25.12.22

lutto a natale

di  Simone Sanna

Voglio iniziare  questo  post    con   una   citazione  : Ci sono anime, che io chiamo anime erranti, perché qui, in questo mondo non troveranno mai niente che le appaghi, ma non per superbia, ma forse, e dico forse, perché è talmente grande il loro vuoto che non c’è niente di così immenso che possa colmarlo. Esse nascono per un altrove, fosse anche lo spazio siderale più profondo ma non in questa realtà che altro non è che un mero passaggio. ( Charles Baudelaire )   da

              spiritolibero🦋
            

 Natale in famiglia si ma un po' sottono per  il suicidio  di  una ragazza sorella  di un  vecchio compagno delle elementari . Festività  in  tono minore , per  via  di un anno orribile  , ma  soprattutto  tanta  tristezza   perché pur non avendo rapporti d'anni con  loro dispiace lo stesso quando una persona che conosco da bambina  si suicida e le iniziative  cittadine legate al natale e i post di fb della gente  continuano come se niente fosse. 



 Infatti anche   se l'ho vista  crescere   per un breve periodo  , non la  conoscevo bene Mariella , se  non per niente, e  con i fratelli   non  avevo  più grandi  rapporti come un   tempo perchè 


 i  suicidi   giovanili   ma  anche  non   specie  in periodi  di festa   mi fanno questo effetto 


fanno si    che   davanti a questa tragedia, tutto passa in secondo piano .Se non in nessun piano ..

  è stato   un anno   natale  compreso  un natale    aotto   tono  visto  che  penso  alle persone  che non ci sonno  più   soprattutto quelle  che ho perso  quest'anno .,   alla  sfiga    prima io ora mia madre  abbiamo  l'influenza    e tutti i problemi  essendo soggetti   fragili  ( io per  problemi  respiratori io  ,  per  anzianità  i miei  )    che ne  consegue  . Ma poi   sentendo    la  canzone  Tutti Quelli Che Si Perdono (Vallesi-Dati) conosciuta     tramite     la    polemica    che  trovate  avvenuta  la  la sera della  vigilia   con un mio  amico  che   riportando il testo   non aveva  citato  l'autore   ed  il tiolo  


useppe Scano
non sapevo fossi poeta
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  • Sergio Pala
    Giuseppe Scano è il testo di una canzone.
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  • Giuseppe Scano
    allora si cita la fonte
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  • Sergio Pala
    Giuseppe Scano allora focciu chissu chi mi piaci. Non mi pare il caso di polemizzare anche se non perdi mai occasione. Falla finuta.
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  • Giuseppe Scano
    Sergio Pala fa come ti pare se poi la gente ti crede autore di un testo che non è tuo peggio peggio per te
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  • Sergio Pala
    Giuseppe Scano la gente non è tutta come te. E ripeto falla finuta. Al limite pagherò la Siae. Ma piuttosto ti ripeto che non è il caso di falla longa. Ci son cose peggiori di un testo non mio o di quel che crede la gente. E ti ripeto anche che se ogni tanto taci fai più bella figura.
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  • Giuseppe Scano
    OK . hai descritto benissimo la morte di mariella bianchi con Tutti Quelli Che Si Perdono
    (Vallesi-Dati) e qui chiudo
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  • Sergio Pala
    Giuseppe Scano bene. Ora se sei soddisfatto passa boni festi.
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  • Rox Galleri
    Giuseppe Scano sei un asino. Era una delle mie più care amiche dall'infanzia! Puoi immaginare come mi sento? No..tu non provi niente...
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  • Giuseppe Scano
    Rox Galleri e Margherita Usai che ne sai cosa provo o cosa non provo . Certo non mi sento come te perché tu la conoscevi meglio di me . Ma dispiace pure a me di tale evento e di tale persona come dispiace e mi rende triste e sconsolato quando muore soprattutto in quel modo gente che conosco appena come nel suo caso o non conosco affatto


e quindi riesco ad  andare  avanti anche  se  con  un po'  di malinconia cercando   di 





applicare  il  concetto      della foto  riportata 





24.12.22

Il pugile che ha risparmiato l’avversario evitandogli il KO: “Ho visto i suoi figli a bordo ring”

  da   ontinua su: https://www.fanpage.it/sport/altri-sport
Martin Bakole ha sconfitto Tony Yoka in un incontro di pugilato di alcuni mesi fa. Una vittoria importante per il congolese contro il campione olimpiaco. Bakole a distanza di tempo ha rivelato di essersi fermato per non infierire su di lui dopo aver visto i suoi figli.


                          A cura di Fabrizio Rinelli


Tony Yoka non se l'aspettava e forse nemmeno il suo coach e il pubblico presente a maggio all'Accor Arena nel match che l'ha visto sfidare Martin Bakole. Il pugile francese, classe 1992, della categoria dei pesi supermassimi, e vincitore della medaglia d'oro alle olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 e alle olimpiadi giovanili di Singapore 2010, ha perso contro il congolese a sorpresa. Nessuno avrebbe mai previsto questo ko di Yoka e forse nemmeno lo stesso Bakole che a distanza di 7 mesi da quell'incontro, in un'intervista rilasciata a L'Equipe e riportata da Le Parisien, ha svelato alcuni dettagli di quel match IL14 maggio scorso la sfida tra il campione olimpico 2016 e il congolese, 13esimo al mondo, doveva essere un tassello in più per il francese affinché centrasse il titolo mondiale. Ma così non è andata. Yoka è stato tramortito dai colpi del suo avversario inginocchiandosi a terra dal primo round. Ha inoltre sanguinato rapidamente in ciascuno dei successivi nove round. A distanza di quasi un anno Bakole ha raccontato ciò che è accaduto. Già, perché l'incontro si è concluso con una vittoria ai punti per Martin Bakole non per ko: “Non volevo finirlo – ha detto il congolese – Ho visto i suoi figli a bordo ring. È bastata una vittoria ai punti".
Ha avuto rispetto del suo avversario Bakole che aveva visto in difficoltà Yoka. “Non era pronto. L'ho letto nei suoi occhi, l'ho visto nella sua esecuzione. Niente era giusto. Nessun piano tattico”, si rammarica il tecnico cubano Luis Mariano Gonzalez che ha portato all'oro Yoka alle Olimpiadi di Rio.

                            La fase finale dell’incontro tra Bakole e Yoka    
 
 
Sette mesi dopo, Tony Yoka non è ancora tornato sul ring per combattere un altro incontro. Il pugile, che ha totalizzato solo una sconfitta in dodici incontri, dovrebbe tornare ad indossare i guantoni a febbraio contro un avversario di cui non si conosce ancora l'identità.Questa sconfitta è forse la cosa migliore che gli potesse capitare – crede invece l'allenatore americano di Bakole, Virgil Hunter – Un passo falso può distruggere una carriera o rilanciarla". Bakole nel suo racconto di quella gara ricorda: "Sul ring, di fronte a me, era perso…" e forse anche per questo ha avuto rispetto del suo avversario – che probabilmente non era in condizione per poter gareggiare – proprio in virtù della sua fama e delle sue vittorie in carriera. Sta di fatto che Bakole è stato il primo pugile ad aver steso Tony Yoka ammettendo però di aver trattenuto i colpi

la storia di Annalisa sanna Sconfigge il tumore e riprende a cavalcare l’abbraccio ai medici dalla sella di Macrusa

 Sassari «Sono qui per dimostrare alle pazienti del reparto di Oncologia che c’è sempre un domani dopo la malattia». Si asciuga le lacrime che per l’emozione le scendono sul viso Annalisa, poi con dolcezza bacia e riempie di carezze sulla criniera la sua Macrusa, la cavalla purosangue inglese che ha avuto un ruolo da protagonista nel suo viaggio di ritorno verso una vita normale, dopo l’incubo del tumore, la chemioterapia e l’intervento al seno. Ha voluto regalare a tutti un messaggio di speranza e di incoraggiamento ieri mattina Annalisa Sanna, sassarese di 41 anni, operata nel 2017 per un tumore alla

mammella dai medici del reparto di Oncologia del “Santissima Annunziata” di Sassari e ora tornata a sorridere e a cavalcare dopo la grande paura. A metà mattina insieme a tre amici della scuola di equitazione “Associazione Ippica il Monello” di Sant’Orsola la 41enne ha indossato un costume da elfo e si è diretta al trotto verso l’ingresso dell’ospedale di via De Nicola per portare un piccolo dono a chi sta affrontando le cure alle quali lei si era sottoposta cinque anni fa. Scortati dagli agenti della polizia locale i tre elfi e babbo natale a cavallo sono partiti dalla chiesa di San Pietro in Silki e hanno raggiunto al trotto - tra lo stupore de passanti - l’ingresso dell’ospedale. Ad accoglierli il direttore del reparto di Oncologia Medica Antonio Pazzona, il presidente dell’associazione “Mariangela Pinna Onlus” Antonio Contu e tutti i medici, gli infermieri e il personale del reparto. «Ho attraversato un periodo di grande difficoltà e di paura - racconta Annalisa - eppure qui in ospedale ho trovato non solo ottimi medici che mi hanno curata e che ancora seguono il mio percorso terapeutico, ma una grandissima umanità e tantissime persone speciali. Per questo - aggiunge - ho voluto riabbracciare chi mi ha restituito la speranza e dire a chi sta lottando con il tumore che c’è sempre un domani e che non bisogna mai arrendersi». Appassionata di cavalli sin da bambina, Annalisa ha vissuto un periodo della sua vita in Inghilterra e anche lì ha continuato a cavalcare. Quando nel 2017 ha scoperto di avere un tumore è stato naturale per lei cercare un supporto, anche psicologico, nel mondo dell’equitazione. «È stato proprio nell’associazione Ippica il Monello - racconta - che ho incontrato la mia Macrusa, una splendida cavalla di 17 anni che è stata sempre al mio fianco anche durante la malattia. Due mesi fa ho subito un secondo intervento per la sostituzione della protesi - spiega la donna - e anche se i medici non erano proprio favorevoli ad accelerare i tempi, dopo un mese ho ripreso ad andare a cavallo, che è un cosa che mi fa sentire bene. E anche grazie a Macrusa - aggiunge accarezzandola con amore - se oggi ho ripreso a sorridere».  Inoltre  





Certi uomini di © Daniela Tuscano

Adesso che il Mondiale è archiviato, è tempo di riflettere. Si è trattato - l'abbiamo ripetuto più volte - di una delle peggiori edizioni di sempre: per l'avida pavidità della Fifa, pronta a eludere diritti umani e '"inclusività" davanti ai fiotti di denaro d'un Qatar sbrilluccicante d'intolleranza, fasti sardanapaleschi e tormento di lavoratori-schiavi. Abbiamo assistito al dramma dell'Iran, subito eliminato, non dal gioco ma dalla vita: molti calciatori persiani sono stati incarcerati, a volte giustiziati, per aver manifestato solidarietà ad Ahsa Amini e a tutte le donne e ragazze oppresse dagli ayatollah. Perché l'ombra che incombeva su questi match virili era un'ombra, anzi un velo, femminile. Sono stati Mondiali brutti ma simbolici, Mondiali di traverso, Mondiali non detti: dove chi ha vinto, non necessariamente sul campo, è stato uomo solo grazie a donne. Sono stati uomini i già nominati iraniani (ma pure l'equivalente squadra di pallamano, muta per protesta durante l'inno nazionale); e sono stati uomini i marocchini, che il podio l'hanno sfiorato, ma hanno conquistato il cuore di tutti. Ballando con la madre, come Sofiane Boufal. Ma altri se le sono spupazzate alla grande, quelle loro mamme insostituibili, da Achraf Hakimi a Hakim Ziyech.






 E il bello è che tutto, nell'apparente contraddittorietà, è parso logico, spontaneo, ovvio: fede e bellezza, foulard e musica, pudore e fisicità. Chi vede losco, vede male; e lo vede per invidia. Infastidito/a da un'esplosione di gioia familiare, da un Dio che vorrebbe annoverare tra le anticaglie della storia e che viene invece invocato e amato. Non ci sono ambizioni tarpate, nulla da insegnare a nessuno. Non a Sofiane, per cui la madre è "tutto" e "ci ha cresciuti da sola", compresa la bimba a capelli sciolti che la donna prende in braccio per unirla alla festa assieme a fidanzate/mogli, artiste perciò visibilissime. "Un giorno le dissi: lasciami il 100% al calcio  - ricorda Sofiane - e fra un anno e mezzo smetterai di lavorare". E la madre di Achraf rimanda: "Siamo un sostegno molto grande, più dell'allenatore, di suo
padre o dei suoi amici". Che ne sanno di questi ibridi, nati in Europa, frullato di culture e sogni periferici, gli altezzosi dirittisti, i lacchè del neopositivismo edipico? Ma non ricordano il braccio levato di Marco Materazzi ai Mondiali 2006, da dove la Nazionale uscì vincente? In verità, Materazzi quel braccio lo allungò in maniera telescopica, e ci aggiunse il dito quasi ad agguantare babelicamente il cielo. Ma cercava solo di ricongiungersi alla madre (ancora lei), persa a 15 anni. Madre-Dio: binomio inestricabile. L'atleta smisurato percepiva la sua piccolezza, la distanza siderale che ormai lo separava dalla genitrice. E la chiamava a gola spiegata: "Questa vittoria è per te". Per una volta uomo, non smargiasso o divo. Fu uomo il Balotelli deluso e piangente del 2012, consolato da Prandelli, esattamente come il Mbappé di dieci anni dopo



 fra le braccia di Macron e Foyth. E sono uomini due campioni di passate stagioni, Sinisa Mihajlovic e Gianluca Vialli. Sinisa non è più tra noi, Vialli sta lottando, ma non nasconde la paura. 



Anche santa Teresina ha temuto l'"abisso del nulla" e, prima di lei, Cristo: il bimbo che sta per nascere ha manifestato tutto sé stesso nel momento dell'addio. Ma prima c'è stata la prova, perché era "un Dio non Dio" (G. Squizzato) e sapeva che la vita era una sola, e bella, e devastante lasciarla. Uomini nella sconfitta, nella debolezza di fronte a un trauma furibondo, meravigliosi d'imperfezione. Si può essere uomini solo così.
                                       © Daniela Tuscano


23.12.22

«Cucina e musica il mio paradiso» Il cuoco della trattoria racconta le sue grandi passioni Il clarinetto studiato al Conservatorio e l’abbinamento di nuovi sapori Antonello Casula, chef del Giamaranto La svolta del ristorante amato dai sassaresi

Il cuoco della trattoria racconta le sue grandi passioni Il clarinetto studiato al Conservatorio e l’abbinamento di nuovi sapori

 da   la  nuova Sardegna  23\12\2022 

                                         di Pasquale Porcu

Massiccio, sempre sorridente, 48 anni e una doppia passione: la cucina e la musica. Quando era piccolo i suoi amichetti collezionavano le figurine dei calciatori della loro squadra del cuore, Antonello Casula aveva altri supereroi: i musicisti delle grandi orchestre. Uno fra tutti: Fabrizio Meloni, primo clarinetto dell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano. Dopo una lunga gavetta è approdato in cucina. Dal 2006 è
Antonello Casula con il suo clarinetto
(ph Mauro Chessa)
cuoco della Trattoria del Giamarano il ristorante più prestigioso di Sassari. «Ma ho cominciato come lavapiatti – specifica Antonello –. Non ho fatto l’istituto alberghiero. Ho studiato al Conservatorio, quinto anno di Clarinetto. Poi mi sono detto che forse era il caso di imparare un mestiere, uno di quelli più umili ma che ti danno da mangiare: non mi andava di arrivare fino al diploma per fare il barista, come facevano molti colleghi del conservatorio con molta passione ma senza una lira in tasca». Ed eccolo lì, Antonello. Prima a lavare i piatti, poi a fare il pizzaiolo e infine ai fornelli: a Badesi, a Porto Cervo e perfino in Turchia. Tanta passione, tanti esperimenti. E l’incoraggiamento di cuochi di maggiore esperienza. «Dai Antonello, puoi farcela», gli dicevano. Quello che non è mai mancato a Casula è stato il clarinetto, un compagno. «La musica mi fa raggiungere una dimensione unica – dice – alza un muro tra la cucina e il   resto del mondo. Termino il mio lavoro la sera tardi, anche alle 23, torno a casa e suono fino alle 2 di notte. Sono anche riuscito a farmi un piccolo studio di registrazione: è lì che mi rifugio per suonare e dipingere. Sì, anche la pittura mi appassiona, L’arte è tutta importante. Ti aiuta a vivere meglio, ti fa vedere il mondo con occhi diversi». Per Antonello la musica, l’arte, la cultura sono fondamentali: «Mi aiutano a migliorare anche la qualità dei miei piatti ».
 Negli ultimi anni la cucina, non solo quella del Giamaranto si è evoluta. «È cambiata la conoscenza degli ingredienti – dice –.Prima le vongole le usavi quasi esclusivamente per condire gli spaghetti, ora le trovi declinate in tanti modi diversi. Usi ingredienti che spesso non usavi, dalla frutta ai pesci. Quando sperimento un nuovo piatto, ci lavoro a lungo, poi lo faccio provare ai miei colleghi del ristorante. Elaboro i suggerimenti, prima invece il cuoco ti portava un piatto a tavola, se ti piaceva, bene, altrimenti pace. È diverso anche il rapporto con i clienti. Ed ecco perché non posso trascurare il fatto che un cliente può avere problemi
 

di celiachia o di intolleranza al lattosio. La mia cucina non crea problemi ai celiaci o a chi è intollerante al lattosio. Non va bene se in una tavolata c’è qualcuno che non può mangiare ciò che mangiano gli altri. Anche questo atteggiamento dimostra che, contrariamente a quanto succedeva prima, dobbiamo avere rispetto per i nostri clienti». Cambiano anche gli ingredienti. Ed ecco che nei menu dl Giamaranto puoi trovare un antipasto a base di code di gamberi al Campari con crema di cavolfiore all’agro e clorofilla di prezzemolo. Ma ci sono anche piatti a base di Cynar senza dimenticare sapori antichi come il tortino al finocchietto selvatico che accompagna la mousse di salmone affumicato e la salsa allo zafferano. «I nostri clienti vogliono piatti nuovi ogni settimana – dice Casula – e io mi diverto ad accontentarli». «Il segreto di un buon ristorante – afferma Amedeo, fondatore del locale insieme al fratello Gianni e motore propulsivo di questa storica trattoria – è sapersi adeguare ai tempi. Tutte le novità sono ben accette, purché non si tratti di stravaganze che possono deludere e creare un brutto ricordo in chi si è seduto a tavola da noi

laicità non è rinunciare alla natività o al presepe nelle scuole per il politicamente corretto e astruse paure di offendere le altre religioni

  canzone  suggerita 

Avanzi Sound Machine - Laico Reggae


IL post     riportato  su  fb e   su queste  pagine  in cui  definivo   la  scelta   di  non far  fare la natività   nella recita   come   un  sorta  di buonismo  d'accatto    ha  creato una  interessante    discussione  ma anche accuse    riassumibili   in questo  botta   e   risposta  



 **** <<buonismo d'accatto? Cosa è che non capisci di questa frese?Dopo un primo scontro sulla composizione del Presepe, la piccola comunità di Belmonte del Sannio si è divisa sulla Natività a scuola tra chi sostiene le rimostranze del parroco e chi, al contrario, approva la scelta laica della scuola.>>

IO  <<  veramente quello non laicità .laicità non è vietare le manifestazioni religiose . buonismo d'accatto significa rinunciare alle proprie per paura d'offendere gli altri che poi in realtà non si offendono mica almeno la maggior parte >>


Ma  allora  cosa  per  te la  laicità ? cosa  intendi  per  buonismo  d'accatto  mi  chiedono   da  più  parti  . Laicità io   intendo  Un  punto d'incontro  tra  fedi  \  religioni   diverse, il  non dover  imporre   agli altri  la propria   il lasciare a gli altri  la  libertà  di  praticare i propri   se non violano le  leggi dello stato

, la  dignità umana  , il non  usare  la fede    per  scopo politico    ma  separarla  d'esso  il  più possibile    ecc .  Buonismo  d'accatto   il   rifiutare   di praticarla   per paura  \  ipocrisia dello pseudo politicamente  corretto  o perché  te lo  chiedono  . Comunque   ha  riposto   per  me  la nostra utente  Daniela  Tuscano a chi   dice  : << Noi siamo cristiani, loro musulmani, non cercassero di intimidire chi li ospita e li sfama . Gesù Cristo è nato per tutti, anche per loro che non lo vogliono, ma su tutto non lo meritano . Io credo in Cristo, il resto degli ospiti vadano alla Mecca e non rompano i cosiddetti a noi, come loro pretendono di essere rispettati. Viva Gesù,la grotta e il "cadaverino". È ora di dire: BASTA" . Buon Natale Italia.>>

<<  musulmani non c'entrano niente. Come hanno scritto altri non aprite mai i link. Insegno da più di 30 anni e la mia scuola è molto multietnica, abbiamo tantissimi allievi musulmani (proprio ieri gli ho fatto gli auguri di Natale) e NESSUNO si è mai lagnato per presepi, canzoni ecc. Qui però devo contraddire anche Giuseppe Scano, non sono gli "pseudo cattolici" a voler cancellare il Natale col pretesto di non offendere i musulmani (che, come abbiamo visto, non si offendono affatto). Sono gli occidentali cosiddetti progressisti, inclusivi (quanto detesto questa parola), terzomondisti da salotto. Normalmente sono atei. In verità sono più che altro anticristiani. Cioè: non credono in Dio, questo è sicuro. Però il loro obiettivo ultimo è quello di eliminare il cristianesimo e solo quello. Vi siete mai chiesti perché non abbiano alzato un fiato per Asia Bibi, Huma Younus, Leah Sharibu e tutte le vittime della furia jihadista soprattutto in Nigeria? Primo perché non ne sanno nulla, secondo perché, se lo sanno, se ne sbattono. Anche le persone sopra nominate sono extraeuropee, non bianche. Ma, in quanto cristiane, appartengono alla "concorrenza", e a questi "inclusivi" delle mie pianelle non interessano più. Questi "inclusivi" odiano tutto quanto arrivi dall'Occidente senza capire che 1) il cristianesimo non è "occidentale" bensì universale e, se vogliamo farne una questione geografica, proviene dall'Asia non da qualche anfratto celtico; 2) essi stessi, malgrado gli dispiaccia, sono occidentali come e più degli altri, e ignorano p. es. che i musulmani non hanno alcun rispetto per chi rinnega la propria storia. 3) Senza contare che molti figli di immigrati sono cristiani di confessione ortodossa. Dalle mie parti (Milano e provincia) la comunità egiziana è molto forte. Ma accanto ai musulmani ci sono anche tanti cristiani: in una mia classe se ne trovano cinque, per tacere di due ragazze romene e una albanese, a fronte di quattro islamici (una curda, benché non praticante). 5) I cristiani copti sono generalmente molto devoti, piuttosto conservatori e non molto diversi come temperamento dai musulmani ma anche vivaci e leali. Come la mettono gli "inclusivi" con loro? Come li considerano? Alcuni hanno avuto parenti che nel paese di origine hanno subito violenze dai jihadisti: come accoglierebbero la notizia di abolire una festività cristiana che essi attendono con fervore (festeggiano quando per noi è Epifania ma osservano anche un digiuno prenatalizio di 40 giorni) ? Insomma questo ciarpame politicorretto ha sfracellato i maroni. È una moda dei paesi anglosassoni che cercano di importare qui benché da quelle parti sia già irrancidita. A tutti questi "all inclusive" io pagherei un biglietto di sola andata in uno dei loro "amati" paesi fondamentalisti... Tempo dieci minuti e vedreste come frignano per tornare>>




 


22.12.22

Quando Dio imparò a scrivere di Oriol Paulo

 cercando un film  contro la  noia  ed  i polpettoni   tv  e politici  ho  trovato  questo noir  spagnolo  . 

Esso  è  Quando Dio imparò a scrivere è un giallo spagnolo diretto da Oriol Paulo . Questo nuovo    film di Netflix è destinato ad entrare nella lista degli amanti dei film all'insegna del mistero: è una pellicola basata sul romanzo di Torcuato Luca de Tena (1979), in cui misteri intricati e menzogne si aggrovigliano gli uni con le altre, per un mix che vi farà scontrare con mille sorprese e colpi di scena, che condurranno anche la protagonista stessa a vivere un viaggio folle  dove  i  fatti  nn sono  quello 


 che  sembrano .  Un  ottimo noir    \  thriller  Alfred Joseph Hitchcock   Curiosi di sapere altro ?  allora   occhio  agli spoiler  ovviamente  segnalati   nelle righe  seguenti   qualora  il  codice  html   che  ho  usato non dovsse  funzionare se volete vedervelo o rivederlo perché .... per capire certi passaggi ha bisogno di : essere visto senza distrazioni o rivisto in alcuni passaggi .Un ottima regista . Infatti ipotizzo che i creatore della serie Mercoledì (Wednesday) è una serie televisiva statunitense del 2022 creata da Alfred Gough  , Miles Millar  , Tim Burton lo  arruoleranno   per  la  2  serie  
Si tratta di una pellicola perfetta per chi vuole avventurarsi in un susseguirsi di intrighi misteriosi, in cui la verità sembra essere irraggiungibile, nascosta da bugie su bugie. Ma di cosa parla il film in concreto ?La protagonista è Alice Gould, un'investigatrice privata che viene ingaggiata dal dottor Raimundo Garcia del Olmo, per infiltrarsi in un manicomio e scoprire la verità dietro il misterioso assassinio del figlio. L'identità nascosta da una cartella clinica fasulla e un grande coraggio nel cuore, la donna accetta
di essere internata ed essere considerata una paziente, di modo da condurre le indagini nel modo più sicuro possibile. Tuttavia, ben presto sarà coinvolta in un incubo senza fine, dipinto da bugie, misteri e tradimenti. Riuscirà a venirne a capo senza impazzire ? Oltre a una trama avvincente, che tiene incollati davanti allo schermo nonostante la lunga durata (155 minuti), uno dei pezzi forti è sicuramente il regista: lo spagnolo Oriol Paulo, capace di trasferire sullo schermo la suspense che caratterizza il romanzo omonimo. Nel film, ad alimentare la suspense, ricordiamo colpi di scena, flashback fatti   talmente  bene  d'essere  scambiati per   plot twist   per  sull'omicidio che tentano di gettare luce in quest'intricato mistero, e, soprattutto, la maestria del regista. La sua caratteristica principale è sicuramente l'abilità di sconvolgere le convenzioni narrative al fine di erigere una costruzione basata sull'incastro di elementi, incastro perfettamente coerente con le vicende criminali di cui è solito trattare.  infatti  , interessa anche il profondo enigma attorno cui ruota il film: Alice non ha forse bisogno di essere una paziente? Quando dice la verità e quando mente? Un enigma che la bravura di Oriol Paulo traduce sullo schermo in maniera impeccabile, senza mai mancare di perdere l'attenzione dello spettatore. Inoltre, citiamo anche la capacità di vivificare la tensione, grazie allo strumento dei plot twist perfettamente inserito nella narrazione, che già hanno contraddistinto opere passate come Durante la tormenta (2018). la storia può per certi versi assomigliare a quella di Shutter Island, il cult di Martin Scorsese, abbiamo infatti un protagonista apparentemente sano che si reca in un manicomio per indagare su un caso, all’interno della struttura ogni verità viene però messa in dubbio: chi è sano di mente e chi invece è preda della follia? Prima di dedicarci all’approfondimento del complesso finale di Quando Dio imparò a scrivere, che oltre a dare molte risposte lascia anche diversi interrogativi nella mente dello spettatore, per  cui ( cliccare su soluzioni se non v'ineressa lo Spoiler
voto 8 da vedere

almeno per quest'anno l'anno prossimo chissà non vi romperò le .... con la mia guida di sopravvivenza natalizia

musica   suggerita    canto  di natale  dei Mcr  

Adesso che sono finiti o sta finendo l'ubriacatura di questi anomali mondiali di calco molti mi chiederanno o s'aspetteranno la mia famosa guida di sopravvivenza alle feste natalizie , ma come potete leggere dai mie post di quest'anno da marzo\ aprile in poi , specialmente quelli di settembre \ novembre e qualcuno del diario di boicottaggio dei mondiali non me la sento . Sarà forse oltre al mio stato di cui parlavo prima , starò diventando vecchio ( mi sto avvicinando a i 50 ) e quindi vedo il natale un giorno come gli altri ed odio ed ne sono sempre meno coinvolto nella sua atmosfera caramellosa al limite della stucchevolezza e commerciale tnto che molti amici si chiamano Ebenzer Scrooge  (   vedi   “Il Canto di Natale -  Charles Dickens  )  


Ma il motivo principale è che ormai non so' più che non trovo più niente d'originale e di nuovo
che non sia già stato scritto da me o nell'ultimo periodo sui media e sugli speciali dei giornali o dei siti / eccone alcuni trovati cercoando come sopravvivere al natale   da riportare nella mia guida di sopravvivenza al natale  ormai  quasi decennale e alle festività  di quest'anno   dopo l'interruzione del  2020 e del 2021   per   due  anni di pandemia   .  
Comunque   auguri  a  voi     tutti  

ogni natale i soliti gesti dei buonisti d'accatto che per non offendere le altre culture e religioni non festeggiano la natività

  di  cosa    stiamo parlando  

Ogni anno la solita rottura di ..... del il solito buonismo d'accatto che annulla le differenze . che ignora che anche i mussulmani stimano Gesu . Ci mancano le reazioni dei tradizionalisti ed exenofobici leghisti ma non solo .
come  dice   giustamente      un mia  amica  ,atea   per   giunta 

Ogni anno questa rottura di scatole! Se in Italia si festeggia il natale cristiano non vedo perché non si debba rappresentare e festeggiare la natività. Certo non sono i bambini ad offendersi, ma i genitori con chiusure mentali. Non capisco perché la scuola si debba preoccupare. Invece di rinunciare al proprio Natale dovrebbe festeggiare ANCHE le festività dei bambini musulmani o ebrei, quanto meno parlarne in classe. Questa è una rinuncia ipocrita. E dico tutto questo da atea convinta !


Infatti  o  cercare    forme  di  coesistenza   magari    alternare  all'interno  di  una recita   il modo  con  cui  lo  festeggiano   gli altri     a  quello     nostro  .  


"Io, ebreo, dirigo Wagner perché la cultura è verità" il gesto coraggioso del il direttore d'orchestra Omer Meir Wellber, 43 anni, ebreo-israeliano,

    da  msn.it  Se non avesse coraggio, dovrebbe darselo dati i tempi. Ma non difetta certo per ardore e temperamento il direttore d'orc...