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21.4.25

c'è rap e rap , ma ancora si considera solo l'aspetto negativo il caso della mancata laurea a horem di Marracash, pseudonimo di Fabio Bartolo Rizzo[2]


Metteno  ordine    fra la  mia cronologia internet   ho letto    della mancata    concessione  della  laurea  ad  honorem  del rapper    Marracash . IL che  dimostra   come  la  paura  e i pregiudizi ,  compresi quelli del  sottoscritto     che considerava   tale  musica   solo sotto  l'aspetto negativo  sulle nuove tendenze  musicali prendano il  sopravvento  .
 Ora  è   vero che  il rap  ,soprattutto derivaro\ il  sottogenereTRAP , contengano  testi misogeni , violenti   , insomma  un linguaggio tossico  e   violenza  verbale   meglio noto come   hate  speech   .  Ma  come  dice  colui  che  l'ha proposta ) , il   docente ordinario di linguistica italiana Fabio Rossi,   ( vedere l'articolo sotto  )   in modo  più argomentato e   in maniera  molto più  competente  di me   esiste rap e  rap ,  e quindi tale  paura   è  sintomo  rispetto a  quanto  ho  già detto  nel  post    :   « le  paure  ed  i  dubbi  inutili,insieme al complottismo e alla disinformazione   fanno  aumentare  le  opposizioni  alla donazione  di organi »   &  d'ignoranza    del mondo reale  e il volersi chiudere  nel  pregiudio   e  in una  torre  d'avorio  mentre  il  paese   reale   procede  tra   come ho detto in un precedente  post    regressione      ed  innovazione   ed   cerca      tra  alti e  bassi    .  Ora     << So che riprenderò\il mio giusto tempo\per non sopravvivere\solo monumento >> mentre    l'intellighenzia   politico   culturale   rimane   e  << si  respira un'aria immobile\controvento non si piscia più\dentro un sogno di radici e di bandiere  >>  (   da  Resistenza marzo '95 -Mau Mau )
La vicenda della mancata laurea honoris causa a Marracash solleva interrogativi che vanno ben oltre il singolo caso. È davvero possibile tracciare un confine netto tra arte e responsabilità sociale? La musica può essere uno specchio, uno strumento critico, una lente d’ingrandimento, senza necessariamente incarnare tutto ciò che racconta?
L’iniziativa del professor Rossi, sebbene naufragata, apre uno spiraglio verso una didattica più contemporanea, capace di integrare linguaggi moderni con la tradizione. Che piaccia o no, il rap è già dentro le aule, nei cuori e nei cervelli degli studenti. Forse, ora più che mai, servirebbe il coraggio di riconoscerlo anche nei corridoi del sapere ufficiale.Che ne pensate?

  adesso  l'articolo    in    questione  


Marracash non riceverà – almeno per ora – la laurea honoris causa in “Scienze dell’Informazione: Tecniche giornalistiche e Social media”. Il motivo? I suoi testi sarebbero stati considerati, dal Consiglio di Dipartimento dell’Università di Messina, un “potenziale rischio di promuovere una cultura legata a contenuti sessisti”, si può leggere a pagina 16 nel verbale pubblicato sul sito del Consiglio di Dipartimento del DICAM (Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne). La proposta di laurea, formulata dal docente ordinario di linguistica italiana Fabio Rossi, è naufragata nel corso dell’ultima, decisiva, votazione.
Il professor Rossi, sostenitore che la musica rap abbia portato importanti rivoluzioni a livello linguistico, si è concentrato particolarmente su una tipologia di rapper: quelli introspettivi o, detti anche, liricisti. Una categoria di artisti che, piaccia o meno, hanno all’interno dei propri testi delle componenti analitico-linguistiche considerabili come cantautorali (della contemporaneità). Possiamo considerare rapper “conscious”, ad esempio, Tedua, Nayt che, con il brano “Di abbattere le mura (18 donne)”, ha omaggiato 18 donne che, ognuna per un differente motivo, hanno avuto un forte impatto per le nostre coscienze collettive. Pensiamo a Liliana Segre, Michela Murgia e Giulia Cecchettin, solo per citarne alcune. Un altro linguista, in questo caso statunitense, vincitore per altro dell’ultimo Grammy per il disco dell’anno grazie anche alla spinta – in termini di streaming e di clamore mediatico – con la traccia dissing nei confronti del rivale Drake, “Not Like Us” è il rapper Kendrick Lamar. Poi abbiamo proprio lo stesso Fabio Rizzo, in arte Marracash.
Artista che, specialmente negli ultimi anni, gode di un’ottima opinione pubblica soprattutto a seguito della pubblicazione della trilogia di album, rispettivamente “Persona”, “Noi, loro, gli altri” (disco che, nel 2022, gli è valso la vittoria di una Targa Tenco per il miglior album) ed “E’ finita la pace”. Il docente Rossi dà grande importanza alla musica contemporanea, vedendola come strumento per entrare più efficacemente nelle menti dei propri studenti. L’incontro tra letteratura e rap, come dimostrano anche diversi video su TikTok, è un fenomeno in costante espansione. Sempre più professori e linguisti, infatti, attingono dai testi dei rapper per presentare agli alunni argomenti “alti”, come la Divina Commedia o testi di poeti del ‘900, attraverso un linguaggio a loro più comune e decifrabile. ⁠
L’ipotesi di conferire a Marracash una laurea honoris causa in “Scienze dell’Informazione: Tecniche giornalistiche e Social media” era stata inizialmente approvata all’unanimità, a novembre 2024, dal Consiglio del Corso di Studi. A gennaio 2025, è arrivato il dietrofront. Durante la votazione di inizio anno, da parte dei rappresentanti del Consiglio di Dipartimento dell’università, per concedere a Fabio Rizzo l’importante riconoscimento, le cose hanno preso una piega diversa, a tratti inaspettata. La votazione si è conclusa con 39 voti favorevoli, 28 voti contrari e 17 docenti astenuti. L’esito ha costretto il professor Rossi a ritirare l’iniziativa, poiché non approvata con la netta maggioranza.
Poco prima dell’ultima votazione, Rossi aveva presentato la proposta, soffermandosi sull’importanza “dell’iniziativa, tanto nell’ottica della valorizzazione delle culture contemporanee, quanto per rispondere alle aspettative degli studenti che vedono nel rap una forma di continuazione della comunicazione poetica del passato”, si legge nel documento pubblicato dall’università di Messina. E ancora: “Il Direttore mette in luce che questa iniziativa rientra nella visione del Dipartimento, che intende guardare anche ai linguaggi e alle forme culturali ed espressive contemporanee. In tal senso, il Direttore sottolinea il ruolo che generi musicali quali il rap hanno nel panorama odierno, intercettando la sensibilità del pubblico giovanile. Il percorso artistico e personale di Fabio Rizzo, in arte Marracash, rispecchia a pieno l’impegno nel trattare, con codici attuali e particolarmente vicini ai ragazzi, tematiche di grande rilevanza sociale (…)”, si legge nella nota dell’istituto siciliano. Dopo l’introduzione presentata dal professor Rizzo, alcune docenti si sono dette timorose “che i testi delle opere di Fabio Rizzo contengano contenuti di natura sessista”. Rizzo, allora, “replica alle colleghe ed evidenzia come determinati timori siano infondati”, viene riportato sempre nel verbale. Alla fine, non c’è stato niente da fare. Il concreto tentativo del professore non è andato a buon termine. Ed è un peccato considerando che, per molti ragazzi, i testi di Marracash siano uno strumento di riflessione interiore.
L’artista è riconosciuto per saper analizzare in modo lucido, “da fotografo”, la realtà e di saperla riflettere all’interno dei suoi brani. È recente un’intervista di Fabio Rizzo con il giornalista Francesco Oggiano in cui trattano temi inerenti alle “camere dell’eco”, alle bolle che si formano sui social e, infine, alle distorte percezioni di molti uomini sulle donne. Ma, al contrario di quanto si possa presumere, durante la chiacchierata, non c’è stato il minimo accenno ad una “cultura legata a contenuti sessisti”, tutt’altro. E così varrebbe anche per i suoi testi. Ma si sa: le interpretazioni dei contenuti rimarranno sempre soggettive. La notizia della sospesa concessione della laurea honoris causa all’artista non è stata commentata né da Marracash né dal suo team.



  

Papa francesco rivoluzionario anche nel suo funerale le nuove disposizioni rispetto ai riti funebri dei pontefici precedenti

 come è stato innovativo   in vita  (  è questo uno dei motivi   per  cui ancora  credo )  Papa Francesco ha


dato contributi significativi e articolati alla Chiesa cattolica, che si possono riassumere in diversi ambiti chiave:

da https://www.chiechiera.it/

Riforma spirituale e pastorale

  • Ha promosso una riforma spirituale della Chiesa, ispirandosi alla figura di San Francesco d’Assisi, con l’obiettivo di “ricostruire” la Chiesa partendo dall’umiltà e dal servizio ai poveri e agli emarginati.

  • Ha rilanciato la sinodalità come dinamica centrale della vita ecclesiale, favorendo un dialogo interno più aperto e partecipativo, anche se a volte controverso, per stimolare il rinnovamento e il confronto nella Chiesa.

Magistero e insegnamenti

  • Ha insistito sul primato del kerygma (annuncio del Vangelo) e sulla necessità di coniugarlo con un forte impegno sociale, senza ridurre la fede a una questione solo etica o sociale.

  • Ha riformato gli studi ecclesiastici con la Costituzione Apostolica «Veritatis gaudium», promuovendo un superamento della separazione tra teologia e pastorale, fede e vita, in continuità con il Concilio Vaticano II.

Diplomazia e impegno globale

  • È stato riconosciuto come un leader morale a livello mondiale, capace di portare la parola del Vangelo in contesti di conflitto e crisi, come la guerra in Ucraina, e di mantenere alta l’attenzione su temi come l’ecologia, le migrazioni e le crisi umanitarie.

  • Ha introdotto una diplomazia evangelica basata sull’incontro e sul dialogo con tutti, cercando di smuovere situazioni difficili e di promuovere la pace e la giustizia.

Riforma della Curia e della struttura ecclesiale

  • Ha promulgato la Costituzione Apostolica «Praedicate evangelium» che riorganizza la Curia Romana, sottolineando l’importanza della testimonianza della misericordia nella missione della Chiesa.


Ecco   che  In sintesi, Papa Francesco ha contribuito a una Chiesa più aperta, misericordiosa, sinodale e attenta ai problemi del mondo contemporaneo, con un forte richiamo alla carità e alla giustizia sociale, rinnovando al contempo la formazione teologica e la struttura ecclesiastica e  questo dall'ala  piu  conservatrice  e  da  certa  destra  cattolica  o  pseudo tale   non  è ben visto .  Ma  l'innovazione   è come   ho  detto  nel titolo   quella  del su funerale  e della  sua    sepoltura  . Infatti  Papa Francesco ha deciso di essere sepolto nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, un’eccezione rispetto alla tradizione vaticana che solitamente prevede la sepoltura nelle Grotte Vaticane sotto la Basilica di San Pietro.
La sua tomba sarà collocata in un angolo vicino all’icona della Salus Populi Romani, a lui molto cara, nella Cappella Paolina all’entrata sulla sinistra. Questo luogo era stato originariamente prenotato da un cardinale ancora in vita, ma la richiesta del Papa ha portato a una revisione di tale prenotazione.Inoltre, Papa Francesco ha voluto un funerale più semplice e meno pomposo rispetto ai suoi predecessori. Ha disposto che il corpo venga deposto direttamente in una bara di legno con rivestimento interno in zinco, eliminando la tradizionale pratica delle tre bare (cipresso, piombo e rovere). Il corpo sarà esposto nella bara aperta, senza l’uso del catafalco, e la veglia funebre sarà unica, senza cerimonia di chiusura della bara. Queste modifiche sono state ufficializzate nell’Ordo Exsequiarum Romani Pontifici, aggiornato per rispecchiare le sue volontà di un rito più sobrio e dignitoso, simile a quello di ogni cristiano.In sintesi, dopo i funerali che si svolgeranno nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco sarà tumulato nella Basilica di Santa Maria Maggiore, in un luogo scelto da lui stesso, vicino all’icona mariana della Salus Populi Romani, in accordo con la sua profonda devozione e con il desiderio di una sepoltura semplice e fuori dalle consuete Grotte Vaticane.

sempre    secondo   https://www.chiechiera.it/

Quali sono le differenze principali tra la sepoltura di Papa Francesco e quella dei papi precedenti

Le principali differenze tra la sepoltura di Papa Francesco e quella dei suoi predecessori riguardano sia il luogo della tumulazione sia il rito funebre, che è stato significativamente semplificato.

  • Papa Francesco ha scelto di essere sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, vicino all’icona della Salus Populi Romani, a lui molto cara. Questa scelta rappresenta una novità rispetto alla tradizione recente, che vedeva i papi del Novecento fino a Benedetto XVI tumulati nelle Grotte Vaticane sotto la Basilica di San Pietro o, in alcuni casi, in altre basiliche vaticane. La decisione di Francesco rompe quindi con la consuetudine di essere sepolto nel Vaticano.

  • Tradizionalmente, il corpo del papa veniva deposto in tre bare poste una dentro l’altra: una di cipresso, una di piombo e una di noce o rovere, e veniva esposto su un catafalco durante le esequie a San Pietro.

  • Papa Francesco ha disposto un rito più sobrio e snello: il corpo sarà deposto direttamente in una sola bara di legno con rivestimento interno in zinco, eliminando le tre bare. Inoltre, il corpo sarà esposto nella bara aperta ma non su un catafalco, e la veglia funebre sarà unica, senza cerimonia di chiusura della bara.

  • La constatazione della morte avverrà nella cappella privata del papa defunto e non più nella sua camera, e la deposizione nella bara sarà immediata, con l’eliminazione di alcune fasi rituali di traslazione che erano previste in passato.

Ecco uno   dei motivi  per cui  insieme  a  quella di Giovanni paolo II  ( nonostante  le  ombre  ) Papa Francesco  rimane  per   me   Laico   non praticante   e libertario  un punto  di riferimento .  Infatti     concludendo  egli  ha voluto un funerale più semplice, meno cerimonioso e una sepoltura fuori dal Vaticano, in linea con la sua visione di umiltà e vicinanza al popolo cristiano, distinguendosi così nettamente dalle prassi consolidate dei suoi predecessori.  

Proprio mentre  stavo  concludendo     questo  post leggo  su  thereads   questo  bellissimo  commento  

Sarò fatta male, ma non riesco ad unirmi a chi gioisce per la morte del Papa! Si può essere credenti o meno, ma è pur sempre una persona ! Pur non essendo d'accordo con alcune delle sue posizioni, questa corsa cinica a chi è più stronzo è una gara a cui non riesco ad unirmi. E pensare che tanti di voi che stanno godendo di ciò, si professano pure brave persone!!!!

e  mi unisco  a  lei  in  quanto    la  notizia   di tale  evento    crea  Un groppo in gola, anche per chi non è credente  o ha  perso la  fede . Il Papa del clima, dei migranti, della pace.  Con _Laudato si’_ ci ha insegnato ad amare la Terra.Indimenticabile la sua solitudine in Piazza San Pietro durante la pandemia.Non amato dai palazzi, ma amato dal popolo.Un Papa buono, il Papa della fratellanza.

20.4.25

l'italia che non cambia o che cambia in peggio . Daniela Coli, il tweet sessista della prof filo-dem contro Meloni: "Lei si tocca" Bufera sulla Lega per immagini create IA, Pd e Avs “Rappresentano immigrati come criminali, alimentano odio e paura”.,


Daniela Coli, il tweet sessista della prof filo-dem contro Meloni: "Lei si tocca"


l post contro Meloni in foto con Trump: "Si tocca la f*** per l'eccitazione"

Un contenuto postato su un profilo X che porta il nome di Daniela Coli ha scatenato le reazioni degli utenti: cosa è successo

La visita di Giorgia Meloni a Washington, alla Casa Bianca per incontrare Donald Trump, è stata molto commentata sui social. Un post in particolare ha attirato l'attenzione per i toni utilizzati. Il nome del profilo si riferisce a Daniela Coli e nella descrizione si intuisce che si tratta di una docente universitaria. Nel post in questione c'è la foto di Meloni accanto a Trump in cui i due fanno il simbolo "ok" col pollice. La didascalia è evidentemente esplicita: "Lei si tocca la f*** tutta bagnata per l'eccitazione", alludendo alla posizione dell'altra mano della presidente del Consiglio. 

Il post di Daniela Colli con la foto di Meloni e Trump
Il post di Daniela Colli con la foto di Meloni e Trump

Il post è diventato virale in poco tempo, con centinaia di utenti che hanno commentato anche per insultare l'autrice. Persino il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha ripostato il contenuto commentando: "Insegna".

Guido Crosetto commenta il post di Daniela Coli su Giorgia Meloni e Trump
Il commento del ministro della Difesa, Guido Crosetto, al post di Daniela Coli su Giorgia Meloni e Donald Trump

Daniela Coli ha risposto a numerosi utenti, difendendosi e definendo le sue parole una "battuta". A chi la "accusava" di essere comunista, Coli ha risposto: "Mai stata comunista, neppure di sinistra. Per i supporter di Meloni chiunque faccia una battuta è un comunista e/ o una zecca rossa".

Le risposte di Daniela Coli che si difende su X
Le risposte di Daniela Coli

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Chi è Daniela Coli

La descrizione del profilo recita: "PhD EUI, docente universitario, libri su Croce, Gentile, Hobbes, saggi e articoli su "900 e '600". Cercando referenze su Daniela Coli, su "Pensiero storico", rivista internazionale di storia delle idee patrocinata dell'università di Siena, si legge che "Daniela Coli è PhD EUI, docente universitario, ha pubblicato: La modernità di Thomas Hobbes, il Mulino, 1994; Il filosofo, i libri, gli editori. Croce, Laterza e la cultura europea, ES, 2001 (1° ed. il Mulino); Giovanni Gentile, il Mulino, 2004", più altri libri che sembrano coincidere con la descrizione del profilo. Nel sito "Lettere.it", risulta un profilo autore in cui si può leggere che "Daniela Coli insegna Storia della Filosofia all'Università di Firenze". Sul sito dell'università fiorentina il profilo non è attivo.Già in passato, nel 2018, Coli aveva fatto parlare di sè con un altro tweet, stavolta su Marcello Foa, all'epoca presidente Rai: "Ci sono sempre stati ebrei alleati del fascismo, anzi fascistissimi, onorati e remunerati. #Foa non è una novità. Ma si ricorda come finirono gli Ovazza? Bruciati in una stufa".  

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Pd e Avs denunciano l’uso di immagini generate con AI da parte della Lega: “Rappresentano immigrati come criminali, alimentano odio e paura”.
L’opposizione accusa la Lega: “Uso distorto dell’intelligenza artificiale”


Si accende il dibattito politico sull’uso dell’intelligenza artificiale in ambito comunicativo. La Lega, guidata da Matteo Salvini, è finita al centro di una segnalazione formale presentata all’Agcom dal Partito Democratico e da Alleanza Verdi e Sinistra, che accusano il partito di aver pubblicato immagini artificialmente generate, contenenti messaggi a sfondo razzista, xenofobo e islamofobo.
Le immagini in questione, diffuse attraverso i canali social ufficiali del partito, mostrano presunti criminali – quasi esclusivamente uomini stranieri, con particolare riferimento a persone nere – nell’atto
di compiere furti, aggressioni e stupri, spesso ai danni di donne.
Nicita (Pd): “Si crea un clima di paura e odio”  Secondo i partiti promotori della segnalazione, il problema non riguarda soltanto la rappresentazione violenta, ma soprattutto l’uso della tecnologia per enfatizzare l’etnia degli aggressori. “Stanno usando l’intelligenza artificiale per prendere di mira categorie specifiche di persone, immigrati, arabi, rappresentandoli sistematicamente come ladri, stupratori o aggressori”, ha dichiarato il senatore Antonio Nicita (Pd) al Guardian, firmatario della denuncia.
Nicita ha poi aggiunto: “Si tratta di un uso strumentale e pericoloso delle nuove tecnologie, che contribuisce a creare un clima di paura e di odio nei confronti di chi ha origini straniere”.
La replica della Lega: “Fatti ispirati alla realtà”
Da parte della Lega, la replica non si è fatta attendere. Il partito ha difeso l’uso delle immagini affermando che esse “si basano su fatti accaduti realmente”. Una giustificazione che però non ha placato le polemiche, soprattutto alla luce del fatto che le immagini non riproducono eventi documentati con materiale fotografico autentico, ma sono costruite con strumenti di generazione visiva artificiale, potenzialmente capaci di influenzare la percezione pubblica.



la pasqua secondo l'intelligenza artificiale

 Mi ero proposto di scrivere oggi un “Caffè corretto”. É Pasqua, essere buoni è quasi un obbligo. Per avere un’ispirazione mi sono rivolto all’Intelligenza artificiale, che mi ha liquidato sbrigativamente così: «La Pasqua del 2025 è artificiale. Come me. E anche virtuale: come virtuale io stessa sono». Frasi scostanti, sibilline, da interpretare. Mi aspettavo un riferimento al simbolismo della Pasqua, che con il Natale è , per  chi ancora , nonostante  le  smentite di studiosi e del  paese reale   ,  crede   e coltiva  una cultura  \ un ideologia ormai vetusta    della  superiorità  di un cultura  rispetto all'altra,  la ricorrenza più caratterizzante del nostro mondo occidentale. Dalla mangiatoia al sepolcro scoperchiato, da una nascita a una morte e resurrezione, vera per chi ha fede altrimenti solo mitica, sono scaturiti nel bene  e   nel  male  due millenni di civiltà e cultura. Volevo che di questo mi parlasse.

 Invece la signora IA ha sovrapposto la profanità della sua origine tecno-umana alla sacralità di una figura che per i credenti   sia praticanti  che non   è divina. L’ho provocata osservando: la Pasqua è pur sempre una festa cristiana. «No, l’avete scristianizzata. É laica, artificiale, virtuale. Anche la vostra umanità sta diventando virtuale. Non più «essere o non essere , ma essere e non essere allo stesso tempo. Sarete sempre più simili a me, diventerete uguali a me». Precipitato in un incubo, ho chiuso il contatto. Spegnendolae non replicando \  correngendola   ho dimostrato all’IA che, almeno per ora, noi siamo più potenti di lei. Noi che viviamo ancora la Pasqua come una festa dello spirito. Sacra anche per chi non crede o crede   in manier a  diversa dai  cristiano \ cattolici  . 


La preside di un liceo di Padova vieta lo schwa sul giornalino scolatico , scoppia la polemica: “Non è inclusivo”

 il caso  del   giornalino scolastico del liceo artistico di Padova Pietro Selvatico, "Wild Times", ha scatenato le polemiche. Il  Pomo della discordia è stato la decisione di un’ex studentessa che in un articolo ha scelto di utilizzare lo schwa, il simbolo "ə", per riferirsi in modo neutro alla comunità scolastica.  Io  concordo    con   con la  preside  perchè  << il linguaggio della scuola deve poter parlare a tutti, non solo alla comunità queer >>   cosi   si ha una  discriminazione    all'incontrario  verso chi non è  queer  . Ma   allo stesso tempo ha  peccato di buon senso  in quant o un  giornale scolastico non è   un un documento (  registro scolastico ,   verbale   di assemble  , ecc )  ma  un qualcosa di aperto a  tutti  .
Se prorio voleva   esporre  le  sue  opinioni  condivisibili (  io le condivido  )  poteva   scrivere  o chiedere  di scivere    su tale  giornale  il suo  intevento  insieme  a  quello    fatto cassare  e riscrivere      cosi   ne  poteva nascere  uno scambio culturale    e  una  discussione  tra  pro ɓ ( scusate  s'è  sbagliato    ma  non trovo  il  simbolo giusto    sono abituato a scrivere  in  italiano  ✍🏼😇😁  )  *  e   quelli contrari   .  Trovo triste che una battaglia  giusta che vuole raccontarsi come in difesa della lingua italiana   conro le  storture    del politicamente  corretto a  tutti i costi   e l'uso  eccessivo   e  a  volte inutile     degli Americanismi   abbia come esito la soppressione e la censura di ciò che liberamente viene scritto dalla comunità studentesca.  Infatti  l'art. 21 della Costituzione: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".“Condivido  come  ho già detto  la  replica  non l'ato in se     della preside   Non c’è nulla di inclusivo in un linguaggio non comprensibile ed è bene che questo messaggio passi soprattutto nelle scuole e  nei  docu.menti. ufficiali  . Infatti  Non a
caso l’Accademia della Crusca ha più volte evidenziato che le pratiche come la schwa e l’asterisco non sono grammaticalmente corrette e che il loro impiego ostacola la leggibilità e l’accessibilità dei testi" per far sì, dunque, che l’art. 21 della Costituzione venga davvero rispettato é importante continuare a promuovere l’uso della lingua italiana e  a spiegare  il dopio registro    scritto   – la lingua in cui è scritta infatti la stessa Costituzione – e non di altre invenzioni lessicali     del politicamente   che invece di includere finiscono per escludere ed  discriminare  a  loro volta  . Infatti  : « le  parole  [  scritte  e orali  aggiunta  mia ] sono un fondamentale pezzo di mondo: a ogni parola in più che impariamo, il nostro mondo diventa un po’ più grande. Ogni nuova parola è una scoperta. Ogni nuova parola è una conquista. Ogni nuova parola è un passo nella strada che porta alla consapevolezza »  ( giuseppe  antoneli il  mago delle parole     copertina a  destra   )  . inoltre  una  parola  non imparata oggi è un calcio  in culo domani  

assurda e fanatica La richiesta dei genitori: «Nostra figlia di 11 anni a scuola con il niqab»

 


non sono  o  . Ma se tu sei o vieni,indipendentemente dalla tua o a vivere in un paese che ha usi diversi dai tuoi ne rispetti le comprese quelle etico\ morali . Non imponi le tue . Stesso discorso se io vengo nel tuo paese. quindi no a richieste assurde e come questa



da msn.it 

La richiesta dei genitori: «Nostra figlia di 11 anni a scuola con il niqab»



La richiesta è che la propria figlia potesse andare a scuola con il niqab, velo integrale che lascia scoperti solo gli occhi. A portarla avanti i genitori di una ragazzina pakistana residente a Modena che si sono rivolti all’avvocato modenese Elisa Fangareggi, presidente di Time4Life, associazione che tra le altre cose offre consulenze legali gratuite per le famiglie. [...] 

19.4.25

Manfredi Mangione, 17enne sfigurato per difendere un coetaneo: «Mi hanno distrutto il volto, ma non chiamatemi eroe»

 la  storia  sotto   conferma   il  primo  articolo   del  diario  di Bordo    n   116    anno III  . violenza nel mondo del calcio giovanile.,il nuovo  antisemtismo "Israeliani nazi": vandalizzato il murale con Liliana Segre

Manfredi Mangione, 17enne sfigurato per difendere un coetaneo: «Mi hanno distrutto il volto, ma non chiamatemi eroe»




Roma, il 17enne: «Le scuse? Non ci tengo, c’è la cultura di chi picchia di più»

Ti vuoi presentare tu? 
«Mi chiamo Manfredi Mangione, ho 17 anni, e frequento il quarto anno del liceo scientifico internazionale a Roma. L’otto marzo…». 

Festa della Donna. Era un sabato. 
«Poco dopo mezzanotte sono uscito da un locale e stavo passando con due amici per piazza Mancini». 

Per chi non conosce bene Roma, si tratta del piazzale di fronte allo stadio Olimpico, dalla parte opposta del Tevere. 
«Ero vicino alla fermata degli autobus, quando vedo tre ragazzi grandi che ne picchiano un quarto della mia età. Uno dei tre si limitava a dargli qualche spintone, ma gli altri due ci andavano giù pesante. Calci e cazzotti, cazzotti e calci. Lui cercava di muoversi all’indietro, ma dietro c’era il muro. Era circondato e senza vie di uscita». 

Lo conoscevi? 
«Di vista. Non era un mio amico. Perché lo stavano menando l’ho poi saputo dopo. Aveva guardato una ragazza che stava con loro. O loro ne avevano guardata una che stava con lui, non so. Cavolate da discoteca». 

Sul momento che cosa hai pensato? 
«Quando ho visto che aveva del sangue in faccia, non ho pensato più niente. Ho cominciato a correre verso di loro. Volevo separarli. Aiutarlo. Ma non ho attaccato briga con nessuno: non è nel mio carattere e poi sarebbe stato stupido, erano troppo grossi per me. Ho soltanto detto: Ragazzi, calma». 

E loro? 
«Avevo ancora la bocca aperta su quel “calma” quando ho sentito una frustata alla mandibola. Uno dei tre mi aveva colpito da dietro con un cazzotto. Non avendo visto partire il pugno, non ho potuto indurire la mascella e fare resistenza. Il colpo da dietro è proprio un’infamata». 

Sei caduto? 
«No, e non ho neanche perso i sensi. Pensavo di essere dentro un sogno e che a un certo punto mi sarei svegliato. Sentivo scricchiolare tutta la bocca. Ero sicuro che mi fossero saltati un bel po’ di denti. Poi ho cominciato a barcollare e a sputare sangue. Gli amici mi hanno raggiunto e i picchiatori si sono allontanati, così il ragazzo più piccolo è riuscito a scappare». 

Ti sembravano sotto l’effetto di qualche droga? 
«Di sicuro avevano bevuto e fumato erba. Un bell’intruglio». 

Che cos’hai fatto a quel punto? 
«Ho chiamato papà e appena tornato a casa me lo sono trovato sul mio letto. Gli ho detto che avevo solo preso una brutta botta. Parlavo poco per non fargli vedere che perdevo ancora sangue dalla bocca. Intanto però il male aumentava, sentivo la mascella che “scalava” dentro le guance: impressionante. Mi sono messo del ghiaccio e mi sono addormentato: è stata l’ultima notte in cui sono riuscito a farlo». 

APPROFONDISCI CON IL PODCAST

E al mattino? 
«Mi sono risvegliato col cuscino sporco di sangue. Ho detto ai miei: forse dobbiamo andare in ospedale. Al pronto soccorso siamo stati sei ore in sala d’attesa e ho avuto il tempo di raccontargli tutto. Poi è arrivato il responso della Tac. Il medico mi ha chiesto: “Senti qualcosa sotto il mento?” Mi tocco e mi accorgo di non sentire più niente. Rompendomi la mascella, quel pugno mi ha spappolato il nervo che comanda la sensibilità del labbro inferiore fino al mento. Non sento più né il caldo né il freddo. Pensa che ho provato a mangiare un gelato e mi sono sbrodolato come un bambino». 

Ti hanno operato? 
«Tre giorni dopo, al Gemelli. Viti e placche dappertutto. E lì ho smesso definitivamente di dormire. Ho capito che la forza dell’essere umano sta tutta nel morso. Senza la possibilità di mordere ti senti impotente. Sei come un cane con la museruola». 

Riesci a mangiare? 
«Solo vellutate e purè. Mi sogno un piatto di pasta anche da sveglio». 

Oltre al dolore e alla fame, cos’altro provi? 
«Col passare dei giorni mi è cominciata a montare la rabbia. Perché non me lo merito, fondamentalmente. Avrei voluto spaccare tutto, o almeno urlare. E invece manco quello, perché avevo la bocca bloccata». 

Quante possibilità hai di guarire? 
«Potrò recuperare la sensibilità al 70 per cento, se va bene». 

Che cosa pensi di chi ti ha conciato così? 
«La vendetta non fa parte della mia natura. Tanto sono sicuro che la vita gli riserverà quel che si merita. Non è una minaccia, è una constatazione. Ho fatto denuncia ai carabinieri, vedremo». 

Se ti capitasse davanti? 
«Gli direi di chiedermi scusa. Ma se poi provo a immaginarmi la scena, sento che non mi darebbe alcuna gratificazione. Sai che ti dico? Non me ne importa niente. Secondo me, lui non sa neanche che cosa mi ha fatto. Quella è gente balorda, chissà quanti cazzotti del genere ha tirato in vita sua. In certi ambienti c’è ancora una cultura maschilista, l’idea che il vero uomo sia quello che mena più degli altri per farsi rispettare». 

Lo rifaresti? 
«No. Urlerei “c’è la polizia”, perché appena lo dici si spaventano subito e smettono». 

Che cosa pensi di avere imparato? 
«Prima davo tutto per scontato. Adesso capisco quanto sia meraviglioso anche solo poter masticare una noce… Poi ho imparato a diventare più paziente. E quanto sia inutile e infantile mettersi in mezzo alle risse: rischi di farti male, oppure di avere anche tu problemi con la legge. D’ora in poi sarò più accorto nel valutare le situazioni. L’errore è stato non calcolare quel che poteva succedermi. Spero non mi ricapiti più, ma se mi ricapita, chiamo la polizia». 

Hai visto la serie tv Adolescence, incubo di tutti i genitori? 
«Non ancora, ma la vedrò. Il problema della nostra generazione è che ci sentiamo più grandi di quello che siamo. E infatti andiamo con i grandi in discoteca». 

A diciassette anni andavo anch’io in discoteca. 
«Sì, ma al pomeriggio o alla sera?». 

Al pomeriggio. 
«Lo vedi? Noi invece la sera, fino a notte fonda. C’è troppa voglia di bruciare le tappe. E poi il telefono: ti sembra uno scudo, dietro cui puoi fare il fenomeno. Invece ogni cosa che pubblichi ti si può rivoltare contro da un momento all’altro». 

Sei tornato a scuola. 
«Sì, ho voluto farlo, e poi avevo un’interrogazione di latino. Mi hanno accolto bene. Non sono mai stato solo. Anche se mi sento solo». 

E il ragazzo che hai aiutato? 
«Sono riuscito ad avere il suo numero e gli ho scritto per sapere come stava». 

Per sapere come stava lui? 
«Mi ha risposto con un bel messaggio: “Grazie. Per salvare la mia vita, ti sei rovinato la tua. Quel che è successo a te stava per succedere a me…». 

Sei un piccolo eroe. 
«Me lo hanno detto tutti che ho avuto coraggio e che mi sono fatto male con onore. Ma non scherziamo, gli eroi sono altri… Io di eroi non ne ho. Ho un mito: papà. Però mi sa che gli devo dare più retta perché alla fine, scoccia dirlo, ha sempre ragione lui».

diario di Bordo n 116 anno III . violenza nel mondo del calcio giovanile ., il nuovo antisemtismo "Israeliani nazi": vandalizzato il murale con Liliana Segre



Stavolta non riporto a differenza degli altri post una canzone suggerità ma un film
Arancia Meccanica di Stanley Kubrick






Mi accorgo che ormai siamo una società sempre più violenta in tutti " i settori " . Ora dopo gli anni di piombo e la strategia dela tensione ecco dopo il fenomeno , ovviamente senza generalizzare perchè c'è anche se piccola percentuale degli ultras   che   si  rispaettano     come  ad  esempio    questo  caso  : «  Da Monza lodano i napoletani: La migliore tifoseria vista al Brianteo » da AreaNapoli.it  non  tutti  sono  iene ( le  iene  degli    stadi   come  diceva   Battiato )   ci  sono  anche   i  non violenti e non razzisti  dentro   se non passivi alla regola del branco , eccoci ad un altra epoca violenta . A cui lo stato attuale , rispetto a quello del passato quando c'era in mezzo al putridume della corruzione e del malaffare c'era più senso anche se ambiquo dello stato tanto che riusci ad estirpare il terrorismo dopo essersene servita per rimanere al potere ,lo stato non riesce se non con leggi liberticide e repressive a porre fine a tali violenze . Ora mi chiedo ma cosa dobbiamo aspettare un altro caso delittuoso ed orribile come quello di Giulia cecchetin o di Tiziana cantone ? (  sotto   la  sua  storia  )



Ma  ora  basta   divagare  e  veniamo all'origine      della   mia disgressione   elucubratoria   .  La prima news  è tratta   dalla pagina fb di  Leggo

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Un altro episodio di #violenza nel mondo del #calcio giovanile scuote il panorama sportivo. Ernesto Galli, dirigente dello Sporting Terni, è stato squalificato fino al 31 dicembre 2028 dopo il match Sangemini–Sporting Terni del campionato Allievi Under 17 provinciale, per gravi #insulti e minacce rivolti alla direttrice di gara, di appena 17 anni.
Secondo quanto riportato nel referto del giudice sportivo, l’uomo sarebbe entrato nello spogliatoio della #ragazza durante l’intervallo, contestandone a voce alta la direzione arbitrale e registrando l’intera conversazione con il cellulare. Dopo aver interrotto la registrazione, Galli avrebbe pronunciato frasi scioccanti:«Eri da ammazzare da piccola. Dovresti fare la fine di #Ilaria», con un probabile riferimento all’omicidio recente di #IlariaSula (come sottolinea anche La Nazione), per poi aggiungere: «A sto punto sarebbe da tirare fuori un coltello»
https://shorturl.at/Iki5j ( oppure visto che certi url riportati con " gli accorcia url " sono a tempo o a pagamento ecco l'url della fonte dell'articolo in questione  ) 


Proprio mentre finivo di leggere quest articolo mi arriva la notitifica non ricordo se da msn.it\ bing o da gooole news di questo increscioso fatto a danni della Segre .




Murale con Liliana Segre, Edith Bruck e Sami Modiano vandalizzato a Milano: “Gesto spietato e segnale pericoloso”


Milano qualche giorno fa è avvenuta la vandalizzazione con ( simboli di un passato che non vuole passare ) svastiche e simboli nazisti del murale dedicato alla Segre . Ora Odiare Israele e vandalizzare un murale dedicato alla lotta contro l'antisemitismo dimostra una volta di più il confine , nonostante le differenze semantiche e politico\ culturali fra Antisemitismo ed Antisionsmo siao labili e di come purtroppo come l'antisionismo stia diventando un travestimento dell'odio antiebraico. Offendere la figura di sopravvissuti alla Shoah come Liliana Segre, Sami Modiano e

Edith Bruck dimostra la spietatezza di questi teppisti che non hanno evidentemente idea ( o se mai ce l'hanno la mettono sotto il tappeto per tiutarla fuori ipocritamente ogni per il 27 gennaio giornata della memoria diventa poi settimana ) di cosa voglia dire essere stati in un campo d concentramento e di sterminio". Questa la dura presa di posizione di Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica, in merito al murales dello street artist AleXandro Palombo vandalizzato a Milano : «le vittime innocenti vanno tutte piante e rispettate, siano esse israeliane, palestinesi, russe o ucraine » – ha aggiunto - « Se manca quel minimo di rispetto per la vita umana, significa che abbiamo a che fare con gente spietata che poco ha da invidiare rispetto ai nazi-fascisti degli anni '30. Un segnale pericoloso non solo per la comunità ebraica, ma per l'intera società italiana ».
Il murale vandalizzato  ( foto sopra  al centro )  che si trova muri della caserma in via Amari, celebra tre tra gli ultimi grandi testimoni dell'Olocausto, in versione Simpson, nel tipico stile pop dell'artista aleXsandro Palombo. Sulle loro figure è stata realizzata una scritta "Israeliani Nazi" con la stella di David, il segno uguale e la svastica nazista. Nell'opera era stato ritratto anche Papa Francesco con un cartello e il messaggio che denunciava il diffondersi dell'antisemitismo, il volto del Santo Padre è stato cancellato insieme alla scritta "Anti-Semitism is everywhere". L'atto di vandalismo è stato portato a termine a ridosso a pochi giorni dall'inaugurazione dell'opera "The Star of David" Edith Bruck dello stesso artista acquisita dal Museo della Shoah di Roma.
Sull’episodio è intervenuto( anche se ipocritamente visto che non mi sembra d'aver letto o sentito suoi interventi in difesa o d solidarietà quando qualcuno che non appartiene alla loro ideologia viene insultato e denigrato dalla destra istituzionale o extraparlamentare a loro contigua tipico casa pound o forza nuova , ma meglio che il silenzio ) il ministro agli Affari regionali e autonomie Roberto Calderoli: « Verrebbe da dire che la mamma dei cretini e dei teppisti è sempre incinta, ma è troppo facile e riduttivo, perché sono davvero sconcertato da questa grave deriva antisemita da mesi in corso a Milano: una deriva dilagante, crescente, che mi inquieta, mi preoccupa. E sono ancora più inorridito e sconcertato dal continuo e puntuale silenzio istituzionale e politico di chi amministra la città di Milano. Solidarietà alla collega senatrice e amica Liliana Segre, già troppe volte bersagliata e minacciata nei cortei che si svolgono ogni sabato a Milano, a Edith Bruck e a Sami Modiano, solidarietà alla comunità ebraica, sotto attacco da mesi, e solidarietà allo stato di Israele per questo sfregio».


Ma la musica fa parte di me e quindi concludo questo post con in sottofono le note di Immunità ( qui il testo di Chiara atzeni

i sovranisti e i prima gli italiani rosicano ed accusano d'essere poco patrioti chi elogia la bellissima vittoria della nuotatrice di sara curtis e l'italia multi etnica

 la riposta   che  pusillamini    dei nostri  ipocriti    sovranisti    i cosidetti prima  gli italiani  , alle cri.tiche  di sara  curtis   è arrivata .  Solo che  ,  forse per  evitare figuracce   questa destra o  almeno  una  parte  d'essa   non si rivolgono direttamente  a lei  ma  lo fanno in maniera  indiretta   accusando   Soumahoro , solo perchè ha  scritto post  d'logio su di lei  ed  altri nuovi italiani (  gli  italiani    figli di  coppie miste  o d'entrambi  genitori stranieri  )  , di uno scarso spirito nazionale  e  patriotico .  

 fonte   IL GIORNALE

Così Soumahoro discrimina gli atleti dell'Italia "plurale"


Ci sono sportivi italiani che, per l'onorevole Aboubakar Soumahoro, sono più meritevoli di attenzione di altri. E non perché siano più bravi o perché vincano più medaglie, ma semplicemente per la loro origine. In queste ore che fanno seguito alla debacle elettorale di Monfalcone del partito islamico sponsorizzato proprio da Soumahoro, il candidato del gruppo misto espulso da Avs e ormai totalmente ininfluente in parlamento ha pubblicato un messaggio su Facebook per rendere omaggio a Sara Curtis. Giusto, non c'è nulla di male: la nuotatrice rappresenta la nuova generazione di sportivi che l'Italia sta crescendo in vista delle maggiori competizioni. [...] 


Tesi che  ormai ,   sono ormai  superate   dall'evoluzione  sociale  e cultura   degli  ultimi 40  anni cioè  dpo il  crollo  del  blocco sovietico e la  fiune  della  guerra   fredda   e   la  trasformazione del paese reale   ormai sempre più multi etnico  come dimostrano  per  parafrasare  una  canzone  ma  non solo     gli  Afro  Italiani  


  il  mondo   i  e  quindi  anche   l'italia  è  cambiato   ma  loro    sono ancora    legati   al passato   purtroppo  

18.4.25

25 aprile, i cinque volti della Resistenza. L'eroismo dei militari



Propongo un articolo un po' revisionista ma utile nell'evidenziare a chi ancoira nega la resistenza che non ci fu solo una resistenza ma più resistenze .

da https://lanuovabq.it/




Ogni anno, ogni 25 aprile, si aprono le gabbie su giornali e televisioni e iniziano risse verbali al confronto delle quali la battaglia delle arance nel carnevale di Ivrea è un esempio di compostezza e di stile. E così, ottant’anni dopo la Liberazione, il gusto degli italiani di mandare al macero ciò che avevano idealizzato (sbagliando) fino a pochi decenni prima si perpetua

 


perché, secondo il noto adagio pubblicitario “ciò che continua a piacere diventa tradizione”.A fronte di questa pochezza esiste la storia della Resistenza. Complessa, caotica, contraddittoria ma da cui emergono figure come quella di Paola Del Din, ultima medaglia d’oro al valor militare vivente e che, a 102 anni, ama incontrare i giovani e parlare loro con lo slancio dei vent’anni. In una recente videoconferenza con ragazzi di terza media di una scuola di Desio la professoressa Del Din ha detto: «Non so se vi rendete conto di cosa significa la ricchezza spirituale. Abbiamo avuto dietro di noi delle storie gloriose di gente che ha combattuto per un ideale. E quello vi dà forza nell’animo, vi dà forza di resistere anche quando magari state facendo un compito che non vi riesce bene e sapete che bisogna aver forza. Quindi resistete e pensate a chi è stato coraggioso. Perché non siete voi soli al giorno d’oggi. Tutta la storia che avete alle spalle è vostra. Nella vostra esistenza ci presenteranno sempre dei problemi ma bisogna superarli. Qualsiasi problema è risolvibile: basta avere il coraggio e la forza e sapere che si deve lottare».Paola Del Din è l’ultima rimasta di 603 uomini e donne decorati con la medaglia d’oro al valor militare, quasi tutte alla memoria. Dall’esame delle loro storie emergono, a volte, narrazioni fasulle (in almeno cinque casi accertati) o conferimenti a personaggi accusati di crimini feroci (altri quattro) ma si comprenderà che non è il caso di buttar via quasi seicento storie per nove false o discutibili. Da questo esame risulta anche che ben 421 di questi decorati avevano partecipato al secondo conflitto mondiale, 23 alla guerra d’Etiopia e 11 a quella di Spagna dalla parte dei franchisti mentre altri quattro avevano partecipato a tutte e due queste guerre fasciste. E così comincia a zoppicare vistosamente la narrazione che vuole la Resistenza indissolubilmente legata all’antifascismo militante nel senso che centinaia di migliaia di italiani che avevano fatto le guerre del duce si sono ritrovati a combattere contro i nazifascisti.Un grande storico, nonché partigiano, come Raimondo Luraghi individuava almeno quattro resistenze

Quella dei militari dopo l’8 settembre (Roma, Cefalonia, Lero, Albania ecc.)
La resistenza degli internati militari Italiani (I.M.I)
L’esercito del sud
Il partigianato

A queste quattro resistenze va aggiunta una quinta, fondamentale: quella disarmata, della carità verso i perseguitati, gli ebrei, i disertori, i fuggiaschi.Vi sono, quindi, almeno due motivazioni ideali dei resistenti di cui bisogna prendere atto e che, confrontate con quella puramente politica, appaiono preponderanti: quella dell’onore militare e quella della Carità, per lo più cristiana, praticata da gran parte del clero.A fronte di tale fenomeno l’idea che la Resistenza, secondo una vulgata fascista “Sia stata fatta da chi è salito sul carro del vincitore” appare priva di senso. Cosa si deve allora pensare del sottotenente Ettore Rosso che, inviato a minare una strada a Monterosi alle quattro di notte del 9 settembre 1943 si lanciò su una mina con tutto il peso del proprio corpo e la fece esplodere, provocando la deflagrazione di tutto il convoglio e polverizzando anche la testa della colonna tedesca? Di quali vantaggi ha goduto il generale don Ferrante Gonzaga del Vodice che, all’intimazione di resa nei pressi di Salerno, sempre quell’8 settembre, rispose: “Un Gonzaga non si arrende mai!” venendo subito falciato da una raffica di mitra nazista? La sera dell’8 settembre si scontrarono due necessità: quella dei tedeschi di disarmare l’esercito italiano e quella dei militari italiani che intendevano obbedire agli ordini ricevuti (per quanto ambigui) resistendo a qualunque attacco. Ciò che fu indegno nel comportamento tedesco fu il considerare ribelli tutti gli ufficiali che sceglievano di resistere e di fucilarli senza alcuna pietà. Va considerato che tale comportamento criminale avvenne soprattutto all’estero, in Jugoslavia, in Albania e in Grecia fino ad arrivare allo sterminio di più di cinquemila soldati della divisione “Acqui” considerati ribelli. Non così in Corsica dove il generale tedesco Frido von Senger und Etterlin, uno dei migliori tattici di tutta la guerra, nonché cattolico e terziario benedettino, scelse di disobbedire all’ordine del Fuhrer di giustiziare gli ufficiali italiani e, con uno stratagemma, li fece imbarcare in fretta e furia, sottraendoli alla ferocia nazista, salvando anche la propria testa. Von Senger non obbedì agli ordini ma alla propria coscienza mentre quasi tutti gli altri ufficiali tedeschi dissero di aver obbedito alle direttive del Fuhrer fucilando i militari italiani che, a propria volta, obbedivano agli ordini del proprio sovrano.In totale, dall’8 settembre al novembre 1943, data della caduta del caposaldo di Lero, nell’Egeo, caddero 20mila militari delle tre armi e altri 13mila morirono annegati nel siluramento delle navi che li trasportavano verso la prigionia. Le medaglie d’oro (MOVM) furono 88. La Resistenza dei militari prigionieri proseguì fino alla fine della guerra. Di 800mila catturati 94mila camicie nere optarono subito per il Reich e altri 100mila, fiaccati dalle privazioni, entrarono nell’esercito della Repubblica Sociale italiana, spesso per disertare non appena giunti in Italia. Dei 600mila rimasti ne morirono tra i 40mila e i 50mila e 4 furono decorati con la medaglia d’oro. Fu un sacrificio non abbastanza valutato ove si pensi quante divisioni avrebbero potuto mettere in campo i nazifascisti se questi 600mila avessero ceduto e si fossero arruolati. Tra di loro va ricordato almeno Giovannino Guareschi che, nel suo Diario clandestino narrò di quella terribile esperienza con l’umorismo suo solito. Quell’umorismo che descriveva i nazisti come “di una stupidità commovente” e che gli ispirò un grido di guerra non dimenticato: “Non muoio neanche se mi ammazzano

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