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15.7.25

"Ragazze, vi esorto a essere le madri della rivoluzione della compassione di cui questo secolo ha tanto bisogno DAILAMA



Una risposta al post : « il mondo sarebe migliore con le donne al potere ? una storiella vetero femminista di Rossella Ahmad \Antonella Occhioni » pubblicato tempo fa su questo blog sembra venire da


Fpmt Italia 1 luglio alle ore 08:42
"Ragazze, vi esorto a essere le madri della rivoluzione della compassione di cui questo secolo ha tanto bisogno. Avete un ruolo speciale da svolgere nel dare alla luce un mondo migliore. È biologicamente provato che le donne sono più empatiche e più sensibili, più ricettive verso i sentimenti altrui. In tal senso, le donne sono modelli di umanità. Studiando la storia si può constatare che in ogni epoca, su tutti e cinque i continenti, sono stati gli uomini a provocare carneficine e distruzione. Sono stati celebrati come eroi quando avrebbero dovuto essere condannati come criminali! In era preistorica,
quando regnava la legge del più forte, era la forza muscolare dell’uomo rispetto alla donna a determinarne la superiorità. È nato così il dominio maschile. Nel tempo, però, questo rapporto di forza si è evoluto. L’istruzione, le conoscenze, le competenze hanno acquisito un’importanza sempre maggiore. Sono decisamente femminista, e mi rende felice vedere donne sempre più giovani e numerose accedere a posti di grande responsabilità. D’altronde ho avuto l’onore di incontrare capi di stato donne, e quindi vi incoraggio, mie giovani amiche, a prendere parte attiva alla vita politica ed economica del vostro paese. Potrete così occupare posizioni chiave per portare avanti la rivoluzione della compassione. Assumete la leadership, perché abbiamo bisogno che siate voi a promuovere l’amore e la compassione! Realizzate il mio sogno di vedere le circa duecento nazioni del mondo governate da donne! Ci sarebbero meno guerre, meno violenza e meno ingiustizie economiche e sociali. Soprattutto, non crediate che per conseguire e mantenere alti incarichi sia necessario riprodurre i comportamenti maschili più indegni! La vera forza nasce alla fonte dell’amore e della compassione. Più numerose sarete a esercitare il potere in questo senso, più la violenza diminuirà. Giovani donne del nuovo millennio, siate le pioniere della rivoluzione delle rivoluzioni!
Dalai Lama. Ribellatevi! (Garzanti).

sul canale whasap della bottega del commercio equo e solidale di tempio pausania  da  cui  ho preso questo post n'è nata una discussione interessante fra  laici e credenti e simpatizzanti buddisti 




mmm!!!. come ***** Se penso alle donne che abbiamo ai vertici dell'Unione Europea e ad altre, come la nostra Presidente del Consiglio e a Margaret Thatcher (?), la lady di ferro, penso che le parole del Dalai Lama siano un tantino retoriche. E dico: ❤️evviva le donne e gli uomini che fanno insieme la rivoluzione della nonviolenza e della compassione
******👍👍👍
**** Credo che quello del Dalai Lama sia un auspicio per il futuro e la speranza che l’energia femminile della compassione arrivi laddove quella della forza maschile ha portato il mondo sul ciglio del baratro come siamo ora 😊
**** Sostenuta, purtroppo con convinzione, dall'ammirazione di troppe donne al potere per la forza maschile.

Io ho delle ho delle riserve nel nostro paese
ne abbiamo una che a onor del vero non mi pare così sensibile empatica ......!
Mi auguro che le prossime che verranno elette siano Donne con qualità che faranno la differenza

Il video falso e la rivolta anti-immigrati: cosa sta succedendo a Torre Pacheco



La scintilla che ha incendiato Torre Pacheco, trasformando nel fine settimana una tranquilla cittadina agricola del sud della Spagna in un focolaio di tensione e raid razzisti, è stata un video rivelatosi falso. A denunciarlo è stato il ministro dell'Interno, Fernando Grande-Marlaska: le immagini del pestaggio di un pensionato di 68 anni, diffuse sui social e virali, non ritraggono affatto l'aggressione avvenuta mercoledì scorso, che ha scatenato la rabbia popolare. La stessa vittima, ha precisato il ministro «non si è riconosciuta nel filmato». Questa «enorme falsità» su un fatto reale, abilmente sfruttata da gruppi di estrema destra e influencer suprematisti su Telegram, ha innescato la caccia agli immigrati magrebini. E ha fatto riversare sabato e domenica sera nella località a 30 km da Murcia - dove un terzo dei 40.000
abitanti è di origini straniere - centinaia di persone, alcune armate di mazze e bastoni e coi volti coperti, per rintracciare i colpevoli dell'aggressione. Facendo esplodere la violenza. Un dejà vu.
Come per le rivolte contro gli immigrati dilagate un anno fa nel Regno Unito, dopo l'uccisione di tre bambine strumentalizzata sui social dall'estrema destra, ricordano gli inquirenti. Nove le persone finora arrestate per i violenti disordini, incluso un uomo ripreso in video mentre vandalizzava un negozio di kebab. Tra i fermati, anche due giovani di origini marocchine, di 20 e 21 anni, accusati aver assistito al pestaggio del pensionato senza intervenire. L'autore materiale dell'aggressione, identificato dalla polizia, è ancora ricercato. Ma la tensione resta altissima per le "ronde" annunciate per il 15, 16 1 il 17 luglio a Torre Pacheco dai gruppi ultrà, con appelli a presentarsi armati «di spranghe e coltelli».
Il governo monitora con preoccupazione la situazione e ha rafforzato la sicurezza: i 90 agenti della guardia civile sul campo saranno affiancati 45 unità antisommossa, oltre all'intelligence. Nel condannare «le persecuzioni razziste» il ministro Grande-Marlaska ha attribuito all'estrema destra, in particolare «a Vox e ai discorsi come quelli di Vox» la responsabilità dell'escalation, accusandola di istigare alla violenza con narrazioni false, che «identificano senza alcuna ragione l'immigrazione irregolare con la criminalità». Da parte sua, il leader di Vox, Santiago Abascal, ha respinto le accuse, insistendo sulle «deportazioni di massa di migranti illegali e dei legali che commettono reati» sul modello Trump. «Il razzismo è incompatibile con la democrazia» è stato il monito del premier Pedro Sanchez, secondo cui quanto sta accadendo a Torre Pacheco "interpella tutti" nella "difesa dei valori che ci uniscono».

«Queste 5 pietre sono state prese illegalmente dal sito di Pompei dallo zio Bob». Turista restituisce la "refurtiva" dopo 50 anni

da Leggo.it tramite msn.it
«Queste pietre sono state prese illegalmente dallo zio Bob». Queste le parole scritte a mano su un biglietto di carta all'interno di una scatola fatta recapitare nel Parco Archeologico di Pompei. All'interno cinque pietre di diverse forme e materiale «trafugate» negli anni settanta dal turista inglese Bob e poi conservate nella sua soffitta. A ritrovarle il pronipote Paul che, dopo aver letto il biglietto, ha deciso di riconsegnarle




Il ritrovamento
A ritrovarle è stato Paul da Bolton – così si firma – che ha spedito la scatola al sito di Pompei. All'interno dei pezzi d'intonaco «trafugati negli anni settanta» e ritrovati dal mittente nella soffitta della casa del prozio. A segnalarlo la pagina ufficiale del Parco Archeologico: «Ogni tanto a Pompei arrivano dei pacchetti con dei reperti rubati, negli anni, che poi i visitatori decidono di restituire».
«Alcuni sono vittime della cosiddetta "maledizione di Pompei", ovvero quella "sfortuna" che può colpire chi trafuga reperti che spinge molti turisti a distanza di tempo a rispedire via posta ciò che è stato preso dal sito. Negli scorsi giorni a Pompei è arrivato un pacchetto proveniente da Bolton (UK)», si legge.


La "maledizione di Pompei"
Non è la prima volta che il Parco riceve "regali" da persone di tutto il mondo che si sentono in dovere di restituire pezzi del sito archeologico. L'ultima turista è stata una donna canadese, Nicole, che nel 2020 ha spedito due tessere di mosaico, pezzi di vaso-anfora e parti di un muro in ceramica presi nel 2005 da Pompei. Nella lettera che accompagnava il pacco, la donna diceva che quei resti fossero «maledetti» e le avessero «portato sfortuna». Per questo la decisione di restituirli, dichiarando di «aver imparato la lezione». «Ora ho 36 anni e ho avuto il cancro al seno due volte, l’ultima volta finito in una doppia mastectomia. Io e la mia famiglia abbiamo anche avuto problemi finanziari. Siamo brave persone e non voglio passare questa maledizione alla mia famiglia o ai miei bambini. Per questo perdonatemi per il gesto fatto anni fa, ho imparato la lezione, sto chiedendo il perdono degli Dei. Voglio solo scrollarmi di dosso la maledizione ricaduta su di me e la mia famiglia. Per piacere accettate questi reperti così da fare la cosa giusta per l’errore che ho fatto. Mi dispiace tanto, un giorno tornerò nel vostro bellissimo paese per scusarmi di persona», era scritto nel biglietto allegato alla consegna.

Dall’abbandono della scuola al diploma serale : riscatto e orgoglio ., diploma di moglie e marito ( Enrico Ganga e Annarita Soro) a 65 Lei e 73 Lui

Oltre  alla maturità  contesta   da   parte  di molti  giovani ,   c'è   anche  un altro esame di maturità . Eco due   storie  
Inizialmente   leggendo  sulla  nuova  sardegna    d'oggi    la   storia  , vedi    secondo   articolo sotto  ,   del marito e  moglie  che  si  sono   dilpomati  insieme  a  64  anni   e  73     anni   ho  pensato  che   visto   l'alto numero    di persone in età avanzata      che si  predono laureee  o  diplomi in questi casi   ciò  sia  un segno   che  c'è un  forte senso di colpa   colettivo per  non aver  completato gli studi o un vuoto culturale   da  voler  riempire   prima  di  lasciare   questa valle di lacrime  .... ehm ...  morire .Un altro motivo  porebbe    essere  quello di   volersi sentire  giovani  .
 Ma poi leggendo    sull'unione  sarda  « Dall’abbandono della scuola al diploma: riscatto e orgoglio per sei donne di Sant’EliaHanno tra 24 e 54 anni, costrette dalla vita a lasciare gli studi hanno ricominciato grazie al Cpia e hanno raggiunto il grande traguardo. E qualcuna già pensa all’Università » 

                                       5   delle donne di Sant'Elia diplomate

Cagliari
Gioia e soddisfazione hanno preso il posto di fatica, pianti e quella paura di non farcela che le ha tormentate per anni. Sei diplomi che rappresentano un monumento alla tenacia, una rivincita sulla vita e sulla scuola che avevano abbandonato da adolescenti. Sono tutte di Sant'Elia le neo-diplomate – tra i 24 e i 54 anni - che qualche giorno fa hanno sostenuto e superato l'esame di maturità riuscendo a conciliare studio, lavoro e famiglia
«Ci sono stati giorni in cui ho pensato di mollare, ero troppo stanca e non ce la facevo più, ma le mie compagne mi hanno sostenuta e sono arrivata alla fine», raccontano a una sola voce Monica Augusti, Vanessa Quartieri, Romina Columbu, Marisa Mancuso, Desdemona Flutto e Marta Orofino, concordi nel dire che il ricordo più bello di questa esperienza resterà la loro amicizia nata nelle aule delle scuole serali.
Alcune avevano abbandonato gli studi a causa di problemi di salute, altre per l'arrivo di un figlio in giovane età, qualcuna perché aveva imboccato un percorso scolastico sbagliato. Poi il lavoro, la famiglia e la vita che corre sembravano aver archiviato il capitolo istruzione. Ma non è mai troppo tardi: il riscatto scolastico è iniziato nella sede di Sant'Elia del Cpia, il Centro provinciale di istruzione degli adulti, la scuola pubblica che oltre alla licenza media e ai corsi di italiano, offre il biennio delle superiori.
Qui hanno studiato con determinazione per due anni, hanno superato la paura di ricominciare e le prime prove scolastiche. Grazie al Cpia hanno vinto il premio Gramsci nel 2022 riuscendo a battere anche i licei in gara. «Quella è stata un'esperienza importante perché con il premio abbiamo potuto comprare i libri per il terzo anno», raccontano le studentesse - quasi tutte madri e lavoratrici – che avevano investito quella vincita nel loro futuro scolastico. Dopo il Cpia il loro percorso è proseguito alle serali secondarie di secondo grado: in cinque hanno scelto l'indirizzo Socio-sanitario, una sola l'Alberghiero.
«Non è stato facile. Finivamo le lezioni oltre le 22 qualche volta alle 23. Per tornare a casa ci organizzavamo con i passaggi tra di noi o c'era il bus. Rientravamo a casa molto tardi e per molte la sveglia suona alle 6 per andare al lavoro. Ci sono stati giorni in cui ho veramente pensato di non farcela», spiegano le neo-diplomate che nella vita fanno le badanti, lavorano nel settore delle pulizie o sono impiegate.
Raccontano i momenti più duri sorridendo, scambiandosi ricordi e complicità perché è finalmente arrivato il diploma e il meritato riposo. Non per tutte però: in due sognano l'università e hanno già iniziato a studiare per i test d'ingresso.


Sassari
 

C’è chi prova con pozioni misteriose, chi tenta la strada della chirurgia plastica e delle punturine strategiche nel viso. Chi si cimenta negli sport più estremi e chi va alla ricerca di fontane miracolose. Ma forse, la strada migliore per trovare l’eterna giovinezza, è quella scelta da Enrico Ganga e Annarita Soro: mettere da parte la carta d’identità e tornare sui banchi di scuola.Marito e moglie, due figli, 73 anni lui e 65 lei: nelle scorse settimane sisono diplomati all’istituto tecnico Salvator Ruju di Sassari, dopo aver frequentato per quattro anni il corso in Servizi per la Sanità e Assistenza Sociale. «Eh sì, questo rientro a scuola un po’ ci ha fatto tornare giovani – scherza Enrico -, siamo entrati nel mondo dei ragazzi, avevamo compagni di classe di ogni età, anche diciassettenni. Ed è stato uno scambio continuo, di conoscenze, di esperienze. E di stimoli allo studio e a imparare qualcosa di nuovo». Enrico e Annarita hanno frequentato in classi separate, lui in 5°B, lei in 5°C: «È stata una nostra scelta, mia moglie non voleva avere conflitti d’interesse» ride. Quattro anni fa, insieme, avevano preso la decisione di iscriversi al Ruju, attirati dalla scelta della scuola di pubblicizzare la possibilità di iscrizione per persone di ogni età. «In tutto, quest’anno, sono oltre 40 gli adulti che hanno ottenuto il diploma, tra cui anche alcuni studenti stranieri, confermando il valore formativo e inclusivo dell’istruzione per adulti, che offre un’opportunità concreta per chi desidera completare il proprio percorso scolastico o acquisire nuove competenze, conciliando studio, lavoro e vita familiare» spiega Renzo Mannoni, docente di Matematica nella scuola diretta da Franca Riu. Una avventura nata quasi per caso, quella di Enrico e Annaritaa, che li ha portato ad affrontare quattro anni intensi, con lezioni serali dal lunedì al venerdì.

«La mia materia preferita? La psicologia. È stato interessante conoscere il pensiero di Freud e altri studiosi, che senza strumenti sono riusciti a esplorare e raccontare un elemento ancora misterioso come la mente umana» spiega Enrico. Nato a Selargius, vive a Sassari nel 1980, quando vinse un concorso alla Banca d’Italia. Prima, era stato autotrasportatore e dipendente Arst. La moglie Annarita, sassarese, lavorava in uno studio legale ed è lì che si sono conosciuti. Proprio come due giovani maturandi, i giorni prima dell’esame sono stati segnati dalla tensione: «Ansia? Parecchia! Certe notti non dormivo, pensando alle prove scritte. E poi la notte prima del colloquio finale è stata la più difficile». A supportarli, sono stati i compagni di scuola e i docenti: «Li ringraziamo tanto per averci accompagnati in questo splendido percorso».
Ma anche i loro figli, Federico – imprenditore nel settore della ristorazione a Stintino – e Maria Cristina – dirigente della Asl di Parma – hanno giocato un ruolo fondamentale: «Facevano il tifo per noi, sin dal primo anno, ma ovviamente ancora di più in questo». Alla fine, il ribaltamento dei ruoli: «Più di una volta ci hanno aiutato a studiare. E certo, è stato strano che siano stati loro a farci le congratulazioni per aver superato gli esami: mi sembra ieri che festeggiavamo la laurea di nostra figlia» racconta Enrico con un sorriso. E adesso? «Io ho preso una pausa di riflessione – spiega Enrico -, mi piacerebbe viaggiare. Penso che sia un sorta di terapia, ma anche un modo per imparare e conoscere nuove cose: potrebbe essere la mia università». Annarita invece vuole tornare sui libri: «Vi racconto io la storia perché mia moglie in questo momento è negli uffici dell’Università, per provare a capire quale corso di laurea possa fare al caso suo dopo il diploma» spiega Enrico. È proprio vero, quindi: gli esami non finiscono mai.




Più forte della sordità: una biologa cagliaritana prima dirigente in Italia Marta Zuddas ha vinto un concorso all’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari



Più forte della sordità: una biologa cagliaritana prima dirigente in Italia Marta Zuddas ha vinto un concorso all’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari. Un anedotto trovato nei commenti riporta che

Giulio Andreotti raccontava che alla visita di leva il medico che lo esaminò gli disse: " giovanotto, col suo fisico lei non andrà molto lontano". Pochi anno dopo, diventato ministro, andò a cercare il medico ma non lo trovò perchè deceduto... Auguri vivissimi alla dottoressa e un consiglio: vada a salutare l'insegnante che sosteneva la necessità del tutor...



unione sarda 15\7\2025


«L’umano arriva dove arriva l’amore; non ha confini se non quelli che gli diamo». Lo dice Italo Calvino. E queste parole sono in linea con il percorso umano e professionale di Marta Zuddas, sorda, ma con una determinazione e una forza di volontà che le hanno fatto superare tutti gli ostacoli. Sino a diventare, è successo lo scorso novembre, la prima dirigente biologo in Italia affetta da sordità. Lavora all’ospedale San Giovanni di Dio, nella struttura complessa di Anatomia patologica diretta dalla professoressa Daniela Fanni. C’è un’immagine emblematica: Marta che firma il contratto di lavoro con l’Azienda ospedaliero universitaria di Cagliari, l’immagine della felicità. Eppure, il percorso di studio non è stato facile: «Dovevo compensare quello che non sentivo alle lezioni. È stato necessario studiare su più testi per poter essere al pari degli altri e qualcosa di più».
La laurea – I titoli conquistati con grande tenacia: laurea in Scienze biologiche, specializzazione in virologia e microbiologia. In più un master a livello europeo sulle emergenze in campo sanitario come terremoti e guerre biologiche. Ogni tanto si sono manifestate difficoltà, spesso sotto forma di pregiudizi: «Il percorso della scuola è stato lineare. Gli insegnanti erano abbastanza attenti e a parte qualche piccolo episodio tutto è andato bene. All’Università ho trovato docenti sensibili ma anche situazioni non proprio piacevoli. Un’insegnante non voleva farmi laureare perché riteneva indispensabile che avessi al mio fianco un tutor. Diceva: una persona come lei deve avere necessariamente un tutor. Le ho risposto: mi mancano cinque esami, secondo lei ne ho bisogno. È stata una discussione accesa, le ho lanciato il libretto, mi dica se ho necessità di un sostegno. Poi ho risolto tutto con un altro professore».
L’aiuto dei genitori – Tirocinio al Binaghi, prima come laureanda e poi come volontaria. Ha cominciato a lavorare in un laboratorio privato e, in contemporanea, si è dedicata agli studi per la specializzazione. «I miei genitori e mia sorella», dice, «sono stati il vero supporto, mi hanno offerto sempre un aiuto. Ci sono stati dei momenti in cui dicevo: non ce la faccio e loro mi spronavano a non arrendermi, ad andare avanti». Idee molto chiare, incrollabile ottimismo: «Molte persone non avrebbero mai scommesso su di me, sulla mia capacità di arrivare sino in fondo. Tutto questo mi ha dato un grande slancio per dimostrare a me stessa che potevo farcela. Ho affrontato il concorso per l’Aou con grande serenità. Ero piena di energia positiva e quando ho saputo di aver superato la prova volevo spaccare il mondo. Al San Giovanni di Dio esamino i pap test. All’inizio ero perplessa. Mi sono detta: io sono una biologa. Che cosa posso fare? Mi sono trovata subito a mio agio. L’accoglienza è stata splendida. Ho cominciato da zero. Mi trovo benissimo. È un ambiente che mi piace e i rapporti con i colleghi sono ottimi». Al suo fianco, nei passaggi più importanti, c’è sempre stata Luciana Ledda, interprete della Lingua dei Segni italiana, amica e angelo custode.
Le parole della figlia – Marta, 52 anni, cagliaritana, conosce la Lis ma riesce a comunicare benissimo con le persone leggendo il labiale dei suoi interlocutori. Ha fondato, insieme a Luca Rotondi, l’associazione “Emergenza sordi” per aiutare chi si trova nelle sue stesse condizioni. È mamma e avverte l’orgoglio del ruolo: «Ho una figlia di 18 anni, che il prossimo anno affronterà l’esame di maturità al liceo classico “Dettori”, e un bimbo di 11 anni che ha appena concluso la quinta elementare». Ci tiene a lanciare questo messaggio: «Voglio dimostrare ai sordi che gli obiettivi si possono raggiungere. Mai abbandonarsi al pessimismo e alla rassegnazione. Alle persone che sentono e che hanno pregiudizi dico che la sordità non è un limite». Si commuove quando ricorda quello che la figlia le ha detto non molto tempo fa: «Mamma, per me sei un modello e un punto di riferimento».

«Molestie da un membro di Fratelli d’Italia», ex candidata alle regionali Elisabetta Fedegari, lascia il partito: «Si dicono paladini di certi valori, ma è propaganda»

predicano bene ma razzolano male . tutte chiacchere e distintivo . IL caso , almeno l'unico ( o uno dei ochi ) venuto alla luce visto che c'è la tendenza comune a tutti i partiti e e associzioni di lavarei panni
sporchi all'interno e non far fuoruscire niente , di Elisabetta Fedegari, in corsa alle regionali lombarde e possibile candidata sindaco di Pavia per Fratelli d’Italia .


L'articolo «Molestie da un membro di Fratelli d’Italia», ex candidata alle regionali lascia il partito: «Si dicono paladini di certi valori, ma è propaganda» proviene da Open.

Le richieste di aiuto sono cadute, come troppo spesso accade, completamente inascoltate. Stessa sorte hanno subito le denunce, quando il comportamento inappropriato e le molestie sessuali di un suo compagno di partito non davano segno di cessare. Alla fine per Elisabetta Fedegari, in corsa alle regionali lombarde e possibile candidata sindaco di Pavia per Fratelli d’Italia, l’unica soluzione è stata dire addio. Lo ha comunicato la stessa avvocata 44enne citando ragioni sia politiche che personali: «La totale mancanza di supporto e di azioni concrete ha rappresentato una profonda ferita e una chiara indicazione della scarsa considerazione per il benessere e la dignità dei propri membri».
Le ragioni dell’addio: «Io mai valorizzata. E quando ho denunciato, mi hanno guardata con distacco»
Le motivazioni dietro a un addio così rumoroso sono complesse, a maggior ragione per una candidata che alle ultime regionali aveva superato la soglia di 4mila preferenze ed era – almeno in pectore – la punta di diamante del centrodestra pavese. Da una parte, ha spiegato la stessa Fedegari, la «costante mancanza di valorizzazione della mia persona, nonostante i risultati concreti che ho apportato». Dall’altra, l’impossibilità di tollerare delle ferite che non ne volevano sapere di cicatrizzarsi, perché troppo profonde e mai davvero curate. «Fin da subito ho messo Fratelli d’Italia a conoscenza di quanto mi stava accadendo e purtroppo la reazione è stata di distacco e disinteresse. Non me lo sarei mai aspettato da un partito che tutela e difende questi valori», ha detto la 44enne parlando con Il Giorno. «Un partito rappresenta quasi un contesto familiare. Se un’iscritta denuncia un problema, non pensavo che venisse sottovalutato e tenuto in pochissima considerazione da chi vuole propagandarsi come paladino di certi valori».
L’indagine Clean 1 e la «solitudine» di Fedegari di fronte alle accuse
Alla sordità di fronte alle denunce si aggiunge la «totale mancanza di solidarietà e di garantismo» che Elisabetta Fedegari ha ravvisato nei suoi confronti. Il riferimento è all’inchiesta Clean 1, in cui la ex consigliera d’amministrazione di Asm è indagata per peculato per un presunto contributo alla sua campagna elettorale mascherato come finanziamento per un video istituzionale dell’azienda. «L’assenza di qualsivoglia supporto o vicinanza umana e politica da parte dei rappresentanti territoriali, e non solo, in un momento di personale difficoltà, ha acuito il mio senso di isolamento e la mia sfiducia nei valori che il partito dichiara di sostenere». Una formazione politica che, dopo aver vissuto dai suoi ingranaggi interni, Fedegari ora definisce come «improntata alla non inclusione e alla mancata valorizzazione di chi porta risultati concreti». Una ricetta che porterebbe, secondo la 44enne, dritti verso il fallimento politico, «sempre che a qualcuno possa interessare».

14.7.25

«Sulla tomba fiori bianchi e un cero»: te lo chiedo con “Aldilàpp”L’applicazione in uso dal Comune di Zeddiani consente di trovare i defunti nel cimitero e fare dediche in maniera digitale

Va bene la  tecnologia  ed il progrssso  ma  qui si esagera  .  Se  continua cosi  finisce   chge  si rischia   che non rimarrà più  niente  di reale  e no si capirà  o  sarà   sempre  più  difficile   distinguere  l'uno dall'altro .
da la  nuova  sardegna  e  dall'unione  sarda   di qualche  giorno  fa  


«Sulla tomba fiori bianchi e un cero»: te lo chiedo con “Aldilàpp”L’applicazione in uso dal Comune di Zeddiani consente di trovare i defunti nel cimitero e fare dediche in maniera digitale
                                                    di Paolo Camedda




Zeddiani Si chiama, con un nome evocativo, Aldilàpp, ed è un’applicazione interattiva gratuita, scaricabile da Apple Store e Google Play, che consente di cercare l’esatta collocazione delle tombe dei defunti nei cimiteri. Quello di Zeddiani, dopo l’iniziativa del Comune che è il primo ad adottarla in Sardegna, diventa un camposanto virtuale.
L’amministrazione vuole così confermarsi attenta all’innovazione e alla valorizzazione del patrimonio e intanto offre un servizio che ha una sua utilità ben chiara. «Nasce tutto da un’idea del sindaco Claudio Pinna – racconta l’assessora ai Servizi cimiteriali, Anna Ligia –, il quale, visitando una fiera nel Nord Italia, aveva assistito alla promozione di questa applicazione per telefonini e tablet. Così me l’ha proposta ed io l’ho accolta».
Il funzionamento di Aldilàpp è immediato e semplice. «Grazie all’utilizzo della tecnologia Vpa, è stata censita e geolocalizzata ogni tomba del cimitero comunale, rendendo semplice e immediata l’individuazione dei defunti tramite smartphone», prosegue l’assessora. Con la funzionalità di ricerca defunti, chiunque può così individuare con precisione la tomba desiderata in modo semplice e immediato.
«L’applicazione ha due funzionamenti – spiega Anna Ligia –. Da un lato è un servizio per i cittadini, prevalentemente utile per chi non vive in paese. Attraverso l’applicazione, ad esempio, un emigrato che torna nel suo paese e vuole capire dov’è stato tumulato un suo parente, registrandosi e immettendo i dati del defunto, trova immediatamente le informazioni della persona e in quale posizione è stata sepolta nel cimitero. Ogni tomba può essere individuata attraverso Google Maps, anche grazie alla segnaletica installata. D’altro lato Aldilàpp fornisce indicazioni utili alla stessa amministrazione». Tornando a chi vuole invece omaggiare i propri cari e non può recarsi in camposanto «è possibile fare dediche online o accendere ceri virtuali per chi non c’è più. Le sepolture di personalità storiche, come quelle della pittrice Zia Veronica o dell’ultimo podestà che amministrò a Zeddiani, sono messe in evidenza».
Appena entrata in funzione, ha già riscosso il favore di molti utenti che la stanno già utilizzando. «Anche gli anziani – racconta l’assessora – chiedono ai figli e ai nipoti di scaricarla e di cercare la tomba di persone da loro conosciute». Presto ci saranno nuove funzioni: «Una tra quelle che stiamo implementando e al momento non operativa è il servizio di posizionamento di fiori e di pulizia delle sepolture. La persona che ha una certa età, è malata oppure vive lontano da Zeddiani, può cliccare l’opzione “manda fiori” e l’applicazione stessa le proporrà alcune attività collegate a quel cimitero a cui rivolgersi». L’utente potrà quindi «acquistare i fiori dal commerciante o richiedere la pulizia della sepoltura, pagando i servizi con Paypal e altre forme di pagamento digitale. Le attività che svolgono questo lavoro, dopo aver individuato a loro volta la posizione della tomba, provvederanno a effettuare il servizio. Poi scatteranno una foto e la inseriranno nell’area privata della persona che li ha richiesti per mostrare che tutto è stato compiuto». L'assessora Ligia non ha dubbi: «Può essere molto utile e ci auguriamo che presto anche i Comuni più grandi la adottino».

 invece  l'unione  sarda  

Zeddiani, arriva Aldilapp: uno strumento per trovare i propri cari che riposano in cimiteroMa anche lasciare una dedica sul profilo virtuale del defunto, far recapitare i fiori sulla tomba e accendere un cero

Il cimitero di Zeddiani (Foto Sara Pinna)


Defunti a portata di click. A Zeddiani il cimitero è anche digitale. È il primo Comune in Sardegna dove è possibile trovare il proprio caro con lo smartphone. Tutto questo è possibile grazie a una semplice applicazione dal nome Aldilapp. Ma non solo: sarà possibile anche lasciare una dedica sul profilo virtuale del defunto, far recapitare i fiori sulla tomba, accendere un cero e richiedere la pulizia della lapide.
Per aderire al progetto gli uffici comunali hanno dovuto censire e geolocalizzare ogni tomba. Un lavoro lungo e certosino ma essenziale per poter entrare a far parte di Aldilapp che, una volta scaricata, consente a chiunque di localizzare con precisione la tomba desiderata in modo semplice e immediato, senza più perdersi tra le varie lapidi.

«L’idea è stata del nostro sindaco Claudio Pinna dopo aver partecipato un anno fa ad un incontro Anci nazionale - spiega Anna Ligia, l’assessora con la delega ai servizi cimiteriali - Io poi ho deciso di sposare il progetto e mettermi al lavoro. Un modo per semplificare l’esperienza di visita con servizi dedicati al decoro e alla commemorazione dei cari».
Aldilapp permette inoltre di dare risalto ai cittadini illustri come, nel caso di Zeddiani, a Zia Veronica, famosa pittrice.
I cittadini potranno anche inviare fiori direttamente sulla lapide e richiedere la pulizia delle tombe: «Ora aspettiamo di avere la disponibilità dei fiorai a partecipare al progetto - spiega Ligia - Avranno l’opportunità di pubblicare gratuitamente il proprio catalogo di composizioni floreali direttamente all’interno dell’app, ricevendo ordini in tempo reale sui loro smartphone da qualsiasi parte del mondo». Grazie all’applicazione è possibile creare poi un profilo digitale del proprio caro con foto, biografie e dediche, favorendo la nascita di una comunità digitale. «Un passo concreto verso la modernizzazione - precisa l'assessora - Offriamo un servizio innovativo, rispettoso e al passo con i tempi, che unisce innovazione e tradizione nel ricordo dei propri cari».

                                           Sara Pinna

Il Garante e il video dell'autopsia di Chiara Poggi messo in rete da Gianluca Spina e poi eliminato ( speriamo non ritorni a circolare )

  ma  che  razza  di ragionamento  è   questo . Anch'io  qualche tempo fa avrei  fatto  una    cosa  del genere ma  poi  dopo un lungo processo interiore   di maturazione   ho  capito   che questa è pornografia del dolore . Le motivazioni    di    colui  ha  messo oinline  le  foto  o  alcune  d'esse  dell'autopsia di Chiara Poggi mi  sembra    banali e  forzate  . Si tratta   dell'Ex commissario della polizia di Stato, criminologo, youtuber da quasi 50mila follower e titolare della Gianluca Spina Academy,  che  vende corsi, dal costo variabile tra i 15 e i 50 euro, che offrono approfondimenti sui più famosi casi di cronaca nera, come appunto il delitto di Garlasco.
Gianluca Spina, in una delle sue masterclass a pagamento, avrebbe mostrato le foto dell’autopsia di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nel 2007. Intanto l’ex commissario annuncia di aver eliminato il corso incriminato: «Non è stato il Garante della Privacy, ma io stesso» dichiara l’ex dirigente di Polizia nel suo ultimo video su Youtube.» E poi continua difendendosi: «Sono consapevole di aver mostrato foto della testa di Chiara, delle lesioni inaccettabili riportate da Chiara. Io non ho pubblicato nulla, cioè io ho prodotto delle lezioni a pagamento private i cui partecipanti ricevono un link di registrazione a una video lezione, quando ho trattato queste foto le avrò mostrate una ventina di minuti. Quale privacy avrò violato? Tra l’altro sono foto agli atti di un processo che sta sulla bocca di tutti, quindi non ho mostrato delle foto intime, private, ma delle foto giudiziarie, con un preciso scopo, mostrando per tre volte la gravità delle lesioni e dare risalto ai tagli sulle palpebre di Chiara che nessuno aveva notato». Come    già  detto la giustificazione è banale  , per il fatto che  se  sono  pubbliche     come  mai   tutti i media  maistream  e  non  , siti giornalisti  e  pseudo tali    non le  hanno mostrate  o  quele immagini   che mostrano  sono  pixellate   ed in parte   coperte   da  un velo ? . 
Sulla vicenda, nei giorni scorsi è intervenuto il Garante della Privacy bloccando la diffusione delle immagini, definendola una “lesione gravissima della dignità della vittima e dei suoi familiari”Da  libertario  e  appassionato   anche se  in maniera critica  di  cronaca nera  devo dire  che  il  garante  della privacy ( ente     che    reputo     inutile  ed antiquato    per  tutta  una serie di motivi  che non sto a scriver  qui  perchè esulerebbero  dal  post  in questione  )     ha  fattto bene     si  è  cercato  anche  se  a mo'  di foglia di fico       d'evitare   un altro caso   tiziana  cantone qui  tutta  la storia .
Il criminologo, sempre nel suo ultimo video Youtube rincara la dose: «Io non mi fermo. Non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale dal Garante. Le immagini che ho mostrato sono tratte da atti giudiziari pubblici e sono state usate in contesto chiuso e privato, all’interno di una lezione rivolta a professionisti e studenti del settore criminologico».  Come   se    chi  le  acquista  pagando   non le rimetta   in rete  o   le  assi ad  altre persone . Infatti   pur  non  condividendo    completamente  perchè qualcosa  andava  fatto   per  evitare sciacallaggio e  speculazioni   su tale  vicenda   , non riesco a biasimare :   quanto dice  in  ques  articolo  « Il Garante e il video dell'autopsia di Chiara Poggi: effetto Streisand » il sito https://www.punto-informatico.it/
« [....] La notizia è stata immediatamente ripresa da tutti gli organi di stampa, occupando le prime pagine di giornali e telegiornali durante il fine settimana. Vien da chiedersi se fosse una misura necessaria.
Il video non meritava questa pubblicità [... ]
Il fenomeno rischia di innescarsi ogni volta che si tenta di limitare la circolazione di un contenuto, ancor di più se il soggetto in questione, la povera vittima di un omicidio, è al centro della discussione pubblica con la riapertura del processo.Con tutta probabilità non vedremo mai nemmeno un fotogramma del video in questione sulle pagine dei siti di informazione o nei TG. Con altrettanta probabilità, lo stesso filmato è già finito sui dispositivi e sugli hard disk delle redazioni. Un ammonimento, quello rivolto alla stampa, che seppur legittimo rischia di ignorare un pericolo più reale. [... ] Non basterà un provvedimento, purtroppo Internet non è fatto solo di testate giornalistiche e persino i social network, spesso, falliscono nel bloccare contenuti dalla natura discutibile. Tutto questo senza considerare le altre piattaforme attraverso cui circola materiale di ogni tipo, dai network P2P ai siti nascosti nei meandri più oscuri del mondo online. Insomma, c’è l’eventualità concreta, da non ignorare, che una volta a conoscenza dell’esistenza del video, qualcuno determinato a trovarlo possa riuscirci. 
Il Garante invita dunque chiunque entri nella disponibilità di tali immagini, compresi i mezzi di informazione, ad astenersi dalla loro diffusione che, anche in considerazione della violenza esercitata nei confronti della vittima, lederebbe in modo gravissimo la sua dignità e quella dei suoi familiari.
L’intervento del Garante Privacy sul video dell’autopsia di Chiara Poggi è legittimo? Sì. Sarà utile a evitarlo? Non ne siamo certi. Poco cambia la minaccia di sanzioni.
Viene inoltre da chiedersi se, a questo punto, lo stesso trattamento non avrebbe dovuto essere riservato a un altro filmato circolato nei giorni scorsi e, questo sì, ripreso da tutte le principali testate nazionali, magari tagliato ad hoc un fotogramma prima della tragedia per non esporsi a lamentele o cause legali. Quello di un uomo che si toglie la vita lasciandosi risucchiare dal motore di un aereo. Contesti diversi, circostanze differenti, ma la tutela della dignità non dovrebbe mai essere messa in discussione.»

IL FALSO NAZIONALISMO \ SOVRANISMO E ASSERVIMENTO AGLI USA. OSANNO TRUMP MA DIMENTICANO JANNIK SINNER È IL PRIMO ITALIANO CHE VINCE A WIMBLEDON !

È il primo italiano, uomo o donna, a riuscirci in 135 anni di Storia. Il primo di una serie di record che ancora fatichiamo a immaginare.In una sola partita ha rotto la maledizione Alcaraz, dopo cinque sconfitte consecutive.


Ha vinto il suo primo Slam fuori dal cemento.Se lo merita, per tutto quello che ha dovuto subire. Per i tre match point di Parigi. Per tutto quello che ha dovuto ingoiare. Il tutto in una stagione assurda in cui ha giocato (ingiustamente) tre mesi in meno sbagliando realmente solo una partita. In una sola partita ha rotto la maledizione Alcaraz, dopo cinque sconfitte consecutive.Ha vinto il suo primo Slam fuori dal cemento.Se lo merita, per tutto quello che ha dovuto subire. Per i tre match point di Parigi.

Per tutto quello che ha dovuto ingoiare. Il tutto in una stagione assurdaOrgoglio e gratitudine per questo campione immenso - IMMENSO - che è solo all’inizio della sua parabola sportiva e umana.alla faccia di tutti gli improvvisati e i mestatori d’odio.La vergogna di questo paese non c’è nessun politico italiano a supportarlo a Wimbledon per Alcaraz si sono mossi i reali di Spagna !! - Quindi non lo biasimo più di tanto se non è andato a San remo o al Quirinale . .... mi fermo qui non voglio farmi chiudere anche iul blog , mi è bastato il primo account facebook redbepppeulisse1 . È vergognoso che la Rai ( le sue RAI 1 2 3 Rai sport non abbiano dato questa partita in chiaro. Non tutti possiamo permetterci Sky. Sono FURIOSO!!😡🤬 MA 🤔 forse porta bene essere senza sostenitori ufficiali 🤞🏻🍀😁 vediamola così 💪🏻 Erano tutti in ginocchio da Trump a ..... compiacerlo !!! .

Infatti Ieri  Donald Trump, da gangster qual è, ha rovesciato indiscriminatamente il 30% di dazi sull’Europa.E sì, l’Italia dell’”amica” Meloni non fa eccezione.Per mesi la Presidente del Consiglio ha magnificato tutte le visite bilaterali con gli Usa come grandi successi diplomatici, rivendicato l’amicizia con Trump, invitato tutti a trattare, ad assecondarlo su ogni richiesta (a cominciare dal 5% si spese militari Nato), a lisciargli il pelo in ogni modo degno e meno degno.Ecco i risultati della trattativa.Una bastonata commerciale senza precedenti.Di fronte a cui Meloni oggi ha ancora il coraggio di rispondere invitando tutti a “evitare ritorsioni”.La verità è che i Meloni, i Salvini, le Le Pen, gli Orban, i sovranisti europei, non sono altro che gli utili camerieri di Trump per scardinare l’Europa dall’interno.E il piano sta perfettamente riuscendo.Eccola la “patriota” in alta definizione.
Si è solo dimenticata di specificare di quale patria se  quella Italiana  o  a quella  Americana  ,
 visto    che   due  settimane     tutti e quattro, nessuno escluso, in tiro, davanti alla bandiera, per celebrare il “Giorno dell’Indipendenza”, Salvini addirittura con la cravatta rossa trumpiana per omaggiare il suo capo.Eccoli, i “cheerleader


Se celebrassero il 25 aprile, giorno della Liberazione italiana, con un centesimo dell’entusiasmo con cui celebrano l’Indipendenza americana, sarebbe un Paese almeno decente





13.7.25

Il Taekwondo si basa su cinque princìpi: cortesia (Ye Ui), integrità (Yom Chi), perseveranza (In Nae), autocontrollo (Guk Gi) e spirito indomito (Baekjul Boolgool). di EmilIano Morrone

 Buona domenica per tutta la domenica. Il Taekwondo si basa su cinque princìpi: cortesia (Ye Ui), integrità (Yom Chi), perseveranza (In Nae), autocontrollo (Guk Gi) e spirito indomito (Baekjul Boolgool). Guk Ci, come le altre, è una qualità che si apprende, si allena e si esercita. Consiste nel non reagire impulsivamente alle provocazioni. Molti che ignorano la disciplina possono scambiare per paura o subordinazione il garbo, il rispetto e il distacco di una persona che pratica questi princìpi. Una lezione sublime la diede il gran maestro di Taekwondo Park Y. G., che, dopo aver percorso da saggio la strada della ragionevolezza, scacciò con due mosse un gruppo di praticanti di un'altra arte marziale che avevano preteso una sfida con lui, peraltro immediata, nella sua palestra. Non si dovrebbe mai essere arroganti e presuntuosi. Soprattutto, non si dovrebbero imporre combattimenti innaturali.

Dopo 46 anni la storia di tommasina crugliano assassina del marito violento : carcere, violenza domestica e un incontro decisivo con la sua ex guardia carceraria a piacenza

Credevo che il carcere fosse solo violenza , durezza , malessere . E chge le storie di redenzione fossero ua rarità e che si citassero sulle dita delle mani . Invece , cazzeggiando \ sminchionando in rete , ho trovato La storia ( vedere video sotto cattutrato da mediaset  e  diu cui  trovate  un  frame  a  sinistra  ) di Tommasina Crugliano, vittima di violenza domestica e condannata a dodici anni nel carcere di Piacenza, per aver ucciso il marito violento evidenzia le difficoltà delle detenute e il ruolo fondamentale dell’agente Carla nel sostegno emotivo.
Un abbraccio atteso oltre 46 anni. E' il 1978 quando Tommasina Crugliano, per tutti Masina, finisce in carcere appena 18enne. Varca le porte del penitenziario di Piacenza con mandibola e denti distrutti, dopo un volo dal quarto piano nel tentativo disperato di sfuggire al marito violento.
Dentro casa botte e umiliazioni sono all'ordine del giorno, fino a quando Masina, che più di una volta cerca anche di togliersi la vita, non ce la fa più e lo uccide. Condannata a 12 anni di reclusione, Marina vive l'incubo del carcere. Un giorno però il suo sguardo incrocia quello di Carla, all'epoca 23enne agente di polizia penitenziaria.

Ad agosto 2024 Carla, scrollando i social network, capita su un post: la copertina di un romanzo e la foto in bianco e nero di una ragazza. è proprio lei, Masina. In Germania si era rifatta una vita, che aveva poi raccontato proprio in quel libro. Poi l'incontro di persona, con la promessa di non perdersi di nuovo.Il racconto di tommasina crugliano, nota come masina, attraversa decenni segnati da violenza domestica, carcere e resistenza. Arrestata nel 1978 a soli 18 anni, la giovane arriva nel penitenziario di piacenza con evidenti segni di una caduta dal quarto piano, un gesto disperato per fuggire dalle percosse del marito. La sua vicenda si intreccia con quella di carla, agente di polizia penitenziaria di 23 anni, che incrocerà il suo destino all’interno della prigione.
la drammatica esperienza di tommasina crugliano prima dell’arresto
tommasina crugliano attraversa una fase della vita segnata da due drammi sovrapposti: la violenza domestica e la tentata fuga da una situazione insostenibile. Residente a piacenza, subisce percosse continue e umiliazioni in casa da parte del marito violento. Il clima familiare è dominato dalla paura e dall’insensata crudeltà, che la spingono più volte a pensare al suicidio. A 18 anni, masina tenta così di sfuggire l’oppressione lanciandosi dal quarto piano della propria abitazione. Le conseguenze fisiche sono gravissime: mandibola fratturata, denti rotti, ferite profonde. Questo episodio segna l’inizio di una trafila giudiziaria che la vedrà protagonista in carcere.Testimonianza amara di quegli anni
La sua fuga disperata è una testimonianza di quanto fossero amari e insostenibili quegli anni per molte donne vittime di maltrattamenti. La giustizia di allora appare meno attenta ai segnali che precedono tragedie del genere. Masina, infatti, non viene considerata solo come vittima ma anche imputata in un processo che la cocondanna per aver ucciso l’uomo che la sottoponeva a violenze continue.

diario di bordo n 135 anno III Maturità boicottata, parla il prof Andrea Maggi: «Gli studenti hanno ragione. Ipocrisia? È la scuola che promuove tutti solo per fare più iscritti» ., All'Intelligenza artificiale manca la pelle., Decisione storica: il Kazakistan, paese musulmano, vieta il velo integrale

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A prendere posizione sul fenomeno degli studenti che hanno boicottato l’orale dell’esame di Maturità ora è anche una delle voci più riconoscibili del panorama scolastico e televisivo: Andrea Maggi, professore di lettere e volto noto del programma televisivo Il Collegio, dove ha partecipato come insegnante di italiano. In una lettera pubblicata sul Gazzettino, Maggi analizza senza sconti la portata e il significato delle recenti proteste studentesche, avvenute in diverse scuole. «Comunque la si pensi, questi episodi mettono in evidenza due cose importanti: il disagio reale degli studenti nei confronti di un sistema con cui non si sentono in sintonia e l’ipocrisia del sistema scolastico», commenta Maggi. Il suo
parere si aggiunge a quelli già condivisi da altri docenti noti sui social: da Vincenzo Schettini de La fisica che ci piace che ha assunto una posizione più critica dicendo che «i modi per protestare sono altri» allo scrittore e insegnante Enrico Galiano che ha difeso la scelta degli studenti. Il paradosso a scuola Secondo Maggi, le proteste degli studenti mettono in luce un paradosso importante: «la scuola promuove quasi tutti ma gli studenti sono insoddisfatti» e i risultati reali vacillano. I numeri parlano chiaro, ricorda il docente: il 96,5% degli studenti ammessi all’esame di Stato e il 99,8% diplomati l’anno scorso, a fronte però di dati Invalsi drammatici, che mostrano come uno studente su due non raggiunga nemmeno le competenze base in italiano e matematica. «Tutti bravissimi, dunque?», si chiede provocatoriamente il professore. Il problema della scuola Secondo Maggi, la radice del problema sta nell’autonomia scolastica e nella pressione esterna a migliorare l’apparenza. «Il sistema scolastico è ossessionato dai piani di miglioramento dell’offerta formativa. I dirigenti scolastici hanno la necessità di dimostrare l’efficienza dei loro istituti attraverso i risultati, per cui spronano i docenti al successo formativo dei loro studenti. E siccome sono i dati a parlare, la necessità di ogni istituto scolastico è mostrare all’esterno che tutti i suoi studenti vengono promossi». «Gli studenti ci stanno dando un messaggio importante» Secondo il docente, quindi, la promozione diventa una necessità strategica. «Garantire il successo agli studenti significa garantire un buon numero di iscritti, il mantenimento dei posti di lavoro per i docenti e adeguati finanziamenti. Per contro, una scuola in cui gli studenti ottengono voti tendenzialmente bassi, o dove addirittura si boccia, risulta molto meno appetibile. Ed ecco l’ipocrisia del sistema, che manda avanti tutti non perché vada effettivamente tutto bene, ma per salvare le apparenze e per evitare i noiosi ricorsi dei genitori. In sostanza, il sistema-istruzione italiano fa sì che si promuovano tutti per dire a se stesso che funziona bene; in altre parole, per autoassolversi». Per questo, secondo Maggi, le proteste degli studenti «ci hanno consegnato un messaggio di certo scomodo, ma che non possiamo ignorare: i giovani non vogliono più essere presi in giro. E in questo senso la loro protesta è giusta». 

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  differenza  tra intelligenza  artificiasle  e  intellegenza  naturale  

  

 «La pelle, questo sacco che ci contiene e ci mette in contatto con il mondo, è proprio quello che manca all'Intelligenza artificiale»: con queste parole il filosofo Maurizio Ferraris racconta il senso del suo ultimo libro, «La pelle. Che cosa significa pensare nell'epoca dell'intelligenza artificiale» (il Mulino 2025), un compendio che parla dell'impatto dell'intelligenza artiticiale nella nostra vita ma anche della «mia visione di filosofia a cui ho lavorato tutta la vita» come afferma lo stesso Ferraris. ​«La volontà è la grande dimenticata della filosofia degli ultimi 50 anni. Se non è la volontà che ci differenzia dalle macchine che cos'altro c'è? E l'IA non ha volontà. Se vince o perde a scacchi non gliene frega niente...a differenza di noi»  


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quando la laicità vine usata strumentalmente e diventa stato etico \ dittatura nazionalistica il caso del il Kazakistan, paese musulmano, vieta il velo integrale vededo come estranei alla cultura nazionale"

 da  ©The Daily Digest  tramite  msn.it  

Decisione storica: il Kazakistan, paese musulmano, vieta il velo integrale 


E'passata , da quel so , sotto silenzio dei media maistream la notizia che In Tagikistan, il presidente Emomali Rahmon (nella foto sopra ) ha firmato nel 2024 una legge che vieta di indossare abiti "estranei alla cultura nazionale" nei luoghi pubblici.


Una legge che vieta gli indumenti che coprono il viso
Il 30 giugno, il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, ha ratificato una legge che proibisce l'uso di indumenti che coprano il volto in spazi pubblici. La norma è stata vista come una mossa inaspettata per una nazione a predominanza musulmana, dove è usuale per alcune donne indossare il niqab o altri veli facciali.
Cosa dice la legge ?

Secondo Reuters, la legge ora vieta l'uso di indumenti che "impediscono il riconoscimento facciale" negli spazi pubblici. Sono tuttavia previste eccezioni in caso di maltempo, per motivi medici o durante eventi sportivi e culturali.
Una riforma legislativa più ampia
Tuttavia, la nuova legge non fa alcun riferimento esplicito all'Islam o all'abbigliamento religioso e fa parte di una serie più ampia di emendamenti.
L'Islam è la religione maggioritaria
Come ricorda il Pew Research Center, il 71% della popolazione kazaka è musulmana. Questa percentuale è aumentata solo tra il 2010 e il 2020.
Uno stato laico

Eppure, questa ex repubblica sovietica rimane uno stato laico. La pratica religiosa è moderata, l'uso del

velo non è diffuso e la frequentazione quotidiana delle moschee rimane rara, sottolinea Le Parisien.
Rafforzare l'identità kazaka
Vietando gli abiti che coprono il viso, il presidente Kassym-Jomart Tokayev sta in realtà cercando di mettere da parte l'abito islamico in favore dell'abbigliamento tradizionale kazako, ricco di colori e decorazioni, nel tentativo di rafforzare l'identità etnica nazionale.


"È meglio indossare abiti in stile nazionale"




"Piuttosto che indossare tuniche nere che nascondono il volto, è meglio indossare abiti in stile nazionale", avrebbe dichiarato Kassym-Jomart Tokayev all'inizio di quest'anno, secondo quanto
riportato dai media kazaki. "I nostri abiti tradizionali evidenziano vividamente la nostra identità etnica, ed è per questo che dobbiamo promuoverli ampiamente".
Una tendenza osservata in Asia centrale

Questa volontà di eliminare gli abiti islamici, come il niqab e il burqa, dagli spazi pubblici è stata osservata negli ultimi anni in diversi paesi dell'Asia centrale.
Un'ondata di divieti
Dal 1° febbraio 2025, indossare il niqab per le strade del Kirghizistan è vietato, con una multa. Una misura simile è stata introdotta in Uzbekistan dal 2023, dove indossare un velo integrale in pubblico può comportare una multa di 250 dollari.

Funerali con le “svastiche”, Pilotto: “La pietà per un morto non deve essere una scusa per violare le Leggi” il caso dei funerali dello storico camerata Davide Cattaneo, 68 anni, fondatore del gruppo neofascista Avanguardia Nazionale,



Ahe il sindaco di Monza, Paolo Pilotto, ha preso posizione sulle polemiche suscitate dal funerale nel Duomo di Monza dello storico camerata Davide Cattaneo, 68 anni, fondatore di Avanguardia Nazionale, avvenuto con la presenza, ritenuta sconveniente da Anpi e Sinistra Italiana, di una bandiera a due aste (ispirata a quella delle Ss naziste), con la runa di Odal, simbolo dell’organizzazione
neofascista, disciolta nel 1976 in virtù della legge Scelba, ai piedi della bara e poi appoggiata sul duomo di Monza.
E’ una lunga riflessione, quella di Pilotto: “Acque agitate in città. Ma per 100 persone che sanno sempre quale sia la soluzione a portata di mano o che hanno sempre un giudizio lapidario da dare su tutto, ce ne sono decine di migliaia che vogliono affrontare i problemi per risolverli, perché amano la loro città e vogliono che continui ad essere una città dove vivere bene e coltivare relazioni umane serene e positive, anche nella complessità della vita quotidiana, anche nella fatica di doversi confrontare per cercare le soluzioni migliori”.
Continua poi il sindaco di Monza: “Allora forse va aggiunto: Non va bene che di giorno o di sera o di notte, malgrado gli sforzi sempre maggiori di Forze dell’Ordine e di Polizia Locale, ai quali va la mia totale stima e solidarietà, con personale costretto spesso a fare faticosi turni aggiuntivi di lavoro per garantire serenità ai cittadini, in alcune zone della città adolescenti di qualsiasi origine e di qualsiasi città si affrontino secondo riti primordiali facendosi del male e spaventando le persone. Così come non va bene che in altre zone gruppi di persone stazionino permanentemente occupando luoghi e trasmettendo ansia e paura a chi passa per quei luoghi. Su questo stiamo lavorando gomito a gomito con Prefettura, Questura, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito. E continueremo a farlo ogni giorno, perchè le soluzioni si trovano anche tramite intese ed accordi consolidati tra Stato e Comune. Ma anche continuando a lavorare, come stiamo facendo, con scuole, associazioni, enti che si occupano di educazione, sport, cultura. E continueremo a lavorare perchè da un lato le strade siano sicure e vigilate, dall’altro perchè i valori di rispetto, cittadinanza e comunità siano sempre più condivisi, prima di tutto nelle famiglie e negli altri luoghi dove tutti, bambini giovani ed adulti, viviamo”.
E prosegue:“Non va bene che gruppi o associazioni cerchino provocatoriamente di affermare il loro diritto ad esprimere verità ritenute sempre come assolute, e per farlo mandino in scontro una intera città. Mi riferisco ad iniziative che di volta in volta cercano di gettare ombre e discredito su argomenti diversi, iniziative che anche solo nei nei titoli paiono essere pensate contro le Istituzioni dello Stato o contro la loro gestione. Confermo la mia più sincera vicinanza alle Forze dell’Ordine di Monza, con le quali l’Amministrazione Comunale condivide l’impegno quotidiano sui temi della Legalità e della Sicurezza in città. Il lavoro di donne è uomini in divisa – compresi i nostri agenti della Polizia Locale – spesso lontano dai riflettori, contribuisce a rendere il nostro capoluogo una città bella in cui è possibile vivere, lavorare, stare, studiare. E per questo mi unisco ai tanti che in queste ore manifestano distanza rispetto a iniziative come “police abolition”, prevista prossimamente in città” E, infine, conclude il primo cittadino monzese:
“Non va bene che la pietà per i morti, la sacralità di un rito funebre, si trasformino in occasione per violare molte leggi dello Stato in una volta sola. Non ha nulla a che fare con la pietà per i morti la manifestazione inscenata sabato davanti al Duomo di Monza da persone che al posto della preghiera hanno preferito alzare le loro braccia nel saluto fascista, hanno esposto drappi riportanti il simbolo di una Associazione disciolta dallo Stato per legge decine di anni fa, in spregio alla Costituzione, ad altre norme dello Stato e al piu normale buon senso. La nostra città non lo merita, la nostra città non ne ha bisogno. Sa benissimo vivere, fare impresa, scuola, sport, cultura senza avere bisogno di alimentarsi con stanchi riti che nel nostro Paese evocano violenza, mancanza di libertà e di democrazia. A Monza possiamo essere conservatori, progressisti, moderati, e possiamo esprimerlo liberamente. Perchè dal 1946 c’è una Repubblica nata da grandi valori e anche dalle ceneri di altrettanto grandi errori. E perché dal 1948 c’è una Costituzione che garantisce i diritti di tutti, ma chiede anche a tutti di rispettare alcuni doveri necessari a rendere possibile la convivenza civile”.

12.7.25

Facciamo silenzio su Gaia Costa e lasciamo in pace la famiglia

Alcuni   io  voi  incuriositi     da mio  silenzio    e  dall'astensione  dai  commenti     ai  vatri  post   su  tale  fatto  mi hanno  fatto  delle  osservazioni  orali e  scritte  del tipo  : << strano di solito parli /scrivi di tutto e tutti,sei molto curioso e pettegolo, appassionato di cronaca nera ,  sei di tempio   dovresti coboicerla o conoscere la  faniglia ,  ecc \etc  >> sul    perché non ho parlato ,più   dopo  il post  sulla  strumetalizzazione della  sua  morte  e  della  giusta decisone  cittadina dell'istituire  il lutto    cittadino e   la  sospensione degli eventi  di Luglio vedere il mio post  precedente su  facebook  ) di Lei  e  del  fatto
 l
a risposta è semplice. Innanzitutto non la conoscevo personalmente [ Ma se  l'avessi conosciuta cambia  poco e  nulla ] anche se conosco la famiglia paterna il.nonno era il pio prof di educazione tecnica alle  scuole medie . E poi ci sono casi , e questo è uno di questi , in cui il silenzio è meglio del solito ... bla....bla... strumentale ed irrispettoso come quello citato nel post su fb   di  cui parlavo prima . Ma soprattutto come la mitizzazione della sua persona e la criminalizzazione aprioristica dell'investitrice e post/articoli qualunquisti dettati dal maldipancia , cercare un post per creare tramite d'indignazione nl a comando dei click bit e dare visibilità al proprio account o pagina Facebook. Di solito la spiegazione più semplice è solitamente quella giusta e spero con questo post d'esercizio riuscito .
Quindi    basta mittizarla , strumentalizzarla  (  ) , parlare dell'icindente  facciamo silenzio  per  rispetto della  famiglia  perchè In questi drammatici casi la cosa più giusta da fare è il silenzio !!!!


Infatti   non solo     l'unico a   pensarla    cosi  « ( ... ) serve solo silenzio e rispetto... » come dice il commento   al mio  post    su  fb di Cannas Sonia

11.7.25

Unorthodox – Una fuga verso la libertà: la mia opinione sulla serie Netflix


per  chi  ha  fretta

📺 Unorthodox (Netflix)
Unorthodox è una miniserie televisiva tedesca e statunitense ideata e scritta da Anna Winger e Alexa Karolinski, diretta da Maria Schrader e basata sull'autobiografia del 2012 di Deborah Feldman Ex ortodossache ha lasciato il movimento Satmar, una comunità chassidica di New York. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche (Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots). La miniserie è stata scritta da Anna Winger e Alexa Karolinski,  Unorthodox è la prima serie di Netflix quasi interamente recitata in yiddish.
La miniserie, composta da quattro puntate, è stata resa disponibile internazionalmente sulla piattaforma Netflix dal 26 marzo 2020.[ una miniserie intensa, ispirata a una storia vera.
Segue Esty, una giovane donna in fuga da una comunità ultra-ortodossa per cercare libertà e identità.Più che una semplice fuga, è un viaggio umano tra fede, appartenenza e rinascita.
🎭 Personaggi complessi.🎥 Storia potente.🤔 Domande profonde: siamo davvero liberi di scegliere chi vogliamo essere?
👉 L’avete vista? Quale personaggio vi ha colpito di più? fatemelo  sapere   nei  commenti



Incuriosito da questa serie suggeritami da amici fra cui un amica laureata in arabo del medio oriente ho approfondito tramite loro e un documentario di 20 minuti, Making Unorthodox, che racconta le riprese e il processo creativo dietro la serie.E altre recensioni e letture sula serie in particolare : Perché devi vedere assolutamente la serie Unorthodox su Netflix   di https://www.tag24.it/
ho approfondto    il contesto culturale di Unorthodox  e  ulteriormente  le mie  conoscienze sulla  cultura  ebraica e   le suye sfacetature \ interpretazioni   dei libri sacri  
La serie si basa sulla vita all’interno della comunità chassidica Satmar, un gruppo ultra-ortodosso ebraico con sede a Williamsburg, Brooklyn. Questo contesto, raramente esplorato nella narrativa televisiva, è fondamentale per comprendere la forza della storia di Esty.
La cultura Satmar è profondamente legata alla tradizione, con regole precise che regolano ogni aspetto della vita: abbigliamento, lingua, educazione, ruoli di genere, e perfino la musica. Lo yiddish è la lingua principale, e la separazione tra uomini e donne è marcata.
Per le donne, le aspettative sono chiare: matrimonio giovane, maternità e dedizione alla famiglia. In questo ambiente, il dissenso non è solo scoraggiato – è impensabile.
Unorthodox non giudica apertamente questa cultura, ma la mostra attraverso gli occhi di chi non riesce più a respirare al suo interno. Il contrasto con la Berlino multiculturale non è solo geografico, ma profondamente simbolico: rappresenta la collisione tra due mondi e la fatica del trovare un’identità tra passato e presente.
Unorthodox è una miniserie Netflix che racconta la storia di Esty, una giovane donna che decide di lasciare la sua comunità ultra-ortodossa a Brooklyn per cercare una nuova vita a Berlino. Ispirata all’autobiografia di Deborah Feldman, la serie offre uno sguardo intenso e realistico su un mondo poco conosciuto, affrontando temi come l’identità, l’autodeterminazione e il peso delle tradizioni .
Dal punto di vista tecnico, la serie colpisce per l’accuratezza della ricostruzione culturale,  infatti  si  mantenuta la lingua  originale   della  comunita   e l’interpretazione della protagonista, che riesce a trasmettere con grande forza le emozioni contrastanti del suo percorso. La regia è essenziale ma coinvolgente, e riesce a bilanciare momenti di grande intensità emotiva con una narrazione fluida e ben costruita  nonostante l'uso  eccessivo   dei  flashback e  un racconto   non  lineare  . 
Pur essendo una storia individuale, Unorthodox solleva domande universali: quanto siamo disposti a rischiare per essere liberi? Fino a che punto la cultura in cui cresciamo definisce chi siamo?
Personalmente, a  parte (  forse questione di abitudine ) la  poca linearità  nei  racconto  più  adatto a mio  avviso    a  un romanzo  che a  un  film ,  ho trovato la serie coinvolgente e ben realizzata. Nonostante alcune semplificazioni necessarie al formato televisivo, Unorthodox riesce a lasciare il segno.
Ecco una  cosa mi  ha colpito   dei ta ai personaggi principali di Unorthodox:I personaggi principali: tra fede, ribellione e ricerca di sé.  Infatti  uno  degli aspetti  più riusciti di Unorthodox è la caratterizzazione dei personaggi, che non cadono mai nel bianco o nero, ma mostrano sfumature e contraddizioni umane.Esty Shapiro
È la protagonista assoluta. Giovane donna cresciuta nella comunità chassidica Satmar, Esty incarna il desiderio di libertà e la fatica di liberarsi da un’identità imposta. La sua trasformazione, sia interiore che esteriore, è al centro della narrazione. Il modo in cui affronta il senso di colpa, la paura e l’incertezza del futuro rende il suo viaggio emotivamente potente e realistico.Yanky Shapiro Il marito di Esty, inizialmente può apparire come un semplice “antagonista”, ma la serie gli concede spazio per mostrarsi più complesso. È vittima di un sistema tanto quanto Esty, e il suo comportamento è spesso dettato dalla pressione della famiglia e della comunità. La sua evoluzione, tra fragilità e tentativi maldestri di riconquista, offre un ritratto credibile di chi è rimasto nel mondo che Esty ha scelto di abbandonare. Moische Cugino di Yanky, rappresenta la parte più conservatrice e aggressiva della comunità. Il suo ruolo è quello dell’inseguitore, ma anche lui è un personaggio tormentato. Il suo passato problematico emerge a tratti, lasciando intuire quanto sia intrappolato in una struttura che non perdona la deviazione.Robert e il gruppo di Berlino
Rappresentano l'altro lato del mondo di Esty: quello libero, aperto e multiculturale. Nonostante la loro accoglienza, Esty si rende conto che anche qui deve trovare il suo posto. Robert, in particolare, è il primo legame autentico che Esty sviluppa al di fuori della sua comunità, ma la serie evita ogni banalizzazione romantica, lasciando spazio a una relazione fondata su comprensione e rispetto. 
Ecco una riflessione da aggiungere dopo l’approfondimento dei personaggi, per chiudere in modo coerente e stimolante tale mia  recensione  di  Una storia che vive nei suoi personaggi è  quella   che  Unorthodox non è solo il racconto di una fuga, ma soprattutto la rappresentazione di un conflitto interiore che prende forma attraverso i suoi personaggi. Esty, Yanky, Moische e gli altri non sono semplici simboli o stereotipi: sono esseri umani intrappolati tra aspettative sociali, senso del dovere e desideri personali.
Ciò che colpisce è che nessuno dei personaggi è del tutto "buono" o "cattivo". Anche chi ostacola Esty lo fa spesso per paura, per convinzione o per incapacità di vedere un’alternativa. Allo stesso tempo, il mondo esterno non è dipinto come perfetto o privo di ostacoli: è solo diverso, e altrettanto complesso.
In definitiva, Unorthodox invita a riflettere su quanto la libertà sia una conquista personale e mai priva di costi. Ed è proprio grazie a questi personaggi – vivi, imperfetti, umani – che il messaggio arriva con forza e autenticità .Quindi   nonostante    sia   in molt  punti   caduta    nei  : «  Pericoli del flashback Affilato come la lama di una katana, il flashback è altrettanto pericoloso da maneggiare se non si è esperti. Impone cura e attenzione. I pericoli del flashback sono i suoi stessi pregi, ma al negativo. Primo fra tutti è il calo di tensione. Se utilizzato al punto giusto aiuta a rendere il testo più arioso e a rallentarlo un po’, ma che ne sarebbe del nostro testo se ne abusassimo? Se lo usassimo troppo spesso o se il nostro flashback fosse troppo lungo? Indovinato. Farebbe perdere al romanzo la tensione narrativa e si assisterebbe a quello che in sociologia viene definito ‘sbadiglio’. Il lettore si annoierebbe, inizierebbe a pensare alle vacanze o alle spese da fare o a quel grazioso vicino di casa che… e il testo sarebbe spacciato. È un bel rischio.»   ( da Il flashback, cos’è e come usarlo  di  Francesco Montonati|  )  Mi è piaciuto molto per   i motivi     citati   nella  sezione  i sintesi  \ per  chi  ha  fretta  .  
E voi vi siete riconosciuti in qualcuno di loro? Quale personaggio vi ha colpito di più, e perché?  E voi l’avete vista? Che impressione vi ha fatto? Vi è sembrata una rappresentazione equilibrata o troppo romanzata?Mi piacerebbe conoscere anche il vostro punto di vista nei commenti. 

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