Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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18.10.25
C’è un filo sottile che lega l’orrore di due femminicidi, quello di Cinzia Pinna e di Pamela Genini.
17.10.25
nel film fino alle montagne di Sophie Deraspe sembra d'essere in sardegna
leggi ache
- https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2025/10/ovidio-marras-il-pastore-sardo-che.html
- https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2025/10/teulada-muore-108-anni-luomo-piu.html
2 ) Teulada, muore a 108 anni l’uomo più anziano della Sardegna: addio a Pietrino Culurgioni Viveva a Capo Spartivento, era il simbolo di una secolare tradizione pastorale .
Un film fortemente sensibile che affronta il tema dello sradicamento e dei limiti umani . All'inizio mi sembrava una copia del fim Il vento fa il suo giro un film del 2005, diretto da Giorgio Diritti, << basato su una storia realmente capitata a Ostana e osservata dallo sceneggiatore Fredo Valla. Il titolo riprende un proverbio occitano, col significato di "tutto ritorna". .... >> da Il vento fa il suo giro Wikipedia . Ma poi , ma n mano che poseguivo nella visione e rilllegendo le trame nonotante l'argomento comune si differenziano . Un film . forse perchè sono abituato al mondo della pastorizia e delle campagne , discreto e prevvedibile in certi punti , ma con Bellissime le immagini della montagna ripresa nel buono e cattivo tempo. Il desiderio quasi chimerico ed ideale di vivere la vita del pastore e la favola della vita semplice e al contatto della natura alla fine diventa una realtà. Una dimensione saldamente ancorata nel cuore dei protagonisti. L'ideale aspirazione dopo essere stato temprata dalla cruda e brutale realta' trova una sua forma concreta in una dimensione possibile e personale di vita. voto 6
16.10.25
ogni matina a Jenin di Susan Abulhawa
La fiola dal paisan - Mcr
ancora convalesciente per problemi alla caviglia dopo le 1200 pagine del primo volume della triologia Shantaram un romanzo autobiografico del 2003 scritto dallo scrittore australiano Gregory David Roberts e precentemente recensinto su queste pagine sto leggendo il primo romanzo dell’autrice e attivista palestinese Susan Abulhawa, pubblicato la prima volta nel 2006 (con il titolo The Scar of David) e poi nel 2010, diventando un vero e proprio caso letterario in tutto il mondo. Si tratta del primo libro che, attraverso la formula del romanzo, narra le vicissitudini della Palestina sotto attacco di Israele, diventando un best seller. Una lettura intensa e a tratti straziante, ma bella e profonda come quella di Ogni mattina a Jenin
SinossiAttraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l’abbandono della casa dei suoi antenati di ‘Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin. Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, ripercorriamo la storia di Amal: l’infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore. La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell’arco di quasi sessant’anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c’è la tragedia dell’esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, come rifugiati, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L’autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, che anzi descrive con pietà, rispetto e consapevolezza, racconta invece la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all’amore.
Esso spinge a chi volesse sicuramente a saperne di più della questione Palestinese,aoci a leggere altri romanzi che raccontino delle barbarie subite da questo popolo.Un piccolo caso letterario è certamente Se questa è vita. Dalla Palestina In Tempo Di Occupazione dell’architetta palestinese Suad Amiry, un diario di guerra dai territori occupati. Ma prima su suggrimento di https://www.studenti.it/ vi consigliamo di leggere il primo capitolo di questo triste diario, Sharon e mia suocera: diari di guerra da Ramallah, Palestina foto a destra ) che ha reso l’autrice un punto di riferimento nel campo di questa narrazione.
Passo a consigliarvi Una notte soltanto, Markovitch, opera prima dell'autrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen. L'intreccio, ambientato negli anni prima della nascita dello stato di Israele, parla ancora di viaggio, di fuga, di un piano. I venti giovani che salpano verso l'Europa hanno venti ragazze sconosciute che li attendono e che diverranno le loro spose, anche se non per molto. Uno di loro, Yaakov Markovitch, per amore non seguirà alla lettera il piano. Concludo con Il racconto di un muro di Nasser Abu Srour, una potente autobiografia dello scrittore che, dopo la prima parte del testo dedicata alla sua storia familiare e a quella dei profughi palestinesi, nella seconda ha un immaginario dialogo con il muro della cella nel quale era stato rinchiuso e torturato da adolescente al tempo della Prima Intifada.
Dopo questo excursus librario /letterario ritorniamo al libro in questione
Concordo con chi dice quei I lettori che affermano che il libro è stupendo, bello e ottimo. Lo trovano emozionante, toccante e straziante, con tanto amore e umanità. La trama viene descritta come avvincente, drammatica e realistica. Il viene considerato interessante, istruttivo e veritiero. La scrittura viene apprezzata per la sua scorrevolezza e leggibilità rapida. Inoltre, i lettori lo descrivono come intenso, travolgente e viscerale. Essa è Una storia profonda, intensa, una scrittura magistrale e scorrevole , che ci permette di conoscere emozioni, paure, tormenti, rabbia di ogni personaggio Colpiscono i sentimenti di fratellanza, amicizia, comprensione, compassione che ciascun personaggio prova nei confronti dei propri simili, anche in una situazione difficilissima come quella del popolo palestinese. Nonostante gli orrori di 60 anni di soprusi, la scrittrice non indugia in dettagli scabrosi , ma ci permette di capire cosa hanno dovuto affrontare La storia inizia nel 1941 e finisce 60 anni dopo, ma putroppo e' attualissima, vista la situazione attuale della Palestina. Dalla letture recensione del gruppo fb io leggo per te « Susan Abulhawa componeva poesie e non aveva mai pensato di scrivere un romanzo.Impegnata nella causa Palestinese si ritrova nel 2002 a visitare tra i primi osservatori internazionali, il campo profughi di Jenin che viene in gran parte raso al suolo dagli Israeliani.Decide così di condividere la disperazione che vede e sente raccontare dai profughi.Sembra paradossale cogliere in più parti del libro un senso di compassione delle vittime nei confronti degli usurpatori, piuttosto che rabbia e odio.Ciò deriva dal sottile lavoro dell’autrice di esplorare le motivazioni di chi fa del male.
- La frontiera scomparsa (La frontera extraviada, 1994). -, Parma, Guanda, 1996, ISBN 88-7746-853-X.
- Patagonia express. Appunti dal sud del mondo (Patagonia express. Apuntes de viaje, Barcelona, Tusquets, 1995). -, Milano, Feltrinelli, 1995, ISBN 88-7108-121-8.
- Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare (Historia de una gaviota y del gato que le enseñó a volar, Barcelona, Tusquets, 1996). -, Firenze, Salani, 1996, ISBN 88-7782-512-X.
- Incontro d'amore in un paese in guerra (Desencuentros, Barcelona, Tusquets, 1997). -, Parma, Guanda, 1997, ISBN 88-7746-988-9.
Ma soprattutto : 1) cent'anni di solitudine di Gabriel García Márquez \ disco dei Mcr in particolare la vicenda di remedios la bella 2) Eva Luna , e la casa egli. spiriti di Isabella Allende .Nei quali ho visto l'analogia con il personaggio di Amal .
"“ [...] Nasciamo tutti possedendo già i tesori più grandi che avremo nella vita. Uno di questi è la tua mente, un altro è il tuo cuore. E gli strumenti indispensabili di queste ricchezze sono il tempo e la salute. Il modo in cui userai i doni di Dio per aiutare te stesso e l’umanità sarà il modo in cui Gli renderai onore. Io ho cercato di usare la mente e il cuore per tenere il nostro popolo legato alla propria storia, perché non diventassimo creature senza memoria che vivono arbitrariamente in balia dell’ingiustizia.[...] ”"
Inizia a leggere questo libro gratuitamente: https://leggi.amazon.it/kp/kshare?asin=B00IA4N61I&id= rlqetilr5ncitnsaivrcti6teq
Non so chje altro dire aggiungere a quant fin qui
diario di bordo n 152 immmigrazione non è solo un pericolo la storia di Francois Bazie, 45 anni, originario del Burkina Faso ed ex rifugiato politico, è arrivato in Italia nel 2015. Oggi vive sulle colline sopra Carrara, dove ha fondato un’azienda vinicola. ., rifiuti zero il caso di capannori ( toscana )
Durante la vendemmia lavorano con lui una quindicina di persone: alcuni braccianti italiani, altri migranti provenienti dai centri di accoglienza del territorio, oltre alla moglie e ai sei figli. Francois ha inoltre esportato alcuni dei suoi vitigni in Burkina Faso, con l’obiettivo di creare nuove opportunità di lavoro per i suoi connazionali. Lo abbiamo incontrato durante la vendemmia per farci raccontare la sua storia e capire come funziona la sua impresa.
.....
A Capannori, in provincia di Lucca, i rifiuti sono quasi scomparsi. Merito di un sistema che punta sul riutilizzo, il riciclo e una serie di misure di prevenzione condivise dall’intera comunità.
Ovidio Marras, il pastore sardo che rinuncio’ a 700 milioni di euro per difendere il suo terreno nel Sud Sardegna. La storia fece il giro del mondo…
È stato presentato ieri al Festival del cinema di Roma un film che racconta la storia di Ovidio Marras, il pastore sardo che difese la sua terra nel Sud Sardegna e vinse. Eccovela.
da https://www.cronachedallasardegna.it/ 16.10.2025
Ci troviamo nel Sud della Sardegna, nel comune di Teulada, tra Tuerredda e Capo Malfatano. Qui si svolge la vita e la vicenda giudiziaria di Ovidio Marras, morto il 6 gennaio 2024, dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua vita a combattere contro una cordata di imprenditori che volevano appropriarsi del suo terreno e della sua casa, unu furriadroxus, come si chiama da quelle parti.Ma andiamo per ordine. Ovidio Marras nasce in una famiglia di pastori. Dopo la quarta elementare lascia la scuola ed inizia alavorare la terra nei pressi del comune di Teulada, Sud Sardegna.Acquista le mucche e le pecore e diventa pastore. Sente parlare negli anni sessanta dei colonizzatori che arrivano in Sardegna e comprano case e terreni per poche centinaia di migliaia di lire, per costruire la Costa Smeralda, dove Ovidio non andrà mai.Ovidio coltiva la sua terra ed usufruisce di una via nella quale fa transiitare il suo pascolo. Agli inizi degli anni 2000 inizia a vedere attorno al suo terreno persone sconosciute, istranzos, che erano li’ per misurare terreni ed edificare poco distante dalla sua casa in campagna, una villa extra lusso di proprietà dei Benetton.Passano gli anni ed Ovidio viene a sapere che quegli istranzos misuravano i terreni attorno al suo perché volevano costruire un resort extta lusso, colate di cemento in quel Paradiso che sentiva proprio e voleva restasse tale.Gli acquirenti facevano capo ad una joint venture, la Sitas srl, della quale facevano parte nomi altisonanti dell’economia italiana: da Benetton a Marcegaglia ai Caltagirone.Avevano già iniziato a comprarsi i terreni accanto a quelli di Ovidio e contattarono anche lui per procedere all’acquisto e mandarlo via da li, arrivando ad offrirgli 700 milioni di euro nel 2009.Ma Marras rifiuto’ tutte le loro offerte: “Guardate che io non vendo. Questa è la terra di mio padre e del padre di mio padre e me la tengo e voi qui intorno non avete diritto di costruire. I soldi volano, ma la terra resta”, disse Marras.Un giorno Marras vide recintare un cantiere vicino al suo terreno e che il sentiero che per tutta la vita aveva usato per pascolare gli animali verso il mare, era stato deviato senza il suo consenso e senza dargli le chiavi per aprire i cancelli che secondo i colonizzatori andavano chiusi per sicurezza durante la notte.Ovidio Marras si oppose e ricorse in giudizio contro la cordata di imprenditori. Arrivo’ sino alla Corte di Cassazione, vincendo in tutti e tre i gradi di giudizio e dimostrando che il progetto della costruzione del resort nella sua Teulada, era passato al momento della valutazione ambientale perché il progetto era stato diviso in tanti diversi lotti e di conseguenza non era in regola. Marras investi’ oltre centomila euro in spese legali, affidandosi ad un legale di fama e vinse la sua battaglia. Come Davide contro Golia.Un Davide che grazie alla sua determinazione, al suo amore per la sua terra e la Sardegna, impedi agli imprenditori di rovinare quel paesaggio selvaggio ed unico nel quale era cresciuto e che voleva lasciare intatto per chi sarebbe venuto dopo di lui.Perdendo le cause, la joint venture fu costretta a demolire tutto ciò che aveva costruito negli anni precedenti.“Qui mi avevano preso per scemo, ma io non mi sono arreso. Volevano circondarmi di case, volevano intrappolarmi nel cemento. Forse speravano che me ne andassi”, disse dopo la sua vittoria giudiziaria Ovidio Marras, “Ma adesso saranno costretti a buttare giù tutto. Non era accettabile che noi dovessimo andare via da qui, da casa nostra, per far posto ai ricchi. Questo posto è di tutti ed io lo dovevo difendere “.Se oggi Tuerredda, Capo Malfatano e tutta la zona circostante possono godere della bellezza incontaminata che ancora vantano, lo dobbiamo ad Ovidio Marras, morto serenamente a 93 anni dopo aver sconfitto multi miliardari che volevano sradicarlo dai luoghi nei quali era cresciuto.Grazie signor Marras, ce ne fossero uomini come Lei.
Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione di Antonio Bianco puntata n LIII PER DIFENDERVI USATE CIÒ CHE AVETE, ANCHE LE CHIAVI
e altre forme non violente a gridare, a correre, a usare oggetti comuni come armi di difesa, come per esempio una chiave di casa. Anche un ombrello può essere utile. È poi fondamentale imparare l’arte della consapevolezza: essere consci della situazione e dell’ambiente circostante può aiutare a prevenire la violenza e a ridurre il rischio di aggressione. Può risultare utile anche l’utilizzo di dispositivi di sicurezza: allarmi personali o spray al peperoncino possono essere un’opzione preziosa, per alcune donne. Importantissima è anche la formazione: partecipare a corsi o a workshop sulla sicurezza può aiutare a imparare come prevenire e rispondere al meglio a situazioni di pericolo. Sempre a proposito di corsi di autodifesa e sicurezza, attualmente molti sono disponibili online e possono essere seguiti da donne di tu!e le età e di tutti i livelli di esperienza. Molte organizzazioni locali offrono poi corsi di autodifesa e sicurezza per donne, senza dimenticare che è possibile praticare anche l’istruzione personale, dove alcune donne possono interagire in maniera individuale con un istruttore di autodifesa o sicurezza. Insomma, le soluzioni non mancano e sono declinabili in tempi e in modalità alla portata di tutti, a conferma di come la sicurezza sia una questione trasversale, indipendentemente dall’età, dallo stile di vita e dalla propria quotidianità.
. Vero la violenza soprattutto quella gratuita non mai assolutamnte giustificabile a meno che non ti debba difendere e non hai altra scelta \ opzione . Infattti ecco cosa dice maestro Francesco Cuzzocrea a https://www.citynow.it/ più precisamente in Arti marziali, una difesa non violenta per crescere come persona e cittadino in cui si parla del progettto di qualche anno fa all’istituto scolastico “Cassiodoro-Don Bosco” di – Pellaro (RC) :
«Le arti marziali non sono solo autodifesa, ma anche non violenza e tolleranza universale, rispetto dell’altro, dell’ambiente e delle leggi che regolano la società civile. Dunque, il loro aspetto filosofico va tenuto in considerazione perché evolve anche la psiche oltre che il corpo.
Ciò è fondamentale davanti a nuove generazioni sempre più orientate verso un vuoto materialismo privo di valori e ideali» è un altro passaggio del maestro su questa positiva sinergia fra società sportiva ed istituto scolastico.
«Inoltre, le arti marziali infondono nel praticante la salvaguardia dalle aggressioni, limitando al massimo danni fisici attraverso tecniche volte ad immobilizzare l’aggressore nelle quali la forza individuale appare irrilevante. In tal modo un soggetto debole con giuste conoscenze tecniche riesce a sfuggirgli o a sopraffarlo rendendolo innocuo. In uno scenario di crescente violenza, ciò consente a figure deboli di potersi difendere» afferma ancora il sensei che ha alle spalle svariati analoghi progetti.
«Ovviamente non sottovalutiamo l’aspetto tecnico ed agonistico e siamo ben felici di diffondere questa disciplina . [...] .
non rompeteci le .. il 25 novembre visto il divieto d' educazione sessuale ed emotiva nelle scuole e intanto le donne continuano ad essere uccise
emendamento che vuole vietare che nelle scuole medie si parli di qualsiasi forma di #educazionesessuale o all’#affettività. Con un blitz sconcertante, la Lega ha vietato per legge l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole. Ora sembrebbe come dice su thereads samuel.bertozzi.blog : «Boh, a certe persone indigna di più che a scuola si faccia educazione sessuo-affettiva che vivere in un Paese con più di cento femminicidi all'anno.» infatti Una decisione miope e pericolosa: si nega ai ragazzi la possibilità di conoscere sé stessi, di capire le proprie emozioni, di imparare il rispetto e il consenso.
Si vuole far crescere generazioni più confuse, più impaurite e più facili da controllare.
In un Paese dove la violenza di genere e l’analfabetismo emotivo sono piaghe quotidiane, togliere educazione affettiva significa solo alimentare il problema.
Non è moralismo, è civiltà.E chi la censura sta scegliendo scientemente di tornare indietro Ma purtroppo Non è uno scherzo, è quello che è accaduto oggi in Commissione Cultura, dove la destra è riuscita a far passare un emendamento al Ddl Valditara a dir poco medievale a prima firma Giorgia Latini (Lega) con cui impedirà di fare educazione affettiva anche nelle scuole medie, dopo averla già cancellata nelle scuole dell’infanzia ed elementari, mentre alle superiori servirà un consenso informato dei genitori.
| è una foto sarcastica rido per non piangere da 25 Novembre: avete ancora voglia di celebrare? di UAU Magazine |
Quindi cari #politicanti di #maggioranza ed #opposizione evitate di romperci le pelotas con la vostra #ipocrisia il #25novembre
15.10.25
Olbia, la storia di Giacomo Midulla: dal trapianto di cuore all’esplorazione del territorio Incontriamo Escursioniolbia con 100 appassionati e un cuore nuovo
da OLBIA.IT DEL 15\10 \2025
Laura Scarpellini
Olbia.
Escursioniolbia continua a crescere con adesioni continue, non solo come gruppo di camminatori ed esploratori, ma anche come simbolo di gioia di vivere e di gratitudine verso chi dona, trasformando la scoperta del territorio in una storia di rinascita personale e collettiva. Ma dietro a questo progetto collettivo inaspettatamente c’è anche una storia personale di grande forza. Midulla infatti ha affrontato un delicatissimo trapianto di cuore che gli ha regalato una seconda possibilità, ed è tanto grande la sua riconoscenza verso il suo donatore, che ora il suo desiderio più profondo è ringraziare pubblicamente i genitori di colui che gli ha permesso una nuova vita.
Condividere questa esperienza di resilienza con la comunità ci porta a riflettere su come la passione per la propria terra possa unirsi alla valorizzazione della vita umana tenendo di buon conto, se mai ve ne fosse bisogno,ogni minuto speso a contatto con la magnificenza del territorio circostante.
Qual è stata l’idea originale dietro la nascita di Escursioniolbia e come è cresciuta nel tempo?
"L'idea è nata dopo quasi 16 anni che facevo escursioni, senza creare un gruppo ben preciso. Ho pensato di includere nel nome dell'iniziativa "Olbia accanto a Escursioni" perché a quanto pare parecchia gente non conosce il territorio olbiese. La mia idea era quella di andare oltre la conscenza del nostro mare, e fare esplorare anche le suggestive montagne intorno a Olbia e nel territorio della Gallura come: Monte Pinu,Monti di Limbara, Monte Plebi, Le montagne di San Giacomo, i monti di San Pantaleo, Monte Moro, Capo Figari, Capo Ceraso. Ci sono così tante altre piccole montagne, e piccole colline che si trovano a poca distanza dalla cittadina, degne di una visita. Tutto il territorio della Gallura è caratterizzato da posti bellissimi con dei panorami veramente fantastici che siano mare, cascate, prati o semplice vegetazione. Il nostro gruppo si può dire che sia cresciuto nel tempo attraverso il passa parola e un po’ anche grazie al gruppo creato su Facebook, dove periodicamente pubblico annunci per poter partecipare gratuitamente a qualche uscita. Ciò ha aiutato tantissimo la crescita del gruppo, perchè in molti vogliono conoscere meglio il nostro territorio, a pochi passi da casa. Addirittura c'è chi è nato qui e non conosce nulla al di fuori dei soliti posti di mare che tutti frequentano".
Può descrivere un esempio emblematico di escursione recente che abbia rappresentato lo spirito del gruppo?
Quali consigli daresti a chi volesse fondare un gruppo simile in un’altra zona, mantenendo gratuità, partecipazione spontanea e rispetto reciproco?
Hai affrontato un trapianto di cuore: come ha influito questa esperienza
sulla tua visione della vita, delle escursioni e del rapporto con i partecipanti al tuo gruppo escursionistico?
"Beh, il trapianto di cuore mi ha fatto capire che ora debbo dare più peso alla vita, concedendo più tempo a me stesso, cosa che non facevo prima. Ero molto appesantito dal lavoro, pensando solo a guadagnare di più, credendo così di poter stare sempre meglio. Avevo la convinzione che i soldi potessero sopperire a qualsiasi cosa. Poi mi sono accorto che invece i soldi non sono tutto. Su tanti aspetti il trapianto mi ha insegnato questo, e soprattutto mi ha insegnato una cosa molto, molto bella: rispettare chi è meno fortunato di me. Non si sa mai cosa ci riservi la vita e se io oggi sono qui, è perchè sono stato davvero fortunato. Ho una cara amica Mary che vive a Parma. E' stata lei che mi ha convinto a fare dei controlli. Se non mi fossi sottoposto a degli esami, non sarei mai potuto arrivare in tempo al trapianto. Sono arrivato a Parma praticamente in fin di vita ma il mio ringraziamento più grande va alla famiglia del donatore e a tutto lo staff dell'Ospedale Sant’Orsola di Bologna, alla Dottoressa Martinez, e al Dott Potena. Un grazie immenso anche a Gianna Canu quale responsabile del mio percorso dopo il trapianto. Spesso non ci si sofferma a pensare che il trapianto di organi è un vero e proprio dono, che non si deve mai sprecare!".
"Oggi il mio sogno più grande è quello di poter abbracciare prima o poi i genitori di chi mi ha donato questa seconda vita perché porto questo ragazzino dentro di me. Io so che è un ragazzino, e che adesso avrebbe avuto 23 anni. Prima o poi vorrei di ricevere una chiamata da parte dei genitori di questo ragazzo e che come me abbiano il desiderio di poterci abbracciare. Credo nei sogni e sono sicuro che prima o poi accradrà. Da poco ho avuto anche la fortuna innamorarmi di una donna meravigliosa che mi sta dando nuova gioia e allegria. Sono convinto che nella vita nulla accada per caso, per cui ripeto spesso a chi mi conoce: sognate perché spesso i sogni si realizzano!".
«Aiutare è una scelta egoistica lo fai per gli altri ma lo fai anche per te »Ugo Bressanello da maneger di successo a a fondatore dell'ong domus de luna
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