28.11.13

natale e alle porte e gia' " Penso che anche quest'anno, forse più dell'anno scorso sono schifata dai giochi che il mercato propone ai bambini." un intervento su facebook dell'amica Michela Castangia e l'interessante discussione che n'è sorta



Nessun mio commento perchè : 1) i pareri invi riportati corrispondono ai miei ., 2) perchè anch'io dovendo scegliere un gioco o un libro per i figli d'amici o nipote di 2 o 3 grado ho avuto la stessa difficoltà , o mia madre di 70 anni che ragiona ala vecchia maniera ed ha paura di rompere quel tabù : << è un gioco da maschio non va bene a una femmina o viceversa >>




Penso che anche quest'anno, forse più dell'anno scorso sono schifata dai giochi che il mercato propone ai bambini.Innanzitutto i reparti sono nettamente distinti.Rosa e brillantinato quello delle femmine, più vario nei colori con una buona dose di nero (colore bandito invece totalmente nei reparti femminili) quello dedicato ai bambini.Nel reparto delle bambine si possono trovare elettrodomestici per la cura della casa, accessori per la cucina, bambole e cucciolotti e le immancabili principesse, barbies e altre sgorbierie simili.Nei reparti dei bambini si ritrovano mostri di ogni tipo, le solite macchinine condite in tutte le salse, dinosauri che potrebbero rientrare nella sezione mostri e vari personaggi dei cartoni animati ma anche i vari sapientino. Quale messaggio trasmettiamo ai nostri bambini con queste divisioni a compartimenti stagni? Forse che cucinare lavare e stirare e occuparsi della prole sia compito del gentil sesso? che una bambina da grande debba essere sempre pronta e al servizio del maschio? Ai bambini, invece, che devono essere sempre forti e maschi e esenti da responsabilità, e che possono liberamente occuparsi d'arricchire il proprio intelletto?
Da un lato sono contenta che mio figlio sia un maschio (perché il reparto per le bambine è di gran lunga più tremendo di quello per i bimbi!!!) ma dall'altro non voglio che cresca con l'idea che le donne debbano pensare solo alla casa e al trucco, parrucco e alla cucina e che lui da grande non debba essere capace o sentirsi in dovere di farsi il bucato o di cucinare e di saper badare a suoi figli.
Per fortuna i bambini non possono scegliere i loro giochi da soli. Per cui, Mamme, ribelliamoci!!! Facebook emoticon Felicequest'anno chiediamo a Babbo Natale di essere buono con i nostri figli. Giochi asessuati per tutti!
Il nostro impegno oggi potrebbe portare ad una società più equa domani.




Sergio Oigres Concordo pienamente!!!
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Claudia Cossu grande michi concordo con te...
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Barbara Canu grande Michela!
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Michela Castangia Barbara, per fortuna i libri ancora si salvano!
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Gabriella Mureddu Michi il fatto è che sono i nostri limiti a condizionarci nella scelta dei regali per i nostri figli...negli asili, scuole materne, ludoteche, baby parking, i giochi, tutti i giochi sono asessuati. Vedi maschi che giocano con la cucina, o si occupano ...Altro
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Barbara Canu si, è vero! ma anche alcuni libri purtroppo hanno un'etichetta alle volte rivolta ai bimbi o alle bimbe! ma la cosa ancora più grave è che la maggior parte degli adulti fanno una distinzione tra libri per maschi e per femmine! l'esempio più banale è che quasi nessuno comprerebbe mai piccole donne a un bambino!
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Michela Castangia E' vero che siamo noi adulti ad avere il potere, perciò dovremmo ribellarci a questa subdola plasmazione dei ruoli.Ognuno nel suo piccolo potrebbe fare qualcosa. L' altro giorno Riccardo ha preso in mano un uovo con un cucciolo dentro e subito la comme...Altro
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Mattì Malli Brava Michi!
Io son stato cresciuto da mia madre solamente ed ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente femminile in casa. Uso l'espressione fortuna perchè ho potuto vedere sentire e capire le fatiche di mia madre e lei ha avuto l'intelligenza ma ...Altro
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Michela Castangia Bravo Mattì Malli, lo sai che ti stimo!
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Giulia Acerba regalare un libro di Rodari, Munari, Lodi e compagnia cantante non ha sesso.
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Giulia Acerba Lui piace tantissimo ai bambini e alle bambine! Io lo trovo geniale : http://www.eric-carle.com/home.html

The Official Eric Carle Web Sitewww.eric-carle.com
Eric Carle. Eric Carle is a virtuoso at creating children's picture books and is...Visualizza altro
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Michela Castangia grazie, Giulia, non lo conoscevo! La prossima volta che passo da Barbara Canu vedo se c'è qualcosa!
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Barbara Canu Normalmente abbiamo i libri di Carle, sono editi quasi tutti da La margherita, e sono fantastici, ma non vi dico la fatica nel proporli.... dovete sapere che gran parte degli adulti se non vede i disegni come quelli delle fiabe Disney ti dicono che non sono abbastanza illustrati! per fortuna c'è anche tanta gente come Michela Castangia! Il piccolo bruco mai sazio è un capolavoro!

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Mirella Muntoni Gabriele e Francesco vogliono cicciobello!!!!!
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Ambulatorio Veterinario Dottoressa Tavera Barbara e di Villa Topi ne vogliamo parlare?ancora lo leggo e m'incanto
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Barbara Canu Noemi , si villa topi fantastico! qust'anno è arrivato sam è julia a teatro!
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Michela Castangia qui si ritorna bambini!

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Michela Castangia Guardate questa pubblicità della Lego negli anni Ottanta

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Barbara Canu i lego... sempre la mia passione, ci giocherei anche adesso! ma non ditelo a nessuno!
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Michela Castangia io oggi ho giocato con Riccardo!
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Davide Mura mostri rosa e pieni di brillantini per le bambine e mostri neri brutti e cattivi per i bambini...proporrei di smettere di comprare giochi ai bambini!! sarebbe più educativo e stimolante fargli capire che non c'è bisogno di denaro per divertirsi,ma di i...Altro
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Michela Castangia Davide, la tua proposta (smettere di comprare giochi ai bambini) è un po' troppo drastica. Ci sono giochi che nessuno ha il tempo di costruirsi che vale la pena comprare (le lego secondo me sono tra queste) perché comunque nonostante siano oggetti stim...Altro
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Davide Mura e Michè..giallo sai che esagero sempre!!
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Michela Castangia si, credo a tutto quello che dici!
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Davide Mura volevo dire che sarebbe il caso di limitarsi con l'acquisto di giochi e gingilli superflui,perché ho notato che i bambini di oggi vengono letteralmente sommersi da cose inutili,da giochi poco istruttivi soprattutto...e poi quanta plastica!! quanta mondezza nociva per i bambini e per l'ambiente! (escludo i lego anche io,perché ci giocavo parecchio anche io!)
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Davide Mura ma giocavo anche con delle costruzioni artigianali fatte da mio padre: erano dei lego" Made in Domo" ricavati da tavolette di legno.. e ci passavo le giornate a costruire stalle per gli animaletti di plastica Made in China!
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Michela Castangia allora siamo completamente d'accordo!
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Davide Mura fiuu! meno male! adesso posso passare a salutarvi e vedere i disegni di Riccardo! sono a Tempio in questi giorni!
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Zaira Rigassi Son d'accordo con te... io ho passato ore ed ore della mia infanzia e non a giocare con i lego.
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Giuseppe Scano poso citare questo tuo bell'intervento nel mio blog ?
28 minuti fa · Mi piace


Zaira Rigassi Non sai che nervi, quando sentivo l'etichetta "maschiaccio" a me o a Zoe, mia figlia perché ci piace giocare più alle macchinine che alle barbie.
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Le banche sono il Terminator della democrazia Una truffa dare a intendere che la crisi è dovuta non ai salvataggi degli istituti di credito ma a un eccesso di spesa per il Welfare ?^

Esce in questi  giorni  In libreria “Il colpo di Stato” Il colpo di Stato di banche e governi: l'attacco alla democrazia in Europa", appena pubblicato da Einaudi (345 pagine, 19 euro),di Luciano Gallino   ( foto 
a  destra    )                                       Eccone  la segnalazione del buon articolo  di  Costantino Cossu  dalla nuova sardegna del  28\11\2013 

Combattere la recessione con misure recessive. E' il paradosso delle politiche economiche, dominate dalle esigenze di bilancio, che da tre anni a questa parte vengono attuate dai governi europei. Milioni di cittadini, vittime della crisi, sono costretti a pagare i disastri causati dalla crisi stessa, in una spirale recessiva di cui non si vede la fine, accompagnata da una drastica riduzione della sovranità degli Stati e da un crollo drammatico del livello di consenso dei cittadini verso le istituzioni democratiche. Sono i temi del saggio "Il colpo di Stato di banche e governi: l'attacco alla democrazia in Europa", appena pubblicato da Einaudi (345 pagine, 19 euro), con il quale Luciano Gallino approda alla terza tappa di una trilogia (tre testi densi di dati e di riflessione teorica) dedicata all’analisi dei processi attraverso i quali, negli ultimi trent'anni, il modo di produzione capitalistico è finito sotto il dominio incontrastato della finanza. Globalizzazione. La prima tappa, "Finanzcapitalismo" (Einaudi, 2011), è servita a spiegare come la produzione di denaro per mezzo di denaro si sia, nei tre decenni che hanno preceduto la crisi, gradualmente sostituita alla produzione di merci. Nella seconda tappa, "La lotta di classe dopo la lotta di classe" (Laterza, 2012), la riflessione si è invece concentrata sui modi in cui il capitalismo finanziario ha proceduto a un colossale trasferimento di ricchezza dal basso verso l'alto della piramide sociale, dal lavoro verso il capitale. Ora Gallino compie il terzo passo, quello che dal terreno più strettamente economico conduce nei territori della politica. Vinta, infatti, la battaglia sul fronte dell’economia, il finanzcapitalismo si muove alla conquista delle istituzioni politiche; e lo fa utilizzando a proprio vantaggio la "Grande crisi globale" (Gcg) cominciata nel 2007, attraverso una strategia che ormai si configura come un vero e proprio colpo di Stato. Questa è la tesi centrale del libro, la cui dimostrazione Gallino articola in tre passaggi. La Grande crisi. Nel primo sono descritte le cause della Gcg. Le modalità attraverso le quali alla stagnazione economica cominciata a metà degli anni Settanta del Novecento si è risposto con la finanziarizzazione e la globalizzazione dell’economia sono analizzate mostrando come, sia in Usa sia in Europa, all'iniziale liberalizzazione di tutti i settori dell'economia siano seguite da una parte l'assoluta sudditanza dei governi e dei parlamenti verso un sistema di accumulazione che, nel corso di tre 

decenni, ha spostato l'asse del suo funzionamento dalla produzione di merci al gioco della speculazione finanziaria, e dall’altra la drastica riduzione del peso politico del lavoro salariato. Alle banche è stato concesso tutto, al lavoro è stato tolto quasi tutto. E quando il gioco, a partire dal 2007, si è inceppato (per motivi tutti interni alle sue stesse logiche) e in tutto il mondo i maggiori istituti di credito si sono trovati ad avere in bilancio montagne di titoli pesantemente deprezzati, pochissime banche sono fallite. Criminali? Quasi tutte sono state invece salvate dagli stessi governanti complici delle scelte che avevano portato i bilanci al dissesto. Sulla base di una bibliografia americana ed europea ormai piuttosto vasta, Gallino si spinge sino a ipotizzare che le scelte delle banche prefigurino dei veri e propri profili criminali. Rispetto ai quali le leggi attuali sono, in tutti i Paesi, in gran parte inadeguate. Anche se poi non è la via giudiziaria quella che può portare a una correzione degli errori compiuti: «Pensare di indurre questo sistema – scrive Gallino – a comportarsi meglio per mezzo di un più esteso apparato giudiziario equivale a voler insegnare a Teminator III le buone maniere per stare a tavola. Bisognerebbe portarlo in un'officina che lo smonti una volta per tutte». Il secondo passaggio dell’analisi di Gallino mostra come la Grande crisi globale sia stata utilizzata dalle forze economiche che hanno vinto la lotta di classe sul terreno economico per compiere il passo successivo e definitivo: la conquista delle istituzioni politiche. Il finazcapitalismo, infatti, non si accontenta più di avere in tutta Europa – dalla Gran Bretagna all'Italia – ceti dirigenti succubi. Vuole che i principi inviolabili del liberismo siano inscritti nelle Costituzioni. Politici allineati. Così Gallino riassume ciò che è accaduto negli ultimi tre decenni e che ancora accade: «Le leggi sul mercato finanziario introdotte dalla politica hanno stimolato la creazione dei componenti tarati che hanno reso altamente probabile il deragliamento del sistema; le banche li hanno usati senza freni, fino a uscire in modo catastrofico dai binari; i politici hanno salvato le banche deragliate caricando i costi sui cittadini; infine si sono adoperati per spiegare la crisi in modo da togliere di scena anzitutto le proprie responsabilità. La soluzione è consistita nel dare a intendere che la crisi era dovuta non ai salvataggi delle banche, bensì a un eccesso di spesa ordinaria di cui cittadini avrebbero improvvidamente approfittato». E allora via al taglio delle pensioni, della spesa sanitaria, della spesa in istruzione e ricerca, della spesa in assistenza sociale. Le cifre smentiscono i governi: «Tra l'ottobre 2008 e l'aprile 2010 – nota Gallino – i Paesi Ue resero disponibili 4,13 trilioni di euro al fine di sostenere i gruppi finanziari colpiti dalla crisi. Detta somma equivaleva al 32,5 per cento del Pil della Ue, pressoché pari al Pil aggregato di Italia e Germania. Nello stesso periodo la spesa sociale nei Paesi Ue è rimasta stabile intorno al 25 per cento del Pil». Ma nonostante ciò la Troika – Commissione europea, Bce e Fmi – ha spinto verso ferree politiche di bilancio e forti riduzioni della spesa sociale, imponendo i diktat di organismi non elettivi alla volontà dei parlamenti e dei governi, i quali peraltro in molti casi – specifica Gallino – sono persino andati oltre le prescrizioni della Troika (come il governo Monti in Italia). Un colpo di Stato per conto del grande capitale finanziario realizzato da Bruxelles con la complicità di tutte le cancellerie europee e con il sostegno attivo dei media, dove i pifferai del pensiero unico neoliberista – un po' incolti e un po' carrieristi – non hanno cessato un attimo di suonare la solfa «lo chiede il mercato». Che fare. E veniamo al terzo passaggio dell'analisi di Gallino: come uscire dalla crisi per strade diverse da quella disastrosa indicata dalla vulgata corrente. Gallino propone in sostanza un ritorno a Keynes: smascherare la fallacia delle teorie economiche neoliberali; assumere il traguardo della piena occupazione come obiettivo centrale della Ue (perché è l'occupazione che genera sviluppo e non il contrario); restaurare una legislazione del lavoro che ne riconosca la dignità di diritto inalienabile e garantito rispetto alla pretesa aziendale di fare dei salari una variabile dipendente dei profitti; riportare il sistema finanziario al servizio dell'economia reale attraverso la creazione di un efficiente sistema europeo di sorveglianza e attraverso l'eliminazione o la rilevante riduzione del potere che ora le banche private detengono di creare denaro dal nulla. Sinistra all’angolo. Indicazioni che qualunque socialista democratico, prima dello tsunami neoliberista, avrebbe considerato persino scontate. Il fatto che oggi esse appaiano quasi un'utopia e che Gallino per il fatto di proporle corra il rischio di essere considerato un pericoloso sovversivo o un patetico avanzo del passato, significa che siamo in presenza di una storica sconfitta politica del lavoro e delle sue rappresentanze. In Italia chi dovrebbe farle (chi dovrebbe imporle ai poteri vincenti invertendo la dinamica attuale della lotta di classe) le cose proposte da Gallino? Matteo Renzi che nella vertenza Fiat si schiera con Marchionne? Il governo Letta-Alfano? Un sindacato che considera la Fiom come un covo di estremisti da mettere nell'angolo? Gallino ha ragione in tutto ciò che scrive, ma purtroppo un'officina (politica) dove rinchiudere Terminator perché sia smontato una volta per tutte, oggi in Italia e in Europa (e nel mondo) non esiste. Bisognerebbe lavorare per costruirla, sperando che ne

27.11.13

Studentessa "in attesa del 110" vende foto per comprare scooter

mi vendo - renato zero 

 provocazione  o  verità  ? o scherzo  ?  dopo il corpo  con web cam  vedere il precedente post :   






adesso  ci si vende , se  dovesse risultare  vero  ,  anche per  un motorino ecco la storia   

In attesa della laurea, una studentessa napoletana è pronta a vendere le sue foto osé.
La giovane ha pubblicato un annuncio nella bacheca sul portale Skuola.net e poi ha creato una pagina Facebook ("Mary in attesa di 110"") per farsi un po' di pubblicità. Uno scherzo? Una provocazione? "Al momento è l'unico modo che ho per avere uno scooter nuovo", spiega lei. E si chiede: "Avrò mai la mia indipendenza economica?".
www.unionesarda.it Mercoledì 27 novembre 2013 20:40

  storia  verificata   sul sito  di  skuola.net 

Studentessa vende le sue foto hard causa crisi

Accade all’Università di Napoli, dove ieri hanno fatto capolino numerose le locandine di Mary, una studentessa che in attesa di laurearsi vende le sue foto hard in cambio di denaro. La motivazione? C’è crisi e il suo motorino si è appena rotto…

di: Serena R. - 27 novembre 2013 


Della serie non solo baby squillo. Anche le ragazze più grandi sono disposte a vendere il proprio corpo per denaro. In questo caso però solo in fotografia e alla luce del sole. Accade all’Università di Napoli, dove ieri tra annunci di affitti e ripetizioni affissi nelle bacheche, sono comparse numerose  locandine dal contenuto poco equivocabile. Un decolté in bella evidenza e un messaggio chiaro: “In attesa del 110, giovane laureanda invia le proprie foto”. La segnalazione è arrivata alla redazione di Skuola.net da un genitore di una studentessa, che si interroga: “Le sembra possibile che ci siano annunci del genere in quella che dovrebbe essere la casa della cultura? Per i ragazzi tutto questo sembra essere una cosa normale, sarò mica io l'unico a stupirsi

”.
NESSUNO SCHERZO: LA MERCE SI PAGA - Si tratta di una provocazione? Skuola.net ha approfondito la questione intervistando la diretta interessata, che ha anche creato una fan page su Facebook per l’occasione. Contattando Mary in attesa di 110 è possibile infatti parlare direttamente con la studentessa e concordare le condizioni di pagamento della “merce”. Non si tratta di uno scherzo, Mary mette a disposizione immagini del suo corpo dietro pagamento di compenso. A precisa domanda infatti confessa che “Non era uno scherzo. Mi piace fare foto e voglio divertirmi così. Anche se scritto in maniera sintetica credo che sia molto chiaro il messaggio”.
VENDO FOTO PER UNO SCOOTER - Quello che colpisce maggiormente di questa storia è lamotivazione. Infatti, a indurre a una raccolta fondi così originale non è una situazione di povertà, quanto la mancanza di un mezzo di trasporto personale: “Il mio scooter è rotto... me ne serve uno nuovo”. Insomma, la ricerca di un bene non classificabile sicuramente come di prima necessità. Ma anche una certa sfiducia rispetto alle possibilità per un giovane di trovare un lavoro normale: “In attesa della laurea e di un futuro lavorativo, che vedo davvero difficile, mi diverto così... e magari riuscirò anche ad avere un nuovo scooter”. Sicuramente a Mary non manca la creatività. Questa sì speriamo che venga apprezzata da un mondo del lavoro sempre più chiuso nei confronti delle nuove generazioni.
BOOM DI RICHIESTE - Ad apprezzare l’idea sono stati soprattutto i coetanei: “Sto ricevendo troppi messaggi, alcune foto le ho già mandate”. Ragazzi che guardano bene dal farsi identificare: la pagina Facebook conta infatti solo pochi “Mi piace”: chi acquista le foto vuole rimanere anonimo, quindi il contatto avviene tramite messaggistica privata.

Olbia Dopo l'alluvione le donano un giubbotto Trova mille euro in tasca e li restituisce

unione sarda del 27\11\2013..












Una donna di Olbia ha trovato dentro un giaccone che le era stato donato dopo l'alluvione oltre mille euro e si è rivolta ai carabinieri per rintracciare il proprietario e restituirgli i soldi.
Protagonista una donna di Olbia che a causa dell'alluvione aveva perso tutto nella sua casa allagata. La donna, una casalinga di 55 anni, nel ritirare alcuni vestiti al Centro di smistamento della zona industriale, si è resa conto che all'interno del giubbotto, in una tasca interna, c'erano 1.180 euro in contanti. La donna, la cui casa è stata pesantemente danneggiata dall'alluvione della scorsa settimana, mostrando riconoscenza nei confronti di chi le aveva dato solidarietà, questa mattina si è rivolta ai carabinieri di Olbia per rintracciare il legittimo proprietario del giaccone. Ora i militari, utilizzando alcuni scontrini trovati nelle tasche, stanno cercando di risalire al proprietario.

ma basta polemiche sulla storia passata e guardiamo avanti

canzone in sottofondo  destra-sinistra  Giorgio Gaber 

ma basta  con queste polemiche assurde   sulla  storia passata  . Solo   cosi  lasciandosi alle spalle ( ovviamente senza  dimenticare quello  che  è stato )     ci può  essere una memoria  condivisa   come in francia su la sua storia  in particolare  sulla rivoluzione francese 1789  e   quella  del 1830  . Solo cosi iniziieremo a fare  i conti  con il passato  ed  eviteremo simili   cose


come   questa   ( da  http://www.gadlerner.it/2013/11/27/gli-sdoganatori  una  delle pochissime  volte il  cui il lobby lotta continua   mi trova  d'accordo  )

Si vergogni chi al Senato richiama la memoria di Matteotti e Aventino per .difendere Berlusconi. Proprio loro, gli sdoganatori del fascismo 





Mostra sul beato Rivi, ucciso dai partigiani. Scuola nega visita: “Infanga Resistenza”

L'esposizione è stato organizzata da don Carlo Castellini per la memoria del martire. Ma agli studenti è stato vietato di partecipare dopo le polemiche dei genitori

La mostra sul “beato” Rolando Rivi i(  foto sopra  ) infanga la memoria della Resistenza. E’ stata netta la presa di posizione della scuola elementare Anna Frank di Rio Saliceto (Reggio Emilia) a seguito delle rimostranze di alcuni genitori che hanno letto, in un paio di pannelli sul giovanissimo prete ucciso da alcuni partigiani il 13 aprile 1945 a Monchio, informazioni storiche “inadatte” per i propri figli. Così la gita per visitare l’esposizione nella parrocchia vicina è stata sospesa. Un atto che ha fatto discutere e che non ha però bloccato l’iniziativa che continua ad essere visitabile fino al 2 dicembre prossimo. E che, nonostante le polemiche, ha intenzione di proseguire anche in altri locali di Provincia e Regione.
L’esposizione storica voluta da don Carlo Castellini della parrocchia di San Giorgio Martire, per celebrare la beatificazione avvenuta nell’ottobre 2012 di Rivi, vede in sequenza un paio di pannelli in cui vengono ricostruiti i momenti della barbara uccisione del quattordicenne seminarista reggiano: in uno si vede la sagoma di due loschi figuri barbuti che – uno con il fazzoletto rosso al collo e la stella rossa sul berretto, l’altro con in mano una cinghia e una pistola nella cintola – stanno per malmenare il ragazzino; nell’altra si legge la frase, realmente pronunciata dai partigiani che ammazzarono Rivi e passata di bocca in bocca in quegli anni nella bassa reggiana, “Domani un prete di meno”.
Pannelli e parole che hanno fatto andare su tutte le furie alcuni genitori che portano i loro bimbi alle scuole Anna Frank, tanto da chiedere l’annullamento della visita durante le ore di religione delle scolaresche poi approvata dalla preside. “Volevo fare avvicinare i bambini a questa figura di santo bambino”, spiega al fattoquotidiano.it Don Castellini, “la sua uccisione è un fatto reale, purtroppo. E nella mostra – prosegue – non viene messo in discussione il valore della Resistenza, ma ciò che accadeva all’interno di essa con sanguinari regolamenti di conti: per alcuni estremisti dell’epoca la lotta di Liberazione dal nazifascismo doveva sfociare in una società bolscevica e togliere di torno personalità forti come quella del giovane Rivi, una figura propositiva tra i ragazzi. Un atto violento che confermava quel disprezzo anticlericale che toccò vette ancor più atroci in quegli anni”.
Alla base della polemica “storico-culturale” di Rio Saliceto sta il cosiddetto Triangolo della Morte, quell’area della bassa padana, tra Reggio, Modena e Ferrara, dove tra il settembre del 1943 e il 1949 si registrarono migliaia di uccisioni a sfondo politico, attribuite ad ex partigiani e a militanti di formazioni di matrice comunista. Tra questi il caso Rivi che ebbe comunque tre colpevoli condannati dopo tre gradi di giudizio a 22 e 16 anni, anche se ne scontarono solo 6 grazie all’amnistia di Togliatti: “Loro non avevano diritto all’amnistia – continua il parroco – commisero un delitto comune, non riferibile a fatti di guerra”.
Così se nella polemica si è accodato anche Luigi Negri, vescovo di Ferrara (“Addolora vedere che persone investite di compiti educativi, cioè del compito di introdurre i giovani alla realtà, abbiano paura della verità”) ecco che a gettare acqua sul fuoco è lo stesso Castellani: “Fu lo stesso Togliatti a venire a Reggio Emilia per chiedere di mettere la parola fine a questi omicidi per vendetta. Fu lui a dire che doveva nascere un Paese democratico e che nell’assemblea costituente aveva lavorato per una nuova Italia con i cattolici La Pira, Dossetti e Lazzati. Per questo non mi aspettavo una reazione così alla mostra, rigurgiti di un’idea di Resistenza sacrale che molta sinistra moderata non credo veda di buon occhio”.
L’esposizione su Rivi, organizzata dall’Associazione culturale cattolica Frassati, non è stata censurata e nemmeno sospesa, ma ha bensì esaurito la sua regolare permanenza nella parrocchia di Rio Saliceto per tornare ad essere visitabile, con i pannelli incriminati, da chiunque lo voglia da martedì 26 novembre a martedì 2 dicembre a Correggio grazie anche al patrocinio del Comune. Il sindaco Iotti, che sta per essere sfiduciato da metà della sua maggioranza per via del caso En.Cor., non rilascia dichiarazioni sul tema. L’Anpi di Correggio, come spiega il segretario locale, “preferisce prima vedere la mostra e poi giudicare”, anche se fu proprio il presidente Anpi di Reggio Emilia, Giacomo Notari, durante le concitate ore della beatificazione di Rivi nell’ottobre 2013 a dichiarare: “A quei tempi c’erano già i tribunali partigiani e le cose sarebbero dovute andare diversamente: la situazione sfuggì di mano e la morte di quel ragazzino si doveva evitare”.


la maternità di un trans

consigliato il discorso di Fabrizio de  Andrè Ai Figli della Luna




da  http://www.blitzquotidiano.it/

BUENOS AIRES – Alexis Taborda, 26 anni, e Karen Bruselario, 28, avranno un bebè. Lui, nato donna, è un transessuale e avrà un figlio, con lei che in realtà è un uomo. Più difficile a spiegarlo che a farlo: la loro storia è stata raccontata dal quotidano argentino Muy, poi ripresa da tutti i media locali, che dedicano titoloni e inchiostro al ”primo trans incinta del Paese”.Alexis e Karen aspettano una bambina e, grazie al la chiameremo Genesis, ma quando si muove sento come se avessi qualcosa di strano nel mio corpo. Ammetto di non avere l’istinto materno. A occuparsi del matrimonio è d’altra parte Karen perché io sono incinta di otto mesi e non ce la faccio più”. Alexis ricorda inoltre ”di essersi sottoposto ad una cura di ormoni maschili ma di aver nel contempo deciso dei mantenere gli organi femminili, così come d’altronde – precisa – ha fatto Alexis con i suoi maschili”.I due, residenti nella città di Victoria, sono disoccupati e sperano di ricevere aiuti attraverso laFederazione argentina lgbt, lesbiche, gay, bisessuali e trans. Negli ultimi giorni, la coppia ha partecipato a programmi della tv argentina mentre – precisa la stampa – si sta d’altra parte preparando un documentario sul loro caso.Il matrimonio si celebrerà in comune ma lei, aggiunge la stampa, ha fatto sapere di aver chiesto al Papa di poterlo fare anche in chiesa. Chissà che papa Francesco non risponda anche a questo appello.
matrimonio, la piccola nascerà “nell’ambito delle leggi nazionali”. L’identità maschile di Alexis è stata infatti riconosciuta dallo stato argentino. I due si sposano venerdì, e sabato festeggeranno il lieto evento.Alexis ha detto alla stampa: “Amo mia figlia,



come riscopre la trasgressione positiva e costruttiva Hubert Jaoui, esperto mondiale sulla gestione dell'innovazioneTrasgressioni intelligenti e il segreto della critica positiva.

canzone consigliata nostra signora dell'ipocrisa-francesco guccini

unione sardadel 25\11\2013
«Tutti noi nasciamo creativi». Altro che se c'è speranza, per di più se la battaglia che la creatività deve affrontare non è solo economica ma anche (e soprattutto?) morale secondo Hubert Jaoui, esperto di fama mondiale in tema di creatività applicata alla gestione dell'innovazione. A Cagliari, nei panni di relatore per “Pazza idea”, spinge il pubblico ad ampliare gli orizzonti. Un cambiamento è in atto a livello locale contro i consolidati modelli verticistici rivelatisi fallimentari. E la questione della moralità eccome se c'entra, visto che riguarda la libertà di esprimere la propria opinione. La creatività non è infatti beneficio di pochi ma competenza universale. «È più facile essere creativo che intelligente» e «un analfabeta può essere più creativo di un ingegnere» sono affermazioni distribuite alla platea come placide constatazioni. Il fatto è che dal tempo delle caverne ai nostri giorni i creativi sono sempre stati utili e pericolosi assieme. «Il loro pensiero non conosce frontiere e barriere», ricorda il professionista che osserva le aziende e la società civile. I rilievi concordano che la formula verticistica è obsoleta. Perché, in azienda, chi vede i clienti e sa quali prodotti hanno in testa non viene ascoltato quando pone domande in grado di capire quale potrebbe essere la soluzione? Tutta colpa del sistema piramidale. Boccia la parola italiana “dipendente”, rinfresca le virtù del buon manager e guarda ai tedeschi che in Europa hanno il numero minore di scioperi. Da un bel po' hanno capito che se le persone sono coinvolte nella ricerca di soluzioni si generano minori contrasti. Certo, la situazione è complessa, muta giorno per giorno e solo chi vive il cambiamento può capirlo. «In Italia raramente insegnate l'arte della critica positiva», aggiunge spiegando che molte critiche sono utili solo se arrivano in tempo. Un'altra cosa: nei casi in cui la regola è stupida la trasgressione intelligente è l'unica speranza per un'azienda. E per l'uomo. Per Jaoui non siamo impotenti davanti a un problema e insieme si possono trovare soluzioni. «Il futuro è nelle vostre mani», rassicura. (m.va.)

In treno verso il fascino nitido della Francia armoniosamente mediterranea Si muore anche a Cassis (ma ci si vive molto meglio)Vigne, mare, poeti e gatti sedotti dal profumo dei dolc

dall'unione  sarda  non  ricordo la data
Il treno regionale per Cassis è strapieno, ed è sporco. La stazione della Blancarde, con la sua armonia un po' appassita e l'intonaco bianco ombreggiato dal tempo, sembra già un ricordo lontano. Ritornano alla mente le parole del rivenditore di stecche di vaniglia. Un algerino con gli occhi azzurri e i capelli ricci, nerissimi. «Marsiglia è allergica alla pulizia: Cassis è l'opposto: è pulita fino al midollo. Ed è piena di purezza». Nonostante l'affollamento, in treno c'è silenzio. Non si chiacchiera più in viaggio. Ognuno è impegnato a leggere, a giocare a Scarabeo sull'Ipod o ad ascoltare musica dal telefonino. Ci sono poi i passeggeri “multi task”: quelli che, in pieno silenzio, riescono a fare più cose contemporaneamente. Fortuna che i bambini (almeno loro) qualche volta, un po' di rumore lo fanno. Un ragazzo biondo con i capelli rasati legge un libro sui templari. Un libro vero, di carta: con le pagine da sfogliare e da sottolineare. Poi un telefonino squilla: e una madre premurosa e risponde a suo figlio, in difficoltà con lo sformato di zucchine. I passeggeri, allora, sono costretti ad ascoltare in dettaglio, con l'acquolina in bocca, la sua ricetta: che pare deliziosa. Tanto che una ragazza prende appunti: per poterla provare a casa, più tardi.Appena giunti a destinazione, ci si rende conto che Cassis è tutto un altro mondo. Fatto di panorami sognanti, profumo di fiori, brezza marina, vecchi viali, vigneti, boschi, scogliere e casette che paiono uscite dalle favole. Per raggiungere il mare bisogna camminare a lungo. Chilometri in discesa che fanno perdere al viaggiatore la cognizione del tempo. Tutto si ferma: e l'incanto comincia, immediatamente, fin da subito, contornato da ulivi nodosi e da vigneti grondanti di grossi grappoli d'uva nera. In molti prendono l'autobus, o fanno l'autostop. Ma in un posto come Cassis è un peccato bruciare le tappe. È meglio lasciare che tutto accada a poco a poco, indisturbatamente. Altrimenti si perde la possibilità di conoscere le fattorie che vendono il formaggio di capra biologico, o quelle che producono il sidro. Fino a scoprire che un vecchio registratore di cassa è stato abbandonato in mezzo a un cespuglio di bacche rosse.
Si trovasse all'interno della Tate Modern, a Londra, verrebbe applaudito come una strepitosa installazione d'arte concettuale: e i critici farebbero a gara per partorire elucubranti interpretazioni riguardo al suo significato. I soldi e il danaro, annientati dal potere della natura. Invece no. Invece è tutto un caso. Perché a Cassis perfino la disarmonia diventa armonica e perfino un registratore di cassa abbandonato in mezzo a un cespuglio sembra obbedire a un qualche misterioso canone di eleganza. Non ci troviamo, forse, in uno di quegli irreali luoghi di villeggiatura che si fatica immaginare abitato anche d'inverno?
Ecco perché appena si arriva in centro, è un piacere perdersi nel reticolo intricato delle sue stradine, e rendersi conto che, oltre alle boutique, ci sono una biblioteca, un asilo e una scuola e che, dunque, a Cassis si nasce, si vive e si muore: come in qualsiasi altra città del mondo. Ma certamente con maggior privilegio: e con molta più emozione. È mezzogiorno, ormai. Il sole si infiltra nel vicolo Bonaparte, dipingendo di ombre le facciate dei palazzi. Le botteghe degli artigiani pasticceri vestono l'aria dei loro aromi prelibati: mandorla, miele, fior d'arancio e crema alla vaniglia. I gatti, d'intorno, ne rimangono estasiati, almeno quanto i passanti. Un bigotto cartello informa che è vietato passeggiare per il centro in costume da bagno. Dal piccolo porto, intanto, partono i battelli alla volta delle Calanques, le insenature per eccellenza: quelle scelte dall'Unesco come Patrimonio dell'Umanità. Sullo sfondo, pini, cipressi, un piccolo faro verde e la cornice scoscesa di bianche scogliere millenarie.
Il vento e l'acqua fredda non scoraggiano i bagnanti. Le case che abbracciano il porto sono tutte diverse fra loro. Hanno due o tre piani: e le tegole un po' sbilenche. Ma stanno bene insieme. Gli intonaci sono rosa, o color crema. A Cassis, perfino gli alberghi a due stelle vantano un loro prestigio, e ostentano una certa vanità. Peccato che le antenne paraboliche sui tetti appaiano come una micosi aliena: che ha colpito un paesaggio fatto di torri e di montagne, ammorbandolo di modernità. Consola sapere che, nella sua bottega, un poeta locale vende parole incorniciate. Poesie d'occasione, composte per celebrare fidanzamenti, battesimi, cresime e matrimoni. Poco distante, un ristorante corso propone ai suoi clienti “Figatellu Grillé” e “Strozapretti” (volutamente scritto con una “z” e due “t”): mentre il dottor Raymond Landret offre l'ipnosi per curare la malattie del sistema nervoso. I balconi fanno a gara per primeggiare: grondano di fiori e di piante rampicanti. Perfino le mollette che stendono i panni sono tutte coloratissime!
La rue Rastit è la più cinematografica di tutte. Sembra la ricostruzione di un mondo antico che non esiste più. Certi palazzi sono così antichi che il campanello si suona tirando una cordicella. Lungo il davanzale di un monolocale al pianterreno sfila una spinosa collezione di piante grasse. Un negozio vende cappelli di Panama. E c'è una profumeria, in loco dal 1851, che produce fragranze inebrianti. Il loro slogan, però, è ambiguo e provinciale: “100% profumo del Sud”, promette. Ma è tutto relativo. Perché per molti abitanti del mondo Cassis è, inevitabilmente, una città del Nord. Meglio contemplare le vetrine dei tanti vecchi bar: quelli che propongono ancora le bottiglie vintage di Pastis e di Anisette. Come se gli anni Sessanta non fossero mai passati.
Le spiagge sono piene: le chiese vuote. Cassis non è un luogo dell'anima: ma all'anima fa bene. È caldo, accogliente, irreale, armonioso e incoraggia la serenità. Perché è pieno di armonia. E l'armonia - si sa - è un balsamo: tanto per le anime semplici quanto per quelle più complesse.
Nicola Lecca

chi lo ha detto che per viaggiare con la mente e nel passato servano droghe , alcool , quando basta anche un foto .il caso Pietro Basoccu e i suoi nove progetti per immagini

  in sottofondo la  canzone  Cara  democrazia - Ivano  fossati  ed in particolare  questi versi
(...)
Siamo i ragazzi del coro
Le casalinghe sempre d'accordo
E la classe operaia
Nemmeno me la ricordo
Democrazie pubblicitarie
Democrazie allo stadio
Democrazie quotate in borsa
Fantademocrazie
Libertà autoritarie
Libertà ugualitarie
Democrazie del lavoro
Democrazie del ricordo e della dignità

il  resto  del testo   qui

ma anche  quest'altra  , CSI - In Viaggio (Live @ Acoustica Videomusic)

dall'unione del 26\11\2013 pagina cultura

Viaggi nel tempo sospeso di un fotografo sociale

Un santino elettorale e l'immaginetta di un Cristo in Croce tra le macerie di un sogno industriale infranto. Dalle ceneri della Cartiera di Arbatax a un progetto che «racconta la scomparsa di realtà industriali e occupazionali che hanno cambiato la Sardegna e l'Italia dal punto di vista paesaggistico, antropologico, economico e sociale». L'obiettivo di Pietro Basoccu è quello di un fotografo sociale. Nato a Villagrande, medico pediatra con studio a Lanusei, ha creato nove progetti-racconti fotografici, rigorosamente in bianco e nero («il colore disturba», parola d'artista) per «descrivere le dinamiche sociali nelle loro molteplici angolazioni», spiega l'artista.
Così sono nati degli album di grande valore introspettivo. Da Familias a Madri e figlie, sublimate nell'unicità di un rapporto speciale, Uno sguardo dentro la realtà del carcere, Minorantias, intese come storie di sport minori (« sa murra, sa strumpa, il biliardo, la mountain bike»), Uguali, il diritto di essere diversi, che narra la vita in una casa famiglia. Eppoi l'universo scuola attraverso Voglia di crescere e Desaparecidos, ovvero la dispersione scolastica come perdita di futuro. La fotografia sociale di Baosccu certifica anche il Tempo sospeso «tra passato e presente, tra sogno e realtà» e Sacrifici, nella fattispecie quelli dell'animale resi attraverso «la sacra gestualità dei nostri padri».