30.4.13

i fatti di roma e gli idioti della rete

lo  so che  è  un pensiero non mio  ma  condivido  in pieno  questa  discussione, foto  compresa  ,   sui fatti di roma   trovata  su  facebook  




 <<  Simona Moretti io non ho mai amato le divise, l'arma dei carabinieri, dei poliziotti e in molti sono anche discutibili ma di certo è inaudito fare un gruppo a favore di un uomo che ha quasi tolto la vita ad un'altro uomo che non ha fatto nulla oltre a lavorare!!! Ma veramente stiamo perdendo di vista l'importanza di una vita ? >>.
Essa  conferma  il mio precedente   post  cosa intendo  per  odio e  gioia  

La nuda verità

Sono arrivati. Puntuali e disgustosi come sciacalli. Sempre pronti a giudicare, a scaricare la colpa su altri, ad accusarli di malafede. Ad attaccare per non esser attaccati.

Hanno visto il manifesto-shock dell'Arabia Saudita contro la violenza sulle donne. Una ragazza che s'intuisce bella, nascosta dietro il niqab, con solo gli occhi splendenti, perforanti e spietati. Uno magnifico, nero come la notte. L'altro tumefatto, turgido di sangue. Commento secco, di lama affilata: "Alcune cose non possono essere coperte". 
La campagna, finanziata dalla Fondazione Re Khalid, ha suscitato le ire degli occidentalisti. I quali fingono di non capire. Di fronte all'inequivocabile immediatezza dello slogan, essi, sedicenti difensori dei diritti, lucidi e razionali, dimostrano una doppiezza levantina: "Da quelle parti sono ancora al Medioevo!", "Ecco il ritratto d'una donna libera!" (questa frase è accompagnata da un ghigno storto sotto la fronte imperlata di sudore), "Se è finanziata dalla monarchia si tratta sicuramente di fumo negli occhi per gli occidentali". E così via.
In tal modo ululano gli sciacalli, bene attenti a fissare il dito, quando la mano indica la luna. Come se in Europa, e segnatamente in Italia, le pupattole nude che infestano i media, inculcando fin nei bambini il binomio tra la donna e l'oggetto, fossero invece chiaro indice di emancipazione. Come se in Europa, e segnatamente in Italia, la tragedia del femminicidio fosse un retaggio polveroso di secoli remoti, ormai estirpato per sempre. Come se in Europa, e segnatamente in Italia, il numero di donne uccise dai partner non avesse raggiunto quasi la ventina dall'inizio dell'anno.
E segnatamente in Italia, non esiste alcuna legge contro il femminicidio. Alcuna cultura della differenza di genere. Di recente, un uomo ha inseguito la sua ex compagna con l'automobile, in un folle e disperato inseguimento degno d'un poliziottesco anni '70. Non ha smesso finché non l'ha uccisa. Lei aveva segnalato precedenti episodi di stalking da parte dell'assassino, del tutto sottovalutati dalle forze dell'ordine.
Un altro uomo ha sparato alla fidanzata, rea d'averlo lasciato. Non poteva tollerare si ricostruisse una vita senza di lui. Il giorno prima aveva pubblicato un annuncio sul web: "Ti amo tanto". L'ha amata fino alla morte. Di lei.
Il più agghiacciante dei femminicidi è stato però perpetrato, anche per la valenza altamente simbolica, ai danni di un'avvocata (maschilisticamente definita, da quasi tutti i giornali e Tv, "avvocatessa"). Per lei, l'aguzzino ha studiato una soluzione "all'indiana"; qui, nel razionale Occidente, in un ambiente di professionisti borghesi, il maschio ferito nell'onore ha assoldato un sicario per sfregiare la fedifraga con l'acido. Le ha ucciso il futuro, cancellandole il volto: non sarai mia, non sarai di nessun altro. La mente maschile non riesce a concepire una donna se non in termini di proprietà.
Ora l'avvocata rischia di perdere la vista.
Episodi che, senza sia stata attivata un'efficace campagna di prevenzione, rischiano di diventare routine, se non oggetto di speculazione morbosa. Come avviene per gli efferati omicidi delle ragazze e bambine Poggi, Scazzi e Gambirasio; come avviene per quella pubblicità d'un panno miracoloso esposta a Casoria, e fortunatamente ora ritirata, dove un bullo belloccio, stile "uomo-che-non-deve-chiedere-mai", fissava spavaldo l'obiettivo sotto la scritta "Elimina tutte. Le macchie", presumibilmente anche di sangue, dato che alle sue spalle giaceva esanime un corpo femminile.
Occorreva la velata ragazza saudita per distoglierci da quest'atmosfera di squallido film. Per ricordarci che la violenza è sempre nuda, sempre svergognata, pur se si nasconde dietro spesse coltri nere.
Gli apologhi della superiorità occidentale ne fanno una questione di centimetri di stoffa. Basta toglierla, magari per deliziare estenuati sguardi maschili, e tutto si risolve. Il rivoluzionario creativo/a arabo non ha invece esitato a infrangere uno dei più inossidabili simboli della tradizione culturale e religiosa del suo Paese: attenzione - avverte - il femminicidio riguarda ogni donna, non solo le "ribelli" e le insubordinate (mentre alcuni mesi fa, in Italia, il prete don Corsi affiggeva alle porte della sua chiesa un'intemerata tratta dal sito fondamentalista Pontifex contenente il più retrivo concentrato di brutalità misogina, secondo cui le donne subivano stupri per aver rinunciato al "naturale" ruolo di asservimento all'uomo). Il femminicidio interessa ogni donna. E ogni uomo. È, anzitutto, un problema di uomini.
Se la donna non viene rispettata nella sua dignità nessun velo potrà proteggerla. E nessun velo potrà nascondere l'occhio del dolore, quell'occhio muto che, nella cultura arabo-islamica, è spoliazione e varco, come l'ombelico rotante nella danza del ventre, suo corrispettivo profano, continuamente ci ricorda.
L'occhio pesto della donna in niqab è l'occhio d'una madre, d'una sorella, d'una sposa. Ci dice, quell'occhio, che la violenza misogina nasce in famiglia, cellula della società, e si alimenta con la cultura del pregiudizio e della prepotenza. Attraverso un'immagine tradizionale, il manifesto saudita fa dunque a pezzi una sciagurata tradizione. Non sorprende sconquassi la cattiva coscienza dei violenti d'ogni latitudine.

27.4.13

ma in rai cos'hanno segatura nel cervello o sono ancora relegati alla vecchia morale ? censurato lo spot contro l'omofobia

qualche  giorno fa  avevo sentito " integralmente  tale spot "   , poi  ieri se non ricordo male   non  ho più  sentito queste parole  . Poi ho scoperto  su   http://www.fanpage.it che  




La Rai censura lo spot contro l'omofobia

La Rai blocca la messa in onda dello spot contro l'omofobia del Ministero per le pari opportunità perché contiene le parole "gay" e "lesbica".





ora posso capire che sia : << orribile, non lascia alcun segno, non attira l'attenzione, 

passa inosservato e quindi perde di qualsiasi possibile efficacia. L'idea e' banalissima, lo slogan e' orrendo, il montaggio e la regia sembrano esser stati curati da gente laureata in scienze della comunicazione. >> ( djandreal ) o che : << Da lesbica dico ke va veramente cagare !!! (Francesca Rizza ) .
Ma perché censurarlo ? Sembra tornati alla morale della prima metà del secolo scorso . cosi come si stupisce o l'ignoranza o l'ipocrisia del deputato del Pd, Ivan Scalfarotto
di Queste parole non sono parolacce ed è inutile dargli un'accezione negativa. La conoscenza è la base della convivenza. La Rai come servizio pubblico dovrebbe essere il primo canale della promozione della convivenza. E' importante dire le parole con rispetto senza attribuirgli significati che non gli appartengono


25.4.13

nella loro solitudine II ( «Fuori dal business, meglio le launeddas» Eugenio Finardi prova per “Voci di maggio” con gli Istentales. Al concerto di Olbia atteso anche Roberto Vecchioni )

dopo il  post (  da  qui  il perché  lo stesso titolo con l'aggiunta  di  II )   dell'amica   e  utente del blog  Daniela Tuscano  in cui si parla  di Renato Zero e Iggy Pop,  ci sono  anche altri  2 cantanti italiani  ( Eugenio Finardi e Roberto Vecchioni  )   che  creano lontano dai media  o  si dedicano  aun detterminato tipo di musica  che  la musica  ufficiale snobba  e  definisce   semplicemente  come folkoristica  


 dala nuova  sardegna online delò  25\4\2013


di Luciano Piras
              
Nuoro                                                                       «Bello sarebbe, che so?, se Marco Mengoni avesse uno scrittore di riferimento, bravo a scrivere quanto lui è bravo a cantare... potrebbero venir fuori delle cose interessanti. Non sono, per principio, contrario ai talent show, trovo però che quello che si sta prosciugando è il pool degli autori, ormai il livello è omologato, è la scrittura che sta peggiorando... ecco : in Italia ci vorrebbe un talent per scovare nuovi autori, sarebbe il talent più importante».Eugenio Finardi non ha dubbi: le risorse ci sono, oggi come ieri, vanno soltanto tirate fuori e valorizzate. E non è assolutamente vero che i giovani cantanti di oggi siano meno impegnati di quelli di ieri. «Ora è il rap la nuova musica ribelle» sottolinea. «Ed è quello che i ragazzi ascoltano: rap e pop-rock americani».Milanese, classe 1952, Finardi è a Nuoro per le prove generali con gli Istentales e gli Amici del Folklore. Grandi preparatiti per la prossima edizione di Voci di Maggio, l’uno e il 2 giugno a Olbia. Ultimi dettagli, invece, per il concerto in programma questa sera a Bonnanaro con la band agropastorale di Badde Manna schierata al completo attorno all’extraterrestre. Un omone che tanto extraterrestre non è, almeno in Sardegna. «Ho fatto più concerti qui in Sardegna che in Lombardia» dice.Tant’è vero che conosce a menadito tutte le strade dell’isola del Capo di Sopra come del Capo di Sotto. «Mi manca soltanto l’isola dei genovesi... Carloforte». Per il resto è come se fosse a casa, tra sterrati, curve e curvoni, provinciali e intercomunali. «Certo, la Sardegna non è più quella di una volta» ricorda. Anche se le strade non è che siano cambiate di molto da quando Eugenio Finardi mise piede per la prima volta da queste parti. A Villacidro, nel 1978, con i Crisalide, la band che lo accompagnava ovunque. Sull’onda del successo dell’album Sugo e delle sue due canzoni più famose La radio e Musica ribelle. Cinque anni dopo, – ricorda – approdò nella discoteca Biggest di Samassi per registrare una puntata di Discoring, la mitica trasmissione televisiva musicale di Rai Uno allora itinerante.«Eravamo io, gli Imagination, e due artisti emergenti: Bryan Adams e nientepopodimeno che Madonna! Tra gli ospiti d’onore c’era anche Roberto Benigni» va avanti l’autore il cantautore italiano. Un’altra Sardegna, quella, tempi diversi anche per le case discografiche che allora investivano e scommettevano. «Ora le case discografiche, quelle rimaste, stanno inseguendo i talent».Anche lui, dopo gli anni ruggenti delle major, ha scelto la via delle etichette specializzate e dell’autoproduzione, «sono uscito dal meccanismo industriale da ormai una decina d’anni». Così ha fatto conUn uomo, l’album che contiene il pezzo Amore diverso, in collaborazione con Carla Denule (che lo canta e l’ha tradotto in sardo) e l’apporto del sulittu e organetto diatonico di Massimo Pitzalis e le launeddas di Roberto Tangianu. Le stesse launeddas che saliranno sul palco di Olbia, il primo giugno per il concerto di Finardi insieme agli Istentales e a Roberto Vecchioni, con gli Amici del Folkore schierati in coro e i mamuthones e issohadores di Mamoiada a fare da scenografia vivente. A Olbia, una cinquantina di chilometri da L’Agnata di Tempio Pausania. Il rifugio dell’amico Fabrizio De André e di Dori Ghezzi. «Eh sì, è stato lui a farmi scoprire la Gallura, Santa Teresa». E via a ricordare le lunghe discussioni sui vangeli apocrifi: «È stato sant’Ireneo di Lione... ».

cadere non è poi cosi male


Molti mi dicono   leggendo il vecchio archivio  del blog  ( ex  cdv.splinder  per  chi  ancora non lo avesse capito  )  che parlo  di sconfitte  anziché  nascondermi  e  sotterrarmi  ,
Ma  io non ci sto a fare , almeno non sempre  ,   ciò  che  sembra normale  cioè a nascondere  le nostre  figure  \  figuracce o  le nostre sconfitte   perché più una cosa  la  tieni dentro  più  essa  ti amcera  e  più t'impedisce  d'andare  avanti . Dovremo ovviamente senza  darci addosso  portarle come una medaglia  ed essere  orgogliosi ( ovviamente  di quelle   che  non intacchino l'amor  proprio e la propria dignità )  . Infatti non c'è niente  di male  a cadere  o  come il titolo a  una mia vecchia (  chi segue  anche il mio  flicker  dovrebbe già  conoscere  )    foto  che trovate sotto  , mi piego ma non mi spezzo  



o  come altre  foto in particolare la prima  prese da    google  immagini cercando mi piego ma non mi spezzo  




Non c'è nulla  di male  a  cadere  (  specie  se  vuoi  fare  di testa  tua  cioè senza  seguire  quello che  ti dicono gli altri \e  ) l'importante  è sapersi rialzare   e  riprendere il cammino  . Ma  soprattutto  perché per  vincere  dobbiamo  imparare anche a perdere  e poi non perdere mai  significa non averci mai provato e io ci  ho nella maggior parte delle  volte  provato e  riprovato cadendo e rialzandomi  . 






Certo  <<   queste  sono soddisfazioni  . Ma  non posso  adagiarmi sugli allori >>  e  sempre  rendendo  spunto da  tale storia  sul  n  2996  lo trovate in edicola  di topolino  (  foto sopra  e  al lato  prese da  foto   www.topoinfo.org  )   concludo    chiedendovi quale  delle mie  figuracce  , posso  raccontarvi  le prossime volte  ?   potete farmelo sapere  all'email del  blog  o  contattandomi  su facebook o plusgoogle e  sarete ovviamente  nel limite  del possibile  accontentati 





donne aprite la vostra mente nonsempre chi vi chiede d'uscire ha brutte intenzioni

 musica  in sottofondo  




ma è possibile che voi donne ( ovviamente faccio un discorso generico e generale in base alla mia esperienza avuta fin ora ) specie quelle delle ultime 3 generazioni ( dalla metà degli anni 70 la mia a quella dei primo quinquennio dei 90 ) consideriate un invito ad uscire a prendere qualcosa o semplicemente ad andare al cinema o a un concerto solo ed esclusivamente come un ingaggio\ abbordaggio o un tentativo di portavi a letto e non semplicemente come un tentativo di conoscervi meglio e nel caso di gente conosciuta solo in rete un tentativo di conoscere dal vero e realmente non solo superficialmente una persona ? forse  me  ne  dovrei fregare  e fare come   mi ha suggerito il mio analista    cioè  chiedermi è più importante   avere  ragione o stare  bene ?  e  fregarmene  e quindi  lasciar perdere ed andare  avanti  ?

24.4.13

Donna Resistenza



Il 25 aprile tante tante persone riuscirono finalmente a fare un sorriso liberatorio…Ho inserito una foto , dove appare Rosalinda Zariati, staffetta partigiana comasca. Nell’ articolo che la riprende, mi piace citare un brano: “…La Resistenza “civile” delle donne, spesso anonima e silenziosa, è stata addirittura più ampia e diffusa di quella maschile «perché ha coinvolto gli infiniti gesti della vita quotidiana, un tessuto diffuso di relazioni». È soprattutto la guerra che determina una prima presa di coscienza antifascista, una guerra che irrompe brutalmente nel privato e nella quotidianità, una guerra che porta morte, fame, freddo e miseria.  Questa Resistenza femminile assume una molteplicità di forme. Molte donne offrirono rifugio e sostegno a ricercati, ebrei in fuga, a chiunque fosse in pericolo (esercitando una sorta di “maternage” di massa), altre svolsero il compito di staffette. Per alcune diventò vero e proprio impegno nei Cln locali, fino alla militanza nei Gap e nelle Sap. Tutte in ogni caso diedero vita…”
Già, il 25 aprile è l’Anniversario della liberazione d’Italia (anche chiamato Festa della Liberazione, anniversario della Resistenza o semplicemente 25 aprile) viene festeggiato in Italia il 25 aprile di ogni anno e rappresenta un giorno fondamentale per la storia d’Italia: la fine dell’occupazione nazista ed il termine del ventennio fascista, avvenuta il 25 aprile 1945, al termine della seconda guerra mondiale.
Io sono certa che la Liberazione è un esercizio quotidiano. Buona Giornata dunque a chiunque ami la Libertà, per sè e per chi è vicino e tantopiù se è lontano.
Doriana Goracci

Autore del post

 - Capranica (Viterbo)

corso pre realizzare un orto biologico a tempio pausania il 4 e 5 maggio 2013

io purtroppo per  impegni di lavoro non posso parteciparvi  . Comunque  non mi costa niente  fare un favore  ad un amico   che  promuove  simili iniziative  .Voi  mi  direte ma  come  di ci  d'essere  contrario allo  spam  o pubblicità  e poi  ne  fai  uso  ?  . Innanzitutto non lo  è perché  1)  : << ( .... )  Il principale scopo dello spamming è la pubblicità, il cui oggetto può andare dalle più comuni offerte commerciali a proposte di vendita di materiale pornografico o illegale, come software pirata e farmaci senza prescrizione medica, da discutibili progetti finanziari a veri e propri tentativi di truffa. Uno spammer, cioè l'individuo autore dei messaggi spam, invia messaggi identici (o con qualche personalizzazione) a migliaia di indirizzi e-mail. Questi indirizzi sono spesso raccolti in maniera automatica dalla rete (articoli di Usenet, pagine web) mediante spambot ed appositi programmi, ottenuti da database o semplicemente indovinati usando liste di nomi comuni.
Per definizione lo spam viene inviato senza il permesso del destinatario ed è un comportamento ampiamente considerato inaccettabile dagli Internet Service Provider (ISP) e dalla maggior parte degli utenti di Internet. Mentre questi ultimi trovano lo spam fastidioso e con contenuti spesso offensivi, gli ISP vi si oppongono anche per i costi del traffico generato dall'invio indiscriminato. (.... )   continua  qui alla voce  spam  su wikipedia ., 2)  qualunque  cosa  tu faccia    devi  promuoverla    direttamente  o indirettamente  altrimenti  nessuno  o quasi  sanno che  esisti  .  Basta   ed  è questa la differenza   dallo spam  o dalla  pubblicità selvaggia  che  siua etica  , rispettosa  e non ingannevole 


LA CRISI SPIEGATA A MIO FIGLIO E AI BAMBINI


Da la pagina di facebook di Solo in Italia

Non riuscendo a spiegare a mia cuginetta di 3 grado ( nipote di un cugino in primo di mio padre ) la crisi economica ricorro a questa ( ovviamente modificandola come avviene , nelle catene di sant'Antonio , nei passaparola , nella cultura orale , ecc visto la sua età --- ha 7 anni --- troppo piccola per certe cose ) questa favola










LA CRISI SPIEGATA IN MODO SEMPLICE...
Helga è la proprietaria di un bar, di quelli dove si beve forte.


Rendendosi conto che quasi tutti i suoi clienti sono disoccupati e che quindi dovranno ridurre le consumazioni e frequentazioni, escogita un geniale piano di marketing, consentendo loro di bere subito e pagare in seguito. Segna quindi le bevute su un libro che diventa il libro dei crediti (cioè dei debiti dei clienti). 
La formula “bevi ora, paga dopo” è un successone: la voce si sparge, gli affari aumentano e il bar di Helga diventa il più importante della città. 
Lei ogni tanto rialza i prezzi delle bevande e naturalmente nessuno protesta, visto che nessuno paga: è un rialzo virtuale. Così il volume delle vendite aumenta ancora. 
La banca di Helga, rassicurata dal giro d’affari, le aumenta il fido. In fondo, dicono i risk manager, il fido è garantito da tutti i crediti che il bar vanta verso i clienti: il collaterale a garanzia. 
Intanto l’Ufficio Investimenti & Alchimie Finanziarie della banca ha una pensata geniale. Prendono i crediti del bar di Helga e li usano come garanzia per emettere un’obbligazione nuova fiammante e collocarla sui mercati internazionali: gli Sbornia Bond. 
I bond ottengono subito un rating di AA+ come quello della banca che li emette, e gli investitori non si accorgono che i titoli sono di fatto garantiti da debiti di ubriaconi disoccupati. Così, dato che rendono bene, tutti li comprano. 
Conseguentemente il prezzo sale, quindi arrivano anche i gestori dei Fondi pensione a comprare, attirati dall’irresistibile combinazione di un bond con alto rating, che rende tanto e il cui prezzo sale sempre. E i portafogli, in giro per il mondo, si riempiono di Sbornia Bond. 
Un giorno però, alla banca di Helga arriva un nuovo direttore che, visto che in giro c’è aria di crisi, tanto per non rischiare le riduce il fido e le chiede di rientrare per la parte in eccesso al nuovo limite. 
A questo punto Helga, per trovare i soldi, comincia a chiedere ai clienti di pagare i loro debiti. Il che è ovviamente impossibile essendo loro dei disoccupati che si sono anche bevuti tutti i risparmi. 
Helga non è quindi in grado di ripagare il fido e la banca le taglia i fondi. Il bar fallisce e tutti gli impiegati si trovano per strada. Il prezzo degli Sbornia Bond crolla del 90%. 
La banca che li ha emessi entra in crisi di liquidità e congela immediatamente l’attività: niente più prestiti alle aziende. L’attività economica locale si paralizza. Intanto i fornitori di Helga, che in virtù del suo successo, le avevano fornito gli alcolici con grandi dilazioni di pagamento, si ritrovano ora pieni di crediti inesigibili visto che lei non può più pagare. 
Purtroppo avevano anche investito negli Sbornia Bond, sui quali ora perdono il 90%. Il fornitore di birra inizia prima a licenziare e poi fallisce. Il fornitore di vino viene invece acquisito da un’azienda concorrente che chiude subito lo stabilimento locale, manda a casa gli impiegati e delocalizza a 6.000 chilometri di distanza. 
Per fortuna la banca viene invece salvata da un mega prestito governativo senza richiesta di garanzie e a tasso zero. Per reperire i fondi necessari il governo ha semplicemente tassato tutti quelli che non erano mai stati al bar di Helga perché astemi o troppo impegnati a lavorare. 
Bene, ora potete dilettarvi ad applicare la dinamica degli Sbornia Bond alle cronache di questi giorni, giusto per aver chiaro chi è ubriaco e chi sobrio

«Quella bambina è povera, le pago io la mensa»





Il bel gesto di una ragazza di Valledoria che studia all’università di Pavia. Il Comune di Vigevano aveva escluso la bimba dalla mensa scolastica e Gloria Spezziga, dopo aver letto la notizia sui giornali, ha versato i 90 euro necessari
Gloria Spezziga è una studentessa universitaria, originaria della Sardegna, che studia a Pavia. Quando è venuta a sapere che una bambina delle scuole elementari di Vigevano si è ammalata perché non le è consentito l'accesso alla mensa, ha voluto inviare un messaggio alla famiglia. "I soldi della mensa vorrei versarli io al comune di Vigevano. Rinuncio a una parte della paghetta che mi serve per mantenermi gli studi, per aiutare chi ha meno di me. Non è questo il Paese in cui voglio vivere"

23.4.13

Nella loro solitudine



Ha compiuto 66 anni lo scorso 21 aprile ed è sempre il solito: eccessivo, grandguignolesco. Espressionista, aggiungerei, se non temessi di scivolare nella banalità. Perché Iggy Pop “è” l’espressionismo. Nella sua forma più conclamata, popolare e popolaresca.
È tornato con un album incendiario con copertina incendiaria, da kamikaze, e testi incendiari. Gli stessi, anche nei riff energici e cavernosi. Eppure non potrebbe essere che così, eppure lo riconosci sempre pugnace, vecchio e rabbioso. Mi ha attratto e l’ho pure amato, ma confesso di conoscerlo piuttosto superficialmente. Solo i brani più famosi, così clamorosamente anticipatori del punk, dell’indie, dell’heavy metal, del grunge e di tutto il graffio e la bruttura che riassumono quest’epoca incerta. La mia non vuol essere una recensione prettamente musicale. Semmai estetica; perché spesso si dimentica che il rock non è solo fenomeno musicale, ma stato d’animo. Visione e corpo. Se segno esiste della sua internazionalità, lo si percepisce nell’accostamento di due figure solo all’apparenza lontanissime: la sua, appunto, e quella d’un artista nostrano, anch’egli in questo periodo in clima di ricorrenze: disco appena pubblicato, una serie di concerti da tutto esaurito di qui a tre giorni. Mi riferisco a Renato Zero.
Che di anni ne ha 62 compiuti (ne farà 63 il prossimo settembre), che pare, e in qualche caso è, ormai alieno dagli eccessi degli esordi; eppure, se c’è stato un artista autenticamente cosmopolita, e autenticamente rock, quest’ultimo era proprio Zero.
Il giovane Iggy e il giovanissimo Renato. Immortalati nello stesso periodo (1971) da due grandi dell’obiettivo, Gerard Malanga e Arpad Kertesz. Pittori e artigiani, prima che fotografi. Entrambi nudi, entrambi frontali, entrambi maschi. Il primo, manco a dirlo, dionisiaco. Tutto muscoli e tendini, vibrante di poderosità malata, rude, ma con una malcelata grazia da Egon Schiele, e che non deve ingannare. Non un San Sebastiano, tranne una languida sensualità. Sguardo sfrontato. Renato, manco a dirlo, apollineo. Più bellino, più aggraziato. Ma stessi occhi di Iggy, persino identica posa. Bombetta in testa, a sottolineare l’ironia e la giocosità d’un frizzo altrimenti troppo ardito. In ambedue, una sessualità esibita e contemporaneamente velata, e, al suo posto, un triangolo strano; oscuro o sovraesposto in una luce confusa. Che scompare nell’istante esatto in cui si scopre. Un petto ossuto, marcato, simile a mammelle di donna. Quelle che vediamo in altre due immagini, dove un Pop ormai stagionato e un Renato ancora imberbe, conciato dal genio maligno di Patroni Griffi in isterica donna incinta (!), irridono la maschilità sfoggiandola in abiti goffi, inadatti e impertinenti.
Iggy e Renato evocano asperità da camionisti, nella voce, nelle immagini a tinte forti. Ma camionisti d’un’autostrada senza fine, quella della vita. Soffocati nella sperdutezza d’un mondo senza più identità precise. Iggy ha continuato a sorridere e a irridere, con sarcasmo e disperazione. Renato ne ha sofferto atrocemente fino a cercare consolazione in accenti sfibrati, per taluni manieristici. Ambedue icone d’un passaggio d’epoca, nevrastenica e balbuziente. Due uomini divenuti corpo senza esserne possessori. In questo, Cristi pagani – e blasfemi. Testimoni loro malgrado della crisi del maschio, del suo tragico e maestoso declino.

22.4.13

A 17 anni ferisce il padre per una ricarica telefonica Ghilarza. L’uomo ha negato 10 euro alla figlia, all’ennesimo rifiuto lei ha cercato di colpirlo con un coltello di cucina, ferendolo a una mano

lo so che   quello che riporto sotto  è un semplice fatto di cronaca , ma dimostra come le nuove tecnologie e la crisi sia anche sociale e non solo economica . Parlo per esperienza personale , anche se non sono mai arrivato a situazioni del genere , rubacchiavo in famiglia fino ai 22\3 anni . E quindi capisco io disagio dell'adolescente e l'impotenza della famiglia incapace di fare un grande gesto cioè quello di :spaccargli il telefono davanti agli occhi ! o quanto meno educarla ad il risparmio ed ad un uso critico e ragionato del mezzo di comunicazione ovvero il cellulare


 unione sarda  22\4\2013
di Elia Sanna
GHILARZA                                                                                                                         Il padre le avrebbe rifiutato i soldi per una ricarica del cellulare e lei ha tentato di accoltellarlo. L’uomo è rimasto ferito ad una mano mentre cercava di evitare i fendenti della figlia. La ragazza, una minorenne, di 17 anni, è stata trasferita in una casa protetta in attesa delle decisioni del giudice del tribunale per i minori di Cagliari. L’uomo è stato invece medicato e dimesso dall’ospedale Delogu, con una prognosi di pochi giorni di cure. Il grave episodio si è verificato sabato pomeriggio in una casa del centro storico. Secondo quanto è stato accertato dai carabinieri della Compagnia di Ghilarza, coordinati dal capitano Alfonso Musumeci, una telefonata al centralino della caserma, che annunciava un tentato omicidio, ha fatto scattare l’immediato intervento di una delle pattuglie in servizio.Quando i militari sono riusciti ad entrare nella abitazione hanno trovato l’uomo ferito e la ragazza con il coltello ancora tra le mani: entrambi erano sporchi di sangue, chiaro segno della colluttazione che, solo per la tempestiva reazione del genitore, non è finita in tragedia. L’uomo ferito dalla lama del coltello alla mano destra con la quale ha bloccato l’arma, è stato accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di Ghilarza. La ragazza è stata invece trasferita in caserma per gli accertamenti di legge.Le dichiarazioni rilasciate a verbale ai militari da parte del padre e della figlia hanno permesso successivamente di ricostruire il gravissimo episodio. La minorenne avrebbe sollecitato più volte il padre perchè pretendeva 10 euro per poter ricaricare il proprio cellulare. All’ennesimo rifiuto la ragazza ha reagito violentemente e dopo aver impugnato un coltello da cucina ha minacciato il genitore. Sono stati momenti concitati quando la ragazza – sempre secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri – avrebbe tentato più volte di colpirlo. Il padre per evitare la lama si è ferito più volte alla mano destra.Al termine degli accertamenti i carabinieri hanno denunciato la minorenne per lesioni e minacce aggravate ed è stata temporaneamente trasferita in una casa protetta.



 


20.4.13

MA LA RADIO E LA TV DELLA RAI ( NON ) È LA RADIO VATICANA



SE IL cristianesimo decide di rinunciare alle prescrizioni
morali per tornare a essere religione che custodisce il
mistero di Dio, può lasciare agli uomini il compito di
formulare una morale che possa valere per tutti.
(da “Cristianesimo” di Umberto Galimberti – Feltrinelli,
2012 – pagg. 107-108)



Lo  so  che   queste  cose  dovrebbero essere scontate  ed ovvie , da  tempo  , ma   visto  il conflitto  d'interessi  del giornalista  Giovanni preziosi di cui si parla  sotto ,   non lo sono per  niente    e  spesso   si fa  finta  di non sapere  io s'applica il  silenzio assenso  l'indifferenza  (   vedere  Gramsci  qui il testo   se il video preso da  youtube  dovesse  finire  cancellato \  rimosso dall'autore  )  . Ora , che  lo stato  Italiano   non fosse laico   ma clericale  era risaputo  da  tempo  , ma  mai   s'era  arrivati  , come  dice   Giovanni  Valentini su repubblica  d'oggi    :  << Si può credere o non credere, avere fede o no,
professare la religione cattolica o qualsiasi altra oppure nessuna; ma con l’avvento di Papa Francesco non si può tollerare oltre lo scandalo mediatico e civile di un direttore dei giornali   radio – di una radio pubblica di uno Stato laico – che siede in permanenza nel Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali di uno Stato straniero come il Vaticano. Non abbiamo alcun pregiudizio, né a livello personale né soprattutto a livello editoriale,nei confronti della Chiesa e più in generale del
fenomeno religioso  (...)  
Ma il caso di Antonio Preziosi, direttore dei Gr Rai e “consultore” pontificio, rappresenta una doppia anomalia, sia per lo Stato sia per la Chiesa. Si può anche capire che al Vaticano interessi annoverare il responsabile dell’informazione radiofonica pubblica nel Consiglio delle Comunicazioni, insieme ai direttori dell’Osservatore romano, dell’Avvenire e di Civiltà Cattolica. >> ha  ragione  Valentini  <<  È inaccettabile però che un’azienda di Stato tolleri un “doppio incarico” che, a prescindere da qualsiasi aspetto professionale o eventualmente economico, configura di fatto un conflitto  di interessi ai danni dei cittadini, ascoltatori e abbonati.

La radio della Rai non è la Radio Vaticana. Non è un’emittente confessionale che deve “evangelizzare” il pubblico. Tra le sue funzioni istituzionali, non
rientrano quelle di “predicare” o di “convertire” alla
religione cattolica. Deve fare informazione, assicurandone
la completezza e l’imparzialità: naturalmente,anche sugli eventi e sulle vicende che riguardano la Chiesa.
Al Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali,come si legge nel suo sito, sono affidati i compiti di “suscitare e sostenere adeguatamente l’azione della Chiesa e dei fedeli nelle molteplici forme della comunicazione seguendo i quotidiani cattolici,le pubblicazioni periodiche, le emittenti radiofoniche e televisive, perché realmente corrispondano alla propria indole e funzione, divulgando la dottrina della Chiesa”. Una missione più che legittima e rispettabile. Quella che non è legittima invece è la presenza in pianta stabile del direttore dei Gr Rai,un’azienda di Stato al cui vertice spetta sorvegliare sulle incompatibilità dei suoi dipendenti.È stata proprio la direzione generale di viale Mazzini a emanare recentemente una circolare, contro i “doppi incarichi” interni: come, per esempio,quello di Bianca Berlinguer, direttrice e conduttrice del Tg 3. Si può essere d’accordo o meno. Sta di fatto,però, che al suo confronto, il caso Preziosi appare ben più grave, perché intacca la laicità istituzionale del servizio pubblico. [...] >> 

18.4.13

“Non buttate quando si rompe” ecco la scuola aggiustatutto Dal computer all’elettrodomestico, quei club del ripara-da-te

 facendo la  raccolta differenziata della carta  ho trovato questo articolo di  giornale   più precisamente   di repubblica  del 9\4\2013   che in tempo di crisi  può essere  utilissimo  . Sia  a  chi pratica per  hobby  o per  principio (  a me  che  sono nato nella  generazione di mezzo  cioè  metà anni '70 hanno insegnato che non si buttano le  cose    senza prima provare   a ripararle \  aggiustarle     ) pratica  questa   scelta  di vita

  repubblica  del 9\4\2013


DAL NOSTRO INVIATO   ROSALBA CASTELLETTI
LONDRA

BOLLITORE rotto?  
Computer lento? Non 
c’è bisogno di precipitarsi 
in negozio per rimpiazzarlo 
con l’ultimo modello. In 
tempi di crisi economica ed 
ecologica, il motto è «riparalo,
non disperare». E «Repair,
don’t despair» è per l’appunto

lo slogan adottato da due 
trentenni.
UGO Vallauri e Janet  Gunter, questi i loro  nomi, l’anno scorso hanno dato vita al “Restart Project”. Sulle orme dei “Repair Café” di Amsterdam o dei “Fixers Collective” di Brooklyn, organizzano nella  capitale britannica dei “Restart Party”: workshop mensili itineranti dove si impara gratuitamente a  riparare il proprio gadget elettronico o elettrodomestico rotto.
C’è chi arriva lamentandosi  della lentezza del proprio portatile per poi scoprire che basta aumentarne la memoria o chi si presenta con un rasoio elettrico malfunzionante e, con l’aiuto dei volontari e di qualche tutorial pescato su Internet, riesce a farlo operare nuovamente. Con un po’ di pazienza e di fortuna,alla fine si trova una soluzione all’80 % dei problemi.
«L’idea — spiega  Vallauri, trapiantato a Londra da Bra — mi è venuta dopo la mia collaborazione in Africa con la organizzazione non governativa britannica Computer Aid. In  Kenya ho imparato approcci meno spreconi dei nostri. Lì non ci si sbarazza facilmente di  qualcosa che può essere riparato.
Si aggiusta tutto.  Mentre noi spesso compriamo oggetti non dettati dalla necessità, ma dalla pigrizia e dalla  mancanza delle conoscenze  necessarie  per la manutenzione di  quelli che abbiamo già. Il nostro  obiettivo non è offrire  delle riparazioni gratuite, ma  sconfiggere l’obsolescenza programmata e recuperare la  manualità in una società esasperata  dal consumismo ».
Il primo Restart Party si è tenuto lo scorso giugno ed è stato  subito un successo. «Sin  dall’inizio abbiamo raccolto  l’interesse — continua Vallauri  — non solo di chi spesso  è frustrato dalla macchinosa  e scoraggiante burocrazia delle garanzie previste dalle aziende produttrici, ma anche di chi vuole mettere la propria manualità e il proprio saper fare al servizio degli altri ». E il prossimo passo dell’organizzazione  sarà proprio creare sul sito therestartproject.com una rete che metta  in contatto chi cerca servizi  con chi li offre: appassionati  di riparazioni, sviluppatori di software, etc.
Complice la crisi economica,la cultura della riparazione sta soppiantando quella dell’usa e getta anche Oltremanica.
In Olanda gli antesignani Repair Cafe sono oramai una trentina e hanno persino ricevuto una sovvenzione  governativa di quasi mezzo  milione di euro.
Gli australiani imparano a recuperare i loro gioielli agli  incontri mensili organizzati  da “The Tresaury” a Melbourne o ad aggiustare e reinventare  i loro oggetti al Bower  Reuse and Repair Centre di  Sidney. Mentre a New York i  Fixers  collective si incontrano  una volta a mese. Anche in Italia, dove ogni  anno vengono prodotti un  milione e mezzo di tonnellate di rifiuti elettronici, non mancano iniziative simili. Come  la PcOfficina che organizza  incontri settimanali a Milano dove, sul modello della ciclofficina,
si riparano computer  tra una birra e una chiacchiera. O come l’Oratorio digitale  lanciato dall’associazione Ohibò che  insegna ai ragazzi sopra gli 11 anni ad allungare la vita del cellulare o del lettore mp3 che già possiedono invece di inseguire le pubblicità dell’ultimo modello. La riparazione insomma è diventata un vero e proprio movimento.
Perché fa bene all’ambiente e al portafoglio.

17.4.13

mia elucubrazione sul'attento di boston

Non ho scritto prima  su questo vile  attentato  , non perchè  sia un insensibile  o un indifferente  , ma perchè  a volte  scrivendo  a  caldo  si rischiano : 1)  banalità  , 2)  di fare  discorsi che parlano  solo alla pancia  , come  gli ultimi   scritti  ( I II  )  della fallaci contenuti in la  rabbia e l'orgoglio e  la  forza della ragione   ) , quando  in  determinati momenti 

accorrere  essere  lucidi ed  essere  mente&cuore   3)  di dire  imprecisioni d'essere  smentiti  dai  fatti  , quando  questi ancora  non sono chiari . Ora Chiunque   sia  stato  i fondamentalisti   interni  o  esterni   sono solo  delle bestie  perchè  non ti piace o condividi   lo stato in cui ti trovi  o i suoi servi  ok  , ma  che ....   c'è  bisogno di  distruggere  famiglie  , colpire nel mucchio  uccidere  gente  innocente  come questo bambino e la sua  mamma 


 va verso il suo papà..il piccolo Martin ,preso in pieno dall'ordigno esploso.Una piccola,giovane vita stroncata,la domanda sul perchè sia potuto accadere tutto questo e il dolore,lo sgomento di tutti noi e del mondo intero che ,dopo la tragedia,resta nei nostri cuori.

CIAO PICCOLO ANGELO...
PROTEGGI LA TUA SORELLINA DA LASSU'
E DAI PACE AI TUOI CARI PER LA GRANDE PERDITA



BOSTON - Morire ad otto anni, mentre si corre una maratona, a causa di un ordigno che esplode ad opera di una mano sconosciuta. È la fine più triste, la vittima più pesante, Martin Richard, il bambino deceduto ieri a Boston, la cui storia ha commosso gli States e non solo. Figlio di un maratoneta, aveva espresso il desiderio di correre a Boston, con il papà William che lo stava aspettando al traguardo.
Sembra l'epilogo di una giornata felice, poi l'esplosione e le urla. La bomba travolge in pieno Martin e sua sorella, che secondo i media statunitensi avrebbe perso una gamba. Anche la mamma dei due bambini, Denise Williams, sarebbe rimasta ferita, ma in maniera meno grave.

le  unica  cosa  che riesci a dire  è questa  

dalla  mia bacheca di  facebook 

no agli inciuci si d una persona onesta . a capo dello stato si a rodotà

http://www.change.org/petitions/http-www-partitodemocratico-it-sosteniamo-rodot%C3%A0-a-presidente-della-repubblica?utm_campaign=friend_inviter_chat&utm_medium=facebook&utm_source=share_petition&utm_term=permissions_dialog_true

14.4.13

Firenze Fa arrestare il ladro, poi gli offre un lavoro


  dopo  la lettera  anonima  , e  significativa di   come si sente  un imprenditore  che licenzia i suoi dipendenti  scritta    a Napolitano  ( che  trovate  in questo mio post precedente  )  ecco da   la repubblica  10\4\2013  una  storia    ( fortunatamente  finita  bene ) tipica  insieme ai suicidi  in questo periodo di crisi   economica


Fa arrestare il ladro, poi gli offre un lavoro“Ho temuto che si potesse suicidare”Firenze, il gesto di un manager: “Non sono un santo, volevo dargli una possibilità”


LAURA MONTANARI 

FIRENZE  Ha fermato il ladro con un coltello, lottando e ferendolo appena al torace. Poi ha scoperto che era un disoccupato, uno che campa con 250 euro al mese e il giorno dopo gli ha offerto un lavoro.
«Che ladro può essere uno che viene a rubare con l’auto della moglie, uno che lavora tutta la notte per un bottino di 60 euro in fili di rame?»
 si è chiesto Paolo Pedrotti,62 anni(  foto  sotto   a  destra  ) veneziano, un vita spesa nelle gallerie d’arte contemporanea.
«Ho pensato a un’altra triste storia di crisi e disperazione,la mente è corsa ai suicidi di Civitanova arche». Pedrotti da pochi mesi vive a Cerreto Guidi, in provincia di Firenze: fa «temporaneamente » il manager in un residence appena ultimato dove gli  appartamenti sono tutti in vendita e disabitati. Tutti eccetto uno:quello in cui vive lui. Il ladro non lo sapeva, pensava di andare in un cantiere senza sorveglianza.
«Ho sentito dei rumori, lunedì prima dell’alba ho pensato fosse il vento, poi ho capito che doveva essere entrato qualcuno. Ho aperto la porta e c’erano le canaline elettriche sventrate e ho visto la
sagoma di un uomo che urlava: non ho fatto niente, niente. Era terrorizzato e gli ho gridato: chiamo
i carabinieri. Lui mi ha aggredito,ma io avevo il coltello. È scappato,è salito sull’auto e ha cercato
di venirmi addosso. A quel punto gli ho scagliato un sasso sul vetro e l’ho bloccato». I carabinieri,pochi minuti dopo, lo hanno arrestato.
Pedrotti ci ha riflettuto su qualche ora, quindi ha scritto una lettera al bracconiere del rame  facendola   
pubblicare ieri su “Il Tirreno”:«Caro ladro, nell'increscioso episodio che ci ha visti attori,con ruoli diversi. .. ho fatto una riflessione che ti pongo come proposta.Valutando che hai scardinato ben 32 cassette di derivazione  asportando ben 18 chili di rame che, venduto sul mercato a 3 euro ti avrebbe fruttato un bottino, al netto delle tasse, di 60 euro facendo comunque un danno di 6-7 mila... ti chiedo: ne valeva la pena?».
Quindi l’offerta, una seconda chance: «Ora, dopo qualche ora di detenzione e magari qualche
giorno agli arresti domiciliari, ti invito a passare dal cantiere. Porta con te un taglia erba e io ti prometto che ti farò tagliare il prato per 8 euro l’ora e se hai una compagna porta anche lei, ci sono 50
appartamenti da pulire. Penso sia il modo più consono per guadagnarti il denaro sufficiente a  un’esistenza quantomeno dignitosa. Ti offrirò un bicchiere di vino e cercherò di persuaderti a scegliere Ti aspetto, l’indirizzo tanto lo sai».
Non capita di frequente di andare a rubare qualcosa e trovare in cambio un lavoro: «Si ma non sono
un benefattore — tiene a dire il direttore vendite del residence — , non sono neanche un cattolico
praticante, piuttosto credo in quel che diceva Confucio: non dare un pesce a un uomo, ma insegnagli
a pescare».
La risposta del ladro non si è fatta attendere: Marcello Mucci, 54 anni,(  fotto sotto   con  la  moglie  a sinistra  ) 



 di Pistoia, ieri si è presentato al processo per direttissima (rinviato a metà aprile dopo che il giudice ha deciso di scarcerarlo  mponendogli soltanto l’obbligo di firma dai carabinieri). Quando ha saputo dell’offerta di un lavoro era incredulo e felice: «Siete sicuri?L’accetto a braccia aperte» ha detto.
«Rubavo rame per lavorarlo e creare portaoggetti e candelabri da vendere porta a porta» ha aggiunto
raccontando forse soltanto un pezzo di verità. Poi una storia di crisi e di disoccupazione, simile
a tante. Dal 2011 Mucci, ha perso il lavoro e adesso vive con 250 euro al mese, la pensione  d’invalidità della moglie: «Lavoravo come giardiniere e guadagnavo piuttosto bene. Sono stato licenziato in tronco perché dopo un  infortunio sul lavoro non ero più in grado di fare lavori pesanti».
Naturalmente con 250 euro non arriva a fine mese: «Abbiamo venduto l’oro che avevamo in casa,
adesso abbiamo messo in vendita i mobili su Internet. Sono quelli del salotto, di castagno, è un buon
legno... qualche cosa ci daranno no?”.

13.4.13

topoalbano reprise ( topolino 2994 ) NO SPOILER

Una  storia   bellissima  dove, una delle poche  , in cui   emerge  un topolino diverso dal classico   cioè perfettino , saccente  , ecc.  o quanto meno  si  cerca  ( ed  Francesco Artibani c'è riuscito  benissimo  )  con ottimi risultati   a trovare  un  equilibrio  tra le sue caratteristiche  sopra  elencate  e  qualcuno che ( anche se  non ci riesce )  s'incavola  con lui  per questi suoi difetti  .
Disegnata  dall'ottimo ,come sempre  , e magistrale Cavezano  .
dalla, come il video  sopra  riportato  ,  pagina  ufficiale  di facebook del settimanale  topolino   
Erano anni che non leggevo una storia  cosi piena di suspense  e di pathos  . 
Un capolavoro di sceneggiatura e disegno. è imperdibile. Artibani+Cavazzano+Andolfo= CAPOLAVORO
Vigata, Montalbano e tutti gli altri personaggi sono riprodotti fedelmente (l'alter ego di Catarella fa morire) e ovviamente se si conosce la serie tv, si possono cogliere tantissimi riferimenti. Infatti 
Per un accanito lettore del Montalbano letterario, trovare una trasposizione su topolino, così ben realizzata è qualcosa di unico. Tra l'altro il genere poliziesco, Camilleri e Topolino, sono tre mie grandi passioni unite in un colpo solo, e con una qualità altissima, tanto che non si può fare altro che leggere la storia dei mitici Artibani e Cavazzano (con l’ausilio degli azzeccatissimi colori della Andolfo) con un grosso sorriso che va da un orecchio all’altro >> ( come dice questo commento sul forum del papersera.net . La trama è eccezionale, una storia gialla avvincente e ben costruita, arricchita da riferimenti alla malavita organizzata e da un contesto (quello siciliano) sfruttato alla perfezione in tutte le sue sfaccettature. Topolino è splendido per come è scritto da Artibani, gettato all’improvviso in un mondo a lui completamente estraneo come l’aspra e meravigliosa sicilia, dove si dovrà confrontare con i suoi testimoni recalcitranti e il microcosmo di Vigatta, nella quale riuscirà a poco a poco ad integrarsi alla grande come da sempre fa nelle sue migliori avventure, che lo vedono "crescere" durante lo svolgimento della narrazione (molto bello, tra l’altro, il modo in cui è stato trattato il problema della lingua, con la scelta di far intendere che i personaggi si esprimono in italiano, Topolino compreso, e lo splendido uso dei termini del dizionario Camilleresco, compreso il famigerato “macari”. Non si può fare a meno di lodare la scrittura di Artibani capace di rendere così vivo il commissario Topalbano e tutti i suoi collaboratori: lui sanguigno  e con il caratteraccio che contraddistingue la sua controparte letteraria, ma sempre onesto fino al midollo e tenace nel conseguire i suoi obiettivi, tanto che anche nel fumetto viene reso molto bene il rapporto complicato del commissario con i superiori (può tenere all’oscuro i suoi capi a proposito di un’importante lettera, ma lo fa sempre e solo per il bene dell’indagine, anche se questo lo costringe ad usare talvolta mezzi non ufficiali – il che naturalmente è anche un grande classico del poliziesco  ;) )  E la riproposizione mai forzata delle trovate comiche e dei tormentoni, quelli di Montalbano stesso ma anche di catarella o la mania di fazio di annotarsi di tutto e di più sulle sue quintalate di pizzini Sorridente Come dice Cammilleri nell'nterviosta  che  trovate  sul settimanale  ancora   in edicola , la contrapposizione, anzi, l’unione  di due personaggi dal carattere così forte è eccezionale e fa la fortuna della storia, che rimane veramente memorabile. I disegni e colori superlativi, con vignette di una bellezza formale incredibile, dove ogni minimo oggetto è sistemato al posto giusto nella composizione generale degli ambienti perfettamente evocativi, fanno davvero rivivere mentalmente gli appostamenti notturni nel paesaggio siciliano, o le mangiate silenziose al ristorante, narrate nei libri di Camilleri. Una grande storia che soprattutto, a mio modo di vedere, ha e avrà il merito di riuscire a entusiasmare anche chi non ha letto i romanzi e, anzi, credo proprio che l’interesse e la passione con cui è stata creata potrà portare anche nuovi lettori a Camilleri, ma quel che conta è che fa la sua splendida figura qui su Topolino
Lo terrò conservato per lasciarlo ai nipotini. confermo quanto già detto precedentemente

a volte I disordinati pensano e fanno meglio degli ordinati


Se siete dei disordinati patologici e tutti vi trattano come se aveste una malattia incurabile, non perdete la speranza e la pazienza. Siete dei geni incompresi, proprio come Einstein




Siete dei disordinati cronici? E siete di quelli che sono convinti che “ok sono circondato dal caos ma IO NEL MIO DISORDINE HO UN MIO ORDINE”, oppure siete soliti ripetere “in questo disordine io mi ricordo perfettamente dove ho messo le cose e so come trovarle”. Beh sì, sono proprio io!
E tra l’altro, non so voi, ma la mia vita è stata resa difficile dal fatto che ogni singolo membro della mia famiglia è un perfettino e ordinato patologico…e  io invece additata come la “pecora” nera e la “diversa” della famiglia.
E quante volte ho dovuto assistere alla scena di mia mamma che dopo essere entrata in camera mia ne usciva quasi piangendo come se ci avesse trovato della droga?! Calma mamma, non è un malattia e non è contagiosa, ma convincitene non si può curare!!!
La ricerca scientifica mi viene di nuovo in aiuto perchè alcuni ricercatori dell’università tedesca di Groningen hanno dimostrato che i disordinati patologici pensano meglio, in maniera più chiara e lineare e di conseguenza fanno e agiscono al meglio. In situazioni di estrema pressione o panico sanno prendere più facilmente una decisone, sanno essere più lucidi nel valutare le situazioni in cui si trovano. I disordinati sono inoltre più produttivi oltre che più creativi. E quale sarebbe  la ragione di tutto questo? Semplicissimo: il fatto di essere disordinati e di essere circondati dal caos fa sì che il cervello tenda a impegnarsi, sforzarsi di più e a focalizzarsi su ciò che stiamo facendo o dobbiamo fare.Per citare i risultati di questa ricerca: “Di fronte alla confusione, il cervello tende a semplificare, eliminando le ridondanze e concentrandosi soltanto su ciò che conta”Parole sante!
L’equazione ordine = mente ordinata va a farsi benidere! Evviva il caos interno ed esterno e i disordinati…è tutta creatività!!!

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...