7.4.12

1992-2012 guerra in bosnia [ C'ERA UNA VOLTA IL 1992-1994 3 puntata ]

la  guerra  in Bosnia  o nei balkcani quello che un  tempo si chiamava  Jugoslavia   è ancora  una ferita  aperta   se   :

Bosnia/ Minacce alla Jolie per il film su guerra.

Minacce alla Jolie per il film su guerra in Bosnia.È IL SUO DEBUTTO DA REGISTA. LA PELLICOLA PRESENTATA LUNEDÌ AL FESTIVAL DI BERLINO

Auto rovinate e messaggi offensivi anche al resto del cast di «In the Land of Blood and Honey»


MILANO – Angelina Jolie ha ricevuto delle minacce per il suo primo film da regista «In the Land of Blood and Honey» (Nella terra del sangue e del miele), che ricorda al mondo gli orrori della guerra in Bosnia cominciata vent’anni fa. Invece di scatenare un dibattito tra i bosniaci su quanto accaduto e perchè, la pellicola è riuscita a far tornare a galla le profonde divisioni del paese balcanico, che, secondo molti, si sta allontanando dallo spirito di riconciliazione per piombare nuovamente nell’instabilità, scrive The Guardian.  daa quando il film è stato presentato, lunedì al Festival di Berlino, dove ha ricevuto un premio per la pace, e alla premiere a Sarajevo davanti a 5mila spettatori martedì sera, l’attrice americana e diversi attori serbi del cast sono stati minacciati. «Mi sono state spedite delle cose, altre sono state postate online», ha rivelato al Guardian la star 36enne a Sarajevo. «Il cast non mi ha mai riferito di queste minacce, ma ho saputo da altre persone cosa stava accadendo – ha proseguito – uno di loro si è ritrovato i finestrini dell’auto in frantumi, un altro ha avuto un problema con il telefonino nel mirino degli hacker, con l’invio di e-mail offensive». «Erano pensieri terrificanti, quelli finiti in quelle righe», ha aggiunto Jolie, spiegando di avere dato agli attori l’opportunità di lasciare la regione, ma nessuno di loro ha accettato.

 fonte    http://rassegnastampamilitare.com  qui il resto dell'articolo 
  Leggendo tale articolo mi ritorna in mente   questa  canzone     degli ex Csi    che ha caratterizzato  la mai  tarda adolescenza  




Di tutte le distruzioni perpetrate a Sarajevo, le più insensate sono state quelle ai danni delle tante biblioteche. Ma di queste, la più folle, la più carica di sinistra forza metafisica, fu il bombardamento della biblioteca nazionale, un magnifico edificio moresco del diciannovesimo secolo, andato in fumo in trenta ore con le sue centinaia di migliaia di volumi. Quella notte, il rogo si vide a chilometri di distanza, i sarajevesi non dormirono.(Paolo Rumiz, da "Maschere per un massacro", Editori Riuniti, Roma 1996).   >>   da  canzoni contro la  guerra Erano  sia dai miei ricordi   sia  come dice la canzone in questione  (n  trovate   il  resto del testo o nell'url  o  nel  video   riportati sopra  ) 

 (.....)brucia la biblioteca i libri scritti e ricopiati a manoche gli Ebrei Sefarditi portano a Sarajevo in fuga dalla Spagnas'alzano i roghi al cielos'alzano i roghi in cupe vampebrucia la biblioteca degli Slavi del sud, europei del Balcanibruciano i libripossibili percorsi, le mappe, le memorie, l'aiuto degli altris'alzano gli occhi al cielo, s'alzano i roghi in cupe vampes'alzano i roghi al cielo, s'alzano i roghi in cupe vampedi colpo si fa nottes'incunea crudo il freddola città tremacome creatura.(....)  

Anni di guerra feroce sulle rive del mare Adriatico, morti, feriti, orrore. Anni di viltà, di disinteresse o di altri interessi, di un qualche tornaconto anche enorme. Infatti   << Ancora una volta l'Europa dimostra più che la propria incapacità la propria inconsistenza al di là di un sistema di produzione e consumo. "Produci consuma crepa" cantavamo 10 anni fa irridendo la triade imperante, qualcosa è cambiato e non in meglio da queste parti: si consuma di più e si produce in meno sempre in meno si crepa molto di più e in malo malissimo modo. >> ---- sempre  secondo  l'articolo di canzoni  contro la guerra ---- << L'Europa che vuole contare, quella che fa i conti e con cui bisogna farli, in questo secolo con le leggi razziali e la conseguente distruzione della sua componente ebraica si è macchiata di un abominio che la guerra e la Resistenza hanno potuto farci credere se non perdonato almeno fortemente scontato. La Jugoslavia è qui a ricordarci che non è vero. Da

anche nella merda ci sono delle perle solo le donne ci posso salvare [ eccezione al regolamento e alle faq del blog ]

Come potete vedere  dal titolo  fra  parentesi   oltre che  dalle  faq   del nostro  ( lo chiamo cosi  perché dovrebbero scrivere  diverse  voci  ma  in realtà ci scriviamo solo in tre   su  un 20 d'utenti,    )  blog   ho fatto un eccezione  pubblicando un post    troppo sessista . Infatti  anche nel negativo  xci posso trovare  delle cose  buone  ed  utili per  suscitare   un dibattito  . 



Solo le donne ci potranno salvare.
Sono convinto di quello che dico ed invito tutti i Sardi - maschi ad una riflessione comune e non provocatoria, : l'uomo e una merda umana!! 
in natura per alcune specie non serviamo neanche per la riproduzione alcune piante dopo averci conosciuto si auto impollinano!!
Ma se la natura in milioni di anni ha già fatto a meno di noi decidendo alla fine di auto impollinarsi che succede??????
L'uomo e dico come maschio e un insensibile per natura, basti pensare hai leoni lui, il re..... uccide i suoi cuccioli solo perchè la leonessa possa smettere di fare la mamma ed entrare in calore di nuovo.
Il leone è egoista come tutti gli uomini !!
L'uomo e assetato di potere in una vita media di 78 anni 40 li utilizza per fare soldi ed arrivare ad esercitare il potere .....peccato che quando abbia il potere non possa + esercitarlo secondo i criteri mascolini.
L'uomo per arrivare al potere e disposto a tutto !!
un uomo che lavora in un servizio pubblico e corruttibile una donna non lo è!!
esempio banale e stupido prendete un finanziere maschio ed un finanziere femmina il primo con 1000 euro a volte anche meno lo comprate il secondo vi amanetta.
Quindi la soluzione a tanti problemi della nostra società sta nel mettere le donne hai vertici della società del potere e tutto filerebbe liscio come l'olio.
Le donne sono abituate alle responsabilità per genetica se un uomo le abbandona mentre hanno ricevuto la brutta notizia che in breve saranno padri....loro vanno avanti da sole tengono il bambino e lo fanno diventare uomo molte volte quel bambino che diventa uomo senza padre diverrà un grande UOMO!!
La nostra società e matriarcale parlo della società sarda e se ancora i conti tornano e perchè son le donne che tengono i conti !!
Malgrado i vari governi ladri riescono ancora a farli tornare e quindi da uomo che ama le donne e sempre le ha amate non solo perchè danno piacere fisico ma perchè sempre le ha reputate esseri superiori (forse sarà stata l'influenza che ha avuto mia madre sulla mia infanzia) invito tutte le donne sarde affinché prendano coscenza del loro dono biologico e si uniscano per salvare la sardegna .......solo voi potete farlo!!!
La Sardegna mai come in questo momento ha bisogno di persone oneste e con le palle che pensino solo al bene dei suoi figli e chi meglio di voi care SARDE tutte potrebbe farlo se non voi???
Buona Pasqua a tutte e che il buon dio vi protegga e vi tenga sempre cosi donne e mamme.







E il caso   del post  di  un mio utente  di facebook . Esso  ha  ragione , non sto  nè  lecchinando     le mie lettrici e le mie  utenti di fb o  di blogger  nè  sono  effeminato  ma   sto  solo descrivendo  la mie esperienze  personali   nonostante  sia  ancora  single  e  ....   con l'altro sesso  .  infatti   il mio pensiero   può essere rappresentato  da   questi due  video  
 1) 
2 )   video  da me  girato 

6.4.12

Potrebbe essere Dio


La Crocifissione è un inno alla vita, alla vita vera. Non semplicemente quindi all’esistenza, ma l’urlo disperato e potente dell’uomo che, nell’istante estremo, implora e pretende giustizia. Non c’è vita vera senza giustizia.
Il grido estremo di Gesù, variamente interpretato, per me significa proprio questo: “perché mi hai abbandonato” è certo un salmo, scritto peraltro da un uomo braccato (dal figlio) e in pericolo, ma è, soprattutto, la protesta estrema contro il disordine del mondo, la tensione a emergere dal caos che non è creatività ma non-senso e assurdo. L’universo geme e tende alla vita vera e, anche quando si vota al suo contrario, la morte, può farlo per questa sete estrema, paradossale,insoddisfatta di vita piena, cioè a dire giusta.
In questi giorni abbiamo assistito, in Italia e nel mondo, a un’infinità di crocifissioni. Qualcuno le ha definite impropriamente suicidi, perché i crocifissi attuali si sono inchiodati da sé su quel legno, dandosi fuoco, impiccandosi, rivolgendosi un’arma contro, lanciandosi dal balcone di casa come è accaduto alla pensionata di Gela cui avevano decurtato la già misera pensione. “Così non posso più vivere”, ha lasciato detto. Non solo esistere, ma vivere: dignitosamente, umanamente. È morta di giustizia (o meglio, per mancanza di giustizia), non di stenti.
Ma il gesto più possente, il grido più titanico per la vita vera è stato lanciato dal farmacista greco, un vecchio di 77 anni, che ha scelto di uccidersi davanti alla sede del Parlamento. Un ribelle. Una fine per il futuro, non per sé. Lui, forse ce l’avrebbe anche fatta. Era giunto al capolinea del suo percorso terreno, avrebbe potuto concludere gli anni che gli restavano come – si dice – fanno spesso gli anziani: consapevoli che il mondo non ha da mutarsi, rassegnati e aggrappati a quel filo estremo di fiato, già fuori del tempo, divenuto a un tratto eterno e circolare, venato di rassegnato cinismo. Lui no. Lui guardava al futuro. Dei suoi figli, della sua patria, forse dell’uomo intero. Ha dovuto urlare “basta” per rivendicare la sua umanità. Emersa nel momento in cui, protervamente, l’ha lasciata. Annullandosi in una disperata vitalità.
Già lo aveva denunciato Testori, in anni remotissimi. Siamo arrivati a questo punto: per ottenere un po’ di giustizia, e preservare la propria vita vera, uno deve uccidersi.
“Deve”, non “vuole”. L’essenza stessa del suicidio, quello autentico e letterale, è pertanto annullata. Si tratta di omicidi di Stato; di moderne crocifissioni.
Crocifissioni e grida generate, come l’antica di duemila anni fa, dall’odio, dall’invidia, dall’intolleranza, dalla sete di potere.
Oggi il dio cui s’immolano gl’innocenti sacrificati e “costretti” al suicidio è un idolo creato dall’uomo, che ha soggiogato quest’ultimo: si chiama neoliberismo, mercato, denaro. Non ha volto, come recitava il salmo: “Gli idoli delle genti sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo: hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non ascoltano, hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano, hanno naso e non annusano; dalla gola non emettono suoni”.
Esso procede silente nella sua marcia verso il dominio assoluto. In questo suo potere non è contemplata la vita, men che meno la vita umana; anzi, questa lo annienterebbe. Oggi, per salvarsi, il sistema procede impassibile sulle vite vere, dietro la sua facciata scintillante mostra il suo vuoto assoluto di giustizia, una violenza impermeabile: e allora l’uomo, improvvisamente, si riscopre nudo, e solo, e protesta, e grida, all’estremo.
Il sistema incarnato dall'idolo è morte e silenzio e non sopravvivrà a sé stesso. Annullando l’uomo cancellerà la sua propria esistenza, ma non se ne cura, non essendo mai stato vivo. Non ha sentimento. E oggi, pur di mantenere in piedi quel simulacro d’esistenza, quell’idolo nato morto, i responsabili delle nazioni, quegli stessi che hanno creato e si sono prosternati all’idolo, propongono aggiustamenti, ricuciture, tagli, senza accorgersi che il sistema è irreformabile, è già imploso. Ma crocifiggerà ancora.
L’irrisione nietzscheana dovrebbe pertanto essere così corretta: non Dio, ma l’idolo è morto, ma il mondo, o forse il potere, ancora non lo sa.
Lo devono denunciare con la loro debole forza i crocifissi, quegli stessi cui ci si prosternerà nel momento stesso in cui esaleranno l’ultimo respiro strozzato: nel momento, cioè, in cui morendo sveleranno la loro dignità ferita, la loro sublime, strappata dignità.
Potrebbe essere Dio, allora, anzi lo è, come esclamò il centurione di fronte alla morte ignominiosa di Gesù. Potrebbe essere Dio, anzi lo è, quell’uomo abbattuto e sterminato, soggiogato all’idolo senza nome né volto. Dio è l’uomo che si umanizza, che reclama, e vuole, e attua la giustizia. Son tre giorni, appena tre giorni, poi si risorge. Perché la risurrezione è dovuta. È reale. È giustizia, già qui, adesso.

5.4.12

spirito

Concedimi, o Grande Spirito, di imparare la lezione che hai nascosto in ogni foglia in ogni sasso. Io voglio essere forte, non per dominare il mio fratello, bensì per combattere il mio più grande nemico: me stesso. Fai in modo che io possa essere sempre pronto a venire da Te con le mani pulite e lo sguardo leale. Così che, quando la mia vita finirà al calare del tramonto, il mio spirito si presenti a Te senza onta.

Preghiera Cheyenne

2.4.12

Cantares di Antonio Machado ( 1Siviglia, 26 luglio 1875 – Collioure, 22 febbraio 1939 )


 dalla  mia  compagna di strada  facebookiana   Greta Nicole Meravilla 



    • Cantares...

      Todo pasa y todo queda,
      pero lo nuestro es pasar,
      pasar haciendo caminos,
      caminos sobre el mar.

      Nunca perseguí la gloria,
      ni dejar en la memoria
      de los hombres mi canción;
      yo amo los mundos sutiles,
      ingrávidos y gentiles,
      como pompas de jabón.

      Me gusta verlos pintarse
      de sol y grana, volar
      bajo el cielo azul, temblar
      súbitamente y quebrarse.

      Nunca perseguí la gloria.

      Caminante son tus huellas
      el camino y nada más;
      caminante, no hay camino
      se hace camino al andar.

      Al andar se hace camino
      y al volver la vista atrás
      se ve la senda que nunca
      se ha de volver a pisar.

      Caminante no hay camino
      sino estelas en la mar...

      ¿Para qué llamar caminos
      a los surcos del azar?...
      Todo el que camina anda,
      como Jesús, sobre la mar.

      Caminante, son tus huellas
      el camino y nada más;
      Caminante, no hay camino,
      se hace camino al andar.

      Al andar se hace el camino,
      y al volver la vista atrás
      se ve la senda que nunca
      se ha de volver a pisar.

      Caminante no hay camino
      sino estelas en la mar.

      Antonio Machado




      Tutto passa e tutto rimane
      però il nostro è passare,
      passare facendo cammini
      cammini sopra il mare.
      Mai ho cercato la gloria,
      né di lasciare il mio canto
      alla memoria degli uomini;
      io amo i mondi delicati,
      lievi e gentili
      come bolle di sapone.

      Mi piace vederle quando si colorano
      di giallo e carminio, volare
      sotto il cielo azzurro, tremare
      d'improvviso e poi scoppiare.

      Mai ho cercato la gloria.
      Viandante sono le tue impronte
      la via e nulla più:
      Viandante non c'e un cammino
      si fa il cammino camminando.

      Camminando si fa il cammino
      e voltando indietro lo sguardo
      si vede il sentiero che mai
      si tornerà a calcare.

      Viandante non c'è una via
      ma scia sul mare ... Perché chiamare cammini
      i solchi del caso?
      Tutto quello che cammina va
      come Gesù, sopra il mare
      Viandante, sono le tue impronte
      il cammino e nulla più;
      Viandante non c'è un cammino
      la via si fa con l'andare..."

      Camminando si fa il cammino
      e girando indietro lo sguardo
      si vede il sentiero che mai
      si deve tornare a calpestare.

      Viandante non c'è un cammino
      ma le stelle nel mare ...

l'oncologo berrino a la7 i bambini mangiano merda

Lo   so che  non è  una novità  , niente di nuovo  sotto il sole e  che  essa  è : 

Storia diversa per gente normale 
storia comune per gente speciale 
cos'altro vi serve da queste vite 
ora che il cielo al centro le ha colpite 
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.(...)  

                                       (  una  storia  sbagliata di Fabrizio De  Andrè )

Ma   finalmente  in un programma  all'ora  di punta    e  non  rilegate  nelle pagine più interne    e nelle pseudo rubriche   di tg  o di giornali , che si parla  senza  ipocrisie  di questo argomento  .

Ora secondo il prof. Berrino , infatti, le ipotesi sulle cause della cosiddetta sindrome metabolica sono state confermate solo dalle ricerche degli ultimi dieci anni – non che prima ne fossimo completamente all'oscuro – individuando nei cibi spazzatura (conosciuti meglio come junk food) la maggioranza dei fattori patogeni. Bibite zuccherate e una trasformazione degli alimenti degenerata sono le principali cause di sovrappeso e obesità, che costituiscono il terreno fertile per l'insorgenza di malattie ben più serie – cancro, cirrosi epatica, Alzheimer, ipertensione etc. – veri e propri salassi per il sistema sanitario nazionale. Durante la trasmissione "Le Invasioni Barbariche", andata in onda lo scorso febbraio, Berrino ha lanciato strali contro l'industria alimentare tacciandola di offrire "merda" ai consumatori, senza peraltro fornire valide alternative più salutari. Berrino si è scagliato inoltre contro la pubblicità ingannevole che condiziona le abitudini alimentare della gente, sottolineando come queste malattie non colpiscano solo gli italiani, ma anche gli immigrati che prendono a esempio i nostri modelli. 



TASSARE LA MERDA  – Una delle possibili soluzioni di contrasto al consumo dei cibi spazzatura potrebbe essere l'aumento delle tasse sugli stessi, una sorta di accisa come per alcolici e tabacchi. Qualunque comune mortale ci arriverebbe! Berrino propone di partire dalle "grandi porcherie", prendendo ad esempio le bevande zuccherate; una tale provvedimento, sostiene il medico epidemiologo, indurrebbe la gente a bere più acqua e a risparmiare sulla spesa, migliorando così i livelli di salute generale della popolazione con un sostanziale sgravio alle casse della sanità pubblica. Berrino asserisce che se non invertiamo la tendenza ci saranno sempre più malati da curare e che, quindi, il servizio sanitario nazionale è destinato a fallire. Tuttavia il professore precisa che se i proventi di una eventuale tassa non venissero destinati a incentivare la produzione di cibi più sani, un simile balzello non servirebbe proprio a un bel niente. A mio avviso, viviamo in un mondo al contrario, dove, a causa di un capitalismo malato e  deviato, gli alimenti raffinati costano più di quelli meno lavorati (integrali) e la pubblicità spaccia per naturale ciò che non lo è, alterando beffardamente le normali dinamiche di mercato.

1.4.12

Iggy Pop contro la musica di oggi: “E’ un drink scadente”

finalmente   qualcuno che mi da ragione  sulla  musica ed in culo   a chi mi dice  all'email del sito dopo aver letto  il mio post precedente  dal titolo  eloquente  c'è musica  e musica   che   sono vecchio   che  non capisco una cippa  di musica   e   altre amenità varie  

Iggy Pop è la bandiera della musica indipendente al prossimo Record Store Day e bacchetta i rocker di oggi: "Sono come quei succhi scadenti dei supermercati". Se lo dice un personaggio del calibro di Iggy Pop, allora c’è da fidarsi visto che, in occasione della sua carica di ambasciatore del Record Store Day 2012 che da cinque anni si svolge per celebrare la musica indipendente internazionale, ha voluto bacchettare i rocker moderni con parole molto forti: “Questo è un periodo dove gli artisti e la loro musica vengono manipolati per essere più acquistabili, è come quei drink a basso costo che trovi nei supermercati dove l’etichetta ti dice che contiene il 10% del succo”.Per il leader degli Stooges anche un po’ di accademia“Il mio nome, la mia educazione musicale e la mia personalità l’ho ottenuta grazie al fatto di aver lavorato in un negozio di dischi sin dalla tenera età”. Iggy Pop crede fortemente nel mercato indipendente e negli store di dischi, quelli veri, teatri molto spesso della sperimentazione, delle attività laboratoriali che hanno contribuito a formare i grandi rocker delle passate generazioni. Il Record Store Day si terrà il prossimo 21 aprile negli Usa e, per l’occasione, decine di artisti del calibro di Bruce Springsteen, Coldplay, Florence + The Machine, Paul McCartney, Black Keys e Clash lanceranno nuovi album e singoli in esclusiva per aiutare il mondo della musica indipendente.








“Qui in Sardegna anche il suicidio è un lusso




Arrivi a Portovesme per l’incontro di ascolto de il Fatto Quotidiano nel Sulcis e lo capisci fin dal primo intervento che aria tira, quando Giuliano Marongiu ci dice: “Voi oggi, giustamente, titolate sull’operaio che si è dato fuoco per i debiti. Se qui non è ancora accaduto è perché qui la gente non ha più nemmeno i soldi per i cerini”. Benvenuti nel Sulcis Iglesiente, benvenuti nella provincia più povera d’Italia. Benvenuti Sulcis in fundo, come abbiamo scritto sul nostro giornale due anni fa. Qui, dove un tempo c’erano le miniere, è arrivata l’industrializzazione all’italiana, quella parastatale che ti dava lo stipendio e un po’ ti avvelenava. Ma che fino a dieci anni fa garantiva lavoro. Poi le aziende sono passate prima nelle mani di privati predoni, poi in quelle delle grandi multinazionali mordi e fuggi. Qui c’è l’Alcoa, con la proprietà americana in fuga per i costi dell’energia. Qui c’è l’Eurallumina con i russi. Silvio Berlusconi disse: “Le multinazionali sono in crisi? Che problema c’è? Chiamo io l’amico Putin!”. Non si sono più visti né sentiti, né lui, né Vlad. E due anni fa era stato deciso che quelle aziende avrebbero chiuso. Se l’Alcoa è ancora aperta (con la bozza di un contratto ponte che le regala ancora mesi di vita) è perché gli operai sono andati a battere i loro caschetti bianchi davanti a tutti i Palazzi del potere.

La delegazione del Fatto è composta dal direttore Antonio Padellaro, da Giorgio Meletti, da chi scrive, dal nostro “ambasciatore” in terra sarda, Elias Vacca, e dall’organizzatore della serata, Alberto Cacciarru. Ma siamo venuti soprattutto per ascoltare. E Giuliano spiega molto bene: “Parlano di alternative all’industria. Dal 1993 quando hanno chiuso le miniere qui di alternative non ne abbiamo vista nemmeno una. Ci parlano di turismo, ma qui i territori sono stati devastati”. Parla Rino Barca, segretario della Cisl, rivolgendosi agli operai: “Battere i caschetti è anche un simbolo: spiega a tutti che qui la gente vuole solo una cosa. Poter lavorare”. Parla Franco Meloni, dirigente d’impresa: “Dobbiamo combattere il tentativo di dare della Sardegna l’idea di una terra piagnona. Qui c’è gente che dopo essere stata licenziata ha speso i risparmi di una vita per provare a costruire un’alternativa da sola. E che adesso si ritrova nel deserto”. Poi scuote la testa: “Il problema è che la politica non parla più di una politica industriale”. Ecco sul palco Gigi Sidri, l’operaio dell’Alcoa che ha fatto lo sciopero della fame per cinque giorni: “Cosa vuol dire datevi al turismo e alla pesca in una regione ad alto rischio ambientale? Gli italiani devono sapere che nessuno ci ha regalato nulla, se è vero che lo sconto dell’energia che è stato fatto alle nostre aziende lo pagano ancora nelle loro bollette!”. Antonello Pirotto, dell’Eurallumina: “Sono orgoglioso che l’Alcoa abbia ottenuto un risultato così importante, dobbiamo essere uniti”. Brigida Aru, ex assessora ai servizi sociali, medico pediatra: “Vogliamo cancellare la parola rassegnazione dal nostro vocabolario”. Brigida racconta che la crisi sociale e quella sanitaria marciano in parallelo, con gli ospedali che chiudono. E aggiunge una frase che dovrebbe diventare un’epigrafe: “Monti dice che vuole salvare l’Italia. Ma gli italiani chi li salva? Gli italiani siamo noi, questo Paese non può diventare una scatola vuota”. Roberto Puddu, segretario della Cgil: “Qui si taglia tutto. La sanità, ma anche i tribunali, i giudici di pace. Lo Stato si ritira, seguendo il percorso di fuga dei politici. Ve lo ricordate Cappellacci? Venne qui a dire agli operai: io mi incatenerò con voi. Lo abbiamo rivisto solo due anni e mezzo dopo”.

Alessandro Scanu parla in rappresentanza del popolo delle partite Iva: “La nostra lotta si collega a quella dei lavoratori, perché siamo stati stritolati dallo stesso congegno. Ieri eravamo davanti a una fabbrica a contrastare l’ufficiale giudiziario che doveva praticare un sequestro. Ma quello che non dimentico è un signore che mi ha telefonato perché non aveva un euro per comprare alla sua famiglia un pezzo di pane. Qui – conclude Alessandro – la prima forma di attività politica è la colletta alimentare”. Claudia Mariani, titolare di una piccola azienda di noleggio, mentre suo marito è un operaio dell’Alcoa: “Due anni fa avevo dovuto far finta di darmi fuoco per avere pagata una fattura da 2. 700 euro. Ho ottenuto in 45 minuti quello che chiedevo da mesi. Ma ora non accadrebbe più, perché la prossima volta non farò più finta”. Marco, delle tute verdi Eurallumina, l’ultimo intervenuto, dice una grande verità: “Sapete, se avessimo chiuso tre anni fa, oggi non saremmo nemmeno qui a parlare”. Già. Perché la parola “rassegnazione” nel Sulcis è cancellata dal vocabolario. Mentre la parola “speranza” è avvitata nella storia antica di una provincia minerale.

Il Fatto Quotidiano, 1 aprile 201
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Olbia Radio Maria usata come tortura, due sorelle condannate per molestie









Radio Maria usata come tortura, due sorelle condannate per molestie
Radio Maria, l'emittente radiofonica, è stata adoperata come strumento di persecuzione da due sorelle di Olbia. 


da http://attualissimo.it/ di Francesco Ciniglio 1 aprile 2012 17:35 

Due sorelle di Olbia sono state condannate per aver fatto ascoltare Radio Maria per vendetta al proprio fratello. La notizia è veramente particolare: Radio Maria è spesso finita all'attenzione della cronaca, accumulando record di ogni sorta e scatenando polemiche, ma mai si era pensato al fatto che la radio potesse essere adoperata come vero e proprio strumento di persecuzione 
Questa particolare forma di stalking ha avuto luogo in Sardegna ed ha visto protagoniste due sorelle, che per anni hanno continuato ad infastidire il fratello. Le due donne avevano litigato con l’uomo per motivi economici ed hanno pensato di punirlo, costringendolo ad ascoltare l’intera programmazione di Radio Maria, “sparandola” a tutto volume, dinanzi al ristorante che l’uomo gestiva con la moglie.
“Il giudice del tribunale di Olbia ha condannato a 8 mesi di reclusione per stalking, Francesca e Caterina Servini.” A portare alla condanna delle due sorelle è stato, probabilmente, l’esaurimento nervoso della moglie del fratello, costretta a trasferirsi a Sassari, per sfuggire alle molestie radiofoniche delle due stalker.
Le due sorelle sono state, tra l’altro, condannate al pagamento dei danni e al rimborso delle spese giudiziarie. Le due donne pagheranno la diffusione “non gradita” di rosari, celebrazioni eucaristiche e preghiere con la galera.
Un palinsesto radiofonico sicuramente non per tutti quello di Radio Maria, specialmente se da ascoltare ininterrottamente, 7 giorni su 7, 24 ore su 24. È lecito pensare che neanche il cattolico più fervente e fedele alla parola della Santa Vergine Maria avrebbe retto a 24 ore di trasmissione continuative, da ascoltare a volume altissimo, senza possibilità di tregua.
Come è facilmente intuibile dal nome della radio, infatti, l’emittente radiofonica è incentrata sulla figura della Madonna, con una fortissima attenzione verso realtà come Medjugorje e Lourdes.
Ora ci si chiede se la condanna per stalking da parte delle due sorelle, per l’ascolto forzato di Radio Maria, finirà con lo scatenare polemiche tra cattolici e laici, oltre che, l’ilarità del web sui maggiori social network, Facebook e Twitter su tutti.
Inoltre   c'è da dire che << il caso di Golfo Aranci, Olbia >> secondo http://www.fanpage.it/
Potrebbe rappresentare un importante precedente storico >> perchè a differenza dei casi di stalking precedent sempre secondo il sito  (  per l'articolo completo qui ) <<  lo strumento delle due stalker non era un classico telefono, bensì una stazione radio: Radio Maria, per la precisione. Come è possibile? Il fatto è che le due sorelle diffondevano ad ogni ora del giorno e della notte le messe e le preghiere della nota stazione radiofonica religiosa davanti al ristorante del fratello, obbligandolo a quello che, giorno dopo giorno, è diventato un vero e proprio supplizio, che ha costretto la moglie dell'uomo a cambiare casa. >> E così l'azione delle sorelle-stalker è stata denunciata. Molestie e aggressioni che hanno portato l’autorità giudiziaria alla condanna “esemplare” per le due sorelle, a cui era già stata notificato l'obbligo a non avvicinarsi alla residenza e al luogo di lavoro del parente. Risarcimento dei danni morali e fisici, pagamento delle spese giudiziarie sostenute dalle vittime, e soprattutto una condanna ad otto mesi dietro le sbarre, << dove le due donne avranno tutto il tempo per ascoltare Radio Maria. Si spera senza infastidire gli altri detenuti. >>

il mio primo aprile e facebook parte 2 [ retifica ]

il post  scritto  sulla mia   bacheca di fb e   poi ripreso nel precedente post      non è mio   ma  di un mio amico  . Infatti   è liberamente   tratto , io l'ho modificato   e  riadattato, da un su post   scritto  20 giorni prima  . Gli chiedo scusa    e  gli dedico  questa  poesia

Bob Dylan in concerto alla St. Lawrence University di New York nel novembre 1963


Sì, sono un ladro di pensieri / ma non un ladro d'anime, prego / ho costruito e ricostruito / su ciò che è in attesa / perché la sabbia sulle spiagge / scolpisce molti castelli / su quel che è stato aperto / prima della mia epoca / una parola, un motivetto, una storia, un verso / chiavi al vento per aprirmi la mente /e per garantire alle mie idee da armadio un'aria da cortile [...] »


tratta  da   11 Outlined Epitaphs (Undici epitaffi abbozzati)   un poema scritto nei primi anni sessanta da Bob Dylan   (  foto  sopra  al centro  )    tratta   come la poesia  dal sito di wikipedia  http://it.wikipedia.org/wiki/11_Outlined_Epitaphs"  risposta  che davo anche  sul mio precedente  blog   a cbhi mi accusava  d'essere il troll del copia  & incolla 

Facce della ShoahMemoria spesso strumentalizzata








  un articolo interessante  dalle pagine culturali dell unione  sarda del  31\3\2012


Oggi la Shoah è un tragico spartiacque nella storia dell'umanità, e la memoria del genocidio del popolo ebraico è considerata patrimonio culturale e storico dell'uomo. Il recente saggio Abusi di memoria. Negare, banalizzare e sacralizzare la Shoah di Valentina Pisanty, semiologa dell'Università di Bergamo, invita a riflettere su come proprio la memoria della Shoah non sia unica, né immutabile. Ma possa essere invece usata per scopi diversi e contrapposti e “abusata”. 
La memoria collettiva è sempre funzionale agli interessi, alle sensibilità e ai progetti di chi la gestisce, e i filtri culturali che selezionano gli episodi ritenuti memorabili dipendono dalle preoccupazioni e dai “pensieri dominanti” delle società cui fanno capo. Un esempio è la Giornata della memoria: una celebrazione importante, che però giunge «non a ridosso degli eventi, quando gli italiani avrebbero potuto attingere ai ricordi vivi di uno sterminio appena perpetrato per interrogarsi sulle proprie responsabilità dirette, ma a distanza di decenni, quando la comunità commemorante cominciava a sentirsi sufficientemente estranea agli eventi in questione da poterli chiudere in una teca da museo». Fare memoria della Shoah non è quindi disgiunto da un'analisi di come viene gestita la memoria stessa. 
Da questo assunto Valentina Pisanty muove con grande rigore e onestà intellettuale, fa pensare come il ricordo e la testimonianza possono diventare strumento menzognero nelle mani dei negazionisti, pseudostorici per i quali «la lobby ebraica tiene in scacco la comunità internazionale con il ricatto della Shoah». Oppure essere abusata dai banalizzatori che «adeguano la rappresentazione della Shoah a formati narrativi ipercollaudati per rendere la memoria più facilmente assimilabile e commercializzabile». O equiparano la Shoah alle altre tragedie del Novecento «secondo la logica per cui se tutti sono colpevoli allora nessuno lo è per davvero». Infine c'è chi fa della Shoah qualcosa di sacro, intoccabile, la cui memoria può essere usata e magari manipolata solo da chi ne ha più diritto di altri. 
Abusi diversi che però raggiungono un unico risultato: spogliano la Shoah dei suoi contenuti storici per trasformarla in oggetto di devozione, collante ideologico, categoria di pensiero, prodotto di marketing e, all'occorrenza, strumento contundente contro l'avversario. Col risultato che la memoria vera - storica e oggettiva - si perde sempre di più nel marasma delle opinioni e delle interpretazioni, si “dimentica”. 

Roberto Roveda

c'è musica e musica


Questo post credo che non piacerà a tutti, ma vabbè… de gustibus .pazienza  non sempre i compagni di viaggio  \ di strada  devono essere d'accordo  .
Fin dalla più tenera  età  sono stato educato   sia  in famiglia  ( anche  se    a   causa  del mio  pragmatismo  culturale   mi  scontro  con loro  )  dai nonni paterni e materni  sono stato educato  all'ascolto  tutti i generi musicali   e poi per  formazione  culturale prima con  : la  trasmissione radiofonica  rardiofonica    sul 2  canale   di radio  rai    planet  rock e   suoi  gemelli  .,   Big! Musica  ( trasmissione   rai  ) a cura di Emilio Levi, si discuteva delle hit in voga in quel periodo.ad esempio le canzoni di Tina Turner) e si mostravano talvolta i videoclip degli artisti. Nell'edizione del 90/91 la musica era a cura di Sammy Barbot e Riccardo Gnerucci al pianoforte. Dal vivo ogni giorno eseguivano brani famosi, seguiti sempre dal racconto di un aneddoto particolare di quella canzone o di quel cantante; prima di ogni cartone animato le sorelle Guidelli, recitavano la "scenetta" cantando accompagnate dal maestro Riccardo Gnerucci. Nell'edizione 92/93 la musica era curata da Sammy Barbot, che si esibiva dal vivo con la Big Band, composta tra gli altri da Federica Rotolo alle percussioni e cori e Marilina Natoli al basso elettrico.Poi  con  : Rock revolution  (programma sulla storia della musica anni sessanta - ottanta con recupero di materiale d'archivio) condotto da Mixo  che  andva in onda sull'ex emittente Video music   ed  infine con  (  qui la pagina di fb  ) la tramsione demol'acchiappatalenti Trasmissione quotidiana radiofonica ideata da MICHAEL PERGOLANI e condotta da MICHAEL PERGOLANI e RENATO MARENGO In onda su Radio 1 Rai (dal lun. al ven. ore 23,08)  e' un programma radio che cerca, trova e trasmette su radio (per la fattispecie su radio 1 rai) la musica di tutti quegli artisti che, pur dotati di talento e potenzialità', non riescono ad ottenere accesso ai media e al sistema produttivo/distributivo rappresentato dalle major discografiche.E  vari film musicali   fra  cui l'ultimo che  ho visto  è questo






Ecco che Nel mezzo del cammin di nostra vita ( cit letteraria )  ho  ed  ascolto  un sacco di buona musica (  dischi e  cassette , poi  cd  , e mp3    e  ora  youtube  )  di qualità vera, ma  anche mediocre e  moltissima merda spazzatura  ( ma  ascoltabile perchè bello il testo e  pessimo \ mediocre la base  musicale   o voiceversa    o beli entrambi )   causa  il mio non giudicare  aprioristicamente  o  a scatola chiusa  , ma   pur  tollerando   e  provando   ascoltare  per  poter  dire  si  è bella  no  è  brutta   ,  e  spazzatura . Certa  musica  non mi è mai piaciuta ,   de  gustibus  , ma la si tollera  passivamente  . Spesso   però  mi   fa venire  i nervi  per come si sprecano ( oviamente è  un mio parere  ) potenzialità o come si  rovinano  \ deturpano   le  canzoni  eccone un esempio   di una bella canzone   rovinata   da  tale rifacimento  o   come  mi a nonna  chiamava  il rock e  il jazz  ciocchi di stagnali  ( espressione    locale \  del mio paese    per  definire   la  musica moderna  )







soprammobile    sala  d'aspetto
 del mio  dentista 
"Va bene essere moderni ed essere aperti  a tutte  le musiche   . Ma c'è musica e musica . Infatti  anche le  due  nipoti  la  prima   in 3 grado ( nipote  di un cugino  in primo di mo padre ) la  seconda   in 2 ( figlia di mia  cugino  in  1  )  che  hanno 5 anni  la prima  6\7 anni la  seconda    battendo come  facevamo anche  noi da piccoli   il mestolo sugli stagnali ops pentole è in grado di fare un suono   del genere .
Certa musica   anziché rilassarti  ti innervosisce  e ti  fa inc.... specie  quando ad essere deformate ( un conto è una cover  più o meno bella  , spesso   più bella dell'originale oppure  discreta o  canzoni   dance  come questa canzone   degli  U2 tratta    da   Achtung Baby  del 1991 ( Da molti considerato il capolavoro assoluto della band irlandese al pari solo di The Joshua Tree . Achtung Baby è il primo dei dischi che porterà gli U2 ad un cambiamento radicale nel loro genere musicale )  .
Ed  è proprio un pomeriggio  passato nella  sala  d'attesa del mio dentista    a cercare di rilassarmi  come di solito faccio  quotidianamente    a casa e non per  scaricare lo stress   (  usando  il pensiero  e  la respirazione  )  in modo da vincere l'ansia  )  con  la musica  ultra moderna in sottofondo proveniente  da  radio dj o radio affini  , argomento  di cui avrei  dovuto parlare   nel post  d'oggi anziché perdermi  in mille  rivoli  .
Ma  andiamo con

L’AQUILA E LA BAMBINA CIECA

da  Claudia Pasquariello 18 dicembre alle ore 15:10 · Il vento sussurrava tra i pini della montagna, portando con sé gli echi di un mondo ...