28.9.12

da protagonisti della macchina di m... \ fango a vittime - il caso Sallusti & Farina alias Betulla

Ma è possibile che x far mondificare una legge iniqua e liberticida  come  quella  sulla diffamazione per cui  se  si  viene condannati per  diffamazione  si finisce  in carcere  bisogna essere un pezzo grosso  \  qualcuno d'importante e magari  protagonista della macchina di fango come nel caso di Alessandro Sallusti o iscritto ai servizi segreti come Renato Farina alias betulla  se  fossero stati invece  dei  pesci piccolin   non sarebbe intervenuto nessuno  

Ora molti\e  di voi  mi diranno  : <<  ma  non eri  per  la libertà  d'informazione ,  di stampa  , di parola  >> ?  ,  ti pare  giusto che  per  una diffamazione si finisca  in carcere  ?  
Per  il primo punto  Certo   che lo sono ancora   e sempre lo sarò,ma   esse  non vanno con fuse  o messe sullo stesso  piano  della libertà  :  d'offendere ,   d'insultare , di mal informare     (  come potete  vedere  dall'articolo  che  ha  dato origine  alla causa  giudiziaria  ) perchè  un conto è  sbagliare  \  riportare  una  notizia errata   come succedette  a tutti  i  giornali  per  poi smentirla e\o correggerla  (   è capitato anche  al sottoscritto   sia  quando era  ancora  su  cdv.splinder.com  sia  con l'attuale  blog  )  un altro  è insistere  è per giunta insultare  . 
Per  il secondo punto  . No  non è bello   ne  democratico  finire  in carcere   per  diffamazione  . Quello che  qui  ( e sulla mia pagina  e  sulle  mie bacheche  di facebook I II ) voglio dire  è  il fatto  che  per  poter  cambiare  \ modificare  un  articolo  astruso   in vigore  dai tempi  dei  primi governi monocolore  Dc  ( 1948-1953  )   sia  necessario   sia  colpiti  delle  persone famose  ed importanti  
                       Per   approfondire  




26.9.12

da Notti Notturne: Calypso e banane di matteo tassinari

Un   ottimo articolo  di uno che  ancora  non ha mandato il cervello all'ammasso o in cassa integrazione   complimenti   sagace  e direzioone ostinata  e contraria come sempre  .
Uno dei pochi  che  ha  ancora  il coraggio di piscire  contro vento   cosa  che  ormai  non si fa  quasi più http://www.youtube.com/watch?v=XUSqnZN03PM


Ultime notizie 

 Quello che è successo , è indiscutibilmente accaduto, come discutere di che colore sono  (  continua  qui Notti Notturne: Calypso e banan  )

magari gli effetti collaterali fossero piacevoli


25.9.12

S. Gavino, la Sla non spegne la passione Storico speaker dirige la sua radio col pc


S. Gavino, la Sla non spegne la passione Storico speaker dirige la sua radio col pcANICETTO SCANU
La Sla lo ha inchiodato al letto ma Anicetto Scanu, storico speaker di Radio Sardinia, da San Gavino, non rinuncia a dirigere la sua emittente.
La malattia gli ha portato via la voce e lo ha costretto a letto ma Anicetto Scanu, 59 anni, non rinuncia a far vivere e crescere la sua creatura. Nel 1975 ha fondato Radio Sardinia e, con tutta la grinta di cui è capace, non rinuncia a dirigerla. Utilizzando un sofisticato sistema che, attraverso il computer, traduce il movimento degli occhi in suono e parole continua ad alimentare la passione che ha accompagnato la sua vita


unione  sarda online  del  25\9\2012 

ma come c.. fanno i titoli i giornali ? la cattiva interpretazionmi delle ultime dichiarazioni del ministro profumo

Uno   sfogliando ,  un giornale  ,.usando i metodi  : 1 )  'sti cazzi   , 2) letteratura  veloce    s'applicano   ci si concentra  sul titolo   dell'articolo   e  solo se  si ha tempo o voglia ( generalmente   se   l'articolista  non è  troppo  ampolloso e lungo  si salta  )  si legge  l'intero articolo .
Se  ho avessi fretta   , applico quindi il metodo lettura veloce  , o poca  voglia il metodo  'sti cazzi , dal titolo  capirei  che il ministro  profumo  sia contro  l'ora  di religione  .
Ora  leggendo l'articolo m'accorgo che invece  profumo dice cosi  completamente diverse  ed  opposte


Scuola, Profumo contro l'ora di religione
"Stranieri in classe, programmi da rifare"


CROCIFISSO IN CLASSE

Credo che il paese sia cambiato, nelle scuole ci sono studenti che vengono da culture, religioni e paesi diversi. Credo che debba cambiare il modo di fare scuola, che debba essere più aperto. Ci vuole una revisione dei nostri programmi in questa direzione".
Lo ha affermato il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, in merito alla possibilità di rivedere i programmi scolastici anche a causa dell'aumento di alunni stranieri in classe. Un discorso che vale per l'ora di religione, ma anche "per l'ora di geografia", che, secondo Profumo, si può studiare anche ascoltando le testimonianze di chi viene da altri paesi. "La scuola è più aperta e multietnica e capace di correlarsi al mondo di oggi", ha concluso il ministro.


 dall'unionesarda online di 


Si capisce che il ministro vuole solo adattarla in maiera laica e non confessionale alla nuova italia 
sempre ( nel bene e nel male ) più multi etnica e quindi multi religiosa .
Quindi se sitratta di una svista o della malafede , ovviamente sto generalizzando e non sto attaccano nessun giornale meno che mai questo da cui ho preso l'articolo ,




  della redazione  che  fa il titoli  magari stravolgendo o ingigantendo    quello che  l'articolista  ha scritto 

24.9.12

stranezze carcerarie italiane [ «Ho scritto a Boe e il sistema carcerario è andato in tilt» Martha Pulina, da Sassari a Bologna a Edimburgo: laurea a 22 anni con una tesi sull’Asinara e la doppia punizione delle carceri speciali ]


La storia   che  vi riporto  ,  cari amici  vicini e lontani ,  è oltre che  simbolo  delle paure  esagerate   che stanno colpendo   e violando  diritti ,  rendendo  difficile  il  dialogo   con la  scusa  della sicurezza e  con l'esasperazione  del terrorismo in particolare  dopo l'11 settembre  2001  .
Ecco un'assurdità  del sistema   carcerario italiano . Ma  andiamo con ordine  e lasciamo che a parlare siano i fatti  

 dalla nuova sardegna LUNEDÌ, 24 SETTEMBRE 2012 Pagina 13 - Sardegna .

di Chiaramaria Pinna 

«Ho scritto a Boe e il sistema carcerario è andato in tilt» Martha Pulina, da Sassari a Bologna a Edimburgo: laurea a 22 anni con una tesi sull’Asinara e la doppia punizione delle carceri speciali 


SASSARI Una lettera. Sono bastate poche righe per scuotere, in una giornata grigia come solo a Milano sanno essere, il carcere di massima sicurezza di Opera e mettere in allarme l’intero dicastero di Grazia e Giustizia: la madre di una studentessa universitaria di Sassari aveva scritto a Matteo Boe mandando in tilt il sistema penitenziario. « Sono Antonella Cabiddu, ti ricordi di me? Abbiamo frequentato l’Istituto agrario di Nuoro insieme. Ora mia figlia vorrebbe intervistarti perché prepara la tesi di laurea sugli istituti di pena speciali. Le interesserebbe parlare dell’Asinara...». Boe replica «ne 
martha  Pulina 
sarei felice». Un po’ meno lo sono stati i funzionari del Ministero che hanno intercettato la missiva. Così poche ore dopo i carabinieri hanno bussato alla porta del preside della facoltà di Agraria di Sassari, Giuseppe Pulina, per sapere se avesse a che fare con una giovane di nome Martha (nome evocativo  foto  a  destra  ) «perché, sa, si è messa in testa di intervistare i detenuti e che detenuti! Abbiamo intercettato una lettera, indirizzata a Matteo Boe.... e se fosse un messaggio in codice?» Sì, quella Martha è Martha Pulina, 22 anni, timida, riservata, occhi chiari che cambiano colore se il cielo si rannuvola. Voleva conoscere l’esperienza di chi sconta una pena moltiplicata al quadrato: in carcere e per di più in un istituto di massima sicurezza. Una pena nella pena. Matteo Boe le è sembrato il modello perfetto e la coincidenza dell’antica conoscenza con la madre un’occasione irripetibile da non farsi sfuggire. « Studiavo filosofia a Bologna, e durante la lezione una docente citò un episodio accaduto a Trieste: una contestazione organizzata nel ’77 nel manicomio che stava per essere chiuso, i gruppi dell’area dell’Autonomia che cominciarono a gridare “vogliamo Basaglia all’Asinara...” Tutto questo mi ha scosso e incuriosito», spiega Martha. Tanto che l’Asinara è entrata di prepotenza nella sua tesi in Storia contemporanea, relatrice la professoressa Valeria Babini. Titolo: «Il carcere del’Asinara: la doppia punizione». Una doccia corroborante per la commissione sonnacchiosa abituata a sentire discutere di Schopenhauer e Nietzsche. Martha era riuscita a coniugare l’ingombrante passato con le sfide della modernità. 
Basaglia? Chi era costui...? «Non sapevo chi fosse, nemmeno dei manicomi chiusi sapevo nulla, neppure delle carceri speciali. A scuola non si studia quanto è accaduto pochi anni prima anche se ha dato una svolta alla storia e alla nostra vita». 
L’argomento della tesi ha segnato la sua carriera di studente? 
«Solo in parte. Volevo capire qual’è l’impatto psicologico che la detenzione, in un carcere su un isola, ha sui detenuti. L’Asinara è stato l’esempio pragmatico, e l’idea di intervistare Boe mi sembrava ottima dal momento che con Salvatore Duras è stato l’unico a riuscire ad evadere. Ecco, seguendo il concetto del carcere di massima sicurezza, e per giunta su un’isola, è nato il progetto di studiare la sofferenza procurata dal doppio isolamento, il primo provocato dalle mura, il secondo dalla collocazione, lontano dal consorzio umano».
Perché ha scelto l’Università di Bologna? 
«Per scoprirmi, mettermi in gioco lontano dal nido. Scegliere di specializzarmi in Storia della psicologia carceraria è stato un caso. Sono andata via perchè temevo che la provincia prosciugasse l’energia vitale per costruire il futuro, volevo crescere, misurare le forze, l’ intelligenza. Al liceo prendevo anche 4. Sapevo che non era il mio voto ma non mi sentivo motivata. Ho deciso da sola, dopo la maturità, che volevo studiare seriamente, e ho scoperto che è bellissimo, e più conosco e più ho voglia di sapere. Chi studia è più ricco». Il ricordo del liceo «Piatto, ed è coinciso con un momento in cui avevo bisogno di manifestare la rabbia che portavo dentro, un sentimento comune a molti adolescenti che provano d’improvviso i primi dispiaceri, e scoprono la paura. Manifestavo la ribellione così, camuffandomi, vestendo punk. E più la gente si stupiva e più mi piaceva stupire. Sapevo che ero oggetto di sterili chiacchiere...». 
Sassari le stava stretta
«La banalità, la ripetitività, mi toglievano il respiro. Studiavo in biblioteca e le ragazze si alzavano continuamente per uscire a fumare, per andare al bar, parlavano di vestiti e trucco. Non c’era condivisione. Così ho scelto di allontanarmi. L’Alma Mater di Bologna, la più antica delle Università dell’Occidente è stata la meta: studio dalle 8 alle 13, pausa pranzo e ancora studio dalle 15 alle 21. In questa città nessuno fa caso a come vesti, non ti giudicano. Per stare in biblioteca va benissimo una tuta morbida. Anche questa è libertà».
  Riuscire a sottrarsi all’influenza del branco e ai condizionamenti sociali a 17, 18 anni non è facile 
«E invece è andata così. Mi sono laureata che ne avevo 22, ho frequentato un master a Edimburgo per imparare bene l’inglese e proseguire gli studi di specializzazione sostenendo tre esami, latino, storia greca e sociologia che ho superato con il massimo dei voti ottenendo il certificato Ects (l’European credit transfer and accumulation system consente comparazioni internazionali sulla preparazione degli studenti) che mi permetterà l’iscrizione diretta all’Università di Edimburgo. Ho appena finito le vacanza, ma ho lavorato. I genitori mi aiutano pagando l’affitto, per il resto faccio da sola. Ho portato il mio curriculum in giro nei negozi, nei bar e nei ristoranti di Edimburgo, mi ha chiamato un italiano. Prendevo prenotazioni nel suo locale chic e controllavo che il servizio ai tavoli. Con i guadagni mi mantengo e ho fatto due viaggi. Ho lavorato anche durante un soggiorno a Orosei: ho insegnato l’inglese, quanto basta, a chi ha bisogno di poche parole, magari per un approccio in spiaggia. Era un gioco». 
Il prossimo obiettivo qual è?
«Dodici mesi sui libri per dimostrare che sono all’altezza di un dottorato di ricerca in Storia e teoria della psicologia applicata. Dovrò studiare statistica, frequentare gli archivi delle case di cura, un lavoro che fino a questo momento non è stato mai affrontato e il cui risultato anche per questo sarà importante». E’ una sfida «Sì, e non sarà facile, però non mi spaventa perché fa parte del mio percorso e sarà uno stimolo, non un peso». Un ricordo degli anni lontani, ma vicinissimi, da ribelle... punk. «L’ultimo giorno con gli anfibi mi sono detta che stupida..., getto la vita e invece devo andare avanti e non ripiegarmi su me stessa».
  I suoi amici di oggi?
«Quando sono arrivata a Bologna ho legato solo con due persone: una ragazza sarda e un siciliano. Non è facile vivere dove non si hanno radici. Certo, se passassi il tempo al bar stringerei molte conoscenze, ma non quelle che mi interessano. Oggi ho contatti con colleghi di ogni parte del mondo, e questo è bellissimo perché mi fa sentire cittadina ovunque ed è servito per maturare, così come stare lontano da casa e avere un obiettivo mi ha insegnato che per raggiungere una meta bisogna partire dall’ultimo scalino, essersi confrontato anche con la più umile delle realtà» 
Ha paura di scontrarsi con il precariato e la mobilità?Il premier dice che il posto fisso è una noia, il ministro Profumo bolla chi si laurea in ritardo “sfigato”, i fuori corso saranno giustamente tartassati.
«La verità è che sulla mobilità in Italia si specula molto. Qui a Edimburgo non viene vissuta come un problema perché è applicata in maniera corretta e la gente non la vive come un handicap ma come un’occasione vera per cambiare, perché le opportunità ci sono realmente in quanto sono state le istituzioni a crearle». 
Dove vorrebbe lavorare? 
«In Italia. Per ora devo decidere dove terminare gli studi: Scozia o Canada. Devo valutare. Intanto, quando ho tempo per sognare, penso al viaggio in Cina».


Ora  molti , non sardi  in particolare  , si chiederanno chi era Matteo Boe . Ecco  qui  sempre  dalla Nuova  Sardegna  del  24  \9\2012    sunto  su  di Lui  ma  per chi volesse approfondire  qui trova ulteriori news compresa la morte della figlia

                                                L’isola bunker da cui scappò la primula rossa



Matteo Boe
Arrestato e condannato a 16 anni per il sequestro di Sara Niccoli, Boe riuscì insieme al complice Salvatore Duras, a fuggire dal super carcere il primo settembre 1986 su un gommone, con l’aiuto della sua compagna. Per questa evasione si vide infliggere altri 4 anni.Nel 1988 fu coinvolto nel sequestro dell'imprenditore romano Giulio De Angelis, rapito in Costa Smeralda il 12 giugno e liberato dopo il pagamento di 3 miliardi di lire come riscatto.Da latitante viene indicato come uno degli artefici del sequestro del piccolo Farouk Kassam al quale
come a De Angelis, fu inflitta anche l’amputazione dell’orecchio. Il 13 ottobre 1993 lo arresta la polizia francese a Porto Vecchio in Corsica, dove è in vacanza assieme alla compagna Laura Manfredi e ai due figli Luisa e Andrea. Trasferito in carcere a Marsiglia, sotto accusa per possesso d'armi e dichiarazione di false generalità, sarà formalmente indicato dalla magistratura italiana come uno dei mandanti e degli esecutori del sequestro Kassam, motivo per il quale viene formulata la richiesta di estradizione. Nel 1995 viene estradato per il processo relativo al sequestro del bambino: è stato condannato nel 1996 a venti anni

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23.9.12

maschio in crisi oppure no ? RAPPORTO DELL’OSSERVATORIO CENSIS-ABILe donne reagiscono meglio alla crisi


Cresce l’occupazione femminile: +1,3%Le donne italiane hanno dimostrato di saper reagire meglio alla crisi in corso. Nei primi due trimestri del 2012: -1,3% l'occupazione maschile, +1,3% quella femminile. Lo evidenzia un rapporto dell'Osservatorio Censis-Abi secondo il quale ''l'Italia può contare sulle donne per guardare con maggiore ottimismo al domani e lavorare a una ricetta per il Paese''. Il 16% delle lavoratrici sono autonome (contro una media europea del 10%), il 3,6% imprenditrici con personale alle loro dipendenze.
Secondo più che crisi  si tratta  delle donne , che finalmente  dopo tante battaglie stanno raggiungendo la tanto prospettata parità e stanno facendo  valersi come agguerrite  concorrenti  per  un ritorno  alla società matriarcale            

 



 speriamo  solo  che   in questa  trasformazione  sia  sempre  se  stressa   (    video da me  girato  ) 


  

22.9.12

a volte i conservatori sono più progressisti degli stressi progressisti



Io per natura  e cultura  ( come  potete notare   voi che mi seguite o qui  su  facebook  , soprattutto quelli della prim'ora )  sono contrario ad ogni forma di proibizionismo  e non sono  stato  bacchettone    sono sempre  stato per  la libertà  del vestirsi  e  dei costumi perchè penso  che  gli avvertimenti   allarmistici  e  i divieti  , se non diventano auto-divieti  cioè scelte consapevoli , non solo non aiutano  anzi possono    controproducenti .Ma  comprendo  e non riesco  a biasimare  (   trovate  sotto a vicenda  ) il  docente  universitario F.Cocco . Perchè    come  dicono  questi due  commenti 



Serena R.
Serena R. Secondo me, con l'abbigliamento si mostra la parte di noi che decidiamo di fare emergere.
Se quando siamo in compagnia degli amici vogliamo sembrare al massimo, oppure più rilassati, quando siamo in contesti più formali come la scuola, l'università e, un giorno, il lavoro, dobbiamo adattarci alla situazione. Insomma, se indossassimo una felpa ed un jeans (abbigliamento che va benissimo per la scuola) ad un colloquio di lavoro, aiuteremo il datore a capire se stiamo prendendo con serietà l'opportunità che ci si presenta  ;)


21 ore 50 minuti fa


sese98
sese98 secondo me è vero che l'abito non fa il monaco però bisogna dire che se una persona si veste in modo "volgare" allora in questo caso dall'abito si capisce se è seria o meno e penso che in questo caso non lo sia :)


  tratti da  http://www.skuola.net/  (  trovate  gli altri  e l'articolo  in questione qui   )  la situazione   si dovrebbe  risolvere  con il buon senso  e il rispetto . Ecco perchè considero il gesto di Cocco non un divieto \ proibizione  nel vero senso  della parola  ma  un gesto d'invito al buon senso  . non ci riesci  tu  allora  sono  costretto  a  farlo io  . 
Quindi , è anche per  questo   che davanti   a tali andazzi ,  di cui  la moda  delle  mutande  fuori  dai pantaloni   è solo l'ultima ( forse una boutade  )  di una serie  di   pacchianerie  alla Trimalchione  del  Satyricon di Petronio   (  ne  trovate  qualche  esempio  in  questi post   I  e  II del bellissimo  e  sagace   blog  http://www.lucyvansaint.com/blog/ o   nella denuncia  delle  pacchianerie politiche     del potere  in questo caso quello della  giunta   regionale del  Lazio  descritte nell'ottimo articolo  su repubblica   del 20 settembre  2012     di   francesco Merlo . Ecco  che hanno  ragione op quanto meno non hanno tutti i torti,come dico  dal titolo, i conservatori   come   Francesco Merlo sia  il professore  universitario  di Cagliari   dio cui  trovate  sotto la news  . 

dall' Unione sarda  Giovedì 20 settembre 2012 09:12 

Cagliari, prof di Giurisprudenza sbotta:"Agli esami basta mutande in vista" "Invito gli studenti a presentarsi agli esami e alle lezioni con un abbigliamento consono al contesto di studio e di ricerca in cui si trovano". Insomma basta mutande in vista è questo l'invito che un professore di Diritto Penale della facoltà di Giurisprudenza a Cagliari, rivolge ai suoi studenti.  





la  facoltà di Giurisprudenza  di cagliari 
L'avviso è comparso qualche giorno fa sul sito online della facoltà di Giurisprudenza di Cagliari. A scriverlo il professor Giovanni Cocco, ordinario di Diritto Penale. 
Il messaggio rivolto ai suoi studenti ha per oggetto: "ABBIGLIAMENTO CON CUI PRESENTARSI AD ESAMI E LEZIONI" e dice: "Essendo per primo stupito di dovere imporre minime regole di rispetto nei miei confronti e della commissione con riguardo all'abbigliamento  (dovendo essere evidente a tutti il contesto di studio e ricerca in cui ci si trova e non ludico quali la discoteca o la spiaggia, o l’intimità della propria abitazione), preciso ai signori studenti che non verrà più tollerata la esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande (pare che sia la penultima moda idiota). A parte la ridicolaggine di chi pensa di fare la rivoluzione o affermare la propria personalità in - e con le - mutande (ancorché acquistate a caro prezzo e con il marchietto da esibire), è appena il caso di sottolineare che il rispetto reciproco è alla base di qualsiasi convivenza e d’ora in poi una siffatta mancanza di rispetto impedirà che si proceda ad esaminare l’autore (ovviamente di qualsivoglia genere) di questa esibizione, che dovrà ripresentarsi vestito in consonanza con le aule universitarie frequentate".
E l'avviso in bacheca sta già facendo 'parlare' gli studenti della facoltà. "Il messaggio del professor Cocco sta raccogliendo favore tra gli studenti - dice Roberto Mura del giornale universitario Le Clou - e questo, in un mondo universitario che sembra ormai aver perso stima in se stesso, appare certamente strano. E' per questo che forse l'iniziativa viene accolta da alcuni come ironica". 




P.s

poiché molto spesso i link lasciano il tempo che trovano cioè vanno e vengono riporto qui tratto dal sito stesso della facoltà 


Essendo per primo stupito di dovere imporre minime regole di rispetto nei miei confronti e della commissione con riguardo all'abbigliamento, dovendo essere evidente a tutti il contesto di studio e ricerca in cui ci si trova - e non ludico quali la discoteca o la spiaggia, o l’intimità della propria abitazione - preciso ai signori studenti che non verrà più tollerata la esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande (pare che sia la penultima moda idiota); a parte la ridicolaggine di chi pensa di fare la rivoluzione o affermare la propria personalità in - e con le - mutande (ancorché acquistate a caro prezzo e con il marchietto da esibire), è appena il caso di sottolineare che il rispetto reciproco è alla base di qualsiasi convivenza e d’ora in poi una siffatta mancanza di rispetto impedirà che si proceda ad esaminare l’autore (ovviamente di qualsivoglia genere) di una siffatta esibizione, che dovrà ripresentarsi vestito in consonanza con le aule universitarie frequentate.


Prof. Giovanni Cocco



di cui ne vedremo delle belle visto che gli studenti non ne vogliono sapere e  <<   rispondono al professore ci presenteremo cosi anche alle lezioni. >> 


da http://www.sardegnaoggi.it/Costume/2012-09-21/19374/ Venerdì, 21 settembre 2012





Mutande fuori agli esami. Gli studenti rispondono al professore: ci presenteremo così anche alle lezioni
Gli studenti di giurisprudenza rispondono al professor Cocco. “Non esiste nessun regolamento che specifica un limite di decoro ” spiega qualcuno. “Mostrare le mutande sarà pure esagerato, ma il buon costume non deve essere verificato soltanto il giorno dell’esame”.
CAGLIARI - Pochi giorni fa un professore ordinario di Giurisprudenza ha denunciato, con un comunicato scritto sul sito della facoltà, il degrado etico che dimostrano alcuni studenti universitari nella scelta di un abbigliamento consono per sostenere gli esami. Il docente di diritto penale Professor Cocco nel suo monito assicura che “non verrà più tollerata l’esibizione di mutande od altro abbigliamento intimo, a cui recentemente mi è capitato di dovere assistere con la presentazione agli esami con pantaloni ampiamente calati ad esibire pressoché integralmente le mutande”. La pena per lo studente troppo attento alla moda del momento è l’impossibilità di poter sostenere l’esame.




Gli studenti rispondono. “E’ chiaro che prof. Cocco ha le sue ragioni”, ammette qualche studente. “Probabile che abbia retto per un po’ di tempo la situazione. Il messaggio in bacheca prova che il fenomeno stava diventando una consuetudine.” Altri invece ammettono sì che ci vorrebbe più decoro, ma non condividono su alcuni punti. “E’chiaro che ci debba essere un limite, ma è un confine che per ora è soggettivo. Non esiste un regolamento universitario che dia delle direttive di buon costume. Nessuna regola etica mi dice che per sostenere un esame ho l’obbligo di indossare una camicia, oppure posso optare per un vestito con una leggera scollatura”. E qualcuno ci scherza su: “Dateci pure una divisa uguale per tutti, così rispetteremo il così detto decoro”.
Secondo gli studenti di Giurisprudenza professor Cocco ha mancato l’obiettivo nel suo monito. Molti criticano la ‘ramanzina’ perché si fonda sulla minaccia del non poter sostenere l’esame. “E alle lezioni? Non si è mai lamentato. Se professor Cocco puntava a darci lezioni di buon costume e di etica doveva esser fatta in nodo generale, e non doveva valere specificatamente per il giorno delle sessioni esaminative.”


Foto di repertorio








Ora,qui  vado  a  concludere, ricollegandomi a quanto dicevo prima avranno ragione i ragazzi\e che dicono : << E’ chiaro che ci debba essere un limite, ma è un confine che per ora è soggettivo. Non esiste un regolamento universitario che dia delle direttive di buon costume. Nessuna regola etica mi dice che per sostenere un esame ho l’obbligo di indossare una camicia, oppure posso optare per un vestito con una leggera scollatura”. E qualcuno ci scherza su: “Dateci pure una divisa uguale per tutti, così rispetteremo il così detto decoro”. >> ( da sardegnaoggi ) ma è vero anche l'avviso del prof dovrebbe valere anche per le lezioni non solo per gli esami , ma se un insegnante lo lancia e lo mette in bacheca vorrà dire qualcosa del degrado culturale e dello seguire in maniera acritica \ passiva delle mode c'è . Tra poco se andrà di moda portare le mutande in testa vedremo all'università o nele aule scolastiche cose di questo genere . Quindi è più saggio : << METTERE IN MOSTRA… LA TESTA - Insomma, basta mutande in bella mostra e minigonne che scoprono un po’ troppo le gambe. In fondo, per citare Rita Levi Montalcini, “gli uomini e le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza” >>( da Skuolanet )

21.9.12

io e napoleone ., magnifica presenza






1814. Napoleone condannato all'esilio sull'Isola d'Elba viene accolto dalla popolazione locale con grandi festeggiamenti. Tutti lo acclamano tranne uno: Martino Papucci, maestrino idealista e libertario figlio di una famiglia di commercianti di Portoferraio. Per vendicare gli ideali rivoluzionari traditi e i tanti giovani mandati al massacro sui campi di battaglia di tutta Europa, Martino sogna tutte le notti di ucciderlo, così quando gli viene offerto di diventare scrivano e bibliotecario dell'ex Imperatore accetta senza esitazione, meditando di ucciderlo. Ma l'impresa si rivela più complicata del previsto quando apprende che l'uomo tanto odiato è solo un essere che soffre, a metà tra il patetico e il genio.



condivido  questo commento lasciato  da qualcuno\a  su  youtube  FERZAN OZPETEK DESCRIVE, CON SOLITA PROFONDA SEMPLICITA', LA SOFFERENZA DEL VIVERE DESCRIVENDO LE APPARENTI SPIETATE BANALITA' IN CUI ESSA SI APPALESA E SI DIPANA. E QUESTA GENIALE MUSICA DI PASQUALE CATALANO LO AIUTA IN MISURA E MODO DETERMINANTI.

20.9.12

fiocco rosa a LASHKAR-GAH Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency


Nel Centro chirurgico per vittime di guerra di Emergency a Lashkar-gah (  foto  al centro   )   unica struttura sanitaria gratuita e di qualità disponibile in tutta la regione di Helmand, a cui fanno riferimento primo soccorso dei villaggi di Grishk, Garmsir e Sangin.epicentro della guerra afgana.Esso è stato aperto da Emergency nel 2004; gli ambiti di intervento sono la chirurgia per vittime di guerra e la traumatologia. Un luogo di dolore , quindi , dove Il 60% dei pazienti ricoverati è curato per ferite di guerra causate da bombe, mine antiuomo, pallottole. Oltre un terzo dei pazienti ha meno di 14 anni.IL Centro chirurgico è dedicato al giornalista e uomo di pace Tiziano Terzani.


Ed proprio qui che in una giornata come tante , in zona di guerra , avvenuto il lieto evento . Lascio che a raccontarlo sia la Newsletters di Emergency 


Oggetto: Fiocco rosa a Lashkar-gah - Newsletter di EMERGENCY                                                   Data: Thu, 20 Sep 2012 17:50:55 +0200
Mittente: EMERGENCY - Allistante
Rispondi-a: allistante@emergency.it
A: redbeppe@gmail.com


Si chiama Ridigul, ha trent’anni ed è stata ferita dall’esplosione di una mina nel distretto di Grishk. Il marito l’ha trasportata subito al nostro Posto di primo soccorso, dove i nostri infermieri l’hanno stabilizzata e trasferita in ambulanza al Centro chirurgico per vittime di guerra di Lashkar-gah
Fin qui sembra la cronaca di una "normale" giornata di lavoro a Lashkar-gah. Ma Ridigul è incinta di otto mesi e una delle tante schegge che l’hanno colpita si trova a pochi centimetri dal bambino.
Le facciamo un’ecografia prima di entrare in sala operatoria: il bambino è vivo.
Giorgia  e il nostro staff medico  
I nostri chirurghi si preparano per una laparotomia e, inaspettatamente – questo è un Centro di chirurgia di guerra – un parto cesareo. 
Durante l’operazione, in sala come in tutto l’ospedale, regna il silenzio: temiamo che il bambino abbia riportato dei danni. C’è anche un po’ di ansia: può sembrare strano, ma quando sei abituato a curare vittime di guerra tutti i giorni, un parto diventa un evento straordinario, quasi spiazzante. 
A un certo punto, sentiamo un pianto percorrere i corridoi fino alle cucine. Non è un pianto di dolore, come spesso siamo abituati ad ascoltare in queste corsie, ma quello di una nuova vita.
Giorgia, come l’ha chiamata affettuosamente il nostro personale, sta bene ed è già attaccata al seno della sua mamma. 

Lorenzo, logista di Emergency in Afghanistan 

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la burocrazia che umilia il cittadino [ E' guarita da un tumore, il giudice: "paghi la cura Di Bella alla Asl"oppure «Io, disabile e umiliato. Uno spreco targato Trenitalia» ]

la  prima news  viene  da  nocensura del  mercoledì 19 settembre 2012  di Valerio Baroncini
Barbara Bartorelli, l'imprenditrice guarita e condannata a pagare
Barbara Bartorelli (  foto  a   sinistra  ) ha sconfitto un tumore e ora è stata condannata in appello a rimborsare la sanità pubblica.
SETTE anni dopo, la giustizia ha il sapore di una tortura. E della beffa.Barbara Bartorelli, una piccola imprenditrice di 40 anni di Castel San Pietro Terme, è guarita da un tumore grazie alla terapia Di Bella, ma i giudici la costringono a pagare le cure all’Ausl di Bologna.
MOTIVO: una sperimentazione ministeriale «stabilì che quella terapia era inefficace» e che «nel 1998 non venne testato il suo linfoma, ma un altro, il non Hodgkin». Eppure la Bartorelli, piccola imprenditrice, è completamente guarita dal linfoma di Hodgkin, quindi la terapia funzionò eccome. Quasi non crede alla sentenza del tribunale d’appello che, a sorpresa, ha ribaltato quanto deciso nel 2006 dai giudici di primo grado. «La gioia per essere guarita è devastata dall’amarezza per il nostro sistema burocratico e giudiziario. Mi sono ammalata nel 2003 e mi sottoposi a quattro cicli di chemioterapia — racconta la donna —. Fu tutto inutile, e non volevo rischiare con un trapianto. Così optai per la cura Di Bella».
Lì la rivoluzione: in pochi mesi Barbara inizia a stare meglio e, nel giro di poco tempo, il linfoma di Hodgkin è solo un lontano ricordo. Per pagarsi le cure deve andare da amici e parenti, c’è anche chi organizza tornei di beneficenza: un carico troppo gravoso, tanto che, grazie agli avvocati Lorenzo Tomassini e Luca Labanti, fa causa all’Ausl. Nel 2004 ottiene un decreto d’urgenza e nel 2006 la conferma nel merito: l’Ausl deve pagare, anche perché Barbara, all’epoca, non aveva il reddito per sostenere quelle spese. Ci sono anche le perizie di un gruppo di oncologici a rinsaldare la decisione dei giudici, ma l’Ausl impugna la sentenza e, pochi giorni fa, ottiene il ribaltone in Appello. Comportamento, a dir la verità, tenuto da quasi tutte le Ausl.
Ma Barbara Bartorelli non si fermerà e, oltre a un sicuro ricorso in Cassazione, si rivolgerà alla Corte europea dei diritti dell’uomo: «E’ ingiusto questo sistema che ti obbliga a pagare se guarisci: ho la colpa di essere guarita? Non è uno Stato quello che ti impedisce di curarti», s’interroga. Paradosso: e se Barbara non si fosse curata con la terapia Di Bella? «Non so dove sarei ora», dice lei. «Tra l’altro l’Ausl avrebbe pagato molto di più per le cure tradizionali», è indignata. «Ma non sono i giorni della spending review?».

fonte: www.ilrestodelcarlino.it/bologna

la  seconda   viene  dal  nuovo  quotidiano di Luca  Telese  pubblicogiornale«Io, disabile e umiliato. Uno spreco targato Trenitalia»
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera-denuncia, la storia di Francesco Canale che si sente «umiliato» da uno «spreco» che porta l’etichetta Trenitalia.
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Mi chiamo Francesco Canale, e sono un artista “diversamente abile””(www.animablu.eu). Quella che desidero raccontarvi è l’ennesima, la più grave, disavventura capitatami con Trenitalia (viaggio spesso per lavoro, abitualmente con il treno). Quanto mi è accaduto pochi giorni fa, oltre che essere un fatto lesivo della mia dignità di persona e di cittadino, è sopratutto l’emblema dell’ennesimo “spreco all’italiana”. Ma andiamo con ordine.Martedì 4 settembre mi trovavo nella stazione di Piacenza (premetto che, attualmente, vivo a Lecce). Attendevo la coincidenza con il treno 9826 delle ore 19.41, che da Piacenza mi avrebbe portato ad Alessandria. Circa mezz’ora prima della partenza vengo a conoscenza del fatto che il treno in questione portava circa 150 minuti di ritardo, causa occupazione dei binari da parte di alcuni operai.Il ritardo è destinato ad aumentare con il passare delle ore (infatti, alla fine della sua corsa, il treno ha accumulato oltre 180 minuti di ritardo)… Inizio seriamente a preoccuparmi.Così cerco informazioni. Per circa un’ora continuo a chiamare ininterrottamente la Sala Blu di Bologna (le Sale Blu sono gli uffici che coordinano il trasporto dei disabili sui treni. La stazione di Piacenza è sotto la “giurisdizione” della Sala Blu di Bologna), senza avere alcuna risposta. A quel punto avviso anche altre Sale Blu.Il silenzio più totale. Alle ore 20.00 circa arriva sul primo binario il treno 20378, un regionale che 50 minuti dopo dovrebbe partire proprio alla volta di Alessandria. Avvicinandomi ai convogli mi accorgo che il treno era perfettamente attrezzato per disabili, con tanto di “simbolino” gigantesco e aggancio per carrozzine (ho scattato foto per testimoniare quanto affermo).I signori addetti a portarmi sul treno, appartenenti ad una cooperativa locale, affermano che su quel treno non mi caricherebbero MAI caricato senza l’autorizzazione di Sala Blu Bologna (scherzando anche sul fatto che, senza autorizzazione, rischiano di finire in galera il giorno successivo). Inizio ad innervosirmi: ho davanti a me un treno perfettamente attrezzato, che andava proprio nella direzione giusta, e rischiavo di perderlo senza alcun motivo !? Il macchinista e il capotreno (due splendide persone, che Dio li benedica!), fin da subito, mi rassicurano sul fatto che io avrei preso quel treno… A tutti i costi, e con tutti i mezzi. I signori della cooperativa, nonostante il parere favorevole del capotreno continuano a rifiutarsi Sala Blu Torino (sotto la cui giurisdizione dipende la stazione di Alessandria), dopo aver parlato con il capotreno, dà senza problemi il suo assenso a svolgere l’operazione. Sala Blu Bologna, no. Continua a negare fino all’ultimo. Partiamo, senza avere avuto l’autorizzazione di Sala Blu Bologna. Si, perchè alla fine su quel treno ci sono salito… Grazie alla caparbietà e alla spina dorsale del capotreno e del suo macchinista.Pretendo, innanzitutto, le scuse di Trenitalia per quanto mi è accaduto. Inoltre, chiedo che Trenitalia risponda sulla questione da me sollevata, e che trovi una modalità per risolverla.C’è in ballo, sopratutto, la nostra amata Costituzione che, all’articolo 3, recita così: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22]

19.9.12

Cesco Ciapanna Marijuana e altre storie

ai proibizionisti in buona  fede   e  in mala  fede (  cioè quelli  per  opportunismo  o  voltagabbana  )  dedico questo libro   segnalato da  http://www.nocensura.com/

La copertina del libro "Marijuana e altre storie" di Cesco Ciapanna
L'amico Eduardo Fenix Fazzari, collaboratore del blog "CheTeLoDicoAFare" ci segnala che aquesto indirizzo web è possibile scaricare, in versione pdf, la versione completa del libro "Marijuana e altre storie" di Cesco Ciapanna, uno dei testi più apprezzati e letti sull'argomento.Redatto nel 1979, il libro si propone come "analisi irriverente della canapa nella medicina, nella religione, nell'erotismo, nella letteratura, nella parapsicologia, nello spinello".

P.S

 aprire/salvare il documento richiede diversi secondi, in quanto il file è di circa 56 megabyte

1) Buiakessos le guardie del giudice di Vindice Lecis ., 2 ) l'incontro di Michela Murgia

 Buiakessos  le  guardie del giudice  di   Vindice Lecis .
In questo romanzo ambientato nel regno giudicale d'Arborea ho rivissuto la mia tesi di laura sul regno Giudicale di Gallura In esso s'evidenzia e si smonta i mito di una Sardegna isolata ed ai margini nel medioevo. Infatti,l'autore fa rivivere tale periodo storico tra : << Palazzi,Condaghes*,Castelli.
Una Sardegna partecipe della grande Storia: con le sue leggi, le sue istituzioni, le sue strutture sociali, e inserita nei rapporti politici  tra gli Stati dell´epoca. >>                          ( tratto dalla scheda della casa editrice) Una terra  >> dove i Giudici ( in realtà sovrani, ecclesiastici,soldati,Majorales, ma anche  i  semplici servi , i  Buiakessos  le  guardie  del sovrano  (  dal  qui  il  titolo )  sono protagonisti di vicende appassionanti, ma anche aspre e violente.  Esso  è ambientato  nella Sardegna, più precisamente  nel  Regno /  giudicato d''Arborea  ( trovate news   sulla  struttura  e sulla storia   d'esso  e  degli altri  3  nel   link  riportato nella  2  nota  )  1127. Il giovane Gonario II di Torres è costretto all´esilio non appena designato dalla Corona de logu a governare sul Giudicato del Logudoro al posto del defunto e saggio padre Costantino I. Fugge, aiutato dal fido consigliere Ithocorr Gambella, per evitare di essere ucciso dai sicari della potente famiglia rivale degli Athen, che non accettano la sua nomina e contestano la politica delle alleanze filo-pisane. La sedizione contro il sovrano legittimo avanza in un crescendo di intrighi, colpi di scena e atti oscuri. Il rientro di Gonario, scortato da un contingente pisano, rimette in discussione tutto. Affronta la sommossa a viso aperto e comincia a governare. Ma la Sardegna non è tranquilla, le mire delle potenze pisane e genovesi si fanno pressanti, e a Gonario si oppone l´ambizioso Comita III d´Arborea. Scoppia un´altra guerra tra Stati confinanti. Ne emerge la figura del capo delle guardie palatine, il maiore de ianna Gosantine Palas, che affronta grandi traversie militari, contrasti personali e complotti inestricabili.C´è un medioevo, quello sardo, che ha prodotto singolari e originali forme di autogoverno - i giudicati - che fecero la propria parte tra le grandi potenze europee per una lunga epoca (almeno dall´XI al XV secolo): trattarono e combatterono; divennero interlocutori di papi e imperatori; litigarono e strinsero intese con consoli pisani e genovesi, regnanti di Barcellona ed emiri musulmani. I giudici ebbero un ruolo nel Mediterraneo, modellarono una statualità e un corpus di leggi, esercitarono la giustizia ed elessero il sardo alingua nazionale.
* Un condaghe (anche condaghes o condaxi o fundaghe, (in lingua sarda medioevale "kondake", derivato dal greco κοντάκιον, traslitterato kontákion - bastone su cui si arrotolavano gli atti cuciti in progressione temporale) era un documento amministrativo in uso nella Sardegna bizantina e giudicale, indicativamente fra l'XI ed il XIII secolo. Definiva originariamente la raccolta degli atti di donazione a favore di un ente ecclesiastico; in seguito acquistò maggiore estensione semantica, descrivendo un registro patrimoniale in cui erano raccolti inventari ed annotazioni varie riguardanti atti notarili e giudiziari (come eredità, donazioni (Datura), permute (Tramutu), commerci, liti (Kertu) relativi principalmente a chiese o comunità religiose, con la volontà di certificare e attribuire data certa ad eventi giuridici utili in caso di liti. Esistono anche i condaghes di fondazione, testi narrativi pervenuti in copie del XVI o XVII secolo, ma la cui origine risale ai primi periodi basso-medioevali ( ...) continua su http://it.wikipedia.org/wiki/Condaghe )

* Majorales grandi proprietari fondiari, denominati majorales, appartenenti ad un numero ristretto di famiglie (per intenderci quelle che noi troviamo citate , insieme  al Giudice  \  sovrano negli atti di donazioni a chiese e monasteri).

I MEDIA E IL NUDO DELLA PRINCIPESSA INGLESE MA CHI SE NE FREGA

Allora  è vero ,  mi si perdoni  la battuta rozza ,  che  tira di  più un pelo  di figa \  fica  [  o di cazzo   cosi     siamo bipartisan  ] che  un un bambino   del sud del  mondo  muore  di  fame

  se   
 La testata del principale quotidiano italiano, il cui gruppo editoriale riceve quasi 20 milioni di contributi pubblici pur realizzando un ottimo attivo con la pubblicità, E' DEDICATA AL TOPLESS DI KATE...
E' questo il problema principale del paese, e chi non è d'accordo è complottista!


18.9.12

Sinnai, non ha soldi per pagare la pizza Salda il debito lavando piatti e posate



dal'unione  sarda  online del 18\9\2012  una   Storia vera o meno, fa notare come senza i soldi non siamo nessuno. e inoltre per le leggi vigenti non puoi far lavorare chi ti pare per ripagare il debito in una mezz'oretta o poco più di lavoro. accordo tra gentiluomini! senza il denaro siamo ancora noi stessi! noi siamo noi, il denaro è solo uno strumento e allo stato attuale veniamo usati dallo strumento!
.
Ecco la storia

Al momento di pagare il conto si è scoperto senza soldi. Così ha saldato il debito con la pizzeria in cui aveva consumato la cena lavando i piatti.
La vicenda ha avuto come teatro la pizzeria 'Birillo' di via Giardini, a Sinnai. Era sabato. Un giovane cliente si alza dal tavolo dopo aver consumato la pizza. Fruga nelle sue tasche ma non trova i 7 euro e 50 necessari per saldare il conto. Il titolare (Massimiliano Rubiu), con l'intento di scherzare, ha ribattuto: "Lava i piatti". L'imbarazzato avventore ha raccolto immediatamente la provocazione: grembiule ben stretto alla vita, ha ripagato il suo debito con venti minuti di lavoro tra stoviglie e detersivi. Vicenda chiusa ma con un pesante strascico su Facebook in cui si è scatenato l'implacabile tam tam di 'condivisioni'. "Non sono un morto di fame - ha commentato il giovane di fronte all'ilarità virtuale - avevo solo dimenticato i soldi a casa".

17.9.12

dopo la riabilitazione di Bella arriverà anche quella di Paolo Zamboni e il metodo della cura per la Csvi ?


mentre  ascolto    questa  canzone



 Mi è  venuto  in mente  il  titolo  dubbioso  e    ho scritto  ispirato questa mia riflessione  a   questa  news    riportata  sotto la  news di http://www.you-ng.it/cultura/scienze-e-curiosita/ 

Dott. Di BellaA 100 anni dalla nascita del "poeta della scienza" ecco che arriva una conferma da parte della medicina ufficiale. Il Professor Luigi di Bella originario di Linguaglossa in provincia di Catania era stato massacrato proprio prima di morire, gli vevano dato del ciarlatano al punto che il Professor di Bella se ne andò consapevole che il suo metodo  sarebbe stato attaccato da ogni fronte. Adesso però la comunità scientifica si mette in riga. L'università di Firenze e  Umberto Veronesi con L'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) arrivano finalmente a dare dignità scientifica al metodo Di Bella. 
 
La terapia Di Bella si guadagna uno studio realizzato da parte dell'Università di Firenze dal nome: “Effetti combinati di melatonina, acido trans retinoico e somatostatina sulla proliferazione e la morte delle cellule di cancro al seno”. E' uno dei pochi studi autorevoli in campo medico e che finalmente consegnano la Terapia Di Bella al campo della scienza ufficiale. 
Lo studio condotto dall'Università di Firenze è stato poi pubblicato sulla rivista European Journal of Pharmacology ed ha ricevuto l'approvazione del IEO in seguito alla guarigione di cellule tumorali nel seno di una trentenne. Questa volta possiamo dirlo: il metodo Di Bella è efficace contro i tumori. Il tempo delle contestazioni è ormai lontano.

La chiusa di quest'articolo vale Per il metodo di Bella
Ma c'è un altro studioso e medico , Paolo Zamboni ( foto a destra ) , che viene trattato non proprio a merda in faccia visto che negli usa e Canada il suo metodo si sta studiando ed applicando  vedere cosa   la voce Paolo  Zamboni   su  wikipedia  ,in cui  trovate  lenco anche internazionale  delle  sue pubblicazioni   internazionali  ,  anche se deriso ed isolato ( fatte pochissime eccezioni infatti opera in cliniche private e non pubbliche) 

16.9.12

ecco perchè non posso definirmi solo ateo [ don Farinella: “La mia indignazione di cittadino italiano e cattolico praticante per il «baciamo-le-mani, Santità!»”



Come sarebbe bello se tutti i cattolici "dissidenti" prendessero carta e penna e scrivessero personalmente al proprio vescovo pregandolo di inoltrare al papa il proprio dissenso dall'orrenda visita di Berlusconi al papa con "baciamo-le-mani" incorporato. L'effetto sarebbe più grande che non una raccolta di firme perché sarebbe personale e spedita via posta, segno che si è pensato, scritto, andato alla posta e imbucato. Non importa se non risponderà nessuno. Ciò che importa è il gesto profetico in se stesso.
PS. Il Giornale di Berlusconi questa volta con un titolo virgolettato "Farinella: Arsenico per il Papa", chiede alla gerarchia la mia sospensione a divinis. Non sapevo che il mio vescovo fosse Paolo Berlusconi, ma tutto è possibile, anche l'impossibile, se è possibile che Berlusconi Silvio sia ricevuto dal papa.
L’immagine di Silvio Berlusconi che prende tra le sue la destra anulata del papa e, «inclinato capite», compunto, ne bacia l’anello, consapevole della dissacrazione che compie, ha fatto il giro del mondo e si è depositata nell’immaginario collettivo dei più come atto di devozione verso l’autorità, riconosciuta, del papa. Il contrasto con le dichiarazioni di Romano Prodi, dopo il «fattaccio» della Sapienza di Roma è abissale e incolmabile. Il cattolico praticante appare il nemico e censore del papa, mentre l’inquisito per frode ed evasione, il condannato, il corruttore, il compratore di senatori a suon di attricette da strapazzo, il puttaniere, il Piduista, l’ateo divorziato difensore della famiglia, appare, di colpo, quasi per magia, l’umile figlio della Chiesa, «prostrato al bacio della sacra pantofola». Il gesto del bacia-anello è stato ripetuto ancora alla fine dell’udienza. «Repetita iuvant».
Dicono i bene informati che il rito del «baciamo-le-mani, Santità!» non è stato spontaneo e istintivo, suggerito dall’emotività del momento che sarebbe stato comprensibile. E’ stato studiato a freddo da esperti psicologi e creatori di consenso d’immagine. Ciò aggrava il fatto e costituisce un doppio «vulnus» che difficilmente sarà riparabile. Peccato, che il papa sia stato al gioco e non abbia rotto il giocattolo fin dall’inizio. A meno che tutto non fosse concordato, come fa supporre il fatto che il Vaticano abbia preteso, fatto unico nella storia della diplomazia vaticana, la presenza del «Gentiluomo di sua Santità», Gianni Letta, come «garante» e testimone dell’incontro. Segno che Berlusconi è tenuto al guinzaglio corto dal sistema clericale imperante.
Come cittadino italiano, sono indignato che il presidente del consiglio dei ministri, che rappresenta la mia nazione, abdichi alla sovranità e alla dignità del mio paese, prostrandosi in baciamano che somiglia più a rappresentazione di stampo mafioso che non a un atto di devozione sincera. Mi ripugna essere rappresentato da un uomo che pur di ingrassare il suo «super-ego», dimentica ogni parvenza di dignità e usa e strumentalizza qualsiasi cosa gli sia utile per i suoi perversi scopi. Egli «fa finta» perché è un finto uomo che ha sempre vissuto di finzione, costruendo sull’apparenza e sull’effimero un potente potentato economico e ora anche politico, «clero iuvante». A questo «homo parvus» dell’opportunismo e della strumentalizzazione si oppone la chiarezza fiera di un grande statista, integerrimo cattolico e anch’egli presidente del consiglio dei ministri, Alcide De Gasperi, che il papa Pio XII nel giugno del 1952, volle umiliare, annullando l’udienza privata con la famiglia, già programmata da mesi, perché si oppose all’ordine del papa di fare il governo con i fascisti. De Gasperi convocò ufficialmente l’ambasciatore della Santa Sede presso l’Italia, e, stando in piedi, dietro la sua scrivania di capo del governo dell’Italia, disse: Signor Ambasciatore, riferisca al papa che come cristiano accetto l’umiliazione, come presidente del consiglio dei ministri della repubblica italiana, protesto energicamente e chiedo spiegazioni.
Come cattolico praticante, sono indignato e scandalizzato che il papa si presti al gioco mediatico di accreditare come modello di figlio devoto e pio della Chiesa un individuo come Silvio Berlusconi senza chiedergli previamente un atto di conversione e/o di penitenza. Egli è adoratore di «mammona iniquitatis» perché ha fatto l’ingiusta ricchezza con l’inganno, il furto, la corruzione, l’evasione fiscale. Egli è divorziato, abortista e i suoi figli convivono more uxorio, fatti che sarebbero questioni private, se il presidente del consiglio non si dichiarasse cattolico e non andasse dal papa «caram populo et mundo» a parlare in difesa della famiglia secondo la visione della Chiesa: allora anche le sue scelte private diventano fatti pubblici e criteri ermeneutici. Egli è implicato con la mafia (ne ha ospitato uno a casa sua ed è fratello germano di un altro, condannato in secondo grado per mafia). Egli sta perseguitando gli immigrati, tra i quali vi sono migliaia e migliaia di uomini e donne di religione cattolica, di cui il papa dovrebbe essere padre, difensore e vindice, in forza della sua paternità universale. Ho visto latinoamericani, africani e orientali, cattolici, piangere di fronte allo scandalo del papa che accettava l’omaggio di un persecutore ateo e amorale.
Il pastore riceve il lupo travestito da agnello, e abbandona gli agnelli al loro destino: anzi a molti, a tanti, pare che il pastore così sembra autorizzare il lupo a devastare il gregge. E’ ancora fresca nella memoria, la scelta del papa che, per opportunità di equilibri politici internazionali, non volle ricevere il Dalai Lama, premio Nobel per la pace, mentre a meno di tre mesi delle elezioni, riceve il predatore d’Italia, colui che con le sue tv ha degradato l’Italia in forza del principio, pubblicato sul giornale del papa, l’Osservatore Romano (6 giungo 2008), che «la televisione privata dovrebbe avere tra le sue funzioni quella di divertire, come seconda funzione quella di informare e soltanto successivamente, quella di formare». Egli ha detto queste cose alla radio e sul giornale del Vaticano e nessuno gli ha tolto la sedia di sotto e lo ha rimandato a casa. Di fronte all’opinione pubblica, il papa approva.
Santità, mi sento parte integrante della Chiesa-Sacramento e riconosco la sua autorità di papa in quanto vescovo di Roma, ma non mi sento parte di un sistema che pure lei rappresenta: un sistema di connivenza con i potenti che prosperano sui poveri, che affamano i poveri, che manipolano i poveri che nessuno difende. Nemmeno il papa. 
Note a làtere:
1. Silvio Berlusconi ha regalato al papa una croce tempestata di pietre preziose fatta fare apposta: un pezzo unico e solitario. Nello stesso momento a due passi di distanza, la Fao ammetteva il suo fallimento sul dramma della fame del mondo: la croce tempestata di diamanti e il Crocifisso affamato. Mai stridìo di simboli fu più drastico. Il 6 giugno 2008 «fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza». Per me, resta un giorno di lutto per la Chiesa cattolica, un fallimento del papato, una vergogna per l’Italia ferita nella sua dignità di Nazione laica.

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