19.7.09

Fra i nastrini di un cantiere

Io non vedo un cimitero in quell'aria di mare.

 

 

Sebbene tutti si ostinino a dare per scontato che puzzi di morte:

 

 

Cellule morte evaporate da pizze tagliate a fettine precise, come solo un boia sa fare.

Treni senza più binari e con il tempo ormai perso; recuperabile nemmeno investendo capitali di minuti strappati ai sogni mattutini.

Strade colme di cappelli gialli, nastrini a strisce rosse e bianche, come bandierine, ma mancano le stelle, manca sempre qualcosa da queste parti.

Borsette schizzofreniche si ribellano al proprietario per avere una sorte, per avere un dannato ruolo negli archivi della polizia.

Oggetti, ancora col prezzo annesso, guardano il trafficare di banconote mensili non registrate, passare da mani a mani occupate da pistole.

Gessetti scrivono per troppi pochi occhi distratti da vele e polvere. Vele e polvere. Vele e polvere.

 

Io non vedo oggetti. Io vedo menti, cuori, fegato e polmoni.

Vedo immensa poesia. Immensa umiltà.

Trovo l'identità nei vicoli del Mater Dei, Via Roma e stazione Garibaldi.

Più la vivo, più il mondo si trasforma in quello che è: un locale rustico.

Rustico, ma con musica house: quella che fa allontanare, che fa rimanere soli.

 

Tutte le storie sono concentrate in quel locale; solo che lei è fuori.

E' fuori perchè non ne poteva più. Lei è bellissima, il problema è che non lo sa.

In quel dannato locale se la contendevano manager milanesi, signorotti ben vestiti con miliardi di catene e palle di piombo ai piedi; ma colorate.

Lì dentro l'aria era appesantita da alcol e denaro.

E' uscita delusa, sedotta e ingannata.

Anche solo per prendere una boccata d'aria e rientrare. Tanto non puo sottrarsi, tanto è debole, nessun si batterà per lei, tutti la sfrutteranno, continueranno a sfruttarla.

Esce fuori, respira aria d'infanzia e di salsedine.

Sembra aver già dimenticato il tipo che le regalava gioielli in cambio di libertà.

Sente di essere a casa qui fuori, finalmente.

Ma a casa non sempre si è al sicuro.

Passa un tizio con un automobile targata "NA", lei lo fissa sperando di trovare complicità, lui la fissa, si ferma e chiede "quant'è?"

 

 

 

 

 

 

Io non vedo aria di morte, ma dignità negli occhi di ciascuno.

Napoli non regna.

Napoli è una grande merda.

Napoli è il rischio di morire in qualsiasi momento.

Napoli è negli universitari, nei pendolari, nella volontà di cambiare neanche poi così evidente, neanche poi così forte.

Napoli è quella donna bellissima; che cerca pace ma non la trova, l'ha cercata negli altri ma non può. L'ha cercata tra la sua gente, e non la trova.

 

 

 

 

Napoli, forse, la pace non la troverà mai.

Ma vedo tanta arte in tutta questa ricerca.

 

 

Napoli, musa di te stessa.

Schiava di tutti, soprattutto di te stessa.