7.9.05

Senza titolo 775

Poichè  è inutile combatte  contro i mulini a  vento  (  e nonostante  le faq   e il regolamento  , che  che  appena  la mia webmaters starà meglio   rimetteremo )  nel post d'oggi  replico   alle  lettere   di risposta  al uno dei miei  ultimi  post con  due  risposte .  La  prima    a quelli in malafede  che  l'invito  (   che  poi  sono anche queli a  cui i dedico  quersto  post)  a tuti quelli in malafede   e che  parlano tanto per  parlare  , sempre a caccia  del  streghe   quando  le streghe  molto  spesso sono dentro di loro  , ai superficiali  (   in cui  a volte cade il sottoscritto  ) e a quelli   i che  non si peritano  di approfondire un informazione una  news     ma che  si lasciano ingannare   dall'apparenza di un  titolo ( o  magari   da una copertina  )  perchè meditino sul fatto che   esistano oppure  è solo apparenza ;  agli sciacalli bipedi  che  vivono e  si  nutrono del più squallido sciaccallaggio ammantato dal dovere di cronaca  che << predicano bene  ma razzolano male  >> (  come divceva il mio prof  di filosofia  alle superiori  )  e  fanno la morale  a gli altri  ( senza  guardarsi prima dentro di loro ) , perchè prima di parlare  colleghino la  bocca  al cercello   o  oppure  si   stiano zitti o si auto censurino   e  sio mettano a vivere con i loro simili  quadrupedi   in strette gabbie ;  agli sfruttatori delle umane debolezze ,ipocriti  e  fasulli  osservatori  e  difensori  diella morale   a  sproposito per opportunismo  ed interesse   che campano sulle disgraziem altrui  affinchè possano redimersi  (  sempre   che  non perdono il pelo   ma non il vizio come  sono  soliti fare  e come  hanno  fatto   dall'unità  d'Italia  a  oggi   ) e  liberarsi e liberare  il mondo  dalle loro  ipocrisie  , a leggersi o   rilegersi  se nel caso lo hanno letto  a suo tempo per le  polemiche  che  provoco  in tv e sui giornali il  n°392  di Alan Ford  \ Tnt  . La  seconda  a   quelli  in buona  fede che  mi accusano  (  come   i primi ma in maniera  più pacata, rispettosa, non offensiva  ed alcuni anche costruttiva  )  d'essere  intollerante   , contraddittorio  , cinico  , ecc. dico  che   hanno ragione  e  che a  volte    lo sono  ( ma  chi non lo  è mai stato  ?  chi  è  senza  pecccato  scagli  la prima pietra  come il cap.8 del  Vangelo di S. Giovanni  Nuovo Testamento ) , ma come  ho  già detto  in  qualche post (  non ho tempoi  di cercare  il post  esatto  ,mperchè  sono impegnato  copn la festa  di maria Bambina  )  molto spessso  c'è più  coerenza  nella contrraddizione   che  nela coerenza  stesssa  , e  poi  vorrei vedere   loro   se  fossero al  posto  \ nella situazione  della  gente  di colore   e  venissero  accusati  d'essere la causa  di ogni  male  e  fatti capo espiatorio in   disgrazie  come quelle  di NewsOrlans  la  città  insieme  a Neww York  più metticcia d'America   per parodiare   Pera  e  tutti i filo Americani di comodo o  all'acqua  di rose   o di comodo  come il bellissimo e  chiarissimo  ( per  chi vuole   conoscere senza  essere prevenuto ) titolo , della  prima pagina\ feature , che  qui  copio ed  incollo dal famigerato"   sito\portale indymedia   con gli aggiornamenti  e  link\collegamenti  ipertestuali  molto utili  ed interessanti  e chje  dovrebbero  far  riflettere   sul rischio che stiamo correndo  e che ci porterà come all'estinzione come i dinosauri   


                       I bianchi trovano,I neri rubano 


Nei gravi eventi che caratterizzano il clima mondiale, i media sono prontissimi a parlare della "forza della natura", o del pianeta "che si riprende la rivincita sull'uomo", o ad usare drammatizzazioni simili. L'obiettivo e' quello di farci credere che queste tragedie siano inevitabili e non dipendano invece dai danni causati dal sistema produttivo industriale. Come se il riscaldamento globale fosse un fenomeno naturale.L'uragano Katrina che in questi giorni ha colpito gli USA ha causato una tragedia di enormi proporzioni. Anche in questo caso non si puo' certo parlare di un evento imprevisto, e per di piu' le gravi conseguenze che un fenomeno simile avrebbe causato in quelle zone degli USA erano state previste. L'evacuazione della citta' di New Orleans e' stata condizionata al possesso di mezzi di trasporto privati. Gli abitanti piu' poveri della citta' sono stati abbandonati a se' stessi. Nell'organizzatissima America, decine di migliaia di persone sono state inviate in un centro di accoglienza con la promessa di venire evacuate dalla citta', e per 3 giorni non hanno visto arrivare un autobus. Questo viene descritto nel blog di un internet provider di New Orleans ancora in funzione. Ma stavolta nemmeno i blog, per lo piu' scritti da bianchi benestanti, sono riusciti a compensare la distorsione dei media mainstream, ne' a dare voce a chi non ha accesso ai mezzi di comunicazione. In questi giorni i media mainstream ci mostrano gente che viene minacciata con un fucile e ci dicono che la polizia ha a che fare con degli sciacalli, mentre le immagini mostrano chiaramente gente che va in giro con dei vestiti o del cibo. Le didascalie e i titoli delle fotografie cambiano a seconda del colore della pelle delle persone ritratte: i neri rubano, i bianchi trovano. In certi casi anche la polizia si da' al saccheggio (nel caso specifico un poliziotto e' stato visto impossessarsi di un computer portatile e di un televisore; cercare l'articolo: "Even a cop joins in the looting"). Comparazione tra il modo in cui sono state trattati dai media internazionali i due eventi accaduti quasi contemporaneamente (l'uragano negli USA e il crollo del ponte a Baghdad). Report audio (inglese) da Pacifica Reporters Against Censorship / Free Speech Radio NewsLa Cina ha evacuato 1.200.000 persone per un uragano. Sempre in Cina, le inondazioni quest'anno hanno causato oltre 1000 morti.

Gran parte dei link sulla questione in questa feature e nel web rimandano ad articoli in inglese. Chi ha la possibilità di tradurre parte del materiale, anche in maniera sintetica, contatti la mailing list italy-editorial o pubblichi direttamente nel newswire.

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Post dedicato alla raccolta di informazioni, aggiornamenti, e approfondimenti  


:: post dinamici - howto" ::
Raccolta di post segnalati almeno fin ora  :

IL VERO NOME DI KHATRINA E' RISCALDAMENTO GLOBALE
NEW ORLEANS, dopo , una settimana,nulla si sa dei morti e dispersi, enorme censura
Jeremy Rifkin: «L'avevamo detto, sarà sempre peggio»
New Orleans The day after tomorrow. La percezione della catastrofe...
Perdita di controllo sia in Iraq che nell'America devastata
AMERICA BENVENUTA NEL TERZO MONDO!
New Orleans - almeno duecento poliziotti disertori, e due suicidi
LE RESPONSABILITA' PER L'URAGANO KATRINA - DA "THE GUARDIAN"
Katrina / "New Orleans is the first western city to be destroyed by global warming."
United States of Shame
USA: quando non ce piu etica , il umano se comporta come le bestie
Rifiuto dell'aiuto cubano
Qualcuno ha sostenuto il possibile uso di HAARP(La tecnologia di controllo metereologico potrebbe aver influenzato e diretto l'uragano Katrina)
ALLUCINANTE: ANCHE DA FOX NEWS
Katrina
NEW ORLEANS, dopo , una settimana, nulla si sa dei morti e dispersi , enorme censura
La Halliburton compirà i lavori di ripulitura a New Orleans
New Orleans - CINEPRESE SEQUESTRATE
NEW ORLEANS
Neri e meticci scatenati a New Orleans:dopo le devastazioni,saccheggi ovunque
La traduzione integrale della lettera di Moore a Bush
Fidel Castro e' pronto a amandare mille medici in aiuto a New Orleans
Cannibali a New Orleans USA: It's Criminal , dice uno veterano dell Black Panther Party in New Orleans
KATRINA: POTREBBE NON ESSERE DISASTRO NATURALE
New Orleans chiede dove sia il grande esercito USA
GROTTESCO: A New Orleans la popolazione è tenuta sotto controllo 24 ore su 24
Come affonda un Presidente di (Siegmund Ginzberg)
USA: 10.000 morti solo in Louisiana
N.O.: esercito e polizia non sparano; ancora niente soccorsi agli ospedali
Polizia spara su 8 persone e uccide 6
Differenze tra USA e Cina
Il prezzo della vergogna
Tutto prevedibile
Uccisi 4 dagli sceriffi privati
L'America allo specchio. Una società allo sbando e con Bush inesistente


 


sempervoster Cdv


Senza titolo 774


Pubblico un appello del dottor Rosati, tratto da una mailing list che frequento


Cari Amici e Amiche, oggi dopo una visita alla Domus Aurea, la guida della soprintendenza ci ha detto che gli alberi del parco sovrastante, con le loro radici, stanno danneggiando il tetto della struttura.


Le guide stesse denunciano il fatto ai visitatori, sperando di incontrare un giornalista che si interessi al caso.Trattasi della solita contesa politica: il governo, proprietario della Domus, contro il comune, proprietario del parco di Colle Oppio.


Bisognerebbe sradicare i pini, altrimenti questo patrimonio della umanita' scomparirà, c'e' gia' stato un crollo di una volta, fortunatamente non affrescato e che non ha ferito nessuno. Credo che sia dovere di ogni cittadino e, segnatamente, di ogni abitante di Roma, protestare.


La Domus Aurea non ha eguali al mondo. Chi siamo noi per distruggerla! Dopo soli sei anni dalla riapertura, alcuni suoi ambienti sono già chiusi al pubblico. E' un dovere civico e morale proteggerla.


Vi ringrazio.


Riccardo Rosati


Onestamente sapevo del problema, ma non immaginavo che fosse così grave, ignorando la faccenda del crollo

Senza titolo 773


Melius scitur Deus, nesciendo


Sant'Agostino

Senza titolo 772


Il diavolo, vedete, è l'amico che non resta mai sino alla fine


Bernanos

Senza titolo 771




UNO STRIDORE

 



Immetti nei tuoi flauti uno stridore
perchè così è la vita. In paradiso
talvolta i cori angelici riposano
per regalarci un lampo d'uragano.

 



Sono pietosi gli angeli, non vogliono
che si cancelli quel passato umano,
quando il tempo glorioso svettava
dagli intervalli del dolore. ( Maria Luisa Spaziani)

 


6.9.05

Senza titolo 770


www.photoforum.ru


_____________________


Intreccio il respiro del mio cuore


con un dolce sussurro:


ti amo.


No so dove sia rimasto il tempo...


- svanito -


Quando siamo rannichiati a carezzarci 


fondiamo anime e cuori


sensi e sortilegi...


qui, tra i leggiadri drappi


comincia e ricomincia


 la seducente danza


del nostro amore


_______________________


Silvana Bilardi

Senza titolo 769

Ah! Si mon moine voulait danser


Ah! Si mon moine voulait danser!
Ah! Si mon moine voulait danser!
Un capuchon je lui donnerais
Un capuchon je lui donnerais

Refrain

Danse, mon moine danse!
Tu n'entends pas la danse
Tu n'entends pas mon moulin, lon la
Tu n'entends pas mon moulin marcher.


Ah! Si mon moine voulait danser!
Ah! Si mon moine voulait danser!
Un ceinturon je lui donnerais
Un ceinturon je lui donnerais.
Ah! Si mon moine voulait danser!
Ah! Si mon moine voulait danser!
Un chapelet je lui donnerais
Un chapelet je lui donnerais.
Ah! Si mon moine voulait danser!
Ah! Si mon moine voulait danser!
Un froc de bur' je lui donnerais
Un froc de bur' je lui donnerais.
Ah! Si mon moine voulait danser!
Ah! Si mon moine voulait danser!
Un beau psautier je lui donnerais
Un beau psautier je lui donnerais.
S'il n'avait fait voeu de pauvreté
S'il n'avait fait voeu de pauvreté
Bien d'autres chose je lui donnerais
Bien d'autres chose je lui donnerais.


l'altra  volta  ero  di turno nela bottega  del commercio equo e  solidalwe   e  chi  viene  fra  i  clienti  il mio ex prof  (  e anche di mio fratello  di francese una delle  perle    fra la merda  degli 'insegnanti che  ho avuto  . Chiaccherando  su  tempi andati   abbaimo ricordato  le  canzoni   che  abiamo fatto in classe in aprticolare  questa  di cui    riporto il teasto  . chiedo scusa  a    credenti  ortodossi 


 

Senza titolo 768

Grazie dell'invito sul tuo bellissimo blog!


Ti ho lasciato una poesia di Pablo Neruda.


KiSS Shally


http://spaces.msn.com/members/vivy1980/

Lentamente muore

Lentamente muore

 

 
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno
di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi e' infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza
per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge, chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

 

 
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande
sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde
quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà
al raggiungimento
di una
splendida felicita'.

 

Pablo Neruda

Senza titolo 767

Una domanda a bruciapelo: secondo voi, Fazio dovrebbe dimettersi?

Grazie! - 1

Ciao, sono Krissy, sono poassata per ringraziarti dell'invito. Sono onorata di poter scrivere qui, mi dispiace solo di non aver potuto rispondere prima...un bacio, a presto...kiss

Senza titolo 766

Le amarezze della vita

non risparmiano nessuno.

Tutti quanti nel nostro microcosmo

sopportiamo

il peso di una croce

che spesso non ci lascia

dormire sonni tranquilli.

Depredati di ogni energia

scivoliamo nel silenzio

di ogni nostra lacrima,

perdendo pian,

piano ogni senso di speranza.

Toccando a volte il fondo.

 Perdendoci in un mare nero.

Affogando nell’oscurità di ogni nostro pensiero.

Ma evidentemente chi ci ha creato

ha saputo darci quel dono invisibile,

capace di recuperare con il tempo,

ogni antica saggezza.

Regalandoci sempre quella meravigliosa possibilità

per cui iniziare ogni volta

a scrivere di noi nella vita.

5.9.05

Senza titolo 765

Il viaggio come ricerca di se stessi


Molte invenzioni e scoperte, agli inizi del ‘900, cambiano profondamente il modo di vivere e di percepire la realtà. Le distanze si accorciano dopo la costruzione delle prime automobili, aerei e transatlantici, la comunicazione a grandi distanze diviene facile con il telegrafo, la radio e il telefono; si modificano i concetti di spazio e di tempo, dopo la scoperta delle "leggi della relatività" di Einstein.

La scienza non offre più certezze, la relatività domina ogni aspetto della realtà creando disorientamento e insicurezza, angoscia e solitudine. L’unica certezza, per l’uomo contemporaneo, rimane il proprio io, la propria interiorità, indagata e ricercata persino nelle pieghe dell’inconscio.

Il tema del viaggio assume quindi il valore simbolico della ricerca di se stessi, dei meccanismi psichici, dei ricordi, delle emozioni e delle motivazioni dei comportamenti.

Le opere letterarie di questo periodo, più che viaggi a lunghe distanze, descrivono percorsi, spostamenti, perché ciò che è importante non è "il viaggio esterno", ma quello interiore che si svolge nella profondità della coscienza.

Un esempio è il romanzo di Virginia Wolf, "Gita al faro" (1927) in cui l’escursione al faro, programmata fin dall’inizio del romanzo, si presenta come una meta simbolica, densa di significati allusivi: la famiglia Ramsay riesce a realizzare questa gita dopo dieci anni, a causa della guerra e di lutti. Nella descrizione della gita sono inseriti immagini, ricordi, situazioni e personaggi del passato che portano a intrecci fra passato e presente, dilatando la dimensione temporale della vicenda.

Per i viaggiatori delle opere letterarie del ‘900, lo spazio si fa ristretto, tanto più ristretto quanto più tortuoso si fa il loro vagare psicologico ed emotivo.

Essi sono spesso "viaggiatori di città", che, camminando per le strade, sembrano stabilire una singolare relazione tra il paesaggio urbano e la propria interiorità.

Il prototipo di questi viaggiatori è Leopold Bloom, protagonista del romanzo "Ulisse" di James Joyce; egli è un "nuovo Ulisse" nella squallida Dublino dell’inizio del ‘900 che vaga per la città.

Nel romanzo non c’è intreccio, non ci sono avvenimenti, ma solo registrazione di eventi apparentemente insignificanti. Il percorso materiale per la città non ha importanza; ciò che conta sono i molteplici percorsi mentali che si accavallano, si intrecciano e si sovrappongono a pensieri, ricordi ed emozioni.

L’azione si svolge dall’alba alla notte di un solo giorno: uno spazio temporale dilatato fino all’infinito, che giunge a essere simbolo della esistenza, della vita. Ai pochi gesti di Mr. Bloom si alternano, registrati senza alcun ordine logico, i pensieri del personaggio, in una sorta di "monologo interiore"; insieme alle immagini della città, compare un’orda di ricordi disordinati e confusi, di progetti senza sbocchi, di paure segrete.

Anche i personaggi di Italo Svevo, come Zeno Cosini in "La coscienza di Zeno", percorrono l’ambito circoscritto della loro città, Trieste, impegnati in un’incessante analisi interiore. Il romanzo riproduce il fluido scorrere dei ricordi, che non rispetta gli schemi cronologici (prima –dopo), né i rapporti di causa-effetto, alternati agli episodi del presente, visti dall’interno della coscienza del personaggio. La passeggiata notturna in compagnia del cognato (cap. VII ) è un’occasione per riflettere sull’assurdità della vita; Zeno pensa che "la vita non è né bella né brutta, ma è originale. E’ un’enorme costruzione priva di scopo, forse l’uomo vi è stato messo dentro per errore e non vi appartiene."

Il personaggio esprime l’angoscia dell’uomo, privo di certezze e verità, che vive immerso nel fluire casuale degli avvenimenti, privi di nessi logici e razionali.

Il viaggio può essere anche viaggio nella memoria, occasione per un percorso mentale dentro se stessi o per un bilancio della propria vita. E’ ciò che esprime Giuseppe Ungaretti nella lirica "I fiumi" dove la vista del fiume Isonzo richiama, nel ricordo, altri luoghi, ormai lontani, ma cari al poeta:

"…Questo è il Nilo che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d’inconsapevolezza
nelle estese pianure

 

Questa è la Senna

e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto

Alle immagini dei fiumi è legata la consapevolezza di sé, delle scelte morali e intellettuali della vita del poeta.

Il tema del viaggio, anche nel ‘900, continua ad esprimere il parallelismo fra la vita umana e il viaggio stesso, come in "Allegria di naufragi"; il poeta, arricchito di profonda e dolente umanità dopo l’esperienza della guerra, riprende il cammino, spinto dal desiderio di proseguire, di ritrovare se stesso:

"……E sE subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare

dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare

Anche Umberto Saba nella poesia "Ulisse" esprime questa costante spinta al viaggio come ricerca di se stesso e amore per la vita:

Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d'onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
coperti d'alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l'alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.

Cardarelli, nella lirica "I Gabbiani" davanti a uno scenario marino, paragona la propria inquietudine al volo senza sosta di quegli uccelli:

"…...ma il mio destino è vivere

balenando in burrasca".

 

IN CORSO D'OPERA

Colonna sonora del post   disamistade di F. De Andrè   qui il testo 


Salve a tutti\è                                                                                                                                                                                          


Come promesso   la settimana  scorsa  eccovi  un  altro articolo tratto   dalla rubrica  gente&paesi della  nuova  sardegna  Ma  prima dell'articolo  per i  Non sardi  ( o per  quei  sardi  che  hanno una conoscenza  superficiale  o quasi  nulla  della  loro  cultura  e  identità   )  introduco  il, post  fornedo alcunme  news  su    cosa  è la desamistade   e  come  si  è trasformata  attualmente    fino a perdere quel  carattere antropologico che aveva  in se                                                      


Ecco quello che  ho trovato in rete e  appreso dall'esame  di storia  delle tradizioni i popolari dela  sardegna  , oltre  che  da  miei nonni  materni ( sono originari  di quelle zone  )   e  da letture  mie  (  di libri  di mia madre  ex insegnante di lettere e mio padre  ex insegnante di estimo ma  appassionato  di antropologia  e  storia  della sardegna  oltre  che politica  di cui ho parlato   nei miei "viaggi" del blog  )  . la  desamistade  come  dice   questo sito  <<  La famigerata faida  che spesso insanguina la cronaca sarda , è un tipico fenomeno legato all'ambiente barbaricino ( anche  se    si  è  avuta   in altre parti  dell'isola  ) , che nasce e trae origine dalla sete di vendetta. Nella fattispecie la faida non è altro che un susseguirsi di azioni conflittuali, che indirizzi o gruppi si scambiano fra di loro. Si attua per riscattare quelle che sono ritenute gravi offese, per chi le subisce, e che hanno in qualche modo leso l'onore e l'integrità morale di una persona. Il ricorso a una vendetta privata nasce fondamentalmente da una sfiducia nei confronti dello stato e del suo sistema giudiziario, ritenuto inadeguato a far fronte a tale tipo di conflitto. C'è quindi un forte divario e una netta differenziazione tra il codice nazionale e quello locale, che si ritrovano ad essere in conflitto. Il codice barbaricino, è un codice culturale che nutre e alimenta quella che viene definita la "cultura della vendetta", e che si manifesta inevitabilmente sul corpo. Il fenomeno della faida è stato, fra l' altro, studiato e analizzato da una grande figura della cultura sarda, Antonio Pigliaru, che come studioso di diritto penale si era interessato a curarne l'aspetto socio-giuridico  affermando che  : << il codice della vendetta non è statico . E' dinamico: si adegua. Bisogna dire, a differenza dell'interpretazione romantica, che esso non è senza crudeltà. Anzi nel suo processo di adeguamento alla società storica, è l'aggravarsi stesso delle contraddizioni che maggiormente lo incrudelisce. Questa  Tesi  è  piuttosot  contrasta  da molti  studiosi e  antropologi  , infatti  il mio prof  d'esame  M.Atzori  (   di cui trovate   il libro   alla  fine del post   ) afferma   : << (... )




Il fatto è che la Barbagia non è così perchè c'è il codice della vendetta, ma c'è il codice della vendetta perchè la Barbagia è così">> ... continua qui  . dicono   in sintesi  che la desamistade , insieme  a  parenmtela  allargataq   e suuull'amicizia  ( companatico ) e  e sul clientelismop \  mezzadria  ( patronato )   sopravvissutra  intatta  fino agl anni  50\60 , quando la crisi del sistema  economico  \ sociale   dell'italia contadina  non s'era  ancora  maniifesta    e il sistema  di sviluppo più semplice e immediato per  il  meridione  rapressentava  una rapida  industrializzazione , quando già si riscontravano  i primi esiti   del  fenomeno sociale  dell'immigrazione   dalle campagne   e l'immigrazione  verso el metropoli settentrionali  industrializzate , per  poi  fondersi  con la crinminalità comune  e ora  specialmente  nel nord sardegna     con l'usura  e  la mafia  . 


..............



dalla nuova  del  5..IX.2005       


                                                                                                                                                                                                                                                        Vi VILAGRANDE .Un centro tribolato dalle faide Il paese che non sa dimenticare  Neanche l’economia in crescita spezza l’antica catena    Nessuno tenta più di sostenere che i killer arrivano da lontano ma riconoscono che la vendetta cova in alcune famiglie    È vero. Molti non parlano o - almeno - non amano emettere facili sentenze. Anche perché a dire faida si fa presto. Ma poi bisogna vedere se, davanti ad alcuni eventi tragici che ammutoliscono intere comunità, si colpisce nel segno rievocando il diritto germanico medievale e le lotte tribali. Certo è che le faide sono rimaste di casa in Sardegna. Hanno martoriato per decenni i paesi più interni della Barbagia. È successo a Orgosolo e Mamoiada, a Oniferi e Sarule. Non una ma tante faide, indipendenti o intrecciate fra loro, con gruppi familiari contrapposti. Ma in alcuni di questi villaggi sembra avvenuto un miracolo sociale. Il fuoco non cova, ma è stato spento dalla cenere. E se è pur vero che la cronaca nera ha i suoi rigurgiti di sangue, gli omicidi martellanti dei primi decenni del dopoguerra o di vent’anni fa sono un ricordo triste ma archiviato. Nei cimiteri sono stati sepolti anche odi e rancori antichi. Qualcuno ha cambiato regione (e nazione). Chi è rimasto ha spezzato la catena di vendette. E sotto il Gennargentu vedete giocare insieme, studiare insieme, viaggiare insieme ragazzi e ragazze di famiglie che si erano dichiarate odio eterno, anche con liste pubbliche di proscrizione. Poi qualcuno ha detto basta. E si è fatto rispettare. Però in qualche altra parte della “Sardegna di dentro” l’odio resta. Ma quando in uno di questi paesi c’è un delitto è come se il lutto colpisse tutti perché per settimane non cogliete un sorriso e non vedete una finestra aperta, le strade sono deserte, si sta chiusi in casa, più d’uno impreca contro le telecamere, non si parla né con gli inquirenti né con i magistrati. Omertà dicevano. E omertà continuano a chiamarla. A sicut erat. Succede ancora a Orune, o a Burgos, nelle campagne di “Monte Rughe” di Pozzomaggiore o nei pascoli di “Marchinzones” ad Anela. Le campane per i morti ammazzati risuonano spesso a Villagrande, nel cuore di un’Ogliastra, avamposto ribollente di vecchia e nuova criminalità, di bombe e fucilate a sindaci e amministratori. I nomi e i cognomi, sui manifesti del lutto, si rincorrono perché qui, in alcuni gruppi sociali quasi sempre legati al mondo della campagna, resiste la legge del muretto a secco. Accompagnata dall’assalto con nuove tecnologie criminali. Ed ecco ruspe e tritolo davanti al Bancomat di un ufficio postale, di una banca o l’assalto da squadrone della morte a un furgone portavalori. C’è il crimine moderno e resiste il delitto da preistoria. Perché ? La risposta non è più nelle analisi delle cento commissioni d’inchiesta sulla criminalità in Sardegna. E non da oggi. Perché qualcuno, certo molto superficialmente, più che di malessere sociale parla di forme aberranti di benessere economico, di caccia al denaro immediato. È difficile parlare di disagio davanti ai fuoristrada Mitsubishi e ai Kalasnikhov. La ragione non è “la miseria”.A cinque giorni dall’ultimo delitto, Villagrande è ancora choccata anche se reagisce per apparire un paese normale. Lo aveva dimostrato a tutta la Sardegna dopo la tragica alluvione del 6 dicembre con uno scatto d’orgoglio commovente, col pensiero a chi nel mondo e in Europa viveva i drammi più sconvolgenti della fame e della guerra. Ieri le donne di sempre alla messa nella parrocchia di San Gabriele Arcangelo, il caffè e la lettura dei giornali attorno ai tavolini della strada centrale, un gruppo di cinquantenni nella piazzetta con le pietre di Pinuccio Sciola davanti allo sfondo magico delle rocce a segaccio di monte Isàdalu. Tra le case e nelle strade ancora le ferite dello tsunami sardo che uccise nonna e nipotina lo scorso inverno. Ma soprattutto l’immagine consolidata della Villagrande operosa. Perché questo paese di tormenti è quello più dinamico in Ogliastra. Sotto Punta La Marmora e il corso del Flumendosa, negli ultimi dieci anni lo spirito imprenditoriale ha fatto sorgere piccole aziende modello-Emilia e che sfruttano quella grande risorsa che si chiama ambiente. L’altipiano di “Genna Antìne”, sulla strada fra Lanusei e Fonni, è diventato una delle zone artigianali e industriali più produttive della Sardegna. Quasi ogni azienda ha il suo sito internet. Due prosciuttifici e salumifici di alto livello conoscono entrambi le regole dell’export. Qui, prima che scattasse la sana emulazione, è stato commercializzato il pistoccu, il pane tradizionale di grano duro transitato dalle capanne dei pastori agli scaffali dei supermarket di Londra e Parigi. I panifici sono quattro, da Demurtas a Peddio, da Orrù a Rais. In questo nascente distretto agroalimentare di qualità trovate Ovoantine e Murgioni-Rubiu. E ancora l’allevamento delle trote nel lago Flumendosa e “La quaglia sarda” in mano a giovani capaci e intraprendenti, il latte caprino “Galidhà” e la “Gennargentu Caprini” gestito da due sorelle piene di voglia di fare giunte da Arzana, Vanda e Pina Piras che piazzano l’80 per cento della produzione al di fuori dell’isola. “Sapori di Sardegna” vi garantisce prodotti sardi tipici, “Nutrizoo” produce e vende mangimi agli allevatori tra Barbagia e Ogliastra. Quattro ristoranti di buon livello tra il bosco di Santa Barbara e la frazione di Villanova. Va bene l’artigianato con attività le più diverse: Mario Tronci e Roberto Loi lavorano il ferro, Paolo Loi è lattoniere, falegnamerie di Romano Mulas, Sandrino Mossudu, Basilio Sette. Mobilifici, termoidraulica, tutto per l’edilizia, tra poco aprirà i battenti la segheria di Giomaria Murgia “sceso” da Desulo e creerà altre buste paga. Aggiungiamo che tra un anno sarà pronto un residence con 150 tra camere e suite, piscine, centro benessere, saloni per congressi, il tutto all’interno del bosco di Santa Barbara tra lecci secolari e la vista sui monti del Gennargentu e, se fate qualche passo, vedete anche il mare blu della costa orientale di Arbatax e Santa Maria Navarrese. In Ogliastra non c’è un solo paese che abbia un rapporto così elavato tra popolazione e imprese. L’economia, quindi, non langue. Anzi. E il sociale? Anche in questo campo Villagrande non conosce l’apatia generalizzata. Gruppi musicali e un buon coro di voci maschili e femminili. La chiesa, col parroco don Franco, è attenta alla società che le sta attorno. Tre anni fa è nata l’Associazione “Amistade”, punta proprio a rinsaldare rapporti e legami sociali, a valorizzare le tradizioni, i soci sono più di cento, professionisti e studenti, presidente è un funzionario della Asl di Lanusei, Ninetto Sette. Molti i club sportivi tra calcio, pallavolo (”Sa teula”) e trekking (”Praidas”). A Villanova è attivo un altro gruppo di volontariato, ambulanza e assistenza agli anziani e ammalati. E poi c’è una delle Pro loco più presenti in Sardegna. Una Pro loco che guarda alla cronaca ma che sa andare anche oltre i fatti e i misfatti quotidiani. Dibattiti con esperti di livello nazionale su “Villagrande, terra di rose terra di spine”, oppure sul passaggio “Da su pistoccu agli hamburger Mc Donald’s”. I ruoli sociali analizzati nel convegno”A dognunu s’arte sua”, cioè ciascuno al proprio posto. Incontri ripetuti sul disagio giovanile. Tra un mese un altro seminario sulla tutela del paesaggio dopo aver ospitato - mesi fa- il convegno di tutti i laureati italiani in Scienze ambientali alla presenza dell’assessore regionale Tonino Dessì e del direttore dell’Arpa Sardegna Carla Testa. E allora? Paese abulico, indifferente a ciò che si muove intorno in Sardegna e nel mondo? La risposta è un grande no. Se un disagio reale esiste va identificato soprattutto nella disoccupazione intellettuale, in decine di laureati e diplomati (soprattutto donne) che stentano a trovare lavoro nelle discipline scelte per i propri studi.E non sono certo loro - con i corsi e ricorsi criminali - a far precipitare il paese nel vuoto, a renderlo muto.C’è anche chi parla. Qualcuno per dire che i killer di oggi e di ieri sono venuti da lontano. Ma è tesi senza seguaci (”es cosa nostra”). E quando si pone la domanda “Ma perché a Villagrande qualcuno continua a farsi vendetta da solo?” la risposta ricorrente, soprattutto da chi ha superato i sessant’anni e sa di poter ragionare a cuore aperto, va nel segno: “Poitte bi tenet familias treulàdas”, perché in alcune famiglie c’è tormento. Quale tormento e quale tormenta? Pedru Casu, il grande letterato di Berchidda, nel suo vocabolario-monumento, a pagina 1324, parla proprio di “bidda, familia, mente treulada”. Nel significato metaforico è lo stesso Casu che vuole intendere paesi, famiglie “sconvolte, intorbidate”, con i valori sociali “sottosopra”, con la mente confusa. “Sa trèula” - si sa - è la trebbia. Che non è solo la mietitura del grano, ma è (o così era fino a qualche decennio fa) seguire il giogo dei buoi o il cavallo che traina e fa girare la pietra vulcanica da macina, usare il forcone, smuovere i covoni, separare i chicchi dalla paglia e dal terriccio, insaccare. Tutte queste azioni, anche in giornate senza vento, offuscano il cielo e il sole. Non ci si vede l’un l’altro, si annebbia la vista. Eccolo allora il buio tormento di alcuni “trebbiatori” di Villagrande: col cielo “intorbidato” ripeterebbe Casu. Sono le nuvole che sconvolgono e stravolgono i valori: la violenza privata più forte della legge. È la giustizia tribale “a non firmare su sambene”e quindi ad alimentare la “faida”. È stata questa la ragione degli ultimi delitti? E poi: perché alcuni paesi - prendiamo Mamoiada e forse anche Orgosolo - hanno saputo dimenticare e altri no? Perché da una parte le ferite si rimarginano e altrove restano aperte ? Sentiamo alcuni pareri esterni all’Ogliastra. Si rifanno al concetto generale di faida ma con tanta cautela perché - si sa - dire faida è facile ma ogni croce ha un suo calvario. Quello di Villagrande non è il Golgota di Burgos o di Orune. Salvatore Mannuzzu, magistrato e scritttore di successo, premette di non conoscere bene né l’Ogliastra né Villagrande ma si sente “coinvolto e sconvolto dagli eventi” e intravede in alcune zone dell’isola “gli epicentri, i punti di maggiore resistenza alla modernizzazione”. Sa che è un atteggiamento di “molto pochi” ma questi “offuscano intere comunità”. Detta legge l’egoismo, non l’altruismo e perciò parla di “indifferenza morale al vincolo sociale”. E se è pur vero che soffia un vento nuovo Mannuzzu avverte “un fondo tradizionale, arcaico stravolto da inquinamenti recenti”. Che fare? “Occorre una riparazione civile, civica, che coinvolga tutta la popolazione” anche se è evidente che Villagrande sta facendo tutto il possibile per favorire il dialogo, per far capire che la risposta non può essere quella violenta dell’autodifesa ma è più efficace una mediazione pubblica. Antonietta Mazzette, sociologa dell’Università di Sassari, dice che “manca un dato scientifico, una ricerca metodica su cui ragionare”. E quando parla di alcuni paesi dell’antico e moderno malessere sottolinea “condizioni culturali diverse fra le singole comunità e fra esse e il resto del territorio isolano”. Una diversità “sia nelle aperture che nelle chiusure sociali, perché della modernizzazione si accettano alcuni valori ma non altri e la vendetta privata resta ancora una valore soggettivo”. Perché? “Perché la modernizzazione non si è sedimentata, è stata di breve durata, il passaggio del pre al post-industriale è stato fugace per cui sono rimasti i precipizi non gli equilibri”. Francesco Mariani, sacerdote, sociologo, direttore di “Radio Barbagia”, orunese doc, esterna prudenza anche sulle “faide sopìte” perché - dice - “vanno osservate nel lungo periodo, spesso si riaccendono anche dopo venti, trent’anni. Finiscono quando i contendenti lasciano il campo perché nulla, in Barbagia come nel resto del mondo, è più duraturo dell’odio. Dai paesi insanguinati da lotte familiari i protagonisti hanno voluto dire basta e sono andati via emigrando. E andar via è una scelta precisa. Perché chi resta nel paese vive sempre in un clima di sospetto dove le occasioni non mancano e prima o poi armano una mano. In altri paesi c’è stato chi ha detto basta anche dopo aver visto fratelli o genitori uccisi. Ecco: occorre aver quel valore in più che fa dire la parola fine, trovare il probhomime che abbia l’autorevolezza nel farsi ascoltare”. Villagrande troverà questo saggio? Ci sarà uno che saprà dire basta perché ha capito che ogni delitto ne fa nascere un altro fino all’infinito con tante “trèulas”, infiniti tormenti? Uno dei dibattiti organizzati dalla Pro loco vedeva Villagrande “terra di spine” e “terra di rose”. Basterebbe che solo uno rifiutasse le spine. Si può. Un rifiuto di nome balentìa. Quella autentica. 
 


APPROFFONDIMENTI 

LIBRI  ( SAGGI e  ROMANZI, RACCONTI , POESIE   ) 




  • Banditi   dell'Aggese  Giovanni Francesco Ricci L'autore  è un Ufficiale dei CC con il grado di Capitano, e' attualmente il Comandante della Compagnia di Valledoria (SS). Ha studiato al Liceo Classico di Tempio, e proprio in quel periodo e' nata in lui la passione per la storia della Sardegna, della "sua" Gallura in particolare, per le storie e le leggende della sua terra. Come lui stesso ama ricordare, lo attraevano in modo particolare le tragiche nimmistai di quel periodo, le leggendarie imprese dei banditi di Gallura, la travagliata storia di questa terra a cavallo tra il '700 e l'800.  )           



  •  Il Muto di Gallura  ENRICO COSTA
    Scritto da uno dei piu' prodigiosi poligrafi della cultura isolana tra Ottocento e Novecento, il libro narra, anche con una certa pretesa di verita' storica, la romantica e crudele vicenda di Bastiano Addis Tansu, detto "Il Muto di Gallura", uno dei piu' feroci e disperati vendicatori della lunga faida che insanguino' Aggius e la  gallura  a meta del secolo scorso, facendo oltre  settanta vittime. un centinaio secondo alcuni 


  • Arcipeklaghi di Maria Giacobbe.
    Nata a Nuoro 14 agosto 1928, vive e lavora come pubblicista in Danimarca dall'autunno del 1958. Per ragioni di famiglia, dal 1962 ha preso la cittadinanza daneseLe Opere:Il Diario d'una maestrina 1957 ;Piccole Cronache 1965 ;Il mare 1967;Eurydike 1970 I ragazzi del veliero 1991;Gli arcipelaghi 1995 

  • BANDITI A ORGOSOLO  di Franco Cagnetta
    che uscì prima  d'essere enmsso su libro  come inchiesta su "Nuovi Argomenti" e che costò negli anni '60 l'esilio in Francia dell'autore per  la  vicenda   

  • Vittorio De Seta: il mondo perduto di: Goffredo Fofi – Gianni Volpi Edizioni Lindau qui  peravere ulteriori   news 

  • G. Angioni: Disamistade

  • Solitudine del popolo sardo, di  G.Dessì “Riscossa”, Cagliari, 1974, pp. 326-332       


  •  Bibliografia  Demo-Etno-Antropologia ( qui l'elenco  )  della Sardegna del sito internazionale del istituto H(umanities)A(nd)S(ocial)S(ciences)  . La Bibliografia è composta essenzialmente da libri riguardanti la demo-etno-antropologia della Sardegna; non mancano però alcuni titoli riguardanti l'aspetto archeologico,linguistico, politico e storico dell'isola, utili ad offrire una panoramica generale della cultura sarda. 



  •  tutta la  biografia di sergio atzeni  oppure  nel mio post  in particolare  la storia  di rosario moro  tratta  da  Il  quinmto passo dell'addio



SITI ,  ARTICOLI



  • ntervista  a francesco cossiga  sulla desamistade  


  • http://web.tiscalinet.it/Banditismo   Sito interamente dedicato al Banditismo in Sardegna. All'interno di esso potrete trovare la storia del banditismo, gli avvenimenti, il codice barbaricino e le poesie dedicate al banditismo sardo



  • http://tinyurl.com/859pb un altro sito  interessante  non solo  sul codice  Barbaricino ma sulle altre  Usanze  di cui parlo nel post                                                                                                                                                                                 



FILM e docvumentari




  • desamistade  ( trama  e analisi critica   )    e passaggi di tempo  ( trama  e recensione )  di G.Cabiddu            

  • banditi ad  orgosolo di Vittorio De Seta  trama   arcipelaghi di  Giovanni Columbu trama    


  • intervista del  sito  www.cinemaindipendente.it  al regista Nico d 'alessandria  L'intervista è stata realizzata il 4 dicembre 2000 nello studio di Nico D'Alessandria, al quartiere Trieste a Roma. L'intervista è stata realizzata il 4 dicembre 2000 nello studio di Nico D'Alessandria, al quartiere Trieste a Roma.



  •  La Sardegna: un itinerario nel tempo di Giuseppe Dessì, regia: Libero Bizzarri. soggetto e testo: Giuseppe Dessì. musiche: Egisto Macchi. canti eseguiti dal Coro di Orgosolo, dal Coro di Aggius e da Gavino Gabriel, Italia: 1963. Società Umanitaria, 2004. Documento televisivo Rai in tre puntate.  



  • Il disertore, regia di Giuliana Berlinguer. soggetto dal romanzo omonimo di Giuseppe Dessì. Italia : Società Umanitaria, 2003.                                                     



               

 

Senza titolo 764


Vorrei che sulla mia pietra scrivessero
che ho avuto con il mondo un litigio da innamorato


Robert Frost

4.9.05

Senza titolo 763


C’è da scegliere nuova immagine…


Io raccoglierò qualche foto in più, come farò sempre.


 


 


 


Nella mia vita ho fatto tante scelte sbagliate e ho dato troppa importanza a delle persone…


E sto male perché non so se posso riparare a tutto ciò…


Mi scavo dentro cercando una passione, ma se la trovo c’è come al solito qualcosa che mi impedisce di realizzare tutto quello che vorrei.


Fa male che devo fare tutto da sola… loro hanno deciso che i propri figli dovranno cavarsela da soli.


Ho guardato tante foto.


Domanda che mi ritrovo spesso a leggere da qualche parte…


Cosa sei disposto a perdere?

Senza titolo 762

so  che  con questo post :  1)  mi contraddico   con le risposte  che ho dato  nei post   alle cause  ( a volte   costruttive   e ben   argomentate   e non  o poco offensive )  d'essere  antiamericano  ; 2)  ai valori da me proposti  nei miei scritti   di  pace, amore, solidarietà  ma    non sopporto l'imbecillità  mediatica  e ipocrita  . E poi mi chiedo    Perchè dobbiamo aiutare il Paese più ricco del mondo? che  consuma  ben  1l60\70 dele  richezze mondiali  e   fa morte   il  90%  di fame  o  di  miseria   delal popolazione mondiale  ?  E' il colmo: gli Stati Uniti sono il Paese più ricco del mondo e l'Europa dovrebbe aiutarlo   non baata  quanto  ha  già dato  il  culo   o per  parafrasare  \ citare quarant'anni dei modena  city tramblers  : << ... ho venduto il mio dietro ad un amico americano adesso cerco un anima  anche di seconda mano  ...>>  in cambio di  cosa  di morti come  nassiria  , di  gente  violentata  dai militari  ,   di morti   per  un miltare ubriaco su una  funivia  ,  vittime   per  uranio impoverito  ,    agenti italiani  uccisi    dal  fuoco amico ( il caso  Callipari ) , o  gente sequestrata  sul nostro territorio , ecc  ( l'elenco potrebbe  continuare  ) 
Se gli abitanti di New Orleans sono in ginocchio è solo colpa di Bush,---<< L’intervento di Bush in tv è stato vergognoso.Sembrava l’addetto alla logistica quando ha detto quante bottiglie hanno distribuito.Ma non ha detto ciò che avrebbe dovuto dire:che non è stato l’uragano a provocarela tragedia di New Orleans ma l’effetto serra causato dalla sua disastrosa politica energetica Jeremy Rifkin Ansa 2 settembre 2005 >> --- che ha dirottato i fondi per la protezione civile verso l'esercito e la guerra in Iraq. Inoltre è evidente che New Orleans non è New York ed è per questo che, dopo l'11 settembre gli aiuti sono arrivati subito, mentre adesso no: perchè a New York erano quasi tutti ricchi e bianchi, a New Orleans sono quasi tutti poveri e neri, e dei poveri e neri a Bush non gliene può fregare di meno, dato che non sono i poveri e neri a votarlo. Dare aiuti economici all'America, quando i soldi per aiutare e ricostruire New Orleans Bush li ha ma non intende usare neanche un centesimo, è solo un'assurdità, anche perchè questi aiuti verrebbero immediatamente rubati all'amministrazione Bush e dirottati verso l'Iraq, per rimpinguare l'esercito, lasciando in miseria New Orleans. Inoltre perchè dare all'America le nostre riserve di petrolio, quando l'America le riserve di petrolio le ha ma non le vuole usare?
NEANCHE UN EURO PER NEW ORLEANS! NEANCHE UN EURO PER TOGLIERE DAI GUAI BUSH! GLI USA USINO I SOLDI CHE HANNO! IL SENATO AMERICANO CHIEDA L'IMPEACHMENT PER BUSH, CHE HA DIROTTATO FONDI VERSO L'IRAQ, CAUSANDO IL MASSACRO DI NEW ORLEANS!


 

Senza titolo 761







UNA SOCIETA' CHE NON SI INFORMA

E' UNA SOCIETA' IN PERICOLO

 

dal

 

11

SETTEMBRE

2005

 

torna

GRANDENUDnews 

il bollettino d'altrainformazione quotidiano.

sergio atzeni

Io lvoglio  ricordare così,in maniera non retorica piciola  ed ipocrita  a distanza di dieci anni dalla sua scomparsa.uno dei più grandi  autori sardi contemporanei   che  , SIC ,  ho conosciuto le sue opere solo  dopo aver  visto il bel film il figlio di bakunin  (1997) , autore  grazie al  quale  ho riscoperto   la mie radici  ( la mia sardità )  segnalando  una  delle celbrazioni  non retoriche   che  si tengono  nelle mia  isola ,  in questo caso nel mio amato odiato ( come  ho già  detto nelal mia  auto intervisvedere  post precedenti  ta  )  pese   : <<  TEMPIO. Dieci anni fa moriva Sergio Atzeni (foto), lo scrittore che ha incoraggiato il volo di una nidiata di nuovi autori che con i suoi romanzi, il suo stile, la sua fine sensibilità sembrano avere avuto in qualche modo a che fare. Ad Atzeni, che oggi avrebbe avuto 55 anni, sarà dedicata una serata speciale del café letterario della Libreria Max 88 e del Cotton Club. Martedì 6 settembre, alle 21, letteratura e musica si fonderanno in un recital che, secondo le intenzioni degli ideatori, tutti appassionati dello scrittore di Capoterra, non dovrà avere nulla di retorico e formalmente celebrativo. Si tratterà di una serie di letture di brani tratti dai romanzi atzeniani accompagnati da musiche particolari che fungeranno da colonna sonora. Un operazione semplice, che mira a rinverdire, se ci fosse bisogno il ricordo di uno scrittore sardo tradotto in tante lingue, che con la sua prematura morte ha lasciato davvero un grosso vuoto. E questo, se si vuole, è il risultato più evidente dei suoi pur celebrati e da più parti riconosciuti meriti. A curare la colonna sonora della serata saranno Sandro Fresi e Giacomo Spano: il primo con la sua immancabile ghironda, il secondo con la chitarra di tanti viaggi sonori. Con i due musicisti ci sarà anche il quartetto Oxidiana, un ensemble fondato dallo stesso Fresi, costituito da quattro voci di bell impatto (Francesca Azara, Grazia Multineddu, Mariella Pirinu e Mirella Quidacciolu). Canto e strumenti dovranno assecondare la lettura dei brani tratti dalle diverse opere di Atzeni: «Il figlio di Bakunin», «Passavamo sulla terra leggeri», «Apologo del giudice bandito» e «Il quinto passo è l’addio», dato alle stampe nel 1995, poco prima della morte. Intellettuale completo, Atzeni è stato anche un bravo disegnatore. Oltre alla lettura dei brani, il tributo alla sua memoria consisterà allora anche nella rappresentazione di alcune sue immagini. Insomma, si entrerà in contatto con il mondo di uno scrittore che ha conferito alla Sardegna una speciale dignità letteraria, sondandone l’anima e raccontandone con inimitabile perizia gli umori più magici e segreti. Giuseppe Pulina (  dalla nuopva  sardegna   eizione  Olbia  -Gallura del  31\08\2005 )   . Per chi è sardo o  è in sardegna  in questo periodo  segnalo oltre quella  del mio paese altre  manifestazuioni  che  lo celebrano ( retoricamente    o meno ) . Esse  sono  tratte   dal  sito \portale  di cultura sarda  godot news . e  da  quest'altro sito  qua   ;  e  con la citazione  di   alcuni stralci    da ... "Passavamo sulla terra leggeri."   ( una  delle    sue  opere  più  belle   ed  importanti ) e  Due colori esistono al mondo Il verde è il secondo"   prese http://bardaneri.splinder.com  uno dei blog  sardi più  interessanti  fin'ora letti insieme  a   quello   della  cdv  http://lampinelbuio.splinder.com/

   

XXXVI


Notesta cun pintzas de pillu 'e latti
m'apu obertu su petus e apu scipiu
de tènniri unu coru africanu


XXXVI

Stanotte con pinze di panna
mi sono aperto il petto e ho scoperto
di avere un cuore africano

 

---------


"Mir guidò le dieci genti fino al cuore dell'isola. Trovò un monte cavo. Per accedere alla cavità dovemmo infilarci in una fessura larga il torace di un uomo e lunga venti braccia. Un pendio ci portò alle viscere della terra, dove non cresce più l'erba, dove non arriva luce, sotto i sentieri e le vigne. (...) Al termine del cammino sotterraneo trovammo un cerchio di terra con un raggio di dieci braccia. A metà della notte vedemmo la luna da una fessura della roccia , alta sopra le nostre teste. La luna illuminò il cerchio. Mir disse nell'antica lingua " t'Is kal'i ". La frase diventò nome del luogo."


non so che altro  dire  se non buona lettura e  buon viaggio 

 


 APPROFONDIMENTI 



  • lettura  radiofonica     dela trrasmissione  radiofonica   radio sgrino  del  libro   Passavamo sulla terra leggeri



 


http://tinyurl.com/bvr2j   ( parte  3 )

 

per  le  altre opere  di sergio Atzeni  la pagina di radio scrigno 

 



  • biografia e  bibliografia   ( opere principali  )  e un suo intervento pubblico  l'unico  (  almeno da quel poco  che   io ricordo di lui  )   suo intervento   ufficiale  all'università di parma



 http://tinyurl.com/7mv5p 


 fattta eccezione  per  il libro  " passavamo  sulal terra leggeri  che  invece  è preso da  quest'altro sito 




  • una bellissima recensione 



http://tinyurl.com/ad9wq


ferenza del 20.04.'95
U

Senza titolo 760




Riccioli di fumo

Un'altra notte a rincorrere
riccioli di fumo,
che danzano, sul pallido muro

l’oscurità invoca le sue ombre

mi perdo nel frastuono
un ritmato ticchettio
diventa assordante
nel suo infinito

muto inizia il dialogo
tra visibile e invisibile

le tenebre alla debole luce
della luna
si animano di forme sconosciute
ora spaventose,
ora attraenti
sono memorie ancestrali
che aumentano quel senso di solitudine

sola con me stessa
e da sola
devo fare i conti
con ciò che cela nel mio cuore

ancora una notte a inseguire
il rincorrersi di riccioli di fumo

3.9.05

Senza titolo 759

 I bambini giocano sulla spiaggia dei mondi

I bambini s'incontrano
sulla spiaggia di mondi sconfinati
sopra di loro il cielo e' immobile
nella sua immensita'...

 

ma l'acqua del mare che non conosce riposo
si agita tempestosa
i bambini s'incontrano con grida e danze
sulla spiaggia di mondi sconfinati
costruiscono castelli di sabbia
e giocano con conchiglie vuote
con foglie secche intessono barchette
e sorridendo le fanno galleggiare
sulla superficie del mare...

 

i bambini giocano sulla spiaggia dei mondi
non sanno nuotare
ne' sanno gettare le reti
i pescatori di perle si tuffano per cercare
i mercanti navigano sulle loro navi
i bambini raccolgono sassolini
e poi li gettano di nuovo nel mare
non cercano tesori nascosti
ne' sanno gettare le
reti.
(TAGORE)

Senza titolo 758

Qual è il valore di questo ideale
tale da essere deriso, calpestato,
rinnegato, disprezzato?
Qual è peso di questo ideale
tale da essere taciuto, occultato,
tradito, rinnegato?
Io solo continuo per la mia strada
perchè la mia rivoluzione
non resterà muta: ha spigoli duri,
vive di delusioni e vibra di attimi,
ma rinasce ogni giorno
nell'affanno di quei sogni calpestati.

Senza titolo 757


www.photoforum.ru


_________________________


Sulle spumose onde
arricciate dallo zefiro
volano i gabbiani
rincorsi dalle mie riflessioni
che si perdono
nello spazio assoluto.
Così come il fragore segue il fulmine
 lasciandosi dietro lontani  turbamenti,
 s’indeboliscono evanescenti miraggi
mentre un vento leggero carezza il mio viso
facendo sfumare le conclusive note

mentre rotolano i ricordi del mio passato.
Ingoio l’aria che anche tu respiri,
ascolto i ricordi che fanno ardere la notte.
Tu! soffio cortese
che al tuo passaggio accarezzi 
 pensieri…
sfiora anche lui
facendogli percepire il profumo
della nostra giovinezza,
quando la parola era musica dell’anima
suonata dai nostri corpi vibranti.
Sussurragli all’orecchio
che ancora aspetto una risposta antica.


______________


Silvana Bilardi 

in tempo di crisi e di fame busa e non si vuole emigrare meglio addattarsi a tutti i tipi di lavoro anche queli per cui non abbiamo studiato la storia di La scommessa di Paolo Ladu, noto “Cipolla”: lava vewtri da 40 anni

  dala nuova  sardegna   9\1\2025  di Valeria Gianoglio Nuoro La bottega di Paolo Ladu, noto “Cipolla  "è un furgone vissuto, un ampio...