17.1.16

come passa il tempo . c'era una volta gli anni 80 parte 1

anche se  io sono   della generazione  di mezzo sono del 1976  , sono vissuto negli anni 80\90  .e  ricordo ancora   questi cartoni animati   e le  lotte  con i mie  per  staccarmi dalla tv    , e  voi ?


COMPIONO 30 ANNI ALCUNI DEI CARTONI ANIMATI PIÙ FAMOSI!

12GENNAIO
cartoni_30_anni
Ogni decennio lascia alle generazioni che verranno un bagaglio eccezionale di ricordi, uno in particolare primeggia fra tutti per essere stato un periodo molto fecondo. E’ quello degli anni ’80, un decennio che resta indelebile nella memoria di chi lo ha vissuto, ma anche di tutti quelli che in un modo o nell’altro ne hanno subito l’influenza anche solamente in maniera indiretta.
In quegli anni sono stati definiti i miti, ed è proprio in quei tempi che nascono i ricordi.
D’altronde il tempo passato ad incrementare quella che poi è diventata una cultura vintage, era veramente notevole.
Dalla prima colazione, mentre si aspettava che passasse il pulmino per andare a scuola, alla merenda pomeridiana subito dopo i compiti di tecnica e di geografia. Oppure rientrati dal corso di nuoto o da quello di danza. Fino ad arrivare a sera, a poco prima dell’ora di cena – spesso anche durante -.Tutti noi eravamo lì, incollati davanti alla tv ad esplorare mondi fantastici e a scoprire quelli che poi saranno diventati dei miti assoluti. E dobbiamo dire solo grazie a loro, ai cartoni animati di quegli anni. I manga anime più significativi di tutti i tempi, che hanno segnato la storia della generazione degli anni 80. Fino ad oggi indiscutibilmente impressi nei nostri ricordi.
E tutti lì fedelissimi, chi più piccolino, chi adolescente, chi genitore (si hanno appassionato anche loro!)  super contenti di passare il tempo davanti alla televisione a vedere quelli che poi sono diventati i cartoni più amati, usciti per la prima volta in prima visione tv italiana ben 3 decenni fa.
Scopriamo insieme, quale tra questi nostalgici e vintage cartoon, uscirono proprio nel 1986…e che compiono 30 anni!
Ve li ricordate?




Giappone: la stazione resta aperta solo per una studentessa (e chiuderà dopo il suo diploma)




RDS/Magazine/Viral News/  del 12\1\2016

GIAPPONE: LA STAZIONE RESTA APERTA SOLO PER UNA STUDENTESSA (E CHIUDERÀ DOPO IL SUO DIPLOMA)



La foto della giovane Kana Harada sta facendo il giro del mondo: seduta sulla banchina di una stazione, aspetta il “suo” treno mentre è intenta a leggere un libro.
Sì, il “suo” treno.
Perché Kana è l’unica e l’ultima viaggiatrice della stazione di Kami-Shirataki, a Nord del Giappone, nell’isola diHokkaido.
La stazione infatti doveva essere soppressa tre anni fa, insieme ad altre due stazioni poiché poco utilizzate dai cittadini. Ma le autorità rimandano la chiusura per permettere alla studentessa di andare a scuola.
Kana senza questo treno non avrebbe potuto proseguire gli studi.
Ogni giorno, ogni mattina, con il sole, la pioggia o con la neve, la giovane studentessa grazie a questo treno riesce a raggiunge i compagni ed ogni sera sempre viaggiando da sola riesce a tornare a casa. Una stazione aperta solo per lei.
La notizia, dopo aver fatto il giro sui social giapponesi, è stata diffusa anche dalla CCTV la televisione di Stato cinese tramite la sua pagina Facebook, ufficializzando la conferma che il treno continuerà a passare per la dimenticata stazione di Kami-Shirataki fino al prossimo 26 marzo, giorno in cui Kana prenderà il suo diploma.
Fieri e orgogliosi i cittadini del Paese orientale che commentano così: “Questo significa governare in modo efficace e a tutti i livelli” oppure “Perché non dovrei voler morire per uno Stato come questo, che è pronto a fare di tutto per soddisfare le nostre esigenze?“.

Prova dal cellulare adesso posso pubblicare anche dal celulare .

Cosi sarà  più  aggiornato  e  cosi   rispondo  alle domande   e alle obbiezioni   (  o almeno  ad  alcune d''esse  in particolare   questa  :   come mai  il tuo   facebook  ed a volte twitter   sono diversi da     questa pagina   di blog    ) che mi vengono inviate  continuamente all'email  che  ho messo    qui  sul  blog    per  chi volesse   contattarmi     redbeppe@gmail.com  o   su Facebook  quando  pubblico    alcuni post  del blog  .

16.1.16

e poi dicono che gli islamici non fano costruire chiese o luoghi di culto alle altre religioni Interfede: in Burkina Faso gli islamici costruiscono chiesa protestante


da https://ecumenici.wordpress.com/ del 15\1\2016



Interfede: in Burkina Faso gli islamici costruiscono chiesa protestante
In Burkina Faso una chiesa battista costruita grazie alla comunità musulmana






Nel villaggio di Mana la donazione di un terreno consente la nascita di un nuovo luogo di culto
E’ il pastore Henri Yé, presidente dell’Unione delle chiese battiste del Burkina Faso, a raccontare la storia in un’intervista concessa al portale francese “Regard protestants“. Nel villaggio di Mana, nei pressi del confine con il Niger, lui e il suo gruppo di fedeli erano in procinto di chiudere la locale missione di evangelizzazione per carenza di fondi e conseguente difficoltà di gestione.
«Il responsabile del villaggio, di religione musulmana ci ha convocati e ha voluto conoscere la natura dei nostri progetti – racconta il pastore Yé – : una volta compresa la serietà delle nostre iniziative e il rischio concreto di nostro ritiro dalla zona, ci ha comunicato che la comunità musulmana era pronta a donare un terreno da dedicare alla costruzione di una chiesa battista».
Sull’area regalata dall’amministrazione locale il gruppo di fedeli battisti ha iniziato nel 2014 la costruzione di un locale: «Ad un certo punto i responsabili della comunità musulmana sono venuti a trovarci – prosegue nel racconto il pastore – e si sono stupiti per la modestia della nostra edificazione, ma i nostri mezzi non ci consentivano di fare di più. A quel punto hanno deciso di aiutarci e tutti insieme abbiamo costruito la nuova chiesa».
Una bella storia di collaborazione, un esempio di pacifica convivenza che appare come un soffio di area fresca in tempi di incomprensioni e odio.

arrivano le prime storie . la storia di Lilli e teresa . [ reprise ] Avviso per gli utenti ed i passanti cerco Storie di amore senza diritti ( gay ed etero ) .




E' arrivata  la  prima email al mio appello   lanciato  qualche giorno  fa  , in cui invitavo tutte le coppie di fatto ( etero  o gay   ) a raccontarsi

Questa  è la  storia , sintetica  certo  ma non per  questo bella  e  commovente  , inviatami da  Lilli Quitadamo leggendola ( come mi succede  per le cose tristi  )  ho avuto i brividi e gli occhi lucidi, nel leggere la storia di Lilli e Teresa. Ma soprattutto ammiro il coraggio e la forza di una donna che da anni lotta per far sì che i diritti degli omosessuali vengano riconosciuti.


                                                          dal suo facebook 



Questa é una vecchia foto(1990), io e Teresa L'amore della mia vita, la mia famiglia.
Il cuore della mia Teresa ha smesso di battere il 18 novembre 2011 a causa di uno schock anafilattico per una risonanza magnetica con liquido di contrasto, non era malata, volevamo accertarci che 
quel malore che l'aveva colpita qualche tempo prima non fosse nulla di grave.
In 23 anni insieme abbiamo realizzato i nostri desideri, raggiunto tutti gli obiettivi, tranne quello di sposarci. Avevamo deciso che appena  raggiunta l'età della pensione ci saremmo trasferite in Spagna per poterci sposare, proteggere il futuro di chi di noi due sarebbe rimasta sola. Non c'era molto d'aspettare, mancavano circa 2 anni.
Pensavamo che i nostri beni, compresa la "reversibilità della pensione"  dovesse restare in famiglia, la nostra famiglia, Lilli e Teresa.
Tante famiglie italiane che in Italia non potevano e non possono sposarsi come io e Teresa hanno bisogno di questi diritti. Finalmente dopo estenuanti rinvii il 26 gennaio 2016 la legge sulle unioni civili approderà in Senato. Il 23 gennaio in molte città italiane si marcerà a favore del ddl Cirinnà. Il 26 gennaio tutte le persone che credono nell’uguaglianza dei diritti per tutti marceranno su Roma. Due persone che si amano formano una famiglia. Tutti dovrebbero marciare con noi per manifestare solidarietà a favore di questo primo passo verso l’uguaglianza per tutti”. (Lilli Quitadamo, Manfredonia 15 gennaio 2016)


in attesa  di altre  storie   , magari una maschile  o un etero   vi  saluto   e vi auguro  buona  giornata  .

guai a dire che una cosa non ti piace . Guccini su david Bowie

In realtà  il post  che volevo scrivere  ( ma  state  tranquilli miei fedeli  lettori \  lettrici  lo riprenderò   prossimamente  )    era  un altro , sempre  collegato  a  Francesco Guccini  , ma     l'infame  attacco    di cui  è stato vittima  per  aver  espresso  ,  forse  in maniera  provocatoria , il suo pensiero    e le sue  preferenze  musicali   su un icona del  rock   David  Bowie ,

Francesco Guccini su David Bowie: "Non mi piaceva, ma non sono un grande ascoltatore di musica contemporanea"
Redazione, L'Huffington Post
Pubblicato: 13/01/2016 13:02 CET Aggiornato: 13/01/2016 13:02 CET


Uno dei più grandi artisti della musica italiana esprime il suo parere su un'altra leggenda. Francesco Guccini, anche un po' in controtendenza rispetto all'idea generale di questi giorni, è stato chiaro: "Se mi piaceva David Bowie? No, ma io non sono un grande ascoltatore di musica, al momento non ascolto proprio nessuno per esempio”.
Il cantautore ha detto la sua nel corso di un'intervista rilasciata ai microfoni di "Un giorno da pecora", programma radiofonico condotto da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro, in onda su Radio 2.
Un parere che potrebbe far storcere il naso a molti, tanto da spiazzare anche i due conduttori, che gli hanno chiesto spiegazioni: "Possibile che non ascolti proprio nessuno?". "Giusto qualche volta, quando sono in macchina con mia moglie, lei mette qualche cd. Ma io le dico subito di spegnere”.
I gusti musicali del cantautore approdano in ben altri lidi: “Ho conosciuto Petra Magoni, che è una grande cantante. Mi piaceva la musica rock degli anni Cinquanta, tipo Presley, Richard o Gene Vincent, mentre di italiani giusto Jannacci e Paolo Conte”.

La realtà è che   <<  non c’è nessuno scandalo e nessuna mancanza di rispetto: si tratta solo di mondi lontani e bisognerebbe invece applaudire chi non vuole per forza accontentare le aspettative. La sua frase ha acceso la curiosità dei due conduttori, che gli hanno chiesto se davvero fosse possibile non ascoltare proprio nessuno. “Giusto qualche volta, quando sono in macchina con mia moglie, lei mette qualche cd. Ma io le dico subito di spegnere“. >>  da Guccini , più precisamente in questo articolo , pagina facebook  non ufficiale  del cantante   

 non mi è piaciuto per  niente  Perchè oltre la consueta    diatriba  (  che   Gaber   aveva   già  fatto intendere  come monotona e noiosa   in   destra  -  sinistra  )    

Tiziana Tina Ara · 
se l'ignoranza fosse oro... siete fermi alla locomotiva, questa è la vostra cultura musicale!
Mi piace · Rispondi · 2 · 13 gennaio 2016 20:29
Lollo Bragastini · 
Hai fumato per caso prima di scrivere ?
Ti riferisci all'ignoranza musicale del comunista o del Bowie ?
Mi raccomando, non scoppiare prima di rispondere !!!!
Mi piace · Rispondi · 2 · 13 gennaio 2016 23:09
  
sconfina  negli insulti   personali  tra le due  fazioni   pro  Guccini e   contro Guccini  ma anche   al  cantante stesso  . 
 ora   anche  se  non   condivido  la  definizione  di radical  chic   per   chi  ascolta  Bowie   sono  d'accordo    con l'  affermazione   fatta  da  

Alessandro Sacchi ·
ArezzoA me non piace Guccini e le sue "ballate sociali", a me non piaceva e non piace Bowie. Vi faccio una domanda che richiede una risposta facile facile: se prendete il popolo italiano e togliete i neonati ed i bambini, rimangono circa 40 milioni di persone. Bene, adesso chiedete a queste 40 milioni di persone di canticchiare le canzoni di Bowie! Volete sapere il risultato certo? Forse qualche centinaio di radicalchic potranno esaudirvi........ (meditate gente, meditate)


 commentando  l'articolo  prima citato .
E poi a dirla     tutta 

Elisa Boaro · 
Ma perchè i giornalisti devono travisare le parole? Se ascoltaste l'audio potreste scoprire che Guccini ha risposto in altro modo! Ha detto (trascrivo l'audio intervista): "Mah, no, ma io non sono un grande intenditore di musica. Ho ascoltato molta musica anni fa, musica forse completamente diversa, quindi seguo istintivamente delle mie strade, ma non sono un esperto. Non ascolto quasi più musica...”. Mi sembra una risposta completamente diversa da quella pubblicata in questo articolo!








a volte basta un poco per cambiarti la vita e farti desistere da un brutto gesto

  sia  che  sia  vecchia      , sia  che sia una trovata  pubblicitaria  o  inventata  questa  storia   mi ha commosso   e mi  da la  forza  d'andare  avanti . oltre  a farmi capire    che   basta  una piccola cosa  per  cambiarti o quanto meno    aiutarti  a resistere  a  gli urti dela vita  


Una Mamma Paga La Colazione A Un Senzatetto, E Lui Le Confessa Una Scioccante Verità
15 Gennaio  2016 


Casey è una mamma e studentessa che è divenuta l'inconsapevole protagonista di una storia esemplare e dal finale inaspettato.
Tutto è avvenuto in una mattina come tante, durante la quale la ragazza si era recata a fare colazione presso la catena Dunkin' Donuts.
Fuori dalla struttura aveva notato un senzatetto che vagava alla ricerca di qualche moneta da parte dei passanti, finché non lo aveva visto entrare, probabilmente per mangiare qualcosa. Fu in quel momento che la ragazza decise di intervenire, ed offrì all'uomo (che aveva davvero solo un paio di monete) una colazione completa con una bevanda calda.
Nel frattempo, si sedettero uno di fianco all'altra, e l'uomo, di nome Chris, iniziò a parlarle di sé.
via: Facebook / Casey Fischer


Le raccontò di come era finito in strada, del fatto che non avesse mai conosciuto suo padre e della perdita di sua madre a causa di un cancro. Le raccontò inoltre gli orrori della strada, e di come la droga avesse costituito una facile scappatoia che però lo aveva reso per molto tempo una persona orribile.
Chris non nascose inoltre il fatto che viveva ai margini della società, e che era passato moltissimo tempo dall'ultima volta che qualcuno si era seduto a parlare con lui.

immagine: Casey Fischer


Trascorsa oltre un'ora di conversazione, era arrivato per Casey il momento di andare via poiché i suoi impegni di mamma la chiamavano.
Prima di lasciarla andare, Chris le chiese di attendere un attimo. Prese un foglio, vi scrisse qualcosa sopra, lo porse alla ragazza e si allontanò.

immagine: Casey Fischer


Fu quando Casey aprì il foglio stropicciato che si rese conto di quanto un piccolo gesto di gentilezza e altruismo possa fare la differenza nella vita di un'altra persona.
"Oggi ero intenzionato ad uccidermi. Per merito tuo, non lo farò più. Grazie, sei una bella persona."

immagine: Casey Fischer


Il piccolo gesto di gentilezza di Casey aveva insegnato qualcosa ad entrambi: a lei aveva ricordato che non bisogna mai fermarsi alla prima impressione e che le persone sincere e genuine possono celarsi dietro le apparenze più ingannevoli; a lui aveva ricordato che nel mondo ci sono ancora amore, solidarietà e affetto che valgono la pena di essere vissuti.Ecco il post originale, che è stato e sarà ovviamente di ispirazione per migliaia di persone :-)


Ecco il post originale, che è stato e sarà ovviamente di ispirazione per migliaia di persone :-)




15.1.16

non esistono più bidelli di una volta . Infatti Padova Bimbo sta male a scuola, il fratellino maggiore costretto dalla bidella a raccogliere il vomito

Non aggiungo altro a quanto già detto nel titolo e confermare con la mia esperienza di studente quanto detto nella chiusa dell'articolo .


L'UnioneSarda.it » Cronaca » Bimbo sta male a scuola, il fratellino maggiore costretto dalla bidella a raccogliere il vomito


Oggi alle 10:30 - ultimo aggiornamento alle 12:14





un aula scolastica
                                              Un'aula scolastica
Siamo in una scuola elementare di Padova. Un bimbo di 7 anni sta male, ha problemi intestinali e se la fa addosso in classe. L’insegnante chiama la bidella, che però non ha nessuna intenzione di sporcarsi a fare il proprio dovere e va a chiamare il fratellino maggiore.
Lui, 10 anni, è costretto a lasciare la lezione di educazione fisica e andare a pulire e cambiare il fratellino. Non solo: la solerte bidella gli mette in mano alcol e stracci e gli impone di pulire feci e vomito e disinfettare il pavimento.
La mamma dei due alunni, appresa la notizia dalla bocca dei suoi bambini, si è precipitata a scuola per protestare contro il gesto di intollerabile inciviltà e disumanità del personale.
Ma per ora ha solo ottenuto un'inchiesta interna che si spera certifichi almeno la responsabilità "morale" di quanto accaduto.
Una bidella aguzzina, ben diversa dai bidelli che una volta erano figure quasi protettive nei confronti degli alunni.

Orune l'assessora si offre volontaria: la biblioteca comunale può riaprire

in un itaia  dove  1  su 5  ,non pratica la cultura   cìè anche chi ancora  la pratica  e lotta perchè la si possa  praticare  ed  è questa la storia  che voglio raccontare oggi .





la biblioteca di orune
La biblioteca di Orune
Per riaprire la biblioteca comunale, chiusa dopo che la dipendente ha chiesto una pausa a causa di un lutto familiare, l'assessora all'Ambiente Franca Pala ha deciso di offrirsi volontaria e garantire un servizio fondamentale per la comunità.
Così l'amministratore provvede ad aprire la struttura per due pomeriggi alla settimana.
Gli studenti del paese, primi fruitori della biblioteca, hanno accolto con favore l'iniziativa, in attesa che l'amministrazione trovi una soluzione definitiva.


Chi era Franco? di © Daniela Tuscano


Franco era Franco. Non aggiungerei nient’altro perché, come suggerì Pier Paolo tanti anni fa, s’identificava totalmente nei suoi “personaggi”. Non aveva alcun alter ego. La sua forza. Anche il suo limite. E la sua credibilità. Spontaneo e canagliesco nel Ciappelletto del “Decameron”, plebeo al punto giusto, cornice ideale per la rilettura pasoliniana del capolavoro di Boccaccio. Cotto dal sole. Ma anche sgangheratamente tenero nel gioiellino felliniano girato dal fratello Sergio, quel “Sogni e bisogni” andato in onda nel 1985 su Raiuno. I fratelli Citti irrompevano nel piccolo schermo del tutto sfasati. Eppure, in quegli anni già volgari e scintillanti, riuscirono a ritagliarsi un angolo fatato e straccione d’una
Franco Citti ( al centro  )  con Roberto Benigni e Ninetto Davoli  da Eretico & Corsaro



“miniserie”, come diremmo oggi. Accanto a loro Giulietta Masina, Jacques Dufilho, Paolo Villaggio, Gigi Proietti, Serena Grandi, Ugo Tognazzi e naturalmente Ninetto. Grande cinema in Tv, grandi interpreti finalmente impiegati al meglio; cioè non prevedibili. Io lo seguii con immenso piacere. Sogni e bisogni: spunti verso il cielo e appetiti terrestri. Insomma la vita, senza mediazioni. 
Poi lo vidi l’ultima volta di spalle, su una panchina, nel 2001, in “Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno”, regia di Laura Betti. Ancora un onirismo, pur se qui il sogno era declinato in senso marxiano, quello d’una “cosa”. Un’aspirazione, una speranza concreta. E lui lì, nell’incipit, su una panchina. Già malato, in penombra, il volto triste da boxeur, il mento a curva. Orfano, disperatamente orfano. 
Franco aveva una sola vita. La sua morte è stata definitiva. Però diversa da quella di Accattone. Sarà in una chiesa di Fiumicino, e quel segno di croce rapido e meccanico, che lo fulminava nelle ultime battute del film, segnerà qui un dolcissimo abbraccio e, voglio crederlo, un ricordo consapevole. Volevi essere il primo ragazzo di vita in paradiso, ma dimenticavi che il primo santo del cristianesimo è stato un ladro. Tu arrivi secondo. Ma va bene lo stesso, Fra’.


© Daniela Tuscano

L’americana troia e il senegalese superdotato. (di Romina Fiore)


  leggo  su  http://www.sardegnablogger.it/ del  15\1\2016

  questo interessante  articolo  indignato   e  scritto  a   caldo     della bravissima  Romina fiore  

                L’americana troia e il senegalese superdotato.


Era donna.
Era fidanzata, anche se con un rapporto temporaneamente interrotto.
Era forse ubriaca, portandosi a casa un uomo appena conosciuto.
Quindi “Se l’è cercata”.
Deduzione scaturita in numerosi piccoli cervellini maschilisti.
Quello che ha invitato nel suo appartamento era un senegalese.
Di quelli col pisello grande, per intenderci.
Ah beh, allora era anche un po’ zoccola.
C’è la troia e c’è l’extracomunitario.
Elementi imprescindibili per girare un film con la regia di Salvini e la sceneggiatura di Catena Umana.
Le conclusioni arrivano presto, anche indotte da una certa stampa che non si limita a dare la notizia e/o moderare i commenti degli articoli online. Ci aggiunge, invece, contorni succulenti e licenziosi.
Giochi erotici di fine serata. Alcol, forse droghe. Abitudini sessuali da libertina.
Ashley Olsen era una donna libera, non libertina.
Libera come ogni donna dovrebbe essere.
Padrona di fare ciò che voleva del proprio corpo, senza per questo meritare l’orribile fine che ha fatto.
Padrona di ingrassare, senza guadagnarsi l’epiteto di cicciona e risatine al suo passaggio.
Padrona di dimagrire, senza sentirsi rivolgere commenti imbecilli “sei sciupata”.
Padrona di rifarsi le tette, senza dare adito a telenovelas che la connotano come una complessata o una donnicciola pateticamente aggrappata a una giovinezza che fugge via.
Padrona di fare sesso e portarsi a casa chi voleva.
Padrona del suo corpo e della sua morale.
Senza dover conseguire, alla fine dei giochi, la morte come giusta punizione per la sua condotta scandalosa.
Dissoluta e indecorosa solo ai vostri miserabili e patetici occhi, stronzi.



e da questa lettura scaturisce la risposta al questo mio interrogativo che inizia a balenarmi in mente già quando si è scoperto che era stata vigliaccamente uccisa dopo una notte di sesso : ha ragione . pero resta il problema di come chiamare \ considerare una che è fidanzata e poi dopo che ci litiga fa l'amore con un altro ? pubblica moglie per usare un trermine ala de andrè va bene ?


Iacopo Melio critica Salvini e sui social scoppia il finimondo L'ideatore della campagna #vorreiprendereiltreno commenta un post del leader della Lega dopo gli attentati di Instanbul e su Facebook viene sommerso da (pesanti) offese.

I soliti   coglioni  ,   scusate ma stavolta  non  ce la  faccio a  definirli imbecilli , Salvinisti  .
Hanno   paura   delle  critiche   . Posso capire  che  ti  definiscono  comunista  o  altre  amenità varie  tipiche  del vecchio retaggio  della destra  fascista  . Ma    quasi manca  di rispetto    cosa  che non dovrebbe mancare mai    nè   da una parte  e dell'altra  , ma  questo    non  si capisce  o non lo si vuole  capire  .


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  da  http://iltirreno.gelocal.it/empoli/cronaca  del  14 gennaio 2016


Iacopo Melio critica Salvini e sui social scoppia il finimondo
L'ideatore della campagna #vorreiprendereiltreno commenta un post del leader della Lega dopo gli attentati di Instanbul e su Facebook viene sommerso da (pesanti) offese. Poi arrivano anche tanti messaggi di solidarietà



                                         Iacopo Melio durante la "skarrozzata"
                                   in centro a Empoli (foto agenzia Carlo Sestini)

CERRETO GUIDI. Stavolta le barriere architettoniche non c'entrano. O almeno sono sempre barriere, ma altre. Quelle contro le quali Iacopo Melio, il ragazzo diversamente abile che ha scosso l'Italia con la sua campagna#vorreiprendereiltreno, si è scontrato e si sta scontrando sui social network, in particolare Facebook, dove è praticamente sotto attacco.
Tutto nasce da un commento che Melio ha lasciato su un post di Matteo Salvini dopo l'attentanto di Instanbul. Il leader della Lega ha posto l'accento sul fatto che l'autore fosse un profugo siriano lamentando come in Italia sia troppo facile entrare. Melio ha replicato che si tratta di follia umana e che non è ammissibile fare campagna elettorale su certi avvenimenti. Apriti cielo.

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                                    Il post di Salvini col commento di Iacopo Melio




Da quel momento, infatti, il post e la pagina Facebook di Melio sono stati letteralmente presi d'assalto dai sostenitori di Salvini. Il problema, però, è che molti dei commenti hanno veramente oltrepassato il segno (e non solo del buongusto). "Il signore doveva paralizarti le mani e non le gambe" oppure “trovati un lavoro anche se sei storpio”, o ancora "spero che questo Iacopo muoia" sono solo alcuni degli interventi (ma ce ne sono anche di peggiori) affidati al web e ai social.
Fortunatamente, però, a Iacopo Melio stanno arrivando anche tantissimi attestati di stima e di solidarietà da parte delle persone che sono state conquistate dalle sue iniziative, ma anche da chi si è semplicemente imbattuto in tanta cattiveria e ha voluto mandargli un segnale

14.1.16

alla faccia di chi dice che i vecchi sono solo da mettere in un ospizio e gettare via .



da  l'unione sarda 

Non c'è limite d'età per imparare, ve lo dimostrerà la nostra Clotilde con questo video... Attenzione ha più di 97 ANNI ed è la prima volta che utilizza un Pc! . 

La vecchietta di 97 anni usa per la prima volta il pc. "Ora il mio testo mettetelo su facebook"

Ieri alle 07:41 - ultimo aggiornamento alle 13:17

Clotilde Serpi, 97 anni ben portati. Da anni è ospite di una casa di riposo a Samassi ed è tra le più attive.
A 92 anni ha scritto un libro, ieri ha utilizzato per la prima volta un notebook divertendosi a scrivere un testo. Poi, quando ha finito, ha sorpreso di nuovo tutti: "Mettiamolo su facebook così facciamo propaganda".




Posted by Lago e Nuraghe Cooperativa Sociale on Lunedì 11 gennaio 2016

È un giorno molto speciale per Luigi Zara: oggi ha compiuto 99 anni e come fa da tantissimi anni ha deciso di festeggiare correndo nella pineta comunale di Rosmarino, col fedele cagnetto Toby.
Nonno Luigi si può definire in sostanza l'ultimo minatore: nato ad Iglesias, poi giunto prima a Bacu Abis nel 1932 e di seguito a Carbonia dopo aver combattuto nella Seconda guerra mondiale, è stato prima armatore in galleria poi addetto alla sicurezza.
La sua dedizione al lavoro e al servizio verso i compagni, gli è valso l'appellativo di "schiavo della miniera".
Da tempo, nonostante l'età, ama frequentare i percorsi ginnici della pineta di Rosmarino, fra l'affetto dei tanti sportivi che lo conoscono e lo salutano.

La rivolta di Musi: «Via quei profughi» Ecco il paese del Friuli dove vivono 6 abitanti e 8 immigrati. La gente: «Abbiamo paura. La sera ci chiudiamo in casa»

va bene che la paura e l'indifferenza fanno parte della natura umana ma qui si esagera e si sconfina se non lo si è già in razzismo , xenofobia ed odio verso quello che , SIC , chiamiamo ipocritamente il diverso . E' il caso vergognoso di questo paese . Sta avvenendo proprio come il film il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti.




Ecco a cosa porta l'odio e il becero populismo seminato in questi ultimi 25 anni ( come già anticipavano i Mcr in Giro di vite che poi è la colonna sonora del post d'oggi insieme  al  cd   , non saprei  sono una più toccante  dell'altra  canzoni-per-bhalobasa)

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La rivolta di Musi: «Via quei profughi»
Ecco il paese del Friuli dove vivono 6 abitanti e 8 immigrati. La gente: «Abbiamo paura. La sera ci chiudiamo in casa»
 di Davide Vicedomini








LUSEVERA. A Musi, ieri mattina, tra le nuvole faceva capolino il sole. Un fatto eccezionale, se si pensa che questa piccola frazione incastonata tra le Alpi Giulie, detiene il record italiano di piovosità. Da alcuni giorno nella borgata di Lusevera il tempo è passato, però, in secondo piano. A interrompere la quotidianità sono arrivati, infatti, otto richiedenti asilo. Un gruppo sparuto numericamente, non fosse altro che supera quella dei residenti, appena sei.
Otto profughi in un paese di 6 abitanti: ecco le reazioniL'arrivo di otto profughi in un paese di sei abitanti ha provocato una serie di reazioni: non danno fastidio, dicono i residenti, ma dovrebbero andare altrove. E c'è chi ha paura di uscire di casa. Di parere diverso il sindaco Marchiol, che li ha incontrati e che rassicura la popolazione: sono ragazzi tranquilli e desiderosi di integrarsi. Ecco le interviste raccolte da Davide Vicedomini




Lusevera era già abituata ad accogliere i profughi. Diciassette sono alloggiati a Vedronza. Ma nessuno aveva mai fatto polemica. Nessuno si era azzardato ad alzare gli scudi. A Musi, invece, quei ragazzi di etnia afghana e pakistana danno fastidio. Dà fastidio soprattutto il fatto che nessuno fosse stato informato del loro arrivo. «La sera tra il 29 e il 30 dicembre abbiamo visto due auto scaricare alcune persone vicino alla chiesa del paese - racconta Annamaria Lendaro, che è “la custode” del paese, l’unica che giorno e notte vive a Musi, mentre tutti gli altri lavorano -. Il giorno dopo ci siamo domandati chi fossero quelle persone. Fino a quando li abbiamo visti sbucare da quella casa che è di proprietà di un’associazione. E abbiamo capito che erano stranieri. Ed erano tanti».
Annamaria non si sente sicura e preferisce stare chiusa in casa tutto il giorno. «Non vado nemmeno in cimitero - confida -. Non sono abituata a vedere gente strana. Mi ha colpito il fatto che non tengano le finestre aperte. Li vedo uscire ogni tanto a telefonare».
«Io li manderei via - attacca -. Non hanno fatto nulla di grave. Ma non capisco perchè li abbiano spediti qui. Un mio vicino ha anche chiamato i carabinieri. Abbiamo paura che ne arrivino altri».
Gli otto ragazzi alloggiano nella sede della cooperativa sociale “Il Pinocchio” di Brescia, nel centro del paese. All’interno c’è tutto il necessario per vivere comodamente. C’è una cucina, una lavanderia, una sala da pranzo enorme con due tavole da dieci posti l’uno e sei stanze.
Quando ci rechiamo sul posto con il sindaco Guido Marchiol, durante la sua prima visita ufficiale, verso le 11, i richiedenti asilo sono ancora a dormire. Ma accedere nei locali non è difficile perchè la porta è aperta. Salutano, parlano in un italiano stentato, nonostante otto mesi di lezioni e offrono il caffè. Mentre chiacchierano e raccontano le loro singole storie, fatte di sofferenze e speranze, ricevono anche la visita dei carabinieri. I militari per tutta la durata dell’incontro tengono a vista la borgata con diversi pattugliamenti.
«Non conosciamo nessuno – dicono i ragazzi, che hanno un età compresa tra i 20 e i 28 anni –. Nessuno degli abitanti è venuto finora a trovarci».
E in effetti la vita a Musi è da separati in casa. «Noi non li vogliamo - sbotta Odorico Lendaro -. Hanno sconvolto la nostra tranquillità. Qui ci sono solo arbusti e fauna. Perchè sono arrivati qua? Chi li ha mandati? E perchè nessuno ci ha avvisati?». «Parlano in arabo al telefono - continua -. Non capiamo nulla. Arrivano fin sotto la mia casa. Mi sento spiato. Prima potevo girare per il paese tranquillo. Potevo lasciare la porta di casa aperta. Oggi non lo faccio più. Sono strani. A Capodanno ho visto uno di loro che era scalzo e inginocchiato. Forse pregava. Un altro, una sera, era vestito di bianco e gesticolava. Sembrava un fantasma».
A Musi una volta c’erano anche tre osterie e la sezione distaccata dell’Università di botanica. Oggi di quel paese è rimasto ben poco. Si contano di più le seconde case, e quelle in vendita. Separato da un torrente c’è la borgata di Simaz - l’altra, la più numerosa, è quella di Tanataviele - dove c’è un solo abitante. E’ Flavio Coletto che dice sorridendo. «Abbiamo avuto un incremento improvviso di popolazione. Non eravamo abituati a questo. Li ho visti qualche volta giocare a cricket. Ma spesso sono chiusi in casa, anche perchè qui spesso piove e non c’è molto da fare. Altrimenti girano per il paese con il cellulare, forse per cercare campo, visto che le linee stentano a prendere e internet è lentissimo. Non disturbano ma mi domando perchè li abbiano portati qua».
Flavio bada ai suoi due cavalli. Si sveglia la mattina presto per mandare avanti la propria attività. «Certo - conclude -, dà un po’ di fastidio vedere che queste persone ricevono 35 euro al giorno e hanno tutti gli agi, mentre io mi devo svegliare tutte le mattina alle 4 per sopravvivere».

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