto Diana va assolutamente ascoltato ed apprezzato! Un virtuoso della chitarra che abbandona le parole per dare spazio alla voce della sua chitarra. Una voce che arriva fin nel profondo e lascia scossi ed ammirati.”
Ugo Galassi - RADIO BBSI

“Sebbene avessi imparato ad apprezzarlo come chitarrista elettrico con i Lowlands, grande è stata la sorpresa nel vederlo dimostrare (oltre al “gusto” solito) anche una tecnica ed una sensibilità notevoli. ”
Furio Sollazzi - MIAPAVIA.IT
http://www.miapavia.it/articolo.cfm?Id=10214




  ti potrebbe interessare  radice o seme ? io ho a scelto  e voi ?

2.7.12

nuova archeologia [ vecchie bilance ]

Non sapevo che il proprietario della pizzeria  *****  cittadina   fosse un cultore   delle tradizioni  e  conservasse  esposte  su  una  mensola   dele  vecchie bilance .  Da me  fotografate  con il cellulare  


appena  ritrovo  , persa  o gettata in qualche  sgabuzzino  o ( spero di no  erano cari ricordi  di generazioni  ,) data  a qualche  ferro vecchio  e  svuota  solai  \  case   posterò  qui   sempre  su queste pagine  altre  bilance  più antiche  di queste .
Ora   qualcuno\a  di voi  lettori  fissi  ,  ma  anche occasionali  , mi dirà che sono nostalgico  e  che   dovrei  lasciarmi  alle  spalle il passato e vedere  avanti , vero ma  chi è   che non lo  è ?  . 

 
 

Infatti : 

 i giorni  passano ( e  se  li conti anche  le ore e minuti  ) 
 passano   tra le  cose belle  
e   momenti tristi 
Gli anni   scorrono tra 
mode  ,record 
e chiacchiere
Grandi imprese  e piccole
 sciocchezze 
riempiono le
nostre ore
Tutto  diventa  un ricordo che 
volte svanisce 
Ma 
i nostri sogni ed  utopie  non
se  ne vanno 
resistono  fieri ed indigesti per il potere
e agli indifferenti
a tempeste e
 cambiamenti 
Cercano il vento 
più alto   e volano 
liberi 
Nessuno
  li cancella
se   non vogliamo noi  

Poesia    deliberamente  tratta da  : 1) TOPOLINO 2953 - LONDRA 2012 CACCIA ALL'ORO - LONDRA IERI E OGGI ( copertina  a  destra) Testo di Roberto Gagnor disegni di Marco Mazzarello  ( I-2593 -3 )  ., 2)  dall'articolo  odio gli inifferenti di Gramsci  ( qui il testo  completo  e  qui una lettura  di fiorella Mannoia  )   
Le  altre  frasi in corsivo sono mie  

fax di un marito alla moglie e risposta della moglie




” Mia cara moglie, tu comprenderai che ora che hai 54 anni io ho dei bisogni che tu non puoi più soddisfare. Io sono felice con te ti considero una moglie meravigliosa e sinceramente spero che tu non prenderai male il fatto che quando riceverai questo fax io sarò all’hotel Confrot Inn con Vanessa, la mia segretaria di 18 anni. Non ti arabbiare sarò a casa a mezzanotte”.
Quando l’uomo arriva a casa trova un foglio sul tavolo nella sala da pranzo.
” Caro marito, ho ricevuto il tuo fax e non posso che ringraziarti per avermi avvertita. Approfitto di questa occasione per ricordarti che anche tu hai 54 anni. Inoltre ti informo che quando tu leggerai questo messaggio sarò all’Hotel Fiesta con Miguel, il mio istruttore di tennis, che come la tua segretaria ha 18 anni.
Visto che sei un noto uomo d’affari e in più, laureato in Matematica, potrai facilmente comprendere che noi ci troviamo in situazioni simili ma…. con una piccola differenza” 18 entra più volte nel 54 rispetto al 54 nel 18″……Quindi non mi aspettare prima di domani.

Ho 29 anni e sono docente all’Università storia di Valentina Cattivelli


Questa  foto  a  sopra   di un manifesto pubblicitario  , da me scattata  con il telefonino  , mentre   attendevo in lavanderia   di ritirare  una maglione   di mia madre  , sembra  confermare  la storia  che  riporto sotto tratta  dal corriere  della sera   online .
Questo dimostra  che   finalmente  c'è gente  che  sta smettendo di piangersi addosso  e  di parlare od imprecare  solo e  che  ora  di  


Ed  è questo  è il caso di questa storia   che vado a riportare  presa qualche  giorno fa  dal corriere della sera  online  


No, non è facile trovare lavoro in Italia. Lo abbiamo detto e ripetuto su questo blog. Così accade che qualcuno vada all’estero oppure accontoni un sogno o una passione per cercare un impiego. Ma tra migliaia di giovani (e meno giovani) in cerca di un futuro, c’è chi  con impegno ci è riuscita. Valentina Cattivelli, 29 anni, racconta la sua esperienza come docente all’Università di Parma e Verona.Sono una ragazza fortunata. In tanti modi. Ho 29 anni e sono docente universitaria da 3. A contratto, si intende, ma pur sempre docente, con la responsabilità di un corso o di una relazione di tesi.
valentina Cattivelli
Immagino che molti lettori potranno pensare che io sia la solita raccomandata, con un cognome importante a spianarle la strada. Non è così. La mia famiglia ed io siamo quelli che il Manzoni definirebbe “genti meccaniche di piccolo affare”. Mi sono impegnata molto presto. Dopo il diploma di ragioneria, mi sono iscritta ad Economia. Ne sono seguite una laurea specialistica, un master in marketing territoriale ed un dottorato di ricerca in economia regionale e rurale (Agrisystem) presso l’Università Cattolica di Piacenza. Durante gli anni di studio, ho sempre lavorato come impiegata presso la Provincia di Cremona. In questo modo mi sono pagata gli studi che, altrimenti, avrei dovuto abbandonare. Per orgoglio, per necessità, non ho mai voluto pesare sui miei genitori che già mi hanno dato tanto. Sono stati loro a trasmettermi la passione per lo studio e per il sapere e ad infondermi lo spirito di sacrificio e la voglia di fare. Sono stati loro i miei prof più importanti e dei loro insegnamenti faccio continuamente tesoro. Per questo, per la pazienza e l’affetto che ogni giorno mi riservano io sarò loro eternamente grata.L’esperienza che ti cambia la vita l’ho avuta nel 2008, come regalo per il mio 26esimo compleanno.L’università di Ferrara mi ha conferito un incarico di docente a contratto presso la facoltà di Architettura per il corso di Economia applicata avanzata: 100 ore di didattica frontale, oltre sei ore di treno ogni volta per recarmi in università. Una scelta di coraggio non da poco quella di affidare un corso così importante ad una ragazza di 26 anni. E’ stata l’esperienza lavorativa più intensa della mia vita. Il primo giorno poi è stato il più divertente: lo stupore dei miei studenti si leggeva nei loro volti, per alcuni di loro poi ero più vecchia di soli due anni, per altri addirittura una coetanea. I loro commenti, alla fine, sono stati positivi, gratificanti. Molti di loro mi rimproverano “di essere troppo buona”, altri di “metterci troppa passione”.Da qui la volontà di non “accontentarmi” di un lavoro pubblico, sicuro, nei termini e nelle mansioni, ma di tentare la più complicata strada accademica. Sempre con la valigia in mano, alla ricerca di un incarico. Certo il rapporto è di uno a quaranta (un incarico affidato, quaranta domande presentate), non ho “sponsor”, ma solo il mio cv a presentarmi. Certo, il lavoro in Provincia mi dà quella sicurezza economica che altrimenti non mi consentirebbe di rincorrere il sogno di diventare prof universitaria a tutti gli effetti. Ora sono docente presso le Università di Parma e di Verona. In ottobre sarò relatrice della “mia” prima tesi.Questo lavoro mi appassiona, è la cura migliore alla mia fame di sapere. Mi piace il rapporto con gli studenti: mi arricchisce, mi stimola a fare meglio. Cerco di dare loro un aiuto concreto alla costruzione della loro formazione e della loro futura carriera con consigli, incoraggiamenti, suggerimenti, oltre che con modelli o teorie economiche. Aver finito da poco gli studi è un grande vantaggio: li capisco, capisco le loro incertezze o esigenze e cerco di aiutarli.Oggi penso che sia stato il “sogno” il mio punto di forza, l’energia e la luce con le quali lo descrivevo durante i colloqui.Perché, in fondo, hanno ragione Antonacci: “la passione è la forza che lega le teste e a quei corpi noiosi dà spirito e luce” o un altro mio giovane collega prof D’Avenia “I sogni veri si costruiscono con gli ostacoli, altrimenti non si trasformano in progetti, ma restano sogni. La differenza fra un sogno e un progetto è proprio questa”. Il mio sogno è diventato progetto, spero che un giorno diventi quotidianità.

Il giorno dopo


Com'è un campo di calcio dopo una sconfitta? Simile all'ultimo giorno di scuola: sempre troppo vasto, spianato, interminabile. Melanconico anche, certo: ma privo di quel brivido sottopelle, di quell'attesa nascosta e colma di felicità. Il campo dei perdenti è sgombro come il silenzio circostante: un rito si è sfilacciato, inevitabile.
Ieri siamo stati i perdenti. Sonoramente perdenti, di fronte alla possanza spagnola. Non poteva che andare così (forse abbiamo sprecato qualche palla, ma il risultato non sarebbe cambiato di molto). Ma una sconfitta del rito comporta sempre una rinascita: e chissà che non siamo usciti, finalmente, dall'adolescenza. Perché in questi ultimi giorni ho visto in campo più degli adolescenti che dei professionisti: e non alludo all'abilità tecnica, parlo del cuore. Il calcio italiano rifletteva una nazione allo sbando, lasciata per troppo tempo senza guida, ricca e giovinetta. E la nostra Nazionale ha cominciato timidamente a balbettare la propria umanità solo quando è stata portata in visita ad Auschwitz, a toccare con mano l'inimmaginabile, ancor prima che l'ignorato. Rivelando, a sé stesso prima che al mondo, d'esser figlio di madre ebrea, Mario Balotelli aveva cominciato a razionalizzare quella sua rabbia istintiva verso tutto e tutti. A capire, realmente, il senso della giustizia.
La nostra Nazionale si è pian piano ri-creata nel momento in cui si è sentita un insieme, e non soltanto un'unione di singoli. La nostra Nazionale, infine, s'è ritrovata orgogliosa di cantare l'inno nella squarciagola ingenuamente stonata di Buffon, memore dei suoi bisnonni eroi del Piave e non solo della moglie modella.
Una squadra, la nostra, che ha aperto gli occhi sul valore della sconfitta, sulla difficoltà della crescita. Forse questa consapevolezza è ancora in nuce, forse non durerà; vogliamo però ingenuamente sperarlo. In fondo, diventare autonomi è la più ardua delle battaglie. Nel calcio, e ancor più nella vita.

30.6.12

le cazzate di Borghezio su Balotelli






BALOTELLI - Al centro del dibattito c'è Mario Balotelli, l'attaccante protagonista della semifinale contro la Germania, nato da migranti ghanesi e poi adottato da una famiglia italiana. Il bomber vienepromosso anche dall'eurodeputato Mario Borghezio: «Balotelli è un padano con la pelle scura. Per me va benissimo». I padani che lo infastidiscono, precisa Borghezio, sono piuttosto quelli «che si sono compromessi con la n'drangheta, quelli li rinnego da un punto di vista razziale».

  corriere  della  sera Redazione Online
30 giugno 2012 | 16:56

gli europei non sono solo calcio ma anche altri sport oro italiano nel salto triplo



corriere della sera online del 30\6\2012


Europei, Donato oro nel salto triploIl 35 enne di Latina stacca tutti nella rassegna di Helsinki

29.6.12

nessun ismo

Prima di qualunque "ismo " c'è il contesto della vita e il contesto della vita è semplicemente tutto ciò che è richiesto per fare il prossimo respiro . Riguarda l'aria che respiri , l'acqua che bevi , la sicurezza che hai , l'educazione che puoi avere . tutte cose che condividiamo di cui la vita in nessuna cultura può fare a meno . Dobbiamo ripartire dal contesto della vita . il contesto dela vita non è un ismo ma è analisi del valore della vita Zeitgeist: Moving Forward - web film del 2011 diretto da Peter Josephhttp://it.wikipedia.org/wiki/Zeitgeist#Cinema

proteste creative Napoli Entrano in banca e si spogliano: "Volete lasciarci in mutande, ma noi la crisi non la paghiamo!"

da   I segreti della casta 


Stamani un centinaio di studenti e precari  ha occupato per oltre due ore la sede centrale della BNL Paribas nella centralissima via Toledo a Napoli. Trenta persone sono entrate all'interno finchè la security non è riuscita a bloccare le porte. 
Fuori la banca gli striscioni: "Diritti Contro Profitti", "Occupy Banche", mentre all'interno lo striscione "PAGHINO I RICCHI". La BNL fa parte del gruppo Paribas che è una delle dieci multinazionali che concentra il potere della grande finanza internazionale. 
Dentro la Banca è stata aperta una tenda, sono stati distribuiti ai clienti volantini per domani e lanciati cori sul diritto all'insolvenza contro l'aggressività di Banche, Equitalia e governi liberisti della crisi. 
Alla fine, malgrado la crescente tensione con la security e le minacce di far entrare la celere all'interno, gli attivisti si sono spogliati, restando in mutande e reggiseno per simboleggiare"volete lasciarci in mutande, ma noi la crisi non la paghiamo!".
L'occupazione è durata dalle 11.00 alle 13.30, dopo di che un breve corteo ha attraversato via Roma con un irruzione anche dentro Cariparma e infine si è concluso con l'assedio alla sede centrale di Equitalia.
L'iniziativa anticipa la manifestazione di domani (ore 16 partenza corteo piazza Garibaldi) con partecipazioni da varie città del Sud contro Monti e i governi della speculazione finanziaria, contro la riforma sulla precarietà della Fornero, contro i metodi di Equitalia e per la sanatoria dei debiti dei ceti popolari. 

Comitato promotore manifestazione 30 giugno a Napoli

ecco perchè buffon uscito incazzato dalla partita


28.6.12

La rabbia


Ma sì, ci sta: troppi simboli, e noi, in fondo, viviamo di metafora. Trasliamo, interpretiamo. Forse per debolezza, forse per eccesso di sensibilità. Così umani. Ma come rimanere insensibili, vorrei dire inerti, di fronte a quella micidiale doppietta di Balotelli? Il simbolo è lui e se lo merita tutto. Non perché in campo fosse solo, tutt'altro. C'eravamo tutti, invece, accorpati, massicci, soprattutto rabbiosi. Ma Mario è un'occasione troppo ghiotta, e forse facile, per lasciarsela sfuggire. E' l'italiano nuovo, l'italiano nero, o negro, ed ebreo, contro la Germania. Si può resistere? No che non si può.

In campo, io non tifosa, e proprio perché non tifosa, ho visto finalmente l'Italia. Balotelli è un riassunto di quest'Italia. Non completo, si spera, ma vivo. E' il ragazzaccio intemperante, che spoglia il bel corpo annichilendolo però in una smorfia caricaturale degna di Big Jim. (Ma ammonirlo? Scherziamo!) E' il tenace che reagisce d'istinto: s'aggrappa al suo paese, spesso con lui ingrato, con tutte le forze della spontaneità irrequieta. Ineducato, diretto, passionale, dionisiaco tanto quanto Pirlo è apollineo e neoclassico. Se c'era un tedesco stasera, l'ho visto in Andrea e in quel volto mezzo sfingeo mezzo contadino di Buffon, uno che non ride mai, che forse esiste solo sul campo, ma le cui parate valgono tre gol.
Ho scritto "c'eravamo", perché mi sono immedesimata anch'io in quegli assist, l'ho vissuta anch'io quella sofferenza. So bene che è solo una partita, che i problemi si riproporranno domani, ma che dico, adesso, prima di coricarmi. Ma non cedo al moralismo d'accatto. Il cuore necessita di passione per ripartire. E di momenti completamente spaziati, lineari, fisici. Di prorompenza ed effluvio.
I ragazzi tedeschi, più giovani, più riposati e più in forma dei nostri, sono ovviamente incolpevoli delle scelte del loro governo. Ma alla logica dei simboli non possono sottrarsi nemmeno loro. E, in quella squadra meno composita della nostra, io non riuscivo a non vedere l'Europa vincente. Forse, l'unica Europa. L'unica che conti, che venga considerata realmente tale. Non potevo sopportarlo: come europea, come democratica, come italiana.
Mario Balotelli è stato la risposta visiva a quest'Europa asettica, prepotente, unidirezionale, rigida dominatrice dell'unica razza del mercato. Esagero, probabilmente: concedetemelo, stasera gira così.
Rabbia, dunque, perché rabbia ci voleva, ci vuole, una rabbia entusiasta e perseverante. I ragazzi del gol hanno fatto la loro parte. Tocca a noi concretizzare, materializzare quella rabbia e quell'entusiasmo nella lotta quotidiana dell'esistenza di cui l'incontro di calcio è - ci risiamo - l'ovvia metafora. Un riposo alla tensione, ogni tanto, è necessario. E' come il sorriso per strada d'un affascinante sconosciuto. Ritempra il nostro cuore. Adesso, però, voltiamo pagina, e proseguiamo.

27.6.12

Luigi Sartor e Vincenzo Sarno, il ritorno alle cronache degli ex bambini prodigio

se  invece  i  grandi club  di  spendere miliardi  in  giocatori  stranieri pescassero  nei vivai , negli oratori  , nei campi di periferia   troverebbero  degli ottimi giocatori  come quiesti  



Luigi Sartor e Vincenzo Sarno, il ritorno alle cronache degli ex bambini prodigio

Seppur per motivi diversi, Luigi Sartor e Vincenzino Sarno, ex bambini d'oro del calcio, tornano a far parlare di sè

Luigi Sartor e Vincenzo Sarno, il ritorno alle cronache degli ex bambini prodigio
Luigi Sartor e Vincenzino Sarno. Nell’ultimo mese mi sono imbattuti in due nomi che da un po’ erano lì nella mia memoria ma che, nondimeno, annegati com’erano in una marea di altri volti e nomi da un po’ non venivano a galla.E’ successo che l’altro giorno stavo guardando la festa del Lanciano calcio, appena promosso in serie b, i calciatori erano in campo festanti, un giornalista intervistò uno, credo il capitano o comunque uno carismatico, che poi introdusse un piccoletto e disse qualcosa come “qualcuno dice che lo stiamo ancora aspettando. Io dico che è arrivato, ha fatto i gol quando servivano”. 
Poi cominciò a parlare il secondo e in sovraimpressione spuntò il nome Vincenzo Sarno.                                                       Ora, per chi è appassionato di calcio, il nome di Vincenzo Sarno può anche essere associato ad una fiaba. Quale? Non lo so. 
Di fatto, Vincenzino Sarno entrò nella case degli italiani nel 1999, a soli 11 anni, quando fu ingaggiato per 120 milioni di lire dal Torino e si trasferì al nord, da Secondigliano, per giocare al calcio. In tele si parlava di lui come del nuovo Maradona, associazione facile per un talento napoletano basso di statura e mancino.
Le cose non sono andate come ci si aspettava e il ragazzino cominciò a girare per l’Italia; adesso con un suo bellissimo gol ha contribuito alla promozione del Lanciano calcio che si ritroverà a giocare, per la prima volta, in serie b. Il talento è arrivato a maturazione? Staremo a vedere. 
E luigi Sartor? Luigi Sartor la serie A l’ha giocata eccome, ha vinto un Europeo Under 21, tre volte la Coppa Uefa, diverse volte la Coppa Italia. Insomma, Luigi Sartor ha fatto un bella carriera in serie A.
 Una carriera che rischia di essere sporcata dal recente coinvolgimento nelle indagini per le vicende delle scommesse legate al calcio.
Ma che c’entra Vincenzo Sarno con Luigi Sartor? Luigi Sartor divenne famoso, prima ancora di arrivare in serie A, perché venne pagato un miliardo di lire nel 1992, la cifra più alta pagata per un minorenne.
Tutti i ragazzi che iniziano giocare a calcio sognano di avere offerte e opportunità come quelle che hanno avuto Luigi Sartor e Vincenzo Sarno

Danyart New Quartet fiori e tempeste

Ieri è stato presentato il nuovo lavoro discografico dei Danyart New Quartet, formazione jazz capitana da Daniele Ricciu, in arte Dany...