23.12.18

Ludovico Spròcani, detto Vico, il ragazzo che s'oppose alle leggi razziali italiani



di Alessandro Marzo Magno

L'eroe del liceo Marco Polo, il ragazzo che si oppose alle leggi razziali, riemerge dalle brume della storia. FinalmenteLudovico Spròcani, detto Vico, ha un volto e una storia. D'altra parte niente di strano che i suoi familiari non sapessero nulla di cosa fosse accaduto all'esame di maturità classica del 1939: da uomo riservato qual era, non l'aveva mai raccontato. L'ebrea veneziana protagonista di quell'episodio era Giuliana Coen, che dopo aver sposato Guido Camerino ed esser divenuta una stilista, sarebbe diventata famosa come Roberta di Camerino.Nel suo libro di memorie, R come Roberta, pubblicato nel 1981, spiega com'era andata: «Quella mattina entriamo in classe e assisto alla prima sorpresa. Tutti i banchi sono in fila, come sempre. Ma ce ne sono due in un canto, un po' scostati. Io faccio per sedermi a caso, quando mi arriva alle spalle un professore e mi dice: No, laggiù per favore, e indica uno dei banchi messi da parte. Quasi nessuno si accorge di quel che sta accadendo perché c'è il solito trambusto, gli amici cercano di stare insieme, c'è chi cambia idea all'ultimo momento, chi baratta il suo con un altro posto. Alla fine siamo tutti seduti. C'è un attimo di silenzio, finalmente. Ed è in quel momento che, da un banco centrale, si alza un ragazzo. Non è bianco, è un mulatto. Alza la mano, per poter parlare. È il figlio di una principessa eritrea e d'un generale italiano. Volevo sapere perché quei candidati son tenuti da parte. Ha una voce sonora, un accento romanesco, ma elegante. Il professore ha un momento d'imbarazzo, ma si riprende. Sono privatisti. Il mulatto sorride. Certo: privatisti. Ma perché sono ebrei, non è vero?. Questa volta l'imbarazzo del professore è più evidente. Se è per una questione di razza, nemmeno io sono ariano, come certo non vi sarà sfuggito, non è vero? Perciò, con il suo permesso.... Ma non aspetta il permesso di nessuno. Prende l'ultimo banco della fila, che era vuoto, e lo spinge verso i nostri, di lato. Allora accade l'imprevedibile, davvero. Tutta la classe si alza, prendono anche il mio banco. In un niente la classe è tornata normale: tutti i banchi tornano in tre file, noi siamo con gli altri. Il giovane mulatto, prima di sedersi a sua volta, fa un rigoroso inchino al professore. C'è un attimo di silenzio. L'insegnante è turbato. Si leva gli occhiali, passa una mano sugli occhi. Poi, quasi parlando a se stesso, ma lo sentiamo benissimo dal posto, si lascia scappare un: Vorrei abbracciarvi tutti quanti».
IL PROTAGONISTA
Il ragazzo mulatto che si alza per primo e scatena una reazione da Attimo fuggente è Vico Sprocani; il registro della maturità dice che è nato a Cheren (colonia eritrea) oggi Keren e che viene promosso a settembre dopo aver ridato l'esame di matematica e fisica. Giuliana non è l'unica Coen a dare l'esame: c'è anche Lilla (sua grande amica, ma non parente) e un'altra privatista ebrea si chiama Nelly Basevi.
Di Sprocani non si sapeva altro, se non che nel dopoguerra diventa direttore a Venezia di un giornale dell'Uomo Qualunque, la formazione politica che ebbe grande successo nelle elezioni del 1946, e poi si trasferisce a Gallarate con la moglie veneziana. Ora, grazie a un articolo su internet e a un messaggio su Facebook, è possibile ripercorrerne la vita.
Sprocani durante la guerra è ufficiale di cavalleria e va a combattere in Russia. Quando torna si laurea in giurisprudenza a Padova e va a fare pratica nello studio legale Dian, di fronte al teatro Goldoni. Conosce quella che diventerà sua moglie, Adalgisa Cendali, zia di Giancarlo e Andrea Faccini, ovvero coloro che hanno rintracciato chi scrive e che raccontano la storia del congiunto. Nel frattempo Vico era rimasto orfano di madre e poco prima di sposarsi perde anche il padre. Dopo il matrimonio, siamo all'inizio degli anni Cinquanta, si trasferisce a Gallarate dove fa l'agente di commercio. Giancarlo Faccini, che diventa direttore acquisti della Coin, lo incontra quando va per lavoro a Milano (poi si trasferirà a Monza con la famiglia).
IL LEGAME CON VENEZIA
Vico e Adalgisa rimangono legati ai loro parenti veneziani: d'estate vanno in vacanza al Lido, d'inverno a Falcade, dove acquistano una casa. Come spesso accade alle coppie senza figli, si affezionano moltissimo ai nipoti. Andrea è il primo nato tra i nipoti e ricorda le partite a briscola con lo zio che amava giocare a carte, mentre non amava affatto perdere.
Era un uomo affabile, generoso, riservato, istruito, di portamento quasi aristocratico (un vero ufficiale di cavalleria, si potrebbe dire), amava lo sport e praticava il tennis. Parlava poco di sé: oltre a non aver mai detto nulla dell'episodio del Marco Polo, l'unica cosa che raccontava della campagna di Russia era il pericolo dei gatti selvatici che attaccavano in branchi (ma non costituivano l'unico rischio per i soldati in Russia). I vecchi amici di Gallarate lo ricordano alto, elegante, e sottolineano che la moglie era una donna bellissima. Fumava sigarette svizzere.
Gli piaceva socializzare e odiava le discriminazioni. Mantiene per sempre il vizietto di intervenire per evitare i soprusi. Sprocani era un convinto monarchico, disprezzava Vittorio Emauele III, mentre apprezzava moltissimo Umberto II che considerava «il suo re» e andava tutti gli anni a trovarlo a Cascais, in occasione del compleanno. Proprio durante uno di quei viaggi, mentre si trovava a tavola con l'ex sovrano esiliato, Vico Sprocani muore all'improvviso. Era il 1983. La moglie va in Portogallo per riportarlo in Italia e seppellirlo nella tomba di famiglia, nell'isola di San Michele. Poco tempo dopo la vedova lascia Gallarate e si trasferisce a vivere con la sorella a Mestre, dove muore nel 2015.
IL RICORDO
Sprocani non aveva discendenti diretti e i parenti della moglie oggi vivono tra Monza, Mestre e il Lido di Venezia. Nessuno di loro conosceva la storia della maturità del 1939, tra l'altro Giuliana Coen Camerino nel suo libro non faceva il nome dell'eroico compagno di scuola. Chi scrive l'aveva intervistata nella sua casa di Lugano nel marzo del 2009 poco più di un anno dopo è morta e la stilista aveva rivelato il nome del giovane; l'allora preside del Marco Polo aveva recuperato i verbali di quella maturità. Ora, quasi dieci anni più tardi, il cerchio si chiude e il «ragazzo mulatto» ha un nome, un volto e una storia. E tutti dovremmo ringraziarlo per quello che ha fatto

Soprattutto in periodo  , in italia  ,  dove   nessuno o  quasi  s'oppose   .  in quanto la maggior pare  rimasero  zitti  ed  indifferenti  

Un percorso rieducativo può bastare? E la violenza sessuale di gruppo? Ci sono sentenze incomprensibili e ingiuste, come quellla sul caso di carolina picchio

in sottofondo





 per  chi  lo avesse dimenticato   o  non   lo sapesse ( anhe se   ne  dubito )





A me non basta che se la cavino servendo pasti alla mensa dei poveri  ,  come    alcuni  d'essi  ,nobilissima attività che può fare chiunque senza aver commesso alcun reato. Ma cosi hanno deciso i giudici, ci tocca accettarlo.  come  sembra  dire il legale della famiglia Picchio   a https://www.quotidiano.net/cronaca/carolina-picchio-1.4354245
[...]

«Questo istituto della messa alla prova – ha commentato anna Livia Pennetta, avvocato della famiglia picchio – è considerato fiore all’occhiello del processo penale minorile perché consente l’applicazione della mediazione penale e delle altre strategie di giustizia riparativa. Mi rendo conto che questi giovani all’epoca dei fatti erano minorenni e quindi della necessità di un loro recupero perché sicuramente dopo questo periodo di messa alla prova non commetteranno più atti violenti dettati da immaturità e da un uso non consapevole del web, ma come avvocato della famiglia credo che il dolore per la scomparsa di Carolina non possa essere compensato da qualsiasi esito di proscioglimento».                                                                                                                  [...] 



Infatti   Fa molto effetto. Bisogna soffermarsi a pensare che anche i colpevoli sono minorenni. . Però resta questa sensazione di ingiustizia profonda di fronte a una morte del genere. Un femminicidio via cyberbullismo.  Infatti    siamo  una società sottosviluppata, incivile, maleducata, estremamente ma profondamente superficiale, bestiale e vile. Una società fittiziamente moralista dove la sessualità è "strumentalizzata","discriminata" e reputata "turpe o vanto a seconda del genere- uomo o donna che la praticano". Una società dove nelle scuole l' educazione sessuale è azzerata,manca  l'educazione  all'effettività  perchè  ciò viene scambiato per   cultura  gender  ,  dove si "scrutano" le persone che comprano i preservativi alle macchinette, dove si isolano e denigrano bambini di coppie omosessuali ed omosessuali stessi e dall' altro lato troviamo una pseudo e rigorosa morale cattolica costituita da finto perbenismo celante casi su casi di pedofilia  ecclessiastica .

Una società insomma  dove rientrare a casa la sera o prendere il treno la mattina presto è: "Pericoloso"o  fastidioso   per una donna o una ragazza sola.Una società dove -tendenzialmente - il maschio  l'uomo non  si imita    solo  a  "guardare e lusingare  una Donna", bensì "la ammicca con tono e ghigno beffardo!" Una società vittima e artefice del suo irrimediabile "Vuoto".



odio e pregiudizio




quanto odio che c'è e quanti pregiudizi . se avevi i sospetto che ti abbiano o abbiano rubato chiamo la polizia e le denunci .

la risposta è nel vento

  canzone  consigliata  
una delle mie tante elucubrazioni \ seghe mentali destinate a finire nel vento a che serve creare \ vivere se la tua opera viene ditrutta e tu devi semore ricostruire , villipesa o usata d'altri magari spacciandola per propria ?
   credo che  la  risposta   ,  per  il momento  ,    ,  sia    qui   in questa  canzone  in particolare  in queste  rime  qua 



Ma c'è un gioco da fare e una ruota che riparte E un vagabondo sa che deve andare avanti. in fondo non è niente È la vita È la vita soltanto

22.12.18

Mamma suicida nel Tevere, in quel gesto tutta l’indifferenza della società per le donne e il inismo dei giornali

Mamma suicida nel Tevere, in quel gesto tutta l’indifferenza della società per le donne
A mente fredda e e mettendo da parte il mio intento di giudicare e di fare considerazioni sulle motivazioni del suo gesto insomma   fare  cosi  :
<< ( .... ) Se tu penserai, se giudicherai \ da buon borghese li condannerai a cinquemila anni più le spese \ma se capirai, se li cercherai fino in fondo \se non sono gigli son pur sempre figli \ vittime di questo mondo. ( cit musicale ) >>   se  non  qualcosa  di simile  a  quanti scrive 
 Maddy Gabry  un  mio contatto  facebook : << Siamo diventati troppo egoisti...non abbiamo piu spazio per gli altri !! Capisco la sua disperazione e sono indignata poiche non c e' stato nessuno ad aiutarla nel suo dramna😢>>come riesco a parlare di questa tragedia . Ma come spesso mi accade davani a simili eventi non riesco a trovare parole che non sian le classiche e di circostanza , riporto un belllissim pensiero della nostra utente Daniela Tuscano ch ha perfettamente nel giudicare tale giornalaccio ( metaforicamente parlando ) come una cloaca .







Daniela Tuscano ha condiviso un post nel gruppo: ColorPorpora.

Salvo Di Grazia Mi piace
7 h · 


La prima volta che l'ho visto sono rimasto allibito, pensavo al solito titolo finto, a "humor nero", invece è tutto vero.
Il giornale Libero, a proposito della notizia di una donna neonamma che si è suicidata uccidendo anche i propri figli, pubblica un articolo a firma di Brunella Bolloli che si intitola "Mamma poco affettuosa si uccide con due bimbe".

La giornalista non si crea problemi a giudicare dall'alto della sua perfezione l'affetto di una donna che si uccide e uccide ciò che più ha di caro nella vita: nessuna pietà, quella mamma era "poco affettuosa".
I giornalisti però ogni tanto devono aggiornarsi e qualcuno un giorno dirà alla signora Bolloli che esiste un male terribile, molto difficile da curare. Si chiama "depressione post partum".
Gli inglese tentanto di alleggerire questo problema chiamandolo "post partum blues" ma non cambia il problema di fondo.

Il parto, evento bellissimo, è spesso un cambiamento importante nella vita fisica e psicologica della donna e questo è vissuto da ognuna in maniera diversa. Ci sono poi i contorni. Donne letteralmente abbandonate, altre trascurate, famiglie inesistenti, doveri, obblighi, responsabilità. Poco sonno. Stanchezza.Questo può causare gravissime conseguenze, un male profondo.Ci sono due modi per curare questo male: la medicina e l'affetto di chi ti sta attorno. Spesso funzionano.Quella giornalista, che sicuramente mai ha sofferto e mai soffrirà di depressione post partum, ha condannato la "mamma poco affettuosa", non le ha dato nessuna possibilità, l'ha giudicata e ha deciso la causa della tragedia.
Invece io sono dispiaciuto per quella mamma che ha fatto il gesto più pesante per lei ma anche per la società, una mamma che ha ucciso i propri figli non è "poco affettuosa", probabilmente ha ricevuto "poco affetto". Questo titolo è un po' lo specchio della nostra società, pronta a giudicare il prossimo e pensare solo a se stessi e non agli altri, specie se non ci servono.
Alla signora Bolloli, sicuramente bravissima giornalista e mamma, auguro buone feste, piene di calore, di amore e di affetto.

Niente  di  più  vero .   infatti    come  dice  Manuela Campitelli   Giornalista e ideatrice di www.genitoriprecari.it 
 Su  ilfattoquotidiano del  22\12\2018
Fa male leggere la vicenda della donna che a Roma si è buttata nel Tevere con le due bambine in braccio con la prospettiva del giudizio. È una prospettiva filtrata dal sentenze facili, da verdetti e processi ingiusti. Lei, 38 anni e un vissuto che nessuno può sindacare, deve aver sofferto molto perché nessuno decide di togliersi la vita se è felice. Solo questo possiamo dire di lei.
Non possiamo dire se fosse stata o meno una buona madre (in base a quali parametri?), una madre affettiva o anaffettiva. Non lo possiamo dire perché noi giornalisti non la conoscevamo e perché non è questo il punto da cui partire.Il punto di partenza è raccontare, semmai, della fragilità comune che lega tante mamme, di come sia possibile e necessario aiutarle, di come i nonni non sempre servano e non sempre ci siano, di come l’unica a essere veramente anaffettiva è la società che ci circonda, fatta di solitudini immense, di cadute quotidiane senza paracolpi, di mamme lontane mille miglia dall’idea che si erano costruite di loro stesse, perché oggi se fallisci e non sei invincibile non puoi competere.Nei giudizi dati a quella mamma c’è tutta l’indifferenza che è cucita dietro a quel gesto estremo. C’è tutta la verità di donne che vivono in un sistema che non contempla la persona dopo la gravidanza, la donna dietro la mamma, la fatica dietro ogni gesto. Che non contempla persino la fatica di lavorare fino al nono mese di gravidanza e del ricatto che dovranno scontare per questa decisione le tante mamme precarie. Mamme tirate da ogni parte, da un lato devi allattare, dall’altro devi tornare a lavoro, da un lato devi produrre, dall’altro devi accudire. [ .... ] Una fatica complessa, la nostra: psicologica, lavorativa, fisica, senza identità e senza riconoscimento. Una fatica legata alla spossatezza dopo il parto, all’incertezza, alla città che ci fa sentire sempre un po’ più sole in mezzo a tanta gente. Sole le mamme e soli i papà, che non è detto possano sempre sopperire a tantoCiao Pina, la verità è che non abbiamo saputo ascoltarti.






la buona creanza da scandalo in un periodo di maleducazione imperante . il caso di cuffaro che alza la mano per chiedere di parlare e non interrompe




premetto che non mi piace la sua filosofia di stampo sofista o di filosofo da salotto ma in tempi come questi fatti di volgarità e di discorsi e dibattiti urlati gli do ragione .  Una  cpsa  simile  la  dicevo   nel precedente  post  : << se impariamo  l'importanza  delle parole inparemo ad : odiare  di meno    e   le persone  giuste     e  non quelle  che  ci  dice  la propaganda  >>


 da   ilfattoquotidiano


Alzo la mano per chiedere la parola. Sì, sono scandaloso





Società | 22 dicembre 2018



Diego Fusaro
Filosofo

Ho riflettuto lungamente prima di mettere nero su bianco queste poche righe su un tema che può, prima facie, apparire del tutto irrilevante. E tale, in effetti, sarebbe, se non fosse rivelativo di qualcosa di più profondo, che invece marginale non è affatto. Quando mi capita di prendere parte alle trasmissioni televisive e di confrontarmi, per mia consuetudine non mi sovrappongo alle altre voci. Né interrompo. Né, ancora, procedo per ingiurie strillate. Mi limito, invece, a un gesto placido e rispettoso, che – lo so bene – non va più di moda da parecchio tempo. Alludo al vetusto garbo del dito alzato, con il quale pacatamente chiedo la parola al moderatore o alla moderatrice di turno.Lo ammetto e lo svelo: se alzo con inflessibile tenacia il dito, è anche per rovesciare gli schemi più collaudati. Il pensare altrimenti non parte, forse, anche da piccoli gesti quotidiani, da semplici posture e da immediati contegni che rovesciano quelli, particolarmente sgarbati e violenti, della prosaica società omologata di cui siamo abitatori? È ad effetto – ne converrete – assistere al triste spettacolo di schiamazzi e urla, ma poi anche di interruzioni fastidiose e repentine prima che un discorso e un concetto siano stati svolti compiutamente, e poi, inatteso, vedere qualcuno che alza con olimpica compostezza e atarassica quiete il dito per chiedere la parola. È un’inversione completa rispetto ai moduli imperanti.Nell’odierna epoca del “cogito interrotto” è già, nel suo piccolo, un gesto di rivolta. Una vibrante protesta contro la società della maleducazione e dello sgarbo, la società cioè che, ove non appaia insoddisfatta di sé, è sempre e solo volgare. La cosa più esilarante è la reazione degli interlocutori. I quali, sempre intenti a sovrapporsi e a togliersi la parola, si rivelano palesemente infastiditi da quel gesto d’altri tempi, da quel garbo non richiesto, che – ancor prima che si dica alcunché – già smaschera la falsità completa della società a forma di merce e del suo spettacolo elogiativo permanente, fintamente pluralistico.Le urla e le interruzioni passano per fisiologiche. Ma il dito alzato no. Esso è inaccettabile e scandaloso, fuori posto e, di più, già in contrasto con la struttura dominante. Rivela un importuno non allineamento, una mancata omologazione con il disordinato ordine dominante.


 finamente  qualcuno    sra iniziando  a protestare  contro tale  forma  di televisione   soprattutto  nelle  erasmissioni  d'attualità  e  di politica   dove  non si capisce niente     o  non  riesce  a seguire  un dibattito perchè  tutti urlano  e    si parlano  sopra  e  fanno  a  gara  a  chi   alza  di  più la  voce   .  Ecco  perchè il  gesto  di  un filosofo da  salotto     da  scandalo

ma come ..... funzionano i servizi sociali ? il caso di marco 3 anni e 4 case diverse ogni volta

Molti mi diranno ma  che  ne  sai  tu   di queste  cose    ?  sei  un assistente  sociale  ?  hai studiato psicologia  o diritto  ?  .  No  non ho  studiato   nessuna dele due  , però  il buon senso  mi dice   che  ciò non  va   ed  non  un bene  per  un bambino  ,  in particolare  di quest'età  . Ma  soprattutto  il giro di denaro  e  d'interessi  che   ci sono dietro  gli affidi  .  Il caso  , ne  ho parlato  precedentemente    ,  di Mirandola    racontato  dall'inchiesta  veleno  di Paolo Trincia ,   lo   dimostra  .  



Quattro case in tre anni. Una vita che nemmeno un bandito in fuga accetterebbe di fare. Ma il protagonista della storiaccia è obbligato, perché ha appena tre anni di età e perché a decidere più o meno allegramente della sua vita sono gli adulti.
Tutto accade nella civile e tranquilla Verona. Per Marco l’inizio è l’allontanamento – poco dopo la nascita – dalla madre tossicodipendente. Viene affidato ai nonni materni, entrambi meno che sessantenni e quindi con la giusta età per poter gestire il bimbo.
Situazione ideale? Per ben poco tempo, perché la stessa assistente sociale – si badi bene, la stessa – compila una relazione nella quale in buona sostanza sostiene che se la nonna non è stata in grado di evitare alla figlia di cadere nella tossicodipendenza, figuriamoci se potrà allevare nei modi dovuti il nipotino.
Un’analisi che si presta a cento diverse opinioni in merito, ma che – questa è la vera cosa bizzarra – viene spedita al Tribunale Dei Minori ad affido già iniziato, quando sarebbe stata decisamente più plausibile al momento di decidere presso chi collocare il piccolo.
A questo punto Marco entra nella sua terza casa. Presso conoscenti di famiglia, nel cosiddetto regime di affidamento eterofamigliare. Tutto secondo le leggi 184 del 1983 e 149 del 2001 che stabiliscono tra l’altro – attenzione! – che il minore mantenga i rapporti stabili con la famiglia di origine. Non accade quasi mai, ma questa volta sì: i genitori affidatari consentono a Marco di avere frequenti contatti con i nonni (la mamma è in un centro di recupero) e a questi di interessarsi dello stato del nipotino.Un caso esemplare.
Eppure entra di nuovo in campo la stessa assistente sociale che compila una nuova relazione nella quale sostiene che così non va bene, che si tratta di un affido per modo di dire. E Marco entra in una casa famiglia. La sua quarta casa, che di casa ha assai poco e di famiglia non ha più nulla.
Fin qui la storia. Ma ora si passa alla cronaca delle reazioni e alle riflessioni sul sistema.
Cominciamo col dire che l’assistente sociale in questione appartiene ai servizi del Comune di Verona, diretta dell’assessorato relativo e con responsabilità giuridica del sindaco, sotto la cui tutela vanno per legge i bambini tolti alle famiglie di origine. Aggiungiamo poi anche che a prendere le decisioni sui destini del bambino è il Giudice dei Minori competente per territorio, nel caso del Tribunale Minorile di Venezia, ma che di fatto le relazioni degli assistenti sociali assai raramente vengono messe in discussione, al massimo mitigate un poco, ma sono comunque la prova principale sulla quale il giudice basa la sua decisione.
Solo per dovere di cronaca – dal momento che il tema ha frequentemente trovato spazio nel dibattito pubblico e di stampa – va detto che la famiglia affidataria gode (almeno in Veneto) di circa 500 euro al mese di fondo regionale e la casa famiglia viene finanziata con una cifra giornaliera che va dai 70 ai 400 euro, cioè un minimo di oltre 2000 euro al mese, con una media di circa 3000.
Passiamo alla cronaca delle reazioni. Ovviamente tutte di denuncia, ma con una bizzarra presa di posizione da parte del Comune e del sindaco di Verona in particolare: scandalizzato per l’odissea del piccolo Marco ha assicurato il suo intervento sul Giudice minorile.
Qualcosa però non torna. E si tratta sempre di norme che esistono solo sulla carta e di discrezionalità pericolose. Molto pericolose. Gli articoli 354 e 402 fanno attribuire al sindaco del Comune dove il minore è residente una responsabilità direttache dovrebbe consentirgli di intervenire presto ed efficacemente, al di fuori dalla pastoie burocratiche. Ma è evidente che non può essere così.
Il primo cittadino è anche responsabile delle azioni dell’assistente sociale, dipendente del Comune. Quindi non è sul Giudice dei Minori che si deve intervenire a questo punto, ma invece sull’operatore. Eventualità decisamente remota, anche perché danneggerebbe gravemente l’immagine politica dell’amministrazione.
C’è poi la questione dei rapporti che il minore affidato dovrebbe continuare ad avere con la famiglia di origine: una norma in genere disattesa e che – per una volta che si realizza – è stata in questo casomotivo di censura. Ancora il fatto che il giudice minorile di fatto non abbia strumenti per mettere in discussione la relazione dei servizi sociali, che è quindi sempre determinate.
Infine la questione economica. In genere le case famiglia accolgono non più di sei minori in tenera età. Quindi nel caso del contributo minimo, una struttura incassa 12.000 euro al mese. Cosa non funziona in definitiva? Tutto o quasi. E andarlo a raccontare a Marco è dura.

Concludo   anticipando l'eventuali domande  : <<  ma  cosa  ne  sai tu sei uno psicologo \  psichiatra  ?    hai studiato  sociologia    o sienze  dell'educazione  ?   per  giudicare   ed  intervenire     \ parlare  di ciò  >>  oppure  tu cosa  faresti    al loro  posto ?
No    non ho studiato  e  non sono  ciò  che non sono  cioè uno psicologo \ psichiatra  . ,  ma parlo attraverso il buon senso  , non si  può  endere   imposibile  la  vita , soprattutto in una età   simile  ad  un bambino\a  . Cosa  avrei fatto ?     Lo lascerei o  al 1  o  al  II  affido   ed  avrei fatto  tali cambiamenti   solo  dopo  una perizia  definitiva   , laciando  ai genitori di ei la possibiità  di  poter rimediare  ad  i  loro  precedenti errori  la  tossicodipendenza della madre . 

Fenomeno Marcin: tra classica e flamenco, la Quinta di Beethoven alla chitarra è da brivido

  chi lo dice   che  la  musica  classica      anzi meglio ,  in quanto  :  i confini della categoria sono sfumati e opinabili, in quanto il marchio di classicità viene in genere assegnato dai posteri; dunque, ciò che oggi si definisce "classico" non lo era necessariamente ai tempi in cui venne composto. In particolare, a seconda dei contesti il concetto di "musica classica" può includere o no la musica colta contemporanea  , sinfonica       non abbia  futuro e  sia  solo anticaglie    o roba per  nostalgici     credo che  cambierà idea   dopo  questa  rielaborazione   della  5  sinfonia     di Beethoven




A metà strada tra le sonorità classiche e i ritmi spagnoleggianti, una versione così della Quinta Sinfonia di Beethoven non l'avete mai sentita. L'ha inventata Marcin Patrzalek, 18 anni, polacco. Conquistando 10 milioni di visualizzazioni su Facebook. Marcin ha appena vinto la nuova edizione di 'Tu si que vales', il talent show di Mediaset, conquistando il 54% degli spettatori e 100mila euro, con i quali andrà a studiare negli Stati Uniti. Il suo talento è esploso grazie a YouTube, dove ha registrato 30milioni di visualizzazioni con una cover di Toxicity e 12 milioni con la sua Paganini rendition. La sua specialità è il il fingerstyle, la tecnica di pizzicare le corde col dito senza plettro. A questa ha unito l'uso della cassa della chitarra nel "Percussive Fingerstyle". Ha iniziato a suonare a 10 anni per caso, quando il padre lo iscrisse a un corso di chitarra per occuparlo durante l'estate. Dopo tre mesi è arrivato il suo primo premio. Poi, a soli 14 anni, ha vinto il talent Must Be The Music Poland


ottima rielaborazione specie dell'incipit ovvero de Il primo movimento ("Allegro con brio") è forse la pagina più celebre e drammatica scritta dall'autore: inizia con il famoso motivo di quattro note (riportato qui sopra) che, secondo le parole dello stesso Beethoven, rappresenta "il destino che bussa alla porta", popolarmente interpretato come l'inquietudine per la sordità crescente [2]. Strutturalmente, si tratta di un movimento in forma-sonata, in cui il tema principale deriva integralmente da questo motivo iniziale di quattro note; lo stesso tema secondario, esposto, conformemente alle regole scolastiche, in Mi bemolle maggiore (che è per l'appunto la tonalità relativa maggiore di Do minore), appare contrappuntato dal motivo iniziale della sinfonia e rimane del tutto escluso dal successivo sviluppo, basato esclusivamente sul primo tema.

La favola di Pio, portiere che non sente campione nel silenzio

coraggio Pio , anche se non sono completamente non udente come te , capisco benissimo la tua lotta , in quanto anch'io ho fortissimi problemi d'udito .



La favola di Pio, portiere che non sente campione nel silenzio
Calcio e inclusione. Il ragazzo di 17 anni, non udente dalla nascita, gioca coi “normodotati” dell’Atletico Vitalica di Sarno

di  PASQUALE RAICALDO

In fondo ha dovuto semplicemente fare quello che ama più di tutto: parare. Però era emozionato, Pio Grimaldi, classe 2001, quando domenica 9 dicembre ha esordito tra i pali dell'Under 19 dell'Atletico Vitalica, una squadra di calcio a 5 di Sarno, nel Salernitano, il cui nome che è già un inno alla gioia di vivere. Per lui è stata una prima volta importante: mai aveva giocato tra i cosiddetti "normodotati", lui che è non udente dalla...  continua  nella  versione a pagamento di    https://rep.repubblica.it/

ma  curioso  cme sono   ho cercato altri siti free    ecco cosa  ho trovato   cercando con google  
  

da  https://www.lacittadisalerno.it/


Salerno Calcio a 5

La favola di Pio, diciassettenne portiere senza parola ed udito

Ha esordito con la maglia del Vitalica Sarno contro la Nocerina
Sergio Macellaro
Pubblicato: martedì 11.12.2018 alle 12:10
SALERNO – Una storia d’amore per lo sport che supera tutta le barriere. Lui non può parlare né sentire come gli altri, lo fa con gli occhi e con il cuore. Il diciassettenne Pio Grimaldi ha esordito nel campionato Under 19 regionale di calcio a 5 come portiere dell’Atletico Vitalica, nonostante sia un non udente. «Noi il nostro campionato lo abbiamo già vinto», sottolinea Nello Gaito, presidente del club sarnese.I calciatori del Vitalica a fine gara hanno festeggiato la vittoria 4-2 con i pari età della Nocerina, ma più di tutto hanno voluto rivivere insieme l’esordio del loro compagno che con gli occhi sprizzava felicità. «Si sta davvero impegnando a fondo e meritava senza ombra di dubbio l’esordio – le parole dell’allenatore Francesco Manco -. Quando gli ho detto di prepararsi ci siamo guardati negli occhi, entrambi ci siamo emozionati. Una volta in campo ha dato una bella dimostrazione di gioco e gli ho spiegato che pian piano avrà sempre più spazio.Un grazie va anche a Daniele Mazzuolo, altro nostro portiere, che gli sta dando una grande mano. Francamente il risultato è passato davvero in secondo piano, vedere la gioia di quel ragazzo ci ha reso tutti più felici. Lo sport può veramente dare tanto a tutti noi».


21.12.18

chi è normale ? a volte gli anormali sono più normali dei normali stessi . io ed il mio modo strambo di fre i regali di natale

N.b 
non sto   copiando o   facendomi   suggestionare   \  influenzare   ma   a volte  ( anche  troppo  )   faccio   come  questa  famosa  canzone    : << (.....) nei libri e nei poeti cerchi te, >> 


Un  mio amico  , chiaccherando  sulle  ormai  imminenti  festività   natalizie  e   i  futuri regali  ,  mi  ha  detto    che   sono   un tipo  stragante  e  strsano  ,  in quanto  gli  ho detto che   avevo    finito  di  comprare i regali     già  dai primi  di  dicembre  .    
Nonostante      cio'  non sia  una  novità , visto che  lo  pensano    in molti  ed  alcuni  coraggiosi   e  spiriti liberi   refrattari alle  convensioni   sociali   me lo dicono  direttamente ed in faccia
  e non alle  spalle    magari togliendomi il contatti o mettendomi  fra i  contstti nascosti   social  (     SIC    non solo  )  perchè  o hanno conosciuto  solo  una  parte   di me   o    hanno sentito   parlare  di me  .
Subito dopo  questa  discussione  ,  come sempre  ,  mi     chiedo    chi  è  normale   chi  è matto  \  stragante    quando   spesso    quelli che  noi  consideriamo  matti  sono persone  normalissime  .  Infattti questa  sega  mentale  mia  elucubrazione    trova  risposta   in questa   striscia


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presa    da  questa  storia   presa    da topolino n  3291




Infatti    per  delle  mie stranezze   vengo    considerato    strambo \  stravagnte   , ma    tali   giudizi  mi  scivolano     via   e   sinceramente      non me  ne  può frega'  de meno  perchè : 
  •  A  Persone  care  o  con cui  ho  molto in comune  regalo  o  dono  libri  che  per  me  hanno significato molto  magar  con   dediche  o  le  mie sottolineature  .                                             
Ecco una storia successami di recente , ometto il nomeed  immagine    in  quanti   è una discussione avvenuta  privatamente su messanger e non pubblicamente


****** Ciao Giuseppe ho ricevuto ora il tuo libro, sei stato molto gentile lo leggerò senz’altro                                                                                       scusa se era usato ma sono fra quelli che ritengo che quelo che conta è il pensiero . soprattutto quando ad una persona si dona una cosa tua e non comprata appositamente                                                                                  *****  Hai ragione! Ho apprezzato molto il fatto che sia usato, significa che ti è piaciuto e lo hai studiato, sopratutto per le sottolineature e gli appunti Grazie   ancora!

compro  in anticipo  i  regali  ,    ed  a  volte   al di  fuori   dei circuti tradizionali (  librerie ,  negozi di  dischi  e  video  , amazoni ed  ebay  )   come  le  edicole   chi  mi  segue      ed  ha  letto   le mie  guide  natalizie    precedenti   lo  sa  già  e   può  evitare  , a meno  che  non  voglia   rinfrescarsi  la memoria  😊😁😄😆 ,  d'andare  avanti     con la  letturs  del post     perchè
  • non frmi   influenzare  della  pubblicità  diretta  o   indiretta   ,  dai consigli  degli opinionisti   o recensioni delle pagine   culturali o speciali   dedicate al natale 
  • poter   scegliere  con  calma 
  • spesso  in allegati  ai  giornali  ( ed  non solo  )      trovi  libri   o  cd  esclusivi o   fuori ristampa   \  catalogo  nei negozi   specializzati o  a  poco prezzo 
  •  nei  mercatini  perchè  trovi  gente  che  per  sbarcare  il lunario   mette   in  vendita   rimasugli trovati  nell  svuotre  soffitte    ,  edicole   o  librerie    ormai  chiuse  
  concludo     questo  post   con   la  mia play list  che riassumono tutto il post 



19.12.18

se impariamo l'importanza delle parole imparemo ad : odiare di meno e le persone giuste e non quelle che ci dice la propaganda


in sottofondo    Mina - Parole Parole

Le  parole   sia     che      siano parlate oppure    sopratutto sui social   scritte    Risultati immagini per ne uccide più la lingua che la spada oggi più che mai

 


non dico     che    bisogna  per forza   parlare bene   ed  ampolllosamnte  


La manomissione delle parole - Gianrico Carofiglio - copertina ma   dobbiamo evitare       che  usse  diventino      veicolo  d'odio   e   di propaganda  .  Infatti  esse  lo  imparato  a  mie  spese   perdendoi amicizie     ed ottenendo   rifiuti  aprioristici     ed  riate  dirette  ed  indirette   perchè dicevo  sempre  quello che  penso  senza  filtri o  ero troppo loquace   ed  molesto  .  
Come  regolarsi   allora  ?
Io     sto  ,  anche se  non sempre  ci  riesco    (  chi  mi segue  su  social su  fb  in particolare  lo  sa  )    cercando  di  :    1)   non parlare   e scrivere    a  caldo    ed aspettare   prima di  commentare un fatto o  una  cosa  ., ma  dk faro a feeddo  
2)  che le  parole somno importanti  ( vedere  video di Moretti )  3)   che  ke  frasio della   proganda  e  dei  media    so o spesso  manomeesse .  Infatti  : <<   Le parole servono a comunicare e raccontare storie. Ma anche a produrre trasformazioni e cambiare la realtà. Quando se ne fa un uso sciatto e inconsapevole o se ne manipolano deliberatamente i significati, l'effetto è il logoramento e la perdita di senso. Se questo accade, è necessario sottoporre le parole a una manutenzione attenta, ripristinare la loro forza originaria, renderle di nuovo aderenti alle cose. In questo libro, atipico e sorprendente, Gianrico Carofiglio riflette sulle lingue del potere e della sopraffazione, e si dedica al recupero di cinque parole chiave del lessico civile: vergogna, giustizia, ribellione, bellezza, scelta, legate fra loro in un itinerario concettuale ricco di suggestioni. Il rigore dell'indagine - letteraria, politica ed etica - si combina con il gusto anarchico degli sconfinamenti e degli accostamenti inattesi: Aristotele e don Milani, Cicerone e Primo Levi, Dante e Bob Marley, fino alle pagine esemplari della nostra Costituzione. Ne derivano una lettura emozionante, una prospettiva nuova per osservare il nostro mondo. Chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario, dichiarava Rosa Luxemburg ormai un secolo fa. Ripensare il linguaggio, oggi, significa immaginare una nuova forma di vita. >>  (   dalla  descrizoni de    la   manomissione  delle parole  rizzoli  2010     di Gianfranco Carofiglio  )
4) Immaginado    di rivolgre    che  cio'  che  diciamo o scriviamo a gli altri   sia  rivolto   a  :  parenti   , amici  , persone  cae   o persone  con cui    abbiamo  a che fare  tutti  giorni      sul lavoro    e non .
5)  all   conseguenze  che esse possono avere   ed  arrecare   soprattutto   alle persone deboli   o  che  hanno  subito un trauma  .  in èratica  seguire  il    manifesto   di  www.paroleostili.com  che  riporto sotto
  1. Virtuale è reale

    Dico e scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
  2. Si è ciò che si comunica

    Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
  3. Le parole danno forma al pensiero

    Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
  4. Prima di parlare bisogna ascoltare

    Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
  5. Le parole sono un ponte

    Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
  1. Le parole hanno conseguenze

    So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
  2. Condividere è una responsabilità

    Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
  3. Le idee si possono discutere.
    Le persone si devono rispettare

    Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
  4. Gli insulti non sono argomenti

    Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
  5. Anche il silenzio comunica

    Quando la scelta migliore è tacere, taccio.























ù






































non so che altro dire alla prossima

quando la censura o l'edulcorazione spiega meglio le cose ed non è negativa in se il caso della fiction l'amica geniale

  anche  se  le  motivazioni  addotte della rai   per  non aver  trasmesso quella scena    sono ipocrite  in quanto  erano  le    23.30      quindi  non c'erano minori .  Ma potrebbe  essere    ovviamente   è un a Risultati immagini per l'amica genialemia  ipotesi    fatta  ad  arte     per  battere  il ferro  finchè  è  caldo     visto   che  : 1) è  già partita  la pubblicità   con l'uscita        dei  dvd   dela serie  ., 2)   è   già pronta     e dovrebbe ,  secondo   indiscrezioni   uscire    nei  primi  3\4  mesi  del  2019  la  seconda  serie  .
Comunque  sia la  motivazione   della  ,  io  preferisco  chiamarla  edulcorazione  , in  quanto  i primi baci   forzati  e  la  lacrima sul  volto    della prpotagonista dice  tutto  .  Infatti  concordo con quanto dice



   fra  3.29-3.40.  quel fermo immagine     suk  volto  rigato  dalle  lacrime  mette  in evidenza    e  fa capire   benissimo    cosa   la  protagonista   ha  dato subire  .Certo  che  come  dice    nel commento  al  video  sopra  riportato
 Maria Elena Musardo3 giorni faSicuramente mi sarebbe venuto da vomitare ma io avrei voluto vederla tutta integrale la scena fanno vedere tante cose orribili che non si dovrebbero far vedere e per una scena solamente addirittura la tagliano be allora secondo me hanno sbagliato questo e quello che penso.

  censura  o non censura  la  fiction  non è niente  male

17.12.18

Colpisci, intervieni, ripara: i gap( gruppi artigiani pronto intervento ) all'opera per risanare le città


Roma, sono "gruppi artigiani di pronto intervento", hanno la sigla come le bande partigiane e lavorano in segreto. Le loro azioni sono rapide e improvvise per supplire la burocrazia nelle nostre città. E poi lasciano un bigliettino per sensibilizzare alla causa.




È -- secondo repubblica ---- un’organizzazione segreta, tutti i suoi membri vivono in clandestinità, lavorano sotto copertura
come impiegati o liberi professionisti, le loro azioni sono rapide e improvvise. Il primo intervento è stato la riparazione dell’antica fontana di una storica scuola della capitale. Sono i nuovi gappisti, bande armate di pinze e pennelli, che invece di sabotare, riparano.
Un ottimo gesto . Infatti ci sono ancora tracce in questo paese di coscienza civile, di appartenza a una collettività e non a se stessi.  dico Grazie a questi veri cittadini.  iNoltre   sempre  un comento  lasciao all'articolo su repubbblica
seccondo un commento anonimo : << Ho appena parlato con Renato che mi ha pregato di riportare le sue parole: "... si, va bene però questo non è che il punto di partenza! L'obbiettivo non è l'articolo sul giornale ma reclutare nuovi gappisti, a Roma come ovunque. " Grazie a tutti i gappisti concludo citando     questa  lettera  su repubblica   di  sabato 15\12\2018

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Omosessualità e aborto, le bufale pro-vita arrivano a scuola. È ora di dire basta

premetto  che  : 

1) sono  contro l'aborto specie  se  usato a  scopo   anticoncenzionale  . Ma  perchè  debbo    vietarlo  e    giudicando  o lanciando  ....  fango   chi lo pratica    costringendoli   all'aborto  clandestino o se   hai  soldi in svizzera  o cliniche  private .  Ma  sopratutto     condanno  è  mi fa  schifo :  chi lo  combatte  sia    con bufale  \  disinformazione  ed  falsità  ascientifiche     , ma  sopratutto     non rispettando  le  scelte  altrui ,  giudicando    , ed  additandole    come  criminali  .
2) Essendo  etero   mi danno fastidio   e  mi turbano   certi atteggiamenti   esibizionisti  e contro natura  , vedi utero in affitto  ,  del mondo  omosex  e  Lgbt . Ma  il ragionare   in quel modo   citato dall'articolo sotto riportato  ,  e  con teorie   prmai  arcaiche  ed  ascientifiche   mi  sembra   nn solo  omofobo  ma    sessualmente    discriminatorio    verso cooro   che hano  una sessualità   differente 










Omosessualità e aborto, le bufale pro-vita arrivano a scuola. È ora di dire basta





Alcuni avvenimenti degli ultimi giorni hanno coinvolto i movimenti pro-vita e i soliti alfieri dell’omofobia. Questi evidenziano non tanto la forza primigenia che agita quel mondo – l’odio per il diverso – quanto il metodo usato per far breccia nella società: la menzogna. Menzogna infarcita da una certa dose di mistificazioni. Vediamo perché.Cominciamo dal caso di Silvana De Mari, medico e scrittrice fantasy divenuta famosa per le sue dichiarazioni sulle persone Lgbt. In più occasioni la signora ha messo sullo stesso piano omosessualità e satanismo, gay e pedofili. Per questa ragione è stata portata in tribunale dal Coordinamento Torino Pride e Rete Lenford ed è stata condannata per diffamazione, poiché ha offeso “in più occasioni l’onore e la reputazione delle persone con tendenza omosessuale”. Un organo dello Stato ha dunque stabilito che mettere nello stesso calderone Satana, i pride e qualche prete che ha mal interpretato le parole di Gesù “lasciate che i bambini vengano a me” è un crimine. Sulla sua bacheca, tuttavia, si poteva leggere un’altra storia (il post è stato poi rimosso, come lei stessa spiega): e cioè che è stata assolta.

Adesso, è vero che tra i capi d’accusa, uno è caduto. Ma emergono due fatti:
1. è stata condannata a un risarcimento cospicuo. Non solo deve pagare la multa di 1500 euro – l’accusa ne aveva chiesti solo 1000 – ma anche risarcire le due associazioni che l’hanno denunciata con 2500 euro ciascuna;
2. la giustizia del nostro Paese condanna l’omofobia. Manda a dire a quelli come la signora che non c’è cittadinanza per discorsi come i suoi. Che il suo modo di pensare è apolide, in uno Stato di diritto. Questo De Mari non lo dice.

Ancora, in un liceo di Monopoli è stato proiettato un video contro l’aborto. Si tratta de L’urlo silenzioso, un filmato del 1984 talmente cruento che è stato vietato ai minori di 18 anni. Il docente di religione, che invece ha usato il suo ruolo per fare ideologia contro l’autodeterminazione delle donne, lo ha fatto vedere in prima liceo. Senza il consenso dei genitori. Emerge anche che qualche giorno prima nella stessa scuola sia stato invitato il Movimento per la vita, che ha parlato dello stesso tema dicendo che “la pratica dell’aborto prevede che si estraggano pezzi di gambe e braccia di bambini già formati”. Non è la prima volta che avviene un caso del genere.
La cosa inquietante è che quel documentario è stato bocciato dalla comunità scientifica, in quanto “disseminato di inaccuratezze, affermazioni false e esagerazioni, scientifiche, mediche e giuridiche”. Nel film, infatti, si dice che il feto alla 12esima settimana emetta un urlo silenzioso nel momento dell’interruzione di gravidanza. I medici negano categoricamente tutto ciò, in quanto il cervello e l’apparato respiratorio non sono ancora sviluppati. A scuola non si insegnano le bufale. I supporter “pro-vita”, a quanto pare, ignorano questa disposizione. Per prolife et similia, le associazioni che cercano di fare educazione alle differenze a scuola veicolerebbero idee bislacche e ascientifiche, per non dire criminali. Tra tutte, che si può diventare uomini e donne da un giorno all’altro. Con lo scopo di pervertire le giovani generazioni. I percorsi di educazione alle differenze, sempre secondo tali personaggi, si farebbero in semiclandestinità, tenendo all’oscuro i genitori. E invece questi casi dimostrano che sono loro, i prolife, a usare queste “modalità”: ovvero bufale e azioni fatte senza il consenso delle famiglie.Sempre nella narrazione omofoba, i ragazzi che fanno i percorsi di educazione di genere, in cui si dice che non bisogna picchiare il compagno perché gay – loro, i prolife, parlano di “gender” in questi casi – tornerebbero poi a casa sconvolti. Ci hanno pure fatto un filmato, su questa cosa. I fatti di Monopoli parlano invece di adolescenti turbati proprio dal video imposto dal docente di religione. Il bue, insomma, dice cornuto all’asino. Si ha la sgradevole sensazione, insomma, di essere di fronte a personaggi che se fossero vissuti in altre e ben tristi epoche non avrebbero avuto problemi ad accendere la pira sulla quale sacrificare la strega di turno. Oggi, per fortuna, abbiamo ancora lo stato di diritto e l’azione di queste persone è limitata dalle leggi e dal vivere civile. Non potendo fare roghi di libri e esseri umani, bruciano sul patibolo delle loro credenze ragione e verità scientifiche. Forse sarebbe il caso che questa gente – compresi certi insegnanti di religione – venisse tenuta ben lontana dalle nostre scuole.

O quanto meno visto la delicatezza di tali tematiche parlarne in modo non ideologico e disinformato ma in modo informato e possibilmente con un contradditorio fra i pro ed contro cosi che ciascuno possa farsi una sua idea o decidere a quale aderire . Ma sopratutto evitare che se ne parli come qualcosa , in qiesto caso dell'aborto come una procedura chirurgica semplice e indolore. Ma purtroppo non è così perché lascia ciccartici profonde nell'animo delle donne che lo fanno. Una società civile dovrebbe essere in grado di offrire l'aborto come ultima scelta tra tante di vita. Purtroppo non è così, almeno in Italia, dove si smantellano i consultori e progetti che vanno in questa direzione lasciando sola  la  donna   o portandola  ad aborti clandestini   o  ad  abbandono   del neonato oppure nell'impossibilità d'eseritare il suo diritto d'abortire in quanto ipocritamente ( ovviamente senza generalizzare ) molti medici sono obbiettori . Infatti ----- secondo questo articolo di Di Silvia Nazzareni del 17 Dicembre 2018 - 16:08 per
https://www.thesocialpost.it/2018/12/17 ------ [....] A più di 40 anni dalla legge sull’aborto, sembra che siano stati fatti passi indietro anziché passi avanti sulla libertà femminile nei riguardi del proprio corpo. È difficile immaginare quali possano essere state le conseguenze a livello psicologico della visione di questo video da parte di ragazzi e ragazze di 14 anni, in un’età fragile e che vede i giovani già rapportarsi al sesso con numerose diffidenze e paure.
terzo mese gravidanza
Un feto alla fine del terzo mese di gravidanza
SEBASTIAN KAULITZKI/SCIENCE PHOTO LIBRARY
Nonostante sia stato ormai ri badito e assicurato a livello normativo che il diritto all’aborto debba essere garantito e preservato, sono ancora molte le associazioni che promuovono un terrorismo psicologico che porti i giovani ad avere paura del sesso e ad approcciarsi in maniera distorta e negativa al rapporto con sé stessi e con un possibile partner. Questo fenomeno, se non bloccato tempestivamente, rischia di portare allo sviluppo di generazioni impaurite, poco coscienti delle proprie libertà e dei prorpi diritti, e sicuramente male informate sui fatti.
IL video in questione non è un inedito degli ultimi tempi: si tratta di un breve documentario di circa mezz’ora girato nel 1984 e nel quale appare il medico pro-vita Bernard Nathanson. Il film ha il titoloIl grido silenzioso, ispirato all’ “urlo” che secondo il medico il feto cercherebbe di emettere, aprendo la bocca, negli istanti in cui avviene l’aborto. Il video non è adatto a un pubblico sensibile: oltre a spiegazioni estremamente enfatizzate e crude, sono presenti immagini di aborti veri e proprio praticati su alcune donne. All’epoca dell’uscita del documentario ci fu molta attenzione mediatica su di esso e si riunì anche una commissione medica organizzata da Planned Parenthood che ha concluso che il filmato, oltre ad essere molto inaccurato, veicolava dati falsi e molte bugie a livello medico-scientifico. Nel video Nathanson attribuisce un’anima molto definita e già complessa, nonché una sorta di personalità a un feto, il che è stato ritenuto falso e tendenzioso da un punto di vista etico-giuridico

Oltretutto nel video si sente Nathanson parlare di pezzi di “gambe e braccia che vengono strappati”, frasi riportate anche dall’associazione pro vita Movimento per la vita, che si è occupata di introdurre il video alle classi e di argomentarlo. .[....] Ludovico Abbaticchio, garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della regione Puglia, ha definito il fatto come “intervento deviante e terroristico nei confronti di minorenni”. Il garante ha anche dichiarato di volersi rivolgere alla procura dei Minori per andare in fondo alla questione.