Lo so che dovrei smettere di usare parole degli altri \e , ma quando non sai cosa dire oltre le solite frasi di circostanza stai zitto oppure riportati delle bellissime parole altrui . In questo caso non sapendo stare zitto riporto dopo il bellissimo ( trovate l'url sopra ) intervento di Daniela Tuscano , quanto dice sempre su tale evento un altro mio compagni di strada Cristian Porcino
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
26.12.16
STELLLA NERA di © Daniela Tuscano
Il destino l'aveva segnato, ma andarsene nel giorno di Natale lascia sempre un dolore aggiunto. Anche se poi, per una star, è il modo forse più discreto per uscir di scena. George Michael s'è spento fra le luminarie che, una volta tanto, non brillavano per lui, ma offuscato lo era da un po', e su di lui pencolava quell'insidiosa irresolutezza, quella pendola di fragilità che facevano del cantante anglo-cipriota un eterno adolescente. Intrappolato nell'immaturità della decade più fatua del Novecento.
Io non ero una fan degli Wham! né del ciuffo artatamente, chiassosamente biondo. Non del sex-symbol posticcio e nemmeno, in fondo, della voce così bella ma, anch'essa, sempre lì lì per scivolare sul crinale della morbidezza, barocca, anzi, cherubica. Molto meglio il Michael solista, finalmente restituito alla sua mediterraneita', quasi arabo, prepotentemente uomo, o nel disperato tentativo di diventarlo. Ma questa opportunità gli fu preclusa, o se la nego' da solo; il che, alla fine, cambia poco. Troppo debole per tutto: per rivestire i panni dell'attivista, ma anche per quelli del "gay formato famiglia". Michael avrebbe continuato a sbandarsi e a cantare, che era quello che gli riusciva meglio, ma non ora, non qui. Peccato. Quanti post-adolescenti smarriti, cristallizzati in una mezza età importuna come un ospite venusiano, fuori giro e fuori opportunità. Quanti talenti rimasti schizzati, in questi anni che la vita se li mangia, senza nemmeno averli gustati. Come in un crasso convivio, ci si ritrova a cinquant'anni, usati e ancora in boccio, e non si sa perché.
25.12.16
esistenza di un Dio comune alle tre religioni monoteistiche ? secondo me si perchè ...
..... Quest'anno la festa di Natale coincide con l'Hanukkah ebraica Lo scorso anno era in concomitanza con la nascita del profeta Maometto.
Secondo me da lassù vogliono comunicarci che, col nostro comportamento, stiamo sbagliando tutto.
Secondo me da lassù vogliono comunicarci che, col nostro comportamento, stiamo sbagliando tutto.
Bonsai centenario sopravvissuto al bombardamento di Hiroshima. Ha 390 anni e nemmeno la bomba atomica è riuscita a ucciderlo
Se gli alberi potessero parlare, questo bonsai
(conosciuto anche come “Hiroshima Survivor”) avrebbe molte storie da
raccontare. Il vecchio bonsai di 390 anni ha visto una serie di eventi,
nel corso della propria vita, davvero importanti per la storia
dell’umanità. Dalla Rivoluzione Francese al primo uomo sulla Luna, dall’Indipendenza Americana alla Guerra Fredda,
la storia di questa pianta è lunga quasi quanto quella di tutto l’uomo
moderno. La parte più notevole è però un accadimento che coinvolge il
bonsai in prima persona, ovvero la bomba nucleare lanciata dagli
Statunitensi contro Hiroshima, che devastò la
bellissima città giapponese. Il piccolo pino bianco si trovava a meno di
3 chilometri dal punto di impatto della bomba, custodito dalla famiglia
Yamaki, e sopravvisse miracolosamente non solo alle radiazioni ma anche
a schegge di vetro e detriti che vennero lanciati in tutta la città.
Piantato nel 1625 e sull’isola di Miyajima, il bonsai è un albero prezioso a causa della sua rarità e della difficoltà della sua cura. Nel 1976 il maestro bonsai Masaru Yamaki donò l’albero ornamentale al popolo americano come parte del bicentenario del Giappone. Ora è un residente permanente della collezione di Bonsai giapponese presso il National Bonsai & Penjing Museum di Washington DC. Famosissimo per la sua storia di sopravvissuto alla bomba nucleare, il bonsai (il più antico della collezione) attrae molti visitatori e curiosi.
Piantato nel 1625 e sull’isola di Miyajima, il bonsai è un albero prezioso a causa della sua rarità e della difficoltà della sua cura. Nel 1976 il maestro bonsai Masaru Yamaki donò l’albero ornamentale al popolo americano come parte del bicentenario del Giappone. Ora è un residente permanente della collezione di Bonsai giapponese presso il National Bonsai & Penjing Museum di Washington DC. Famosissimo per la sua storia di sopravvissuto alla bomba nucleare, il bonsai (il più antico della collezione) attrae molti visitatori e curiosi.
Un antico bonsai ha attraversato quindi quattro secoli di storia del Giappone, fino a quando nel 1976 il suo ultimo proprietario Masaru Yamaki lo ha donato all'Arboretum’s National Bonsai and Penjin Museum di Washington
per celebrare il bicentenario della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. Solo anni dopo, però, si è scoperto il valore particolarmente simbolico del gesto, taciuto dal proprietario al momento della donazione. Oltre a guerre e terremoti, infatti, il piccolo pino bianco è sopravvissuto anche alla bomba atomica lanciata dagli Usa a Hiroshima durante la Seconda Guerra Mondiale. Quando gli aerei statunitensi il 6 agosto 1945 sganciarono Little Boy sulla città nipponica, il bonsai si trovava a meno di due miglia dall'epicentro del fungo atomico. Eppure la pianta rimase miracolosamente intatta, poichè il muro del vivaio in cui si trovava all'epoca le fece da scudo. A raccontare l'incredibile storia, sono stati i nipoti di Yamaki, quando nel 2001 hanno visitato il Penjing Museum
per potere finalmente vedere il mitologico bonsai, di cui fino a quel momento avevano sentito parlare solo nei racconti del nonno. E ancora oggi, il bonsai continua a rimanere in vita, pur avendo ormai quasi doppiato l'aspettativa di vita massima per questo tipo di piante, duecento anni.
a pietà l'è morta ? trieste Micio paralizzato "scaricato" davanti ai bidoni dell'immondizia: caccia al colpevole
N.B
onde evitare d rovinarsi il pranzo e la giornata natalizia si sconsiglia la lettura istantanea di questo post e si consiglia la lettura nei giorni successivi
Stavo cercando un
Micio paralizzato "scaricato" davanti ai bidoni dell'immondizia: caccia al colpevole
da http://www.ilgazzettino.it/nordest/trieste/ Venerdì 23 Dicembre 2016, 14:52
di E.B.TRIESTE
Alla cattiveria non c'è mai fine. Un gatto adulto affetto da una paralisi è stato abbandonato questa mattina davanti ai bidoni dell'immondizia davanti al Palazzo della Regione, in riva Nazario Sauro. A denunciare l'accaduto è una triestina con un eloquente ma quanto mai triste post su Facebook: «Qualcuno ha scaricato questo povero gatto fuori dai bidoni della spazzatura davanti al palazzo della Regione di Riva Nazario Sauro. Hanno buttato il trasportino nella spazzatura. Il micio e' stato portato dal veterinario, che ha accertato le gravi condizioni dovute ad un trombo agli arti inferiori in corso gia' da giorni e ora tentano di salvarlo. L'hanno scaricato paralizzato.... questo gatto e' di casa...si vede. Chi ha potuto commettere un gesto così inumano??? Condividete il post nella speranza di trovare il colpevole, grazie».
Ovviamente il post ha scatenato la rabbia e lo sgomento del popolo social. Qualcuno si è subito fatto avanti per adottarlo. Il micio purtroppo però non ce l'ha fatta, è morto questo pomeriggio alla clinica Catalan di via Rossetti dove era stato portato per ricevere le cure necessarie.
Questo Un abbandono ancor più delinquenziale, vista la malattia del micio e la sua successiva morte. Mi auguro che si riesca a capire la responsabilità: l'abbandono è' anche un reato o,tre che un gesto vigliacco e crudele ! Ce tristezza e che che schifo ...anche il mio precedente gatto
ha avuto lo stesso problema ... almeno credo ma è deceduto a casa .Mi chiedo ( le solite domande destinate a rimanere senza risposta ed a voltare nel vento ma queste persone sono costoro andranno a messa a natale -Ma come si fa... tenere in casa e vivere con una bestiola per anni, poi, appena sta male buttarla nella spazzatura come una scarpa rotta? Lasciarlo là ad agonizzare? Lasciarlo là,iin qualche canile al massimo , se non si vuole soffrire vederlo troppo morire , o fargli quando ormai non c'è più niente da fare una puntura e via da parte del veterinario Non riesco a concepire come si possa arrivare a tale livello di crudeltà e mancnza di rispetto anche di un moribondo !
24.12.16
l'amore nonostante tutto e replica a chi mi dice che sono misognino o gay oppure ai matura quando ti sposi ancora non sei fidanzato , ecc
canzone consigliata
La Regola Dell'amico- Max Pezzali
Rimmel - Francesco De Gregori
Amandoti - Gianna Nannini
con questo è tutto alla prossima
con questo è tutto e buon natale
La Regola Dell'amico- Max Pezzali
Rimmel - Francesco De Gregori
Amandoti - Gianna Nannini
Amore ribelle - settore Out
Ma liberté - Georges Moustaki
Ma liberté - Georges Moustaki
sono riuscito a " esorcizzare " iniziando a parlarne ( oltre che qui sui miei social ) e dedicando questa
A tutte le donne ( con alcune c'era l'intenzione di provare ad instaurare qualcosa di più d'una amicizia con altre la maggior parte niente perchè : troppo grandi , già con il partner , troppo diverse , troppo amico , ex ragazze d'amici \ conoscenti ) sia quelle " reali sia a quelle conosciute " virtuali " sui social e in rete che hanno fatto lo stesso entrambe errore cioè hanno interpretato male una mia proposta d'uscire a prendere un aperitivo un caffè o uscire a fare una passeggiata , ecc come un invito a provarci se non peggio . Ma sopratutto hanno dato retta ( ma si sa in un piccolo paese di 12\3 abitanti ) alle varie leggende e voci sul perchè mi chiamassero provolone ad honorem ( nome datomi perchè non mi abbattevo e continuavo ignorando la " regola dell'amico " a chiedere e fare loro regali ) .
nonostante le accuse di omosessualità e misoginia fatemi per aver riportato questa dedica sui miei social ( salvo quelle poche donne che hanno capito il mio post con il loro mi piace ) io amo le donne infatti .... beh ascoltate e leggete il testo di questa canzone . Idem ai miei genitori che si lamentano con parenti ed amici << come tu a 40 e tuo fratello a 43 siete ancora single ed ancora a casa >>
potrei citarne altre ma credo che questa sia più che sufficiente . E' vero che amo la libertà e non e sonoanche i amore un ribelle \ spirito libero ma e con queste parole finali di Ma liberté di Georges Moustak 1934-2013
(.,.)
Ma libertéPourtant je t'ai quittéeUne nuit de décembreJ'ai désertéLes chemins écartésQue nous suivions ensembleLorsque sans me méfierLes pieds et poings liésJe me suis laissé faireEt je t'ai trahi pourUne prison d'amour
con questo è tutto alla prossima
p.s
proprio ora in radioviene trasmessa la canzone , di tale tematica del post d'oggi , dei Dual Gang - Sarà la primavera
con questo è tutto e buon natale
23.12.16
ecco perchè incentivare la donazione degli organi non importa se da una persona in vita che da cadavere .
da ex trapiantato ( parziale perchè il secondo occhio può aspettare non è urgente come è stato l'altro ) di i cornea anche da 24 anni ( 25 a maggio prossimo ) dopo 16 anni di malattia alla vista . Se volete che la racconti fatemelo sapere via email ( vi ripeto l'indirizzo redbeppe@gmail.com )
Calangianus, 23 dicembre 2016
Sandro Manca racconta della sua esperienza da dializzato per 5 anni e la sua rinascita dopo il trapianto renale effettuato all'ospedale Brotzu di Cagliari lo scorso 3 gennaio 2016. Alla vigilia di questo primo anno della sua nuova vita, Sandro cerca di sensibilizzare alla donazione degli organi, la sola strada che permette di poter rinascere ed avere una vita normale. La sua esperienza è la migliore testimonianza di forza e di speranza per chi ancora affronta la dialisi e che magari non intravvede la stessa possibilità che lui ha avuto. Grazie Sandro per questa bella intervista.
Antonio Masoni, galluranews ( http://www.galluranews.org/ )
Che altro dire oltre la bellissima e toccante testimonianza di Sandro ? ..... non abbiate paura di donare ,fregatevene se la vostra religione \ fede è contraria , Dio l'accetterà e ne terrà conto del bellissimo dono che farete ., iscrivetevi al registro donatori , o lasciate espresse le vostre volontà di donare .
Conludo segnalandovi questo libro autobiografico su tale tematica
Chiedo scusa (2010) è un romanzo scritto da Francesco Abate e Saverio Mastrofranco (pseudonimo di Valerio Mastandrea). Si tratta dell'autobiografica di Francesco Abate incentrata sul periodo immediatamente precedente e immediatamente successivo al suo trapianto di fegato.
- EAN: 9788806203696
Un estratto
Risparmi € 2,62 (15%)
Tutti i prezzi includono l'IVA
Venduto e spedito da IBS
15 punti Premium
Disponibilità immediata
Questo articolo, se ordinato oggi, non potrà essere consegnato entro Natale
Quantità:
Valter si burla del mondo perché da sempre è abituato a perdere. Pensa che il mondo debba chiedergli scusa. Ma quando una malattia lo porta a un'odissea senza fine nel dolore, sente che invece è lui a dover chiedere scusa a tutti. Perché quello che credeva il suo dolore è una goccia del dolore del mondo. Una goccia dell'ingiustizia senza rimedio e spiegazione. E allora, forse, Valter può scoprire la gioia. La gioia di accettare e di vivere. La voce beffarda e innocente di un uomo che si è sempre rifugiato nel sarcasmo e nel risentimento per non soccombere. La sua caduta e rinascita diventano, in questo romanzo asciutto e commovente, il tentativo di risarcire ognuno per la misera condizione di essere umano di fronte al potere spesso crudele della natura. Ma anche un'indimenticabile dichiarazione di speranza. Saverio Mastrofranco è il nome con cui un "intenditore" di cinema chiamò Valerio Mastandrea chiedendogli un autografo per strada. Da quel giorno l'attore lo usa per piccole incursioni sulla scena musicale e letteraria. Dall'incontro con il giornalista Francesco Abate, il racconto di una storia vera: la vita ha sempre un lato comico, e questo libro, nudo e limpido come una pietra preziosa, lo scopre nel luogo piú impensato. Nel più estremo dolore.
22.12.16
“Hallelujah”: di Leonard Coen l’interpretazione di questa bambina autistica è da brividi
l coro della scuola la accompagna, ma è la voce di questa bambina autistica di 10 anni ad aver fatto innamorare il pubblico. Kaylee Rodgers, di Donaghadee, in Irlanda, si è esibita in uno dei successi planetari di Leonard Cohen, scomparso lo scorso 7 novembre: la sua “Hallelujah” è semplicemente meravigliosa
Infatti non so che altro dire a quanto riporta queta discussione qua sotto
quuindi chi se ne frega se l'autismo è uno stato o una malattia mica iun individuo s'identifica in base a questo , mica occorre una patente per definire speciale o meno una persona
33
Emanuele Caprarelli ·
le persone sono autistiche, non sono affette da autismo, l'autismo è uno stato, non è una malattia. è come dire che una persona senza un braccio è affetta da mancanza di arto. inoltre come dimostra il video, sono persone, che per quanto diverse, possono avere notevoli capacità, e dunque bisogna solo esaltare le loro capacità e non soffermarsi sul loro stato, sulle loro difficoltà, o diversità. dico questo non per fare il bacchettone, ma deve cambiare cultura nei confronti di queste persone, che troppo spesso sono vittime di pregiudizio da parte dei grandi e di bullismo da parte dei più giovani.
Michele Ceraolo ·
Non sono un medico, ma non mi trovo molto d'accordo con il tuo commento. Anche dalla def di Wikipedia direi che l'autismo è considerabile una vera e propria malattia: "L'autismo è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato dalla compromissione dell'interazione sociale e da deficit della comunicazione verbale e non verbale che provoca ristrettezza d'interessi e comportamenti ripetitivi."
Alexx Vaninii ·
È comunque uno stato morboso. Non dovremmo più dire che una persona non udente é affetta da sordità, o che una persona che soffre di abituali crisi epilettiche é affetta da epilessia? Si può essere sensibili alle sofferenze altrui senza diventare ipocriti.
Emanuele Caprarelli ·
la mia è una provocazione, ma anche no, nel senso che una malattia può essere curabile (la sordità infatti non è una malattia ma uno stato, come la cecità, non si è affetti da cecità, si è ciechi, si è sordi), l'epilessia è una patologia con sintomi ben precisi, per i quali esistono trattamenti farmacologici e non. l'autismo (e l'asperger) è uno stato, che ha mille sfacciettature, vi sfido a trovare un autistico uguale ad un altro, alcuni hanno co-patologie, o tratti simili, ma si nasce in un modo e con alcune terapie si possono migliorare alcune cose (specie se le terapie sono intraprese da g...Altro...
Alexx Vaninii ·
L'epilessia pure è uno stato: non ha una evoluzione lineare, non è ingravescente, spesso non ha nemmeno una causa, è una condizione invalidante della persona. Lo stesso vale per tutte le patologie permanenti e stazionarie, ad esempio sindromi genetiche come la trisomia 21 o l'anemia falciforme.
e queli che noi chiamiamo ssando a sproposito il termine autistico o coniando sinonimi ed aspressioni politicamente corrette ed ipocrite autistici ( in questo caso ) sono migliori di noi normali . Oltre che artisti . Ed è , vedi l'archivio del blog , il caso dell'amico fb Carlos Gianesini fotografo di 23 ani qui le sue bellissime foto https://www.facebook.com/Carlos-Gianesini-Fotografo-1711452795763368/?fref=ts
eccone una dele mie preferite tratta dalla sua pagina
quuindi chi se ne frega se l'autismo è uno stato o una malattia mica iun individuo s'identifica in base a questo , mica occorre una patente per definire speciale o meno una persona
Torniamo all’antico e sarà un progresso ?
Un ritorno alla semplicità del passato non sarebbe male e ci farebbe bene e ci salverebbe dall'estinzione prossima ventura . ..
E ma questo è un sogno direste voi , certo lo è , ma non è colpa mia se a volte m lascio influenzare da articoli come quello che leggete sotto e da fumetti e film " futuristici e fantascientifici ( alcuni troppo reali rispetto a classica ) e suggestionare per evadere almeno momentaneamente dalla realtà . Le mie influenze d'oggi sono in particolare le prime quattro ( almeno fin ora ) di orfani della Sergio Bonelli in particolare l'ultima della Juric anche se non in maniera cosi dura dittatoriale ed alcune opere letterarie ( studiate alle scuole medie durante un unità di didattica -- all'epoca si chiamavano fantascienza ) e ai al film e cartoni animati di cui ora non ricordo i titoli ma di cui ho parlato nel mare di questo blog lungo quasi 13 anni .
Nel luglio del 1511 Francisco Serrano, capitano di una delle tante flotte portoghesi che stanno saccheggiando i mari d’oriente, amico fraterno di Fernando Magalhanes, alias Magellano, il grande navigatore che qualche anno dopo proverà a fare il giro del globo via mare per dimostrare in modo concreto che la terra non è piatta ma è una sfera, come avevano ipotizzato i greci già nel III secolo a.C., ma che in quel momento è solo un modesto sobresaliente, cioè un soldato semplice, approda per primo alle mitiche ‘isole delle spezie’, oggi isole della Sonda, ancora vergini e non intaccate dalle conquiste europee e maomettane.In alcune lettere all’amico Magellano, Serrano descrive l’accoglienza festosa degli isolani e la loro vita semplice: “La popolazione vive nuda e pacifica allo stato naturale, non conosce il denaro né mira a particolari guadagni”. Serrano, conquistato e non più conquistatore, decide di accettare “la vita primitiva, deliziosamente pigra, di quei cordialissimi indigeni”. Sposerà una ragazza nera del luogo e vivrà nelle Islas de la Especerìa fino alla morte.Naturalmente le conquiste europee spazzeranno via quella vita idilliaca oltre che quella cordialità e generosità verso il diverso, verso ‘l’altro da sé’. Lo stesso schema si ripeterà, più o meno negli stessi termini, con le tribù dell’Africa nera e con la cultura azteca un po’ più strutturata. Montezuma nel 1519 accoglierà Hernàn Cortés con tutti gli onori e con la stessa generosità con cui gli indigeni delle Isole delle Spezie avevano accolto Serrano. Non poteva immaginare lui che più che un Re guerriero era in realtà un uomo profondamente spirituale, le insidie che si portava in casa. Gli spagnoli faranno piazza pulita della cultura azteca. Dirà un soldato spagnolo: “Per me non è un problema uccidere. Uccidere è il mio mestiere”. Questa era la mentalità.Non si tratta di ripescare il mito del “buon selvaggio” di Rousseau. Il “buon selvaggio” non è mai esistito come, al contrario, è sempre esistita la guerra anche se nel corso dei secoli ha dilatato enormemente le sue dimensioni e le sue capacità distruttive come ci dicono anche gli eventi che sono sotto i nostri occhi. Ciò che qui ci interessa sono le modalità della vita che Serrano trovò nelle Isole delle Spezie e altri europei nelle tribù africane o nel mondo precolombiano. Quella semplicità, quell’ingenuità, quella sostanziale purezza, quella generosità, quella cordialità nei confronti dello sconosciuto e dell’‘altro da sé’, quella mancanza dello spirito del profitto e soprattutto, direi, quella “deliziosa pigrizia” sono completamente scomparse dal mondo moderno e post moderno.E’ il passaggio da una società statica a una dinamica, qual è, in modo compulsivo, la nostra. Cosa ci ha portato di vantaggioso, in termini di qualità della vita, in termini esistenziali, quello che noi oggi orgogliosamente chiamiamo Progresso? Stress, angoscia, nevrosi, depressione, quel muoversi di continuo, scompostamente, ossessivamente, in nome dell’Economia e della Tecnologia, per raggiungere non si sa bene quali obbiettivi. Altro che la “deliziosa pigrizia” che Serrano trovò nelle tribali e incontaminate Isole delle Spezie. “Indietro non si torna!” gridano con gli occhi iniettati di sangue illuminista i pensatori, o presunti tali, della post modernità. Bravi. Ma proprio questo è il problema.Noi non torneremo più alla leggerezza di vita degli indigeni delle Isole delle Spezie. Ma il presente che viviamo e soprattutto il futuro che ci aspetta assumono contorni sempre più terrificanti. Finché un giorno, forse non tanto lontano, questo modello che io ho definito ‘paranoico’ collasserà su se stesso. Non potremo ritrovare la serenità delle Isole delle Spezie ma perlomeno, io spero, una vita degna di essere vissuta. La nostra non lo è”. Massimo Fini
contro le bufale e le bugiue di stato e non solo . " La fabbrica del falso " nuova edizine aggiornata di Vladimiro Giacchè
suggerito come regalo di natale a chi ha un credulone acritico e \o un bufalista in famiglia e fra amici
Perché chiamiamo «democrazia» un paese dove il
governo è stato eletto dal 20% degli elettori? Perché dopo ogni
«riforma» stiamo peggio di prima? Come può un muro di cemento alto otto
metri e lungo centinaia di chilometri diventare un «recinto difensivo»?
Le torture di Abu Ghraib e Guantanamo sono «abusi», «pressioni fisiche
moderate» o «tecniche di interrogatorio rafforzate»? Cosa trasforma un
mercenario in «manager della sicurezza»? Perché nei telegiornali i
Territori occupati diventano «Territori»?
Rispondere a queste domande significa occuparsi del grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo: la menzogna. Se un tempo le verità inconfessabili del potere erano coperte dal silenzio e dal segreto, oggi la guerra contro la verità è combattuta e vinta sul terreno della parola e delle immagini. Questo libro ci spiega come funziona e a cosa serve l’odierna fabbrica del falso.
Vladimiro Giacché è nato a La Spezia nel 1963. Si è laureato e
perfezionato in Filosofia alla Scuola Normale di Pisa. Lavora nel
settore finanziario. È autore di volumi e saggi di argomento filosofico
ed economico, fra i quali Finalità e soggettività. Forme del finalismo nella Scienza della logica di Hegel (Cnr, 1990), La filosofia. Storia e testi (con G. Tognini, La Nuova Italia 1996) e Storia del Mediocredito Centrale (con P. Peluffo, Laterza 1997).
Rispondere a queste domande significa occuparsi del grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo: la menzogna. Se un tempo le verità inconfessabili del potere erano coperte dal silenzio e dal segreto, oggi la guerra contro la verità è combattuta e vinta sul terreno della parola e delle immagini. Questo libro ci spiega come funziona e a cosa serve l’odierna fabbrica del falso.
Un Assaggio
La menzogna è il grande protagonista del
discorso pubblico contemporaneo. Il suo ruolo è venuto in primo piano in
occasione della guerra in Iraq, ma la sua presenza nella nostra società
è molto più generalizzata e pervasiva. Non è difficile capire perché.
Un tempo le verità inconfessabili del potere potevano agevolmente essere
coperte dal segreto (gli arcana imperii). Oggi, nell’epoca dei mezzi di
comunicazione di massa e della politica mediatizzata, il silenzio e il
segreto sono armi spuntate. Perciò, quando serve (e serve sempre più
spesso), la verità deve essere occultata o neutralizzata in altro modo.
Quindi si offrono versioni di comodo dei fatti, si distrae l’attenzione
dai problemi reali dando il massimo rilievo a questioni di scarsa
importanza, si inventano pericoli e nemici inesistenti per eludere
quelli veri. Ma, soprattutto, le verità scomode vengono neutralizzate
riformulandole in maniera appropriata. Il terreno principale su cui oggi
viene combattuta la guerra contro la verità è quello del linguaggio. Si
tratti di convincere l’opinione pubblica dell’utilità di una guerra o
dell’opportunità di politiche economiche socialmente inique, si tratti
di tranquillizzarla sul surriscaldamento del pianeta o di persuaderla
della inevitabilità degli omicidi sul lavoro, le cose non cambiano: il
potere delle parole risulta decisivo per la costruzione del consenso.
Nella prima parte di questo libro viene quindi effettuato un esame
critico di luoghi comuni e parole-chiave del lessico politico
contemporaneo. Ovviamente, la menzogna chiama in causa la società in cui
nasce e prospera. Lo fa in due modi. Da un lato, in quanto presuppone
che la realtà sociale debba essere in qualche modo occultata o travisata
per poter essere accettata: da questo punto di vista, il grado di
falsità del discorso pubblico contemporaneo è un buon indicatore di ciò
che non funziona nelle nostre società. Dall’altro, in quanto la
diffusione stessa della menzogna implica l’esistenza di meccanismi
sociali in grado di favorirne la produzione e la propagazione. La
seconda parte del libro è dedicata all’esame di questa verità del falso,
alle radici della guerra alla verità nella realtà sociale del nostro
tempo. La terza e ultima parte approfondisce le diverse strategie di
resistenza che oggi possono essere messe in campo contro la menzogna.
Nella convinzione che la più pericolosa delle menzogne contemporanee
riguardi la necessità e ineluttabilità dello stato di cose presente. A
questa necessità presunta si deve opporre la reale necessità del
cambiamento. È giunto il momento di prendere sul serio le parole di
Fredric Jameson: “Forse dovremmo iniziare a provare una certa angoscia
per la perdita del nostro futuro”
Autore
bufale e miti natalizie e menate varie
Anche se ancora convalescente dall'influenza rieccovi con voi
Pensate di sapere tutto sulla festa che si avvicina? Sfatiamo qualche mito
o altri dolci tipici delle proprie regioni Non manca niente, nemmeno (purtroppo) le decorazioni con Babbo Natale che si arrampica…anche se nel mio paese quest'anno non si è vista
Ma come accade in molte festività, il Natale si porta dietro anche una certa quota di veri e propri miti di cui molti sono assolutamente convinti. Ecco i più diffusi secondo ( da cui ho deliberatamente preso e rielaborato l'intoduzione al post d'oggi ) http://www.wired.it/play/cultura/2014/12/19/bufale-natale/
1. Il Babbo Natale vestito di rosso è un’invenzione della Coca-Cola
Alzi la mano chi non ha mai ricevuto una catena di Sant’Antonio dove si spiegava come la bieca multinazionale di Atlanta avesse ridipinto Babbo Natale da verde a rosso. Persino nel primo paragrafo della voce sulla Wikipedia italiana si legge “Il colore degli abiti del Babbo Natale odierno è frutto delle campagne pubblicitarie della Coca Cola“, a cui poi è stato aggiunto “ci sono invero comunque tracce di Babbo Natale vestito di rosso e bianco già anni prima dei disegni pubblicitari della Coca Cola“.
Come spiega Snopes, in realtà non si tratta affatto di “tracce“. Fermo restando che la figura di Babbo Natale si è molto evoluta nel tempo
col contributo di diverse persone, l’immagine moderna di omaccione gioioso e vestito di rosso e di bianco era già diventata uno standard prima che l’artista della Coca-Cola Haddon Sundblom creasse la famosa campagna del 1931.
Il successo di questa pubblicità ha sicuramente contribuito a fissare a livello globale un’icona del Natale moderno, ma il meme (se così possiamo chiamarlo) del Babbo Natale rosso in quel momento aveva già vinto sui concorrenti.
2. Le stelle di Natale contengono un veleno mortaleI molti sono convinti che le stelle di Natale (Euphorbia pulcherrima) siano tanto belle quanto mortali. Basta fare una ricerca su Google
per vedere quanti siti mettano in guardia i consumatori sui rischi di
un’ingestione accidentale, sia per i bambini che per gli animali
domestici.
I molti sono convinti che le stelle di Natale (Euphorbia pulcherrima) siano tanto belle quanto mortali. Basta fare una ricerca su Google per vedere quanti siti mettano in guardia i consumatori sui rischi di un’ingestione accidentale, sia per i bambini che per gli animali domestici.
I molti sono convinti che le stelle di Natale (Euphorbia pulcherrima) siano tanto belle quanto mortali. Basta fare una ricerca su Google per vedere quanti siti mettano in guardia i consumatori sui rischi di un’ingestione accidentale, sia per i bambini che per gli animali domestici.
Si tratta di una vera e propria balla: la
tossicità della pianta è molto bassa, non è noto nemmeno un caso di
morte, o anche solo di gravi lesioni, in soggetti umani o animali che
abbiano ingerito sue parti. Come per tutte le piante del genere
Euphorbia, al massimo può verificarsi una reazione allergica quando i tessuti vengono a contatto con il lattice che secernono. Non è chiaro come sia nato il mito, ma secondo il sito Museum of Hoaxes all’origine potrebbe esserci il rumor di un bambino hawaiano morto nel 1919 dopo aver mangiato una foglia di stella di Natale.
Nonostante non siano mai esistite prove di questo evento, tra i
pediatri cominciò a diffondersi la convinzione che le piante natalizie
per eccellenza fossero un pericolo mortale.
Solo nel 1971 si mise alla prova la tossicità delle stelle di Natale con un esperimento,
ma, nonostante le altissime dosi somministrate a un gruppo di ratti,
questi continuavano a stare benone. Anche i dati successivi confermarono
che le paure che si erano diffuse erano del tutto immotivate, per
esempio secondo uno studio del 1996 tra il 1985 e il 1992 ben 27 persone hanno cercato, senza successo, di togliersi la vita mangiando un po’ di Euphorbia pulcherrima.3. Più suicidi sotto le feste
In un articolo di Marie Claire di questo 16 dicembre si legge “è risaputo che nei periodi di festa aumentano i suicidi“, ma in realtà le indagini epidemiologiche indicano da tempo che in dicembre la frequenza dei suicidi cala. Il motivo per cui ci sembra plausibile, contro ogni evidenza scientifica, che a Natale la disperazione possa prendere il sopravvento e convincere le persone a suicidarsi è probabilmente che al nostro cervello piacciono le storie, non le statistiche: un picco di suicidi nel periodo dell’anno in cui tutti provano a essere un po’ più felici è davvero un’ottima storia.
Secondo un rapporto del The Annenberg Public Policy Center (Univerity of Pennsylvania) quasi il 50% degli articoli sui suicidi scritti negli Stati Uniti intorno al Natale del 2009, supportavano il mito del loro aumento durante le festività. Esistono davvero periodi in cui i suicidi sono più frequenti, ma coincidono col ritorno della primavera.
4. I tre Re Magi
Nel presepe sono sempre tre, e i loro nomi sono Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. Verrebbe spontaneo pensare che queste caratteristiche siano state tratte direttamente dai testi sacri, ma non è così. Il Vangelo dice solo che arrivarono dall’Oriente portando oro, incenso e mirra. Successivamente, specialmente nel cristianesimo occidentale, si pensò che i magi avessero portato un dono ciascuno.
Anche i nomi dei magi sono stati aggiunti successivamente, così come la loro natura regale, che probabilmente fu ricondotta alle profezia contenuta nei Salmi: “I re di Tarsis e delle isole gli pagheranno tributo; I re di Etiopia e di Arabia gli porteranno doni. E tutti i re l’adoreranno, Tutte le nazioni gli serviranno“.
5. Il 25 dicembre è il compleanno di Gesù Cristo
Con buona pace del sergente Hartman, è improbabile che il Gesù storico sia nato proprio il 25 dicembre. Anche in questo caso le Scritture non danno una data precisa, né forniscono molti particolari per determinarla.
Qualcuno ha provato a restringere il campo usando altri elementi citati nelle Scritture, per esempio il Vangelo di Luca parla di pastori con greggi al pascolo nel momento in cui si viene a sapere della nascita del Messia, ma come potevano esserci pascoli in dicembre? In realtà, come hanno fatto notare altri studiosi, in Palestina le temperature invernali potevano essere compatibili con il pascolo, quindi questo non basta a escludere una eventuale nascita in dicembre.
Non esiste quindi un accordo tra gli studiosi su quando Gesù sia nato, ma esiste invece un certo consenso su come è stata scelta, nel IV secolo d.C., la data per celebrare l’evento. Sotto l’imperatore Costantino la festa del Sole invitto (Dies Natalis Solis Invicti), celebrata nelle vicinanze del solstizio d’inverno, venne fatta coincidere con la festa per la nascita di Gesù. Nel 1993 Giovanni Paolo II cominciò la sua udienza del 22 dicembre con queste parole:
Carissimi fratelli e sorelle,
Eccoci giunti di nuovo a Natale, solennità liturgica che commemora la nascita del Divin Salvatore, ricolmando i nostri animi di gioia e pace. La data del 25 dicembre, com’è noto, è convenzionale. Nell’antichità pagana si festeggiava in quel giorno la nascita del Sole Invitto, in coincidenza col solstizio d’inverno. Ai cristiani apparve logico e naturale sostituire quella festa con la celebrazione dell’unico e vero Sole, Gesù Cristo, sorto sulla terra per recare agli uomini la luce della Verità.
oltre i miti ormai definitivamente " smontabili " ci sono anbche dele bufale e della falsa solidarietà con vittime di attentati terroristici
Iniziamo dalle prime
BUFALA Kyenge: "I mercatini di Natale sono un'offesa per le altre religioni, andrebbero vietati" - da www.bufale.net
- December 20, 2016, 9:59 pm
Torniamo così al Corriere di Roma,che rilanciato dal portale news24roma , che ritira fuori una bufala del filone la Kyenge che fa cose:
Parole che hanno suscitato indignazione e scalpore tra gli Italiani: quelle di Cecile Kyenge, ex ministro dell'Integrazione del governo Letta, l'esponente del PD avrebbe infatti commentato duramente la scelta di organizzare in Europa i famosi “Mercatini di Natale”.Quantomeno questa volta il viralizzatore ha fatto i compiti per casa e si è ricordato che la Kyenge non è più ministro da un pezzo.
Secondo la Kyenge infatti i Mercatini di Natale rappresenterebbero un'offesa per tutte quelle religioni che non festeggiano il Natale. “I mercatini di Natale sono un'offesa per le altre religioni, noi siamo ottusi e ragioniamo solamente guardando a un metro di distanza da noi, dobbiamo aprire gli occhi e guardare più avanti del nostro naso, i Mercatini di Natale non rendono felici tutti i cittadini, andrebbero vietati”
Una particolare menzione al disonore va al portale webnews24 che, non pago di aver ricondiviso una bufala,la infiocchetta e la impreziosisce con il classico ( corsivo mio ) fotomontaggio decisamente xenofobo e razzista dove al corpo della kyenge vengono assemlate fattezze di una grossa scimmia
a poari merito con la classiche bufale sulla Boldrini che vuole dare per natale un bonus di 50 euro aggli extracomunitari che i siti malpancisti e bufalisti riprendono ogni natale o della mezza bufala del bambinno morto fra le braccia di un babbo natale
da questi post e dalla guida di quest'anno sono esclusi perchè fortunatamente , a natale avvengono anche i miracoli i media nazionali non si sono concentrati sulle continue polemiche " buoniste " e " anti Buoniste " del fare o non fare reciste di natale o presepi \ decorazioni per non offendere o peggio perchè ce lo chiedono loro i profughi e gli immigrati
la seconda quella della solidarietà ipocrita delle vittime dei vili attentati in particolare l'ultimo di qualche giorno fa ( vedere post precedenti oltre che i miei social ed ora anche la mia pagina fb )
Io spezzo questo circolo ipocrita ed a senso unico. NON VUOLE DIRE CHE NON SIA SOLIDALE CON LE VITTIME DEL VILE ATTENTO ( LEGGETE PER MAGGIORI DETTAGLI IL MIO POST #JE SUIS CHARLIE ma anche # JE NE SUIS PAS CHARLIE e soprattutto # JE SUSIS BOKO HARAM La vera solidarietà alle vittime di eccidi anti occidentali ma anche no non é questa . Poi fate come vi pare
concludo questo post e questi extra alla mia guida del 2016 che riprenderà dopo il 26 di dicembre con questo augurio
Iscriviti a:
Post (Atom)
il problema non è tony eff ma un altro visto che anche le paladine delle femministe come dolce nera lo difendono invocando la censura o dicendo come Dolcenera: " Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda "
Negli ultimi giorni non si parla d’altro che di Tony Effe e delle sue canzoni! Io ne ho lette e sentite di tutti i colori, ma c’è una cosa ...
-
https://www.cuginidicampagna.com/portfolio-item/preghiera/ Una storia drammatica ma piena di Amore.Proprio come dice la canzone Una stor...
-
Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
-
Aveva ragione de Gregori quando cantava : un incrocio di destini in una strana storia di cui nei giorni nostri si è persa la memor...