3.7.18

ma è possibile che si deve strumentalizzare anche una semplice vittoria sportiva . La vittoria delle italiane nella staffetta femminile ai giochi del meditteraneo

Certo è un immagine  simbolo

perchè  dimostra  cme   l'italia  sia ormai  multi  etnica   sia  che  si fugga  dalle guerre  e  dale  dittature \  governi corrotti  o  per  altro  ( quelli che   vengono chiamati  migranti ecomici  )  .
Purtroppo    tale  evento  è stto  strumentalizzato    da  ambo le  parti 
  da  una   parte


  L'immagine può contenere: 4 persone, persone che sorridono in 
maniera vergognosa ( è a dir poco ).  Infatti  il    razzismo è sempre lo stesso e questa copertina,l'uso  nel  titolo del termine  abbronzate  ,  così come il suo editoriale, lo dimostra perfettamente. Il vittimismo "dell'uomo bianco " che non può sentir parlare del diverso senza sentirsi bistrattato è vergognoso e riprovevole. Dall'editoriale ,  di cui  sono  riuscito a leggere   solo le  prime  tre\  quatrtro righe   (  talmente  schifoso  e vergnoso  è )    scambiandomi  il  giornale     con un amico   al bar  mentre prendo  il caffe   pri.ma  dandare  a la vorare   : (.... ) <<  "quattro ragazze di nazionalità italiana, ma più o meno nere, cioè straniere" >>  Questo è proprio razzismo e classico ancheInfatti    come dice  questo  commento  sulla  bacheca  fb del giornale  : << Strumentalizzare una cosa del genere dopo tutto quello che sta succedendo denota un razzismo strisciante e dilagante e anziché stemperare gli animi (non credo che giornalisti del vostro calibro non abbiano capito che non si volevano screditare le nostre ragazze bionde e bianche) si sobillano i lettori allo scontro razziale. Tutto ciò è davvero riprovevole a mio parere >>

A sinistra facendo una battaglia contro il razzismo . il simbolo di tutto ciò che si oppone  alle politiche  Salviniste e  company  .

Concodo  , infatti  mi ha tolto le parole doi  bocca  , con questo articolo di Marco Barone  

  da  https://xcolpevolex.blogspot.com/ eccetto il    corsivo  finale 

Non riduciamo e banalizziamo il razzismo solo ad una questione di "pelle". Il fenomeno è più profondo

Una foto diventata subito il simbolo di tutto ciò che si oppone al luogo di ciò che è stato individuato come il male assoluto, Pontida e la festa dei leghisti. Vi è chi dice che in Italia si starebbe ritornando alle condizioni del vecchio nazismo, quello che è stato comunemente debellato e rifiutato da tutti, proprio perchè non italiano, infatti lo stesso rifiuto condiviso ed accettato non vi è stato verso il fascismo, qui la questione è stata più complessa e figlia di compromessi e spesso il tutto ricondotto a banale folclore. E' innegabile che l'Unione Europea sta saltando. E la responsabilità non è delle destre radicali o meno radicali, della democrazia latente o meno, ma di un sistema politico ed economico governato anche dalla sinistra che ha favorito impoverimento, diseguaglianze, riacceso i fuochi nazionalisti e determinato la distruzione di identità e specificità sotto il segno di quella omologazione europea che per molti non ha significato un fico secco. L'idea di Europa va tutelata, difesa, protetta e tutelata. Nel banalismo di ciò che accade quattro ragazze di colore diventano il simbolo della nuova Italia. Operazione già tentata con Balottelli, quando si disse che lui doveva diventare il capitano della Nazionale perchè di colore, per dare esempio. E poi i soliti fiumi di parole. Con lo sport strumentalizzato per fini altri. Quando la fascia di capitano va conquistata sul campo e non fuori dal campo. Probabilmente non si è capita la nostra società. Guardate che anche le persone di colore sono fasciste, sono razziste, anche i meridionali sono leghisti. Il razzismo non è più tanto e solo una questione di colore della pelle, ma ben altro, a partire dall'identità sociale, di genere, del ramo di appartenenza. Il razzismo che porta all'esclusione è prima di tutto verso le classi sociali più indifese, bianche o non bianche che queste siano. La banhttps://xcolpevolex.blogspot.com/alizzazione della lotta al razzismo rischia di essere deleteria per come gestita e cavalcata perchè qui in tanti hanno perso il lume della ragione non avendo accettato di essere stati meritatamente sconfitti e bastonati dall'elettorato che ha votato o che non si è recato consapevolmente alle urne. Certamente un problema verso le persone di colore c'è. Quel razzismo odioso c'è. Ma non è il più importante oggi in Italia. Questo è il punto della situazione. E continuare a impostare l'opposizione mediatica in questo modo altro effetto non avrà che spingere gli attuali governanti a percentuali enormi a maggioranze bulgare. Dunque no. La nuova Italia non può partire da quella bellissima staffetta, da quelle quattro ragazze italiane, perchè loro fanno già parte dell'Italia [  come di mostrano  le  loro storie   riportte  dalla maggior  parte  dei  giornali  ] . Non è quello il simbolo giusto per combattere il razzismo reale.
                                                                      Marco Barone

riflessioni sparse ( saviano vhs salvini , il razzismo dei bambini , si gioisce perchè le donne possono guidare in arabia ma si perde di vista la situaione delle donne italiane )

Certo Saviano    sa  scrivere (  vedere  nell'archivio  del blog  la mia  recensione  La paranza dei bambini, Collana I Narratori, Milano, Feltrinelli, 2016, ISBN 978-88-07-03207-3  ) ed  è ,quando  vuole   ed  non s'impuntata    su  news  errate ,  abbastanza  documentato . Ed   comprensibile  che abbia  a scorta  . Ma   da  Libero del    29\6\2018E

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IL PRETE DI SCAMPIA
Don Aniello Manganiello: "Roberto Saviano, basta falsi maestri. Io ho rinunciato alla scorta"


Don Aniello Manganiello, prete di Scampia, dà una sonora lezione a Roberto Saviano. "Anch'io sono stato minacciato di morte dai Lo Russo, ma ho semprerifiutato la scorta per stare in mezzo alla mia gente. Non mi sento di chiedere tanto a Saviano", dice al Tempo, "però deve sapere una cosa. Il suo gioco è ormai scoperto e noi abbiamo bisogno di testimoni, non di maestri, veri o falsi che siano".
Manganiello, 64 anni, è stato per quasi vent'anni il parroco di Santa Maria della Provvidenza, a Scampia. Il suo trasferimento suscitò le proteste della gente. La sua esperienza l'ha anche raccontata nel libro Gesù è più forte della camorra. La sua lotta alla camorra è l'antitesi di quella dell'autore di Gomorra: "Non so se Saviano sia passato qualche volta per Scampia; certamente non ha trascorso nemmeno una intera giornata in questi luoghi, altrimenti ci saremmo incontrati o almeno i miei parrocchiani me lo avrebbero riferito. Qui lo scrittore simbolo dell'anticamorra lo hanno visto soltanto in tv. Ciò significa che si può scrivere di camorra senza conoscere concretamente il fenomeno: bastano le carte passate da avvocati e magistrati da cui ricavare storie per editori modaioli e reti tv in cerca di nuovi mercati. Solo così si spiega il fenomeno perché, a dirla tutta, Saviano mi sembra un modesto scrittore".
La sua opera, continua Manganiello, "sul piano pratico, oltre a gonfiare a dismisura il portafoglio di Saviano, non salverà una sola vita". "In territori violenti, dove la legge è assente, soltanto dall'alleanza con l'uomo singolo e bisognoso di aiuto potrà rinascere una vita. Le manifestazioni del fronte anticamorra contro i clan non raggiungono né il cuore né la mente dei malavitosi, che non hanno nemmeno gli strumenti per comprendere il linguaggio degli uomini di cultura". I malavitosi invece, "vanno fissati negli occhi a uno a uno, rassicurati e amati, protetti e sfamati. Senza mostrare loro un progetto alternativo non si caverà un ragno dal buco". E Matteo Salvini "dovrebbe concentrarsi sui problemi reali della criminalità a Scampia e in ogni luogo, non riconoscere valore e centralità a simboli ormai sfocati e inutili".

un sito  di  sinistra  critica 



Ufficio Sinistri. Il buco nero in cui è scomparsa la sinistra

Caro Roberto Saviano, siamo stanchi dei tuoi romanzi, di dita puntate.
Siamo stanchi di Gomorra, vogliamo un’anticamorra delle opere.
Anch’io sono stato minacciato di morte dai Lo Russo e ho rifiutato la scorta per stare in mezzo alla mia gente.
Non chiedo altrettanto a Saviano, ma abbiamo bisogno di testimoni e non di maestri.
Scampia ha bisogno di impegno serio sulla strada, tra la gente.
Non di pontificazioni. Molti abitanti di Scampia hanno ricevuto minacce.
Ma hanno deciso comunque di vivere la propria terra e di lottare.
Don Aniello
(Per oltre 16 anni parroco AntiCamorra a Scampia)
Infatti  non mi piace tanto   il Saviano - commentatore/filosofo/sacerdote televisivo - con le sue palingenesi (rinnovamento, rinascita, rigenerazione) umane e politiche astratte e finanche noiose.E la  sua antimafia  è  un antimafi  a   da  salotto   \  mediatica  ( infatti  è  stato contestato dall'associazione  antimafia  Peppino impastato  )  e a confini   o molto vicino  a quelli che sciascia  chiamava   ( azzeccandoci  e vedendo  lontano  )  i  professionionisti dell'antimafia  . Ma   come dicono alcuni  : : <<     Chi ha veramente paura di essere ucciso non se ne sta' ogni giorno sotto i riflettori >> oppure



Ma allo stesso   tempo  D'altra parte non mi piace un ministro dell'interno che anche solo affronta l'argomento di togliere la scorta ad un uomo minacciato, vere  o presunte  che siano   dalle mafie (e poi tutti sappiamo che Saviano è ben antipatico a Salvini ).Quindi il ministro dell'interno dovrebbe  lasciare il  cmpito di decidere  se la  scorta  è leggittima (  visot  cher non ha  ottenuto non seguito  la    ciò che  si diceva  sopra  , che  minricordano le accuse che  venivano rivolte  a  falcone   quyando  gli chiedevanbo di  rinunciare  alla scorta  )   o meno  Bene quindi Saviano ha fatto perchè  la 'inteventgo di  Salbvini mi sembra    di  vendetta  e   e di ripicca   verso Salviano  .   (magari senza quello stile di sfida teatrale).Io avrei fatto la stessa cosa.

Cambiamo argomento   è  parliamo di razzismo  dei bambini  


Sono   sconfortato e triste davanti a simili news  come quella   riportata   da  un post  di 
condiviso sula  mia  bachedca  di  fb  da una mia utente \ compagnodistrada 



L'immagine può contenere: 1 persona
 e che ci  sono   << genitori che urlano da fuori campo ai figli che giocano al calcio: "spezzagli le gambe!", parlando naturalmente delle gambe di un altro bambino. Ce ne sono altri (o magari anche gli stessi) che mettono in bocca ai figli frasi come quelle pubblicate sotto. Altri ancora picchiano gli insegnanti che danno un brutto voto al figlio.
<< Genitori che   >>sempre  secondo Sandro Scardigli <<   forse hanno passato la gioventù a fare i bulli, a impasticcarsi in discoteca, a vivere senza prendersi nessuna responsabilità. >>  e  che   sono  ignoranti   o credono che non gli interessi  

ed  <<  Sinceramente non so proporre nessuno strumento rieducativo non violento nei loro confronti.>> Per questo motivo  sconfortato e  triste( ancoira  non riesco a capacitarmi  come faccia  ad  non indignarmi  e   ed  anon cadere  ed  abbassarmi  agli indifferenti  Gramsciani    da  non riuscire   a  trovare le parole 


 Ma  sopratutto   sto  iniziando  , ma  ancra  non c'è niente  di  effettivo , ad  avere  paura   d'intavolare   un a discussione   su  tali argomenti   in quanto oltre  la  solite  accuse  di buonismo  e   di volere  gli immigrati per  sfruttarli  ,  e  di essere radical  chic    e menate  varie    del  tipo  portali a casa  tua   ,  ecc   , sono loroche  ti  fanno diventare  razzista   ,  hanno tutto   gratis   ,  non pagasno niente  , ti  costringono  ad  essere  straniero  a  casa  tua  , ecc  


Concludo  queste mie riflessioni  sparse     commentando   la recente  " vittoria   "   riguardanre  il poter  guidare   delle donne     in arabia  Saudita  . 

E'  vero  che ,   in un paese    dove   il potere  temporale  (  religioso   )   e quello politioc  sono  ,  come  lo era  da noi nel medio evo tutt'uno  , cio  possa  costiture  un primo passo   \  una speranza   per i dirittidelle donne   . Ma   ciò   non dev'essere  , e lo  dico  da  critico ( anche  se  non   bisogna generalizzare  perchè ogni movimento    ogni cosa   ha  anxhe  dellle  cose  positive  ) ,  una scusa  per   non  guardare  alla situazione  femminile    in italia  .    Infatti   concordo   qusi   completamente  con questo  articolo    sula  nuovca  sardegna  del 28\6\2018 

 
                           di VANESSA ROGGERI
[...  continua da  qui   dall'account  fb dell'autrice  in quanto la nuova  sardegna , vedere sotto  ne riporta solo una  parte    ]                                
E da allora, in un percorso lungo e accidentato, le donne hanno visto la propria condizione ribaltata rispetto al passato. Ma oggi l’Italia può davvero dirsi un paese civile, emancipato, evoluto rispetto alle nazioni che certe conquiste le stanno ottenendo con decenni di ritardo? Se si osserva la società italiana con la lente di ingrandimento ci si rende conto che sotto la patina lustra si cela una dimensione reale fatta di una quotidianità ben lontana dalla parità di genere. Finché in un paese come il nostro si parlerà di quote rosa per assicurare un’equa partecipazione delle donne ai ruoli che contano significa che qualcosa non va, e quel qualcosa ha a che fare con il sistema su cui si impianta l’intera società. Finché lo Stato costringerà le mamme-lavoratrici a sacrificare la carriera perché non è in grado di assicurare un welfare degno di uno stato membro dell’Unione europea, significa che non si è capaci di una visione in prospettiva. Se in letteratura ci si nutre ancora del preconcetto che le donne sono capaci di raccontare soltanto storie “rosa”, (e con l’aggettivazione rosa si intende quanto di più zuccheroso e superfluo), significa che le penne di Grazia Deledda, Elsa Morante, Dacia Maraini, Elena Ferrante, Donatella Di Pietrantonio ecc., non hanno dimostrato nulla ai lettori italiani. Fin quando accanto a giornaliste di spessore, conduttrici dignitose e di carattere la televisione generalista continuerà a propinarci vallette mute e mezzo svestite, finché il corpo delle donne verrà ridotto a oggetto di mercificazione per riviste e pubblicità, significa che seppure tanto è cambiato rispetto a 50 anni fa, il nocciolo della questione rimane immutato. E se al Tg, durante un’intervista per strada, alla domanda “che cosa vuoi fare da grande?”, le bambine rispondono “voglio diventare come Belen”, allora capisci che la situazione è più grave di quanto pensassimo. Duemila anni di sottomissione: le donne nascevano proprietà del padre e una volta adulte cambiavano padrone, entrando sotto la responsabilità del marito. Per secoli la donna è stata relegata esclusivamente al ruolo di madre e moglie, per secoli è stata il cardine della società patriarcale. Poi nel giro di nemmeno un secolo, il ‘900, tante Adelasie si sono ribellate, hanno preteso pari diritti, l’istruzione e il diritto di voto, hanno preteso e hanno ottenuto. È arrivata la rivoluzione sessuale e di costume del ’68, il divorzio nel ‘75 e così, un passo dopo l’altro, il modello di famiglia tradizionale si è spaccato, la società - pericolosamente sclerotizzata nei ruoli - si è vista scardinata dalle fondamenta. Ma davvero eravamo convinti che queste rivoluzioni non avrebbero portato conseguenze? Davvero pensiamo che il fenomeno del femminicidio non sia anche diretta conseguenza dello sconvolgimento dei modelli precostituiti di riferimento? Le ragazze moderne, autonome intellettualmente ed economicamente, fanno paura perché non rappresentano più le fragili creature in attesa che il principe azzurro arrivi a salvarle: le ragazze moderne si salvano da sole. Ma in tutto questo non c’è nessuna pretesa di superiorità femminile, nessuna visione femminista che domina sul maschio demonizzato. Parità di genere significa essere considerati in quanto individui. Significa andare oltre i pregiudizi che ci accompagnano in tutti gli ambiti del vivere sociale, e fondarci su un sistema meritocratico. Parte da qui la costituzione di una nazione equaed emancipata. (...)







Infatti concordo con l'analisi della situazione delle donne in italia che c'è urgente bisogno di riprende la lotta da dove di è interrotta . Ha ragione quando dice : << (...) domandiamoci perché in Italia ogni 3 giorni una donna è vittima di femminicidio. Guardare al proprio orticello potrebbe non essere poi così piacevole. >>. Ma non sono d'accordo quando dic e : << Prima di stupirci per certe notizie dal sapore atavico, notizie che in fondo non ci riguardano perché arrivano da lontano >> , perchè mi sa di nazionalismo ed individualismo , quando la lotta per i principi ed diriti delle donne   non  ha   anzi non docvrebbe  avere  confini   di  nazionalità   e  d'essere  stranea  al conceto di vicinanza  e  lontananza  

2.7.18

mi sa che siamo ritornando ancora di più ai tempi di nanneddu meu

IL  post  d'oggi  , soprattutto per  noi  sardi  o   sardi  d'oltre mare  o  sardi acquisiti     dovrebbe  è sintgetizzabile  ed  posso   se   vogliono  evitarlo  d  leggello   .  da   questa  poesia    po trasformata  in canzone     tradizionale  rappresentata    qui in due  versioni  una classica 


 ed  una   moderna 



   che  con il testo qui  la  traduzione    descrive benissimo   la  situazione    non  solo  della mia isola  ma   della  nostra  amata  \  odiata    italia 


Nanneddu meu su mundu est gai,
a sicut erat non torrat mai.

infamidades e carestias;
Semus in tempos de tirannias,
gridende forte "cherimus pane".
commo sos populos cascan che canes

Famidos nois semus pappande
terra ch'a fangu, torrat su poveru
pane e castanza, terra cun lande;
senz'alimentu, senza ricoveru.
Semus sididos, issa funtana
Cussas banderas numeru trinta
de binu bonu mudana tinta;
appena mortas cussas banderas
non pius s'osservan imbriagheras.
e tantu l'ides: su mundu est gai
pretende s'abba parimus ranas.
Abbocaeddos, laureados,
buzzacas boidas e ispiantados.

Adiosu Nanni, tenet'a contu,
a sicut erat non torrat mai.
fache su surdu, ghettad'a tontu;






Infatti vedendo la mostrta , organizzata da L'ISRE – Istituto Superiore Regionale Etnografico 
e la casa editrice Ilisso ,Max Leopold Wagner – Fotografie della Sardegna di un linguista antropologo
Nuoro, Museo del Costume, 25 maggio-30 settembre 2018 orari: 10.00-13.00 / 15.00-20.00 (lunedì chiuso) ne ho tratto questa considerazione : Se siamo quello che siamo lo dobbiamo a loro . Cultura che stiamo perdendo o rendendola a folkore . c Pensiero che spiega benissimo il perchè della scelta di tale canzone . 

Consiglio vivamente  di vedere sia il museo anropologico di Nuro sia la mostra In essa si descrive La Sardegna in ottanta scatti, o meglio, in ottanta “punti”: ottanta fotografie che vanno oltre gli elementi oggettivi che le compongono per fissare alcune tra le più emblematiche immagini del mondo agro-pastorale sardo. E fanno emergere aspetti emotivi dolorosi come ferite. 
E’ l’Isola (che non c’è più ) vista dall’occhio di Max Leopold Wagner, “il padre della linguistica sarda”, nato a Monaco di Baviera nel 1880 e morto a Washington nel 1962,
L’esposizione – operazione voluta e patrocinata dall’Isre (Istituto Superiore Regionale Etnografico) e dalla casa editrice Ilisso - è un omaggio all’incommensurabile amore, fermamente ricambiato, di Max Leopold Wagner per la Sardegna. L’antropologo linguista con la sua opera non solo portò alla luce gli aspetti più importanti dell'idioma isolano, dalla fonetica alla morfologia, dalla formazione delle parole al lessico: ma ne ritrasse alcuni momenti irripetibili, in un gioco di rimandi che è insieme assenza nella presenza. 
Da queste fotografie emerge un invisibile, che ci guarda e agisce sulla nostra memoria. Infatti secondo la presentazione fatta dal'Isre sardegna [---] La sua tipologia di approccio fotografico è di natura documentale: immergersi il più a lungo possibile nel sociale più primitivo, fra la gente che non avesse «un certo grado d’istruzione», intercettando nel linguaggio la «struttura sintattica della frase», sentendo con essa il pensiero, arrivando quindi in profondità ai caratteri coi quali entrava in contatto. Dunque Wagner non si fa solo mero compilatore di «una lista di parole»: vuole conoscere a fondo e dall’interno la cultura che sta esaminando. 
La sua ricerca fotografica va per gradi, attraverso un climax costante: il primo livello è quello dello spectrum: il villaggio viene fotografato da lontano, nel suo insieme, immerso nel suo paesaggio; successivamente l’immagine si ravvicinava sempre più, entrava nelle vie, nelle strade. Cerca, passo più difficile, di varcare la soglia delle abitazioni, posandosi infine sulle cose e sugli uomini. [---] Ciò che si nota vedendo leìle quattro sale della mostra ( possibilmnete unite ad un a visita del resto del museo )

 
è un atmosfera magia: un ritratto corale, d’insieme e particolareggiato nello stesso istante: un’istantanea storica del sociale più primitivo, dalla cui profondità emerge l’anima e il pensiero dell’Isola dei primi anni del secolo scorso , ormai distrutta o quasi dall'impetuoso sviluppo della modernità ( la costa smeralda e le industrie di rapina diventate poi cattedrali nel deserto ) . 


Wagner visitò numerose località della Sardegna, per molte delle quali non ci sono rimaste documentazioni fotografiche. Questa mostra - come si evince dagli scritti - mostra la sua predilezione per i villaggi rurali piuttosto che per le città, le cui dinamiche, condizionate da sempre dalla maggiore frequenza degli scambi con l’esterno, sono state di minore interesse per i suoi studi da antropologo. 
Il tedesco - che usò una camera 9 x 12 con cavalletto - non era certo un maestro della fotografia: le sue immagini risultano spesso sfocate, difformi per qualità se guardate nell’intero corpus. La connotazione tecnico formale in Wagner non è scevra se vogliamo da una certa trascuratezza o imperizia tecnica, cui sono da imputare i numerosi difetti delle immagini, sovra e sottoesposizioni, mossi, impronte digitali sulle emulsioni, graffi e abrasioni dei negativi, non sempre dovuti a una corretta conservazione. Ma nonostante ciò c’è una profondità diversa, nelle sue immagini: che non è la classica profondità del campo. E profondità dell’anima dell’autore che fa emergere, nitida e abbagliante, quella più autentica e più profonda di una Sardegna ormai perdutao strandardizzata ad uso del turismo di massa .
                               


 N.b        le  foto sono mie






 

28.6.18

Modena, «Sì ho votato Salvini, ma ora ho paura» Dea Debarre, sinta italiana, vive in città e teme un’escalation: «Invocano le camere a gas, schedare una razza è atroce >>



Tutti abbiamo Delle paure ma solo pochi sanno e riescono a gestirle senza buttarle addosso a gli altri. Ė sulle diversità che dobbiamo costruire il futuro. Infatti , riprendo quandi detto ptrecedente leggi o rileggi oltre  la  stroria  riportata  sotto  anche il precedente   post : la difesa dea razza : rom \ sinti li chiamano razza maledetta
Cosi faccio chiarezza ,, a chi avesse ancora dubbi sul mio modo di pensare su tali argomenti , e rispondo a chi mi dice : << (....)Prendere provvedimenti come si vuole fare non vuol dire generalizzare, ma credimi bisogna farlo x difendere noi tutti ma anche quelli di loro immigrati o zingari o chi che sia che si comportano bene e hanno diritto ad essere accolti tra di noi ...ma c'è troppa ingiustizia e gente di malafede incontrollata ..bisogna dare manforte a chi ha coraggio di fare tutto questo (...) ., ecc  >>



Modena, «Sì ho votato Salvini, ma ora ho paura»

Dea Debarre, sinta italiana, vive in città e teme un’escalation:  Invocano le camere a gas, schedare una razza è atroce»



MODENA. 
 Debarre, un cognome piuttosto noto in città e nella provincia. Una famiglia allargata e simbolo dei luna park itineranti, una famiglia italiana, ma sinti. Dea Debarre ha 36 anni, 4 figli, un marito che lavora. Vive in una casa popolare di via Terranova, sogna di poter tornare in una microarea “perché quel senso di libertà ce l’hai dentro”.Ci ospita a casa sua, ci accoglie con una tavola imbandita e poi inizia a parlare. Lo fa mentre il telefono continua a squillare con le notifiche dei social network: li tiene monitorati, controlla pagine facebook in cui si incita all’odio razziale verso i nomadi, in cui si invocano le camere a gas e il napalm. La paura c’è sia per le conseguenze che il “suo” popolo potrebbe subire, ma anche per quel flebile equilibrio sociale che negli ultimi anni si è instaurato. «Non so cosa potrebbe accadere - dice - se due gruppi di giovani si dovessero sfidare. Vale anche per Modena: non vorrei scattassero delle provocazioni legate alle idee del ministro».
Dea, lei ha votato Salvini ?«Sì».
E adesso, dopo il progetto di censire i nomadi.«Sono dalla parte del ministro, è partito molto bene con la strategia sugli sbarchi, ma mi aspetterei più coerenza per quanto il discorso sui nomadi italiani. È vero che tra noi c’è chi sbaglia e si comporta male, ma è anche vero che tra i nomadi italiani ci sono famiglie e persone per bene, che pagano utenze, le tasse e lavorano onestamente. Il pregiudizio e la discriminazione sono figli dell’ignoranza, si tratta di razzismo. E tutto dettato sempre dalla mala informazione. Tra l’altro è arrivato il momento di finirla con la confusione tra rom e nomadi italiani»
Proviamo a fare chiarezza
«I nomadi italiani sono qui da generazioni. Noi siamo sinti, la stragrande maggioranza è sinti, i rom sono altro. Siamo più stanziali noi, ormai, rispetto a tante famiglie italiane che vivono nelle case e magari in estate prendono il camper e vanno in giro».
Ma adesso cosa teme?
«Ho paura. Il progetto di Salvini ha acceso gli animi, leggo di gente che invoca le camere a gas per gli “zingari”, che vorrebbero sterminarli. Così è complicato vivere. Non posso dimenticare i blitz della Uno Bianca in cui ho perso alcuni familiari. È stato uno choc per chi, come noi, ritiene le forze dell’ordine il simbolo dello Stato. Non vorrei che qualche persona perdesse la testa, sentendosi legittimato all’odio»
.Lei ha il codice fiscale?«Certo, guardi (mostra il suo curriculum lavorativo, ndr)»
.Ed è registrata all’anagrafe?
«Ovvio».
Quindi è già conosciuta allo Stato italiano?
«Come tutti coloro che vivono nella legalità o che sono cresciuti o nati in Italia. L’idea della schedatura di una razza è atroce. Cosa diversa è sapere chi arriva, ma senza distinzioni di etnia o altri fattori personali».
Cosa sogna?
«Non sono né quattro mura né una roulotte a cambiare lo stile di vita di una persona. Ognuno ha diritto di vivere come meglio crede e di pagare ciò che c’è da pagare. In questa casa mi sento rinchiusa, il mio animo è libero, non lo si cambia. Mi sento una sinta, non rinnego il mio sangue. Ci sono sinti che vorrebbero una casa, io vorrei una microarea, spero che il Comune possa indicarmene una da acquistare e farmi trasferire con la famiglia. Lo sapete vero che nelle microaree tutte le utenze le pagano i residenti? Ormai qualcosa è cambiato anche in noi, l’inclusione, la conoscenza, l’integrazione si sta realizzando».


27.6.18

VIVERE È FATICA Retrospettiva su My beautiful laundrette di © Daniela Tuscano

Un pomeriggio del 1985, al cinema Eliseo di Milano. In cartellone un titolo bislacco, My beautiful laundrette, intraducibile in italiano se non a costo d'imbarazzanti associazioni: "La mia bella lavanderia". La trama: l'anglo-pachistano Omar (Gordon Warnecke) è spinto dal padre, intellettuale socialista alcolizzato (Roshan Seth, il Nehru di Gandhi), a lavorare per qualche tempo presso lo zio Nasser (Saeed Jaffrey), ricco proprietario d'imprese lecite e illecite, con moglie trascurata e amante inglese (una scintillante Shirley Ann-Field). L'intraprendente giovanotto rileva una lavanderia dello zio e assume Johnny, un ex-amico d'infanzia, biondo, sfaccendato, punk, omosessuale e, in passato, fascista e razzista. Ne diviene l'amante e, assieme a lui, trasforma il negozio in locale di lusso. In mezzo, traffici di droga, scontri fra lavoratori e disoccupati, inglesi e immigrati, colori acidi e catapecchie rancide, luci al neon e valzer di Waldteufel, alcool a fiumi e odore d'appretto, rovistio di vesti dismesse, binari assordanti, vie di fuga e angoli in penombra. Locandina altrettanto indovinata: due ragazzi belli e strani, tra i più belli (e strani) mai visti, uno bianco e nordico, l'altro bruno e asiatico, che fissano l'obiettivo con timida strafottenza. Una coppia irregolare e interetnica nella Londra di Margaret Thatcher. 
Ma chi interpretava Johnny? Nientemeno che un tormentato, irresistibile Daniel Day-Lewis. E nessuno, fra gli sparuti spettatori dell'Eliseo nel 1985, sapeva di trovarsi di fronte alla riuscita performance del più grande attore degli ultimi decenni. Nell'asciutta possanza dei suoi 27 anni (ma ne dimostrava meno), il futuro sir DDL si muoveva con una spontaneità talmente viscerale da sconvolgere. Ma, d'altronde, il co-protagonista Warnecke non era da meno e in una intervista rilasciata al "Guardian" nel 2015 ha ricordato con molta vivezza quel partner così intenso e impegnativo, ma anche lieve ("un vero gentleman"). Warnecke, tuttora in attività - la sua ultima prova è stata presentata anche a Milano, nel corso del Festival Mix, il 24 giugno - avrebbe meritato maggior fortuna artistica: nato a Londra da madre indoguyanese e padre tedesco (un Ayeye Brazov d'Oltremanica...), risulta credibile come pachistano e regge egregiamente il confronto con l'illustre collega. Forse quel suo personaggio, così trasgressivo e imprevisto, era troppo in anticipo sui tempi, anche per la disinvolta Europa. My beautiful laundrette era mercuriale e non concedeva nulla alla furbizia. Vi si trovava solo lo schietto, ribaldo sperimentalismo dei 16 mm. - venne concepito per la TV come un serial sulla falsariga de Il Padrino - e la pirotecnia di due artisti: Hanif Kureishi alla sceneggiatura, Stephen Frears alla regia. 
La pellicola è indubbiamente figlia del suo tempo, a tratti datata, anzi, situazionista; eppure non invecchia. MBL è uno di quei film che si conficca nel cuore e non ne esce più. Puoi dimenticarlo, poi un bel giorno, o più probabilmente un pomeriggio - un altro - lo ritrovi lì, intatto, a riprendere il filo del discorso. Come tutti i classici, piove dove capita, con la precarietà dell'esistenza, ma sempre autentico, graffiante. 
La Londra anni '80 anticipava l'Italia del terzo millennio. Il suburbio rimane inchiodato a un'atemporalità senza scampo. Il resto è oggi: la politica truce e fosca, l'irresolutezza dei progressisti - il padre di Omar è forse il personaggio più patetico del film, con la sua cultura insipiente e la delusione poco comprensiva verso la "working class"; questione (anche) di linguaggio, lo tengano presente soprattutto gli insegnanti -, i nuovi "fascisti", in realtà dei poveri sciagurati, il fallimento del melting pot e la globalizzazione che esclude i singoli privilegiando il branco ("Non tagliarti fuori dalla tua gente, perché nessun altro ti vuole davvero" è il monito doloroso rivolto a Johnny da uno dei suoi ex-compagni di scorribande). Poi la guerra, immancabile: con gli extracomunitari, presi all'ingrosso, ma pure all'interno delle stesse comunità, che di comune hanno solo i bisogni materiali, o esigenze, o delinquenza. 



Tornare alle origini, come vorrebbe il padre di Omar nell'estrema illusione, non si può, sono bruciate e... su quelle ceneri, s'è innestata la malapianta del fondamentalismo. "Il Pakistan di oggi è stato fagocitato dalla religione", gli replica uno sconsolato Nasser. Nell'originale inglese, il verbo è ben altrimenti crudo: "sodomizzato". E la questione si ripresenta, sempre uguale: quando le religioni, nate per liberare l'uomo, hanno finito per incatenarlo? Chi le ha sequestrate? L'istituzione? Il potere? I preti o gli imam o i rabbini, tutti rigorosamente maschi? La nostra stessa prepotenza? La paura, il denaro? Se pensiamo che il peccato di Sodoma è il rifiuto dell'altro, non si ricompatta tutto in un unico, terribile atto d'accusa? Del resto, il mondo di MBL è senza Dio, ma certamente non più libero: semmai liberista; un ammonticchiare disordinato di piccole soddisfazioni, un vivere alla giornata afferrando un tragico attimo, privo di gioia. "La società non esiste. Esistono gli individui e io voglio cambiare le loro anime" proclamava la Lady di Ferro, ma cambiare l'anima è impossibile senza mettere in cortocircuito la stessa umanità. La quale, priva di riferimenti sicuri, trova sfogo nella violenza, nelle velleità o nella mitizzazione d'un mondo manicheo, esaltato, simmetricamente diviso tra bene e male. Liberismo e fondamentalismi - politici, religiosi - sono frutti d'un unico ceppo. Questa filosofia, o meglio, idolatria del denaro - che mai come qui assume connotati drammatici, al contrario di quanto frainteso da malaccorti osservatori - viene esplicitata da Salim (Dennis Branche), l'ambiguo e brutale cugino di Omar e, fra tutti, il più apertamente "mafioso", il quale riserva al ragazzo poche frasi taglienti: "Tuo padre era un intellettuale di spicco, in Pakistan. Tutti quei libri scritti e letti. I politici che andavano a cercarlo. Era intimo amico di Bhutto. Ma in Inghilterra senza soldi non siamo niente". 
Però la vita è anche un eterno passeggiare; si può sorridere fra le macerie, e infischiarsene, perfino commuoversi. L'amoralità dei protagonisti - di Omar, soprattutto - è forse dettata da autodifesa. Egli incarna un coacervo d'irriverenti contraddizioni: non bianco ma in alto nella scala sociale, dolce e appassionato (nell'intimità l'iniziativa spetta sempre a Johnny e mai a lui: altro sovvertimento degli stereotipi, che assegnano il ruolo predominante al non-occidentale) ma pure arrampicatore, rancoroso e dispotico. Concreto fino al cinismo e al tempo stesso entusiasta e melanconico, scherzoso e irrisolto. Lo si perdona, Omar, perché non ha scelta. All'adultità è costretto benché, come osservato da un critico dell'epoca, Leonardo Autera, unisca "all'astuzia dell'arrivista le tensioni e i sogni di un poeta". Ma nell'oclocrazia non c'è spazio per i poeti e al Nostro non resta che riversare tutta la poesia su Johnny. Segretamente, si capisce, in un alternarsi di sarcasmo e ipocrisia: mentre infatti la famiglia di Omar, chiamato amichevolmente (?) Omo, briga per combinargli un matrimonio con Tania (Rita Wolf), volitiva figlia di Nasser, lo zio, e perfino lo svaporato padre, nelle loro chiacchiere non mancano di additare lui e Johnny con un termine non esattamente corretto, "buggers" - equivalente al nostro "buggerare" -, tout court. Certo, i due rimangono uniti, magari sopportandosi, come sembra suggerire il finale, volutamente sottotono, che li ritrae sorridenti in un momento di lasciva banalità. Paiono già adulti, nel tratto se non nel fisico, due zitelloni gay che hanno imparato chissà come a barcamenarsi. D'altro lato questa intesa pare sempre sul crinale d'un burrone, per la crudeltà del mondo (non sono abbastanza cattivi), disagio esistenziale, finta virilità, mancanza di prospettiva, fragile dipendenza. Se non si teme di riconoscere, umilmente, i nostri abissi di finitudine, è facile identificarsi nei due amici, che nei non rari momenti di tensione sanno sempre sfoderare una risata sopra le righe. Non esistono, in MBL, personaggi del tutto buoni né completamente malvagi; ognuno ha le sue miserie e i suoi picchi di lirismo, pur nello squallore circostante. Ed è questo il fascino maggiore del film, lo stare al passo col disarmato fardello della vita.

assente nella più castigata versione italiana e che oggi farebbe gridare all'omofobia i tanti apologeti dell'equanimità a buon mercato. Ma MBL non è equo e, proprio perché così aderente alla realtà, rifugge i compromessi e gli accomodamenti della letteratura edificante, o letteratura 
Tuttavia, nella loro solitudine totale, o totalizzante, le più arrischiate risultano le donne, o alcune di esse. In particolare Tania, sposa mancata di Omar, riuscito miscuglio fra tradizione decaduta e necessità d'emancipazione. Ama (o desidera) il giovane parente, ma vorrebbe anche, con la complicità di lui, liberarsi da una famiglia detestata, e subisce la violenza più cruda quando Johnny, per mandare all'aria il matrimonio - l'amico non pensa nemmeno un attimo a confessare la verità - la seduce, facendole così perdere la reputazione agli occhi dei suoi. Tania se ne va, naturalmente, sparendo sui binari della ferrovia, quegli stessi su cui si era gettata anni prima la madre di Omar, depressa per le vessazioni subite dal figlio da parte dei bianchi, il fallimento economico del marito e la propria emarginazione in quanto moglie d'un "paki". Ma non vogliamo vederla come una sconfitta definitiva. Solo Tania può ripartire da se stessa azzerando un intero mondo, eterna apolide sempre di passaggio. È donna sotto qualsiasi latitudine, in tragitti mai concepiti per lei, e la fede, se arriva, è tutta da inventare. Nel manoscritto, Kureishi la ritrae seduta al finestrino con in mano un libro, l'unico che compaia in tutto il plot se si esclude la biblioteca del papà di Omar, segno d'erudizione vana. Può indurirsi per sempre, Tania. Oppure maturare, in quell'eremitaggio del cuore che, fra un treno e l'altro, gli anni ancora le concedono.

26.6.18

Ma orfani della bonelli è realmente finito oppure continua con gli speciali per tre anni come si vocifera sulla sua pagina fb ufficiale ? secondo me si visti i buchi di sceneggiatura o vuoti narrativi

Dopo  le polemiche   del mio  post  recensione  al n 12  di orfani sam     e  la  discussione     fra  pro e contro  che  a  creato su fb   . Rileggendola   e  facendo  una full  immersion   di rilettura  della  saga    mi vengono un paio di considerazioni sparse che vanno ad aggiungersi a quello che ho detto nel post precedente prima citato  .  
Credo che il n  12  sia una sorta di capitolo rappresentativo, simbolo, della serie regolare di Orfani: che coniuga autorialità e mainstream  ma  non si  può  considerarsi   come finale  della serie  . Numero che  secondo me  andava messo   prima  ma   si  sa   Orfani  si  sa  è  una saga  che  ha  innovato e  continuerà  a farlo anche  dopo  la  sua fine    tra  tre  anni    (  come  testimonia questa bellissima recensione   di https://www.lospaziobianco.it/  ) anche   se legato  acriticamente     ai modelli  comics  americani ed  ai  manga  giapponesi    ha   iniziato   quello svecchiamento del  fumetto  ( almeno speriamo    che non sia  un caso isolato   come succedette  a  Ken Parker   ) italiano   nel  linguaggio  , nei colori  derle tavole  e   e  nelle tavole ,  anche    troppo   visti  i  vuoti di sceneggiatura  o  buchi \  vuoti  narattivi   (    solo  per citare   quelli  più evidenti :  come mai ringo passato da una  posiziomne di ribelle  \incendiario  ad  una posizione  di  saggio \ grillo parlante   \  pompiere  , la non reazione  di  quando  Sam la dfonna  che  Amava   viene  trasformata  in corvo , o come  la Juric  abbia  ucciso fudo  il creatore  di corvi  lasciato in vita     marta la pazza    )     che credo  saranno colmati , per  non perdere la  faccia e  fare figure  di  ....  visto   che  ora   è stato  anche  presentato negli Usa   .  E   questi  fasttori   che  mi  fanno    considerare  orfani  non concluso      nella serie   regolare   e quindi  mi  fanno confermare    quanto  ho  già detto precedentemente  .
La tale  rivoluzione   è stata  fatta male   andava   fatta con più numeri  e  organizzata meglio  collegando , cosa che   è lasciata  troppo  vago  . Lo si  nota  nelle  duie  ultime  due serie  regolari  di orfani   e   nel    finale ( ne  riporto sotto a  destra    la  foto  fatta  con il cell    ) 
  de  n 11 Orfani \sam   dove   alcuni  protagonisti  visti  bambini    in   orfani  \  terra   ed   cresciuti   che  compaiono  in orfani orfani  \  nuovo mondo    ed  in orfani sam   senza  spiegare il loro processo  interiore   alla  "  guerriglia  "     e  di  come  abbiano fatto a fuggire  dala  terra morente  e   di come   abbiano trovato i  colegamenti  con l'opposizione  nel nuovo modo    e  si siano  schierati con Rosa   e  poi con Sam  . 

Al netto dei vari "sarà bello Orfani" e di alcune difficoltà produttive sul finire e non solo , mi sento di dire che Orfani è stato un gran bel progetto, con delle vette qualitative importanti (Orfani  , ed in parte   Orfani \Ringo e Orfani\  Juric  per me   ) e in generale un modo nuovo di affrontare il fumetto popolare bonelliano all'interno della Bonelli stessa. È già dalla  prima  lettura  della prima serie  che penso che probabilmente Orfani è una serie più importante che bella: il che non vuol dire che sia brutta sia chiaro, ma che dal successo di questa serie passa una nuova strada al fumetto pop, aperto   ed  ricco di contaminazioni con i  modelli  (  comics  e  manga  )  presenti  sul mercato   e sempre molto attento all'uso del linguaggio stesso. Forse alle volte rischia di guardarsi un po' troppo l'ombelico, autocompiacendosi di certi virtuosismi formali senza affondare pienamente il colpo sulle tematiche. Ma anche qui credo si tratti più di scelte editoriali precise e, in fin dei conti, di gusti personali.
Il resto   della   recensione  , che  aveva   già iniziato a scrivere  offiline  ,  la lascio   in word  progres   ed  aspetto di leggere  tutti   gli speciali per  dare  un giudizio  sull'iuntera  oera
 Qui  i numnero  0  concesso in pdf ai propri lettori  dalla  Casa  editrice   dove   un sunto per  chi si  fosse  perso  i  tre numeri presenti all'interno della serie d'orfani  ed  un anticipazione  su come  andrà avanti  .  ne  riparleremo a  Luglio  dopo  il prim speciale   oppure fra  tre  anni   alla  fine di tutto  , boh  ,  vedremo  ,  chi  vivrà vedrà  .  
Alla  prossima   ca

ennessima violenza sule donne . la vittima trova il cortaggio di raccontarlo e mette le foto della brutalòe aggressione su fb

riporto , non riesco a fare ulteriori commenti questo articolo preso da




Mi dispiace moltissimo ma chi ti aveva ridotta così era da chiudere e fare a lui o molto peggio ciò che ha fatto a te



  corsivo mio N.B
Le altre ve  le risparmio  non    sono un macellaio   e  credo che    queste  tre siano più che sufficienti  se  avete  stomaci forti o amate la macelleria le trovate  negli url  sotto  direttamente  dall'account  facebook dell'interessata    




Oggi, 24 giugno, é la ricorrenza più triste della mia vita. Oggi è domenica, come lo era 6 anni fa! In questi 6 anni nulla è cambiato, anzi ho perso il lavoro e nessuno ha "voluto" assumermi... Io non ho avuto un aiuto concreto da nessuno e, fino ad ora, le parole non hanno mai salvato una donna.... Il 24 giugno 2012, a quest'ora, ero ancora una donna ignara di ciò che stava per accedere.... Avevo trascorso una giornata deliziosa... Di mattina insieme a mia sorella Vania e a colui che era il mio compagno, eravamo andati al Santuario della Madonna nera di Tindari... Luogo in cui "lui" mi aveva giurato amore eterno, mi aveva promesso di non usare più violenza nei miei confronti anzi aveva giurato che si sarebbe preso cura di me per sempre.... Peccato che all'1 e 45, avrebbe cercato di uccidermi. Dormivo abbracciata a lui... Mi scosta e dice:"Scusa amore, devo andare in bagno", rimango a dormire a pancia in giù... Lui, dopo pochi minuti, ritorna in camera da letto ma non si distende accanto a me... 😢😢 Inizia a colpirmi in testa, con una padella in ghisa.... Uno, due, cinque, sei, non conto più i colpi. Il manico si rompe, lui prende un paio di forbici ed inizia a pugnalarmi..... Un senso di angoscia mi attanaglia il cuore... La mente torna indietro a quei momenti 😢😢 non é una scelta, non cerco tra i ricordi. Accade e non so perché 😢 Ho conosciuto il terrore vero, ho conosciuto la consapevolezza di stare per morire, ho conosciuto il dolore più intenso e profondo, ho visto la morte da vicino... Non sono l'unica né l'ultima, purtroppo 😢😢 vorrei che nessuna donna provasse ciò che ho provato io... Ma so che ciò è impossibile. Ho conosciuto la cattiveria umana. Lo sguardo di chi vuole uccidere, la strafottenza di chi si sente padrone della vita altrui... È una esperienza terrificante... Vorrei vivere in un luogo in cui lo Stato protegge i suoi cittadini e le sue donne. Invece no!!! Vivo in uno Stato in cui tutti suggeriscono di denunciare e poi ti lasciano sola ad affrontare il pericolo, dove la gente fa promesse che non mantiene 😢😢 Prego perché i giudici diano pene severe a chi uccide gli indifesi 😢 Lui per giustificare il suo gesto (anche se racconta di avermi "solo" alzato le mani), dice che sono una poco di buono... In fondo lo siamo tutte quando vogliamo lasciare chi ci alza le mani o ci tradisce 😉 Buona domenica a tutti, amici miei ❤

P. S. Se qualcuno volesse davvero aiutarmi, ho la necessità di far adottare i cani randagi salvati dalla strada, che vivono con noi... Sarebbe utile, solo così potrei fuggire dalla Sicilia, cercare un lavoro e poter dare un futuro ai miei figli 💖 Anche un lavoro sarebbe di aiuto........ Un'altra cosa. Queste foto me le ha fatte mio padre. Dovevano rimanere private ma, visto che si continuano a mostrate, al telegiornale, le foto delle donne uccise che sorridono insieme ai loro carnefici, ho deciso di renderle pubbliche.. Io ho fatto una scelta forte e provocatoria, anche con un po' di vergogna, ma ho capito la necessità di dare una immagine reale della violenza... Questo era da notare non il trucco waterproof non tolto la sera prima o le mie labbra. Mettere a disposizione di tutti il mio corpo martoriato, la mia espressione sconvolta devono servire da monito 😔😔Criticare e giudicare una vittima non serve a nulla

25.6.18

Quanto ci influenzano i pregiudizi?

La mia risposta è moltissimo come dimostra questo video preso da https://www.facebook.com/psicologia.applicata/ . Esso è un video fatto In Georgia (l'ex repubblica sovietica) dall'UNICEF che ha realizzato un semplice ma efficace test con telecamera nascosta.Video pubblicato in occasione del lancio del rapporto UNICEF "La Condizione dell'infanzia nel mondo", dedicato quest'anno al tema dell'equità. http://www.unicef.it/sowc2016


Dalla discalia del video
Abbiamo chiesto ad Anano, una bambina attrice, di interpretare un doppio ruolo: quello di una bambina benestante e quello di una coetanea sporca e mal vestita. Le reazioni delle persone che interagiscono con lei nelle differenti situazioni sono prevedibili, ma pur sempre scioccanti. E l'esperimento ha termine quando Anano, ferita per l'ennesimo atteggiamento ostile nei suoi confronti, scoppia a piangere.


Ora ho sempre ( e continu,erò perchè sono come san tommaso che da il suo giudizo quando tocca e vede le cose a 360 non fermandosi dietro le apparenze o da una sola parte ) dubitato delle campagne ( OVVIAMENTE SENZA GENERALIZZARE ) delle Ong sprattutto quelle mediatiche che spesso lucrano e si arricchiscono sui problemi del mondo o hanno metodi ambiqui o sul filo del rasaio . Orfani \ Juric ( funmetto della sergio bonelli editore ) docet . Ma qui è psicologia applicata dal vivo

Pretendere che italiani e immigrati ed in nuovi italiani condividano la stessa idea della donna come persona libera

Qualche  giorno    fa  stavo sfogliando la  slide   di msn.it      è  sono  capitato    su quest  articolo di  HuffPost Italy Dei fatti di C...