Poichè è inutile combatte contro i mulini a vento ( e nonostante le faq e il regolamento , che che appena la mia webmaters starà meglio rimetteremo ) nel post d'oggi replico alle lettere di risposta al uno dei miei ultimi post con due risposte . La prima a quelli in malafede che l'invito ( che poi sono anche queli a cui i dedico quersto post) a tuti quelli in malafede e che parlano tanto per parlare , sempre a caccia del streghe quando le streghe molto spesso sono dentro di loro , ai superficiali ( in cui a volte cade il sottoscritto ) e a quelli i che non si peritano di approfondire un informazione una news ma che si lasciano ingannare
dall'apparenza di un titolo ( o magari da una copertina ) perchè meditino sul fatto che esistano oppure è solo apparenza ; agli sciacalli bipedi che vivono e si nutrono del più squallido sciaccallaggio ammantato dal dovere di cronaca che << predicano bene ma razzolano male >> ( come divceva il mio prof di filosofia alle superiori ) e fanno la morale a gli altri ( senza guardarsi prima dentro di loro ) , perchè prima di parlare colleghino la bocca al cercello o oppure si stiano zitti o si auto censurino e sio mettano a vivere con i loro simili quadrupedi in strette gabbie ; agli sfruttatori delle umane debolezze ,ipocriti e fasulli osservatori e difensori diella morale a sproposito per opportunismo ed interesse che campano sulle disgraziem altrui affinchè possano redimersi ( sempre che non perdono il pelo ma non il vizio come sono soliti fare e come hanno fatto dall'unità d'Italia a oggi ) e liberarsi e liberare il mondo dalle loro ipocrisie , a leggersi o rilegersi se nel caso lo hanno letto a suo tempo per le polemiche che provoco in tv e sui giornali il n°392 di Alan Ford \ Tnt . La seconda a quelli in buona fede che mi accusano ( come i primi ma in maniera più pacata, rispettosa, non offensiva ed alcuni anche costruttiva ) d'essere intollerante , contraddittorio , cinico , ecc. dico che hanno ragione e che a volte lo sono ( ma chi non lo è mai stato ? chi è senza pecccato scagli la prima pietra come il cap.8 del Vangelo di S. Giovanni Nuovo Testamento ) , ma come ho già detto in qualche post ( non ho tempoi di cercare il post esatto ,mperchè sono impegnato copn la festa di maria Bambina ) molto spessso c'è più coerenza nella contrraddizione che nela coerenza stesssa , e poi vorrei vedere loro se fossero al posto \ nella situazione della gente di colore e venissero accusati d'essere la causa di ogni male e fatti capo espiatorio in disgrazie come quelle di NewsOrlans la città insieme a Neww York più metticcia d'America per parodiare Pera e tutti i filo Americani di comodo o all'acqua di rose o di comodo come il bellissimo e chiarissimo ( per chi vuole conoscere senza essere prevenuto ) titolo , della prima pagina\ feature , che qui copio ed incollo dal famigerato" sito\portale indymedia con gli aggiornamenti e link\collegamenti ipertestuali molto utili ed interessanti e chje dovrebbero far riflettere sul rischio che stiamo correndo e che ci porterà come all'estinzione come i dinosauri
I bianchi trovano,I neri rubano
Nei gravi eventi che caratterizzano il clima mondiale, i media sono prontissimi a parlare della "forza della natura", o del pianeta "che si riprende la rivincita sull'uomo", o ad usare drammatizzazioni simili. L'obiettivo e' quello di farci credere che queste tragedie siano inevitabili e non dipendano invece dai danni causati dal sistema produttivo industriale. Come se il riscaldamento globale fosse un fenomeno naturale.L'uragano Katrina che in questi giorni ha colpito gli USA ha causato una tragedia di enormi proporzioni. Anche in questo caso non si puo' certo parlare di un evento imprevisto, e per di piu' le gravi conseguenze che un fenomeno simile avrebbe causato in quelle zone degli USA erano state previste. L'evacuazione della citta' di New Orleans e' stata condizionata al possesso di mezzi di trasporto privati. Gli abitanti piu' poveri della citta' sono stati abbandonati a se' stessi. Nell'organizzatissima America, decine di migliaia di persone sono state inviate in un centro di accoglienza con la promessa di venire evacuate dalla citta', e per 3 giorni non hanno visto arrivare un autobus. Questo viene descritto nel blog di un internet provider di New Orleans ancora in funzione. Ma stavolta nemmeno i blog, per lo piu' scritti da bianchi benestanti, sono riusciti a compensare la distorsione dei media mainstream, ne' a dare voce a chi non ha accesso ai mezzi di comunicazione. In questi giorni i media mainstream ci mostrano gente che viene minacciata con un fucile e ci dicono che la polizia ha a che fare con degli sciacalli, mentre le immagini mostrano chiaramente gente che va in giro con dei vestiti o del cibo. Le didascalie e i titoli delle fotografie cambiano a seconda del colore della pelle delle persone ritratte: i neri rubano, i bianchi trovano. In certi casi anche la polizia si da' al saccheggio (nel caso specifico un poliziotto e' stato visto impossessarsi di un computer portatile e di un televisore; cercare l'articolo: "Even a cop joins in the looting"). Comparazione tra il modo in cui sono state trattati dai media internazionali i due eventi accaduti quasi contemporaneamente (l'uragano negli USA e il crollo del ponte a Baghdad). Report audio (inglese) da Pacifica Reporters Against Censorship / Free Speech Radio NewsLa Cina ha evacuato 1.200.000 persone per un uragano. Sempre in Cina, le inondazioni quest'anno hanno causato oltre 1000 morti.
Gran parte dei link sulla questione in questa feature e nel web rimandano ad articoli in inglese. Chi ha la possibilità di tradurre parte del materiale, anche in maniera sintetica, contatti la mailing list italy-editorial o pubblichi direttamente nel newswire.
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L'America allo specchio. Una società allo sbando e con Bush inesistente
sempervoster Cdv






colpisse tutti perché per settimane non cogliete un sorriso e non vedete una finestra aperta, le strade sono deserte, si sta chiusi in casa, più d’uno impreca contro le telecamere, non si parla né con gli inquirenti né con i magistrati. Omertà dicevano. E omertà continuano a chiamarla. A sicut erat. Succede ancora a Orune, o a Burgos, nelle campagne di “Monte Rughe” di Pozzomaggiore o nei pascoli di “Marchinzones” ad Anela. Le campane per i morti ammazzati risuonano spesso a Villagrande, nel cuore di un’Ogliastra, avamposto ribollente di vecchia e nuova criminalità, di bombe e fucilate a sindaci e amministratori. I nomi e i cognomi, sui manifesti del lutto, si rincorrono perché qui, in alcuni gruppi sociali quasi sempre legati al mondo della campagna, resiste la legge del muretto a secco. Accompagnata dall’assalto con nuove tecnologie criminali. Ed ecco ruspe e tritolo davanti al Bancomat di un ufficio postale, di una banca o l’assalto da squadrone della morte a un furgone portavalori. C’è il crimine moderno e resiste il delitto da preistoria. Perché ? La risposta non è più nelle analisi delle cento commissioni d’inchiesta sulla criminalità in Sardegna. E non da oggi. Perché qualcuno, certo molto superficialmente, più che di malessere sociale parla di forme aberranti di benessere economico, di caccia al denaro immediato. È difficile parlare di disagio davanti ai fuoristrada Mitsubishi e ai Kalasnikhov. La ragione non è “la miseria”.A cinque giorni dall’ultimo delitto, Villagrande è ancora choccata anche se reagisce per apparire un paese normale. Lo aveva dimostrato a tutta la Sardegna dopo la tragica alluvione del 6 dicembre con uno scatto d’orgoglio commovente, col pensiero a chi nel mondo e in Europa viveva i drammi più sconvolgenti della fame e della guerra. Ieri le donne di sempre alla messa nella parrocchia di San Gabriele Arcangelo, il caffè e la lettura dei giornali attorno ai tavolini della strada centrale, un gruppo di cinquantenni nella piazzetta con le pietre di Pinuccio Sciola davanti allo sfondo magico delle rocce a segaccio di monte Isàdalu. Tra le case e nelle strade ancora le ferite dello tsunami sardo che uccise nonna e nipotina lo scorso inverno. Ma soprattutto l’immagine consolidata della Villagrande operosa. Perché questo paese di tormenti è quello più dinamico in Ogliastra. Sotto Punta La Marmora e il corso del Flumendosa, negli ultimi dieci anni lo spirito imprenditoriale ha fatto sorgere piccole aziende modello-Emilia e che sfruttano quella grande risorsa che si chiama ambiente. L’altipiano di “Genna Antìne”, sulla strada fra Lanusei e Fonni, è diventato una delle zone artigianali e industriali più produttive della Sardegna. Quasi ogni azienda ha il suo sito internet. Due prosciuttifici e salumifici di alto livello conoscono entrambi le regole dell’export. Qui, prima che scattasse la sana emulazione, è stato commercializzato il pistoccu, il pane tradizionale di grano duro transitato dalle capanne dei pastori agli scaffali dei supermarket di Londra e Parigi. I panifici sono quattro, da Demurtas a Peddio, da Orrù a Rais. In questo nascente distretto agroalimentare di qualità trovate Ovoantine e Murgioni-Rubiu. E ancora l’allevamento delle trote nel lago Flumendosa e “La quaglia sarda” in mano a giovani capaci e intraprendenti, il latte caprino “Galidhà” e la “Gennargentu Caprini” gestito da due sorelle piene di voglia di fare giunte da Arzana, Vanda e Pina Piras che piazzano l’80 per cento della produzione al di fuori dell’isola. “Sapori di Sardegna” vi garantisce prodotti sardi tipici, “Nutrizoo” produce e vende mangimi agli allevatori tra Barbagia e Ogliastra. Quattro ristoranti di buon livello tra il bosco di Santa Barbara e la frazione di Villanova. Va bene l’artigianato con attività le più diverse: Mario Tronci e Roberto Loi lavorano il ferro, Paolo Loi è lattoniere, falegnamerie di Romano Mulas, Sandrino Mossudu, Basilio Sette. Mobilifici, termoidraulica, tutto per l’edilizia, tra poco aprirà i battenti la segheria di Giomaria Murgia “sceso” da Desulo e creerà altre buste paga. Aggiungiamo che tra un anno sarà pronto un residence con 150 tra camere e suite, piscine, centro benessere, saloni per congressi, il tutto all’interno del bosco di Santa Barbara tra lecci secolari e la vista sui monti del Gennargentu e, se fate qualche passo, vedete anche il mare blu della costa orientale di Arbatax e Santa Maria Navarrese. In Ogliastra non c’è un solo paese che abbia un rapporto così elavato tra popolazione e imprese. L’economia, quindi, non langue. Anzi. E il sociale? Anche in questo campo Villagrande non conosce l’apatia generalizzata. Gruppi musicali e un buon coro di voci maschili e femminili. La chiesa, col parroco don Franco, è attenta alla società che le sta attorno. Tre anni fa è nata l’Associazione “Amistade”, punta proprio a rinsaldare rapporti e legami sociali, a valorizzare le tradizioni, i soci sono più di cento, professionisti e studenti, presidente è un funzionario della Asl di Lanusei, Ninetto Sette. Molti i club sportivi tra calcio, pallavolo (”Sa teula”) e trekking (”Praidas”). A Villanova è attivo un altro gruppo di volontariato, ambulanza e assistenza agli anziani e ammalati. E poi c’è una delle Pro loco più presenti in Sardegna. Una Pro loco che guarda alla cronaca ma che sa andare anche oltre i fatti e i misfatti quotidiani. Dibattiti con esperti di livello nazionale su “Villagrande, terra di rose terra di spine”, oppure sul passaggio “Da su pistoccu agli hamburger Mc Donald’s”. I ruoli sociali analizzati nel convegno”A dognunu s’arte sua”, cioè ciascuno al proprio posto. Incontri ripetuti sul disagio giovanile. Tra un mese un altro seminario sulla tutela del paesaggio dopo aver ospitato - mesi fa- il convegno di tutti i laureati italiani in Scienze ambientali alla presenza dell’assessore regionale Tonino Dessì e del direttore dell’Arpa Sardegna Carla Testa. E allora? Paese abulico, indifferente a ciò che si muove intorno in Sardegna e nel mondo? La risposta è un grande no. Se un disagio reale esiste va identificato soprattutto nella disoccupazione intellettuale, in decine di laureati e diplomati (soprattutto donne) che stentano a trovare lavoro nelle discipline scelte per i propri studi.E non sono certo loro - con i corsi e ricorsi criminali - a far precipitare il paese nel vuoto, a renderlo muto.C’è anche chi parla. Qualcuno per dire che i killer di oggi e di ieri sono venuti da lontano. Ma è tesi senza seguaci (”es cosa nostra”). E quando si pone la domanda “Ma perché a Villagrande qualcuno continua a farsi vendetta da solo?” la risposta ricorrente, soprattutto da chi ha superato i sessant’anni e sa di poter ragionare a cuore aperto, va nel segno: “Poitte bi tenet familias treulàdas”, perché in alcune famiglie c’è tormento. Quale tormento e quale tormenta? Pedru Casu, il grande letterato di Berchidda, nel suo vocabolario-monumento, a pagina 1324, parla proprio di “bidda, familia, mente treulada”. Nel significato metaforico è lo stesso Casu che vuole intendere paesi, famiglie “sconvolte, intorbidate”, con i valori sociali “sottosopra”, con la mente confusa. “Sa trèula” - si sa - è la trebbia. Che non è solo la mietitura del grano, ma è (o così era fino a qualche decennio fa) seguire il giogo dei buoi o il cavallo che traina e fa girare la pietra vulcanica da macina, usare il forcone, smuovere i covoni, separare i chicchi dalla paglia e dal terriccio, insaccare. Tutte queste azioni, anche in giornate senza vento, offuscano il cielo e il sole. Non ci si vede l’un l’altro, si annebbia la vista. Eccolo allora il buio tormento di alcuni “trebbiatori” di Villagrande: col cielo “intorbidato” ripeterebbe Casu. Sono le nuvole che sconvolgono e stravolgono i valori: la violenza privata più forte della legge. È la giustizia tribale “a non firmare su sambene”e quindi ad alimentare la “faida”. È stata questa la ragione degli ultimi delitti? E poi: perché alcuni paesi - prendiamo Mamoiada e forse anche Orgosolo - hanno saputo dimenticare e altri no? Perché da una parte le ferite si rimarginano e altrove restano aperte ? Sentiamo alcuni pareri esterni all’Ogliastra. Si rifanno al concetto generale di faida ma con tanta cautela perché - si sa - dire faida è facile ma ogni croce ha un suo calvario. Quello di Villagrande non è il Golgota di Burgos o di Orune. Salvatore Mannuzzu, magistrato e scritttore di successo, premette di non conoscere bene né l’Ogliastra né Villagrande ma si sente “coinvolto e sconvolto dagli eventi” e intravede in alcune zone dell’isola “gli epicentri, i punti di maggiore resistenza alla modernizzazione”. Sa che è un atteggiamento di “molto pochi” ma questi “offuscano intere comunità”. Detta legge l’egoismo, non l’altruismo e perciò parla di “indifferenza morale al vincolo sociale”. E se è pur vero che soffia un vento nuovo Mannuzzu avverte “un fondo tradizionale, arcaico stravolto da inquinamenti recenti”. Che fare? “Occorre una riparazione civile, civica, che coinvolga tutta la popolazione” anche se è evidente che Villagrande sta facendo tutto il possibile per favorire il dialogo, per far capire che la risposta non può essere quella violenta dell’autodifesa ma è più efficace una mediazione pubblica. Antonietta Mazzette, sociologa dell’Università di Sassari, dice che “manca un dato scientifico, una ricerca metodica su cui ragionare”. E quando parla di alcuni paesi dell’antico e moderno malessere sottolinea “condizioni culturali diverse fra le singole comunità e fra esse e il resto del territorio isolano”. Una diversità “sia nelle aperture che nelle chiusure sociali, perché della modernizzazione si accettano alcuni valori ma non altri e la vendetta privata resta ancora una valore soggettivo”. Perché? “Perché la modernizzazione non si è sedimentata, è stata di breve durata, il passaggio del pre al post-industriale è stato fugace per cui sono rimasti i precipizi non gli equilibri”. Francesco Mariani, sacerdote, sociologo, direttore di “Radio Barbagia”, orunese doc, esterna prudenza anche sulle “faide sopìte” perché - dice - “vanno osservate nel lungo periodo, spesso si riaccendono anche dopo venti, trent’anni. Finiscono quando i contendenti lasciano il campo perché nulla, in Barbagia come nel resto del mondo, è più duraturo dell’odio. Dai paesi insanguinati da lotte familiari i protagonisti hanno voluto dire basta e sono andati via emigrando. E andar via è una scelta precisa. Perché chi resta nel paese vive sempre in un clima di sospetto dove le occasioni non mancano e prima o poi armano una mano. In altri paesi c’è stato chi ha detto basta anche dopo aver visto fratelli o genitori uccisi. Ecco: occorre aver quel valore in più che fa dire la parola fine, trovare il probhomime che abbia l’autorevolezza nel farsi ascoltare”. Villagrande troverà questo saggio? Ci sarà uno che saprà dire basta perché ha capito che ogni delitto ne fa nascere un altro fino all’infinito con tante “trèulas”, infiniti tormenti? Uno dei dibattiti organizzati dalla Pro loco vedeva Villagrande “terra di spine” e “terra di rose”. Basterebbe che solo uno rifiutasse le spine. Si può. Un rifiuto di nome balentìa. Quella autentica. 

Io lvoglio ricordare così,in maniera non retorica piciola ed ipocrita a distanza di dieci anni dalla sua scomparsa.uno dei più grandi autori sardi contemporanei che , SIC , ho conosciuto le sue opere solo dopo aver visto il bel film 
I bambini giocano sulla spiaggia dei mondi 