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5.1.25

Daniela Martani è stata denunciata e arrestata per aver manifestato contro le corrida le reazioni dei soliti commenti degli analfabeti funzionali


L'articolo Daniela Martani è stata denunciata e arrestata proviene da Metropolitan Magazine.


Daniela Martani stamani si trovava davanti alla basilica di San Paolo fuori le Mura dove è stata aperta la quinta Porta Santa del Giubileo 2025 ed era lì per manifestare contro le corride. L’ex gieffina aveva un cartello con su scritto: “Chiudete la porta alla corrida“. Daniela supportata dalla Peta è scesa in strada per sollecitare il Papa a pronunciarsi contro questo crudele sport sanguinario. Proprio durante la sua dimostrazione, la Martani è stata fermata da degli agenti, che l’hanno accompagnata al commissariato Tor Carbone per essere identificata e denunciata dalla Digos per manifestazione non autorizzata.
Daniela poco fa su Instagram ha detto: “Eccomi qui con la responsabile delle dimostrazioni in Europa di Peta. Dopo quattro ore in questura ci hanno rilasciate. Ci hanno denunciate per manifestazione non autorizzata, soltanto perché facevamo delle foto con un fotografo freelance contro le corride. Questa è la libertà e la democrazia, si viene arrestate – ma non siamo state portate in carcere – e portate in questura, denunciate perché abbiamo dimostrato contro una delle più terribili violenze pepretate nei confronti degli animali. Noi abbiamo portato l’attenzione su questo tema che viene avallato dalla Chiesa cattolica e per questo eravamo
all’apertura della porta santa del Giubileo“.“La showgirl italiana, personaggio televisivo e alleata degli animali Daniela Martani è stata arrestata durante la protesta anti-corrida della PETA a Roma. – si legge in un comunicato della Peta UK – Mentre l’ultima Porta Santa veniva aperta per segnare l’inizio dell’anno del Giubileo cattolico, un anno speciale di preghiera e di tempo per ristabilire un rapporto con tutto il creato, Peta UK e Daniela Martani hanno chiesto alla chiesa di “chiudere la porta alla corrida”. Sapevi che ogni anno, decine di migliaia di tori vengono macellati nei festival della corrida in tutto il mondo, molti dei quali si tengono in onore dei santi cattolici? Unisciti a noi nell’esortare la chiesa cattolica a difendere gli animali senzienti e iniziare il nuovo anno denunciando questo sport sanguinario non cristiano.

  E  come  i  solito      non  sono mancati  commenti  provocatori    e   dei classici  analfabeti  funzionali  

 nipoti piero
19m
Ha fatto bene.
Sergio Bariviera
26m
Mandateli tutti a scavare le buche, senza alcuna ragione particolare...
giovanni baglione
1 ora/e
ma che centramo noi con la corrida
Vincenzo Cappiello
49m
Se le inventano tutte!
ENRICO D'ANGELO
24m
E' dall'Alitalia che rompe

se i femminicidi sono in calo come mai è ancora emergenza visto che 109 nel 2024



 se come dice il #maistream se Alla data del 29 dicembre 2024 diminuiscono dell'8% i #femminicidi, ovvero l’uccisione per mano del partner o ex partner (da 64 a 59). mi chiedo come mai si parla di 109 donne uccise ? non è che c'è ancora confusione tra #violenzadigenere e femminicidio visto che 95 in ambito familiare e 59 per mano del partner o dell'ex . ? voi che ne pensate ?
Secondo     c'è  una  confusione    su  dove  inserire   le  vittime  femminili se     fra  i  femminicidi  o  violenza    di  genere  .  Unica    cosa   non  univoca   è  il  fatt  che   Uno degli aspetti più inquietanti è l’aumento dei delitti nelle aree rurali e nei piccoli comuni con meno di 5.000 abitanti. Parallelamente, cresce il numero di donne vittime con più di 65 anni: sono 37 nei primi 11 mesi del 2024, pari al 37,4% delle vittime femminili totali. Questi omicidi avvengono principalmente in ambito familiare, commessi dal coniuge o dai figli.
Anche il dato sulle figlie uccise è in crescita, passando da 5 a 9 casi. Queste tragedie si verificano spesso nel contesto di stragi familiari, in cui le figlie diventano vittime collaterali di una violenza diretta contro la madre o la ex partner.
Vittime straniere e dinamiche dei crimini
Un altro dato significativo riguarda l’aumento delle vittime straniere, che nel 2024 hanno rappresentato un quarto del totale (24,2%), con un incremento del 41,2% rispetto al 2023. Questo trend si contrappone alla diminuzione delle vittime italiane, calate del 21,1% nello stesso periodo. In controtendenza, si osserva un calo degli autori stranieri di femminicidi, mentre gli italiani rimangono stabili. In particolare, il 45,8% dei femminicidi con vittime straniere è stato commesso da autori italiani.
Autori sempre più giovani e fenomeno multigenerazionale
Un dato preoccupante riguarda anche il numero degli autori under 25, che è triplicato passando da 4 a 12 casi. Tuttavia, è tra gli over 64 che si registra la percentuale più alta di autori, con 27 casi nel 2024. Questa dinamica evidenzia come il fenomeno dei femminicidi coinvolga tutte le fasce d’età, sia tra le vittime che tra i colpevoli.
Infatti       fra il 3-5 gennaio ( la  data precisa è d'accertare )    c'è stato il primo  femminicidio di questo 2025 

Daniele Bordicchia e Eliza Stefania morti a Gualdo Tadino, inquirenti confermano il femminicidio-suicidio

Gualdo Tadino, trovati morti Daniele Bordicchia e Eliza Stefania: gli inquirenti confermano che si tratta di un caso di femminicidio-suicidio

diario di bordo n 96 anno III . Un chirurgo ha contratto il cancro da un paziente che stava operando: un caso unico nel suo genere .,Nazarena Savinoha una malattia neurologica grave da non saper nè leggere né scrivere, però ha preso la terza laurea: «L'arte è la mia cura, dedicato ai miei familiari»., Girano il mondo per 14 anni portandosi dietro un bebe


  fonti msn.it  e  pagina Facebook carmelo abbate
Sta facendo discutere un caso clinico unico nel suo genere, di un chirurgo che ha contratto il cancro da un paziente che stava operando. Il cancro non è una malattia contagiosa (non si trasmette come un virus) se non in rarissime eccezioni conosciute in tutto il genere animale ( nei cani, nel diavolo della Tasmania e nel criceto dorato ) e in

casi umani assai rari di 
trasmissione materno-fetale per difetti genetici nel feto (sono stati documentati appena 17 casi di trasmissione materno-fetale in oltre un secolo). Ciò rende la storia del chirurgo, dettagliata in un rapporto pubblicato nel 1996 sul New England Journal of Medicine, un caso assolutamente singolare.

Cosa sappiamo del chirurgo che ha contratto il cancro dal paziente che stava operando

Il chirurgo, un uomo tedesco di 53 anni, stava eseguendo un intervento chirurgico di asportazione di un istiocitoma fibroso maligno dall’addome di un paziente, un tipo di sarcoma caratterizzato dalla presenza di istiociti, delle cellule immunitarie che migrano in tessuti dove non dovrebbero, in cui formano escrescenze tumorali. Durante l’operazione, il chirurgo si ferì accidentalmente alla mano, tagliandosi alla base del dito medio del palmo sinistro, mentre cercava di posizionare un drenaggio nel paziente. La ferita venne disinfettata e fasciata immediatamente, ma cinque mesi dopo, il chirurgo notò che, in quello stesso punto della mano in cui si era ferito, si stava formando un piccolo nodulo. Visitato da uno specialista della mano che rilevò “un rigonfiamento duro,
circoscritto, simile a un tumore di 3 cm di diametro
”, il chirurgo fu quindi operato e il tessuto rimosso venne analizzato.
L’esame istologico rivelò che si trattava di un istiocitoma fibroso maligno, lo stesso tipo di tumore maligno che il chirurgo stava rimuovendo al momento della lesione alla mano. Ulteriori analisi rivelano che le cellule cancerose erano geneticamente identiche a quelle del cancro del suo paziente, per cui il team medico concluse che le cellule maligne dovevano essersi trasferite nel momento in cui il chirurgo si era ferito. “I due tumori erano entrambi degli istiocitomi fibrosi maligni del sottotipo storiforme-pleomorfo – si legge nel rapporto – . Utilizzando metodi molecolari, abbiamo poi dimostrato che i sarcomi del paziente e del chirurgo erano geneticamente identici”. Nel rapporto, il team descrive il caso come un “trapianto accidentale” di un istiocitoma fibroso maligno del paziente, precisando che si tratta di una circostanza molto insolita perché, solitamente, un tessuto trapiantato che differisce geneticamente dal tessuto dell’ospite viene preso di mira e distrutto sistema immunitario dell’ospite, portando al rigetto. Questo è il motivo per cui, durante i trapianti di organi, vengono utilizzati farmaci immunosoppressori. Il chirurgo aveva infatti sviluppato un’infiammazione intorno al taglio ma, evidentemente, quella risposta immunitaria non è riuscita a impedire alle cellule cancerose di proliferare. Secondo il team, quelle cellule potrebbero aver eluso il sistema immunitario
del chirurgo attraverso diversi meccanismi: ad esempio, potrebbero non aver prodotto sufficienti antigeni, molecole che attivano il sistema immunitario, innescando la produzione di anticorpi, secondo il rapporto.

.......

Nazarena Savino, 26 anni, si conferma un esempio straordinario di determinazione e resilienza. Pur affrontando le sfide legate alla sua disabilità, ha conseguito la sua seconda laurea magistrale - anch’essa con 110 e lode - in Storia dell’Arte, presso UniSalento. Già laureata in Archeologia e Storia Greca (triennale), Nazarena - originaria di Erchie, in provincia di Brindisi - è stata anche insignita del Premio
 Isabella dalle Giubbe Verdi per il suo impegno nel campo della disabilità e dell’accessibilità
.Con una tesi innovativa, realizzata in collaborazione con Palazzo Barberini di Roma e dedicata all’equilibrio tra arte e inclusione, e con il suo costante lavoro di sensibilizzazione, unisce la sua passione per la cultura con un instancabile impegno per abbattere le barriere architettoniche e culturali.
E ora, appellandosi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sogna un’Italia artistica accessibile a chiunque.

Nazarena, può raccontarci la sua storia e le sfide principali che affronta?

«A 18 anni mi è stata diagnosticata una malattia neurologica, che oggi mi impedisce di leggere e scrivere. Ho affrontato periodi difficili, in cui molte persone mi hanno fatto sentire inadeguata. Sentire frasi come “guarderai il mondo da una finestra” da chi consideravo amico è stato devastante. Ma non ho lasciato che queste parole mi fermassero. Grazie al sostegno della mia famiglia e dei veri amici, ho trovato la forza per realizzare i miei sogni».

In che modo arte e cultura l’hanno aiutata a trasformare le difficoltà in forza?

«L’arte è stata una fonte di ispirazione e rinascita. La mia tesi, realizzata in collaborazione con Palazzo Barberini, esplora come conciliare arte e accessibilità, studiando soluzioni alternative grazie alle nuove tecnologie. Ogni luogo culturale dovrebbe essere accessibile, perché la bellezza dell’Italia deve poter essere vissuta da tutti. Da qui il mio appello al Presidente Sergio Mattarella e alle istituzioni: consentiteci di avvicinarci alla cultura, tutti meritiamo di sentirci inclusi».


Come ha trovato la forza per un percorso così impegnativo?

«Devo tutto a mia madre Lea e a mia sorella Swami, i miei occhi e le mie mani: loro leggevano, io apprendevo. Il loro amore e supporto sono stati fondamentali. Anche gli amici veri hanno giocato un ruolo essenziale nel mio percorso. Un ringraziamento speciale va pure a tutti i docenti del corso di laurea in Beni Culturali, che mi hanno permesso di esprimermi al meglio».

Ai ragazzi ripete sempre tre parole: «passione, perseveranza e studio». È il suo motto di vita?

«Sì, perché la cultura appartiene a tutti e grazie ad essa possiamo migliorare la qualità della nostra vita e riconoscere il valore unico di ogni individuo. Solo lavorando insieme, tuttavia, possiamo abbattere le barriere fisiche e culturali».

Quale messaggio vorrebbe trasmettere ai giovani?

«Nonostante gli ostacoli, con la giusta determinazione è possibile costruirsi un futuro luminoso: il nostro valore non dipende dalle opinioni degli altri, ma solo da noi stessi. E vorrei che comprendano che la disabilità non è un limite, ma una parte della diversità umana: il mio augurio è che diventino protagonisti di un futuro inclusivo e rispettoso di tutti».

A chi dedica questo traguardo?

«Alla mia famiglia, che mi ha trasmesso forza e serenità, e a tutti coloro che lottano ogni giorno contro le difficoltà. E lo dedico anche a chi si sente invisibile, escluso, a chi pensa di non farcela: non arrendetevi mai».


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Loro sono Claude e Françoise. Vivono in Francia, a Lione. Lui è un ortopedico di 27 anni, lei è una decoratrice di 23. Sono una coppia di novelli sposi, ma non hanno intenzione di chiudersi in casa e di rinunciare al loro sogno in comune. Vedere tutto il mondo non da libri e foto, ma con i propri occhi.
L’ aprile del 1980 montano in sella alle loro biciclette. Partono da Lione, all’avventura. Vogliono stare in giro almeno tre anni. Pedalano per chilometri, affrontano salite, vento, pioggia e sole cocente. Attraversano deserti, foreste, montagne e continenti. Dal cuore dell’Europa si spingono fino ai confini più remoti del pianeta. Non si fermano mai, tranne quando un paesaggio o un incontro li cattura.
Nel 1984 hanno attraversato già mezza Asia, e vanno in Australia. Vivono col minimo indispensabile, vendendo reportage dei loro viaggi alle riviste locali. E lì, in un angolo sperduto, Françoise scopre di essere incinta. In quel momento devono fare una scelta, fermarsi o continuare. Rimontano in sella, ripartono. E Manon nasce in Nuova Zelanda. I genitori la avvolgono in una coperta, la mettono in un piccolo rimorchio agganciato alla bicicletta, e via.
Viaggiano per i successivi sei anni, Manon cresce esplorando il mondo prima ancora di imparare a camminare, tra lingue e culture diverse. Impara a sorridere a chiunque incontri. La bimba dorme mentre le ruote girano, si nutre del mondo che la circonda.
Nel 1994 la coppia torna a Parigi. Sono passati quattordici anni, hanno percorso 150 mila chilometri attraverso 66 Paesi nei cinque continenti. Hanno forato 503 gomme, consumato 90 pneumatici e fatto innumerevoli incontri. Claude e Françoise sono tornati cambiati, ricchi di storie e di umanità. Manon ha sei anni, e porta già con sé una vita intera di avventure e ricordi.




Carlo Magno Un padre dell'Europa Alessandro Barbero ti trascina nel medioevo

 



A casa per l'influenza sto leggendo . Barbero sarà pure prolisso e secondo alcuni spesso prende delle cantonate visto  che



Simonetta Torresi ritorna a parlare del Medioevo analizzando il saggio su "Carlo Magno" di Alessandro Barbero. L'autrice in questo lavoro mette in evidenza le "incongruenze geografiche" dovute allo spazio-tempo nel quale sono accaduti taluni eventi e pone l'attenzione sulla mancanza di prove archeologiche, architettoniche e linguistiche lì dove l'ufficialità pone la storia del Medioevo. [...] Da questo lavoro emerge la necessità di una revisione geografica della storia medioevale". Enzo Fusari
Ma  ti trascina dentro gli eventi . con questo libro ( uno dei regali ricevuti a natale ) mi sta facendo riscoprire e ri interessare al medio evo ( specialmente il periodo precedente all'anno mille cioè  XI secolo   ) , uno dei periodi storici più noiosi .ecco alcune recensioni Ecco una biografia estremamente piacevole da leggere, dallo straordinario piglio narrativo. Chiara FrugoniI tempi lontani in cui l'Europa era priva di strade e piena di paludi, finalmente sottratti alle nebbie delle nostre memorie scolastiche, in un saggio che si fa leggere come un romanzo. Laura Lilli, "la Repubblica"

4.1.25

Addio a Mauro Morandi, «Robinson Crusoe contemporaneo»,ed ex custode dell'isola di Budelli .

da msn.it

 Addio a Mauro Morandi, «Robinson Crusoe contemporaneo», originario di Modena, che per 32 anni ha vissuto da solo nella piccola isola di Budelli, arcipelago della Maddalena in Sardegna, diventandone custode e vivendo da eremita.Per anni ha avuto contatti con altre persone solo quando d'estate arrivava qualche turista. Aveva 85 anni. Morandi, ex insegnante di educazione fisica di Modena, nel 1989 aveva deciso di fermarsi a Budelli mentre stava intraprendendo un viaggio insieme ad alcuni amici. Approdando sull'isola, Morandi aveva deciso di non andarsene più, assumendo l'incarico di custode. La sua vicenda è stata oggetto anche di un libro «Il guardiano di Budelli-Una lunga storia d'amore tra un uomo e la sua
isola deserta», scritto da Antonio Rinaldis e dallo stesso Morandi.Del Robinson Crusoe contemporaneo si è parlato in tutto il mondo, soprattutto quando, nel 2021, a 32 anni dall'approdo, l'ex insegnante di educazione fisica modenese ha deciso di andarsene da Budelli, per le sue condizioni di salute, ma anche per un lungo braccio di ferro con il Parco della Maddalena a proposito del quale erano state promosse petizioni e mobilitazioni.A dare l'addio sul profilo Facebook di Mauro Morandi, venuto a mancare il 3 gennaio, sono i tanti amici e sostenitori della sua battaglia a favore di quell'isola che per anni ha protetto e che definiva «un paradiso». «Che la terra ti sia lieve, la tua anima resterà per sempre sull'isola», si legge nel commiato social.

Regali di Natale solidali e da riciclare Le volontarie di. assemini raccolgono i doni per i più bisognosi e organizzano lo scambio ., Sestu, cagnolino ucciso con una fucilata: era scappato da casa per i bottiRitrovato morto il 2 gennaio non lontano dall’abitazione del proprietario: «Gli hanno sparato dritto alla testa»

  anche  se    da    un paio  d'anni  sto  diventando  allergico    all'atmosfera  natalizia    certe  storie  mi  colpiscono  ancora  .
  dall'unione  sarda  del 4\1 \2025 


La  prima  è  quella  di   35enne Erika Orrù: 




Regali di Natale solidali e da riciclare 
Le volontarie raccolgono i doni per i più bisognosi e organizzano lo scambio 

L’Epifania porta via le feste ma non la generosità e l’intraprendenza degli asseminesi. Il loro altruismo si è manifestato con tutta la sua energia per mezzo di una serie di iniziative portate avanti dalla 35enne Erika Orrù: «Raccolgo capi di abbigliamento, giocattoli e generi alimentari per donarli alle famiglie bisognose e agli amici a quattro zampe».
Alla sua idea si è aggiunta, quest’anno per la prima volta, quella della concittadina 47enne Francesca Mazzer: «Ho proposto ai miei compaesani di scambiarci i regali di Natale non graditi o i doppioni». Due modi diversi di fare beneficenza ma con un obiettivo comune: «Vogliamo promuovere il riuso degli oggetti - hanno detto le due donne - dando un’impronta ecologica ai nostri gesti».
Solidarietà
Erika si è mossa già dagli inizi di dicembre e concluderà la sua opera benefica “natalizia” il 6 gennaio: «Come prima cosa ho organizzato una pesca miracolosa per garantire le cure a una piccola ciurma di felini. Inoltre Marcella, una mia cara amica parrucchiera, si è resa disponibile a darmi una mano offrendo il suo lavoro a domicilio, solo ad Assemini, fino a gennaio. Il ricavato supporterà la causa». Erika non si è dedicata soltanto ai gatti ma anche, e soprattutto, ai bambini: «Ho inventato la “giornata del regalo natalizio” che quest’anno si è tenuta il 21 dicembre nel piano pilotis della palazzina dove abito. Una giornata rivolta esclusivamente ai bambini per i quali sono stati messi a disposizione tanti giocattoli e libri che hanno potuto scegliere liberamente. Tante anche le sorprese incartate». Più di qualcuno si è portato avanti e ha donato pure dolciumi: «Con ovetti, barrette di cioccolato e caramelle gommose i bambini sono a posto fino alla Befana».
La risposta della popolazione è stata davvero positiva: «Non mi sarei aspettata così tanta generosità: pasta, biscotti, bibite, spumanti e cotechini. Ma anche tanti giochi donati dagli alunni delle scuole elementari».
Riuso
Riciclo e condivisione le parole chiave per un grande successo: «Ogni anno ricevo sempre più entusiastici messaggi di apprezzamento. A qualcuno è scesa anche qualche lacrima. Questo mi dà la forza di portare avanti le mie idee». La stessa forza che Erika vorrebbe trasmettere a Francesca, la quale non ha avuto il successo che avrebbe sperato per la sua proposta di scambio di doni non graditi: «Talvolta capita che per Natale si ricevano regali doppi o poco utili. Così ho pensato di replicare l’iniziativa promossa da una mia amica di Torino. Lei, ormai da 15 anni, organizza per il 26 dicembre un tè con altre donne. Un incontro per condividere un momento di spensieratezza in compagnia e per dare una seconda possibilità agli oggetti trovati sotto l’albero». Fino ad oggi Francesca non ha ricevuto ancora nessuna richiesta, ma pazienterà fino a lunedì, il giorno dell’Epifania, prima di dare una seconda vita ad alcuni dei regali da lei ricevuti: «Se nessuno vorrà fare uno scambio, regalerò gli oggetti o li porterò in un negozio di roba usata».


la seconda è un po' triste sempre dal Cagliaritano
Sestu, cagnolino ucciso con una fucilata: era scappato da casa per i bottiRitrovato morto il 2 gen

ma  conferma  il mio amore  odio    per  i  fuochi d'artificio  e   il  peerchè ho  smesso  d'usare    i  petardi   e  cercherò  di sensibilizzare    i comuni  perchè  usi   queli   non rumorosi . 
Infatti   L'utilizzo dei fuochi d'artificio silenziosi permette di proporre degli spettacoli pirotecnici di grande effetto, tanto belli quanto quelli con il "botto" a cui siamo solitamente abituati, ma nel contempo riesce nell'intento di rispettare i limiti acustici previsti dai vincoli legislativi comunali.   per  saperne di  più

https://www.piroworks.com/collections/spettacoli-silenziosi

 ecco    che    la  seconda  storiua    sempre  dall'unione  sarda  del 4\1\2025  conferma    il mio percorso riguardo ai fuochi artificiali


Sestu, cagnolino ucciso con una fucilata: era scappato da casa per i bottiRitrovato morto il 2 gennaio non lontano dall’abitazione del proprietario: «Gli hanno sparato dritto alla testa»
                                                                Il cagnolino Fufy

Un gesto crudele e senza ragione, un crimine che ha colpito al cuore tante persone. È la fine ingiusta di Fufy, un cagnolino di razza simil jack russel, 11 anni, ritrovato morto in via sant’Esu alla periferia di Sestu, ucciso da un colpo di arma da fuoco.
Lo racconta il proprietario, Stefano Taris, che lo ha trovato senza vita il 2 gennaio, con una ferita mortale alla testa: «Era sparito da qualche giorno e avevo fatto un annuncio online; è un pezzo del mio cuore, ha paura dei botti, è abituato alle coccole e a dormire dentro. Sicuramente era uscito da un piccolo buco nella rete, e io l’ho cercato disperatamente per giorni».
Poi la terribile scoperta, tra lo sdegno generale.

silenzio o non silenzio sul caso sala ? io dico che si parli

Fra  le  due  opzioni     quella  del silenzio   richiesto dal governo  e  dalla famiglia    con  il  fatto   ( vero  o falso    )    che  siamo in una  frase  delicata    e qiuello  del  parlarne   io sono 

per la  seconda  .  Infatti  :  « Non rimanete in silenzio. Continuate a parlare di Cecilia Sala »  è   quanto ha detto in 
un'intervista a Repubblica Nazanin Zaghari-Ratcliffe, 46enne insegnante britannico-iraniana( foto   sotto   a  destra  )  , detenuta per 6 anni nel carcere di Evin per ragioni politiche, riguardo all'arresto da parte di Teheran della giornalista italiana.A Sala oggi direbbe «che tutto questo finirà . Che lei non c'entra niente. Che non è colpa sua, nonostante quello che certa gente potrà dire. Purtroppo Cecilia non è il primo e non sarà l'ultimo ostaggio della Repubblica Islamica
 Mi piacerebbe parlare con la sua famiglia e condividere la mia esperienza. Il mio consiglio è: non rimanete in silenzio. Continuando a parlare di Cecilia, si rafforzerebbe la sua posizione in prigione, dove ora sarà terrorizzata e sotto enorme pressione dei carcerieri. E si contrasterebbero i ricatti dell'Iran».Per resistere in carcere «mi hanno dato speranza la mia bambina e la mia famiglia. Sapere che qualcuno fuori combatteva per la mia libertà mi ha dato tanta forza. Così come il coraggio e la tempra di altre donne imprigionate a Evin.
Insieme, provavamo a sopravvivere, e a non dimenticare la vita fuori. Mandate libri a Cecilia. Sono fondamentali per la salute mentale. E Roma deve tirare via Cecilia dall'isolamento il prima possibile, perché lì è a rischio tortura».
Alla domanda su cosa dovrebbe fare il governo italiano, risponde: «Proteggere Cecilia è la cosa più importante. Allo stesso tempo, non deve lanciare messaggi sbagliati all'Iran. Non deve accettare le accuse pretestuose contro di lei, ma parlare apertamente di Cecilia tenuta in ostaggio. E, per favore, non minimizzate. L'altro giorno mi ha scioccato il tweet di Tajani 'Cecilia sta bene'. Come si può dire una cosa del genere, mentre è rinchiusa ad Evin? È un atteggiamento irresponsabile, negligente e pericoloso».Ovviamente    Rispettando quanto richiesto dalla famiglia della giornalista italiana,  non riportando  da  i  giornali  e  siti  online    (  che    affamati  di scoop   e di vendite )  senza entrare nel merito né dello stato della trattativa, né di alcun tipo di dettaglio che possa in alcun modo intaccare il lavoro  (? )  diplomatico del governo e delle istituzioni preposte.proprio come ha  scelto difare   
L'attivista italo-iraniana Shervin Haravi in un itervista     mi pare  per  laresse.it    e per  la quale   ha tenuto a sottolineare l’importanza di mantenere il massimo riserbo su tutto quel che riguarda direttamente la vicenda detentiva di Sala, accettando quindi di concentrare la conversazione solo su quegli elementi che possano aiutare il pubblico italiano a comprendere il contesto entro cui è avvenuto il fermo: “Se viene fatta questa richiesta (di silenzio stampa), per dare spazio alla diplomazia e alle trattative che verranno portate avanti dal ministero degli Esteri italiani e dalla controparte iraniana, dobbiamo consentire che ciò avvenga. Rispettiamo la richiesta e l’unica cosa che facciamo è continuare a chiedere il rilascio immediato di Cecilia”.

sono sempre i migliori che se ne vanno . addio caro maestro Giovanni maria Pasella

  sono  senza  parole  nell'apprendere  tale  notizia  sia  perchè lo  conoscevo   era  insegnante  di musica  alla  mia  scuola media .  E lui    uno di quelli che  ha  contribuito alla mia formazione  musicale  .  Uno degli specialisti  a    cui mi  rivolgevo  per  questioni  tecniche  (  timbro  , ritmo  , ecc )  . Non  riesco   a  continuare  oltre   lascio  all'articolo   della nuova  sardegna   del  4\1\2025   ulteriori   commenti  . 


3.1.25

Beatrice Venezi subissata di insulti: le frasi irripetibili. Ecco perché invece va difesa cosi come Marco Liorni vittima del deepfake, insulti e bestemmie in diretta Rai a Capodanno generate con l’IA

 premetto che non ho  visto  se  non di sfuggita  la  trasmissione in questione  e   non  sono  uno  specialista,  ma  un semplice  profano  e  fruitore   neppure tanto assiduo se non certi pezzi immortali , in tale campo  / genere musicale   tanto da evitare di criticarla e recensirla musicalmente e lasciare  spazio  agli  speialisti  .  Sono   all'apposto    di lei  politicamente e culturalmente  e a pelle  non mi sta  tanto simpatica   . Ma  odiando  le  censure  ,  il sessismo (  con  cui sono  in lotta   anche  contro me  stesso tutti i giorni )  la difendo dagli  haters  \ odiatori  -
Quindi  concordo in linea  di massima  con l'articolo   riportato dotto tranne   per  quello che dice  su  Augias  . infatti https://www.facebook.com/lorenzotosa.antigone



Quella di Corrado Augias all’inizio di “Viva Puccini” su Rai 3 (o quello che ne resta) non è un’imitazione - che è sempre legittima, per tutti - ma un becero tentativo di insultare, offendere e delegittimare uno straordinario professionista come Augias, presentato come una specie di vecchio rincogl***** con lo sguardo vacuo e da accompagnare alla porta.
È la misera vendetta dei servi Rai (lo capisci da quel riferimento a La7) nei confronti di un giornalista libero e un grande uomo di cultura che ha scelto di andare altrove per continuare a fare in autonomia il proprio mestiere e che osa criticare la Presidente del Consiglio.
Tutti possono essere imitati, anche in modo salace, e non a caso lo stesso Augias era stato brillantemente imitato da Ubaldo Pantano proprio in Rai qualche anno fa senza che nessuno abbia alzato un sopracciglio. Perché era stato fatto con intelligenza e satira, da un imitatore serio.
In “Viva Puccini” c’era solo il trionfo della piccineria, del dilettantismo e della raccomandazione (con Beatrice Venezi improvvisamente assurta a novella Muti).
Nessuno è immune alla satira, neanche Augias. Solo che la satira bisogna saperla fare.E su Telemeloni non sanno neanche dove stia di casa.
Certa gente, uno come Augias, non è neanche degna di nominarlo. Altro che imitarlo.

post anzi  ( usiamo per  una volta tanto un termine italiano dovecesistevil corrispettivo linguistico ) articolo preso da  https://www.milleunadonna.it/spettacoli/ del  3\1\2025  preso tramite il portale 

di Massimiliano Lussana


Le critiche a Venezi pare siano sostanzialmente basate su sei circostanze: è donna, è bella, è giovane, è elegante, è bionda ed è di destra

Ogni giorno, aprire i social significa imbattersi in un nuovo “mostro”. E il mostro di Capodanno era Beatrice Venezi, la direttrice - anzi, “direttore” come piace a lei, scelta linguistica che le ha attirato strali di ogni tipo, come fosse un’offesa - d’orchestra lucchese protagonista di “Viva Puccini!”,





il programma che ha raccontato il più grande genio della
lirica a cavallo fra Ottocento e Novecento (a parere di chi scrive secondo solo a Mozart, ma questi sono gusti) su Raitre la sera del primo gennaio.
"Scuotimenti di chiome e di anche" Potrei riempire centinaia di righe con le parole riservate alla Venezi, ma mi limito ad alcune, quelle che era possibile trovare sui suoi profili e ve ne propongo alcune, fior da fiore. A partire dal primo commento, che scatena immediatamente il dibattito: “Uno spettacolo sempre più modesto, tra scuotimenti di chiome e di anche. Quanto poi alla pretesa di essere chiamata "maestro", si evidenzia la totale mancanza di conoscenza della lingua italiana, come nel caso della sua amica Giorgia!”. Commenti sempre più cattivi
Insomma, la povera Beatrice è trasformata in una sorta di punching ball vivente, su cui scatenarsi, nemmeno fosse una pericolosa delinquente o un’usurpatrice di ruoli.
E poi, andando avanti: “Pubblicità per lo shampoo”, “Arte totalmente assente”, “Leccaf... della canara albanese” (ho messo i puntini per l’assoluta inconsistenza e volgarità dell’argomentazione), “Se resti in Argentina per sempre ci fai piacere”, “L'assalto è stato ben lanciato e riuscito: il mediocre ha preso il sopravvento. L'abilità principale di un mediocre? Riconoscere un altro mediocre”. E via di questo passo. Venezi come punching ball vivente E poi, anche a livello di critica, legittima per carità, ci mancherebbe altro, ci si è imbattuti nella “giovane Bellicapelli lucchese” e nel “balcone di piazza Venezi” che almeno fa intuire una qualche reminiscenza storica del titolista. Ignobile tiro al bersaglio E invece. E invece vi racconto perché la difendo e perché penso che questo osceno tiro al bersaglio non colpisca affatto il bersaglio, ma anzi in qualche modo la rafforzi ulteriormente, anche perché lei sa essere ironica e autoironica: il giorno prima della
trasmissione su Puccini aveva previsto le stroncature e persino nell’imitazione di Corrado Augias – forse un po’ eccessiva e magari non raffinatissima, ma ad esempio non è mai stato detto niente di simile quando le imitazioni prendevano in giro personaggi non ascrivibili all’area culturale di Augias, penso ad esempio ad alcuni antichi personaggi di Neri Marcorè o a quelli di Maurizio Crozza, entrambi straordinari e vivaddio capaci di prendere in giro indifferentemente gli uni e gli altri – il “simil Augias” ironizzava sul fatto che “dirige solo perché è bionda”. Il perché delle critiche Insomma, sinceramente penso che le critiche a Beatrice Venezi siano dovute sostanzialmente a fattori che con la musica non hanno nulla a che fare. Come direttore può piacere più o meno – a me pare che, nonostante una gestualità un po’ troppo eccessiva sia in crescita continua e, visto che è ancora giovanissima, possiamo aspettarci per il futuro livelli di eccellenza assoluta, ma anche qui siamo nel campo dei gusti personali - ma il punto è che le critiche alla Venezi siano sostanzialmente basate su sei circostanze: è donna, è bella, è giovane, è elegante, è bionda ed è di destra. Le simpatie politiche Credo che nessuna delle circostanze sia una colpa, anzi apprezzo anche il fatto di non aver paura di esprimere anche le sue simpatie politiche, senza vergognarsi delle sue idee, in un mondo dove essere “di destra” non è certamente un valore aggiunto, come quello dello spettacolo. Simpatie che che le sono costate in passato attacchi da parte di musicisti palermitani (“è solo un fenomeno mediatico”) o urla degli spettatori al concerto di Capodanno a Nizza (“Via i fascisti dall’opera”), che fecero giustamente insorgere non solo il governo, ma anche artisti di sinistra illuminati come Alessandro Gassmann. Quindi, uscirei dai pregiudizi per dedicarmi ai giudizi rispetto alla trasmissione di ieri sera, di cui Beatrice è stata non solo direttore d’orchestra e presentatrice insieme a Bianca Guaccero, ma anche ideatrice, forte della sua passione da concittadina lucchese del divino Puccini. Gli ascolti E quindi parto dalla fine, cioè dai risultati d’ascolto con 750mila spettatori pari al 5,02 per cento di share, i televisori accesi su Raitre su cento, e 842mila spettatori per i 13 minuti di anteprima pari al 4,52 per cento di share, che hanno collocato il programma a un passo dal podio dei più visti della serata, ed è un grandissimo risultato considerando che si parlava di lirica, che non è il più facile degli argomenti in televisione e che si era su Raitre e non su Raiuno, sede probabilmente più adatta a questo spettacolo, come mi ha fatto giustamente notare la persona che mi ha fatto amare la lirica. Quindi, non stiamo parlando di un programma perfetto, anzi c’erano alcune ingenuità e i classici problemi connaturati alla contaminazione fra linguaggi diversi; ma la chitarra elettrica di Maurizio Solieri che richiama Jeff Beck su “Nessun dorma”, il brano del “Fantastico” di Franca Rame sullo stupro per raccontare il laido Scarpia nell’approccio a Tosca, così come fare vedere “quanto si era più liberi” quando cantavano in prima serata Mina e Johnny Dorelli, sono effettivamente idee. Così come la raffinatezza di Malika Ayane che emoziona cantando “Adesso e qui (Nostalgico presente)”, la splendida canzone scritta fra gli altri con Gino De Crescenzo, Pacifico, ricordando che fu proprio la “Tosca” il suo approccio alla Scala come provino per le voci bianche. E poi molto ha funzionato bene, a partire da Enrico Stinchelli nei panni di Virgilio attraverso l’opera, ripercorrendo lo stile de “La Barcaccia”, uno dei tanti gioiellini della Radiotre di Andrea Montanari. Ma forse il vero capolavoro della serata è stata l’intervista di Beatrice Venezi a Giordano Bruno Guerri sui rapporti fra Gabriele D’Annunzio e Giacomo Puccini. Ma, soprattutto, un’intervista sui “disorganici”, su quelli che non piacciono alla gente che piace, su quelli che non sono mainstream. Ed è chiarissimo che Guerri e Venezi si identificano appieno in queste categorie, tanto che poi tocca nuovamente a Maurizio Solieri e a “C’è chi dice no”, che è forse la canzone di Vasco Rossi che più fotografa tutto questo. L’altra è “Gli spari sopra”. Perché gli spari sopra sono per Beatrice Venezi. Troppo donna. Troppo bionda. Troppo di successo. Troppo di personalità e diretta. Troppo adatta alla prima serata tv.

stavo fimedo di scrivere questo post quando mi arriva da msn.it la notifica di un uso distorto e d'analfabetismo funzionale di chi prende per oro colatro ogni cosa . Il caso di Marco Liorni
( non sono suo fans in quanto non lo cago neppure tanto da non sapere quasi chi
sia in quanto mi stanno sulle palle tali insulsi programmi e trasmissioni tv )

Anche Marco Liorni è rimasto vittima del deepfake. In rete e sui social è circolato un video in cui rpnuncia insulti e bestemmie, che avrebbe esclamato durante la serata di Rai1 in diretta a L’Anno che verrà, il programma che accompagna il pubblico nell’ultima notte dell’anno. Il conduttore televisivo, che già si è dovuto scusare per le parolacce di uno degli ospiti (  fatto vero   questo si  😛😇  corsivo  mio  ) sfuggite in un fuorionda, ha voluto chiarire che il video diventato virale che lo vede protagonista è un falso. « Sicuramente quasi tutti riconosceranno il falso. Ma ne basta uno che invece ci crede… Altra occasione per farci qualche domanda sulla facilità di creare fake quasi perfetti con l’intelligenza artificiale», ha scritto nei commenti al suo post in cui annuncia il deepfake, «ho già chiesto all’autore di rimuoverlo, mi riservo azione legale».

L'articolo Marco Liorni vittima del deepfake, insulti e bestemmie in diretta Rai a Capodanno generate con l’IA: «Mi riservo di denunciare» proviene da Open.



La battaglia giusta Cecilia Sala e il silenzio complice sui 141 giornalisti uccisi da Israele a Gaza Storia di Umberto De Giovannangeli Unita.it

 Per i giornalisti abbattuti come quaglie in Palestina, silenzio di tomba ; per una "svampita"   secondo  molti detenuta in Iran, ricevimenti a Palazzo Chigi e consigli di ministri a spron battuto.Insomma, un pochino di equilibrio non farebbe male.Giustamente, (lo riscriviamo in maiuscolo: GIUSTAMENTE) le prime pagine dei giornali riportano la drammatica vicenda di una giornalista coraggiosa, che fa onore alla nostra tanto, e spesso a ragione, vituperata categoria. In Iran Cecilia Sala cecava di raccontare un Paese che ama, che conosce come pochi altri. Giornalista libera, con la schiena dritta. Per questo invisa dal regime teocratico-militare iraniano. Free Cecilia, Subito, è un impegno da ottemperare, innanzitutto


da chi ha responsabilità di Governo.Ma i giornalisti non sono invisi solo nei Paesi retti da regimi marcatamente autoritari. I giornalisti, quelli davvero indipendenti, sono testimoni scomodi, da neutralizzare, anche in Paesi che la nostrana stampa mainstream continua a narrare come l’”unica democrazia in Medio Oriente”, cioè Israele. Mai, come in questo conflitto, rimarca Daniele Mastrogiacomo per Professione Reporter, sono morti tanti giornalisti. Nemmeno durante i due conflitti mondiali. “Da quando è iniziata la guerra a Gaza”, conferma Carlos Martinez de la Serna, direttore del Programma Cpi, “i nostri colleghi hanno pagato il prezzo più alto, la vita, per i loro reportage. Senza protezione, equipaggiamento, presenza internazionale, comunicazioni, cibo e acqua, continuano a svolgere il loro lavoro cruciale per dire al mondo la verità”. Mai, come accade a Gaza, è stato vietato l’ingresso alla stampa internazionale, che dal 7 ottobre 2023, giorno della strage di Hamas nei kibbutz del sud di Israele, ancora oggi è costretta ad affidarsi alle notizie fornite dai colleghi che si trovano all’interno della Striscia. Un divieto imposto da Israele, su un territorio che non è il suo, sulla base di criteri di sicurezza che servono a tenere all’oscuro il mondo su quanto accade.È grazie ai giornalisti, operatori, fotografi e blogger palestinesi se abbiamo potuto vedere, non solo ascoltare o leggere, ma vedere con i nostri occhi il lento sterminio che sta avvenendo. Dietro ognuno di quei 202 operatori dell’informazione ci sono dei visi, dei nomi e delle storie. Ci vorrebbe un libro per raccontarle tutte. Qui possiamo solo ricordare quanto riporta il Cpi alla data del 20 dicembre 2024: 141 giornalisti e operatori dei media uccisi, di cui 133 palestinesi, due israeliani e sei libanesi. Feriti altri 49, due scomparsi, 75 arrestati. Senza considerare le aggressioni, le minacce, gli attacchi informatici, la censura, gli omicidi dei familiari, per ritorsione o vendetta. In un video messaggio, la giornalista Madlin Shaqaleh, 39 anni, ha dichiarato ad ActionAid: “La sfida più grande per noi è che abbiamo perso le nostre case e i nostri cari. Ho perso mia sorella e mia nipote e non ho potuto vederla né dirle addio. Questa è stata una grande sfida che mi ha fatto decidere di continuare la mia carriera giornalistica e di parlare della sofferenza dei giornalisti e della nostra sofferenza come cittadini e delle circostanze in cui viviamo, che sono davvero eccezionali. Le persone mi chiedono: perché continui ancora a lavorare? Ma io sento che, anche se un giorno mi aspetterà la morte, devo dar seguito al mio percorso, al messaggio, alla mia profonda fede e alla mia causa”.Riham Jafari, coordinatrice delle attività di advocacy e comunicazione di ActionAid Palestina, ha dichiarato: “Se non fosse per l’eroismo e il coraggio dei giornalisti palestinesi che lavorano in condizioni incredibilmente pericolose e difficili, il mondo sarebbe quasi del tutto all’oscuro della terribile situazione a Gaza. Le autorità israeliane devono consentire ai reporter internazionali un accesso libero e senza restrizioni a Gaza e garantire la sicurezza a tutti i giornalisti. L’entità della crisi è schiacciante: è necessario un cessate il fuoco immediato e permanente, per porre fine alle uccisioni e consentire l’ingresso di aiuti nel territorio”. Un appello da sostenere, quello lanciato da Paola Caridi, giornalista, scrittrice, profonda conoscitrice della realtà d’Israele e della Palestina.Cinque giornalisti uccisi. In un soffio. In un solo attacco aereo mirato. Bruciati vivi nel pulmino che recava la scritta Press ben in vista. Stampa. Stampa che documenta il massacro, i massacri. È stata superata quota 200. Oltre 200 giornalisti e operatori dell’informazione palestinesi uccisi a Gaza dalle forze armate israeliane dall’ottobre 2023. È una cifra in difetto, quota 200. Non comprende i familiari uccisi assieme ai giornalisti. La giustizia verrà, anche per quello che è a tutti gli effetti un crimine di guerra. Nel frattempo, vorrei che si levasse alta e all’unisono la condanna da parte di tutti noi giornalisti. Alta, all’unisono, compatta: mai nella Storia sono stati uccisi così tanti giornalisti e giornaliste in un solo territorio, in così poco tempo. Mai. Non è una richiesta corporativa. I giornalisti palestinesi sono i nostri occhi e la nostra voce. Testimoniano i fatti, documentano il genocidio in corso a Gaza. Ammazzarli significa tentare di coprire i crimini con il silenzio. La loro uccisione riguarda tutti.”Hai ragione, Paola. Riguarda tutti. O almeno dovrebbe. Un appello che va sostenuto, rafforzato, con la stessa determinazione con cui oggi diciamo alto e forte Free Cecilia.

non sempre è necessario che un fumetto o un cartone continui dopo la morte degli autori fondatori per essere grande il caso dei Penauts di Schulz venticinque anni fa l’ultima striscia. L’uscita di scena del loro papà fu indimenticabile


 

Leggi  anche  


 https://it.wikipedia.org/wiki/Peanuts
https://www.doppiozero.com/charles-m-schulz-i-cento-anni-del-papa-dei-peanuts


A volte  per ragioni diverse (  fama   duratura   del  suo  creatore  , indotto  economico  ,  desideri  dei fans    di   continuare  a  vedere \ leggere  ciò  che riguarda  i  loro  beniamini , ecc    )   i personaggi dei fumetti o  dei cartoni animati    tendono   generalmente  a sopravvivere ai loro creatori . Dal seriale a quello d’autore, dai manga ai supereroi, capita sempre più raramente di vedere un pronipote di Yellow Kid abbandonare il palcoscenico delle nuvole parlanti e ritirarsi a miglior vita seguendo le orme del proprio creatore verso il Walhalla delle storie.Infatti  negli ultimi anni abbiamo infatti visto tornare a popolare gli scaffali delle librerie un Corto Maltese in grandissimo spolvero, anche se per opera di autori ben diversi da Hugo Pratt, mentre gli invincibili galli armoricani, nemesi delle legioni romane di Cesare non li hanno mai abbandonati, seppur senza le storie di Goscinny prima e ora privi anche delle matite di Uderzo. E se il 2024 ha reso orfani anche il Martin Mystere del compianto Alfredo Castelli e l’invincibile Goku di Akira Toriyama, vendite alla mano si può essere abbastanza sicuri che il pubblico preferisca evitare di veder calare il sipario sui loro personaggi preferiti per poterne seguire le orme ancora un altro po’.Ma come  dicevo nel  titolo , ci sono  anche  delle  eccezioni   ed  una  di    queste  è appunto  quella  dei Penauts  . Se infatti i suoi personaggi continuano a godere di ottima salute in nuove avventure declinate attraverso media diversi che vanno dai cartoni animati ai videogiochi, grupppi  social   , ecc   la loro dimensione naturale, ossia le strisce, li ha visti salutarci una volta e per sempre proprio per volontà del loro autore.Dopo aver disegnato l’ultima striscia di una cinquantennale carriera il 3 gennaio del 2000, poi pubblicata 40 giorni dopo, il geniale papà di Snoopy, Linus e Charlie Brown, in accordo con la famiglia, decise di ritirarsi dall’impegno causa mzle incurabile al colon che lo aveva assorbito quotidianamente per tutta la vita, e di portarsi via il pallone, convinto che i suoi personaggi avrebbero approvato.Per un bizzarro tiro del fato infatti, la striscia in cui Charlie Brown rispondeva al telefono indicando che Snoopy/Schulz stesse scrivendo venne pubblicata proprio il giorno successivo alla sua morte. Un’uscita di scena indimenticabile e tempestiva, perfettamente in linea con la puntualità dell’autore che, convinto di non poter più sostenere l’impegno nei confronti di lettori, editore e personaggi, si accomiatava da quel mondo di “noccioline” che, in ogni lingua e a ogni latitudine, aveva accompagnato generazioni e generazioni di lettori con una soave, intelligente leggerezza

Lucy, Linus, Woodstock, Patty, Schroeder e tutti gli altri personaggi continuano, un quarto di secolo dopo quell’addio, a vivere nelle strisce dei Peanuts che hanno continuato ad essere ristampate, ma mai aggiornate da altri autori, perché solo il loro creatore sarebbe stato in grado di portarle avanti nel modo giusto. E non per l’assenza di una formula, perché in tempi di intelligenza artificiale tutto può essere replicato (a eccezione del genio), ma perché non sarebbe stato possibile ottenere un effetto sincero.Oggi il repertorio di quei personaggi, scolpito eternamente nell’immaginario collettivo mondiale, suscita ancora le stesse emozioni, pur essendosi ormai allontanato dal tempo in cui veniva concepito. Perché il tempo dei Peanuts è una dimensione di non-tempo, un presente eterno in cui l’infanzia dura per sempre riflettendo le penurie del mondo adulto per addolcirle, in cui un bracchetto vestito da Barone Rosso può sempre spiccare il volo pilotando la sua cuccia, o in cui una partita di baseball che non può essere vinta viene comunque giocata all’infinito come memento della visione dell’autore. Un autore che però, almeno una volta, ha concesso a Charlie Brown di colpire quella maledetta palla e di fare un home run, anche se non ha fatto in tempo a fargli calciare, nemmeno una volta, il pallone da football. Che dispetto!In quella che potrebbe quasi essere considerata un’accogliente, serena rassegnazione c’è tutto un mondo filosofico, ironico e titanico, capace di farci vivere ancora oggi le storture di ogni quotidianità con un sorriso malinconico che può riassumersi tutto, ma proprio tutto, in una battuta capace di stare dentro un’unica vignetta: misericordia ! .  Infatti    come fa  notare  https://downtobaker.com/2019/08/24/come-i-peanuts-hanno-creato-uno-spazio-per-pensare/   essi  sono ancora   , nonostante  siano   passati    quasi 80 anni più precisamente  dal 2 ottobre 1950 al 13 febbraio 2000 (giorno dopo la morte dell'autore) , immortali   e ricchi  di  spunto 

2.1.25

mia riflessione su acca larentia

  di cosa  stiamo   parlando 


Strage di Acca Larenzia
 è la denominazione giornalistica[1] del pluriomicidio a sfondo politico avvenuto a Roma il 7 gennaio 1978, per opera di un gruppo armato afferente alla estrema sinistra, nel quale furono uccisi due giovani appartenenti al Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, assassinati davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano in via Acca Larenzia, nel quartiere Tuscolano.A tali fatti è strettamente legata la morte di un terzo militante Stefano Recchioni, ucciso qualche ora dopo negli scontri con le forze dell'ordine avvenuti durante una manifestazione di protesta organizzata sul luogo stesso dell'agguato.L'agguato, rivendicato dai Nuclei armati per il contropotere territoriale, contribuì a una degenerazione della violenza politica e dell'odio ideologico tra le opposte fazioni estremiste negli anni di piombo, oltre che al mantenimento di uno stato di tensione caratteristico della Prima Repubblica.  segue   su  Strage di Acca Larenzia - Wikipedia


Cari  lettori   non fraintendetemi   quando  ho scritto :<<  
Targa abusiva ad Acca Larentia. Il Pd insorge e il Campidoglio la rimuove .  farà  una  cosa  simile    per  la  manifestazione del  7 gennaio ? >>    non  voglio   vietare  a coloro  che  (  certi eventi  non  dovrebbero  avere  colore politico  )  vogliono ricordare  di celebrare tale evento  Ma  sto  solo     criticando    con quella   forma  interrogativa  il modo     con cui   lo  si  commemora  ovvero i saluti romani,  il rito di presente , marce svastiche / militari  ( cit.  Aida di Rino Gaetano )


Infatti   da   un paio  d'anni  il dibattito attorno alla commemorazione dei fatti di  #AccaLarentia mette in luce una questione più ampia: il significato della #memoriastorica in una società democratica. La commemorazione di #eventitragici come la strage di Acca Larentia appunto  non dovrebbe essere solo un momento di #ricordo, ma anche un’opportunità per #riflettere sulle lezioni del passato e per promuovere una cultura di pace e rispetto. Tuttavia, la polarizzazione politica e le tensioni sociali sempre vive rendono difficile raggiungere un consenso su come e perché commemorare. La sfida è quella di trovare un #equilibrio tra il diritto di commemorare e la necessità di condannare ogni forma di : violenza , intolleranza. , rigurgiti del passato che    ancora  non passa   e  come un fenomeno carsico  ritorna   a galla  
Ma  sopratutto  evitare   come   ho   già  detto  sempre  nel post precedente  che<<  [....]  ogni anno al 7 di gennaio giorno della strage di Acca Larentia ci troviamo con i soliti saluti fascisti e le solite marce svastiche Chi usa la tragedia dei morti di ieri strumentalmente per propagandare nel presente le follie del fascismo di oggi ne infanga la memoria e non merita alcun rispetto. In  quanto vuole usare   quelle  vicende    dolorose  di quel  periodo  terribile che  ha  insanguinato  l'italia  per  30  anni  per  scopi  strumentali   \ ideologici       di    tali   eventi  drammatici  . >> con questo è  tutto 

Procuratrice Ancona, 'non tutti i casi di violenza sono uguali'

© Provided by ANSA (ANSA) - ANCONA, 04 DIC - "Questa storia lascia l'amaro in bocca, non si possono trattare tutti i casi di violen...