18.6.12

progettare ed imparare a costruire una casa ecologica ed economica in sardegna

catturata dal tgr sardegna del 16\6\2012

In sardegna in tempo di crisi e di perdita di lavoro un gruppo di giovani ha creato anzi stà creando perchè il progetto è in work progress e d aperto a tutti gli interventi e alle condivisione delle idee un progetto di costruzioni ecologica . Ecco in sintesi di cosa  si tratta  . Articolo  presa da http://www.stilenaturale.com/
Progetto Barega: Bio Architettura per un Gruppo d’Azione  Un laboratorio aperto (all’aperto!) per abitare e costruire sostenibile ed economico in Sardegna, tutto fatto a chilometro zeroBarega è una località nel sud-ovest della Sardegna ed è stato scelto da un gruppo di giovani come nome per un progetto di condivisione dei saperi sull’abitare sostenibile. 
«Barega è diventato l’acronimo di “Bio Architettura Rete Economica Gruppo d’Azione” ed è un progetto - raccontano Giampietro Tronci ed Emiliano Pinna, due dei promotori - nato per diffondere una nuova consapevolezza e nuove opportunità legate al tema dell'abitare, in uno dei territori economicamente e socialmente più problematici dell’Isola, come il Sulcis-Iglesiente».


   Un momento del lavoro nel laboratorio all'aria aperta


IL tutto nasce dall’idea di Giampietro di costruire una casa ecologica ed economica nel suo terreno di Barega. Attorno a questo progetto si è formato un gruppo di persone, poi costituitosi in associazione che nei mesi ne ha concepito uno ancora più ambizioso: «vogliamo trasformare la realizzazione di un edificio eco-compatibile in occasione di condivisione, formazione, aggregazione e convivialità, che sia dal punto di vista ideale che temporale vada oltre la semplice realizzazione stessa del manufatto».





Una parte del prototipo abitativo del Bio Architettura Rete Economica Gruppo d’Azione

Fino a settembre, si svolgeranno vari seminari formativi che accompagneranno le fasi del cantiere della casa, o meglio del “prototipo abitativo”, come precisano Giampietro ed Emiliano, che rappresenterà l’opportunità per diffondere e sperimentare tecniche di costruzione con materiali reperibili a chilometro zero. E sarà un modo per far festa, dal momento che insieme ai workshop si terranno degli eventi collaterali come concerti, mostre d’arte e mercatini di acquisto e baratto. «Il progetto ha attirato l’interesse di importanti attori del settore come l’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica, l’Associazione Nazionale Città della Terra Cruda, diversi ordini professionali, imprese di costruzioni e produttori di materiali per la bioedilizia e siamo convinti che i saperi coinvolti nel progetto possano essere capitalizzati e condivisi, fino a creare un format operativo replicabile in qualsiasi luogo».
Il progetto è aperto a tutti e muta continuamente in funzione di nuove idee e spunti:chiunque si riconosca nella filosofia può partecipare, magari semplicemente come allievo dei workshop oppure più attivamente aiutando nell’organizzazione degli eventi o arrivando addirittura a prendere parte alla progettazione delle soluzioni tecniche. «L’obiettivo ultimo dell’associazione - continuano Emiliano e Giampietro - è fare in modo che nel territorio sia i singoli che le piccole imprese artigiane imparino nuovi modi di edificare e riscoprano vecchie tecniche di cui si è persa memoria, unendo il “saper fare” e le risorse locali. Per costruire spendendo molto meno per i materiali, favorendo l’economia locale, risparmiando energia, rispettando l’ambiente e con risultati eccellenti per quanto riguarda il comfort abitativo e la qualità di vita».

Info: 

La discesa


Centoquaranta giorni estremi. Di vita, di resistenza, di ferraglia. Centoquaranta giorni dall'alto, di fronte a un panorama di gomitoli bigi, in un'altezza che non sfiorava il cielo. La bandiera è stata arrotolata e Stanislao ha toccato nuovamente terra. La sua battaglia si è conclusa. Forse. 

A lato: il sindaco Pisapia in compagnia dei lavoratori Treninotte durante le feste pasquali 2012
.
Stanislao era l'ultimo dei dipendenti della Wagon Lits, i treni-notte soppressi lo scorso dicembre. Da allora era salito sul traliccio assieme ad altri compagni. Da lassù, guardava scorrere i serpenti grigi e la sua vita filante. Li sentiva fischiare e la mente correva dalle sabbie infuocate ad ali di gabbiano, ad albe irrorate di sole, a ottocenteschi tramonti. L'Orient Express, chissà.
Lui non si fermava mai. Per questo, il 10 giugno, quando li hanno reintegrati tutti, Stanislao era rimasto in alto. "Perché ancora trenta lavoratori rischiano il posto", spiegava. Fin quando il caldo non l'ha vinto. Non la solitudine, perché uno come Stanislao non ha timore di sé stesso. Quella torre futurista era diventata il suo confessionale, il suo specchio, l'albero su cui si arrampicava da bambino.
Adesso la canicola fiacca Milano, e anche questo è normale, questo untume appiccicoso che tutto travolge. Ma la torre, io la vedo sempre gelida, come la prima volta, in due ore piovose. Muta e sordida, monumento di moderne schiavitù. Ma Stanislao l'ha promesso: tornerà presso quel gigante scuro. Lo farà per quei trenta colleghi. Lo farà per i suoi occhi di stelle. Lo farà per i fulgidi raggi di sole.

Memorie di un tossico 1979 33 anni dopo di Matteo tassinari







Serpico a Forlì


di Matteo Tassinari


Stavo sbollendo uno dei miei tanti sballi in piazza Saffi, quella centrale, sotto i portici della chiesa san Mercuriale. La mia residua attenzione fu rapita da una serie di camionette di Vigili Urbani e Questura e auto in borghese più un blindato per eventuali viaggi verso le prigioni. Ai miei occhi, già di loro espressione di una forte alterazione in corso, sembrava di assistere allo sbarco in Normandia. In realtà era una delle tante retate del corpo Vigili Urbani sezione antidroga, capitanata da un certo Tatti che aveva sollecitato anche la Polizia capitanata dal commissario De Viola


Una psiche malata



Lo chiamavamo Serpico (o Eliminatore) e come tutte le uniforme eravamo rifiuti tossici. Si pavoneggiava a tutore impavido della legge, tracotante, aggrovigliato nelle proprie forsennate pulsioni da capo-branco o mandriano, destinato a perdersi nei confini devastati della sua realtà in una ciurma mal sana. Una fiumana infinita e ardimentosa di prodi temerari, manco fossimo dei narcotrafficanti. Aspirava a salire di grado, Tatti, perché si sentiva il più in gamba. Per assicurarsi uno scatto di carriera si dedicava a giochini di cui era maestro: trucchi, anche abietti, per danneggiare e confondere eventuali rivali. Tatti era un umiliatore per vocazione. In lui, era innato il senso del potere ‘sbirresco’, nel senso più deleterio del termine, quello che ti fa sentire un Eliminatore per giustizia personale e sociale, quindi autorizzato dalla società civile. Un'Eleminatore legale. Una razza orribile che avrei preferito non conoscere mai




Federico Aldrovandi, ucciso la notte del 25 settembre 2005 per arresto cardio-respiratorio
e trauma cranico-facciale dopo una "collutazione" con una pattuglia della polizia di Ferrara.


Vè, c'è un asino che vola


Un uomo prigioniero di una cervello arroventato, vittima della propria personalità patologicamente scissa. In tanto baccano mentale, penso che si sia fatta ampio spazio l’idea che la verità umana di noi tossici, non poteva che essere cacata, stracciata, deforme e falsa. In tale luridume psichico, c’era posto solo per l’inutile ragionevolezza che proveniva dalle sue viscere più interne... (a chi interessa il continuo di questa post, clicchi qui altrimenti, tanti saluti http://mattax-mattax.blogspot.it/ )

17.6.12

è necessario un nuovo concilio di trento ? la chiesa allo sbando .



mi sa   che  quest'articolo  ha  ragione  è la stessa impressione   che  ho  avuto  anch'io ,ma  non riuscivo a trovare le parole per  dirlo . Quando questo bellissimo articolo mi  è venuto  incontro  


IL CONCILIO DI TRENTO È FINITO. DOPO 5 SECOLI
giugno 17, 2012

Corriere della Sera La Lettura 17 giugno 2012



Prospettive
II problema non sono i corvi vaticani ma il ribaltamento delle pratiche devozionali
Il Concilio di Trento è finito. Dopo 5 secoli
Non regge più il modello organizzativo centralistico e parrocchiale definito nel ’500
Ora la Chiesa rischia di diventare una confederazione di movimenti in lotta tra loro

di Marco Rizzi

. . .

Sarebbe un errore collocare le vicende rese pubbliche dai «corvi» vaticani sul ritmo breve della cronaca. Occorre misurarsi con i tempi lunghi propri della Chiesa cattolica; si assiste, infatti, all’esaurirsi del modello di chiesa elaborato dal Concilio di Trento alla metà del XVI secolo, che il Concilio Vaticano II ha cercato di aggiornare ai profondi mutamenti intercorsi nei secoli successivi.
Dottrina e disciplina erano le parole chiave del Tridentino: l’univocità dei contenuti della fede, compendiati nel catechismo emanato nel 1566 da Pio V, si accompagnava alla puntigliosa regolamentazione dell’amministrazione dei sacramenti e di ogni altro aspetto della vita religiosa, sino ad allora segnata dalla varietà delle liturgie, dei culti e delle esperienze (dai pellegrinaggi alle più diverse confraternite laicali), caratteristica dell’epoca medievale. Grazie all’obbligo di osservare in tutte le chiese il calendario e la liturgia romani (fece eccezione solo il rito ambrosiano), il fedele viveva una esperienza totalizzante dello spazio e del tempo: il suo orizzonte immediato era la parrocchia — che non a caso teneva sino alla riforma napoleonica i registri di nascita, matrimonio, morte — ma la partecipazione alla messa domenicale e ai vari periodi dell’anno (Avvento, Quaresima, Pasqua) lo inseriva in un flusso che si allargava a tutto il mondo e all’eternità.
La Curia romana era al centro di questo disegno: da corte di un sovrano territoriale si trasformò in un vero e proprio organismo di governo centrale di una realtà enorme e complessa, dotata di una burocrazia specializzata che estendeva il suo controllo sino all’ultimo dei sacerdoti. Una burocrazia che garantì alla Chiesa cattolica d’instaurare un rapporto dialettico, non subalterno né conflittuale, nella competizione con gli emergenti Stati nazionali per il controllo degli individui, al tempo stesso fedeli e sudditi.
Il modello tridentino è valso per cinque secoli, reggendo anche alla prima ondata di secolarizzazione che nel XVIII secolo seguì all’Illuminismo e alla rivoluzione francese; esso iniziò a mostrare crepe solo nel secondo dopoguerra, con la cultura di massa e la possibilità di sperimentare, accanto a quelli tradizionali, nuovi modelli di vita e di gestione del tempo. Il Vaticano II ha provato a rispondere a questa mutata situazione, conservando l’impianto tradizionale di dottrina e disciplina del culto, cercando però di accorciare la distanza tra centro e periferia, tra esperienza quotidiana del fedele e respiro eterno della fede; vanno intese in questo senso la riforma liturgica con l’uso delle lingue volgari (sempre però nell’ambito di un rito universale), l’attenuazione dell’ideologia gerarchica che aveva sin lì dominato il rapporto tra fedeli e clero (con l’universale chiamata alla santità), la stessa riforma della Curia.
L’aggiornamento si è scontrato con l’accelerazione dei processi di secolarizzazione degli ultimi cinquant’anni; con il «ritorno del sacro» di questi ultimi tempi, è così emersa una religiosità di ascendenza quasi medievale, basata sulla spontaneità e l’eccezionalità dell’esperienza religiosa, coniugata con i caratteri propri dell’epoca tecnologica. Come mostra anche il saggio di Marco Marzano Quel che resta dei cattolici (Feltrinelli), l’ordinata pratica religiosa parrocchiale si è svuotata, sostituita da pellegrinaggi, culti particolari, esperienze legate a personalità carismatiche; la catechesi settimanale è stata sostituita dal flusso ininterrotto delle radio mariane o della televisione dedicata a Padre Pio, e la reliquia del santo è stata rimpiazzata dalla foto scattata col telefonino al santuario. Giovanni Paolo II lo aveva intuito; da lui hanno preso avvio i pellegrinaggi legati alle Giornate mondiali (della famiglia o della gioventù), l’aumento delle canonizzazioni e la riduzione dei tempi richiesti (il grido «santo subito», risuonato al suo funerale, ricorda l’acclamazione popolare che portava all’elevazione agli altari in epoca pre-tridentina), la concentrazione nella sua persona di una valenza carismatica più che istituzionale. In questo quadro, si è pensato che i nuovi movimenti ecclesiali, sganciati dal tradizionale riferimento territoriale, potessero rappresentare una soluzione, rinsaldando i fedeli nella dottrina e nella disciplina, di fronte alla secolarizzazione.
In altri tempi era accaduto qualcosa del genere, basti pensare ai francescani e agli altri ordini mendicanti medievali. Tuttavia, anche se spesso in competizione tra loro, questi apportavano risorse, simboliche e materiali, al Pontefice quale vertice di una Chiesa ancora poco strutturata al centro; ora, invece, in presenza di un governo e di un Pontefice istituzionalmente forti, i movimenti sembrano piuttosto rivaleggiare per appropriarsi di tali risorse, a danno del corpo complessivo della Chiesa; esempi significativi, in ottica ancora tridentina, sono le richieste di liturgie proprie o la creazione di seminari sottratti alle diocesi. In questo modo, la deriva settaria è sempre in agguato. La stessa Curia romana, come ogni burocrazia in difficoltà nell’individuare con esattezza l’oggetto del proprio governo, tende a consumarsi in conflitti interni e a tutelare posizioni particolari, pur affermando di farlo in nome del superiore interesse del Pontefice.

La Chiesa cattolica deve quindi ripensare se stessa. Un po’ brutalmente, si potrebbe dire che può scegliere. Ridursi a una confederazione di sette, come le denominazioni evangeliche anche se su scala ben maggiore, o fare tesoro di una tradizione che l’ha percorsa dall’antichità al Medioevo: comprendere al proprio interno risposte molto diverse alle richieste poste dalla fede e dalla vita cristiana, quasi si trattasse di cerchi concentrici, accogliendole apertamente tutte, senza privilegiarne alcuna e indicando con dolcezza il percorso che dal margine più estremo conduce al cuore dell’annuncio evangelico. L’apertura di Benedetto XVI verso i divorziati, all’incontro delle famiglie a Milano, può essere letta come un passo in questa direzione.

Il Pontefice

Antonio Ghislieri (1504-1572) fu eletto Papa nel 1566 e assunse il nome di Pio V (nel ritratto qui sopra).
Nello stesso 1566 pubblicò il catechismo romano elaborato in seguito al Concilio di Trento (1545-1563)


L’inchiesta Marco Marzano «Quel che resta dei cattolici» (Feltrinelli, pp. 256, € 16)n

violenti si nasce o si diventa ?


Umani si nasce di Gianfranco De Simone - su Left 23.2012

  secondo il recente  studio pubblicato  sopra Umani si nasce  . Secondo me  è  cosi  perchè  i bambini sono innocenti  siamo noi adulti che  non riuscendo ad insegnarli  lo spirito critico   che gli incanaliamo  o verso il bene   o verso il male  perchè



                   Videoclip ufficiale dei CSI - Del Mondo tratto dall'album "Ko de mondo" anno 1994

coincidenze culturali e fra le arti ( musica e letteratura )

stavo leggendo  questa bellissimo intervento dell'amico   compagnodistrada    \  compagnodiviaggio e  scrittore  Giampaolo Cassitta 








                                                        piccole cose

pubblicata da il giorno domenica 17 giugno 2012 alle ore 17.12




Partiamo dalle piccole cose. Quelle   di tutti i giorni, quelle che non ci porteranno a navigare in un futuro illuminato e facile, ma che sicuramente riusciremo a riconoscere. Questa terra che è paesaggio, che è cultura millenaria, musica, rumori lontani. Questa terra che ha sofferto, che ha combattuto, che è stata colonizzata, sfruttata, usata e gettata, questa terra che ha sapori di corbezzolo e di miele, di mirto e di silenzio. Questa terra che ha prodotto minatori e poeti ed emigranti. Questa terra che ha pianto lacrime dure e che ha covato odio e incomprensione. Questa terra che ha generato sequestri e sequestratori, questa terra dura da lavorare. Questa terra che sa però riaprirsi e dialogare, mettersi in gioco, scommettere sulle piccole cose. Dico questo perché sento montare la panna della demagogia. E mi spavento. Mi spaventano i piccoli uomini dalle grandi promesse. Mi spaventano quando confondono la storia, quando usano un popolo senza amarne le risorse e i saperi. Senza ascoltare quel silenzio che abbiamo dentro. E che racconta piccole storie. Si parla di sviluppo sostenibile, coerente con le vocazioni del territorio, si parla di competitività,  si parla di vantaggi economici del turismo che non è, beninteso costruire villaggi patinati per veline e calciatori che sorridono ai cognomi sardi che finiscono tutti con la “u”; un turismo che deve tener conto di tutto il territorio e che possa presentarsi a tutti in maniera accogliente, silenziosa, educata,  in maniera etica. Un turismo che presenti la nostra terra in tutte le sue piccole meraviglie. Un turismo fatto di piccole cose. Non quindi solo  manifestazioni mirabolanti e di grandi concerti rock, ma anche  un condensato avvolgente di musiche striate e diffuse, che diano l’idea del nostro sentire. Perché dentro questa terra ci viviamo noi e solo  noi possiamo mostrare l’anima più vera a chi la visita.


Piccole cose. Che sono la solidarietà. L’attenzione per gli altri. Che sono i nostri figli, ma non solo. Ci sono troppe file alla Caritas di  troppe città. E troppi occhi che scodellano tristezza. C’è la fierezza di famiglie che non si presentano al cospetto delle mense cittadine, ma non hanno molto da osservare  sul loro tavolo. Dobbiamo partire da queste piccole storie. Ascoltarle e non prestare semplice assistenza. Noi dobbiamo lavorare per creare piccole soluzioni che portino a risolvere il male quotidiano. Noi dobbiamo scommettere sul futuro di chi ha le ali spezzate, di chi vorrebbe continuare a sperare. Noi dobbiamo, attraverso progetti mirati, coinvolgere chi è in difficoltà, dobbiamo guardare a loro senza costruire egoismi o inventare paradisi che non esistono. Partiamo dunque dalle piccole cose. Dobbiamo continuare ad adottare interventi sulla famiglia, sul lavoro,  dobbiamo saper costruire opportunità per tutti, dobbiamo riuscire ad essere credibili come politici e come cittadini.
Partiamo dalle piccole cose. Chi ama gli occhi di un bambino può raggiungere l’immensità. Le piccole cose a volte non si vedono, ma sono le più genuine. Come le nostre storie, le nostre pietre, i nostri nonni, gli emigranti, come le nostre miniere e il nostro sangue riversato. Come la nostra piccola e forte identità  che ci accompagna e ci mantiene fieri di appartenere ad un popolo che ha dentro il sapore e l’odore di una terra antica, bellissima e dura. Di una terra fatta di piccole e intense storie  e di grandi e immensi occhi. Che sanno scrutare.


ho  pensato  mi  èritornata  alla  mente  questa  canzone della mia infanzia  avevo  16 anni  



non riesco a  spiegarmi  il perchè  forse il mio  carattere  di cercare me stesso  nel mondo  e  nelle  arti  contaminandomi e    sincretizzandomi  


16.6.12

mi sono marzullato

Questo 2012 assomiglia sempre di più a quella passeggiata estiva notturna in cui si è andati oltre il solito albero e di colpo la strada è più sconosciuta, dalle siepi arrivano strani rumori e mentre appiamo che non torneremo indietro perché più avanti c'è qualcosa di formidabilmente nuovo, non sappiamo
ancora dopo quale curva questo nuovo arriverà ?
qualcosa  arrivera

- Scartare le definizioni, amare le conseguenze?
le conseguenze  

- Quando raccogliete i pensieri per poi concentrarvi su di essi, chi li raccoglie e chi si concentra sono la stessa persona ?
per il momento si perchè non soffro di , anche se  sono  un po'  ma lo siamo tutti\e  , molti  lo reprimo  fino a  farlo estinguere   alti lo mediano   altri lo coltivano in pieno  ,  bordeline  
La giornata perfetta è quella a cui ci si dimentica di chiedere di più? 
non esiste la  giornata perfetta  sta  a noi decidere  se  farlo diventare perfetta o imperfetta 
 Il buio tardivo è sempre il più buono?
e che ne  so io dormo
- Se per essere felici ci basta staccare la plastichetta nuova da qualcosa appena comprato,perché non ce la vendono da sola ?
perchè ci vogliono infelici   per comprare di più
- C'è qualcuno che quando dice "chic" non pensa che dentro a quello che sta dicendo ci sia una "s"?



- Inventiamo storie assurde per trovare normale il mondo in cui viviamo ?
SI .Almeno chje non vogliamo drogarci
 Quelli che chiedono: cosa si dice di bello?, è l'ultima cosa che vogliono sapere?
ESATTO 

Il nuovo video di Sara Tommasi nuda sbaraglia il web ma è censurato dai media di partito


da  nocensura
Giovedì 24 maggio 2012
Clicca qui per vedere il video (senza censure)

Sara nuda: battiamo i media di regime colpevoli di avere oscurato il signoraggio e che vogliono ora fermare l'onda in piena del video di Gino Marra

L'eclatante nuovo video di Sara Tommasi nuda che parla di signoraggio bancario e attacca Pierfurby Casini e i politici che sanno del signoraggio bancario, ma fanno finta di niente, perché sono collusi con le banchesta sbaragliando il web: in appena 24 ore è stato ripreso e pubblicato da circa 1.200 siti, come dimostrano i risultati della ricerca su Google, settando l'opzione "ultime 24 ore". Dai blog che parlano di politica, come "I segreti della casta" ai siti di gossip: un vero e proprio fiume in piena che non accenna a placarsi, con un totale di visualizzazioni sull'ordine, sicuramente, già di alcuni milioni. Anche sul nostro blog l'articolo sul video è stato cliccatissimo: di gran lunga il più visto degli ultimi due giorni e in poco più di 24 ore ha scalato la classifica degli "articoli più visti della settimana" posta sulla colonna sinistra del blog, secondo solamente all'articolo sulla questione che lo stato non rimborserà più i terremotati, che però è stato pubblicato 5 giorni fa (come si suol dire, "tira più un pelo...") e probabilmente lo supererà nelle prossime ore. 


MA LA COSA "STRANA" - CHE POI TANTO STRANA NON E' - E' IL COMPORTAMENTO DEI GRANDI MASS MEDIA, CHE SOLITAMENTE SONO SOLITI IMBASTIRE "MEGA SCOOP" APPENA SARA TOMMASI ALZA LA GONNELLA... E DAVANTI A UN VIDEO COSI' ECLATANTE... TACCIONO IN MASSA!

COME MAI?

CARI GIORNALISTI, CHE SCODINZOLATE COME CAGNOLINI FESTOSI OGNI QUALVOLTA CHE UN VIP MOSTRA TETTE E GENITALI... COME MAI NON PARLATE DI QUESTO VIDEO?!? 

COME MAI NON PARLATE DELL' EX "ISOLANA DEI FAMOSI" A CUI CONCEDETE, SOLITAMENTE, MOLTISSIMO SPAZIO PER OGNI MINIMA SCIOCCHEZZA?!?

EVIDENTEMENTE, QUANDO SI PARLA DI SIGNORAGGIO BANCARIO, LE "REGOLE" DEI MASS MEDIA CAMBIANO... MA CERTO NON SARA' IL "BOICOTTAGGIO" DEI MASS MEDIA DI SISTEMA A FERMARE UN VIDEO CHE CERTO, NON E' PASSATO INOSSERVATO.

QUESTA VOLTA, CARI MASS MEDIA, DI SARA TOMMASI NE PARLIAMO NOI...

QUI il video di Sara Tommasi nuda
QUI il documento sul signoraggio bancario dell'Avv. Marra


Staff nocensura.com

"THE HELP " unno splendido cast al femminile al servizio di una storia su un passato non del tutto passato

La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio.
 Il primo di fronte a come vanno le cose,
 il secondo per cambiarle. 
Sant Agostino


 
Fra   giovedi  e venerdi ( problemi al pc  ) e stanchezza  , dato  che dura  due  ore   e mezza  ,  ho visto   il  film  the  help ,quello che  ( vedere titolo del post   )    è stato  definito con esattezza da http://www.mymovies.it << Uno splendido cast al femminile al servizio di una storia su un passato non del tutto passato >>. Infatti  , sempre secondo  il sito  mymovies  , << Va detto innanzitutto che è stato meritato il riconoscimento andato ai Golden Globe a Octavia Spencer per il ruolo di Minny e che il film ne meriterebbe molti altri, soprattutto sul piano delle interpretazioni. Film corale al femminile (gli uomini hanno ruoli del tutto secondari) ispirato al romanzo omonimo di Kathryn Stockett (grande successo negli Stati Uniti) The Help ha il pregio di costituire un'efficace ossimoro. È tanto attuale quanto old style. >> Perché vedendolo la memoria va a film come :   La lunga strada verso casa, 1990, che vedeva Sissy Spacek (presente anche qui) al fianco di Whoopi Goldberg.,A spasso con Daisy (Driving Miss Daisy) 1989 diretto da Bruce Beresford con Morgan Freeman e Jessica Tandy. ) .,   ed   (è  più attuale  ed non è ambientato in quel periodo ma tratta anche se pur indirettamente  e sullo sfondo   gli stessi temi di the  help  )  Scoprendo Forrester (Finding Forrester)  2000 diretto da Gus Van Sant.
 La ricostruzione filologicamente correttissima di abiti, ambienti e comportamenti potrebbe rischiare di mangiargli l'anima traducendolo nell'ennesima rivisitazione dei tempi in cui Martin Luther King aveva un sogno e John Fitzgerald Kennedy se lo vedeva stroncare a Dallas  e Malcom  X iniziava  i suoi discorsi  infuoczati  . Ed è per questo che all'inizio   mi  aveva  fatto partire prevenuto e con qualche dubbio  ,  poi via  via   venuto meno sia  dalla colonna sonora  azzeccatissima   sin particolare  da questa  che trovate  sotto (  metto  SPOILER  qui  e  nel resto   del post     anche  se  non   ce ne dovrebbe essere  bisogno  perchè ormai il film  dell'anno scorso è uscito  in dvd  7 mesi fa   , ma perchè non mi   va  di  rovinare  la visione del  film     con il finale  ) 


SPOILER




SPOILER  



 Ma proprio in quella che potrebbe essere una delle sue  apparente debolezza è la stessa   forza di un film che riproponendoci un passato apparentemente così lontano ci fa ‘sentire' ( potremmo dire quasi ‘fisicamente') che la sottile, insidiosa linea rossa (per dirla alla Malick visto che qui la Chastain offre un'ulteriore prova del suo eccellente trasformismo recitativo) che separa l'integrazione razziale dal rifiuto non ha interrotto il suo percorso nonostante  le lotte  per  i diritti  civili . Mentre osserviamo le vicende dell' “ieri” (  non tanto  lontano  visto che  è passato più di mezzo secolo  )  ci viene da chiederci se quei problemi siano stati risolti una volta per tutte e non solo negli States. La risposta è purtroppo negativa.
L'altro limite  è a  mio avviso  il fatto che   il regista (  ed è  questo uno dei casi  in  cui l'allungare  il brodo  non è  inutile  ) poteva fare

l'assurdita del garante e della legge sulla privacy e dei garanti ed enti simili

Quando in rete  (  commenti  sui  blog e  Social network  ) avevo detto  che  : in  internet  la  privacy non  esiste     e che  :  1)  il  garante   della p  era  un ente  inutile  da  abolire   e  da tagliarer  in tempo di crisi e di risparmio economico   , 2)   che la  legge in questione   era  una   legge   burla   e che  proteggeva i potenti  e  chi  ti  ...  tormenta  (  vedi pubblicità telefoniche   a  tutte  le ore   ) o protegge le, nella  maggior  parte  dei casi  , le illegalità  dei   i  potenti ed  i ricchi ,  e punisce   (  con la denuncia  d'ufficio  e  non ritirabile  )  le  fesserie   e  i piccoli  (  esperienza personale  )  sono stato  barricato d'alga ricoperto d'insulti  e  di critiche  la maggior  parte  offensive  , del tipo  : << ma  che  .... dici  , ti rendi conto delle .... , ecc  . Ma  ne frego e  continuo per la mia strada   perchè i fatti  mi danno ragione  leggetevi questa storia  qui  





A privacy ci sostiene

Buongiorno, sono venuto per chiudere un conto correntePerché lo vuole chiudere?Perché  non mi serve più e ne ho un altro sempre con Voi in una filiale vicino casaMa qui il conto è intestato a 2 personeSì ma con capacità singola di operareNon importa, dovete venì tutti e dueSupponiamo che l’altra persona sia deceduta.Allora me deve da portà er certificato de morteMa 10 anni fa, quanno morette la bonanima der mi padre, non ebbi bisogno de portà er certificato de morte pe chiude er conto che avevo con luiMo’ invece ce vole, come da disposizioni superiori ed er tutto pe contrastà li tentativi de chiusure indebiteE va bbè, vorrà dire che me pijerò n’antra mezza giornata de ferie e aritornerò cor certificato de morteEcco, bravo!Scusi ma via fax non lo accettereste?No, via fax noE se ve rilasciassi un’autocertificazione bassaniniana?Non è contemplata per i privatiE se ve connetteste ar comune via internet e ve lo stampaste ipso facto?Noi internet la usiamo per altri servizi , ma poi proprio nun se putrebbe, per via da praivasi. - Certo che ce ne dà de pil a noi sta privasi, riuscimo ad esportalla perfino in Cina, poverelli che tanto abbisognano de crescita democratica, in cambio dei loro pommodori.- Ma davvero? Certo che stamo un ber pezzo avanti 

un altro ente  inutile  è quello del registro  delle opposizioni per  evitare   che  .......  ti rompano a tutte le ore prima  con anonimi  , ma poi  visto che la  gente  non risponde   con numeri  fissi qualunque   cosi  chi usa il cellulare per lavoro   non sà  chi  ....   e lo scambia per  un  fornitore o un cliente  e  se   tu gli  dici  che sei  iscritto\a  a  quel registro cadono dalle nuvole  e  se  non rispondi una volta  ti tartassano o  se   dici no  grazie , trovi ( non condanno quelli del call  center , perchè sono  l'ultima  ruota  del meccanismo infernale  vedere i due  film sotto  .

                                 tutta  la vita davanti






 qui una  buona recensione  http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=49460

                                   in fuga  dal call center  




 qui maggior  news  http://it.wikipedia.org/wiki/Fuga_dal_call_center

15.6.12

Fino alla fine

Se la ride beato Tuccia, e ne ha ben donde: il garantismo dei giudici suoi congeneri glielo permette. L'ha quasi uccisa, ma si sa, le donne provocano sempre, così ha decretato il tribunale. Del resto, Tuccia è in buona compagnia: il giudice della corte di appello di Firenze, un altro uomo, ha ridotto da trenta a sedici anni la pena di Simone Baroncini, operaio pisano detenuto al Don Bosco, che la notte fra l’8 e il 9 dicembre del 2009 strangolò Vanessa, appena ventenne, sul greto del fiume Serchio. Lei aveva rifiutato un approccio, lui non poteva permettere quest'onta al suo onore.
E state sicuri che non giungerà alcuna solidarietà da parte di altre associazioni umanitarie, per i diritti civili ecc.: son robe da femmine, interessano solo loro, mica tutta l'umanità. La donna è umanità parziale; quando lo è. E del resto i maschietti hanno dimostrato in questi anni che la figura del satiro-padrone a loro piace moltissimo. L'Italia è una repubblica sfondata sullo stupro.

13.6.12

ILCampanile

Salve, sono Luca. Giuseppe Scano mi ha invitato a prendere parte di questo blog e dopo numerosi tentativi finalmente ci sono riuscito. Io scrivo canzoni, proprio per questo lui mi ha detto "Ma perché non ne metti qualcuna nel blog?"
Vorrei postare l'ultimo brano che ho scritto: parla di un periodo ben preciso sia sociale che politico, anche se fondamentalmente è una canzone d'addio, dedicata ad una donna non più oggetto d'amore
"Il Campanile" è un giornale di provincia, usato in maniera del tutto parodisiaca: metto in contrasto le diversità reciproche e metto in sovrapposizione questo piccolo quotidiano alle sue letture estremamente impegnative (per conseguire la maturità). Il Campanile oltre che ad essere un simbolo, come unico elemento in comune, è visto anche come un limite.

Qui la canzone




                                            IL Campanile 
                                         (  Maggio ’12  )

Metrica: Quartine di decasillabi in rima alternata

Esco dalla riunione del GS
forse un po’ pesante, un po’ leggero
alla fine di resoconti fessi
ho smesso di cercare in me cos’ero

Inoltre mi sono reso conto
della trascurata tranquillità
dei tuoi libri, scordati in un canto
inseguendo la tua maturità

Ma non abbiamo concluso niente
abbiamo solo perso un po’ di noi
non è che abbiam risolto tanto
in sei mesi, senza senno del poi

Poco fa leggevo il Campanile
per curiosità o per via dell’inverno
restavo nell’ombra di un cortile
aspettando che cadesse il governo

E quando ci siamo conosciuti
tu eri innocente come una madonna
ma non puoi tornare indietro e l’hai saputo
ma anche che vuol dire alzar la gonna

Invidi il mio vecchio Campanile
che ho buttato e che tu hai recuperato
e di fronte a questa scelta vile
non ronzo più intorno al tuo costato

Vederci il sabato, che gioia al tempo
sotto quei portici pieni d’immondizia
ma a noi bastava un poco di vento
per volare via dalla sporcizia

Ma pesava il gelo, e il tuo naso
che colava come un rubinetto
e poi lasciare tutto al caso
per vederci al pullman sempre di fretta

Aspettavo la rivolta politica
aspettavo di uscire assieme
dovevo accontentarmi della musica
del tuo silenzio al mio “Ti voglio bene”

Quando a scuola, da te venivo
senza soldi ma con un sorriso
mi volevi pagare un panino
non volevo farti spendere, stupito

Parlavo di tutto con Lorenzo
“Luca, prova a prenderla alla leggera
non rifugiarti ora, nel silenzio
è giusto…cioè…in qualche maniera”

E noi che arrancavamo appresso all’altro
cercando di non cadere al primo ostacolo
ma le nostre speranze di vetro
le vedevamo rotte dal binocolo

E quando le cose andavano meglio
finalmente protestavano gli studenti
scendevo in piazza, con il mio orgoglio
e tu non pretendevi complimenti

Tu che volevi parlare di scuola
ed io, sulle diversità impegnato
ma troppe per viverle da solo
come noi, l’Italia, e i guai creati

Il mio slogan “Questo è un mondo perso”
e la domanda “Perché mi amavi?”
in essa mi sentivo sommerso
e tu che risponder non sapevi

E quando per la gioia è caduta
la maggioranza ho esultato con te
e forse troppo in fretta ti ho baciata
senza pensare ai “poi”, ai “perché” e ai “se”

Stendiamo un velo pietoso all'amore
stritolato in occasioni boia
letti, feste, bagni senza rose
acconsentivi soltanto per noia

Ma adesso che abbiam risolto tutto
volendo potremmo ricominciare
che meraviglia, quel bagno brutto
ma è cera se ci sto a ripensare

L’utopia che mi trovo a pensare
su tutto ciò che siamo, su di noi
se qualcuno vuole valutare
ci prende per pazzi o per eroi

E forse tutto è successo troppo in fretta
ma a 18 anni si è cosi coglioni
d’altra parte l’età è più che giusta
per castelli di sabbia, bugie e progettoni

Ma se fossimo in un’altra epoca
chissà se il tutto sarebbe diverso
con altri valori, l’idea reciproca
non penso che tutto avremmo perso

Ed esco dalla riunione del GS
mi sento sicuramente leggero
esco dal nostro disinteresse
di sguardi finiti senza alcun vero

Adesso è giusto abbandonare
quello che non possiamo vivere
le tue ansie, i tuoi “no” e i “lascia stare”
e non mi metto più a domandare

Ma ci resta sempre il Campanile
come lettere e canzoni donate
puoi leggerlo ancora in un barile
come ogni cosa che hai trascurato



12.6.12

Cagliari, custodi agguerriti in cimitero Gabbiani in picchiata contro i visitatori


Edizione di martedì 12 giugno 2012 - Cronaca di Cagliari (Pagina 33)

IL CASO. Una colonia di diverse decine di volatili ha nidificato alle spalle della cappella del camposanto

I guardiani del cimitero di Bonaria

Come in un film di Hitchcock: i gabbiani “attaccano” i visitatori

Quando qualcuno si avvicina iniziano ad alzarsi in cielo e si dispongono in formazione circolare. Venti, trenta gabbiani che vorticano sulla testa dei visitatori e, se ci sono dei piccoli nelle vicinanze, i genitori non esitano a scendere in picchiata, rasentando il suolo, per attaccare l'intruso. Chi visita il cimitero monumentale di Bonaria, dove diverse decine di gabbiani reali hanno colonizzato lo spazio alle spalle della cappella, rischia di vivere scene simili a quella del film Gli uccelli di Alfred Hitchcock.
GABBIANI IN VOLO SULLE CAPPELLE DEL CIMITERO MONUMENTALE - FOTO BELILLO
LA COLONIZZAZIONE Appena si varca il cancello all'incrocio tra viale Bonaria e viale Cimitero già si sentono in lontananza le tipiche “urla” degli uccelli marini. Quando si imboccano i viali che si inerpicano per la collina e si passeggia tra monumenti e statue, che fanno dello storico camposanto cittadino un vero e proprio museo a cielo aperto, ci si accorge della presenza degli uccelli per il guano che ricopre la ghiaia e i parapetti in pietra e per la sensazione di essere osservati. E infatti è così. Basta gettare uno sguardo intorno a sé per accorgersi che decine e decine di uccelli, adagiati sulle croci, sulle tombe e sulle statue controllano i movimenti dei visitatori. Sono come delle vedette, che segnalano al resto della colonia che vive tra le tombe alle spalle della cappella, l'avvicinarsi di un visitatore poco gradito.
L'ALLARME Perché quel territorio è cosa loro da almeno tre mesi. Da quando i gabbiani decisero che lì avrebbero deposto le uova e fatto nascere i loro pulcini. E nel momento in cui qualcuno si avvicina troppo ai piccoli - riconoscibili perché, a differenza degli adulti, hanno il piumaggio grigio e maculato - bisogna aspettarsi un attacco. Niente di pericoloso, sia chiaro, perché dopo la picchiata, quando arrivano a poche decine di centimetri dal “bersaglio”, i gabbiani con un colpo di coda riprendono quota senza colpire. Solo un modo per spaventare gli intrusi e invitarli ad abbandonare l'area.
L'AVVISTAMENTO «È due, tre mesi, che hanno nidificato», spiega Antonio Sanna, il custode del cimitero che ricorda come «vengono tutti gli anni». Ma quest'anno sono molti. Così, turisti e abituali visitatori del camposanto monumentale si sono accorti della loro presenza. Com'è successo a Michela Tiddia, studentessa di architettura che nei giorni scorsi era tra le tombe del cimitero per scattare alcune foto per un esame. «È un vero peccato non aver potuto osservare tranquillamente l'architettura cimiteriale - afferma la studentessa - la presenza dei volatili era fastidiosa e potenzialmente pericolosa».
La pensa diversamente un amico del guardiano, Roberto Fadda, operaio comunale che con un pulmino porta in giro i visitatori all'interno dei viali del cimitero. «Siamo noi che violentiamo la natura - afferma - è come se fosse tutto nostro e non lasciamo spazio alle altre specie, come i gabbiani, che sono costretti ad andare nelle discariche per cercarsi cibo».
L'HABITAT IDEALE In questo caso non si tratta di discariche, ma di un'area verde al centro della città seppure poco frequentata dall'uomo e vicina non solo al mare, ma anche ad altre fonti di approvvigionamento di cibo. È noto, infatti, che i gabbiani sono animali onnivori e che per cibarsi non disdegnano rovistare tra i cassonetti dell'immondizia, nelle ciotole che molte persone lasciano per i gatti randagi e dovunque possa esserci qualcosa di commestibile.
Forse proprio per questo, il cimitero è un posto ideale dove posare le uova e far crescere i pulcini in assoluta tranquillità.
Mario Gottardi

gioventù bruciata Cagliari Al Serd 70 pazienti minorenni. Ketamina sempre più in vogaLo sballo a undici anniStupefacenti, giovani sempre più schiavi

unione sartda cronaca  cagliair i 12\6\2012

Anna Loi, direttore del Serd: «Negli ultimi due-tre anni abbiamo un aumento dei giovanissimi che consumano sostanze stupefacenti»

I ragazzi iniziano a drogarsi presto, prestissimo. Adolescenti, in prima media. Questo è il dato preoccupante che scaturisce dall'esperienza che ogni giorno vivono i professionisti del Serd, struttura che offre assistenza per i problemi di uso, abuso e dipendenza da sostanze stupefacenti. Fino a qualche anno fa l'età in cui si iniziava a fare uso di droga, a Cagliari, era 14 anni. Oggi è drasticamente diminuita. Settanta minorenni sono ricoverati per questo.
IL FENOMENO Il dipartimento di politiche antidroga che fa capo alla presidenza del Consiglio dei ministri, attraverso i dati provenienti dai liquidi reflui presi in alcune delle principali città italiane, ha appurato che c'è una diminuzione della quantità di sostanze stupefacenti, e da questo si deduce un minor uso di droghe: «Ma da noi - afferma Anna Loi, direttrice del Serd di Cagliari - negli ultimi due-tre anni abbiamo un aumento dei giovanissimi che consumano sostanze, di sicuro c'è una diffusione enorme di utilizzo occasionale di droghe, anche se in molti casi chi ne fa uso non arriva da noi».
LE NUOVE DROGHE In città vanno di moda gli psichedelici, usati soprattutto per “sballarsi”, per alterare la percezione della realtà: «Ma stiamo riscontrando anche l'uso di Lsd - prosegue - e poi c'è la Ketamina, un anestetico per uso veterinario che produce effetti devastanti sul cervello e può causare stati d'ansia e forme psicopatologiche pesanti». Ci sono giovani ricoverati in Neuropsichiatria infantile a causa di problemi comportamentali derivati da queste sostanze.
I NUMERI Solo nel 2011 i pazienti minorenni in cura al Serd della città sono stati 70, un numero preoccupante, che assume ancora più rilevanza considerando che le persone in cura dai 18 ai 29 anni sono quasi trecento.
L'ALCOL Da tenere sotto controllo anche l'utilizzo di bevande alcoliche, che spesso non sono considerate un pericolo: «È ovvio che non parliamo di mezzo bicchiere di vino ogni tanto - dice la responsabile del Serd - ma si parte dall'alcol e dal fumo, per poi passare alla cannabis e ad altro». Tra l'altro desta preoccupazione anche l'assunzione da parte dei giovanissimi di bevande (il cui commercio è lecito) eccitanti e dolci, quindi ben viste dai ragazzi, ma alle quali bisogna prestare molta attenzione. «Inoltre se si fa uso di alcol insieme a determinate droghe - continua la dottoressa - i danni sono ancora maggiori».
GLI OSSERVATORI Anna Loi parla quindi del ruolo fondamentale di genitori e insegnanti: «Sono osservatori privilegiati, devono guardare i comportamenti di figli e alunni senza essere repressivi, ma comunque devono stare vicini ai ragazzi e capire i loro bisogni per comprendere i segnali importanti che possono indirizzare verso un intervento precoce, che potrebbe essere fondamentale per risolvere il problema in tempo». Anche perché spesso dietro il consumo di sostanze stupefacenti si nasconde un disagio profondo.
Piercarlo Cicero