14.9.13

Flash mob sulla 131 all'altezza di Serrenti Sindaco e cittadini nel cantiere fantasma

se lo facessimo tutti in italia   forse   i nostri dipendenti   (i politici )   si daranno una mossa  . Visto  che ormai la  131  è  diventata  come   un'altra   salerno reggio calabria 

   da  l'unine  sarda  ddel  14\9\2013

Flash mob sulla 131 all'altezza di Serrenti
Sindaco e cittadini nel cantiere fantasma

  Al lavoro sulla 131 (foto Gianluigi Deidda)



Clamorosa iniziativa del sindaco di Serrenti e di un gruppo di cittadini che, armati di pale e picconi, hanno "occupato" il cantiere fantasma sulla statale 131 per denunciare i vergognosi ritardi dell'Anas nel completamento delle opere.
Un cantiere della vergogna più volte al centro anche di iniziative politiche a livello regionale e parlamentare. Ma sulla Carlo Felice, all'altezza di Serrenti, negli ultimi tempi si è mosso poco o nulla. E così il sindaco di Serrenti, non nuovo a iniziative eclatanti, ha chiesto la collaborazione di un gruppo di compaesani con un obiettivo ambizioso ma, ovviamente, provocatorio: "Visto che Anas e Regione, ciascuno per la sua parte, non riescono a risolvere questa situazione assurda", dice Luca Becciu, "ci pensiamo noi a completare i lavori".
Una realtà sotto gli occhi di tutti da molti anni, ormai. A causa dei lavori infiniti, legati a fallimenti di questa o quella ditta e a procedure burocratiche estenuanti, si procede per chilometri su un'unica corsia nelle due direzioni. Disagi pesantissimi soprattutto per chi abita nei paesi attorno al cantiere, costretto a giri tortuosi per dirigersi verso Cagliari o verso Sassari. L'unico intervento dell'Anas, negli ultimi tempi, anche dopo le proteste rilanciate da unionesarda.it, è stato quasi beffardo. Da anni, in direzione Cagliari, si viaggiava per chilometri su una corsia anche in assenza di lavori. E così, qualche mese fa, l'Anas ha ripulito la corsia interdetta alle auto, aprendola al traffico. Ma ha spostato i dissuasori dalla parte opposta, dove sino a qualche mese fa si viaggiava uno dietro l'altro. Insomma, sono stati spesi dei soldi per lasciare, di fatto, le cose come stavano. C'è da chiedersi come sia possibile che enti come la Regione, o lo stesse forze dell'ordine, non intervengano d'autorità per imporre, se non altro, il buon senso.



i miei film di quest'estate\ autunno parte II

continuo  il mio post  precedente con l'elenco  che  dei film  che ho visto   quest'estate  \  primi  d'autunno  fra   cinema   all'aperto (  oratorio  e  piazza del coomue  )  , dvd  e  dvx  e in straminge  non  in internet

                                   BENVENUTO PRESIDENTE



 Niente  di speciale   almeno per  chi  : << Si devo dirlo ma a chi \Se mai qualcuno capirà\ sarà senz'altro un altro come me  >>  cioè  s'interessa  alla  storia  e contro storia  del nostro amato  \  odiayto paese   dal  congresso di vienna  ad  oggi . Bello per chw fa  capire   si rifugia    nella  sua  torre  d'avorio ,  ma  anche  no  , è :  <<  E poi ti dicono "Tutti sono uguali, \tutti rubano alla stessa maniera >>    coem di ce nel  discorso finale        dovrebbe venire  da  noi   il r4inno  visto  che  i  politicanti  sono , primna  che  s'incollino alle  poltrone   gente normale   porta   al potere   cioè eletta  da noi  .
Un altra scena  cult  è quella  in cu  i poteri forti no sono  , e  qui  c'è  anche  una critica    sferzante  a ttutti  ei dietrologi e  complottisti  , i  soliti  seìrvizi segreti ma   dei famosi  registi italiani che /( fanno    dei  film , gfeneralmente  dei polpettoni   )   vedendo    che il  nuovo presidente  della  repubblica  è    non un politico maun cittadino  normale   preso dal popolo   e  il suo modo  d  fare  ,  s'incavolano  con  i loro proteti in parlamento    che  poi sono quelli  che  gli rendono al vita  impossibile   e con le loro pressioni



                                                               MR.BEAVER


Un film incompleto . Infatti : << L'idea non è male, gli attori sono bravi, ma un tema come quello della schizofrenia se trattato superficialmente non può venire capito, e quindi o una persona finisce a non capire il film, o lo trova incompleto. Per avere coraggio fino in fondo, cosa che probabilmente è mancata anche per non perdere quel tocco leggero che strizza l'occhio alle platee più vaste, si è persa lìoccasione di parlare seriamente di malattia mentale. >> ( foolonthehill da http://www.mymovies.it/film/2011/thebeaver/pubblico/?id=591977 ) Ma nonostante questo limite è stato coraggioso nell'affrontare tale male , quasi tabù nel cinema , in maniera accessibile a tutti\e . Un film senza infamia e senza lode

                                                     QUASI AMICI




Senza  parole  , sia  per  la colonna sonora  azzeccatissima  ,  ma  soprattutto la delicatezza e  l'ironia con cu  vengono tratte   certe cose  ( la malattia  di uno  , il disagio sociale dell'altro ) . Tematiche trattate benissimo senza  cadere   nel retorico , nel pliticamente  corretto   e nel pietismo \  bonismo  d'accatto ( come di mostra questa  scena.
è un bellissimo film, forse

13.9.13

Nuoro Benefattore senza volto in chiesa: «Venni sfamato dalla Madonna»


unione sarda DEL 13\9\2013
Il parroco don Francesco Mariani: «Rivelare la cifra donata svilirebbe l'importanza di un messaggio altamente educativo e volutamente silenzioso».


NUORO «Un'offerta consistente». Quanto? «È il gesto, non l'importo che conta». Taglia corto don Francesco Mariani, parroco di San Giuseppe che richiamando l'obolo della vedova del Vangelo di Luca ( «Costoro han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere») invitando i fedeli a riflettere. Perché ci sarà pure, come accade in qualche altra città sarda, chi per vergogna o apparire generoso dona pubblicamente durante la messa bottoni o banconote false, ma a Nuoro non manca chi è capace di piccoli-grandi gesti.
BENEFATTORE SCONOSCIUTO Don Mariani l'altro giorno ha notato nel cestino depositato ai piedi dell'altare un foglio bianco piegato in quattro che custodiva una o più banconote. Diciotto righe scritte in bella e ordinata calligrafia con un finale che potrebbe fare da titolo: «Io ho già». Raccontano un episodio che dimostra quanto sia radicata la solidarietà di poveri tra poveri. Una mamma che, «molti anni fa», chiedeva aiuto alla Madonna per sfamare i suoi bambini. Andò a fare la sua comunione e, tornata al posto, si accorse che qualcuno durante la sua assenza aveva depositato cinquanta lire nella borsetta.
BONTÀ SENZA VOLTO Una benefattrice o un benefattore sconosciuto, con i puntini di sospensione che portano a una Divina Provvidenza travestita da uomo o donna «che ancora una volta ci aveva sfamati». E quel gesto di «tanti anni fa», assolutamente anonimo, ha voluto riproporre il donatore, scrivendo un messaggio semplice quanto importante che piacerebbe anche a Papa Francesco: «Io non ho molto, ma forse anche oggi c'è bisogno di pane e latte e io ho già». Il parroco di San Giuseppe ha letto il messaggio dall'altare senza fare commenti: «Ho pregato per quella mamma - si limita a dire don Francesco Mariani - sapendo che a Dio non servono i nomi e, anzi, come dice il Vangelo, la tua elemosina resti segreta e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
CARITAS POTENZIATA Un segreto che presuppone soprattutto il silenzio, ribadisce il sacerdote, «ogni parola rischia di rovinare la bellezza e l'importanza di questo gesto bello e importante perché semplice». Oltre che nella sua parrocchia, il direttore di Radio Barbagia e fondatore della cooperativa sociale Il Mandorlo, conosce molto bene i bisogni anche come direttore della Caritas diocesana impegnata, «silenziosamente», su molti fronti: «Su sollecitazione del vescovo monsignor Mosè Marcia stiamo finalmente concretizzando un progetto riorganizzativo che sarà ufficializzato nei prossimi giorni», conclude don Francesco Mariani anticipando solo che a Nuoro nei giorni scorsi sono arrivate tre suore vicenziane.
IL VESCOVO Si punta a moltiplicare l'impegno verso coloro che - come ha detto monsignor Marcia nella sua omelia del Redentore - «più hanno bisogno e, per pudore, non tendono neanche la mano». Un pudore che, per fortuna, contagia anche i benefattori.

Michele Tatti

perchè prendo poche ferie ma allo stesso tempo sono pigro sul lavoro e non



12.9.13

11 settembre 1973-11settembre 2013 e 11 settembre 2001-11 settembre 2013

  da  repubblica  online del (11 settembre 2013)

 

Il console parmigiano che salvò i cileni dal golpeRoberto Toscano ricorda i drammatici giorni del colpo di Stato dell'11 settembre 1973. Appena 30enne, secondo segretario dell'ambasciata italiana, accolse 600 rifugiati in fuga dalla dittatura militare. "Ci volle coraggio ma ci prendemmo la responsabilità di agire"

di RAFFAELE CASTAGNO





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Quando Roberto Toscano arrivò in Cile, nel 1971, non aveva neppure 30 anni. Il suo trentesimo compleanno lo festeggiò due settimane dopo il golpe dell'11 settembre 1973 che segnò la drammatica fine dell'esperienza del governo, democraticamente eletto, di Salvador Allende.
All'epoca era agli inizi di una brillante carriera diplomatica. Secondo segretario dell'ambasciata italiana di Santiago, insieme all'incaricato di affari Piero De Masi, salvò 600 cileni dalla dittatura militare.
Toscano, ex ambasciatore, con incarichi diplomatici anche in India e India, oggi è presidente della Fondazione Intercultura. Collabora con il quotidiano La Stampa e prestigiose riviste internazionali.
A Parma per alcuni giorni, il diplomatico (classe 1943), racconta al nostro giornale la sua esperienza. "Il Cile è stato il mio primo incarico. Era un Paese relativamente tranquillo rispetto agli altri del Sud America. C'era molta violenza verbale tra le forze politiche ma non si pensava potesse andare così. Aveva una tradizione democratica, per questo il golpe fu uno shock, un trauma, un vero tsunami, un evento del tutto imprevedibile".
Le immagini dell'11 settembre cileno sconvolsero il mondo. Il palazzo presidenziale bombardato, il presidente Allende, poi morto molto probabilmente suicida, con il mitra in mano. "Fu in senso etimologico una catastrofe, cambiò tutto. Prima ogni forza politica aveva una radio, dopo il golpe smisero di trasmettere, per poi riprendere a reti unificate con i bollettini dei militari. I colpi di Stato, ieri come oggi, si assomigliano sempre".
Toscano, secondo segretario dell'ambasciata, insieme all'incaricato d'affari Piero De Masi, si trovò a reggere le redini della nostra rappresentanza diplomatica. L'ambasciatore si trovava in Italia e Roma, non avendo riconosciuto la Giunta militare, decise di non rimandarlo in Cile.
"Subito dopo il golpe corsi in ambasciata, le comunicazioni erano impossibili. Il telex era stato spento, restammo isolati per giorni. Poi mi ricordai di un amico parmigiano che studiava a Santiago e che aveva la famiglia a Mendoza, in Argentina, vicina al confine, la cui rete telefonica era collegata direttamente con quella cilena. Chiamai sua madre chiedendole di contattare il ministero degli Esteri in Italia per rassicurare che stavamo bene".
Fu solo l'inizio di quello che sarebbe stato un anno carico di avvenimenti, con l'ambasciata italiana che si trasformò in un luogo di asilo e accoglienza per centinaia di rifugiati. "All'inizio fornimmo aiuto ai nostri connazionali. Ricordo in particolare un ragazzo di Lotta continua. Si presentò da me per ricevere assistenza, poi per alcuni giorni non ne ebbi più notizia. Andai al ministero degli Esteri, che occupava un ala del palazzo presidenziale sopravvissuta ai bombardamenti. Trovai il suo nome in un lungo elenco di arrestati, tutti in custodia allo Stadio nazionale, dove mi recai per andarlo a prendere. Fu un'esperienza forte. Vidi persone con le facce premute contro il muro. Alle fine venne rilasciato. In seguito fornimmo assistenza anche ad alcuni italo-cileni".
Poi arrivarono i primi cileni. Ogni giorno decine di persone scavalcavano i muri che circondavano la sede diplomatica, una villa in un grande parco. Toscano ricorda che il diritto internazionale non riconosce l'asilo diplomatico, ma in America latina, a causa dei numerosi colpi di Stato, si trattava al contrario di una prassi abituale.
"Una parssi completamente sconosciuta per noi italiani. Devo dire che il ministero degli Esteri andò un po' nel pallone. Il mio collega - De Masi, autore del libro "Santiago 1 febbraio 1973-27 gennaio 1974" (Bonanni editore) - si è dovuto prendere la responsabilità di decidere, c'è voluto un po' di coraggio".
In un anno, ben 600 cileni trovarono accoglienza nell'ambasciata. "Gli adulti entravano scavalcando il muro, i bambini venivano aiutati. Alla fine, con uno strappo al protocollo, risolvemmo di andare a prenderli con la macchina diplomatica. I problemi erano tantissimi, dalle cucine, alla pulizia. Non avevamo il personale per assistere tutta quella gente. Così, d'accordo con i rappresentati politici, attuammo forme di autogestione. Non era una situazione semplice, specie con la seconda ondata di arrivi, spesso composta da persone torturate, arrestate, minacciate, individui segnati fisicamente e psicologicamente".
Tanti, tantissimi gli episodi racchiusi in quell'isolato di speranza e libertà rappresentato dalla nostra sede diplomatica, che si trovò anche sotto la minaccia di essere attaccata dall'esercito cileno. "Una sera mi chiamò l'ambasciatore indiano, in buoni rapporti con la Giunta militare. Mi disse che era in atto un piano per arrivare a svuotare l'ambasciata. Furono giorni di grossa tensione. Alla fine prevalse un'altra linea: per il governo dei militari era importante essere riconosciuto".
Toscano lasciò il Cile nel 1974. Un addio determinato dagli eventi. "Mi trovai a reggere la sede diplomatica per alcuni giorni, in assenza dell'incaricato. Una sera mi arrivò una chiamata. Mi riferirono che era stato buttato un cadavere all'interno dell'ambasciata. Si trattava di una giovane donna, la moglie di uno dei capi del Mir - il Movimento di sinistra rivoluzionaria - che era stata catturata ed era poi morta sotto tortura. Fui costretto a fare entrare la polizia criminale, furono momenti di incredibile tensione, avevamo paura per la presenza di infiltrati dei servizi segreti, ma per fortuna non accadde nulla. Il giorno dopo venne a trovarmi un giovane giornalista. Mi riferì la versione ufficiale: la donna era stata uccisa dai suoi compagni, addirittura nel corso di un'orgia. Io gli raccontai tutto, facendo presente che era stata gettata nel cortile durante il coprifuoco, quando potevano circolare solo i militari. Coraggiosamente riportò integralmente le mie parole e così tutti i giornali mi accusarono di essere un calunniatore dei militari. Chiamai subito Roma, spiegando che qui avevo chiuso, in queste condizioni non potevo più essere utile. Probabilmente sarei stato espulso, più saggiamente andai via".
L'11 settembre cileno coincide, per un singolare ricorso storico, con il tragico attacco delle Torri gemelle a New York, nel 2001. Dodici anni dopo in Medio Oriente le primavere arabe si sono progressivamente trasformate in sanguinose lotte civili.
Eventi, secondo Toscano, solo apparentemente diversi: "Si cambia discorso, ma non di molto. In Cile il ritorno alla democrazia è avvenuto attravarso un processo lento, una lunga transizione, ma dopo il trauma del golpe non vi è stata più violenza. Lo stesso è avvenuto in Iran a seguito della rivoluzione del '79. Nel 2009 non vi furono violenze, se non da parte del regime. Nel Medio Oriente deve nascere un tessuto democratico. Prendiamo la Libia, oggi è in mano alle milizie. Rovesciare un dittatore non risolve nulla, se non c'è un rispetto minimo. E così oggi assistiamo a odi tribali. I cileni prima del golpe si erano illusi di esserne immuni, ma avevano ragione nel credere che quella cultura democratica sarebbe tornata a influenzare il sistema politico".
Uno scenario difficile per l'Occidente che ha commesso molti errori. "Sì, c'è un'incertezza di fondo. Prima, nel corso della guerra fredda e poi nella lotta al terrorismo, sono state appoggiate le dittature. La foto di Kerry - segretario di Stato Usa - con Assad sta facendo il giro della rete e risale solo al 2009. I rapporti tra i due Paesi non erano cattivi. Poi la gente è esplosa, perché non ne poteva più. E' come se fossero dei super indignados, stanchi di sistemi politici che favorivano solo i clan e poche famiglie. Una indignazione per le umiliazioni che subiscono i popoli senza diritti. Nelle rivolte c'è una dimensione sociale prima che politica".
Un contesto molto frammentario che rende complessa l'azione politica democratica. "In Medio Oriente democrazia vuol dire che chi ha la maggioranza governa, escludendo, se non perseguitando, la minoranza. I democratici non sono liberali. E dall'altra parte i laici liberali non sono democratici. In Egitto sono tutti a sostegno del colpo di Stato. Diventa difficile scegliere, è un dilemma insolubile".
Un po' come in Sira, dove Obama è pronto a usare la forza. "Capisco l'incertezza del presidente americano, che non vede l'ora di liberarsi di uno come Assad. Eppure il dopo può essere peggio. I migliori combattenti, almeno una parte, non sono seguaci di Thomas Jefferson ma come ha raccontato Quirico - l'inviato rapito e poi liberato de La Stampa - sono banditi, gente di Al Qaeda, è un po' come l'Afghanistan".
Lasciamo l'ambasciatore con un ultimo pensiero per la sua Parma dove ha studiato - scuola e università - prima di intraprendere la carriera diplomatica. Toscano non commenta la situazione politica della città - ora vive stabilmente a Madrid - e si limita a un suggerimento. "La cosa che più colpisce è che sia diventata multietnica. Parma dovrebbe puntare sull'intercultura per favorire i rapporti tra le comunità. E' un progetto difficile, ma solo così si può evitare la nascita di ghetti".



Sempre  da  repubblica

11 settembre, l'attacco a New York Sussulto al cuore mai dimenticato  I bambini nati nel 2001 troveranno perfettamente normale che la skyline dell'isola sia quella che vedono, a loro è riservata giustamente la benedizione del non sapere

di VITTORIO ZUCCONI

Quando imbocco la lunga rampa che dalla autostrada 95 precipita verso il Lincon Tunnel e Manhattan, anche dopo 12 anni il cuore ha un sussulto. Le future generazioni, i bambini nati nel 2001, troveranno perfettamente normale che la skyline dell'isola sia quella che vedono, a loro è riservata giustamente la benedizione del non sapere. Ma chi, per decenni, ha percorso quella strada infinite volte, chi ha visto ingigantirsi nel parabrezza quei due immensi fumaioli che segnalavano la navigazione del transatlantico immobile chiamato Manhattan l'assenza, il vuoto, non saranno mai più colmati da nessuna altra torre.







Può sembrare cinico dire che si sente la mancanza di due grattacieli e quel vuoto, non riempito neppure della nuova e retoricamente battezzata Freedom Tower ormasi quasi completata, fa più male del pensiero dei due mila e 900 disgraziati che furono carbonizzati, polverizzati o triturati l'11 settembre. Ma è alle cose, ai simboli, alle immagini che ci portiamo dentro che restiamo aggrappati negli anni, se non abbiamo perduto una persona cara nelle macerie. Per milioni di immigrati un secolo fa, New York furono Miss Liberty, la Statua della Libertà e il Ponte di Brooklyn. Per una generazione successiva fu l'Empire State Building, con la guglia arrogantemente puntata a fare il solletico al cielo eretta a sfidare l'angoscia degli anni '30 e della Grande Depressione. Per i figli e i viaggiatori del dopoguerra, erano state le Twin Towers, le torri gemelle, l'inno a New York.
Manhattan, dicono le statistiche dell'occupazione, del mercato immobiliare, della criminalità in declino, è risorta. New York non fu inghiottita dalla voragine del Word Trade Center, come non fu travolta neppure dall'abisso, quello sì autoinflitto, aperto dal collasso finanziario di cinque anni or sono. Ma non sarà mai più la stessa, come una Chiesa Cattolica senza San Pietro, una Parigi senza la Tour Eiffel, una Mosca senza la Piazza Rossa e la chiesa del Beato Basilio, per chi la conobbe da giovane. E confesso che, mentre scendo dalle colline fluviali dello Hudson e si spalanca la vista dell'isola a portata di mano, ancora, irrazionalmente, spero di vederli, anzi, li vedo, e per me sono ancora lì, per sempre. Quei due fumaioli che annunciavano l'arrivo del più grande bastimento del mondo carico di tutta l'umanità e delle sue speranza, Manhattan.

  a presto  perchè come credo  , quando parlo di queste cose  , creo sempre  polemiche  

11.9.13

spose bambine e divieto di leggere \ possedere la bibbia

Se commentate  questo post  , vi pregherei  d'evitare  per  non aggiungere  odio ad  odio  e  d'evitare  di cadere anche   voi nel fanatismo  , commenti xenofobici e razzisti . Insomma  fate parlare  la mente   e  non la pancia  


Yemen, sposa bambina muore a 8 anni. “Troppe lesioni dopo prima notte nozze” …che orrore!

Un giornalista freelance ha fatto emergere la storia di Rawan, bimba venduta dalla famiglia a un quarantenne. Le autorità locali negano la notizia, ma il cronista dice di avere “testimoni pronti a parlare”. Secondo l’Unicef i matrimoni infantili riguardano il 14% delle yemenite date in dote prima dei 15 anni e il 52% delle under 18.E’ morta a 8 anni, dissanguata per ferite interne, dopo la prima notte di nozze. Si chiamava Rawan la sposa bambina che, pratica usuale in Yemen, era stata data in sposa per soldi dai genitori a un uomo che aveva cinque volte la sua età, quindi 40. Lo denunciano gli attivisti, spiegando che la piccola è deceduta a Hardh, zona tribale nello Yemen nord occidentale, al confine con l’Arabia Saudita. Gli stessi attivisti ora chiedono che sia fatta giustizia e che il marito e i familiari della vittima vengano arrestati e processati. Le autorità e la sicurezza della provincia di Hajja nel nord dello Yemen hanno smentito categoricamente la notizia.A portare alla luce il dramma di Rawan è stato il giornalista yemenita freelance,Mohammad Radman, che insiste sulla veridicità della notizia e l’attendibilità delle sue fonti. Citando persone vicine alla vittima, il reporter dice che “sono pronti a testimoniare“. Radman sostiene che i funzionari “stiano tentando di seppellire la vicenda“. Mosleh Al Azzani, direttore del Dipartimento di indagini criminalinel distretto di Hardh dove sarebbe avvenuto il matrimonio, ha detto a Gulf News di aver contattato personalmente la famiglia per interrogarli sulla vicenda. “Avevo sentito la notizia. Ho chiamato il padre della bambina”, ha detto il funzionario. Secondo la sua versione, l’uomo sarebbe venuto con una bambina dichiarandone la paternità e smentendo quindi sia le nozze che la morte di Rawan. A conferma di ciò Azzani dice di avere una foto della bambina che può “mostrare a chiunque”.Il caso di Rawan riaccendere i riflettori sulle nozze delle bambine nello Yemen, soprattutto nelle aree tribali e tra le famiglie più povere. Un fenomeno che, secondo ultimi dati dell’Unicef riguarda il 14 per cento delle bambine yemenite, che si sposa prima di compiere i 15 anni e il 52% di coloro che lo fanno prima dei 18. Nel 2005 l’Università di Sana’a ha denunciato che in alcune aree rurali vengono date in sposa persino bambine di otto anni. Nel 2009 il Parlamento dello Yemen ha votato una legge per vietare i matrimoni sotto i 17 anni, ma gli esponenti più conservatori e i religiosi si sono opposti, affermando che era unaviolazione della legge islamica che non pone limiti all’età per le nozze.“Le conseguenze dei matrimoni infantili sono devastanti. Le bambine vengonotolte da scuola, la loro istruzione interrotta in modo permanente e molte soffrono di problemi di salute cronica per avere troppi figli e troppo presto”, denunciaLiesl Gerntholtz, direttore della Divisione per i diritti delle donne di Human Rights Watch. E aggiunge: “E’ fondamentale che lo Yemen prenda misure immediate e concrete per proteggere le ragazze da questi abusi”.  (Tgcom24.mediaset.it)Il Signore invita gli uomini che praticano questi matrimoni infantili a ravvedersi a che sono in tempo. Oggi, siamo nell’ultimo tempo della pazienza di Dio. Il Signore vedendo i pensieri degli uomini che erano propensi continuamente a fare del male, disse: “Mi pento di aver fatto l’uomo”, Gen.6:56. Oggi siamo al tempo parallelo di Sodoma e di Gomorra, quando le persone furono bruciate col fuoco caduto dall’alto a motivo della loro malvagità; leggi Gen.19:24-25.Infatti, notiamo nel tempo in cui viviamo, gli uomini di quei paesi in cui si praticano le nozze delle bambine, amano la loro vanità, la loro persona, curandosi delle cose di questo mondo anziché, il Creatore cioè Dio. Questo è il male che regnerà nei prossimi giorni. Ameranno di più le loro il sesso la depravazione le loro case, le loro proprietà, i loro affari, il loro divertimento più di me; ma l’uomo che io ho creato non mi cerca per venire a me con umiliazione, con cuore rotto e con lo spirito pentito, cercando il mio insegnamento, NO! Mi dice solo: Signore, Signore, mi ha solo nella sua bocca, ma il suo cuore è lontano da me. mi cercano solo per i loro interessi dimenticando il Mio comandamento d’ubbidienza. Il Signore fa sapere: Pentitevi dai vostri peccati e lasciateli perché io sono un Dio geloso,Esod.20:5.
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Arabia Saudita: Ecco la punizione per chi legge la Bibbia. (Attenzione immagini forti)

imaggesQuesta è una nuova forma di punizione in una delle nazioni saudite. Secondo i rapporti inviati a noi dall’Arabia, questo è un nuovo castigo usato alla persona trovata in possesso di una Bibbia [l'immagine è un esempio dei danni causati da questo tipo di punizione e gli strumenti utilizzati].A parte la loro sharia, (legge islamica) sulla base della dottrina del loro ‘profeta’ Mohammed (signore della guerra), l’Arabia Saudita ha inflitto questa punizione a 2500 persone all’anno, pubblicizzando gli eventi in maniera da terrorizzare chiunque prenda in possesso una bibbia.Queste torture vengono eseguite da certi boia, che non solo sono autorizzati dallo stato, ma vengono stipendiati per commettere queste violenze. Il governo saudita ha preso in considerazione plotoni di esecuzione per colmare la carenza di carnefici.I carnefici hanno detto di essere “orgoglioso di fare il lavoro di Dio”. Ma è un dio o un uomo che condanna queste persone, senza un giusto processo e torturati?E non migliora in altre società musulmane. Il governo iraniano ha annunciato nuovi strumenti di punizione legale sotto la Sharia: una sega elettrica è ora usata per tagliare le mani, le dita delle mani e dei piedi. E ora un tipo di trituratore viene implementato in alcuni posti per le punizioni.Libri di testo distribuiti belle scuole dell’Arabia Saudita insegnano ai bambini come p tagliare le mani di un ladro e piedi sotto la sharia . I libri sono stati pubblicati e distribuiti alle classi elementari. Ali Al-Ahmed, direttore dell’Istituto per gli Affari del Golfo, ha dichiarato alla Fox News: ‘Qui è dove il terrorismo ha inizio, nel sistema di istruzione. ‘Essi mostrano agli studenti come tagliare la mano e i piedi di un ladro. I libri di testo sono stati stampati per l’anno accademico 2010-2011 e tradotti dall’istituzione pubblica araba. In uno di questi libri di testo gli studenti vengono impartite nozioni di come annientare il popolo ebraico in modo imperativo. Oltre a istigare l’omicidio versi gli ebrei, inoltre i testi descrivono le donne come “deboli” e insegnano che i gay sono pericolosi e devono essere messi a morte.(Attenzione, la mano in fotografia,  è estranea a quel tipo di tortura infernale, ma è stata inserità nell’articolo affinchè si abbia l’idea della stessa conseguenza che può causare quel tagliacarta, modificato a strumento di tortura, utilizzato per la punizione).
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10.9.13

finalmente arriva l'Autunno



musica  di sottofondo  l'autunno  da Le quattro stagioni è il titolo con cui sono noti i primi quattro concerti per violino di Antonio Vivaldi: Il cimento dell'armonia e dell'inventione.
E'  da  un paio di giorni   che  la temperatura   sta  calando  e d  il  cielo  è sempre  più plumbeo  o quanto meno variabile , ciò vuol dire che l'autunno è già ( anche se astrologicamente ha inizio il giorno dell' equinozio d'autunno, il 22 o il 23 settembre  ) . Infatti   sto iniziando  ,  e  già litigo  con la mia vecchia , a tirare  fuori dagli armadi la  roba   autunnale  

http://www.silviaziche.com/cambio-di-stagione-nellarmadio/
Ora   Cari amici \amiche 
Mancano  - 10 giorni e inizia il solstizio d'autunno . Ma questa con ondata di maltempo , da me oggi ha diluviato con il temporale d'oggi siamo già al momento dei "ricordi di un'estate"? Mmmmmh, diciamo che è già tempo di fare qualche bilancio. È stata di sicuro un'estate intensa e caldissima. Almeno, da queste parti è andata così per un bel pezzo, un mix di fatica e afa. Sapere cosa vorrei più di tutto, proprio adesso? Una macchina per fermare l'estate come quella su ha elucubrato Paperino Paperotto con tutta la banda nella storia di cui riporto sotto   a  sinistra   la prima pagina . 
 Clic: si schiaccia un pulsante e il tempo si ferma .... Non per sempre, solo per quel tanto che basta per fare il pieno di energie per poter  affrontare al meglio le cose belle e brutte che ci aspettano (  ed  aspetteranno )  nell'immediato rientro al tram tram quotidiano
Un altro metodo rigenerante e anti-malinconia di fine estate, può essere quello di ripensare agli episodi capitati e che ci hanno emozionato   in maniera  particolare , i "fermo-immagine" della nostra estate , in particolare i momenti belli le vacanze sono finite - già, stavolta è proprio vero - e la mente sta già rincorrendo il prossimo momento di felicità, la meta da raggiungere e su cui sognare nei momenti più duri che il nuovo anno (scolastico e lavorativo) ci riserverà. Avete presente quando di fronte a troppi compiti per farvi coraggio pensate intensamente a qualcosa di bello? Cosa si racconta la vostra mente? Che tanto, per fortuna, arriveranno le vacanze di Natale.
Conosco gente ( a volte fino a qualche anno fa lo facevo pure io ) che comincia il conto alla rovescia con le X sul calendario già ai primi di novembre... Il rischio, però, è di non godersi appieno le cose belle che stanno capitando grazie alla fine delle vacanze. Tipo? Be', per me il rito più emozionante fino a qualche anno fa era la scelta del diario di scuola, diventato "agenda" dalle medie in avanti. Se ci pensate bene anche voi trovate qualcosa che avete dovuto accantonare prima delle vacanze ma il cui pensiero vi ha accompagnato per tutta l'estate. Per moltissimi, lo so, è il momento di ritrovare i compagni i compagni di scuola. Ritrovarsi un po' cambiati o tutti uguali, ma sempre amici, con un sacco di cose da raccontare e un anno da affrontare. Per qualcuno, di sicuro, il momento sognato è già qui, adesso, tutto da vivere. Parlo dei ragazzi della Nazionale di basket, impegnati dal 4 settembre nei campionati europei... Forza, ragazzi! Il vostro Natale è già arrivato e ci auguriamo che, metaforicamente, facciate vedere come state facendo le stelle agli avversari!

P.s
Parte  di questo sfogo è deliberamente tratto da due editoriali di valentina de Poli direttrice  del settimanale   topolino più precisamente da    questi due  numeri 

http://topolino.it/archivio-post/topo-3015/ 


Quindi mettiamo  da  parte , non si può  sempre  evadere     dalla dura realtà e  sfuggire  alle  responsabilità , le nostre reminiscenze  e nostalgie !  . Insomma   facciamo c0me Paperino Paperotto ed  i suoi amici    ( vedere immagine  sopra  ) cioè accettare  che  : << le stagioni passano  è vero am che male  c'è  >>, ma  soprattutto << le  cose  cambiano è vero ....   del resto molte  altre cose  rimangono sempre uguali  ! E altre cose  ancora   nn cambiano   nè rimangono le stesse .. certe cose  rincominciano  semplicemente da capo >> . E poi in autunno ci  sono  le marmellate  della frutta  estiva  ed  autunnale     ( uva,mele,arance,mandarini,melegranate,cacchi, fichi d'india ,fichi  , ecc  )  , c'è  la  vendemmia  Inoltre   ci sono anche delle feste patronali (  legate  le  cortes   apertas dove  sarà possibile immergersi in un percorso autentico fatto di tradizioni millenarie, di arti e mestieri che, con grande orgoglio, le nostre comunità custodiscono gelosamente. I nostri tesori sono proprio questo.
soprattutto  da  noi   e  nel sud   agli antichi riti dell'agricoltura  )   , delle castagnate   organizzate  o dai comuni  o ( non so  come  si usa  nel continente    da noi in sardegna è cosi )   dalle classi  \  comitati  per le feste patronali dell'anno successivo . Ma  anche   nella notte tra  il   Il 31 ottobre  \  il 1  novembre   è tipico festeggiare Halloween, nato nel Regno Unito e negli Stati Uniti.o le feste pagane     dei morti  contrastate  scendendo  a patytti   tanto erano  e sono radicate   con le  feste  cattoliche    di Ognissanti  (  1 novembre  )    e della Commemorazione dei Defunti(  il  2  novembre  ) e L'8 dicembre ricorre la solennità dell'Immacolata Concezione . E poi  ci sono , parlo della mia sardegna , specie  nelle zone interne ( in barbagia  )
da  http://www.paradisola.it/sagre-sardegna/autunno-in-barbagia
Sono i saperi locali che hanno reso decisamente chiara l’appartenenza al proprio territorio, un’appartenenza marcata allora dall’indossare il proprio costume tipico, altre volte dalla forma dei dolci, altre volte ancora dal modo di intagliare il legno, altre volte dal modo di preparare il formaggio, più spesso dal comunicare “in limba”; insomma un laboratorio di originalità che oggi ci regala un tesoro che è la nostra vera ricchezza.  qui il calendario  .  Quindi occasioni  per  divertirsii e stare in compagnia   ce en sono più dell'estate .  Avrete ed  avremo   occasioni per  rifarci  .

alla prossima



perchè mi definisco antispecista e racconto storie di animali

IL post  d'oggi masce  : 1) da una discussione fra amici\che ( un biologo  , un filosofo  , un seminarista , una suora ) nata   dal commento  di  un mio amico  alla  storia  mater morbi  di  dylan dog    su  temi   etici \  morali   come  : l'eutanasia, il suicidio assistito  , testamento biologico , le  differenze  tra uomo e  animali . Ad. ad  un certo   punto  io   sostenendo una  tesi   non ricordo se  del mio amico  biologo o filosofo   sulla  tesi antispecista .(  sotto    dei link per  approfondire  tali argomenti  )


http://it.wikipedia.org/wiki/Antispecismo
http://ita.anarchopedia.org/specismo

  cosi  ne  approfitto per  rispondere  a chi  (  come avviene su facebook , twitter  e  google  pluis  ) mi chiede  perchè tratto   di questi temi  :  << Perché scrivi solo cose tristi? Perché quando sono felice esco >>.(Luigi Tenco ) 


IMPERIA. Il simpatico quattrozampe di 12 anni ha un fan club in Svezia e una pagina Facebook Camillo, il cane che prende il bus Gira per Sanremo da solo e sa riconoscere le fermate per tornare a casaSANREMO Camillo è uno spirito libero. Da quando aveva 5 mesi (ora ha 12 anni) prende il bus ogni giorno e fa un giretto in un quartiere della sua città, Sanremo
 Poi torna a casa in zona Ospedaletti, sempre in autobus, e non sbaglia mai fermata. Camillo è un cane, razza meticcia di piccola taglia, e come faccia a sapere esattamente su quale mezzo salire per rientrare dalla sua padrona, la signora Lina, è un mistero per tutti. A volte arriva persino a varcare i confini comunali e si spinge verso le frazioni, così Lina gli ha attaccato al collare una webcam e, visto che spesso rincasa quando è buio, qualcuno gli ha regalato una pettorina catarifrangente.Chi prende i bus nella città ligure è abituato a vederlo: sale e attende la giusta stazione. Quando le porte si aprono dà una sbirciata e decide se scendere o proseguire. «È impossibile tenerlo tutto il giorno al guinzaglio, soffrirebbe troppo», spiega Lina. E quando cittadini e turisti esagerano con i bocconcini, la sua padrona gli appende un cartello al collo: “Per favore non datemi da mangiare, devo dimagrire”.Per ora ha una sua pagina Facebook e un fan club in Svezia, ed è amatissimo e coccolato da chiunque incontri i suoi dolci occhi scuri.





© IL MONDO IN UNA STANZA di Daniela Tuscano




Com'è il penultimo giorno di vacanza? Di solito, inutile. E triste. I ragazzi vagano per la città in ordine sparso, sul viso un'espressione un po' così, anche le risate si fanno sommesse, spaginate. È un giorno che se ne va, fin dall'inizio. Resta la grande incognita del rientro, che cancella ogni illusione ma prepara, anche, a nuove avventure. Dove la vita pare più solida.
Nelle aule di oggi non c'è più il mappamondo, quella sfera multicolore, con luce incorporata, che racchiudeva in poco spazio l'intero pianeta. Si dice spesso che la Terra è diventata piccola, tanto piccola che non si trova più un posto, sulla cattedra, per quel globo variopinto, dove Stati e continenti si rincorrevano come instancabili formiche. Eppure, grazie al globo, era lo sguardo, tra fantasioso e incantato, a dilatarsi: l'Italia appariva microscopica se paragonata all'Africa maestosa, dilagata, come un'immensa Furia. Incombente e prossima. Più in là quello che si chiamava l'Oriente misterioso, e che per i più grandi di noi era ancora Mompracem. Il Medio Oriente non lo si capiva bene. Sfuggiva, oggi come ieri. La Mezzaluna fertile, la terra di Gesù. Anche in tal caso però evocazioni mitiche cavalcavano i nostri sogni.
Era un mondo lontano e piccolino ma ognuno sapeva perfettamente dove si trovavano l'Austria e l'Oceania, l'Antartide e il Messico, la Terra del Fuoco e l'Afghanistan. Il mondo era un libro, ma ricco d'incanti e di pozioni, dolce da scoprire. Il mappamondo rappresentava la nostra fiducia nell'altro, la nostra ansia di futuro.
Stamane ho trovato il globo nell'aula di religione, nel corso delle riunioni per materia che precedono l'inizio dell'anno scolastico. Aspettava paziente come un vecchio amico. Pareva incoraggiarmi ad affrontare le prossime fatiche, e gli anni che inesorabilmente avanzano, con rinverdito stupore, da vecchia fanciulla.

© Daniela Tuscano

Notte di fine estate

a volte sono più romantici più emozionanti l'ambiente  che ci  circonda     che  la letteratura  da  http://topolino.it/archivi/topolinia/


 
Un paio di sere fa non riuscivo proprio a dormire e anche il romanzo che sto leggendo non mi è stato di aiuto. Sarà che è abbastanza noiosino, sapete, la solita storia di un lui e una lei che si rincorrono per pagine e pagine e alla fine non succede assolutamente nulla. Ma lasciamo perdere. Così mi sono preparata un bella tisana di tiglio, perfetto per conciliare il sonno, e me la sono portata in giardino, dove mi sono accomodata sulla mia chaise-long sotto gli alberi. E lì… ho visto lo spettacolo più emozionante del mondo: in un cielo che più terso di così non avevo mai visto, una stellata incredibilmente luminosa, luccicante di miriadi di stelle che sembravano sul punto di precipitarmi tutte insieme sulla testa. Una cosa grandiosa! Ecco la Via Lattea, a solcare il cielo come un enorme arcobaleno di luci; ecco l’Orsa Maggiore e l’Orsa minore con la Stella Polare, ecco Cassiopea, la costellazione dei Gemelli e quella dei Pesci, ecco le Pleiadi, il Delfino, il Cigno… La meraviglia del cielo di notte in estate in tutto il suo fulgore era davanti ai miei occhi. L’intero universo solo per me.Per un po’ ho osservato il cielo in silenzio, lasciandomi trasportare dai pensieri che via via mi si affacciavano alla mente davanti a quella incommensurabile bellezza. Poi ho preso il mio smartphone e ho scaricato l’app che consente, puntandolo e muovendolo in giro per il cielo, di vedere in sovrapposizione una vera e propria mappa con le costellazioni e i nomi di stelle e pianeti dimensioni, insomma una lezione di astronomia in piena regola. E io non smetterei mai di osservare l’universo. Proprio quando stavo inquadrando la Cintura di Orione, ecco che il mio smartphone inizia a squillare. Indovinate chi era? Ma il mio tesorone, naturalmente, appena rientrato in casa dopo aver spento l’inaffiatore automatico. ‘Hai visto quante stelle?’ mi chiede Orazio. "Le sto studiando una per una, ed è bellissimo" rispondo. "Perché non le guardiamo insieme? Così intanto te le spiego…" propongo. "La solita romantica, eh?" mi dice ridendo il mio tenerone. Ma si capisce che l’idea di restare al telefono con me a contemplare le stelle in questa notte di fine estate non gli dispiace neanche un po’.

6.9.13

Il coraggio di Federica e la vita che non muore

La vita non è perfetta, le vite nei film sono perfette, belle o brutte, ma perfette, nei film non ci sono tempi morti, la vita è piena di tempi morti, nei film sai sempre come va a finire, nella vita non lo sai mai. (  dal film radio freccia  ) 

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Apro l'unione  online  è  leggo    questa triste news (confermata da  questo video del tg Sardo di videolina)

E' morta la  ragazzza Cagliaritana che ha sfidato il tumore creando un blog e pubblicando le cartelle cliniche sul web

Sulla sua pagina di Facebook qualcuno ha scritto che alla fine la guerra l'ha vinta “lui”. Ma forse non è così. Forse, a ben guardare, ha davvero vinto Federica, anche se ora non c'è più. Perché il tumore contro cui ha combattuto come una leonessa e che alla fine l'ha portata via, non potrà mai cancellare ciò che questa ragazza cagliaritana è riuscita a realizzare aggrappandosi solo al suo coraggio e alla sua tenacia, incrollabili come il granito della sua terra. Né, soprattutto, potrà mai togliere la speranza che il suo straordinario esempio ha dato a chi oggi subisce lo stesso calvario.In questo senso lo sconfitto è “lui”. Quel male bastardo che ha tentato senza riuscirci di piegarla, di spegnerne il sorriso, di trasformare una donna nella primavera della vita in una malata terminale sepolta dentro un guscio di disperazione. Federica Cardia, la bella e forte Federica, se n'è andata ieri, a 31 anni, nel silenzio della sua casa di Pirri.Ne aveva due in meno quando scoprì di avere un cancro al colon. Diploma al liceo Pacinotti, laurea alla Sapienza di Roma, un posto di lavoro alla Sony, dopo i primi momenti di disperazione decise di alzare subito la testa. Così, nonostante i medici le avessero detto che non c'era nulla da fare, pubblicò su Facebook le sue cartelle cliniche chiedendo a chiunque poteva di aiutarla. Anche economicamente. Era decisa a tutto Federica, anche a fare da cavia per costosissime cure sperimentali. E per far capire quanto fosse determinata, creò un blog dal titolo eloquente: «Tanto vinco io». In un attimo la sua storia fece il giro dei social network e divenne un caso mediatico. Tanti hanno fatto la fila per intervistarla, c'è chi le ha dato dei premi, chi l'ha paragonata addirittura a una indomabile Giovanna d'Arco dell'era di internet.A lei però non è mai sfuggito quale fosse il reale obiettivo. E se anche per un attimo l'avesse perso di vista, c'era sempre lui, il tumore, a ricordarglielo. Dolori lancinanti, interventi chirurgici demolitivi, sfibranti cicli di chemioterapia. Il suo scopo era dare un messaggio prima a se stessa che agli altri: mai arrendersi anche quando tutto sembra perduto, mai mollare se dentro di te c'è ancora un granello di vita. Viene voglia di piangere leggendo i suoi ultimi post su Facebook, ormai l'unico contatto con le migliaia di persone che si erano innamorate della piccola guerriera sarda in lotta contro il male per definizione. «Due anni e mezzo con il mal di pancia. No, non è umano» . E ancora: «In qualche remotissimo angolo di mondo ci sarà un po' di felicitá anche per me» .Poi però rileggi l'intervista rilasciata lo scorso dicembre a Francesco Abate sull'Unione Sarda e capisci che non è stato tutto inutile. «La mia forza - diceva - è stata nel chiedere aiuto e dire alle persone guardate che forse c'è una speranza anche nella situazione più drammatica. Condividendo energie, conoscenza, un messaggio su facebook di affetto, di amicizia forse riusciamo a cambiare questo cinismo. Un'amica mi ha detto: grazie perché in un'epoca in cui non crediamo più in niente tu credi».È vero, Federica. Alla fine hai vinto tu. Anche se ci mancherai tantissimo.
Massimo Ledda

Aveva sfidato il tumore, raccontando la sua battaglia contro la malattia su un blog che iniziava così: «tanto vinco io». Federica Cardia, cagliaritana, 31 anni di puro coraggio, è morta ieri nella sua casa di
Pirri, salutata da centinaia di messaggi lasciati sul suo profilo Facebook. Struggente il ricordo del padre Mario: «Ho perso una figlia ed è un dolore immenso, è sempre stata combattiva, sin da piccola. Voleva vincere lei».
Con gli occhi  ,  pur  non conoscendola  nè direttamente  nè indirettamente  , gonfi di lacrime  ( come mi accade  per  le morti  specie  quelle  giovanili  vedi post  precedente sulla morte di un mio compaesano   )  leggo  dall'unione  sarda  di  venerdì 06 settembre 2013 - Primo Piano (Pagina 2)  sia l'incipit  del post  sia   questi  due articoli 


«Ha combattuto tanto»
Il padre e la madre distrutti dal dolore: «La sua non era più vita»
La sorella: «Sono orgogliosa, i veri eroi fanno qualcosa di grande»
Il papà Mario, la mamma Milena e la sorella Alessandra sostenuti dall'abbraccio di parenti e amici nella loro casa di Pirri: «Almeno adesso Federica ha smesso di soffrire».

Il libro sul comodino lasciato a metà, i cd disposti con ordine sulla mensola sopra il letto. «Amava leggere e la musica. Aveva una voce divina», Alessandra, venticinque anni, fa fatica a trattenere le lacrime. «Avrei voluto dire tante cose a mia sorella, ma sono sicura che lei le sappia già». Nella cameretta al primo piano della palazzina grigia in via Acuto 8, all'ingresso di Pirri, è tutto come l'ha lasciato Federica. Il copriletto con le margherite, lefoto alle pareti, l'armadio a ponte, la libreria piena.Lei è nella stanza accanto, sembra addormentata, serena come non è mai stata in questi anni di sofferenza. Mamma Milena piange, accarezza i piedi alla sua bambina, la osserva rassegnata, con un senso di impotenza lacerante. Alessandra ha una consapevolezza che va oltre il dolore. Questo mese discuterà la tesi, nella prima pagina la dedica alla sorella: «I veri eroi non sono quelli che vivono nei grandi e nei piccoli schermi, ma quelli che ogni giorno si alzano, lottano e fanno nella vita qualcosa di straordinario» Papà Mario è un uomo forte, ha gli occhi lucidi, ma trattiene l'emozione: «Ho perso una figlia è un dolore immenso. È stato tremendo vederla soffrire per tre anni. È voluta morire così, le do tutte le ragioni del mondo». Dalle finestre affacciate sulla strada si vedono gli amici di Federica. Sono davanti al portone, sotto la pioggia battente, in silenzio, stretti in un dolore sordo. Dentro casa è un viavai continuo di parenti. I volti cupi, e di parlare nessuno ha molta voglia. Federica non c'è più, l'assenza della ragazza guerriera pesa come un macigno. «Era tosta anche da bambina», racconta il padre, orafo a Pirri. «È sempre stata molto combattiva, il suo motto era Tanto vinco io . Voleva battere la malattia, ma negli ultimi tre mesi ha iniziato a perdere la speranza».Aveva un blog, Federica, dove ha messo nero su bianco il suo calvario. «Non sono mai riuscita a leggere niente. Mio marito ogni tanto mi raccontava qualcosa. Io non ce l'ho mai fatta, mi faceva troppo male», ammette la mamma col viso contratto dal dolore. Poi prende i giornali con tutte le interviste a Federica, diventata esempio di coraggio per tante persone che come lei soffrono. «Era una ragazza semplice, solare e umile. Amava scrivere, era molto colta». Alessandra ha un sogno: «Voglio mandare avanti il sito di mia sorella, so che lei desidererebbe questo»..Sulla sua pagina Facebook Federica ha più di tremilaetrecento mi piace, il volto sorridente sulla sinistra, sotto l'ultimo post datato 3 settembre: «Tre mesi e più di ospedale (non continuativi, ma più o meno siamo lì) tra alti e bassi, interventi chirurgici e tanta, troppa stanchezza. Spero di darvi buone notizie nelle prossime settimane, per ora buonanotte!». Sul suo blog il racconto del suo calvario iniziato nel 2011. «Quando la tua vita sembra andare a gonfie vele, quando hai ottenuto il lavoro desiderato da una vita, nella città che ami, quando hai degli ottimi amici e fai una vita attiva, sempre sulla cresta dell'onda tra aperitivi, musica e palestra, quando ti sembra di toccare il cielo con un dito e di poter spaccare in due il mondo con la sola forza del pensiero... ecco, è proprio in questo momento che la tua esistenza viene stravolta da una piccola parolina insignificante che inizia con la lettera C. Ho il cancro ». Federica ha combattuto con tutte le forze, ma il suo male era troppo grande. «Gli ultimi giorni è crollata psicologicamente, diceva io voglio lottare ma questo è troppo», confida il papà. «Mi diceva: Che vita sto facendo?Amava il mare, ma non ci poteva andare. Le piaceva stare con gli amici, e non poteva farlo. A trentun anni rinunciare a tutto questo è troppo».
Sara Marci

L'ESPERTO. L'esempio della blogger visto dall'oncologo Giuseppe Murenu

«Reagire alla malattia aiuta»

Pensare positivo è una delle cure più importanti

«Avere un atteggiamento positivo e combattivo di fronte alla malattia è importante quanto seguire una terapia corretta. E per chi ne ha avuto il dono anche la fede aiuta tantissimo, anzi è fondamentale».
Giuseppe Murenu, primario di chirurgia sperimentale all'ospedale Oncologico di Cagliari, sa bene di cosa parla e non solo perché da medico deve ogni giorno fare i conti con la vita e la morte. Pure lui, qualche anno fa, si è trovato dall'altra parte della barricata e ha vissuto sulla sua pelle il trauma della malattia. «La prima cosa che pensi è “perché è capitato a me?”», confessa. Federica Cardia, la blogger cagliaritana morta ieri dopo due anni di lotta contro il cancro, confidò di aver avuto la stessa reazione. «È normale che sia così - spiega Murenu -, è la non accettazione di un qualcosa che ci fa paura e che non puoi controllare. Poi però bisogna reagire. Ecco perché l'esempio di questa ragazza è molto importante, perché è un esempio di coraggio. Non bisogna mai perdere la speranza e questo è il giusto modo di affrontare la malattia. Un atteggiamento così è utile anche dal punto di vista clinico e non solo psicologico: pensare positivamente è importante, non a caso l'insorgere di molti tumori è favorito dallo stress cronico».Pensare positivo dunque, anche perché negli ultimi anni la ricerca ha fatto dei passi da gigante. «Oggi la maggior parte dei tumori si possono curare - conferma Murenu - io mi occupo soprattutto del cancro alla mammella e se penso alle possibilità di guarigione che c'erano 30 anni fa rispetto a quelle di oggi dico che di strada ne abbiamo fatta tantissima: nel 2013 i tumori al seno per il 90 per cento si curano». Va da sé che si devono comunque evitare stili di vita e comportamenti a rischio: «Beh certo, quello è scontato anche se è sempre utili ricordarlo. Come è molto importante la prevenzione che consente di fare diagnosi precoci». ( m. le. )Essi  ( specie il  2 articolo )   rafforzano  la mia convinzione a  lottare    contro le malattie  sia fisiche  che  psicologiche  . Strada intrapresa  da sempre , ma  rafforzatasi   con   la lettura  sia della riedizione speciale    sia  della versione normale  di mater morbi di Dylan Dog   


GRAZIE  FEDERICA  

The Oldest Tattooing Family in the World \ 5 g L'antica tradizione di tatuaggio della famiglia Razzouk

Wasim Razzouk is a tattoo artist in Jerusalem’s Old City. Ink runs deep in his family. The Razzouks have been tattooing visitors to the Hol...