8.2.15

«Ministro orango», Cucca: non abbiamo assolto Calderoli Il senatore sardo spiega il no all’autorizzazione a procedere: «Per l'accusa formulata, istigazione all’odio razziale, mancano i presupposti giuridici»

Un bel tentativo d'arrampicarsi sugli spechi  . Va bene   parlare  ala gente  , uscire  dalla torre  d'avorio  , ma parlare   alla pancia  e poi inventarsi  la scusa  non ci sono prove  questo   non è  degno   di un paese   civile . E  testimonia    quanto  dicevo nel post precedente  . Non mi soffermo oltre  , per  evitare di beccarmi  una denuncia per  villipendio  dele istituzioni  e poi io  non ho  come  Caderoli e   compagni di merde   il  culo ..... ehm ......   le spalle  coperte     da  amici  politicanti 

da  la  nuova sardegna online del  8\2\2015




NUORO. «Sia chiaro: nessuno ha assolto Calderoli. La frase è evidentemente offensiva, ma non ci sono gli estremi dell’istigazione all’odio razziale, questo no!». « Una valutazione puramente tecnica, certamente non politica». Il senatore nuorese del Pd Giuseppe Luigi Cucca, avvocato di professione, difende il suo voto dato nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari che mercoledì scorso ha dichiarato insindacabile il leghista Roberto Calderoli, vice presidente del Senato. Sotto accusa per la frase shock che pronunciò nel luglio del 2013 nel corso di una festa della Lega a Treviglio: «Amo gli animali, orsi e lupi com’è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango».
La bufera politica fu immediata, nonostante il bestiario parlamentare sia da sempre infarcito di parole scurrili e oscene. Tanto che la definizione di “Balena bianca” data alla mastodontica Dc è il più pulito dei nomignoli di palazzo. Ne sa qualcosa Giuliano Amato, ribattezzato a più riprese “Il topo”. “Topo Gigio”, del resto, è l’appellativo che il presidente della Regione Sardegna uscente Ugo Cappellacci affibbiò miseramente al suo rivale e successore Francesco Pigliaru. E Renato Brunetta, per tornare in Parlamento, detto “Il nano”, non è forse una vittima dell’infelice vocabolario della politica italiana
La Santanché si autodefinì “Pitonessa” quando tanto si parlava di “Falchi” e “Colombe” e Berlusconi il “Caimano” (detto anche il “Giaguaro”) era sempre vigile e in agguato.
Ma non ci sono soltanto animali nel linguaggio indecente di Roma capitale: c’è anche “Faccia di mortadella” e Romano Prodi sa bene che ad apostrofarlo così era stato “Nano pelato” alias Silvio Berlusconi. Ma il verde Calderoli, evidentemente, è andato oltre ogni limite. Non gli bastavano le uscite omofobe e la maglietta con l’effigie del profeta Maometto, no, quella volta di due anni fa Calderoli era uscito dai binari con gli insulti al ministro per l’Integrazione del Governo Letta, Cécile Kyenge. Tant’è che la Procura della Repubblica di Bergamo ha ravvisato nelle parole di Calderoli l’ipotesi di reato di istigazione all’odio razziale. Per il parlamentare leghista si prospettava, dunque, il giudizio immediato. Salvo essere “salvato” dai suoi colleghi di palazzo Madama, come poi è successo dato che la Giunta delle immunità ha negato l’autorizzazione a procedere.
«La Giunta è un organo paragiurisdizionale e la sua attività è esclusivamente di tipo tecnico, le valutazioni politiche spettano all’aula, che è sovrana» continua Giuseppe Luigi Cucca, classe 1957, nato a Bosa, uno dei ventitré componenti della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. «È chiaro che se la Kyenge avesse presentato querela indubbiamente avremmo dovuto dare l’autorizzazione» spiega l’avvocato-onorevole sardo. L’ex ministro di origini congolesi, infatti, non solo non aveva presentato querela, ma non si è neanche costituita parte civile. Anzi. La Kyenge aveva persino accettato le scuse subito presentate da Calderoli, che già nell’immediatezza della festa di Treviglio aveva riconosciuto di aver sbagliato, di aver esagerato. Un mazzo di fiori alla Kyenge e «capitolo chiuso», aveva detto l’allora ministra.
Niente affatto: il capitolo è ancora aperto. E la bufera politica è ancora in corso, soprattutto all’interno del Pd. Anche se «non ci sono i presupposti giuridici dell’istigazione all’odio razziale», assicura il senatore nuorese Cucca.

Turismo sessuale, italiani al primo posto: padri di famiglia a caccia di bambini



a chi nega la realtà dicendomi che esagero quando dico che noi italiani siamo maschi allupati visto che ci piace il sesso e la pornografia chiedo come spiegate questo allora ?



 da il messaggero    giovedì 6 giugno 2013 10:49

Turismo sessuale, italiani al primo posto: padri di famiglia a caccia di bambini
di Marida Lombardo Pijola





ROMA - Sono così piccole da non raggiungere in altezza l’anca dei predatori che se le vanno a comprare nei bordelli, e poi le stuprano, e prima trattano il prezzo parlando quasi sempre lingue occidentali, e 80.000 volte all’anno in media la lingua è l’italiano.
Sono così leggere che a prenderle in braccio pesano poco più di un bebè. Sono così truccate che sembrano bimbe a Carnevale. Sono così sottili che, se non fossero coperte di stracci succinti e colorati, indosserebbero le taglie più piccole degli abitini per bimbi occidentali. Le stuprano, tra gli altri, certi italiani che a casa sembrano gente qualunque, gente a posto. Che mai e poi mai potreste riconoscerli dal modo di fare, dalla morfologia.
Figli, mariti, padri, lavoratori. E poi un aereo. E poi in vacanza al Sud del mondo. E poi diventano il demonio. Italiani, tra quelli che ”consumano” di più a Santo Domingo, in Colombia, in Brasile. Italiani, i primi pedofili del Kenya. Attivissimi, nell’olocausto che travolge 15.000 creature, il 30 per cento di tutte le bambine che vivono tra Malindi, Bombasa, Kalifi e Diani. Piccole schiave del sesso per turisti. In vendita a orario continuato, per mano, talvolta, dai loro genitori. In genere hanno tra i 14 e i 12 anni. Ma possono averne anche 9, anche 7, anche 5. Minuscoli bottini per turisti. Burattini di carne da manipolare a piacimento. Foto e filmati da portare a casa come souvenir. Costa quanto una buona cena o un’escursione. Puoi fare anche un pacchetto all inclusive: alloggio, vitto, viaggio, drink, preservativi e ragazze per un tot. Puoi cercare nei forum in Rete le occasioni, ci sono i siti apposta. Puoi scegliere tra ”20 mixt age prostitutes”, dalla prima infanzia in su. Puoi avere anche le vergini, mille euro in più. E poi torni da mamma, dai figli, dalla moglie, in ufficio. E poi bentornato, e quello che è successo chi lo sa?
L’allarme è dell’Ecpat, l’organizzazione che in 70 Paesi del mondo lotta da sempre contro lo sfruttamento sessuale dei bambini: sono sempre di più, i vacanzieri che vanno a caccia di cuccioli umani nei Paesi dove, per non morire di fame, si accetta ogni tortura. Sono un terzo dei tre milioni di turisti sessuali in tutto il mondo. Sempre più giovani, tra i 20 e i 40 anni. Sempre più depravati per scelta, e non per malattia. Solo il 5 per cento di loro, infatti, è un caso patologico. Gli altri, informa l’Ecpat, lo fanno per provare un’emozione nuova, in modo occasionale (60%), oppure abituale (35%).
I MONDIALI DI CALCIO
E il demonio si sta mobilitando in Brasile, per rifornire il mercato, sebbene i bimbi sfruttati siano già 50.000. L’impennata arriverà coi Mondiali di calcio del 2014. «La settimana prossima ci incontreremo a Varsavia -racconta Marco Scarpati, direttore di Ecpat Italia- per pianificare, assieme alle Polizie di tutto il mondo, qualcosa che impedisca una replica, in Brasile, di quanto avvenne in Ucraina nel 2010 e in Sudafrica nel 2012: il racket trasportò bambini da tutti i territori circostanti, per accontentare la richiesta. Purtroppo tutto questo accade sempre, in occasione di eventi sportivi. E i controlli sono spesso labili, insufficienti, inefficaci». Ecco perché domenica, al grido Un altro viaggio è possibile, una marcia ciclistica lungo le strade di 29 città, organizzata dall’Ecpat e dalla Fiab, porterà in giro l’indignazione contro lo sfruttamento sessuale dei bambini. Pedalando, si segnalerà che questa è un’emergenza. Che un milione e duecentomila bimbi sono sfruttati nel sesso, nell’accattonaggio, nei lavori forzati. Stime ufficiali, queste. Quelle ufficiose propongono ben altri conti: solo i piccoli schiavi del sesso sarebbero almeno due milioni. Ognuno di loro frutterebbe 67.200 dollari all’anno. Per il racket, il budget complessivo supererebbe i trenta milioni di dollari all’anno.
E a chi non ha i soldi per il viaggio, basta girare l’angolo: tra i 10 e i 12.000 di quei bambini si trovano in Italia. Migranti. Nomadi. Minori non accompagnati. In vendita a casa nostra, per le nostre strade, o anche su ordinazione. Solo a voler guardare. Solo a voler sapere.

7.2.15

polemiche fra prof che mette 3 come e la frase vergognati e alunno\a che scrive sono tutti morti su un tema sulla prima guerra mondiale

 POTREBBE  INTERESSARE
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2015/02/ecco-perche-il-film-torneranno-i-prati.html

Lo so che molti   diranno  <<  che  palle  ma  citi  sempre  facebook  ? >>  .Ma   se    cito sempre  o quasi  facebook  e   i social ,  un motivo  ci sarà ?   Infatti   se   si va  a cercare  facebook ,  in mezzo  a stati    deficenti   \  da bimbiminkia  , ecc  ci sono   anche   delle discussioni interesanti  alla faccia di chi ci vede  solo  fesserie .
Infatti  , la  storia  che vado  a  raccontare  è  un  di queste perle \  casi   di cui  ho  accennato nele righe  precedenti 

dalla pagina  facebook  
  più precisamente qui


Ora   Sia   che l'alunno\a   non avesse studiato l'argomento  o neppure  letto  giornali    \  visto  programmi    tv    su tale argomento  .,  o   che     avesse  voluto fare  lo stupido   oppure  semplicemente    una provocazione  usando  <<  la risposta adeguata alla traccia stupida >> (  Daniel Mapex   )  o mal posta in quanto un evento  cosi  ricco di particolari ed  influenze   sull'intero   novecento  ( vedi   link in cima al post  ) non   si può descrivere brevemente. . Quindi  se  si tratta  di provocazione \  contestazione  dello stuidente   concordo  con quanto dice il secondo commento    , sempre  dallo stesso post    da  cui  ho preo la   foto 

  • Andrea Porfido A pensare che ci sono state persone che hanno sacrificato la propria vita per dare un futuro a questa gentaglia...
  • Sara Sfarzetta perche dire gentalia....il bambino forse non gli interessa quello del passato si proietta sul futuro o è uno sintetico ai suoi occhi fu una tragedia da scrivere sono tutti morti.....bisogna accettare il pensiero che ha espresso e la maestra si deve solo farsi lei un esame di coscienza ...forse se lo merita lei quella valutazione che i ragazzi forse è la sua conseguenza di insegnante ---forse è pesante
Ora   qualunque  sia  l'ipotesi    tale   giudizio   è  immerito   infatti   concordo  , anche  se non completamente   perchè il licenziamento  lo  userei  se nel caso l'insegnante    fosse recidica  e non nuova  a simili  iniziative  , con quanto dice
  • Esteban Eversivo Laquidara Perchè dirgli di vergognarsi non è una risposta da educatrice ma da giudice semmai.
    Hai come educatore la possibilità di spaziare comunicando con l'.alunno. a mio avviso ha dato prova di creatività e coraggio.
    Per me nelle scuole italiane si è troppo imbrigliati a giudicare invece che insegnare

     
L'insegnante Dovrebbe tenere conto , di questo.  Cosi  come   chi 
  • Gianluca Giancarli · Tra gli amici di Rosalba Caria
    ke stronza,si è dimenticata la prof. di regime (comunista) di rilevare che sono stati tutti quanti dei macellai,non solo Hitler!!! brutte zecche schifose
  • Giuseppe Scano
    Gianluca Giancarli se intendi coloro , cioè i politici ( capi di stato e sovrani dell'epoca ) che non fecero niente per evitarla e i comandanti asssini ( vedi le fucilazioni e le decimazioni selvagge come ad esempio quella per non essersi tolto il cappello al loro passaggio o solo per aver proposto un piano alternativo ad azioni inutili ) allora siamo d'accordo . Se intendi quelliche partirono volontari per un ideale ( scelta di cui molti si pentirono con il senno di poi ) o perchè costretti non concordo , qui si offende chi ando' , specie molti che furono mandati al macello .

la vita da e toglie ed è per questo che è un enigma ed è affascinante

due storie di vita e di mesieri che scompaiono.

La prima 
Notizia presa   presa   tramite  Png  che   sfrutta  "  il bug  "   dell'edizione     , ovviamente   a  pagamento  (  da  grtuita  che era  anche se  dopo   prima  le  15  e poi  le  19  di sera  )  giornaliera  dell'unione sarda   del 7\2\2015 ( l'articolo  è quello  al centro  )
Ulteriori dettagli    vengono  , oltre  che da  link   riportati  anche da   questo  articolo   preso  da  http://www.linkoristano.it/ Venerdì, 6 febbraio 2015

Mareggiata a Su Pallosu porta via parte di spiaggia e ultima casa dei pescatori

La casa abbattuta dal mare stanotte a Su Pallosu

La casa abbattuta dal mare stanotte a Su Pallosu – Foto dalla pagina Facebook Su Pallosu
Una forte mareggiata si è abbattuta stanotte a Su Pallosu, facendo crollare l’ultima casa dei pescatori, danneggiando il molo delle imbarcazioni e rubando un altro pezzo di spiaggia.
La furia del mare ha fatto crollare il muro, più esposto e, conseguentemente, il tetto del soggiorno dell’abitazione di Barore Carta. Le stanze più interne, invece, sono rimaste in piedi.
Su pallosu
A sinistra la costa di Su Pallosu nel 1977, a destra la stessa costa nel 2006 – Foto   sempre  dalla pagina Facebook “Su Pallosu”

“Nessun danno a lui”, si legge nella pagina Facebook di Su Pallosu. L’uomo, infatti, sempre secondo quanto riporta la pagina Facebook dedicata alla località marina, avendo sentito qualche scricchiolio al tetto e viste le crepe sui muri, avrebbe preferito dormire altrove.
Dal crollo del tetto della casa sono usciti incolumi anche i quattro gatti del pescatore che la vicina Associazione Culturale Amici di Su Pallosu, aveva provveduto a far sterilizzare nelle scorse settimane.
Dopo la demolizione del villaggio di capanne di Su Pallosu, avvenuto tra gli anni ’80 e ’90, Barore Carta, pescatore professionista era stato unico autorizzato a rimanere nell’edificio, che si era trasformato nella sua abitazione.
Nella marina di San Vero Milis il mare, negli ultimi cinquant’anni, ha inghiottito trenta metri di spiaggia, in un area di 80 metri, tra la zona umida di Sa Marigosa e il centro abitato di Su Pallosu, quasi dimezzando l’arenile. 


La seconda     dalla  pagina fb dell'unione sarda  

Lo so che    pur    sembrare  banale  , ma  in tempi  come  questi  in cui  i ricchi diventano sempre òpiùricchi e i poveri sempre  più poveri ed  i servizi  per   non   toccare  i gruppi  di pressione  (  parassitari    per  lo  più )   , ecco una storia  i cui  « E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli   (Mt 19,24) »


Muore con un patrimonio di 10 milioni
Nel testamento lascia tutto in beneficenza


Il generoso gesto di Sergio Borea, imprenditore ligure deceduto alla fine dell'anno scorso.
Ha dato in beneficenza tutto il suo patrimonio. Un'eredità di 10 milioni di euro destinata a enti e persone esterne alla famiglia meritevoli di aiuto. 
E' stato questo l'ultimo gesto di Sergio Borea, imprenditore ligure 84enne morto alla fine
dell'anno scorso. Una generosità che ha fatto subito scalpore, finendo sulle pagine di numerosi giornali. Secondo quanto si è appreso, nel testamento di Borea, che ha preso la sua decisione in accordo con la moglie Elisa Albites (cognata dell'attore Paolo Villaggio), sono previsti lasciti a ragazze che devono finire gli studi, coppie che devono terminare di pagare il mutuo, anziani bisognosi di cure. Ancora, tra i quaranta diversi beneficiari dell'eredità sono inseriti il figlio della sua segretaria, il giardiniere, amici, collaboratori e associazioni di volontariato. E anche il club di volo di cui Borea faceva parte da anni, essendo stato in gioventù campione di aeronautica da turismo.

Unn esempio  più unico che raro. Se ragionassero tutti così...... Bravo .QUESTE ....
.....NOTIZIE "MI ALIRGANT" SU CORU.......:-)).  dovrebbero essere molti che ragionano in questo modo.Uno che ha capito il senso della vita, ecc   questi sono i  commenti   alla notizia 

STORIA DI UN INCESTO CONSENSUALE - LA RELAZIONE FRA FIGLI E GENITORI SEPARATI ALLA NASCITA E RITROVATISI DA ADULTI E’ PIU’ FREQUENTE DI QUANTO PENSIAMO - ECCO L’INTERVISTA SCONVOLGENTE A UNA 18 ENNE FIDANZATA DA DUE ANNI CON SUO PADRE, CHE STA PER DIVENTARE SUO MARITO

Metabolizzato --- per me ci vuole poco --- la questione creata dal post precedente ( trovate sotto i richiami ad esso )

 http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2015/02/che-gran-fisco-de-na-mignotta-lagenzia.html  ( il post  in questione 
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2015/02/ma-noi-italiani-siamo-maschi-allupati.html (  la  risposta   )


passiamo ad un altro argomento , sempre delo stesso tipo . Non è per fare polemica ( infatti evito di mettere altre foto , non per  censura   anzi meglio auto censura  ma  perchè    eccetto le due del  pprese  dall'articolo  e  una  presa  dalla rete  el altre  sono  tutte    troppo spinte ed  inadatte  a    un articolo serio  e non  sono attinenti all'argomento , perchè rischierebbero d'essere usate solo per attirare gente ) ma per creare una discussione in merito a tale argomento e rottura del tabu e la trasformazione del si fa non si dice . Non sono , tengo a precisarlo bachettone e\o eccessivamente moralista , ma certe cose si che si facciano e s'ammettono ( è il caso di questa storia sotto riportata ) che rimangano nascoste perchè i panni sporchi si lavano in famiglia si perchè si raccontino o per esigenze ( contrari all'ipocrisia e a gli altarini ed ai tabù)sia per fare " spettacolo " . . Ma la racconto anzo meglio la copippo ed incollo per descrivere i cambiamenti di costume in peggio o in meglio . della società attuale in resto non m'interessa

 da  http://www.dagospia.com/  del 16\1\2015 

Facemmo l’amore per la prima volta e persi la verginità. Gli dissi che volevo fosse il primo. Lui mi rispose che se non mi sentivo a mio agio dovevo dirglielo. Ma io non mi sono mai sentita così a mio agio con nessun altro. Fu incredibilmente sensuale. Durò un’ora, ci furono molti preliminari. Entrambi raggiungemmo l’orgasmo...








Negli anni Ottanta, la fondatrice del gruppo di sostegno per figli adottati che si ricongiungevano ai genitori biologici, coniò l’espressione “Attrazione Sessuale Genetica”
(GSA) per descrivere l’intenso sentimento sessuale e d’amore che si manifestava durante questo tipo di riunioni. Già nel 2003 gli esperti del “Guardian” stimavano che questo sentimento-tabù è presente nel 50% dei casi in cui i parenti si ritrovano da adulti. Le spiegazioni possibili sono tante: il sentimento primordiale di appartenenza, la volontà di sperimentare un legame che è mancato da piccoli, l’attrazione per le similitudini fisiche o caratteriali.
Si parla spesso di relazioni fra cugini, ma la relazione fra padre e figlia, anche quando si tratta di incesto consensuale, non viene quasi mai riportata. Keith Pullman ha intervistato una ventina di coppie GSA, e solo una 18enne di Great Lakes ha voluto raccontare la sua storia sentimentale che dura da 2 anni con il padre biologico, ritrovato dopo 12 anni.

Com’è stato crescere nella tua famiglia?
«I miei si incontrarono a 18 anni, rimasero insieme per sei mesi e si lasciarono che mia madre era incinta. Non rimasero in contatto. Lei voleva crescermi da sola. Ma soffriva di disordini bipolari, dopo la gravidanza ebbe un esaurimento nervoso e non si poté occupare di me. A due anni fui affidata ai miei nonni e vissi con loro»
Mai visto tuo padre da bambina?
«Fino a cinque anni lo vedevo nei weekend, ma le sue visite erano sempre fonte di discussione in casa. Giocavano in giardino, mi portava allo zoo, mi regalò un peluche che tenni fino a 16 anni»
Dai 5 ai 16 anni non vi siete più visti?
«Quando avevo 15 anni mandò una mail a mia madre chiedendo di vedermi. Lei mi chiese se volevo farlo e io risposi di sì, perché mi mancava. Lei non riusciva a capire come potesse mancarmi una persona che non avevo quasi mai visto. Invece mi mancava, mi chiedevo in continuazione dove fosse, perché non fosse lì. Lo rincontrai a 17 anni. Intanto mia madre pescò un altro paio di mariti sbagliati.
Il primo la lasciò, il secondo tentò di ucciderla perché era schizofrenico. Ebbe un figlio da un altro, che considero a tutti gli effetti il mio fratellino, e poi una figlia da quello che adesso è il mio patrigno. Ha una figlia 12 anni più piccola di me, e anche lei la considero la mia sorellina»
In tutto quel tempo tuo padre non tentò di contattarti?
«Mamma disse che lui non voleva avere a che fare con me, in realtà era lei che mi teneva sotto controllo nel fortino. Aveva tutte le mie password. Un giorno mio padre mi chiese l’amicizia su “Facebook“. Pensavo fosse morto. Cominciammo a chattare, scoprimmo quanto eravamo simili. Ci piacevano gli stessi programmi in tv, entrambi amavamo disegnare. Poco dopo ci incontrammo, poi mi chiese di andarlo a trovare nella sua città per una settimana»
Hai frequentato qualcuno da adolescente?
«Non avevo molta vita sociale. Ho avuto solo un ragazzo per due anni, ma non ci ho fatto sesso, al massimo un bacio. Al liceo ho fatto qualche esperienza con una ragazza, ma era molto religiosa, e ogni volta che si creava intimità fra noi, scoppiava a piangere e recitava versetti della Bibbia»
Con tuo padre hai provato subito attrazione fisica?
«La prima volta che lo vidi pensai che era davvero bello. Mi dissi, ma che diavolo vado a pensare? Lo vedevo come mio padre, ma anche come un ragazzo che mi aveva contattato on line e che era attraente. Passai con lui cinque giorni, nella casa in cui viveva con la fidanzata. La prima notte io dormii sul divano e lui sul pavimento. La seconda notte gli chiesi di starmi vicino perché soffrivo di incubi, allora dormimmo insieme sul divano. La terza notte io dormii abbracciata a lui sul pavimento. La quarta notte dormimmo a cucchiaino. Poi mi confessò di avere avuto un’erezione, ma me lo disse solo molto dopo. L’ultima notte giocavamo a fare la lotta e ammettemmo i nostri sentimenti. Facemmo l’amore per la prima volta e persi la verginità» 
Sapeva che eri vergine?
«Sì, ne discutemmo. Gli dissi che volevo fosse il primo. Lui mi rispose che se non mi sentivo a mio agio dovevo dirglielo. Ma io non mi sono mai sentita così a mio agio con nessun altro. Fu incredibilmente sensuale. Durò un’ora, ci furono molti preliminari. Entrambi raggiungemmo l’orgasmo. Non sono mai stata in una situazione così appassionata e gratificante»
Non ti sei sentita costretta?
«No, si assicurò in ogni modo che volessi farlo. E, dopo aver fatto l’amore, non ci sembrò nemmeno strano. Era naturale. Ci siamo innamorati profondamente e ci siamo trasferiti in un altro appartamento. Lui ha lasciato la sua fidanzata»
Chi è al corrente della vostra storia?
«Nessuno della famiglia di mia madre lo sa. Ne sono al corrente solo i familiari di mio padre, che ci vedono felici insieme. Ci trattano come una normale coppia. Vogliamo sposarci, anche se le nozze non saranno ufficialmente registrate. Non ho bisogno di un pezzo di carta per mostrare che ci amiamo. Abbiamo un amico che celebrerà, ovviamente non mi presenterò alla cerimonia in bianco. Vestiremo di nero e viola e indosseremo un paio di Converse. Poi ci trasferiremo in New Jersey, dove l’incesto adulto non è illegale. A quel punto, sarò in grado di dire a tutti come stanno le cose. Avremo dei figli, e, se mia madre vorrà venire a vederli, sarà la benvenuta. Non credo che diremo mai ai nostri figli che il loro padre è anche mio padre»
Non ti preoccupano i problemi genetici dell’incesto?
«No. L’incesto esiste dalla notte dei tempi. Viene permesso di partorire a chi ha il diabete o l’Aids. Mia madre era bipolare e ha potuto avere figli»
Nel sesso, avete ruolo di padre-figlia?
«No. Se succede, ci fermiamo. Quando lo chiamo papà, non è il mio fidanzato, è mio padre»
Se vi lasciate perdi sia un padre che un marito.
«Ne abbiamo discusso e lui mi ha promesso che resterebbe comunque mio padre, qualsiasi cosa accadesse. Non sopporterei un altro abbandono»
Non soffri per la differenza di età?
«Sono una donna di 37 anni imprigionata in un corpo da diciottenne»
E’ il tuo tipo?
«Sì ha tatuaggi e piercing. Ci piacciono le stesse cose, facciamo tutto insieme. Chi ci vede dice sempre che siamo una splendida coppia. Fisicamente non ci somigliamo e lui sembra un ventenne»
Cosa pensi di chi non concepisce il vostro rapporto?
«Non capisco perché mi si giudichi per essere felice. Siamo due adulti che insieme si sono salvati da un angolo buio. Non credo che capiate quanto spesso si formi questo tipo di relazione. Sono consenziente, mi so prendere cura di me. Se mi trovassi in una situazione di abuso, mi difenderei»
Sei mai stata sessualmente abusata?
«No. E mio padre dice che il pensiero di toccarmi da bambina lo repelleva. Non lo ha mai nemmeno sfiorato. Io sono sempre stata molto sospettosa con gli uomini. Non mi fidavo. Volevo fare l’amore solo con chi sarebbe rimasto con me. Voglio che i miei figli abbiano una famiglia stabile, felice e che li ami».

6.2.15

Kyenge: “Calderoli assolto per avermi detto orango, triste il Pd che lo difende” razzismo di stato ?

Premetto che   come politica  non come persona la Kyenge non mi piace  e non mi è  mai  piaciuta  eche è stata messa  li slo per  avere  voti  e fare bella fiugura    di un governo multi etnico per poi 
Clicca  sull'immagine per  ingrandire

   . Ma   come Michele Serra  sempee  su  repubblica  d'oggi  :  
(.....) Si capisce che la questione della libertà  di parola, in specie della parola politica, è  grande; complicata; non certo risolvibile  con un paio di querele o, al contrario, con  un paio di non-autorizzazioni a procedere.Ma almeno sul piano dell’esempio ci si  aspetterebbe che la classe dirigente di un  paese europeo pretendesse, da se stessa,un minimo sindacale di compostezza e di decenza. Quante ne bastano per capire che dare dell’orango a una donna italo africana è una schifezza proprio perché «nel pieno esercizio delle proprie funzioni politiche». In questo senso no, la Giunta per le autorizzazioni non fa pensare alla classe dirigente di un paese europeo.


affermo  che  è una vergogna  ed ipocrita .Infatti mi chiedo  che  cosa  la  si è messa  a fare  la  kyege    come ministro se  poi si da  ragione ai malpancisti come Caderoli   e  affini  ?

Proprio mentre  stavo per  preme ok  ,  leggo questo lancio  d'agenzia


ROMA - Il Pd potrebbe rovesciare la decisione assunta dai propri membri nella Giunta per le Autorizzazioni e le Immunità Parlamentari del Senato e votare, in Aula, a favore dell'autorizzazione a procedere nei confronti del senatore Roberto Calderoli, per le frasi offensive nei confronti dell'ex ministro Cecile Kyenge. E' quanto si apprende da ambienti del Pd di Palazzo Madama. I vertici del gruppo, comprendendo le motivazioni strettamente tecniche e giuridiche che hanno indotto alcuni senatori dem a votare in Giunta contro la relazione presentata ieri, sarebbero orientati a rovesciare quel voto in Aula dove, come previsto dal regolamento, la questione verrà affrontata nelle prossime settimane.   (....)    

Speriamo bene     e che rimedino alla figura  di cacca    che  ci  hanno fatto e  fanno fare  all'Italia   oltre  che ai loro simpatizzanti ed  elettori  

“Io e mia sorella perdute e ritrovate dopo ventisei anni” La scoperta di Giulia, iniziata con un pezzo del 1989 di “Repubblica” “Adottate in Italia dal Brasile e separate, ora insieme per sempre”il gioernLE DEL

A  differenza  di altre  storie  simili  che  ho ripreso sull'aonda  emotiva  o forse  perchè essendo   del '76   sono cresciuto  a feuilleton \ romanzi d'appendice televisivi  e  letterari  ,  questa  storia  non lo  è  o almeno o  è  in parte   Essa  è piuttosto  un caso alla  Serena Cruz   ( vicenda  raccontata in Serena Cruz o la vera giustizia (1990), saggio, Einaudi, ISBN 88-06-11749-1 di Natalia Levi Ginzburg  (  1916-1991 ) . 
Insomma una  Grande  ingiustizia  e  pessima conduzione  delle  famiglie addottive    delel due  protagoniste  .   

  la  vicenda  dela madre  
da repubblica  del  6\2\2015

“Io e mia sorella  perdute e ritrovate dopo ventisei anni” La scoperta di Giulia, iniziata con un pezzo del 1989 di “Repubblica” “Adottate in Italia dal Brasile e separate, ora insieme per sempre”


Giulia e Maria Grazia,di nuovo insieme.

                           STEFANO COSTANTINI

ROMA. Eccola Giulia. L’appuntamento è in un bar del Portuense,a Roma. Fuori diluvia. Non ci conosciamo,ma le nostre vite si sonoincrociate il 10 settembre di  26 anni fa. Scrissi per Repubblica dell’adozione di due sorelline brasiliane. La madre naturale stava venendo in Italia per riportarle a casa, aveva denunciato che le erano state sottratte. Poi più nulla fino ai primi di gennaio
di quest’anno, quando sulla scrivania trovo l’appunto di una collega. «Ciao Stefano, ti sta cercando una signora, Giulia Aigotti. Ha lasciato il suo numero, dice che ti sei occupato di lei tanto tempo fa, ti ho stampato l’articolo. Lei è una delle bambine di cui parli. Accidenti che storia. Fammi sapere.Ila».
Era il 1989 e non ricordo di aver scritto quell’articolo. Chiamo, risponde Giulia. È nata a Bahia nel 1977 («o almeno così c’è scritto sui miei documenti»), e si chiamava Dilma. È stata adottata a Pinerolo, vicino a Torino, da una coppia di insegnanti che le hanno cambiato nome e destino. La madre naturale era una domestica di 46 anni.  ha vissuto  protetta, ha studiato pianoforte
IL GIORNALE DELL'EPOCA 
e preso una laurea in Scienze infermieristiche. Oggi lavora in un ospedale di Roma. Ha due figli e un marito militare. È serena,ma dentro ha una voragine lunga quasi trent’anni.
«Pronto? Sì, sono Giulia. Ho trovato in Rete il suo articolo e a quel punto ho capito che non potevo più far finta di niente. Sapevo di essere stata adottata, che ero nata in Brasile. Stop. All’epoca avevo dieci anni. Ignoravo la battaglia legale tentata da mia madre naturale, non sapevo che era venuta in Italia per riavermi.
Le impedirono di incontrarci. Ricordavo di essere stata in diversi orfanotrofi. E ricordavo di una sorellina che tenevo sempre per mano, che mi facevo picchiare
pur di proteggerla. Niente altro. Troppe domande fatte ai miei genitori adottivi sono rimaste senza risposta, fino a quando abbiamo smesso di parlarci, una quindicina di anni fa per delle mie scelte che non hanno condiviso. Ora so che mia sorella esiste. Se è viva,la voglio ritrovare. Mi aiuta?».
Bastano poche ore per rintracciarla. La sorella che si chiamava Debora ora è Maria Grazia Grasso e non si è mai spostata da Giugliano,Napoli. Risponde al telefono
quando Giulia chiama.Scopre così di avere una sorella.
«L’ho trovata, è lei - mi avverte Giulia in preda a una felicità ormai incontenibile - e sabato prossimo
(il 17 gennaio, ndr) ci vediamo.Mio marito è originario di Caserta, lì vive mia suocera, vicino a dove abita Maria Grazia».
Sono passate due settimane e con Giulia ci incontriamo nel bar.Riprende il filo. «Grazie a Repubblica e alla Rete è avvenuto un miracolo.
Sono frastornata e felice. Mia sorella ha saputo di essere stata adottata quando era già grande e per caso. Ha cercato tracce della nostra famiglia, ha trovato dei parenti con i quali siamo ora in contatto. C’è un cugino che vive negli Stati Uniti e un’altra sorella rimasta a Bahia, più grande di me di un anno. Ci siamo scritte, in inglese, perché noi il portoghese lo abbiamo dimenticato. Sappiamo di avere avuto due fratelli maschi, che sono morti, e un’altra sorella, che oggi  avrà 43 anni. Nostra madre è morta tre anni fa e il cugino americano ci ha fatto vedere una sua foto. Maria Grazia aveva dei ricordi confusi. Quando ci siamo incontrate ci siamo abbracciate e abbiamo pianto, poi avevamo bisogno di una conferma. E allora dal passato sono spuntati dei particolari,uno decisivo: le mattonelle gialle dell’ultimo orfanotrofio in cui siamo state insieme. Ci siamo messe a ridere, perché è bastato guardarci per capire che siamo sorelle. Altro che prova del dna, siamo identiche ».
«Anche i suoi genitori adottivi - prosegue Giulia - non le hanno mai detto di me e sono stati sempre molto vaghi, come se anche loro avessero qualcosa da nascondere.
Ho chiamato i miei genitori, loro non rispondono, hanno il filtro della segreteria telefonica. Ho lasciato un lungo messaggio con le novità, mi hanno risposto con un telegramma: “Stai attenta a chi incontri”. Ora nella mia vita è tornata Maria Grazia: non vogliamo più lasciarci. Lei si sente brasiliana, l’ha sempre avuta dentro questa passione e da quando conosce le sue origini ancora di più: pensi che insegna un ballo tradizionale. Lei vorrebbe partire subito per il Brasile. Io  ho un po’ paura, finora avevosempre evitato di conoscere le mie radici. Un anno fa mia nonna adottiva mi accennò la storia di una donna che era venuta dal Brasile a riprendermi. Io non le volli credere. Poi mia nonna è morta e mio marito che aveva intuito qualcosa ha fatto il resto. Quando un giorno sono tornata a casa mi ha detto: “Giulia, guarda su Internet cosa ho trovato ”. E mi ha lasciato da sola davanti allo schermo. Dovevo scegliere, ho esitato prima di spingere quel tasto. E alla fine ecco, ho letto il suo articolo e si è spalancato un baratro. Il viaggio nel mio passato èappena iniziato». Buon viaggio,Dilma



Ma dove sono gli altri scrittori italiani ? hanno lasciato solo Erri de luca unia eccezione Fabio Geda e Laura Pariani,

Ma dove sono gli altri scrittori italiani?????? Se fosse capitato a loro di essere incriminati per le loro parole??? Questo silenzio è imperdonabile. Personalmente, non spenderò più' neanche un centesimo per comprare e leggere chi non difende il diritto di parola contraria in Italia. ‪#‎iostoconerri‬
"Fosse capitato a un altro scrittore, poeta, filosofo, scienziato, di essere incriminato per la sua parola contraria, sarei andato al suo processo. Avrei voluto ascoltare gli argomenti della pubblica accusa e della parte civile, per sapere in che tempo e in che paese mi trovo.
Nell’aula 52 del Tribunale di Torino il 28 gennaio 2015 c’era, fitta in piedi come in tram, una piccola folla di lettori.
Di scrittori erano presenti un uomo, Fabio Geda, e una donna, Laura Pariani, a nome personale e non delegati di una categoria assente.
Fuori di quell’aula e nei giorni precedenti altri gruppi di lettori si riunivano per leggere a voce alta le pagine di uno scrittore incriminato. Non credo sia successa prima una simile volontà di difendere con appuntamenti di letture uno scrittore sotto processo. In piccoli e grandi centri, in Italia e all’estero, alla pubblica accusa ha risposto la pubblica difesa, spontanea e corale.
Spero non dispiaccia ai miei avvocati Alessandra Ballerini e Gianluca Vitale, che io assegni a queste letture il primato della mia difesa. Poi lo assegno all’editore dei miei libri, Feltrinelli, che ha voluto pubblicare “La Parola Contraria” a un prezzo minimo, utile allo spargimento. Lo stesso succede in Francia, Germania, Spagna
Devo alla stampa estera un’attenzione che costringe quella nostrana a seguire il processo con un imbarazzato sforzo di obiettività.
Comunque vada il caso giudiziario, ho potuto spiegare le mie ragioni.
Per questo non presento appello in caso di condanna. Il mio pacco di sale l’ho sparso sul terreno dell’accusa perché sia inservibile una seconda volta. Non sono il primo scrittore incriminato, desidero essere l’ultimo."

5.2.15

Non ha mai giocato a bowling Nonnina fa strike al primo colpo

Ha 84 anni, e non ha mai giocato a bowling. I parenti le spiegano come deve fare. Lei afferra la palla, lancia, e fa strike. Il video è diventato virale anche su siti internazionali ed è stata creata una pagina Facebook in onore della nonnina.

Cagliari allontanato dala madre morente perchè finito l'orario dele visite . Ma riesce a vederlo grazia alla telefonata a ala segreteria del presisdenrte della regione

 se negli ospedali e non solo impareremo a  distinguere  dalla regola e  dall'eccezione   oltre  ad essere un po'  più umani  tali situazioni    non si verificherebbero. Per il resto non commento    tale  news 

"Da lei solo dopo una telefonata politica"

l'ospedale  in questione 
La madre è ricoverata in ospedale in condizioni gravissime, potrebbe morire da un momento all'altro. Il figlio va a trovarla, ma terminato l'orario delle visite viene invitato a lasciare l'ospedale.
La rigidità che si scontra con la morale. Gabriele Calvisi racconta, sulle pagine de L'Unione Sarda  in edicola  quello che gli è accaduto al Santissima Trinità di Cagliari, dove la mamma è ricoverata in fin di vita. "Martedì pomeriggio sono stato mandato via dalla stanza di mia madre, ormai vicinissima alla fine". Gabriele si arrabbia. Va in sala d'aspetto, fa partire una chiamata che di lì a poco gli avrebbe fatto ottenere una deroga alle regole. "Ho telefonato alla segretaria particolare del presidente Pigliaru. Le ho spiegato quanto accaduto. Dopo quattro ore mi è stato comunicato che mi sarebbe stato concesso un permesso. È vergognoso".
Alla domanda se esista un regolamento in caso di condizioni critiche di un parente, la Asl ha risposto: "I casi sono valutati singolarmente, spetta al responsabile decidere se rilasciare l'autorizzazione".
 
anche perchè   non ho letto  tutto l'articolo ma solo la versione online  .L''unica  cosa  che posso dire  e che, come dicono i commenti alla news   riportata  dal sito dell'unione sarda , che è  una cosa  che ha fatto   ( e sicuramente lo  farà nei  prossimi giorni  )  molto discutere   Eccone alcuni
Rossi
05/02/2015 19:41
Vergognoso
Ripeto:Vergognoso che ci si debba rivolgere ad un politico per poter stare con un proprio caro in fin di vita..il primario dov'era?E se non c'era lui qualcuno che ne facesse le sue veci?Bisogna far casino in ospedale in questi casi.
Franco2015
05/02/2015 17:52
Trattasi di una tipica storia italiana
dalla quale tutti i protagonisti escono male. Questo vale per l'ospedale, per il politico ed anche per colui che ha reso la storia di pubblico dominio il quale ha semplicemente fatto quello che fanno abitualmente tutti gli italiani; è cioè andato a cercarsi una raccomandazione per sottrarsi a delle regole (giuste o ingiuste che siano).
Ampurias
05/02/2015 17:50
Che primari ed infermieri si mettano una mano sulla coscienza
Ricordi truci mi rivengono alla mente: Mia madre dimessa da chirurgia d'urgenza al Brotzu e dopo sole 4 ore salvata per un pelo dalla setticemia. Del pranzo dovevo occuparmene io perche poteva mangiare solo omogeneizzati ma questi sparivano 'misteriosamente' dalle scorte.
Viaggi della speranza a Padova, per assistere mio padre dopo un operazione complessa, ma lasciata alla porta dopo ore di viaggio perché sprovvista di 'tesserino identificativo'. E potrei andare avanti per giorni... Sono morti a casa
LaSentinella
05/02/2015 16:29
Ospedale "Santissima Trinità" di Cagliari (3^ parte)
Il Sig. Calvisi ha esercitato il suo potere di cittadino e basta. Se avesse avuto quello politico d'appoggio immediato, non sarebbe stato invitato ad uscire dall'ospedale. Il numero di telefono delle segreteria di Pigliaru si trova sull'elenco telefonico e/o su Internet. Cercate con Google o sul sito web della RAS e troverete tutti i numeri e gli indirizzi e-mail (certificati o meno) a cui rivolgersi. Tutti i cittadini possono, anzi debbono farlo, soprattutto per segnalare comportamenti irrispettosi...
DAMOKLE
05/02/2015 16:25
nel momento del dolore
Ci si deve arrovellare,per stare vicino al proprio caro????in quei momenti penso che qualcuno stia vicino ai famigliari....non allontanarli,mi chiedo se hanno una coscienza oppure pensano al portafoglio.
apollinare
05/02/2015 15:43
Umanità dove sei?
Sono disgustata e inorridita di tutto questo. Come si fa a lasciare sola una povera donna che versa in condizioni disperate, senza un familiare vicino? Che permessi e permessi! E' una cosa inumana e vergognosa, a danno dei più deboli. Il signore conosceva il politico di turno, chi non ha santi in paradiso a chi deve rivolgersi?
Io sarei andata di corsa dai carabinieri e avrei fatto una denuncia in procura.
Come potremmo uscire da questa indegnità pubblica e sociale?
Il sistema va corretto e migliorato!
Greta64
05/02/2015 15:42
E' INCONCEPIBILE
ricorrere ad una telefonata per ottenere un permesso davanti ad una persona in fin di vita ,in effetti se uno non ha nessuna conoscenza che fa? E andando avanti quest'articolo sicuramente è stato scritto per denunciare un fatto di abuso di potere non solo personale e hanno voglia di trincerarsi dietro nel" I casi sono valutati singolarmente, spetta al responsabile decidere se rilascire l'autorizzazione" per evitare di essere criticatiil Sig. Calvisi ha fatto bene a farlo meno arroganza "signori"
Gap88
05/02/2015 15:35
problema diffuso
purtroppo è un problema diffuso in molti lavori specialmente nella P.A, dove queste persone miserabili si sentono in dovere/diritto di esercitare un piccolo potere che li rende però importanti, ci sono tanti esempi di burocrati del piffero che non hanno altre gioie nella vita che esercitare un poco di potere che tra l'altro esercitano in maniera pessima e vile.
Greta64
05/02/2015 15:26
ACCOMPAGNARE LE PERSONE CARE
a miglior vita...chissà se il sondaggio dell'Unione Sarda.. porterà ad una riflessione e spero ad un cambiamento delle regole.. per la classe politica e per la classe sanitaria nell'insieme.. nel Marzo 2014.. io e la mia famiglia abbiamo potuto assistere mia madre al Santissima Trinità fino alla fine..fortunati? Non lo so'.. di sicuro sarei "uscita di testa" se questo non mi fosse stato concesso..per tanti motivi ..ad esempio anche quello di sentirsi più uniti in un momento di forte dolore e d'impoteza


Non sono vissuto all'epoca  dei miei  nonni  , zii (  diretti , acquisiti,m   ala lontana    di cui   alcuni medici  )    e genitori  , ma  mi hann trasmesso   tali valori che  come  dimostra  sia  questo  post   che altri post    , non ho  voglia di cercare    nell'archivio  ,  ( come qiuello  dei   figli che non hanno poturo vedre i padre   che  moriva perchè gli kinfermieri dovevano pulire la stanza  ,  o  un prof    che  stava male  ed era  al'ospedale  senza  parewnti    agli amici  non èstato concesso  di  stargli affianco mentre   stavo morendo )  che Quando certi valori non esistono piu' (  o  se   certe persone   non li hanno  acquisiti  o peggio mai avuti  ) non si rispetta piu' neanche il dolore degli altri, pur sapendo che una persona sta per andar via non si consente piu' neppure ai propri cari di stargli vicino. Questo denota una mancanza assoluta di sensibilità e di rispetto, manca proprio il senso di umanità e comprensione. E' ovvio che in questi casi si ci rivolge a chiunque pur di ottenere un po di attenzione. Solidarietà al figlio di questa signora e un invito ai sanitari: Fate in modo che certe cose non accadano mai piu', perche è vergogoso.

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