15.5.18

Loro I di Paolo sorrentino . e il peso dell'epica pornografica berlusconiana sulle consultazioni Dopo "La grande bellezza", "La grande bruttezza"


canzoni consigliate

  bunga bunga presidente - Babaman
D'Addario\Marinella - Checco Zalone

Un film pesante  e  soporifero  . Niente  d'originale  . Infatti  sembra il seguito ,   anzi  meglio il remarque , del film  bunga bunga  presidente   porno parodia  delle vicende legate al Rubygate dei   registi pornografici Andy Casanova e Marco Trevi   con un po'  più  di trama . Attendo il II per  darne  una recensione completa.Per il momento  è un film che  descrive   gli scandali sessuali di  berlusconi  inserendoli   nel  contesto del berlusconismo  . Niente  di  nuovo  per  me  e per  coloro  ( che  nonhanno   o  si sono tolti il prosciutto dagli occhi  )  che   conoscono il Berlusconismo   politico  e  culkturale   ed  lo combattono   fin dale  origini  .  Insomma  Paolo Sorrentino ha scritto un film pettoruto   come lo definisce  quest'ottima stroncatura di http://www.barbadillo.it
Ha  ragione


Massimo Onofri
Ieri alle 17:56 ·

Visto "Loro 1". L'opposizione tra Berlusca e Veronica è schematica e didascalica. Costruita sulle chiacchiere alla Fabio Fazio. Superficiale. Non racconta nulla. Presuppone ciò che già il pubblico crede di sapere. Salvo il visionario di qualche fotogramma. Il rinoceronte. Il camion che deraglia al centro di Roma. Quando narra senza spiegare. Cioè quasi mai.


Per il momento cncordo oltre che con Massimo con  questo articolo di https://www.huffingtonpost.it/





"Loro" di Paolo Sorrentino e il peso dell'epica pornografica berlusconiana sulle consultazioni
Il film costringe ogni cittadino di questo Paese a un ripasso accurato della weltanschauung berlusconiana e dei suoi immediati dintorni

Teresa Marchesi Giornalista e regista
















Dopo "La grande bellezza", "La grande bruttezza" : "Loro 1", prima parte del monumentale affresco che Paolo Sorrentino dedica all'epopea di Silvio Berlusconi ( la seconda parte uscirà a ruota il 10 maggio, per un totale di 4 ore) è uno sfolgorante cabaret pornografico che ingoia e omologa tutto : soldi, donne, politica e vita privata. Dico la mia, che non necessariamente è opinione comune di chi l'ha visto in anteprima: è una mirabolante resa in immagini del sentimento di ripugnanza suscitatomi , sempre, dal Basso Impero del re di Arcore.
loroNon so se questo monumento funerario "in vita" potrà incidere sulle consultazioni in corso per il nuovo governo, certo costringe ogni cittadino di questo Paese a un ripasso accurato della weltanschauung berlusconiana e dei suoi immediati dintorni. Questo benché si avverta in partenza che il film "è del tutto privo di intenti cronachistici" e si citi in calce Giorgio Manganelli: "Tutto documentato, tutto arbitrario". Paradossalmente, viceversa, la finzione è fin troppo 'sdraiata' sulla realtà.
Pornografia, dicevo. Pornografia perché il corpo femminile predomina, mercificato, prostituito e sfruttato fino allo spasimo. Così è stato negli anni del potere del Nostro. È una pesante eredità che ci portiamo addosso, e il concentrato che mette sul piatto Sorrentino è salutare per la coscienza e la memoria. Nella più incisiva metafora del film, l'ultimo dei nostri registi Oscar fa precipitare tra le rovine auguste del Foro Romano un camion di raccolta rifiuti, perché un topo di fogna gli ha attraversato la strada, e l'immondizia vola a imitazione del finale antonioniano di "Zabriskie Point". L'auto presidenziale, con scorta, è appena passata.
Lo spoiler, per una volta, è doveroso. Tanto di questa storia- qui rappresentata in un arco di tempo che va dal 2006 al 2010-sappiamo già tutto. "Loro 1"si apre con un animale-simbolo, una pecora, "frizzata" sulla soglia della residenza sarda, quella del vulcano che erutta, della bandana e dell'onnipresente musico Apicella. Ma dovremo aspettare a lungo prima che appaia Toni Servillo, impressionante replica del ghigno, della parlata e dell'addome prominente del Presidente. Prima seguiamo Riccardo Scamarcio, piccolo corruttore che sfrutta le prestazioni sessuali per fare carriera, nella sua ascesa dalla Puglia natale ai palazzi della capitale. Sotto il nome di Sergio Morra, il riferimento al Tarantini reale è più che palese.
Il ghigno di Berlusconi-Servillo appare per la prima volta tatuato sulla natica di una ragazza. Segue un lungo reclutamento di signorine, esaminate come bestiame al mercato, a base di coca a gogò. Consigliera è la privilegiata Kasia Smutniak, l'unica in contatto diretto con l'Uomo della Provvidenza. L'ex ministro Fabrizio Bentivoglio, che aspira a succedere all'ex premier nella leadership del centro destra, è un pagliaccio frustrato che manda la scorta a comprare completini hard per la bionda che neanche"gliela dà". Nota di biasimo per i truccatori: la pelata di Bentivoglio è da avanspettacolo.
"Loro", chiarisce una battuta, sono 'quelli che contano', quelli che inneggiano al ritorno di un uomo che 'in questi anni ci ha dato due cose, potenza economica ed entusiasmo'. Il grottesco caro a Sorrentino dilaga nei modi consueti: dalle gag del Bagaglino ai cammelli delle feste faraoniche, al cinghiale in libera corsa nelle strade notturne dell'Eur.
Qualche simbolo è oscuro. C'è un Superpotente che tutti chiamano Dio, e che riceve novelline selezionate con la testa nascosta da un asciugamano e la voce alterata da un apparecchio, dopo averle obbligate per sicurezza a una perquisizione anale. Insomma, sempre per citare alla lettera, è "un viavai di zoccole". Scamarcio studia una coreografia per allettare il Leader con la sua scuderia di "t...", come vengono costantemente definite , e Smutniak gli boccia l'idea del costume sardo :"Lui vuole divertirsi, per deprimersi ha già sua moglie".
Veronica, appunto, finalmente fa la sua comparsa, è Elena Sofia Ricci e tutto sommato – infedeltà dichiarata della finzione-convive senza scosse col consorte, pur tra mille rimproveri. "Agnelli sulla sua barca aveva Bacon, noi abbiamo Apicella". Sorrentiniana all'ennesima potenza è la materializzazione del Silvio in abiti da odalisca, con tanto di rossetto e di fard. I dialoghi familiari con moglie e un nipote bambino in Sardegna sono piuttosto banali, un'esposizione didascalica delle teorie berlusconiane. Ma spesso si ride. Esempio : "Un 25 % di me è gay. Solo che è lesbica". E B., temporaneamente all'opposizione, giura: "Tra cinque anni tornerò". Appunto.
Tra i tocchi geniali, quando Veronica gli rimprovera di non ricordare la 'loro'canzone, c' è il colpo d'ala di B., che a sorpresa ha fatto arrivare Fabio Concato in carne ed ossa per cantarle "Che domenica bestiale". Applausi a scena aperta, in sala. Vedremo il seguito, ma l'essenziale è stato detto, tra orrore e, in qualche modo, ammirazione . Sorrentino, in sintesi, chiede aiuto a Hemingway per definire il "Signor B." : "Non c'è nessuno che viva la propria vita fino in fondo, eccetto i toreri". Per lui il Cavaliere è un torero. Acora, e inesorabilmente, nell'arena di questa Italia.

14.5.18

Torre Annunziata, prof si sente male in casa gli studenti preoccupati vanno a cercarla e la salvano

in sottofondo  Rimmel -Francesco De Gregori

Coincidenze  delle  vita  .  Mentre  ascoltavo questa  canzone   ,  mi ariva  la  notifica  che un mio contatto    ha  condiviso  la  news    del  https://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca    d'oggi 14\5\20118 che  riporto  sotto  .

La prof si sente male a casa, gli studenti si preoccupano e dopo 48 ore vanno a cercarla trovandola agonizzante. La portano in ospedale e la salvano. Lo scrive il quotidiano Metropolis, in edicola oggi che racconta la vicenda di una docente di 50 anni dell'istituto Cesaro di Torre Annunziata(Napoli). Tra l'insegnante, che è disabile per problemi motori, e gli studenti, c'è un legame speciale. La sua assenza, senza preavviso e di alcuni giorni, aveva messo in allarme i ragazzi. Del resto, lei non mancava mai a scuola. Anche quando ha nevicato. Così, a un certo punto, gli studenti hanno deciso di recarsi a casa della docente spostandosi di diversi chilometri, da Torre Annunziata, dove risiedono, a Vico Equense, in costiera sorrentina, dove vive la professoressa. Non ricevendo risposta al citofono, i ragazzi hanno deciso di chiamare i carabinieri.
L'irruzione nell'abitazione ha consentito di scoprire che la donna era a terra, priva di sensi a causa di un malore, e non riusciva a muoversi. Immediati i soccorsi e il trasferimento in ospedale. Per fortuna, il peggio è passato ed è tornata a casa. Una vicenda che racconta di una storia di amore per la cultura e di rispetto per gli insegnanti: «Le sue lezioni sono racconti nei quali ci presenta ogni giorno un personaggio diverso, come se lo avessimo con noi in aula», spiega Alfonso, uno dei suoi studenti. Ora i ragazzi aspettano la prof a scuola. «Speriamo torni presto» il loro auspicio.
ha  ragione  la  carissima    amica   \  compagna  di  strada  una,  se  non la prima  ,   delle prime   che ho conosciuto iniziando   il mio  viaggio  neiu meandri del  web    prima del blog , Antonella Serafini   di ( www.censurati.it )  : << Gli insegnanti che seminano bene creano un futuro migliore >>




12.5.18

Stuprata dal branco, il prof choc: «Nessuna violenza, sono sicuro che la ragazza ha goduto»



da https://www.leggo.it/esteri/news/ Venerdì 11 Maggio 2018 - Ultimo aggiornamento: 12:00




Non ci sono solo le mobilitazioni di protesta contro una sentenza giudicata troppo blanda. Il caso de 'La Manada' (la mandria in spagnolo), il gruppo di cinque amici che nel 2016, durante le celebrazioni di San Firmino a Pamplonaviolentò una 18enne, continua a far discutere e c'è anche chi ha difeso a spada tratta il branco, condannato a nove anni a fronte di una richiesta di 25 anni e sei mesi da parte della pubblica accusa. Uno di questi è un professore universitario, Luciano Mendez Naya, docente all'università di Santiago de Compostela.
L'uomo chiede l'assoluzione piena per tutti gli imputati, sostenendo che la sentenza sia stata ingiusta. E lo fa utilizzando parole forti, in un video pubblicato su Facebook: «Come fate a dire che è stato uno stupro? Quella ragazza era da sola e ubriaca, nessuno l'ha costretta a farsi abbordare dal gruppo. Sono sicuro che quella notte ha goduto, quindi non parlerei di violenza sessuale». Come se non bastasse, nel filmato registrato in casa il docente universitario rincara la dose poco dopo: «La ragazza, evidentemente, ha fatto sesso non protetto e ha deciso di denunciare il presunto stupro per avere più facilmente la pillola del giorno dopo. Siamo di fronte ad una vera e propria assurdità sociale, quei ragazzi andavano assolti ma alla fine sono stati condannati per evitare tensioni, la sentenza è il frutto di un accordo tra i giudici che sapevano benissimo che il massimo della pena fosse una richiesta inattuabile, ma evidentemente sapevano anche che un'assoluzione avrebbe generato proteste ancora più feroci». Luciano Mendez Naya, poi, ricomincia a negare la tesi dello stupro: «Magari abbandonarla in strada dopo quel rapporto sessuale di gruppo è stato un gesto poco elegante, ma non c'è alcuna violazione della legge».
Il video ha generato numerose polemiche, anche perché il docente universitario non è nuovo a commenti sessisti. Nel 2016, come riporta 20minutos.es, Mendez Naya era stato infatti denunciato per aver fatto apprezzamenti del tutto privi di eleganza sulla scollatura di una sua allieva.

  se  non lo sentite  ecccovelo qui preso  dal fb  del piutribondo figuro


la legge del contrappasso ci vuole per 💩🤮del genere . e qui mi fermo altrimenti m'abbasso ai suoi livelli

Fusaro nuovo nazimaoista ?! marxista no marxista si marxista un cazz

    canzone  suggerita     (  paradiata  nel titolo  )   
compagno  si compagno  no  compagno un cazz   -   Richy Gianco 


nei  giorni scorsi   dopo   il post  della mancata intervista  a Diego Fusaro ho  ricevuto   diverse email  in cui mi si  diceva  :  tu  parli male  di fusaro perchè   ;  ti  ha  rifiutato l'intervista  .,   perchè non la  pensa  come   te .,  è  uno spirito libero e tu  non lo riconosci  , ecc
Iniziano  a  smontare  tali accuse  .
Premetto che  nnon   sapevo  😁😛😂  che   criticare  il pensiero  di  un filosofo    contradditorio  e  d'elitè o  salottiero   come  potete   evidenziare  anche  voi leggendo   oltre  le mie domande ( vedi post precedente ) anche il suo manifesto soprattutto quando dice : << la cultura esiste solo al plurale come dialogo fra culture >> o << L’associazione è apartitica, apolitica, volontaria e non ha scopo di lucro e svolge attività di utilità sociale e di promozione di idee giuste, etiche, morali sostenibili indirizzate al progresso della società ponendo in primo piano l’uomo e l’ambiente in cui vive e si confronta. >> poi invece sempre nel manifesto della sua associazione interesse nazionale  : << (...)  Il presente documento ha lo scopo di definire le regole principali e gli impegni per poter partecipare ad eventi. Regole ed Impegni che dovranno essere rispettati da parte di coloro che voglio avere come ospiti i rappresentanti di Interesse Nazionale.>>  significasse  parlarne  male  .

 1) Ciascuno  è  libero di'accettare  un intervista   o una  semplice discussione  (  è il mio caso   )  almeno  è  stato gentile  e  breve  nella  sua  risposta   di rifiuto  . Almeno  a differenza  d'altri mi ha  risposto  direttamente    senza  ( come  ha  fatto  Emiliano Mamuccari  gotha     dei fumettisti  Bonelliani   )  inventarsi scuse  per  poi  non  rispondere  .
2)  se  cosi  fosse su  facebook e  su twitter   avrei  meno  contatti ed  amici di quello  che  ho  . un minimo di coerenza  .  Va bene essere  libero battitore ed  andare  in direzione ostinata  e contraria  ed   essere libero    dal   :  pensiero  unico  o delle vecchie  ideologie  , ma  qui  se  ne finisce  schiavo  Infatti   d'accordo  reinterpretare il pensiero marxista ed Hegel perché  << Oggi Contessa ha cambiato sistema\si muove fra i conti cifrati\ha lobby potenti ed amici importanti\e la sua arma più forte è comprarti,\ la sua arma più forte è comprarti ! \  [...]     che  ora  servono   nuove  parole  >>   (   Mia dolce rivoluzionaria  -  Mcr  )   e  che   secondo alcuni 

L'enorme errore del marxismo e' di chiamare alla liberazione solo alcuni (i proletari) e solo per una liberazione economica.Se chiami solo alcuni, la liberazione sara' insufficiente (perche' coinvolgerà', forse, alcuni e non tutti).
Se chiami solo alla liberazione economica, la liberazione sara' poca cosa perche' resteranno altre schiavitù.
La liberazione deve coinvolgere tutti e deve essere integrale.
E per essere autentica e solida deve essere convintamente accolta da tutti e non imposta con la violenza.Deve essere testimoniata e praticata e contagiare con la persuasione nonviolenta.
Altrimenti sara' solo il germe per altri lutti.
                     da  una  bacheca  di facebook 

 Ma qui lo si snatura asservendolo ad un destra exenofoba e razzista ed ultra nazionalistica   ( quelloche iuo   . vedere  post  d'archivio  dela fase  scv.splinder    definisco  nazionalismo chiuso ) ed ottso di stampo nazifascista  che non ha niente da spartire con quello risorgimentale /prefascists citato da Gramsci .  Un filosofo massmediatico ,un nuovo sofista   ,un intellettuale da torre d'Avorio , poco comprensibile  a più cioè a chi non ha   ( ha  una semplice  infarinatura  di filosofia  )   conosceienze    filosofiche ciovvero il 90  % della gente  . 

10.5.18

ma che i italia sta diventando ? hanno più coraggio gli stranieri che noi italiani dal Roxy Bar della Romanina ci arriva una "lezione dai meno garantiti, disabili e romeni, che si dividono gli ultimi gradini della nostra sconnessa scala sociale".





La mafia sa assumere mille volti, altrettante ragioni d'essere, sa insediarsi in strati diversi della società, operare con mani diverse. Ma sempre mafia è.

                                                                      Casamonica

Onofrio Dispenza


Dice bene Paolo Fallari sul Corriere della Sera: dal Roxy Bar della Romanina ci arriva una "lezione dai meno garantiti, disabili e romeni, che si dividono gli ultimi gradini della nostra sconnessa scala sociale".Un romeno che nella sua vita, prima in patria, poi in Italia, ne avrà visto di cotte di crude: fame, povertà e disperazione, poi l'Italia che sicuramente all'inizio gli avrà riservato disprezzo e discriminazione. Marian avrà ingoiato saliva mille volte, ma è andato avanti, fino a quel Roxy Bar che alla periferia Est di Roma non è cosa facile da gestire. Ma quel bancone era per Roman un successo personale, la garanzia di una vita mai sicura, ma senza tanti patemi. Quel bancone era la dignità cercata e conquistata con i calli delle mani, con le braccia e con i denti.
Nessun testo alternativo automatico disponibile.I bulli dei Casamonica, che nella sconnessa realtà della capitale sono il letame che fa germogliare il peggio, hanno insultato Roman, gli hanno sfasciato il bar, hanno seminato distruzione e paura pensando di poter contare sull'ennesima immunità. Avranno pensato che al massimo poteva arrivare solo un buffetto della giustizia. Nient'altro che potesse compromettere il loro sciamare criminale e mafioso. Ora sono in una cella, la speranza è che arrivi una punizione pesante e che si avvii una profonda azione di "bonifica" che cancelli ogni rischio legato al clan dei bulletti della Romanina. Roman non ha avuto paura, non ha paura, promette di non aver paura. Roman ci regala una lezione e noi, comunità, dobbiamo rispondere regalandogli un'adeguata protezione, a lui e alla sua attività economica. Un"romeno di merda", come lo hanno apostrofato i due Casamonica ha avuto il coraggio che in questo Paese imprenditori, professionisti e tanti bravi e stimati cittadini spesso non si ritrovano. Roman quel giorno di Pasqua violento e mafioso si è ritrovato al fianco solo il coraggio e la dignità di una donna disabile. Pure lei una vita difficile, un lavoro che era stata costretta a lasciare per una malattia invalidante. Non è rimasta a tacere, come hanno fatto tanti altri, ha ribattuto con fermezza, mai con volgarità, alle volgarità violente ed anche razziste dei giovani Casamonica. Coraggio e dignità che le sono costati giorni e giorni in ospedale, poi altri giorni a letto, a casa, ed ora il legittimo ed umano timore che quelli possano vendicarsi. Ma anche in lei, come in Roman, sulla paura prevale quello che è senso civico. E forse non sanno che senso civico è.
La mafia sa assumere mille volti, altrettante ragioni d'essere, sa insediarsi in strati diversi della società, operare con mani diverse. Ma sempre mafia è. E alla luce di quel che accaduto al Roxy Bar, alla luce dell'aggressione arrogante di questa mattina ad una troupe televisiva presente all'arresto dei pargoli dei Casamonica, appare stucchevole e irresponsabile l'azione di chi preferisce spaccare in pelo in due per verificare se a Roma la mafia c'è davvero. Si, la mafia a Roma c'è ed ha anche il volto dei Casamonica. Ma anche quello della gente di rispetto che evade le tasse e corrompe, e quello della peggiore politica che cerca e si fa penetrare dalle mafie nel nome del potere e del denaro.

(Globalist)

9.5.18

chi li capisce certi\e Lgbt si fa i complimenti per la loro scelta di vita e poi ti scambiano per un omofobo e ti mandano a fncl


Tina Baffy, dal coming out a TOP DJ: FOTO
chi la capisce la gente , sopratutto alcuni Lgbt .
Ti congratuli pubblicamente sulla tua bacheca per la sua scelta identitaria di fb e scrivi di capire la sua decisione ( vedere le ultime tre risposte dell'intervista sotto   di  gay.it 
 ) e ti manda a ...... , dicendoti di stargli alla larga e di farti i ..... e che ho tscritto di lei solo per avere visibilità ( cosa non vera , non vado alla ricerca di ciò , chi mi conosce sa che non sono il tipo ) perchè alludo ( nessuna intenzione da parte mia   cerco d'evitarlo  il più possibile ) alla sua sessualità . Le ipotesi  della sua  isterica reazione   sono   che :  le sue dichiarazioni   rilasciuate  a quel portale  sono solo pubblicità per avere come pubblico anche gli appartenenti del mondo lgbt o far parlare di se ., il fatto che magari a tempio pausania ( picocola bidda del nord sardegna siamo  ancora molto chiusi sui tali argomenti , infatti è fuggita a Roma ) non l'ha detto a nessuno\a a parte i suoi o pochi altri ed io gli homrotto le uova nel paniere ., oppure capisce  su  fischi per fiaschi  su  quelo che  scrivono  o dicono  su di lei



 da   http://www.gay.tv/articolo/tina-baffy-per-me-il-coming-out-non-e-stato-necessario-intervista/68749/
Hai fatto coming out su Instagram parlando di matrimoni gay…
Quel commento io non l’ho fatto assolutamente per dichiararmi, l’ho fatto soprattutto per una giusta causa – i matrimoni omosessuali, poi la mia partecipazione al Pride. Mi è sembrato giusto e l’ho fatto. Per quanto riguarda il mio coming out, non ce ne è proprio stato bisogno, io sono sempre stata così, non è che sono andata dai miei un giorno e ho dovuto dire “A me piacciono le ragazze” o “i ragazzi”.
Credi che in Italia prima o poi ci arriveremo? Come la vedi?
La vedo che mi andrò a sposare all’estero… non credo che ci arriveremo, ma non mi fare parlare di queste cose che divento un fiume in piena, inizio a parlare del Vaticano e viene fuori una polemica infinita!

ricordo a senso unico oggi si ricordano si ricordano solo le korti di Aldo Moro e di peppino impastato , ma si dimenticano i 120 anni dell'eccidioo di Milano commesso dal generale bava Beccaris



va bene ricordare Aldo Moro ed Pepino impastato ed le loro vicende soprattutto quest'anno che sono 40 anni . Ma ci si dimentica di come la monarchia italiana diede pieni poteri ad Bava Beccaris



da  https://www.ilpost.it/2018/05/08/bava-beccaris-moti-milano



L’8 maggio di 120 anni fa a Milano i soldati del generale Fiorenzo Bava Beccaris spararono contro le donne, gli uomini, i vecchi e i bambini che avevano preso parte ai moti di Milano del 1898, una sollevazione popolare contro l’aumento del costo del grano – e quindi del pane – decisa dal Regno d’Italia. La strage di Bava Beccaris è considerata uno dei momenti peggiori della storia italiana ed ebbe già all’epoca una risonanza tale da motivare nel 1900 l’assassinio a Monza di re Umberto I, ucciso con tre colpi di pistola dall’anarchico Gaetano Bresci.




Milano, alla fine dell’Ottocento, aveva circa mezzo milione di abitanti ed era la seconda città più popolata del Regno d’Italia, dopo Napoli. Era considerata la capitale finanziaria della nazione, la città in cui cominciavano a essere sperimentati nuovi modelli di industrializzazione e a prendere forza nuovi movimenti di massa per l’emancipazione del ceto popolare. La situazione nazionale era problematica: la diffusione dell’analfabetismo, i bassi salari e l’alto tasso di disoccupazione avevano preparato il terreno al malcontento, che esplose quando a causa degli scarsi raccolti il costo del grano aumentò da 35 a 60 centesimi di lira al chilo.
Dopo un primo tentativo di organizzare la protesta in modo pacifico, il malessere popolare confluì spontaneamente, senza organizzazione e per contagio in varie città: prima in Romagna e Puglia e poi anche altrove. Il 2 maggio a Firenze fu dichiarato lo stato d’assedio e due giorni dopo lo stesso accadde a Napoli. Sempre il 2 maggio il ministero dell’Interno autorizzò i prefetti locali ad affidare, se ve ne fosse stato bisogno, poteri speciali di intervento alle autorità militari territorialmente competenti. A Milano questa autorità era il generale Fiorenzo Bava Beccaris, capo del Terzo Corpo d’Armata.
I moti – che furono chiamati poi moti del pane, rivolta dello stomaco, quattro giornate di Milano o massacro di Bava Beccaris – iniziarono il 6 maggio del 1898 fra gli operai della Pirelli che accusavano il governo di essere responsabile della carestia che colpiva il popolo. Tra loro si infiltrarono alcuni agenti che durante la pausa pranzo approfittarono della distribuzione di alcuni volantini di protesta per arrestare operai e sindacalisti. Molti di loro vennero rimessi in libertà solo dopo l’intervento del deputato socialista Filippo Turati, ma la tensione era ormai salita: altri lavoratori scesero in strada in solidarietà con gli operai della Pirelli e assaltarono la caserma di via Napo Torriani. Ci furono scontri, sassaiole e spari sulla folla da parte dei soldati: due manifestanti morirono subito e quell’episodio fu la causa di ciò che avvenne nei giorni successivi.
Il giorno dopo era un sabato. Venne proclamato uno sciopero generale che ottenne un’adesione di massa: c’erano gli operai degli stabilimenti della periferia, quelli delle attività presenti in città, c’erano le tabacchine, i macchinisti dei tram, molti giovani e attivisti anarchici, repubblicani e socialisti. I manifestanti costruirono barricate in diverse zone della città – a Porta Venezia, Porta Vittoria, Porta Romana, Porta Ticinese e Porta Garibaldi – e Bava Beccaris ottenne il mandato di ristabilire l’ordine. Il governo decretò lo stato di assedio e Bava Beccaris, che aveva disposto il suo quartier generale in Piazza del Duomo, richiamò in città anche altri reparti dell’esercito.
La sua idea era far muovere le truppe a raggiera nella città, in modo da rendere più efficiente il loro intervento e riguadagnare presto il controllo di Milano. Il gran numero di manifestanti – si parla di decine di migliaia di persone – e la presenza delle barricate complicarono però i piani di Bava Beccaris e iniziarono lunghi confronti tra i manifestanti e i soldati. Le cose non miglioravano e Bava Beccaris ordinò infine di sparare contro la folla che si era radunata intorno alle barricate nella zona di Porta Ticinese, per disperderla. Le cariche e gli spari continuarono anche il giorno successivo, quando l’esercito usò un cannone per fare breccia nel muro di un convento dove si sospettava fossero nascosti dei rivoltosi. In tutto in quei giorni morirono più di 80 persone e centinaia furono ferite. Ci furono migliaia di arresti e la repressione – che continuò per alcuni giorni, anche dopo che tutte le barricate erano state abbattute – portò alla chiusura temporanea di molti giornali considerati pericolosi o sovversivi.
Per come aveva gestito la situazione, Bava Beccaris fu insignito con la Croce di Grande Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, ottenne un telegramma di congratulazioni da parte del re e diventò senatore. Per le grandi masse di lavoratori, Bava Beccaris diventò invece noto come “il macellaio di Milano”. «Alle grida strazianti e dolenti/Di una folla che pan domandava/Il feroce monarchico Bava/Gli affamati col piombo sfamò», dice un canto di protesta composto pochi anni dopo i moti. Due anni dopo l’anarchico italiano Gaetano Bresci sparò contro re Umberto I: disse di averlo fatto per vendicare i morti di Milano.

8.5.18

Impastato, il mistero dell'archivio sparito. Il fratello: "Non chiudete l'inchiesta"


La mattina del 9 maggio 1978, il corpo dilaniato di Peppino Impastato fu ritrovato sui binari della ferrovia Palermo-Alcamo. L'allora maggiore, Antonio Subranni, orientò subito le indagini sulla pista dell'attentato terroristico suicida. Invece, il giovane attivista che denunciava la mafia dai microfoni di Radio Aut era stato assassinato. Siamo tornati sul luogo del delitto, con il fratello di Peppino, Giovanni, e con due suoi compagni, per ripercorrere il depistaggio istituzionale che per troppo tempo ha tenuto lontana la verità.
Giovanni Impastato chiede che l'inchiesta sul depistaggio non venga chiusa e che l'archivio di Peppino sia restituito alla famiglia, "perchè - dice - quella notte fu sequestrato illegittimamente dai carabinieri". Per il depistaggio, sono indagati il generale Subranni (di recente condannato a 12 anni nel processo Trattativa Stato-mafia) e tre sottufficiali, la procura di Palermo ha chiesto l'archiviazione per prescrizione.

elogio della cozza

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4.5.18

fraintendimenti e intervista mancata con il filosofo salottiero diego fusaro


«Bello, senza riserve, è l'amore della verità. Esso porta lontano, ed è difficile giungere al termine del cammino. Più difficile però è la via del ritorno, quando si vuol dire la verità. Voler mostrare la verità nuda è meno bello, poiché turba come una passione. Quasi tutti i cercatori di verità hanno sofferto di questa malattia, da tempo immemorabile»
                            (Giorgio Colli)

Molti\e di  voi   , intervistati  ed   intervistati mancati  fra  cui il discusso  (  1 2  3 )  e  filosofo  salottiero  prof  Diego Fusaro  , creedono   che  questo blog  sia  un blog  giornalistico  . Tale blog    secodo gli aspetti   normativi  e legali    non è . E poi   come   ho già detto in un post precedente   precedente  non mi  piace essere  inquadrati in categorie  ( ordine  dei  giornalisti  o  pubblicisti )   prefferisco essere  libero  , ma  soprattutto   non sono  nèp uno  nè l'altro  non ha  i titoli   sono un semplice laureato in lettere .
Le mie non sono interviste   ma  sorte  di  domande  ( o chiaccherate  con alcuni  )  per  appropfondire   ,  sviscerare meglio   quello che  scrivono  , suonano  , raccontano  , pensano  , ecc  .
Ed  proprio in base   a  ciò che  , iuncuriosito  dalle  varie  interviste   , dal manifesto   della  sua  associazione  (  interesse nazionale    )  ho deciso  di fare  alcune  domande   a   Diego fusaro   findatore  dell'associazione  filosofiuca    \ politica  http://www.interessenazionale.net/

eccole  


mi sembra  che  il manifesto d'interesse nazionale   c'è  un allontamento    dalla tua  formazione marxista  omeglio    una  snaturazione   del pensiero marxista       ti  chiedo   secondo te  il  capitale di marx  è ancora  attuale  o  no  ?

leggendo  il manifesto   e sentendo la  sua presentazione
  mi sorge  un dubbio  sull'uso  del termine   apolitica  .  Esso   mi sembra  un contro senso   in quanto     qualunque  cosa  si dice  i    si  faccia   si fa   sempre poilitica   . Infatti  voi  d'interesse nazionale dite   : << L’associazione inoltre sostiene l’etica, la moralità, la formazione, la meritocrazia e la giustizia come elementi fondanti e primari del vivere civile, con l’obiettivo di fornire tutta l’assistenza possibile per far comprendere che la strada del bene produce sempre di più di quella del male, non solo in termini etici e morali e di miglioramento per la società, ma anche in termini concreti per le imprese e per i lavoratori con risultati di maggiore e migliore occupazione.>>  quindi cosa   intendi per  apolitica ? 

in cosa  si  differenzia  il vostro nazionalismo da quello   exenofobo , ultra populista  di  Salvini e  della nuova  destra  (  casa pound  e  forza nuova  )  ?

 può esistere una globalizzazione sostenibile? Davvero non esiste altra via tra l’accettazione dello status quo -e dei suoi assurdi meccanismi- e quell’antistorico ritorno al nazionalismo  che  viene  invocato  dai più parti   ?

IL Think global, atc local   ( pensare  globale  agire locale  )     motto attribuito a Patrick Geddes, che lo applicava campo di sua competenza, cioè la progettazione urbanistica.Ma  che  in effetti, in questi anni, le uniche cose che possono moltiplicarsi e circolare il più liberamente possibile senza fare danno alcuno (e anzi portando progresso) sono le idee. Ed esse sono state blindate con copyright, brevetti e mezzi analoghi, al fine di creare scarsità artificiale su cui lucrare.
Le idee possono assumere qualunque forma. Possono essere ricerche scientifiche, leggi, best practice, iniziative. Ma possono essere anche strumenti come i software, e -da quando esiste la fabbricazione digitale- anche file da dare in pasto a quelle macchine a controllo numerico (stampanti 3D, lasercut, frese, ecc) che li trasformano in oggetti solidi; e a fianco di questi possono essere istruzioni di montaggio, documentazione allegata etc.
Per fortuna c’è un mondo che ha capito tutto ciò, e che da anni si regola di conseguenza. Quell’invito a “pensare globalmente e agire in loco” è stato raccolto e rilanciato da tutti quei movimenti che utilizzano la Rete per scambiarsi idee, conoscenza tecnica, ma che poi agiscono sul territorio. Si pensi ai FabLab, alle imprese di co-working, o a tutte quelle iniziative che declinano i princìpi del Software Libero ad altri ambiti: si pensi all’Open Hardware, Knowledge, Design, fino ad arrivare a settori a cui non si sarebbe mai pensato fino a pochi anni fa (non è più un’utopia pensare di produrre in Open Source autovetture, macchinari agricoli e perfino attrezzature mediche di altissimo livello tecnologico).potrebbe   essere  una buona  idea   come   proponggono  i  vari movimenti     non global  specialmente i  vari  partiti pirati  e    anche il  gruppo   Mcr  in mia dolce  rivoluzionaria    )   per  risolvere la situazione  attuale  di cui  fate cenni anche voi nel manifesto   della  vostrta  associazione  ? 

manca  nel  manifesto ogni riferimento al gruppo di pression e  più  importante   della storia  italiana   e che  ancora  continua  , lo  stato vativano e le parocchie  .  qual è  la  vostra posizione  in merito  ?

al punto 7  del manifesto programmatico   mi sembra  d'intravedere  una politica  autarchia .  sto   sbagliando   ? 

 non è  che   c'è un  un tentativo  ,  quando   parlate   VALORI DI DESTRA, IDEE DI SINISTRA c'è  un riferimento  o  un ritorno  alle teorie del centrismo  della  dc che caratterizarano  la nostra storia    repubblicana  ?

cosa    intendete     con   << TUTELA DEI CORPI INTERMEDI E DELLA SFERA PUBBLICA  >>   è  un ritorno ai ceti medi   ?

 con  <<   LA FAMIGLIA, CELLULA PREPOLITICA DELLA COMUNITÀ  >> intendete  anche  le  famiglie  arcobaleno    cioè quelle  Lgbt ?

    ai punti  12  13    un ritorno allo stato  etico  ed  ad un  economia statalista    come  era l'ex blocco sovietico  opure mista  come  in italia    fino a  gli anni  '90 ? 

quanto dite  : << Il presente documento ha lo scopo di definire le regole principali e gli impegni per poter partecipare ad eventi. Regole ed Impegni che dovranno essere rispettati da parte di coloro che voglio avere come ospiti i rappresentanti di Interesse Nazionale.>> non è  una  forma  di rifiuto   del confronto     con cui non la pensa   come  voi  o  meglio diversamente  da    voi  ? 
  nella  voce   L'AGORÀ  dici  che    << L’ Agorà, come luogo di confronto, è quello spazio, sul nostro sito, in cui le idee di Interesse Nazionale verranno presentate, confrontate e di conseguenza sottoposte in modo diretto o indiretto ad un processo di miglioramento continuo. >>  non è  una  contraddizione    con quanto affermato   nella  fase  finale del manifesto  :  <<  Il presente documento ha lo scopo di definire le regole principali e gli impegni per poter partecipare ad eventi. Regole ed Impegni che dovranno essere rispettati da parte di coloro che voglio avere come ospiti i rappresentanti di Interesse Nazionale. >> 

pazienza   se non mi  ha  risposto  . ne posso fare  a meno di  uno che  si dice  libero  dal  dualismo destra   \  sinistra  , e  che    lotta  contro il pensiero unico   per  poi finire    dentro un pensiero  unico   Infatti   ha   gettato     alle ortiche    quello  in cui  credeva  e  la  sua fornmazione coulturale    per passare   alla destra  extraparlamentare  e sociale  . Uno   che  si nasconde  dietro il linguaggio  del filosofo  da salotto  insomma   un  rossobrunista

cioè è la sintesi diabolica dei due estremi che hanno versato lacrime e sangue nel Novecento: Comunismo e Fascismo. Per le grammatiche del pensiero unico, sovrastruttura egemonica che giustifica i rapporti di forza del blocco monopolare americanocentrico iperclassista post ’89, Rossobruno è chiunque proponga la possibilità di controllo dell’economia di mercato, oggi assolutizzata, o chiunque solo prospetti la possibilità alternative di “essere”, rispetto al capitalismo.”  . 


Anche  se secondo  Giancarlo Murgia   si deve  parlare  di  nazi-maoismo e comunitarismoRossobruno è un termine relativamente recente, che va a identificare quelle aree politiche che una volta si sarebbero definite, più sinteticamente e più efficacemente, nazi-maoiste.  <<  Nel corso degli anni, soprattutto nei primi anni novanta, il nazimaoismo mandato in pensione dalla fine delle ideologie cambiava definizione ma non sostanza, identificandosi col “comunitarismo”.I rossobruni si mimetizzano molto bene, nascondendo la loro identità politica ben argomentata dietro simbologie e parole d’ordine apparentemente di sinistra. Ma una cosa principalmente caratterizza tutta l’area rossobruna: ogni fenomeno della vita collettiva viene interpretato come episodio di politica internazionale. Nel fare questo, si servono di una determinata materia scientifica, la geopolitica, strumento analitico col quale interpretano ogni fenomeno politico rilevante. Lo sviluppo sociale è determinato, secondo questa, dalla continua dialettica fra blocchi nazionali o macroregionali culturalmente omogenei e in contrapposizione, in perenne scontro fra loro per l’egemonia – o la sopravvivenza – culturale. Anche i singoli episodi della vita sociale nazionale (il termine nazionale è una costante, mentre mai o quasi mai viene citata la parola stato – se non come sinonimo di comunità nazionale) derivano le proprie cause – e la spiegazione generale – dai rapporti di forza internazionali. In questo scontro globale, il concetto di Stato diviene sinonimo di Nazione, e questo viene assimilato a quello di Popolo. Altra caratteristica peculiare del rossobrunismo è la costante rivendicazione identitaria ed etnicista. Ogni scontro statale si trasforma così in scontro fra nazioni, e cioè in scontro fra popoli. Nel fare questo, il rossobrunismo (e tanta parte della geopolitica), inventano di sana pianta territori e culture assolutamente artificiali, come ad esempio il concetto di “Eurasia”, o “Eurabia”, mitiche regioni accumunate culturalmente dall’opposizione all’egemonia statunitense  [----] >> continua su https://6viola.wordpress.com/2013/12/29/cosa-significa-rosso-bruno/


  concludo    con questa  frase  : <<  il tempo è dei filosofi >> ( cit dalla canzione dimmi bel giovane canto anonimo anarchico del XIX secolo ) . Infatti si può dire di lui quello che egli dice al giornalista Christian Raimo : << Egli scrive pure mediocri cose sull’argomento. La sua figura sarebbe poca cosa, in fondo: polvere sugli stivali della storia, direbbe lo Hegel.  >> (  vedere   qui ) . fusaro trova un luogo consono alla sua sub-cultura reazionaria e conformista.. in mezzo agli ignoranti regressivi fascisti. Infatti la mia amica Silvana Porcu   dice  : << A parte il fatto che è spesso illeggibile, nel senso che non si capisce dove vuole andare a parare, ha scelto il posto giusto. Per lo meno si é rivelato. >>

3.5.18

l'antidoto al malpancismo e all'ideologia dell'odio ( salvini , forza nuova , casa pound , militia , ecc ) viene da liceo classico di modena incontro degli esponenti religiosi con gli studenti

Una lezione di pace al liceo classico di Modena Muratori-San Carlo. Davanti a centinaia di studenti il vescovo Erio Castellucci, il rabbino Beniamino Goldstein e l'imam di Modena Idriss Bakari hanno parlato di integrazione. 

Video di Benito Benevento, interviste di Gabriele Farina. La cronaca dell'incontro

quando l'ideologia rovina tutto Il “caso Magni”: da Valibona alla maglia rosa La “scelta sbagliata” del campione di ciclismo, ripudiato nell'Italia divisa.




da
http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2018/05/01 

Il “caso Magni”: da Valibona alla maglia rosa

La “scelta sbagliata” del campione di ciclismo, ripudiato nell'Italia divisa. Ora il volume di Walter Bernardi fa chiarezza sulla sua figura e sulla battaglia del 1944 tra fascisti e partigiani sui monti intorno a Prato. A 70 anni dalla prima vittoria del ciclista vaianese al Giro












Una celebre immagine, esempio della proverbiale tempra di Magni: nonostante la clavicola fratturata, prosegue la corsa e si regge al manubrio tenendo in bocca un pezzo di gomma


PRATO. Il rosa della maglia di leader del Giro d’Italia, sogno di ogni ciclista, il nero delle camicie dei fascisti, il rosso delle bandiere comuniste e dei fazzoletti dei partigiani. Si potrebbe raccontare anche attraverso i colori la storia di Fiorenzo Magni, il “terzo uomo” degli anni d’oro del ciclismo italiano, l’unico in grado di inserirsi nel dominio dei campionissimi Coppi e Bartali ritagliandosi una sua dimensione di campione, con la vittoria in tre Giri d’Italia e in tre Giri delle Fiandre. Ma il cuore del libro di Walter Bernardi, “Il 'caso’ Fiorenzo Magni: l’uomo e il campione nell’Italia divisa” che uscirà giovedì 3 maggio, non è il ciclismo. La vicenda umana di Magni e anche la sua carriera sportiva ruotano inevitabilmente intorno alla battaglia di Valibona che vide un gruppo di partigiani assediato da un oltre un centinaio di fascisti e carabinieri. Con Magni nelle file dei repubblichini. I “fatti di Valibona” sono uno dei miti della Resistenza pratese. La presenza di Magni “dalla parte sbagliata” non gli è mai stata perdonata, e ne ha deciso l'oblio della sua gente, la rimozione dal pantheon delle glorie “pratesi”.
I “fatti di Valibona”. Il 3 gennaio del 1944 una spedizione fascista raggiunse quella località sperduta sui monti della Calvana per sgominare una brigata partigiana che minacciava i collegamenti tra Prato e Bologna. L'intervento fu pianificato dalla Gnr (la Guardia nazionale della Repubblica di Salò) di Prato e dai carabinieri di Prato e Calenzano, con la partecipazione del battaglione Muti di Firenze, un corpo speciale delle milizie repubblichine. Alla fine oltre 120 tra camicie nere e carabinieri si avviarono verso Valibona, poche case in cui risiedevano tre famiglie, valico che metteva in comunicazione la Valbisenzio con la Valmarina. Lì, si sapeva, si era stabilita la brigata guidata da Lanciotto Ballerini, un giovane capo partigiano di Campi vicino alle posizioni di Giustizia a Libertà. In quella brigata di 19 persone si erano ritrovati elementi di diversa provenienza. C'erano perfino due russi, un inglese e due jugoslavi. Quando alle prime luci dell'alba i fascisti arrivarono a Valibona trovarono i partigiani chiusi in un fienile e intorno a quell'edificio si scatenò il fuoco. Fu una battaglia vera e propria, si sparò dalle 6 alle 10 del mattino e alla fine i partigiani asserragliati nel fienile dovettero arrendersi. Il bilancio fu di sei fascisti e tre partigiani uccisi, tra questi ultimi anche Lanciotto Ballerini e il russo Vladimir. A quelli fatti prigionieri non furono risparmiate sevizie e violenze.


                        Il    fienile di Valibona dove trovavano i partigiani assediati dai fascisti


Il processo. Finita la guerra, il processo si celebrò a Firenze nel 1948 in Corte d'assise d'appello. Alla sbarra i fascisti che avevano partecipato alla spedizione. Nel corso degli anni la presenza di Magni, allora 24enne, alla battaglia fu a lungo controversa e neppure il processo sciolse tutti i dubbi. Bernardi attinge per la prima volta anche agli atti del processo di Valibona ritrovati nell'archivio di Stato di Perugia da John Foot, storico inglese che ha dedicato i suoi studi all'Italia e allo sport (calcio e ciclismo) e che firma anche la prefazione al libro. Tra gli imputati c’era anche Magni, mentre sfilavano i testimoni, in un’aula che ribolliva di passione. Vengono chiamati a testimoniare anche altri ciclisti tra cui Bartali e il montemurlese Bini che non si presenteranno
Si presenta invece Alfredo Martini, futuro ct della nazionale, ciclista promettente e comunista, che difende Magni. Al processo si intrecciano le testimonianze di chi dice di averlo visto a Valibona, di chi l'ha sentito dileggiare i morti, fino a chi lo accusa niente meno di essere stato proprio lui a uccidere Lanciotto. E quelle di chi invece racconta di una sua partecipazione tiepida al fascismo, delle buone azioni a favore di antifascisti vaianesi e di un prigioniero inglese nascosto in una fattoria della zona. E insomma, c'era o no Magni quella mattina a Valibona? Si sa che i fascisti di Vaiano avevano voluto che una loro rappresentanza fosse nel contingente. Ragioni di prestigio, la Vaiano fascista doveva appuntarsi quella “medaglia” al petto. E alla fine sarà lo stesso Magni a risolvere il mistero. In un'intervista poco prima di morire, ammise di essere stato a Valibona, ma di non aver sparato un colpo. E forse è la versione più vicina al vero.

I fascicoli del processo di Valibona trovati nell'Archivio di Stato di Peruigia

 Alla fine Magni sarà assolto per insufficienza di prove per quanto riguarda Valibona e condannato per “collaborazionismo”, condanna annullata però dall'amnistia firmata da Togliatti. Così Magni esce formalmente “pulito” e può tornare al ciclismo. Sta per partire il Giro d'Italia. Ma gli animi degli italiani sono troppo esacerbati, troppe ferite sono ancora aperte e nemmeno lo sport dimentica. Magni vince a sorpresa quel contestato Giro battendo il favorito Coppi, idolo delle folle. Quando arriva a Milano in maglia rosa il giro d'onore in pista si trasforma in un giro del disonore, i tifosi lo insultano e lanciano ortaggi. Gli contestano alcune scorrettezze in gara nella tappa decisiva e poi non si tollera che un “fascista” trionfi al Giro.Fascista per convenienza. Bernardi dedica molta attenzione al contesto locale in cui maturano le scelte del ciclista vaianese. Magni nasce in una famiglia tutt'altro che fascista. Il padre è socialista, gran parte dei suoi parenti sono di sinistra. Emerge così a poco a poco la figura di un ventenne tutto preso dalla sua passione per il ciclismo e che, alla morte del padre, per opportunismo e per convenienza più che per adesione ideale, accoglie la protezione dei ras fascisti della zona, i Bardazzi, famiglia di imprenditori tessili, Bardazzi imprenditori, che gli danno un lavoro e gli forniscono i mezzi e per continuare a correre.L’altra vita a Monza. Ai primi di giugno del 1944, mentre Roma viene liberata e si avvia la resa dei conti tra fascisti e partigiani, Magni fugge a Monza e lì attende la fine della guerra per tornare alle corse. Per lui si apre un’altra storia. Il Cnl dell'Alta Italia testimonierà e metterà per scritto che Magni svolse attività a favore della Resistenza. Da allora diventerà “un pratese di Monza”, resterà a vivere lì fino alla sua morte nel 2012.




Un'altra immagine di Fiorenzo Magni in gara

copertina dellibro in questione 

Il telegramma del sindaco. A testimoniare il clima di quegli anni, Bernardi racconta la storia del secondo sindaco di Prato del dopoguerra, Alfredo Menichetti, imprenditore tessile e comunista. La vittoria di Magni al Giro avrà effetti anche su di lui. Diventato sindaco quasi per caso, quando il Pci si trova a sostituire il sindaco del Cnl Dino Saccenti, eletto in Parlamento, Menichetti verrà sempre visto dai compagni con un po' di sospetto per la sua anomalia, lui un industriale. In tanti lo attendono al varco e aspettano una sua scivolata. E quando il sindaco invierà a Magni un telegramma di felicitazioni per la sua vittoria al Giro, 
la vittoria di un pratese che inorgoglisce la città, il partito gli si rivolta contro: è inaccettabile che un sindaco comunista faccia i complimenti a un fascista, per quanto campione nello sport allora più popolare. Le polemiche e gli attacchi personali porteranno alle dimissioni di Menichetti e alla sua emarginazione dalla vita politica cittadina. Tra i sindaci successivi solo Lohengrin Landini accoglierà l'ex campione in Comune. Poi solo silenzio e imbarazzo. Il Comune di Vaiano gli negherà perfino l'intitolazione di un tratto di pista ciclabile.
ante voci e tante storie. Ma nel libro di Bernardi non ci sono solo le vicende di Magni e di Valibona. A partire dalla figura del ciclista si dipana un vero e proprio affresco di quegli anni in Italia, a Prato e nella Valbisenzio, con tante voci e storie che si intrecciano e restituiscono la vita di quei giorni. Come i racconti delle donne di Vaiano e della Briglia, di Giovanna “la sovietica”, di Luana che, bambina, non capiva le persecuzioni alle sue amiche ebree, o come la storia d'amore tra James Cameron, soldato scozzese, e la figlia del mezzadro che l'ospitava a Montemurlo. E poi le storie dei tanti ciclisti toscani, in quell'Italia che usciva dalla dittatura e dalla guerra, nella quale il ciclismo, lo sport più popolare e trascinante, riproduceva tutte le passioni (e le tensioni) ideali e ideologiche


come suggerisce lo storico Walter Bernardi ( foto al lato ) bisogna gudicarlo senza preconcetti e pregiudizi ,ma soprattutot senza Damnatio memoriae . infatti 

da http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2018/05/01/



PRATO. «Lo so che mi accuseranno di voler riabilitare Magni. Ma io non intendo né assolverlo, né condannarlo. Si tratta solo di spiegare i fatti e le ragioni delle scelte di un uomo. Mi piacerebbe che i lettori si formassero un'idea sulla base dei documenti e del racconto dei fatti e ognuno giudicasse poi senza preconcetti»


 Walter Bernardi è un docente di filosofia e storico della scienza, ma il ciclismo è la sua grande passione.La storia di Magni e l'intreccio con le vicende della guerra e del dopoguerra nel Pratese lo hanno appassionato a tal punto da passare sei anni a spulciare archivi e giornali e a intervistare i testimoni ancora in vita di quei fatti. «Non ha più senso oggi dividersi per raccontare ai nuovi cittadini pratesi la guerra civile di ieri - spiega - Le scelte sbagliate restano sbagliate, è indubbio che chi scelse libertà, giustizia e uguaglianza fece la scelta giusta. Ma mantenendo fermi i principi e i valori, si possono perdonare gli errori»E’ il paradosso della figura di Fiorenzo Magni: a Prato è il diavolo, a Monza è un eroe. «Un po’ colpa anche sua - ammette Bernardi - per aver voluto escludere un pezzo della sua vita e ricominciare altrove daccapo. Eppure l’adesione al fascismo di Magni risulta piuttosto tiepida, frutto più delle convenienze di un ventenne che voleva soprattutto correre in bicicletta. Niente a che vedere con l'estremismo di un Ardengo Soffici (cui pure sono state intitolate strade) o con le responsabilità di uno come Giorgio Albertazzi». Bernardi ammette di essere stato catturato dalla vicenda della battaglia di Valibona. Sarà quella il tema del suo prossimo libro.

2.5.18

non sono giornalista e mai lo sarò ma un uomo liberò

non sapevo che provare a raccontare o riportare storie ai margini dei media nazionali 
come quelle di cui parla  questa  canzone  



 fosse essere giornalista cosa che non lo sono e non voglio essere

Vivo nei panni di un alieno

Altro e Altrove”, è una raccolta di saggi che trattano vari argomenti, spesso legati tra loro. L’autore filosofo, pittore, critico letterario e musicale, Cristian A. Porcino Ferrara, è un paladino dei diritti umani e civili e non ha alcun problema a comunicarlo liberamente anche in questo scritto. Voglio ricordare che il suo libro del 2016 “Canzoni contro l’omofobia e la violenza sulle donne”, ha ricevuto l’apprezzamento del Presidente della Repubblica e il plauso della senatrice Monica Cirinnà. Anche in questa opera c’è un costante richiamo alla lotta contro l’omofobia e a diverse altre tematiche che vanno, per citarne qualcuna, dagli scandali in Vaticano ai diritti gay, dalla sessualità repressa dei supereroi alle serie tv, ai social network e al loro uso spropositato e illecito, dalla morte di Lady Diana a quella del cantante George Michael e molte altre…
L’autore dimostra di conoscere diversi testi sia religiosi che politici, ma anche filosofici e musicali e riesce a rispondere e controbattere esprimendo la sua ferrea opinione, facendo valere le sue idee che, comunque, ritiene giuste per sé. Pur non condividendo alcuni principi politici e religiosi di Porcino, l’ho sempre ammirato per la sua voglia e la sua costanza nel documentarsi per poi mettere nero su bianco, motivando ogni parola, ogni pensiero, ogni passo. Potrebbe sembrare pungente, ma non lo è: dice ciò che pensa giusto o sbagliato che possa apparire al lettore. Non vuole ergersi a professore e inculcare il suo pensiero ma, avendo lui stesso sete di conoscenza, vuole palesarlo affinché resti in qualche modo scolpito nella mente di chi lo legge o lo ascolta. La “conoscenza”, infatti, diventa la parola che più incontriamo in questo testo: l’autore invita a aprirsi alla conoscenza, a essere curiosi, a vivere di empatia e conoscenza insieme e abbraccia il pensiero del filosofo Jiddu Krishnamurti il quale asserisce che “la più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare”. Immagina che gli altri lo vedano come un alieno e lui stesso si sente un po’ di un altro pianeta, appunto un “altro e altrove che non si accontenta di ciò che vede perché nulla soddisfa la sua innata curiosità”.

Viviana Cosentino

Il libro è in vendita su Amazon al seguente link: https://www.amazon.it/Altro-altrove-Cristian-Porcino-Ferrara/dp/0244660042/ref=sr_1_2?s=books&ie=UTF8&qid=1525243004&sr=1-2&keywords=altro+e+altrove

1.5.18

la storia di giuseppe renna che da 20 anni vive in strada

  canzone suggerita


Da vent’anni vive senza un tetto, il quartiere Guizza si mobilita
Giuseppe Renna ha 57 anni, negli anni '70 era un militante di Autonomia Operaia


GUIZZA. Quando hanno visto quell’uomo solo, educato e dignitoso, ma visibilmente trasandato, seduto per giorni su una panchina della Guizza, hanno risposto all’appello del cuore. La famiglia Amistà, Massimo, Giusy e i loro sei figli, si sono avvicinati e gli hanno chiesto, semplicemente se avesse bisogno di aiuto. Beppe, questo il nome dell’uomo, ha domandato garbatamente una bottiglia di acqua naturale, loro gli hanno dato anche un piatto di pasta, pane e formaggio. 
Piano piano Beppe si è aperto, svelando che all’anagrafe è Giuseppe Renna, 57 anni, nato a Caldaro sulla strada del vino (in Trentino) e vissuto a Busa di Vigonza. Da 20 anni in strada. Per scelta. È stato un militante di estrema sinistra durante i turbolenti anni Settanta, era vicino ad Autonomia operaia, ha visto nascere il Pedro e poi scindersi in due dando vita al Gramigna. «Vivo così perché voglio vivere così», spiega Beppe, «sono stato sposato e dopo 7 anni mi sono separato, senza figli e senza legami d’affetto davvero importanti. Ho due amici, questi sì, importanti. Vivo da venti anni in strada e so barcamenarmi: so difendermi anche se non ho mai avuto problemi e mi faccio gli affari miei». Beppe è perfettamente lucido. Sa che vivere per la strada è una scelta radicale ed estrema ma è la sua.
Cammina con uno zainetto rosso che custodisce «tutta la mia casa», possiede un telefono, ma guai a chiedergli il numero: «è un affare troppo personale». Né accetta numeri di altri, per quanti buoni propositi abbiano. Eppure su quella panchina del viale che collega via Brofferio a via Guasti, dove c’è un gran bel via vai, si apre fino a raccontare un po’ del sé più celato: «non sono mai stato un ragazzo casa e chiesa», ricorda, «sia chiaro, non ho mai avuto rogne con la giustizia, ma ho vissuto con intensità e convinzione gli anni Settanta». Sorride, dietro la barba incolta e brizzolata: «Era il 1974, Giorgio Almirante era venuto a parlare qui, a Padova (è il 20 giugno, appena tre giorni prima, il 17, in via Zabarella erano stati freddati brutalmente Girallucci e Mazzola, proprio nella sede cittadina del Movimento sociale), io avevo 14 anni e lanciai il mio primo sasso: il comizio era in piazza delle Erbe e io fui istruito a lanciare il mio primo sasso contro il palco. Naturalmente nemmeno si avvicinò al leader politico, ma il messaggio era chiaro: quell’uomo, in città, non doveva parlare. Ero un simpatizzante anarchico». Perché non chiedere aiuto ai Servizi sociali? «Adesso come adesso non me ne frega niente. Voglio vivere così. Sono stato per anni al Torresino, poi mi hanno messo alla porta perché ho un reddito e dunque non potevo rimanere. Faccio volantinaggio e guadagno circa 500 euro al mese».